[Rubrica] [In corso] Guerra: armi e tecnologie.

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_Thomas88_
00sabato 30 ottobre 2010 16:02
Usa: la Marina lancia la nave che funziona ad alghe
L'obiettivo è tagliare i consumi di petrolio della metà entro il 2020. Ma i costi sono ancora molto alti.


Nel corso di un test perfettamente riuscito, tenutosi nelle acque della Stazione Navale di Norfolk (Virginia), un'imbarcazione sperimentale della Marina militare americana, la Riverine Command Boat (RCB-X), ha solcato il mare sospinta dall'energia dei suoi motori alimentati da una miscela al 50 per cento di biocarburante derivato dalle alghe marine e di Nato F-76, un tipo di gasolio normalmente estratto dal petrolio.
Mix - La miscela produce un carburante definito, nell'ambito delle industrie petrolifere, diesel rinnovabile o HR-D. A differenza degli altri biocarburanti, l’HR-D non contiene acqua, cosa che lo renderebbe incompatibile con i sistemi di alimentazione dei motori delle navi. Inoltre il mix messo a punto dalla Marina Usa ha una «vita» più lunga rispetto alle altre energie rinnovabili di origine biologica (la media si aggira intorno ai sei mesi). I test e i rilevamenti sono stati effettuati dai ricercatori del programma Naval Sea Systems Command's Advanced Fuels della Marina americana.
Il futuro prossimo - L'esperimento è stato condotto nell'ambito di più ampie ricerche dedicate a scoprire fonti di energia alternative, allo scopo di utilizzarle in un futuro prossimo in alternativa al petrolio e i suoi derivati. Alla luce dei risultati della prova svoltasi a Norfolk, la Marina militare spera di riuscire a usare l'innovativo carburante sulla metà della propria flotta. L'ammiraglio Philip Cullom, direttore del Chief of Naval Operations Energy and Environmental Readiness Division, ha dichiarato: «Adottare carburanti ecocompatibili è nell'interesse della Marina, perché ci consentirà di mantenere le capacità di movimento e di combattimento. Non è solo una forma di tutela della natura, ma una tutela della nazione intera. Possedere fonti di energia alternativa abbondanti e affidabili ci permetterà di non essere più ostaggio di una qualunque fonte di energia, come accade con il petrolio».
Costi - Il biocarburante ha purtroppo tra le sue molte qualità ancora un difetto, rappresentato dal costo. Secondo il giornale online Marine Corps Time, nello scorso anno la Marina militare americana ha acquistato 20.055 galloni di biofuel derivato dalle alghe allo sbalorditivo costo di 424 dollari al gallone. Negli Stati Uniti, attualmente, la benzina e il gasolio che vengono normalmente commercializzati hanno una quotazione compresa tra i due e i tre dollari al gallone.
Esperimenti - Ma le Forze armate americane sono molto avanti negli esperimenti sulle energie alternative. Lo scorso anno la Marina aveva già introdotto la Makin Island, una nave a energia ibrida che nel viaggio inaugurale tra il Mississippi e San Diego ha risparmiato 3,4 milioni di litri di carburante, l'Aviazione nel 2011 avrà la certificazione per fa volare tutti i suoi aerei con biocarburanti, e l'Esercito ha già dato ad alcune compagnie di soldati dispiegati nelle zone più remote dell'Afghanistan pannelli solari portatili.

Fonte: Corriere della sera.It
(richard)
00sabato 30 ottobre 2010 18:52
....proponimenti molto stimolanti ma all'atto pratico è una goccia nel mare!!
bambino_69
00sabato 30 ottobre 2010 20:31
Re:
(richard), 30/10/2010 18.52:

....proponimenti molto stimolanti ma all'atto pratico è una goccia nel mare!!




già è vero

ma goccia dopo goccia ... [SM=g8320]

pensiamola anche in questo modo:

la Difesa USA risparmia sul carburante, ma i soldi risparmiati mica li devolve in beneficienza

quelli risparmiati li può reinvestire in altri progetti che ha attualmente in ordine.

come dire: se spendo meno da una parte, posso spendere di più dall'altra, avendo come numero fisso da spendere il Budget imposto dal Senato.

in più fa anche bella figura davanti al mondo, dimostrando che produce meno C02 e diminuisce il consumo di oro nero

furbi questi americani.

comunque gli do atto agli americani, che per quanto riguarda la meno emissione di C02, danno un buon esempio [SM=g1950677]
o forse l'emissione di C02 con questo nuovo carburante è rimasto invariato ? boh, lo capiremo con l'avanzare della sperimentazione [SM=g8320]
(richard)
00sabato 30 ottobre 2010 22:54
....... ed i Cinesi?....gli danno alla grande di carbone !!
bambino_69
00sabato 30 ottobre 2010 23:11
Re:
(richard), 30/10/2010 22.54:

....... ed i Cinesi?....gli danno alla grande di carbone !!



già, China e India, paesi emergenti, ma hanno ancora tante centrali elettriche a carbone

l'India, sfrutterà a quanto pare, il nucleare americano, costruendo numerose centrali atomiche made in USA

la China, invece sappiamo va per conto suo. mal che vada compra tecnologia russa [SM=g2201342]

secondo stime recenti, se ricordo bene, almeno quasi 1/3 del C02 prodotto deriva da quesi due paesi [SM=g8297]


bambino_69
00domenica 31 ottobre 2010 21:24
Hulc robotic Hexoskeleton
nuova trovata della Lockheed Martin:

una specie di scheletro che indossato da, soldati in questo caso, può permettere di portare pesi fino a 90 KG e poter camminare ad una velocità di 11Km/ H

fonte: new zealand herald / gizmag

bambino_69
00domenica 31 ottobre 2010 21:26
Hulc robotic Hexoskeleton
altra foto:

(richard)
00domenica 31 ottobre 2010 21:37
l'uomo diviene sempre piu' robotizzato....non capisco pero' la parte posteriore dell'apparecchiatura,avra'forse una batteria per aiutare il movimento delle gambe?
bambino_69
00domenica 31 ottobre 2010 22:19
Re:
(richard), 31/10/2010 21.37:

l'uomo diviene sempre piu' robotizzato....non capisco pero' la parte posteriore dell'apparecchiatura,avra'forse una batteria per aiutare il movimento delle gambe?




anche secondo me c'è una batteria,
d'altronde, molto spesso c'è sempre una componente elettronica in questi sistemi [SM=g8320]
_Thomas88_
00lunedì 1 novembre 2010 16:12
Cavolo che trovata!
Il soldato moderno è sempre più un ibrido macchina-uomo.
Mi sembra, comunque, una buona invenzione per spostare grossi pesi sul fronte di guerra.
Comunque si, ci dovrebbe essere una specie di batteria.
_Thomas88_
00lunedì 1 novembre 2010 17:25
Il "Rambo" russo...
Quello nella foto non è SIlvester Stallone...E' un duro, è armato ma non è lui...


