[Rubrica] [In corso] Guerra: armi e tecnologie.

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Quasar9621
00giovedì 10 settembre 2015 19:55
Beh, se Putin tiene fede al suo modo di fare, saranno si volatili per diabetici per l'Isis.

Speriamo vada contro corrente e non si limiti a sparuti raid aerei giusto per consumare le bombe in scadenza......staremo a vedere. [SM=g2201354]
_Thomas88_
00venerdì 18 settembre 2015 11:43
Non sarebbe certo una novità vedere soldati russi in Siria. Mosca e Damasco sono alleati da decenni.

Ecco un articolo di Analisi Difesa sull'intervento russo.


I russi in Siria e i numeri dei bombardamenti della Coalizione.

Solo consiglieri militari o anche unità combattenti per affiancare le truppe siriane contro le milizie dello Stato Islamico e di al-Qaeda?

Circa l’impegno militare russo in Siria le informazioni sono contrastanti e difficili da verificare. Mosca ammette l’invio di armi, mezzi e consiglieri militari ma senza compiti di combattimento.

Del resto, come ha ribadito il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, i consiglieri militari russi a Damasco ci sono fin dagli anni’60.

Tra i mezzi si parla di blindati BTR 82, cacciabombardieri Mig 29 e caccia intercettori Mig 31, questi ultimi gestiti con ogni probabilità da personale russo considerato che il velivolo è in servizio da molti anni ma solo con le forze aeree di Russia e Kazakhistan.

Fonti libanesi riferiscono che le forze del Cremlino abbiano già avviato operazioni militari anche se si tratterebbe di “interventi limitati” effettuati da piccoli reparti di Fanti di Marina a sostegno delle truppe siriane sul fronte di Latakya.

I “marines” di Mosca già sbarcati all’aeroporto della città costiera siriana sarebbero almeno una compagnia (oltre cento militari) ma secondo la ricognizione satellitare statunitense sarebbero già pronti alloggi per un migliaio di russi che potrebbero affluire rapidamente con il ponte aereo effettuato anche con i super cargo Antonov An-124.

Nello stesso scalo sarebbero sbarcati sistemi radar, di difesa aerea e comunicazioni.

A Latakya, secondo quando riportato da Maurizio Molinari su “La Stampa”, sarebbero atterrati anche 2 cargo di Air Mahan, la compagnia aerea commerciale iraniana accusata dagli Stati Uniti di trasportare uomini e mezzi della «Forza Al Qods», i reparti dei Guardiani della rivoluzione che operano all’estero e che da tempo sono presenti in forze in Siria insieme agli Hezbollah libanesi e a miliziani sciti iracheni.

Gli Stati Uniti hanno definito “destabilizzante” l’invio di armi e truppe russe in Siria che potrebbe costituire una “minaccia” per la Coalizione anti-ISIS (a guida statunitense) e provocare un numeri maggiore di vittime e di rifugiati in Europa.

La Coalizione per ora ha fatto però ben poco contro l’ISIS, almeno a giudicare dalla vivacità che il Califfato dimostra restando all’offensiva su tutti i fronti siriani. Gli ultimi dati del Pentagono riferiscono che al 7 agosto i raid in Iraq e Siria sono stati uccisi approssimativamente dai 10 ai 15 mila miliziani.

Gli Stati Uniti hanno speso in 373 giorni 3,7 miliardi di dollari, 9,9 milioni al giorno, la maggior parte dei quali per le 23 mila armi (missili, razzi e bombe lanciati dai velivoli) impiegate in 22200 sortite aeree effettuate da aerei da combattimento (dati al 31 agosto) di cui solo 6127 hanno portato ad attacchi (in media solo 16 al giorno su un area controllata dall’ISIS estesa quanto la Gran Bretagna) che hanno distrutto oltre 10 mila obiettivi: 196 impianti petroliferi siriani, 119 carri armati e 340 veicoli (prede belliche che l’ISIS aveva catturato alle truppe iracheni e siriane), 2577 postazioni militari, 3262 edifici, 510 basi e accampamenti e 3680 obiettivi diversi.

Sono state effettuate inoltre 8211 sortite di intelligence, sorveglianza e ricognizione, 8530 sortite da trasporto (65250 tonnellate trasportate) e 15200 sortite dei tanker da rifornimento in volo.



