[Rubrica] Ufologicamente: articoli, ricerche e casi ufologici

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: 1, 2, 3, 4, 5, 6, [7], 8, 9, 10
Sheenky Oo
00venerdì 10 agosto 2012 09:14
IL CASO DI FILIBERTO CARDENAS (PRIMA PARTE)

Fonte: noiegliextraterrestri.blogspot.it/2012/08/il-caso-di-filiberto-carde...

Ho deciso di vagliare un episodio poco noto nella storia dell’ufologia perché offre l’opportunità di sviluppare un discorso più ampio. In tutti questi anni di ricerche, si è compreso che, per gettare un barlume su soggetti intricati, è necessario trascendere la storia e la scienza ufficiali. Che importa del giudizio altrui! Se non si vuole restare confinati nel già noto e impelagati in raffinate ma alla fine sterili speculazioni erudite, bisogna avere il coraggio di superare il senso comune e gli angusti orizzonti accademici. Così certe discipline, pur disdegnate o per giunta irrise, più di altre permettono di esplorare territori di confine. Tuttavia è soprattutto una questione di approccio e di metodo: occorre innovare i paradigmi e rivoluzionare i criteri esegetici, cambiare il punto di vista.
Si reperiranno schegge di verità e non sarà facile fissare le immagini che le schegge rifletteranno, ma l’alternativa è accontentarsi delle versioni autorizzate o delle interpretazioni classiche che oggi risultano obsolete, deboli. Purtroppo ancora oggi predominano visioni tradizionali incapaci di scalfire eventi che paiono refrattari. Situazioni straordinarie richiedono orientamenti straordinari, quasi selvaggi. Se poi alcune conclusioni saranno considerate fantasiose, mi è del tutto indifferente. Per parafrasare una celebre frase di Nietzsche: la verità nasce postuma, forse alla stessa civiltà umana.



Il caso di Filiberto Cardenas si colloca nel punto di confluenza tra rapimento e contatto, inoltre rivela alcune analogie soprattutto con le esperienze di Maurizio Cavallo. L’incidente è ripercorso ed analizzato da Michael L. Thompson nell’interessante saggio, “Le civiltà degli alieni”, libro che confronta un significativo campione della casistica ufologica con i miti dell’antica cultura indiana, contenuti nei Baghavata Purana, Mahabharata e Ramayana.
Riporto la ricostruzione degli eventi, traendola dal testo sullodato.

“Filiberto Cardenas era un immigrato cubano abitante a Hialeah, Florida. Il caso fu esaminato da un avvocato ed investigatore ufologico di nome Virgilio Sanchez-Ocejo. La sera del 3 gennaio 1979, Cardenas, un suo amico, Fernando Marti e la moglie di Marti, con la loro figlia tredicenne stavano girando in auto nella periferia di Hialeah per acquisti. Mentre stavano rincasando, il motore della vettura si fermò. I due uomini testimoniarono che i fari e l’accensione non funzionavano più, perciò scesero dal veicolo e sollevarono il cofano per tentare di capire che cosa fosse successo al motore. Improvvisamente essi videro delle luci rosse e viola che lampeggiavano che, riflettendosi sul motore e sentirono un ronzio 'come di molte api'. L’auto cominciò a vibrare, mentre la luce diventò di un bianco brillante. Nel frattempo Filiberto si era sentito paralizzato ed aveva cominciato a sollevarsi in aria, gridando: 'Non prendetemi! non portatemi via!' Fernando, sgomento ed esterrefatto, lo vide alzarsi e scorse pure 'un oggetto piuttosto grosso che saliva e poi se ne andava'.