Vladimir Putin ha scelto di dare una rispolverata alla sua immagine di uomo d'azione, facendosi immortalare in una versione decisamente "virile" mentre va a cavallo in uno scenario rude, impervio, come una moderna versione dell'uomo Marlboro.


Il 58enne primo ministro russo indossa una tuta mimetica, ha un fucile a tracolla e nasconde lo sguardo dietro occhiali scuri da Rambo. La passione di Putin per le attività sportive all'aperto e la sua espressione "macha" di vitalità è nota da tempo, ed è ciò che lo ha reso un idolo tra i suoi sostenitori.
Le immagini lo ritraggono mentre posa con un grosso pesce che il leader ha apparentemente appena pescato nel fiume, o in atteggiamento di confidente intesa con il suo cavallo, o ancora con lo sguardo che scruta il paesaggio impervio.


Ma l'occhio dell'obiettivo fa molta attenzione a non immortalare il leader russo nell'atto di sparare. Putin infatti coltiva l'immagine di amante degli animali, impegnato nella protezione dele specie a rischio. Il fucile che ha con sè ha più l'aria di essere un accessorio che contribuisce a creare l'immagine da "duro" piuttosto che un oggetto che egli intenda realmente utilizzare.

Fonte: La Stampa.It
(richard)
00lunedì 1 novembre 2010 18:40
...pero' porta occhiali Rayban made in USA!!
_Thomas88_
00lunedì 1 novembre 2010 19:44
Re:
(richard), 01/11/2010 18.40:

...pero' porta occhiali Rayban made in USA!!




Eheh... [SM=g6794]
_Thomas88_
00martedì 2 novembre 2010 12:26
Cooperazione militare: Francia e Gran Bretagna, insieme per eserciti più potenti e meno costosi
Martedì l'annuncio dell'intesa con un incontro a Londra tra David Cameron e Nicolas Sarkozy.

Uno storico accordo di cooperazione militare nei settori del trasporto militare, delle portaerei e degli aerei cisterna sarà firmato martedì tra Francia e Gran Bretagna, con lo scopo di integrare le rispettive forze armate e renderle più efficienti nonostante i tagli di bilancio cui entrambi i Paesi sono costretti per contenere la spesa pubblica. Ma c'è di più: secondo fonti militari britanniche, i soldati inglesi e francesi potranno anche far parte di forze di spedizione congiunte sullo scacchiere internazionale e combattere insieme, cooperando a livello di brigata: in questo modo i due Paesi potranno continuare a mantenere una capacità di proiezione all'estero grazie alla condivisione di equipaggiamenti sofisticati e costosi. L'annuncio dell'intesa è stato dato dal primo ministro del Regno Unito David Cameron nel corso di un dibattito parlamentare. Cameron, che martedì riceverà a Londra il presidente Nicolas Sarkozy, ha spiegato che il trattato metterà a punto la cooperazione «in aree come l'aereo da trasporto militare A400M, le aviocisterne strategiche, la dotazione delle portaerei e altri settori, ci sono molte aree in cui noi possiamo lavorare insieme, potenziare le nostre capacità e, allo stesso tempo, risparmiare denaro».
Portaerei e rifornimenti - Cameron non ha dato altri dettagli. Ma la settimana scorsa il ministro francese della Difesa Herve Morin aveva spiegato ciascuno dei due Paesi potrebbe imbarcare i propri aerei sulle portaerei dell'altro, scambiandosi anche i rifornimenti di carburante. Un'altra area di cooperazione, ha aggiunto Morin, sarà appunto quella dell'A400M, l'aereo da trasporto costruito da Eads, prevedendo strutture congiunte di manutenzione e addestramento degli equipaggi. Gran Bretagna e Francia, ha detto ancora Cameron, hanno un interesse reale nell'aumentare la loro reciproca cooperazione militare: «Abbiamo forze armate più o meno simili in termini di dimensione e struttura, entrambi siamo in possesso di armi nucleari, tutti e due vogliamo aumentare la nostra capacità di azione autonoma pur diventando più efficienti». Due settimane fa il governo Cameron aveva annunciato che il bilancio britannico della Difesa (poco più di 59 miliardi di euro) sarà tagliato dell'8% in termini reali nel prossimo quadriennio.

Fonte: Corriere della sera.It
_Thomas88_
00venerdì 5 novembre 2010 13:25
Afghanistan: bomba contro italiani, 2 feriti
Gli alpini del Quinto Reggimento sono stati trasportati all'ospedale da campo di Herat.


Due militari italiani sono rimasti coinvolti oggi nell'esplosione di un ordigno in Afghanistan: sono rimasti feriti, uno alla spalla e uno alla schiena, a quanto si e' appreso in modo non grave. Lo ha appreso l'ANSA da fonti qualificate.
L'attentato, secondo quanto si e' appreso al comando del contingente italiano ad Herat, e' avvenuto intorno alle 13 locali (le 9.30 in Italia) nei pressi del villaggio Huak, a 27 chilometri a sud di Shindand, nell'area centrale della regione ovest affidata alla responsabilita' dei militari italiani. Mentre percorreva la famigerata Zeerko Valley, un convoglio composto da dieci blindati Lince e' stato investito da una esplosione.
Due gli alpini feriti, entrambi del Quinto Reggimento di Vipiteno, che sono stato subito soccorsi e trasportati all'ospedale militare da campo di Herat. I due militari hanno personalmente avvisato le famiglie del'accaduto. L'ordigno esplosivo ha danneggiato uno dei Lince ferendo il rallista, cioe' il militare che si trova sulla torretta. Ferito anche il rallista del Lince precedente, che pero' non e' stato direttamente coinvolto nell'esplosione.