Sempre nell'ambito dell'appoggio al regime di Assad, Mosca ha intensificato le esercitazioni navali al largo delle coste siriane.
Dobbiamo ricordare che Tartus è l'unica base russa fissa sul Mediterraneo.

Fonti vicine alla Marina Militare russa affermano che l'ultima esercitazione coinvolgerebbe cinque unità equipaggiate con missili tele-guidati, che effettueranno lanci di prova con l'approvazione di Damasco.

“Si addestreranno a respingere un attacco dal cielo e a difendere la costa, il che comporta tiri di artiglieria e test con i sistemi di difesa anti-aerea a corto raggio”, hanno spiegato le fonti.

Stando alle autorità cipriote, il 3 settembre scorso sono state notificate loro dal Cremlino operazioni che si svolgeranno davanti ai porti di Latakia e Tartous fino al 7 ottobre prossimo: per Nicosia questo porterà alla chiusura temporanea di tre corridoi aerei.


Info prese da:
www.analisidifesa.it/2015/09/mosca-intensifica-le-esercitazioni-navali-i...
_Thomas88_
00martedì 22 settembre 2015 14:47
Se i nostri alleati afghani stuprano i bambini
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Bambini trattati come schiavi del sesso, incatenati al letto dei loro aguzzini: quegli stessi soldati afghani che avrebbero dovuto proteggerli dai talebani e invece abusavano di loro, sotto gli occhi ‘impotenti’ dei marines americani, costretti a ignorare le lor o disperate grida e a tacere.

E’ l’agghiacciante inchiesta del New York Times che ha raccolto testimonianze e deposizioni proprio di quegli ex militari Usa di stanza in Afghanistan, tra il 2010-12, alcuni dei quali cacciati per aver agito di fronte agli abusi, altri uccisi perché, agli occhi delle vittime, erano in qualche modo complici. Uno di questi, il caporale Gregory Buckley, ucciso alla base militare Usa nel 2012 insieme ad altri due commilitoni, raccontò al padre di aver sentito in più occasioni i poliziotti afghani abusare sessualmente i bambini portati alla base.

“Durante la notte li sentivamo gridare, ma non potevamo far nulla. Non ci era permesso”, disse al padre il quale lo esortò a dirlo ai suoi superiori. “Mio figlio lo fece, ma loro risposero di volgere lo sguardo dall’altra parte perché faceva parte della cultura locale”, ha detto il padre convinto che il figlio sia stato ucciso perché sapeva e non ha fatto nulla.

Gli stupri di bambini sono una piaga dilagante in Afghanistan, in particolare tra i comandanti militari che dominano le zone rurali del Paese, fa notare il Nyt. La pratica viene chiamata ‘bacha bazi’ (letteralmente ‘gioco su bambini’) e i soldati e marines americani sono stati istruiti a non intervenire, in alcuni casi neanche quando gli alleati afghani abusavano dei ragazzini nelle basi militari.

Gli abusi sono proseguiti anche mentre le forze americane reclutavano i soldati afghani per addestrarli a combattere contro i talebani. Ma i soldati e i marines sono rimasti turbati dall’impossibilità di denunciare i pedofili mentre in alcuni casi li armavano e li piazzavano a capo di villaggi.

“Il motivo per cui eravamo lì era per le terribile cose che sapevamo i talebani facevano contro la popolazione, abusando dei diritti umani”, ha raccontato al Nyt, Dan Quinn, ex capitano delle forze speciali Usa che una volta picchiò a sangue un comandante delle milizie sostenute dagli americani che teneva un ragazzino incatenato al letto come ‘schiavo del sesso’.

“Ma stavamo dando il potere a persone che commettevano cose peggiori dei talebani, come mi fecero capire anche gli anziani del villaggio”, ha aggiunto l’ex militare statunitense che, dopo aver picchiato il comandante afghano, è stato demansionato e richiamato dall’Afghanistan.

La politica di istruire i soldati a ignorare i pedofili tra le forze afghane è ora sotto esame soprattutto dopo che è emerso che alcuni dei militari che hanno disobbedito a quegli ordini, hanno subito azioni disciplinari, come il capitano Quinn e, in alcuni casi, hanno avuto la carriera rovinata.

Il portavoce del Comando americano nel Paese, il colonnello Brian Tribus, ha confermato che “generalmente, le accuse di abusi sessuali sui bambini, compiuti da persone dell’esercito o della polizia afghana, sono materia che attiene al diritto penale afghano” e che “non è richiesto espressamente ai militari americani di denunciare” gli stupri.

