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[Rubrica] [In corso] Guerra: armi e tecnologie.

Ultimo Aggiornamento: 25/11/2015 19:46
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24/05/2010 16:56

Boeing X-20
Il Boeing X-20 Dyna-Soar era un progetto dell’USAF per sviluppare uno spazioplano da utilizzare per una grande varietà di missioni, tra cui ricognizione, bombardamento, salvataggio spaziale, riparazione di satelliti ed il sabotaggio dei satelliti nemici. Il programma iniziò il 24 ottobre 1957 e terminò il 10 dicembre 1963; costò circa 660 milioni di dollari ma, quando venne cancellato il progetto, la costruzione dello spazioplano non era neanche iniziata.
L’X-20 era simile a quello che sarebbe stato poi lo Space Shuttle: poteva raggiungere l’autonomia e la velocità di un missile balistico intercontinentale ed era progettato per planare sulla Terra ed atterrare su una normale pista come un qualsiasi altro aeroplano controllato dal pilota. Il Dyna-Soar poteva raggiungere l’orbita terrestre come le altre navette spaziali in costruzione all’epoca: il Mercury e il Vostok.
Il velivolo doveva essere lungo 10.77m, alto 2.59m ed avere un’apertura alare di 6.34m. La sua velocità massima doveva essere di 28100km/h e la sua tangenza doveva essere di circa 160km. A conferire la spinta sarebbe stato un razzo Martin Trans.
Il progetto dell’X-20 era ambizioso e molto più avanzato degli altri progetti spaziali dell’epoca: non aveva come obiettivo quello di portare uno o due uomini nello spazio ma quello di lavorare ed operare in quell’ambiente ancora sconosciuto.
Il Dyna-Soar ha le sue basi nel progetto della Seconda Guerra Mondiale del Silbervogel, un bombardiere tedesco spinto da razzi (l’idea era quella di utilizzare i motori dei V-2) in grado di volare su lunghissime distanze e di veleggiare poi sopra il bersaglio dopo aver raggiunto velocità maggiori di 5.5km/s e altitudini comprese tra i 50 e i 150km.
I motori dell’X-20 avrebbero dovuto spingere e posizionare il velivolo in una traiettoria simile a quella degli ICBM e, successivamente, si sarebbero staccati. Al momento del rientro nell’atmosfera, il Dyna-Soar avrebbe usato le sue ali e parte della sua velocità per generare una portanza che lo avrebbe spinto nuovamente verso lo spazio. Questo sarebbe stato ripetuto fino a quando la velocità sarebbe stata troppo bassa ed il pilota costretto ad atterrare. L’uso del rimbalzo ipersonico gli avrebbe permesso di estendere di molto il suo raggio d’azione e di colpire virtualmente qualsiasi punto nel mondo (per questo era chiamato “Bombardiere antipodale”). Procedendo a velocità ipersoniche e a quell’altitudine, ed essendo molto più piccolo rispetto ad un bombardiere normale, sarebbe stato molto difficile da intercettare. Un altro punto a favore di questo aereo era che, essendo di fatto un aliante a razzi, si poteva recuperare se veniva utilizzato come bombardiere pilotato o, invece, si poteva utilizzare una volta sola se veniva usato come missile non-guidato.
Il progetto dell’X-20 fu favorito dalle conoscenze del dottor Walter Dornberger che, durante la Seconda Guerra Mondiale, era capo del programma di ricerca missilistica della Germania nazista. Dornberger arrivò negli Stati Uniti insieme ad altri scienziati tedeschi grazie al progetto Paperclip dell’OSS (Office of Strategic Services). Lavorando con la Bell, cercò di creare interesse nell’USAF per un’arma simile al Silbervogel e l’Air Force, vedendo le sue ricerche, si interessò e richiese studi di fattibilità e progettazione per un veleggiatore con propulsione a razzo. Gli studi vennero portati avanti dalla Bell, Boeing, Convair, Douglas, Martin, North American, Republic e Lockheed e portarono ai progetti di più velivoli:
X-20, Bomi (bombardiere missilistico), Hywards (sistema ipersonico di ricerca d’arma e con possibilità ulteriore di sviluppo), Brass Bell (velivolo da ricognizione), Robo (bombardiere a razzo).

Nella prima foto possiamo vedere il mock-up dell'X-20; nella seconda e terza foto vediamo una rappresentazione artistica dell'X-20 al rientro nell'atmosfera ed una del suo decollo spinto da un vettore Titan.




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