Fonte: Ansa.It
_Thomas88_
00martedì 9 novembre 2010 12:45
Topi africani arruolati per trovare le mine


Alcuni topi africani sono stati addestrati, tramite lo sviluppo di un acuto senso dell'olfatto e ricompense di cibo, per scovare le mine antiuomo. Le cavie riconoscono l'odore dell'esplosivo e permettono così agli sminatori di effettuare il loro compito con maggiore sicurezza e facilità.
Finora i topi hanno contribuito a riaprire quasi due milioni di metri quadrati di terreno in Mozambico, che prima era inagibile. Le mine non sono però sempre destinate a uccidere, sono spesso appositamente progettate per mutilare.

Fonte: La Stampa.It
_Thomas88_
00lunedì 15 novembre 2010 14:19
FV 510 Warrior
L’FV 510 Warrior è l’IFV (Infantry Fighting Vehicle, cioè un veicolo da combattimento della fanteria) standard dell’esercito inglese.
L’equipaggio è composto da un totale di 10 uomini: comandante, mitragliere, pilota e 7 militari equipaggiati trasportati che accedono al mezzo attraverso una porta posteriore.
Misura 6.3m di lunghezza, 3.03 di larghezza e 2.74 di altezza. Con un peso di 30 tonnellate nell’ultima versione è uno dei mezzi più pesanti attualmente in servizio.
Il motore è un diesel Perkins CV-8 Condor a 8 cilindri da 550hp di potenza. La sua velocità massima è di 75km/h e la sua autonomia di 500km.
L’armamento principale è costituito da un cannone L21A1 Randen da 30mm montato sulla grossa torretta. L’armamento secondario è composto da una mitragliatrice coassiale calibro 7.62mm e da due lanciafumogeni quadrupli. La protezione, già molto buona nella versione base, è stata migliorata con l’aggiunta di protezioni in Chobham per resistere ai colpi degli RPG.
Il Warrior non dispone di feritoie per il tiro dall’interno con le armi leggere. Sono presenti buoni apparati di scoperta e tiro giorno/notte.
Questo mezzo ha avuto il battesimo del fuoco durante la prima guerra del Golfo ed è stato successivamente impiegato su larga scala nel Balcani. In questo conflitto, i Warrior dipinti di bianco perché parte della missione ONU sono stati soprannominati “la morte bianca”.
Prodotto in più di 1000 esemplari, il suo principale utilizzatore è la British Army mentre l’Esercito del Kuwait ne ha in dotazione circa 250 esemplari.

_Thomas88_
00martedì 16 novembre 2010 13:43
''Il Mercante di morte'' estradato in Usa
Viktor Bout, trafficante d'armi russo ispiro' il film con Cage 'Lord of war'.


La Thailandia ha deciso di estradare negli Stati Uniti il trafficante d'armi russo Viktor Bout, ponendo così fine a una saga giudiziaria che aveva visto il "mercante di morte" conteso tra Usa e Russia dopo l'arresto a Bangkok nel marzo 2008.
La decisione arriva pochi giorni prima che scadesse la finestra di tempo di 90 giorni data lo scorso 20 agosto dalla Corte d'appello, che aveva ordinato l'estradizione rovesciando una sentenza dell'anno scorso da parte di un altro tribunale. La decisione aveva irritato Mosca, che si era impegnata a "fare di tutto" per riportare Bout in patria. Sia gli Usa sia la Russia avevano quindi esercitato enormi pressioni sulla Thailandia per farsi consegnare il trafficante d'armi. Il russo - la cui storia ha ispirato il film "Lord of war" - fu arrestato nella capitale thailandese da due agenti statunitensi che si erano finti intermediari per conto dei ribelli colombiani delle Farc, nell'acquisto di un piccolo arsenale. Gli Usa hanno in seguito emesso contro Bout - che si è sempre dichiarato un semplice imprenditore di logistica aerea - quattro capi di imputazione relativi ad attività terroristiche, che potrebbero costargli l'ergastolo.
Rammarico Mosca - L'estradizione del cittadino russo Viktor Bout negli Usa e' una conseguenza delle pressioni politiche senza precendenti da parte di Washington. Lo ha detto il ministero degli Esteri russo, secondo quanto riferiscono le agenzie russe. Mosca esprime ''rammarico che le autorita' thailandesi si siano fatte influenzare dalle pressioni politiche esterne'', si legge in una nota del ministero. ''Non c'e' alcun dubbio che l'estradizione e' illegale. Dal punto di vista legislativo quello che e' accaduto non puo' avere una giustificazione razionale'', prosegue la nota. Secondo il ministero, l'estradizione di Bout e' frutto dell'ingerenza esterna e questo mette in dubbio il carattere indipendente del sistema giudiziario thailandese. Nella nota poi si precisa che il ministero continuera' ''ad adottare le misure necessarie per difendere i diritti legittimi di Bout in quanto cittadino russo e in conformita' della costituzione vigente e delle norme di diritto internazionale''.
Bout, ex ufficiale aeronautica e agente KGB, su di lui un film con Cage - Nato nel 1967 nell'odierno Tagikistan, il ''mercante di morte'' Viktor Bout - estradato oggi dalla Thailandia agli Usa - e' stato ufficiale dell'aeronautica sovietica e si crede (lui nega) anche agente del Kgb prima di darsi agli affari come trafficante di armi. Ora rischia di passare il resto della vita in una prigione degli Stati Uniti.
Bout e' stato arrestato nel marzo 2008 in un hotel di Bangkok, vittima di una trappola da parte di alcuni agenti americani che si erano fatti passare per responsabili delle Farc colombiane interessati all'acquisto di missili e lanciagranate. La figura del camaleontico trafficante russo ha del cinematografico, tanto da aver ispirato il personaggio interpretato da Nicolas Cage nel film 'Lord of War' (Il signore della guerra). Alto, massiccio - anche se ha perso oltre 30 kg in detenzione - e baffuto, si dice che parli sei lingue e abbia girato il mondo utilizzando otto diverse identita': l'icona del trafficante di armi. Messosi in proprio nei caotici primi anni della Russia post-sovietica, recuperando a buon mercato aerei e armi dell'ex arsenale Urss, a Bout vengono attribuite consegne nelle guerre di mezzo mondo, negli ultimi 15 anni: dall'Africa al Sud America, passando per l'Afghanistan, i talebani e al Qaida.
Bout - sfuggito a una caccia internazionale per anni, come Cage nel film a lui ispirato - si e' sempre descritto come un semplice businessman della logistica aerea, definendo ''menzogne'' tutte le accuse di aver venduto armi, soprattutto quelle di legami con la rete terroristica di Osama Bin Laden. Al momento del suo arresto in Thailandia, ha raccontato, si trovava ''in vacanza''. Negli anni '90 Amnesty International lo indicava come capo di una flotta di oltre 50 aerei che consegnavano armi in Africa. Nel 2004, a causa del traffico di armamenti con la Liberia, Bout e' stato inserito dagli Stati Uniti nella lista di uomini d'affari con i quali e' proibita qualsiasi transazione commerciale. I quattro capi d'imputazione emessi dagli Usa per attivita' terroristiche - riguardando il caso della vendita d'armi alle Farc - toccano solo una minima parte dei crimini che gli vengono attribuiti. Ma potrebbero comunque costargli l'ergastolo.