Il successivo ricordo di Cardenas è quello di essere stato quasi investito da un’auto sul Tamiami trail, a circa 16 kilometri da dove era stato prelevato. La polizia fu abbastanza sconcertata dalla storia da scrivere nel rapporto ufficiale 'incontro ravvicinato del terzo tipo'.
Sotto ipnosi, il rapito inizialmente rifiutò di raccontare quello che era successo durante il rapimento, perché 'mi hanno ordinato di non dire nulla'. Più tardi riferì una storia strana e complicata che cominciava quando, svegliandosi, si era trovato seduto, immobilizzato, davanti ad un essere che somigliava ad un robot ed a due piccoli uomini fasciati in tute aderenti.
Uno degli uomini aveva cercato di parlare a Cardenas in tedesco, inglese e infine in spagnolo, girando una manopola sul petto ogni volta in cui cambiava lingua. Il rapito era stato sottoposto ad un esame che, secondo le sue affermazioni, gli aveva lasciato 108 (?!) segni sul corpo. Poi era stato portato in presenza di un individuo assiso su un trono alto e che portava un mantello ed una collana da cui pendeva una pietra triangolare. Questo personaggio gli aveva parlato a lungo sia telepaticamente sia in perfetto spagnolo e gli aveva mostrato molte scene che si vedevano sui muri. (?)
Il sequestrato affermò che gli esseri alieni avevano un aspetto umano: occhi allungati prvvisti di ciglia, piccoli nasi schiacciati, larghe bocche senza labbra e barbe rade. Portavano anche un simbolo a destra, sul petto, costituito da un serpente su una X schiacciata.
Poi la storia diventa ancora più sbalorditiva: gli ufonauti portarono l’uomo in una base sottomarina, viaggiando sott’acqua a grande velocità attraverso un tunnel di acqua solidificata che sembrava aprirsi davanti al vascello così che questo non era toccato dal liquido. Nella base, Cardenas incontrò un umano che lavorava con gli alieni e fu condotto attraverso quella che sembrava una città. Di nuovo fu paralizzato ed esaminato e gli fu prelevato un campione di seme. Poi un altro personaggio, intambarrato e seduto su un soglio, gli aveva dato delle istruzioni illustrandole con le immagini di una serie di schermi televisivi. Dopo molte esperienze simili che sembrarono durare molti giorni, fu riportato vicino al Tamiami trail: erano trascorse circa due ore di tempo terrestre.[…]

Come non di rado avviene, alla prima avventura seguì un altro incontro. Filiberto e sua moglie Iris salirono volontariamente una rampa per entrare nell’astronave aliena e conversarono amichevolmente con gli occupanti che erano quasi umani”.
Sheenky Oo
00venerdì 10 agosto 2012 09:51
UFO'S OVER ATOMIC PLANTS - PARTE 2

Fonte: www.openminds.tv/ufos-over-atomic-plants-part-2

We publish the second installment of the original series, published in The News World’s “UFO Supplement” in March 1982, under the pseudonym of A. Hovni. Based on then recently declassified documents from the USAF, FBI, AEC (Atomic Energy Commission) and other agencies released under the Freedom of Information Act (FOIA), this article covered UFO incidents over restricted zones of the Hanford (Washington state) and Oak Ridge (Tennessee) atomic facilities in 1949 and 1950. It clearly showed some military and intelligence branches of the U.S. government were quite concerned about the UFO activity over sensitive atomic installations. Some of the FBI documents even use the “INTERNAL SECURITY – X” label, the now famous FBI X-Files, although the marking clearly indicates counter-intelligence matters and not the paranormal, as promoted decades later by the hit TV show.
Other than correcting typos and adding illustrations, the article was transcribed identical as it appeared on the newsstands in New York City in March 1982. We’ve also added some of the FBI, USAF OSI and AEC samples official documents cited in the article, so that you can read them in their own context.


The News World, New York City, March 6, 1982
Waves of UFOs buzzed vital U.S. atomic sites
Hanford, Oak Ridge facilities saw alerts
By A. Hovni
Special to The News World
Second in a three-part series

The U.S. Air Force was assuring the public in 1949 and 1950 that their so-called “Project Saucer” (actually code-named Project Sign first, later renamed Project Grudge and finally Project Bluebook) had been terminated and that the whole flying saucer scare had in essence ended, or was on its way to do so. Yet at the same time and unknown to the public, a number of government agencies ranging from the CIA and the FBI to the military and the Atomic Energy Commission, seemed quite concerned with the unpleasant fact that many of the nation’s “vital installations”—such as the atomic plants and research facilities at Hanford, Wash. and Oak Ridge, Tenn.—had apparently become “targets” for unidentified flying objects.

Fighters scrambled in Hanford
Dr. J. Allen Hynek’s book about the U.S. Air Force UFO files mentions an incident on May 21, 1949, when a flying disc “was observed in restricted air space over the Hanford Atomic Plant.” The object was confirmed on radar and was sighted by the personnel at the Hanford radar station and an F-82 fighter from nearby Moses Lake AFB was scrambled, but was not able to locate the UFO which also vanished from the radar screen.
Another interesting declassified military document shows that there were other sightings reported at the Hanford AEC installations in Washington State, where radioactive waste material has been stored for years. Written by a Major U. G. Carlan and dated August 4, 1950, the memo states that “since 30 July 1950 objects, round in form, have been sighted over the Hanford AEC Plant. These objects reportedly were above 15,000 feet in altitude. Air Force jets attempted interception with negative results.”