La notizia dei diffusi stupri di bambini è trapelata dalle testimonianze di soldati statunitensi ma pare poco credibile che uomini delle forze di sicurezza afghane abbiano compiuto crimini simili solo nelle basi congiunte con le forze statunitensi e non anche in quelle dove erano presenti altri contingenti alleati che da anni addestrano, affiancano e appoggiano la polizia e l’esercito di Kabul.


Fonte: www.analisidifesa.it/2015/09/se-i-nostri-alleati-afghani-stuprano-i-...
Quasar9621
00martedì 22 settembre 2015 20:46
Sconcertante [SM=g8180]
_Thomas88_
00mercoledì 23 settembre 2015 14:31
Re:
Quasar9621, 22/09/2015 20:46:

Sconcertante [SM=g8180]




Abbiamo cacciato via i talebani perchè facevano cose indicibili, e quelli che ora sono al posto loro fanno le stesse cose, o addirittura peggio. [SM=g2815480]

Cosa ancora più sconcertante è che i militari USA che sapevano non potevano fare niente.

Viene da chiedermi:
questi abusi saranno stati compiuti anche nelle basi del contingente italiano?
Purtroppo penso di si.
_Thomas88_
00domenica 4 ottobre 2015 14:53
Kunduz: bombardato ospedale di Medici Senza Frontiere

Articolo di ieri, sabato 3 ottobre:


Sono morte almeno 19 persone di cui 12 membri dello staff medico, dice Medici senza frontiere: sembra sia stata la NATO, che si è scusata con il governo afghano.

In un attacco aereo compiuto sabato a Kunduz, città dell’Afghanistan contesa tra forze di sicurezza afghane e talebani, sono state uccise almeno 19 persone, 12 membri dello staff dell’organizzazione Medici senza frontiere (MSF) e 7 pazienti . MSF ha detto al Guardian che il numero dei morti potrebbe aumentare. L’attacco sembra essere stato compiuto dalla NATO, le cui forze stanno combattendo a fianco del governo afghano per riprendere il controllo di Kunduz, che era stata conquistata pochi giorni fa dai talebani. L’aviazione statunitense ha diffuso un comunicato in cui ha detto di avere compiuto dei bombardamenti vicino ad un ospedale della città, e ha parlato di «danni collaterali». Il governo afghano ha detto che il capo della coalizione delle forze statunitensi in Afghanistan si è scusato per quanto accaduto.

MSF ha «duramente» condannato l’attacco in una dichiarazione pubblicata nel pomeriggio. Il segretario alla Difesa americano, Ashton Carter, ha detto che sono ancora in corso le indagini per determinare cosa sia successo a Kunduz. MSF ha sostenuto di aver ripetutamente comunicato alla NATO le coordinate precise in cui si trova l’ospedale, anche dopo l’inizio dei bombardamenti. L’attacco è comunque proseguito per circa mezz’ora. Secondo MSF, nella clinica c’erano circa un centinaio di pazienti e ottanta membri dello staff. Diverse aree dell’edificio, come la sala emergenza e la sala operatoria, sono state danneggiate. La clinica di MSF è l’unico ospedale di questo tipo presente nell’Afghanistan nordorientale. Negli ultimi giorni di combattimenti la clinica ha fornito assistenza a quasi 400 persone.

I combattimenti a Kunduz erano cominciati tra domenica e lunedì, quando i talebani avevano attaccato a sorpresa riuscendo a conquistare una parte della città. Da giovedì l’esercito afghano ha lanciato una controffensiva con l’appoggio degli aerei americani. Venerdì il governo afghano ha dichiarato la città riconquistata, ma i talebani hanno detto di essere ancora in controllo di alcuni quartieri. Sempre venerdì erano ancora in corso scontri nella zona dell’aeroporto e in altre zone della città. Kunduz ha 300 mila abitanti ed è una delle principali città dell’Afghanistan.


Aggiornamento di oggi, domenica 4 ottobre:


MSF ha chiuso il suo ospedale a Konduz.

Dopo i bombardamenti di ieri che hanno ucciso 19 persone, e per i quali è accusata la NATO: intanto nella città afghana continuano i combattimenti con i talebani.