Fonte: Ansa.It
_Thomas88_
00giovedì 18 novembre 2010 14:22
"A rischio il disarmo Usa-Russia". I Repubblicani spaventano Obama.
In forse la ratifica del trattato Start sugli armamenti nucleari.

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, già indebolito dopo il suo difficile viaggio in Oriente e dopo la batosta elettorale del 2 novembre, giungerà venerdì a Lisbona per il Vertice della Nato con una serie di nuove incertezze di spicco sul piano internazionale. E cioè i dubbi recentemente emersi sull’entrata in vigore rapida del Trattato Start sul disarmo nucleare, le tensioni con il presidente afghano Hamid Karzai, le riluttanze europee nei confronti del progettato ombrello antimissile.
Nonostante la Casa Bianca si dica sicura di farcela parlando di "test" con l’opposizione repubblicana, la ratifica in tempi brevi del Trattato Start Usa-Russia sul disarmo nucleare, una delle priorità obamiane di questa fine 2010, appare in forse. Sarebbe molto imbarazzante per il presidente Usa sbarcare in Portogallo, dove il suo collega Dmitri Medvedev parteciperà al Consiglio Nato-Russia di sabato, senza la garanzia di una ratifica in tasca, trattandosi di uno dei punti forti del ’reset’ delle relazioni con Mosca cui Washington tiene particolarmente. L’amministrazione Obama minimizza parlando di obiettivi comuni espressi con parole diverse, ma le tensioni tra la Casa Bianca ed il presidente Hamid Karzai ci sono, eccome.
Karzai chiede la fine delle operazioni speciali notturne, che colpiscono anche le popolazioni civili, ma sono indispensabili secondo gli Stati Uniti per sconfiggere i taleban; e vuole una accelerazione del calendario di ritiro dei militari Usa e Nato. Un accordo in seno all’Alleanza Atlantica per porre un termine alle operazioni di combattimento in Afghanistan entro il 2014, preceduto da un ritiro progressivo delle forze straniere, viene dato per scontato dagli Usa a Lisbona ma il presidente afghano preme per una cessione di sovranità più veloce. C’è inoltre il rischio di uno sfaldamento progressivo della coalizione, ma anche in questo caso gli Usa minimizzano. Anzi, l’annuncio del Canada - che come è noto da tempo ritirerà le sue truppe da combattimento entro luglio prossimo e non ha cambiato idea - di fornire fino a un migliaio di uomini tra addestratori ed operatori umanitari è stato accolto positivamente da Ben Rhodes, il vice consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca per le comunicazioni strategiche.
Si tratterà «di un impegno a lungo termine per il futuro dell’Afghanistan - ha detto Rhodes in un briefing -, incentrato sull’assistenza umanitaria, l’appoggio allo sviluppo e l’addestramento, che sono naturalmente capitoli fondamentali del nostro sforzo per rendere più solido il governo afghano e rendere più solide le forze di sicurezza afghane». Ci sono quindi difficoltà sull’ombrello antimissili balistici in Europa, che gli Usa vorrebbero gli alleati ne approvassero il concetto generale a Lisbona. La Turchia, che confina con l’Iran, non vuole irritare il suo vicino ed è riluttante, anche perchè una eventuale base sul suo territorio finirebbe verosimilmente sotto il comando della Nato, almeno nelle intenzioni degli americani. In una conferenza stampa telefonica con i corrispondenti della Casa Bianca, Ivo Daalder, il rappresentante permanente degli Stati Uniti alla Nato, ha detto di aspettarsi che «i leader dell’Alleanza risponderanno positivamente alla questione» della difesa contro «i missili balistici diretti verso il territorio della Nato». Quando glì è stata fatta una domanda sull’Iran, Daalder non ha voluto però menzionare nessun paese in particolare tra le potenziali minacce. Un’altra delle grandi incognite del nuovo concetto strategico che la Nato sta mettendo a punto per prepararsi alle nuove sfide del 21.mo secolo, come il terrorismo e gli attacchi cibernetici, riguarda infine il futuro dell’arsenale nucleare tattico in Europa.

Fonte: La Stampa.It
_Thomas88_
00giovedì 18 novembre 2010 17:05
E' italo-americano l'eroe d'America. Salvò tre marines in Afghanistan
Il sergente italo-americano Salvatore Giunta ha ricevuto la 'Medal of Honor' dalle mani del presidente Obama. Tre anni fa salvò tre commilitoni da morte certa, sottraendoli ai guerriglieri talebani.