The incidents apparently caused quite a bit of stir. “All units including the anti-aircraft battalion, radar units, Air Force fighter squadrons, and the Federal Bureau of Investigation,” continues the memo, “have been alerted for further observation. The Atomic Energy Commission states that the investigation is continuing and complete details will be forwarded later.”

Less than three months later, on mid-October 1950, UFOs were buzzing once again over vital atomic installations for several days. This time, it was Oak Ridge, Tennessee.

The Oak Ridge Flap
“Beginning at 2325, EST, 12 October 1950 a total of eleven (11) objects and possibly more appeared on the radar screen of the CPS-1 Air Force Radar Station at McGhee-Tyson Airport, Knoxville, Tennessee. The objects began appearing on the north edge of the Oak Ridge controlled area and proceeded south…” Thus begins a series of UFO reports and memoranda from and between the Air Force’s 8th District Office of Special Investigation (AFOSI); the FBI’s Special Agent in Charge (SAC) in Knoxville, Tenn.; the Army’s Counter Intelligence Corps (CIC) and the AEC’s Security Patrols in Oak Ridge, concerning a number of UFOs sighted for several days on mid-October 1950 over one of the nerve centers of America’s developing atomic industry.
The Oct. 14, 1950 AFOSI document just quoted stated then that five minutes after the unidentified echoes appeared on the radar screen, the “controller at the radar station” gave orders to scramble “an F-82 fighter at 2330 and the fighter was airborne at 2339. (The pilot) vectored the plane on two (2) specific targets on stern approaches…” Although we told that “the fighter appeared to intercept the target on the ground radar screen,” the F-82 crew, on the other hand, “observed no target either visually or on their airborne radar screen.” Two more interesting points in this first document signed by the AFOSI Detachment Commander, William M. Price, are that the “CPS-1 radar set” had been checked that morning as usual, and the equipment was also checked “during and after the sightings and found to be in good operating condition.” The other point was that the (name deleted) “pilot of the F-82, reported that he had made visual sightings earlier in the same evening at a distance of ten (10) to fifteen (15) miles.”


Feb. 18, 1949 FBI Memo to Director J. Edgar Hoover from Special Agent
in Charge (SAC) in Knoxville, TN. Of particular interest is the label on
“SUBJECT: ‘Flying Saucers’ Observed Over Oak Ridge Area – Internal
Security – X.” This X-file marking, however, refers to counter-intelligence
matters and not to the paranormal as championed in the popular TV series

In fact, a confidential Counter Intelligence Corps (CIC) “Summary of Information,” dated Oct. 21, 1950, concerning “Objects Sighted Over Oak Ridge, Tennessee,” reveals that a UFO had been first sighted and photographed around that restricted area on June 1947, right at the beginning of the flying saucer modern era. The FBI memo quoted in our previous article, regarding the opinions of an army nuclear technician at Oak Ridge, gives further details about these photos. It says that after submitting it to thorough analysis, government experts determined “that the photographs were, without doubt, authentic.”
The document also reveals that when the security authorities of Oak Ridge learned that the photographer had distributed several prints “among his acquaintances at Oak Ridge,” orders were given immediately “to recover as many as possible of the photographs, advise the persons in whose possession they were found to say nothing to anyone concerning them, and to return the said photographs to him for transmission to the United States Air Force Intelligence Service.” Although the photos would be later officially labeled “the result of accident or purposeful hoax,” it is interesting to note that, according to the CIC Summary of Information, “some officials at Atomic Energy Commission question the veracity of this statement. They also believe it significant that the Air Force did not return the negative of this print.”

Again in June 1949, and on every day between March 1st and 6th, 1950, there were new reports of UFOs flying over the restricted area of Oak Ridge. But the highest security alert would take place later on that year, on October 12, 13, 15 and 16, when several unidentified objects were both detected on radar and seen by a number of competent witnesses which included AEC security personnel and civilian employees at the AEC Oak Ridge facilities. Fighter jets were scrambled on at least two occasions, but “made unsuccessful passes” and “could see nothing.”