Oggi l’organizzazione non governativa Medici senza frontiere (MSF) ha annunciato di aver chiuso l’ospedale di Kunduz, in Afghanistan, che venerdì notte era stato colpito da alcuni bombardamenti probabilmente compiuti dagli aerei della NATO: la NATO è impegnata a Kunduz per cercare di riprendere il controllo della città che questa settimana è stata conquistata dai talebani. Negli attacchi aerei sono rimaste uccise 19 persone, tra cui 12 membri dello staff medico di MSF, e altre 37 persone sono rimaste ferite. La NATO ha ammesso la possibilità che alcuni suoi aerei abbiano bombardato la zona dove si trova l’edificio che ospitava l’ospedale di MSF e il capo della coalizione delle forze statunitensi in Afghanistan si è scusato per quello che è successo. MSF ha duramente criticato gli attacchi: ha detto che la NATO era a conoscenza della posizione esatta dell’ospedale e ha chiesto che venga aperta un’indagine per individuare le responsabilità dell’accaduto.

L’attacco.
Poco dopo le due di sabato notte l’ospedale di MSF di Kunduz, nel nord est dell’Afghanistan, è stato colpito da un proiettile esplosivo caduto nelle vicinanze. Lo staff ha iniziato l’evacuazione della struttura e ha telefonato al comando NATO di Kabul, la capitale dell’Afghanistan, ribadendo le coordinate dell’edificio: MSF ha detto che sia le forze NATO che i talebani che stavano combattendo in quel momento in città erano già stati informati in precedenza delle coordinate dell’edificio. Nonostante la nuova comunicazione, gli attacchi sono andati avanti per mezz’ora. Un militare americano ha detto al New York Times che l’attacco è stato compiuto da un AC-130, un aereo ad elica che può essere armato con missili e bombe di precisione, ma che imbarca anche mitragliatrici e cannoni molto meno precisi.

Cosa stava succedendo a Kunduz.
Lunedì 28 settembre i talebani, il movimento che combatte dal 2001 la coalizione internazionale e il governo afghano, hanno occupato la città di Kunduz ottenendo una delle più importanti vittorie dall’inizio della guerra, nel 2001. L’esercito afghano e le forze speciali americane hanno contrattaccato nei giorni successivi con attacchi aerei e operazioni via terra. Venerdì il governo afghano ha dichiarato la città riconquistata, ma i combattimenti contro gruppi di talebani sono proseguiti nel corso della notte. Secondo il New York Times, la bandiera dei talebani è ancora issata nella piazza principale di Kunduz.

Cosa dicono gli americani.
Il generale John F. Campbell, comandante delle truppe americane in Afghanistan, ha detto che i bombardamenti sono stati autorizzati alle 2 e 15 di notte per proteggere le truppe afghane e americane che si trovavano sotto attacco dei talebani. Un funzionario di polizia afghano ha detto che alcuni talebani si erano nascosti nell’ospedale, una circostanza negata dallo staff di MSF che ha detto che nell’ospedale erano presenti soltanto pazienti e personale dell’ONG. Diversi giornali hanno fatto notare come MSF fornisca cure mediche a chiunque ne abbia bisogno, senza guardare se quella persona è un talebano o un civile. Questa politica ha spesso irritato le forze di sicurezza afghane. Il generale Campbell ha detto che è in corso un’inchiesta sull’attacco. Obama ha detto che bisognerà attendere la fine dell’inchiesta prima di formulare un giudizio definitivo sull’accaduto.


Fonte: Il Post
_Thomas88_
00martedì 10 novembre 2015 18:42
Washington armerà i Reaper italiani.

L'Italia lo chiedeva da tempo e finalmente gli USA hanno deciso di venderci i kit di armamento per i droni Predator e i Reaper, fino ad ora impiegati dall'Aeronautica Militare solo in operazioni di sorveglianza e raccolta d'informazioni.


Un Reaper dell'Aeronautica Militare ad Herat.
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Washington ha finalmente accordato la vendita all’Italia dei kit di armamento per i droni Predator e Reaper in servizio nell’Aeronautica Militare che li ha acquistati negli ultimi anni dalla statunitense General Atomics impiegandoli in Iraq, Afghanistan, Libia e attualmente in Kuwait per le operazioni contro l’Isis in Iraq.