New York, 18 novembre 2010 - Venticinque ottobre 2007, regione montagnosa di Korengal Valley, Nord-Est dell'Afghanistan, non lontano dalla capitale Kabul. Il sergente dei marines americani, Salvatore Giunta, 22 anni, cade in un'imboscata talebana insieme con il suo battaglione. Quando tre di loro rimangono a terra feriti, Giunta, nonostante il colpo ricevuto al petto e attutito dal giubbotto anti-proiettile, si rialza e si getta sul campo di battaglia per salvarli, esponendosi al fuoco nemico. Giunta recupera i commilitoni in rapida successione, uccidendo un talebano che cercava di portare via uno dei feriti e ferendone un altro.
Ora l'America si inchina al coraggio di Salvatore: questo ragazzo di famiglia di origini siciliane ha ricevuto dal presidente Obama un riconoscimento che, dai tempi della guerra in Vietnam, non veniva concesso ad un soldato ancora in vita: la 'Medal of Honor'. Nei 250 anni di storia degli Stati Uniti, soltanto 3.449 soldati hanno ricevuto questo onore e fra questi, appena 87 sono ancora vivi.
Giunta, primo dei tre figli di un tecnico di materiali medici e di una maestra d'asilo, cresciuto a Cedar Rapids, Iowa, nel cuore degli Stati Uniti d'America, si schermisce: "Nel mio battaglione io sono uno come tanti. Se io sono un eroe, allora ogni uomo o donna che sta attorno a me nell'esercito, chiunque va verso qualcosa che non sa come andrà a finire è un eroe", ha detto Giunta dopo la consegna del premio.
Il presidente Obama, che gli ha conseganto la 'Medal of Honor', ha elogiato le qualità del ragazzo: "Quando incontri Salvatore e la sua famiglia ti si rafforza la convinzione che è quello che si intende quando si parla di America".
Il giovane sergente, attualmente impegnato a proseguire l'addestramento proprio in Italia, ha ricevuto anche un'altra mezza dozzina di riconoscimenti militari, tra cui la Stella di Bronzo e quella con il Cuore Viola.

Fonte: Quotidinao.Net
jakDarkLight
00giovedì 18 novembre 2010 21:59
Dal nome non ci si poteva aspettare altro [SM=g6794]
_Thomas88_
00venerdì 19 novembre 2010 15:52
L'asino Hermann congedato con disonore
Ha trasportato armi e munizioni nelle aree di guerra dell'Afghanistan. Ora non serve più.
Fa discutere la decisione della Bundeswehr: l'animale, dopo anni di fronte, è stato ceduto ad un mercato.


L’asino Hermann aveva cominciato a puntare i piedi e neppure i comandi impartiti dai soldati della Bundeswehr riuscivano più a smuovere il caparbio quadrupede. E così Hermann, di stanza a Shar Darah, provincia di Kunduz, nel nord dell’Afghanistan, è stato congedato. E neppure con onore. Per la precisione - scrive il quotidiano tedesco Bild - è stato venduto per 100 dollari al mercato locale.
Abbandonato in Afghanistan - Nell’ultimo periodo l’asino si rifiutava di trasportare carichi pesanti di armi e munizioni attraverso i territori del pericoloso distretto sotto controllo dei tedeschi e soprattutto di scavalcare i fossati d’acqua. Inoltre, a causa del normale avvicendamento delle truppe, i soldati che abitualmente si prendevano cura di lui hanno lasciato la base in Afghanistan per rientrare in Germania. Così per lui non c'è stata più alcuna gloria. Congedato con disonore, insomma, anche se resta da vedere se il disonore è il suo o di chi lo ha lasciato laggiù.

Fonte: Corriere della sera.It
_Thomas88_
00sabato 20 novembre 2010 12:57
Afghanistan, la Nato vara l'exit strategy. "Via entro il 2014 ma non vi lasciamo soli"
Entro il 2014 dovrebbe chiudersi la missione militare. L'Italia manda altri 200 istruttori.
A Lisbona il vertice dell'Alleanza con Karzai e l'Onu. Obama ringrazia Berlusconi per il ruolo dei nostri soldati.

Via libera da parte del vertice Nato alla strategia di transizione in Afghanistan che partirà all'inizio del 2011 e ha come obiettivo il riconsegnare la sicurezza «di tutte le province» del Paese alle forze locali «entro la fine del 2014». Lo si legge nel documento finale della riunione Isaf di stamani a Lisbona alla presenza del presidente afghano Hamid Karzai di cui si è avuta un'anticipazione. La strategia di uscita dall' Afghanistan, con l'obiettivo di passare alle autorità locali la responsabilità militare, è il tema dominande della seconda sessione di lavoro del summit dell'Alleanza atlantica che vede, appunto, nel ruolo di protagonista il capo dello stato afghano Hamid Karzai. La riunione è allargata ai 20 paesi non Nato che con i 28 stati dell'Alleanza atlantica partecipano alla missione Isaf in Afghanistan, e al segretario Onu Ban ki-Moon.
Le 3 condizioni - La Nato, nel ribadire il proprio sostegno al processo di riconciliazione in Afghanistan, ha anche posto tre condizioni. Nel documento si legge: «Continuiamo ad appoggiare gli sforzi guidati dagli afghani per riconciliare e reintegrare quei membri dell'insorgenza che rinunciano alla violenza, tagliano i legami con i terroristi e accettano la Costituzione afghana». Nello stesso testo si sottolinea l'importanza che l'Afghanistan «rispetti i suoi obblighi costituzionali e internazionali sui diritti umani, in particolare delle donne».
Il ruolo dell'Italia - L'Italia è rappresentata a Lisbona dal premier Silvio Berlusconi, accompagnato dai ministri degli esteri e della difesa Franco Frattini e Ignazio La Russa. E proprio all'Italia ha rivolto un pensiero il presidente americano Barack Obama che ha ringraziato il presdente del consiglio per l'impegno delle nostre truppe sul territorio afghano. Intervenendo nella seconda giornata del vertice della Nato Obama ha citato il premier italiano e il primo ministro canadese Stephen Harper. Il presidente americano ha ringraziato Berlusconi per «la leadership italiana» facendo riferimento soprattutto all'attività degli addestratori in Afghanistan. Obama, riferiscono fonti della delegazione italiana, ha sottolineato che Berlusconi e Harper stanno riuscendo a fare la differenza sul campo.
L'annuncio di Berlcusconi - «L'Italia è presente in Afghanistan fin dall'inizio - ha fatto notare lo stesso Silvio Berlusconi - e ultimamente ci è stato chiesto dal presidente americano Obama e dal segretario generale della Nato Rasmussen un aumento del numero degli addestratori. Aumenteremo questo numero di altri duecento». Poi una rassicurazione a Karzai: «Anche dopo il 2014 saremo vicini al vostro Paese affinchè gli sforzi che tutti insieme abbiamo fatto abbiano effetti duraturi». E ancora: «Ai nostri uomini e donne in Afghanistan abbiamo dato la missione di avere una grande attenzione nei confronti della popolazione: non solo di garantire la sicurezza sul territorio, ma anche dare supporto alla popolazione e aiuto per la realizzazione delle infrastrutture, soprattutto ospedali e scuole».
Scadenze e prospettive - La strategia di uscita, almeno parziale, dall'Afghanistan che il vertice deve delineare dovrebbe indicare la fine del 2014, come chiesto dal presidente Karzai, come obiettivo per il completamento del passaggio delle consegne sul terreno militare agli afghani. Il segretario Nato Anders Fogh Rasmussen ha però chiarito ieri che «truppe internazionali» rimarranno anche «dopo il 2014, però non con una missione di combattimento, bensì di appoggio, che comprenderà la formazione delle forze di sicurezza afghane». Barack Obama inoltre ha indicato che gli Usa e la Nato «non abbandoneranno gli afghani a loro stessi» dopo il 2014.
La questione russa - Nel pomeriggio i leader alleati hanno in programma un incontro con il presidente russo Dimitri Medvedev, con il quale la Nato punta, dopo le tensioni innescate due anni fa dalla crisi georgiana, a una nuova partenza nelle relazioni di cooperazione, anche sul fronte della difesa anti-missili, sulla quale i 28 ieri hanno raggiunto un accordo. In chiusura è previsto oggi un vertice bilaterale Ue-Usa, con la partecipazione per parte europea dei presidenti della Commissione e del Consiglio Manuel Barroso e Herman Van Rompuy, e per gli Stati Uniti del presidente Barack Obama.