The 2×5 metallic card

A precise description of one of the objects sighted on October 13, however, is summarized in one of the intelligence documents regarding the mini-nuke flap. By tabulating the visual observations of AEC Security Patrol Trooper, Edward Rymer; Mr. John Moneymaker, from the University of Tennessee Research Farm; Mr. E. W. Hightower, an electrician employed in the installations by the Maxon Construction Company; and Joe Zarzecki, Captain of the AEC Security Patrol, the government investigators arrived to the following sequence:


Another FBI document with a “True copy” by Knoxville SAC William Gray
showing the radar penetration of UFOs within the “Boundary of Restricted
Flying Zone over Pak Ridge, Tenn.”

The object observed from the Kerr Hollow Gate in Oak Ridge’s “Control Zone” appeared first as “an aircraft, trailing smoke, or better described as ‘smoke writing’.” When the object approached the ground, however, “it took on the shape of a bullet with a large tail.” It was then described “to be approximately the size of a 2×5 card, with a twenty (20) foot ribbon tail. The object and the tail was alternately moving up and down, and the ribbon appeared to be waving in the breeze. The color was a metallic gray.”
Finally, the document indicates that, “when Trooper Rymer came within fifty (50) feet of the object,” he also observed that a section of the tail “appeared almost transparent and was glowing, intermittently in sections. The tail appeared to have four or five sections which would glow intermittently.”

Another significant point is that at 3:20 p.m., exactly the same time when Messrs. Hightower and Moneymaker and Troopers Rymer and Zarzecki observed the card-looking metallic UFO from the Kerr Hollow Gate, “radar scopes at McGhee-Tyson Airport indicated unidentified targets,” added the report, and a fighter jet was “scrambled” once again. Yet as we shall see in our next article, still more reports kept coming in, enough to keep a sizeable number of experts from the AFOSI, the CIC, the AEC and the FBI busy.
Sheenky Oo
00sabato 11 agosto 2012 13:32
GLI UFO DI CARTA: PRIMA DELL'INIZIO DELL'UFOLOGIA

Fonte: esomisteri.blogspot.com/2011/03/gli-ufo-di-carta-dietro-le-quinte-...

Un pensiero comune tra tutti coloro che si approcciano alle tematiche ufologiche, è quello che vede la nascita di questa disciplina in relazione all’avvistamento effettuato nel 1947 da Kenneth Arnold.
In realtà il fenomeno era sempre stato sotto gli occhi di tutti, e molti lo avevano sfiorato, se non addirittura usato, a loro insaputa. Questo è il resoconto di quanto accadeva poco prima che Arnold desse il via all’onda mediatica sugli Ufo.

Molto spesso dietro il clamore destato da un grande mistero, oppure da una fortunata intuizione editoriale, si cela la storia di un personaggio che rimane quasi nel buio, una figura che quasi viene sacrificata rispetto all’importanza della notizia.
Questa sorta di “sacrificio” è avvenuto spesso nella storia delle scoperte cosiddette “di confine”, portate avanti dall’intuizione di qualcuno che poi è stato quasi dimenticato, travolto dalla sua stessa creatura.
A volte questi “creatori di miti” sono rimasti nella memoria collettiva, ma ricordati per altri motivi; è quello che, ad esempio, è capitato a Charles Fort, ricordato per le sue accurate documentazioni su tutte quelle strane anomalie che poi presero il suo nome (fenomeni Fortiani), citato per la sua fortunata opera letteraria “Il libro dei Dannati”, ma da tutti ignorato per la sua “inconsapevole” partecipazione all’idea della serie Star Trek!
A qualcuno sembrerà strano questo accoppiamento, eppure, Charles Fort fu proprio colui che coniò e suggerì per la prima volta il termine “Teletrasporto”; coloro se seguirono la prima serie di Star Trek, e coloro che continuano a farlo nelle nuove trasposizioni cinematografiche, sanno benissimo che senza il teletrasporto l’idea della serie televisiva non sarebbe mai stata quella che ricordiamo.
Una sorte quasi simile toccò a Ignatius Donnelly, ricordato come uomo politico americano, ma molto meno come lo scrittore che fece rivivere il mito di Atlantide.
Molti poi non ricordano affatto un certo Ivan T. Sanderson, di professione zoologo, che agli inizi degli anni ’50 riprese la vecchia leggenda indiana di Bigfoot, catalogandone scrupolosamente gli avvistamenti contemporanei e divulgandoli in una serie di articoli a larga diffusione.
Altri ancora non ricorderanno Vincent Gaddis, che durante gli anni ’60 correlò pazientemente tra loro molti dei misteri avvenuti nell’Atlantico, dando vita al famoso Triangolo delle Bermuda portato poi all’attenzione generale da Charles Berlitz.
Questi, e molti altri personaggi, anche se in parte noti a chi si occupa di misteri, hanno vissuto quasi in disparte la crescita e l’espansione delle proprie intuizioni; ma ancora più relegato nell’oblio rimase colui che agì dietro le quinte del primo avvistamento Ufo portato all’attenzione della stampa nazionale.
Si trattava di un uomo di bassa statura, con una evidente gobba, che riuscì a mantenere in vita il fenomeno Ufo anche durante il periodo di massimo disinteresse rispetto all’argomento, che preparò in qualche modo il terreno a Kenneth Arnold, e che trasformò i racconti sui dischi volanti, da un fenomeno passeggero di moda ad un vero e proprio caso: il suo nome era Ray Palmer.