Un impiego intenso ma sempre limitato alla sorveglianza e alla raccolta d’informazioni d’intelligence senza poter effettuare azioni d’attacco come quelle effettuate dai droni delle forze armate statunitensi o della Cia e dai droni britannici.

Londra era fino a oggi l’unico alleato degli USA ad essere stato autorizzato non solo ad armare i propri Reaper (nome bellicoso che significa “mietitore”) ma addirittura ad imbarcare sui velivoli teleguidati i missili Brimstone (guarda il video) prodotti da MBDA e “made in UK”.

Gli stessi droni sono stati acquistati anche da Olanda, Francia e Turchia che, come l’Italia, non hanno potuto ottenere finora i kit d’armamento che includono quasi 300 tra missili Hellfire e bombe a guida laser e gps che Roma aveva chiesto formalmente nel 2012 di poter armare almeno due velivoli MQ9 Reaper e che verranno effettivamente equipaggiati con gli armamenti statunitensi entro almeno un anno.

L’Agenzia della Difesa per la Sicurezza e la Cooperazione del Pentagono, ha notificato al Congresso martedì sera il nulla osta alla vendita all’Italia di queste armi per un contratto stimato 129,6 milioni di dollari.

I membri del Congresso hanno ora 15 giorni per bloccare la vendita ma uno stop è improbabile visto l’attento esame a cui sono sottoposte queste transazioni prima della notifica al Congresso.

La vendita all’Italia sarebbe stata approvata in virtù dello status di “alleato chiave” di Washington secondo quanto riferito da fonti del Pentagono alla Reuters.

“Non è una decisione presa alla leggera ed è simbolica della nostra fiducia nell’Italia come partner” ha spiegato una fonte. “L’Italia è stata con noi in ogni importante operazione Nato e a guida statunitense.”
Le resistenze alla vendita degli armamenti agli alleati, opposte da alcuni ambienti del Pentagono e del Congresso che volevano garantire in esclusiva agli USA la possibilità di combattere con i droni, hanno determinato negli ultimi anni forti frizioni con gli ambienti aeronautici italiani dove cominciava a prendere piede l’opzione di acquisire altrove sistemi d’arma da imbarcare sui 12 droni statunitensi (6 Predator e 6 Reaper) in servizio con il 32° Stormo di Amendola (Foggia). Opzione realistica dal punto di vista operativo ma complessa e dai costi elevati per la necessità di integrare il software che gestisce le armi con quello dei velivoli teleguidati.

Non si può escludere che l’improvvisa concessione sia legata alle pressioni di Washington affinché Roma autorizzi a bombardare le postazioni dell’Isis il contingente aereo italiano in Kuwait, 4 bombardieri Tornado e 2 droni Reaper finora impiegati disarmati.

Dietro la decisione del Pentagono vi sono però anche ragioni commerciali e forti pressioni dell’industria d’oltre Atlantico, preoccupata che i clienti dei droni americani possano rivolgersi altrove considerato che tecnologie per armare i velivoli senza pilota sono già presenti o in fase di sviluppo in Russia, Cina, Corea, Gran Bretagna e in altri Paesi.

Il rischio per le aziende statunitensi era quindi di perdere i clienti a vantaggio della concorrenza.
Negli ambienti politici statunitensi il via libera alla cessione degli armamenti per i droni agli alleati era nell’aria dall’inizio dell’anno.

Secondo funzionari del Dipartimento di Stato, interpellati dal Washington Post nel febbraio scorso, ogni Paese acquirente dovrà accettare una serie di principi per l’impiego dei velivoli armati solo per la difesa nazionale o per situazioni in cui la forza è consentita dal diritto internazionale. Condizioni curiosa se si considera l’elevato numero di civili uccisi dai raid dei droni nella campagna antiterrorismo statunitense.

“La tecnologia resta qui” avevano aggiunto i funzionari sentiti dal WP circa i trasferimenti di know-how agli alleati precisando che “avere alleati attrezzati in modo appropriato” è “un vantaggio” anche per gli Stati Uniti che potrebbero così “appaltare” agli alleati le operazioni contro insorti e terroristi in alcune aree.


Articolo di Gianandrea Gaiani
Fonte: Analisi Difesa
_Thomas88_
00mercoledì 25 novembre 2015 19:46
Tupolev Tu-22M Backfire

Visto che con le ultime vicende si è tornato a parlare dei bombardieri russi e quindi anche del Tu-22, a chi va di approfondire ecco la storia e le informazioni tecniche di questo velivolo.
E' un riassunto, ho cercato di mettere le cose più importanti.
Non ho fatto menzione delle cose più recenti, come l'impiego in Siria.