Fonte: Corriere della sera.It
(richard)
00sabato 20 novembre 2010 20:19
Lontanuccio il 2014....quanti morti ancora ci dovranno essere per poi alla fine non risolvere nulla ed ottenere la solita disfatta tipo Corea e Vietnam??
_Thomas88_
00sabato 20 novembre 2010 21:46
Re:
(richard), 20/11/2010 20.19:

Lontanuccio il 2014....quanti morti ancora ci dovranno essere per poi alla fine non risolvere nulla ed ottenere la solita disfatta tipo Corea e Vietnam??




Sono dell'idea che ritirarci non serve. L'unica cosa da fare è portare a termine gli incarichi, a costo di altre vittime.
Mi dispiace ma la mia idea sulla guerra al terrorismo è sempre stata la stessa:
la guerra si doveva fare, è giusta e bisogna portarla a termine!
Poi si sa, nelle guerre si contano sempre morti da ambo le fazioni, anche se esiste un divario tecnologico notevole, è il prezzo da pagare.
La pace si è sempre ottenuta facendo la guerra [SM=g2201354] , non viene da sola... [SM=g1420769]
_Thomas88_
00lunedì 22 novembre 2010 15:28
Afghanistan, crolla il consenso; il 60% contrario alla missione
Dall'indagine dell'istituto Demos con LaPolis emerge un aumento rilevante degli scettici rispetto al maggio 2009. Sempre meno italiani credono all'intento pacificatorio, la grande maggioranza favorevole a una riduzione dell'impegno bellico.

La sensazione che il clima d'opinione verso la missione italiana in Afghanistan fosse cambiato negli ultimi mesi era nell'aria. Nel maggio dello scorso anno il 57,2% degli italiani era ancora orientato positivamente verso l'impegno dell'esercito italiano in Asia centrale. Oggi si assiste invece ad un crollo sensibile del consenso nei confronti della missione ISAF (International Security Assistance Force). Le perdite tra le fila dei nostri militari, i costi che si sono moltiplicati, la situazione che a Kabul rimane confusa, hanno logorato l'orientamento positivo degli italiani. I dati recenti fanno osservare che, nello spazio di diciotto mesi, quanti si ritengono molto o abbastanza contrari rispetto alla missione in Afghanistan, hanno ormai raggiunto una vasta maggioranza nel Paese. Sono passati dal 40,5% del maggio 2009 al 60,6% del novembre 2010. Con un aumento di ben 20,1 punti percentuali. Per contro, la componente che in passato si era espressa favorevolmente è calata in maniera quasi speculare dal 57,2% al 36,4% (-20,8 punti percentuali). Dunque, uno spostamento netto delle opinioni degli italiani, soprattutto di quanti si dicono "molto contrari". Sono i dati che emergono da una ricerca promossa da Demos e LaPolis - Laboratorio di Studi Politici e Sociali dell'Università di Urbino, in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro. L'indagine di cui presentiamo alcuni risultati è parte di un progetto più ampio per lo studio del rapporto fra opinione pubblica e politica estera in Italia e verrà pubblicata sul numero di Limes in uscita.
Secondo i cittadini intervistati l'impegno italiano nella missione ISAF è volto soprattutto a dimostrare fedeltà nei confronti del nostro alleato più importante: gli Stati Uniti (36,7%). Risulta inoltre in calo un'altra delle motivazioni capitali che hanno portato l'Italia in Asia centrale: ristabilire la pace (24,6%, -7,2 punti percentuali rispetto al 2009). Oggi, infatti, la missione di peacekeeping assume sempre più il profilo di una guerra aperta. Dimostrata dal progressivo aumento dei contingenti militari (anche di quello italiano) a cui non corrisponde però la pacificazione dei territori. Qui si gioca la scommessa dell'intervento internazionale. Cioè abbinare repressione militare al supporto socioeconomico e alla protezione dei civili. Una difficoltà che ci portiamo dietro dall'inizio della missione. Infatti, le operazioni più efficaci di peacekeeping si hanno solo nel momento in cui gli scontri armati sono terminati. L'opinione pubblica italiana fa registrare parallelamente al calo della motivazione "pacificatoria" l'aumento di ragioni basate sugli interessi, soprattutto per il petrolio. Argomento quanto meno discutibile - poiché i giacimenti in Afghanistan di fatto scarseggiano - ma è sempre più diffusa l'idea che le guerre si conducono principalmente per il controllo delle risorse energetiche. Quindi, a motivazioni di alto valore simbolico, come la pace, si associano i sospetti che la molla dell'intervento sia scattata anche per interessi di natura economica.
Dunque, per uscire dall'impasse strategico in cui la coalizione si è ritrovata, la "soluzione politica" risulta nelle opinioni dei cittadini sempre più plausibile. Il 24,4% degli intervistati ritiene infatti che le difficoltà incontrate sul terreno siano state superiori a quanto si potesse immaginare (+ 4,6 punti percentuali rispetto a maggio 2009). Va poi aggiunto che secondo il 34,2% degli italiani manca ancora un accordo con gli afghani. E qui incontriamo un problema ulteriore. Infatti, comprendere qual è la controparte locale non rappresenta una cosa di poco conto. In un Paese lontano dai canoni occidentali dello Stato - nazione, dove da secoli nella vita sociale e politica è centrale il peso di tribù orgogliose della propria autonomia, risulta oggi difficile individuare un interlocutore credibile. E, conseguentemente, ipotizzare un passaggio delle consegne in tempi relativamente stretti. Per cui immaginare che il rieletto presidente Hamid Karzai incarni l'effettivo traghettatore politico può risultare verosimile, ma è soprattutto funzionale alla nostra uscita di scena.
In questo gioco delle parti anche i leader occidentali hanno il proprio interesse da tutelare. Sempre più spesso utilizzano i vertici internazionali come palcoscenico per recuperare credibilità in Patria: il presidente Obama all'indomani delle elezioni di medio termine da cui è uscito sconfitto; Nicolas Sarkozy reduce da un sostanzioso rimpasto di governo; il presidente del Consiglio Berlusconi alle prese con le tensioni nella sua maggioranza e con le vicende personali.
I dati della ricerca sottolineano che i cittadini italiani sono ampiamente d'accordo con l'opzione che il nostro contingente militare debba essere ridotto (62,8%). E' un'opzione che prevale tra gli elettori più orientati a sinistra. In primo luogo quelli di Sinistra Ecologia e Libertà (79,1%) e dell'Italia dei Valori (77,7%). Ma anche gli elettori del Partito democratico, 69,5%. Se guardiamo ad un altro partito di opposizione, l'Unione di Centro, il dato cala un po' (60,1%), ma resta comunque elevato. Dalle fila della maggioranza di governo giungono segnali contrastanti. Infatti, il 62,9% degli intervistati vicini alla Lega Nord dichiara che è tempo di ridurre il contingente. Decisamente più basso è il dato tra chi voterebbe FLI, 46,5%, e tra gli elettori del Popolo della Libertà, 44,6%. Va infine ricordato che - tra maggio 2009 e novembre 2010 - sono morti 19 dei 34 soldati caduti nei sette anni di missione. Si tratta di una escalation nelle perdite che rischia seriamente di danneggiare il Presidente del Consiglio. Sono episodi che spingono, in modo più o meno diretto, a ripensare all'impegno italiano in Afghanistan.

Fonte: La Repubblica.It


Di certo non hanno interpellato me [SM=g8297] ...
Io sono favorevole [SM=g2201354]
(richard)
00lunedì 22 novembre 2010 15:53
E' tempo che auspico il ritiro delle forze italiane dai territori di guerra di tutto il mondo.......
_Thomas88_
00lunedì 22 novembre 2010 18:35
Re:
(richard), 22/11/2010 15.53:

E' tempo che auspico il ritiro delle forze italiane dai territori di guerra di tutto il mondo.......




Sarebbe troppo bello per essere vero [SM=g8087] ...
_Thomas88_
00martedì 23 novembre 2010 12:52
Corea Nord contro Seul: bombardata isola, 2morti
Esercito di Seul ha risposto al fuoco. Morti due soldati sudcoreani. Popolazione fugge in barca.