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Il Tupolev Tu-22M Backfire è un bombardiere strategico bimotore a getto. Progettato per missioni di attacco in Europa e Asia, è stato l’ultimo bombardiere ad essere sviluppato in Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. E’ un aereo versatile che può raggiungere una velocità di crociera elevata, trasportare un elevato carico bellico, convenzionale o nucleare, ed effettuare attacchi terrestri o antinave. Nell’apposita versione può essere utilizzato per missioni di ricognizione.

Sviluppo.
Lo sviluppo di questo aereo iniziò nel 1964 quando l’URSS iniziò a cercare un sostituto per il bombardiere strategico Tu-22 Blinder, ritenuto insoddisfacente.
Inizialmente la Tupolev propose di modificare il Tu-22 originale. Il progetto prese la designazione 106 ma venne abbandonato quasi subito a favore del progetto 125, che prevedeva un aereo capace di raggiungere i 2500km/h ed un’autonomia superiore ai 4500km.
Il governo sovietico esaminò il progetto ma preferì portare avanti il progetto del T-4 della Sukhoi, bombardiere dalla prestazioni decisamente più elevate.
Tuttavia la Tupolev avviò la progettazione di un nuovo velivolo, designato 145, un’ampia riprogettazione del Tu-22.
Quando nel 1967 venne accantonato lo sviluppo del T-4, il governo autorizzò ufficialmente la costruzione dell’aereo 145 della Tupolev. Il bombardiere era capace di raggiungere una velocità massima di 2300km/h e un’autonomia di 7000km senza rifornimento.
Il velivolo venne chiamato Tu-22M .
Il Tu-22M eseguì il primo volo di prova il 30 agosto 1969 ed entrò in servizio nel 1972.

Caratteristiche tecniche.
Le ali del Tu-22M sono a geometria variabile, a freccia positiva, e sono montate a metà corpo.
Per la propulsione monta nel corpo due turboventola Kuznetsov NK-25 con postbruciatore capaci di fornire una spinta di 245kN ciascuno.
La fusoliera è lunga e sottile, con un muso robusto e appuntito. Il corpo è rettangolare dalle prese d’aria agli scarichi.
Versione A: la lunghezza è di 41.5m e l’altezza di 11.05m. L’apertura alare massima è di 31.06m e minima di 22.75m Il suo peso a vuoto è di 53500kg mentre il peso massimo al decollo è di 122000kg. Può trasportare un carico bellico di 6000kg, che può essere portato fino a 12000kg riducendo l’autonomia. Ha un’autonomia di 5000km, può raggiungere una velocità massima di 1600km/h e una tangenza di poco superiore ai 13000m. Come armamento difensivo monta due cannoni GSH-23 da 23mm.
Versione C: la lunghezza è di 42.46m e l’altezza di 11.05m. L’apertura alare massima è di 34.28m e minima di 23.30m. Il suo peso a vuoto è di 53500kg mentre il peso massimo al decollo è di 126400kg. Può trasportare un carico bellico massimo di 24000kg tra bombe a caduta, missili aria-superficie AS-4 Kitchen, missili tattici aria-superficie AS-16 Kickback. Ha un’autonomia di 7000km, può raggiungere una velocità massima di 2300km/h e un’altitudine massima di poco superiore ai 13000m. Come armamento difensivo monta due cannoni GSH-23 da 23mm.
L’equipaggio è composto da quattro uomini.

Versioni.
- Tu-22 Backfire A / Tu-22M0: versione di pre-serie. Venne prodotto in piccole quantità a causa delle performance inadeguate ed utilizzato per i test;
- Tu-22 Backfire A / Tu-22M1: prima versione di serie utilizzata come bombardiere strategico;
- Tu-22 Backfire B / Tu-22 M2: versione migliorata del Tu-22M1. Entrò in servizio nel 1976 e montava motori più potenti;
- Tu-22M2Ye: versione del Tu-22M2 che montava nuovi motori NK-25 e un nuovo e sofisticato sistema di controllo del volo. Non venne mai prodotto su larga scala;
- Tu-22 Backfire C / Tu-22M3: versione più moderna, capace di raggiungere prestazioni notevolmente superiori delle versioni precedenti grazie ai motori NK-25. Entrò in servizio nel 1983;
- Tu-22MR: versione da ricognizione entrata in servizio nel 1985;
- Tu-22ME: versione migliorata presentata ufficialmente nel 1990 e in via di miglioramento.