Seul - La Nord Corea ha bombardato con colpi di artiglieria una isola sudcoreana. L'esercito di Seul ha risposto al fuoco, riferiscono i militari sudcoreani.
Il bombardamento ha incendiato, secondo i testimoni, 60-70 case. I residenti sono stati evacuati nei bunker. L'esercito di Seul è in stato di massima allerta. Obiettivo del bombardamento, scrive l'agenzia Yhonap, è un'isola nell'ovest della Penisola coreana.
L'isola sudcoreana di Yeonpyeong è ancora sotto i colpi dell'artiglieria della Nord Corea, secondo testimoni, per i quali alcune degli edifici colpiti precedentemente sono crollati. Dalle immagini tv si vedono almeno quattro colonne di fumo levarsi da vari punti dell'isola, che si trova lungo la linea di confine tra i due Paesi. Seul ha inviato una squadriglia aerea.
Il bombardamento della Nord Corea è iniziato alle 14.34 locali (le 6.24 in Italia), oltre 200 i colpi sparati, ha riferito il colonnello Lee Bung-woo, portavoce degli Stati Maggiori di Seul, all'agenzia Yonhap. L"esercito sudcoreano, ha aggiunto il militare, ha risposto al fuoco con colpi di artiglieria. Sul posto è stata inviata una squadriglia di caccia.
14 i milirai feriti, popolazione fugge con barche - E' di 14 militari sudcoreani feriti, il bilancio provvisorio del bombardamento di artiglieria della Nord Corea sull'isola sudcoreana di Yeonpyeong, dalla quale la popolazione sta fuggendo utilizzando le barche dei pescatori.
Sono due i militari di Seul morti nel bombardamento di artiglieria da parte del Nord su un'isola sudcoreana nel Mar Giallo, riferisce l'agenzia Yonhap citando responsabili militari.
Su isola colpita incendi fuori controllo - Le fiamme che hanno avviluppato decine di case sull'isola sudcoreana di Yeonpyeong si stanno diffondendo, e il fuoco è "fuori controllo". Lo riferisce un responsabile locale citato dalla Yonhap. Sull'isola, secondo le tv, vivono almeno 1.300 persone. Un portavoce di Incheon City, il distretto amministrativo di Yeonpyeong, confermando il ferimento di quattro civili, ha detto che il fuoco si sta propagando alle montagne circostanti, e che gli edifici colpiti nel bombardamento sono ancora in fiamme. Sull'isola è saltata la corrente.
L'isola sudcoreana di Yeonpyeong è stata severamente danneggiata dal bombardamento di artiglieria della Corea del Nord. Lo riferisce un responsabile locale citato dall'agenzia Yonhap. Almeno 50 colpi hanno raggiunto i bersagli, ha detto Yoon Kwan-seok, portavoce dell'Incheon Metropolitan City, distretto cui appartiene l'isola. "Tutti i 1.600 residenti sull'isola sono stati evacuati nei rifugi", ha aggiunto. Secondo l'ultimo censimento, sull'isola vivono 1.780 persone in 932 abitazioni.
Testimone, villaggio trasformato in mare di fuoco - "Mi trovato in casa quando sono stato sorpreso dalle esplosioni. Sono uscito, l'intero villaggio era un mare di fuoco": così Kim, 35 anni, ha raccontato all'agenzia Yonhap, i momenti del bombardamento di artiglieria della Corea del Nord. "Ora sono con altri in un rifugio, ma tremo ancora per la paura", ha aggiunto.
Seul, stop provocazioni o risposta forte - Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha detto oggi, al termine di un incontro d'urgenza del governo, che sta cercando di impedire che lo scambio di colpi di artiglieria con il Nord scateni una escalation in un conflitto più ampio, ma che se le "provocazioni continueranno" la risposta di Seul sarà "più forte".
Isole Yeonpyeong già teatro di numerosi scontri - L'arcipelago delle isole di Yeonpyeong, nel Mar Giallo, bombardato oggi dall'artiglieria di Pyongyang, è stato teatro già di diversi confronti militari tra Nord e Sud Corea. L'isola principale dista solo 12 km dalle coste della Nord Corea. Nel giugno del 1999, vi fu uno scontro armato navale, a cui hanno fatto seguito una serie di incidenti minori causati dalle dispute sulla pesca. Nel 2002, un altro scontro, tra navi da pattugliamento quando due vascelli della Nord sconfinarono attaccando due navi sudcoreane. Prima dell'arrivo dei rinforzi si Seul, le navi nordcoreane si ritirano. Nel giugno dello scorso anno, Seul ha dispiegato più di 600 Marine sono stati dislocati sulle isole di Yeonpyeong per rinforzare le truppe già presenti sul posto.
Cina preoccupata per la situazione - La Cina è "preoccupata" per la situazione tra le due Coree. Pechino, ha affermato un portavoce del ministero degli Esteri cinese, sta "verificandò se le notizie di uno scambio di colpi di artiglieria tra le due Coree "corrisponda al vero" ed esprime la propria "preoccupazione" per la situazione che si è venuta a creare.
La Cina ritiene ''imperativo'' rilanciare i colloqui di pace con la Corea del Nord dopo lo scambio di colpi di artiglieria di oggi tra le due Coree. Lo ha affermato il portavoce del ministero degli esteri Hong Lei dopo aver espresso la ''preoccupazione'' di Pechino per il bombardamento effettuato dall'artiglieria nordcoreana contro l'isola sudcoreana di Yeonpyeong, al quale la Corea del Sud ha detto di aver risposto. Secondo il portavoce le due Coree devono ''fare di piu' per contribuire alla pace'' ed e' necessario riprendere i colloqui a sei sul disarmo nucleare di Pyongyang. Ai colloqui, oltre alle due Coree, partecipano Usa, Cina, Giappone e Russia.
Inviato americano Bosworth arrivato a Pechino - L' inviato speciale americano per la Corea del Nord Stephen Bosworth e' arrivato oggi a Pechino. Lo affermano fonti dell' Ambasciata americana in Cina. La visita di Bosworth, prevista da tempo, avra' al suo centro la situazione che si e' creata oggi dopo il bombardamento che l' artiglierIa nordcoreana ha lanciato contro l' isola sudcoreana di Yeonpyeong. La Corea del Sud ha affermato di aver risposto al fuoco.
Mosca mette in guardia contro escalation - La Russia ha messo in guardia contro una escalation militare nella Penisola coreana dopo che la Corea del Nord ha bombardato con colpi di artiglieria una isola sudcoreana. Lo ha affermato il ministero degli Esteri russo in dichiarazioni citate dall'agenzia Interfax.
Amb. Italia a Seul, situazione tranquilla nel paese - La situazione in Corea del Sud e nella capitale Seul è tranquilla: lo riferisce l'ambasciatore italiano nel Paese, Andrea Leggeri, intervistato da SkyTg24. "Non c'é nessuna ragione per allarmare, il Paese ha reagito con calma" al bombardamento odierno condotto dalla Nord Corea contro un'isola sudcoreana nel Mar Giallo. L'ambasciata italiana sta monitorando l'evolversi della situazione. "Purtroppo in questo contenitore è molto difficile interpretare le ragioni dell'episodio. La Marina del Sud stava conducendo manovre di routine, sono cose che creano dall'altra parte tensione", ha detto l'ambasciatore, sottolineando che il presidente sudcoreano Lee Myung-bak "ha mostrato una calma che voleva scoraggiare una eccessiva reazione di allerta nella popolazione e nell'opinione pubblica".
Casa Bianca, ferma condanna bombardamento isola - La Casa Bianca ha "condannato fermamente" il bombardamento di un'isola della Corea del Sud da parte di Pyongyang e chiesto di fermare le "azioni belliche".
Pyongyang, il Sud ha sparato per primo - La Corea del Nord ha bombardato l'isola di Yeonpyeong in risposta al fuoco dell'esercito sudcoreano, che "ha sparato per primo". Lo annuncia l'agenzia ufficiale nordcoreana Kcna.
"Nonostante i nostri ripetuti avvertimenti, la Corea del Sud ha sparato numerosi colpi di artiglieria a partire dalle 13 locali (le 5 italiane) e noi abbiamo avviato immediatamente una azione militare", si legge in un comunicato della Kcna.

Fonte: Ansa.It
(richard)
00martedì 23 novembre 2010 13:58
Sembra uno scenario della II Guerra mondiale nella guerra nippo-americana del Pacifico!! [SM=g2201339]
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