Impiego operativo.
Il Tu-22M apparve per la prima volta nel 1969 e confermò le ipotesi dell’intelligence occidentale, che da tempo credeva che l’Unione Sovietica stesse sviluppando un nuovo bombardiere.
Nel 1971 un Backfire venne avvistato mentre effettuava un rifornimento in volo.
Questo diede inizio ad una grande polemica riguardo l’effettivo raggio d’azione del bombardiere.
La Tupolev dichiarava un raggio d’azione di 2200km. La Defense Intelligence Agency invece aveva stimato un raggio d’azione di 5000km senza rifornimento in volo mentre la Central Intelligence Agency supponeva un’autonomia di 3700km. Successivamente la DIA ridusse la propria stima a circa 4000km.
L’opinione dominante della comunità di intelligence americana era che il Backfire era un sistema d’arma periferico, non capace di giocare un ruolo significativo in un attacco aereo contro gli Stati Uniti. Tale tesi era basata sulla limitata capacità di carico e di autodifesa dell’aereo. Quindi si supponeva che l’aereo potesse essere usato per attaccare gli USA ma non c’erano prove certe su questo e tutto faceva pensare che per tale scopo strategico il Backfire fosse inadeguato.
Grazie alla capacità di essere rifornito in volo, però, secondo gli Stati Uniti il Tu-22M era da considerarsi un bombardiere intercontinentale e doveva essere soggetto alle stesse restrizioni degli altri bombardieri strategici. I sovietici, invece, sostenevano che il Backfire non era un bombardiere strategico in quanto non aveva un raggio d’azione intercontinentale.
Quando nel 1979 fu firmato il trattato SALT-2, l’Unione Sovietica informò gli Stati Uniti che i Backfire non sarebbero stati equipaggiati con il sistema di rifornimento in volo.
Secondo le affermazioni di un defezionista, però, i Backfire venivano impiegati su tratte intercontinentali di molto superiori a quelle dei bombardieri strategici M-4 Bison (autonomia massima di quasi 12000km) ed erano dotati di sistema di rifornimento in volo.
Sempre secondo notizie di stampa i sovietici testarono sul Backfire il missile a lungo raggio ALCM e la CIA considerò il Backfire un vettore per ALCM, quindi capaci di attaccare gli Stati Uniti in assenza del trattato SALT-2.
Negli anni ’80 i Backfire vennero impiegati per missioni di bombardamento convenzionale in Afghanistan ma a causa della scarsità dei pezzi di ricambio negli ultimi anni della guerra queste missioni avevano una percentuale di successo molto bassa, intorno al 30/40%.
Nell’ambito dei negoziati del trattato START-1 nel luglio 1991, i sovietici dichiararono che non avrebbero dato ai Tu-22M capacità di operare su distanze intercontinentali e che in qualsiasi momento non avrebbero posseduto più di 300 Backfire.
Nel corso degli anni ’90 molti Backfire vennero trasferiti dalle forze di aviazione a lungo raggio all’aviazione navale nel nord della Russia.
Alcuni Tu-22M3 vennero usati in missioni di bombardamento in Cecenia nel 1995.

Altri utilizzatori.
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica la Bielorussia si ritrovò sul proprio territorio una cinquantina di Backfire che vennero in seguito restituiti alla Russia.
Anche l’Ucraina si ritrovò con una notevole quantità di Tu-22M. Per una decina di anni rimasero operativi ma a partire dal 2000 vennero demoliti con finanziamenti americani.
Gli unici paesi che mostrarono interesse per il Backfire furono India e Cina.
L’India nel dicembre 1999 annunciò di aver concluso con la Russia un accordo per il leasing di quattro Tu-22M3 da utilizzare per il pattugliamento marittimo.
La Cina, che aveva già mostrato interesse per questo velivolo nel 1993, fu vicina ad acquistare diverse decine di Tu-22M3 ad inizio 2013 (operazione dal valore di 1.5 miliardi di dollari).


Fonte: www.webalice.it/imc2004/files_bombers/TU-22M_BACKFIRE.htm
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