Gli Ufo di carta
Palmer nacque nel 1911, e la sua infanzia non fu certo una delle più felici; le sue malformazioni lo costrinsero a isolarsi, deriso e tenuto alla larga dai coetanei, proprio nel periodo prima dell’avvento della televisione, trovò sicuro rifugio nella narrativa popolare.


Ray Palmer

In quel periodo la narrativa su carta (i moderni fumetti), veniva diffusa da riviste abbastanza economiche, stampate con materiale molto spesso scadente; il tutto si incentrava su storie ai limiti del fantastico e dell’irrazionale, parto della fantasia di scrittori pagati un centesimo a parola.
Durante il periodo della grande depressione, gli Anni ’30, Ray Palmer si avvicinò alla fantascienza e fu un amore a prima vista; pian piano la sua passione divenne irrefrenabile, iniziò a scrivere storie proponendole e vendendole con discreto successo; nel 1933 fondò il “Club Giulio Verne”, istituendo un premio annuale per le attività che si sarebbero distinte nel campo della fantascienza.
Sul finire degli Anni ’30, più esattamente nel 1938, la rivista americana Amazing Stories fallì, e venne acquistata dalla casa editrice Ziff-Davis di Chicago; si trattò di un giorno buio per il mondo della fantascienza.
La rivista era stata creata negli Anni ’20 da Hugo Gernsback, inventore, editore e scrittore statunitense, considerato il padre della moderna fantascienza.
Non tutto, comunque, avviene per caso, e l’acquisto di Amazing Stories, pur rappresentando la fine di una attività, sarebbe ben presto diventato l’inizio di una nuova, grande avventura.
William B. Ziff, che acquistò la rivista in fallimento (appena 25.000 copie di venduto), aveva bisogno di qualcuno al quale affidare il controllo editoriale; il candidato ideale doveva avere una buona preparazione rispetto agli argomenti trattati, essere brillante e, magari, essere lui stesso uno scrittore.
La scelta si diresse su un giovane di Milwaukee, nel Winsconsin, le cui storie piacevano molto ai lettori; il suo nome era Ray Palmer.
Il giovane direttore, appena 28 anni, si addossò il non facile compito di dover risollevare le sorti della rivista, ma non per questo si perse d’animo; la prima decisione fu quella di aumentare le pagine a 200 (a volte anche 250), quindi adattò i contenuti ai gusti dei lettori più giovani, infine iniziò a pubblicare tutta una serie di racconti brevi basati su alieni, mostri e giovani ragazze in pericolo.
La scelta editoriale si rivelò fortunata; molte delle storie venivano scritte da Palmer stesso (che in questo modo arrotondava lo stipendio), altre da diversi amici e appassionati del genere.
Malgrado i puristi della fantascienza avversassero la nuova rivista, le vendite salirono notevolmente, e tutto andò a gonfie vele, almeno fino agli inizi degli Anni ’40.

I misteriosi Deros
Il 1940 si affacciava quasi all’orizzonte, Amazing Stories era ormai da anni oggetto di rinnovato interesse da parte dei lettori; Palmer poteva considerarsi un uomo realizzato, ma l’imprevisto stava per bussare alla sua porta.
Il destino, questa volta, si presentò sotto le spoglie di Howard Browne, uno scrittore televisivo già collaboratore della rivista; leggendo la posta pervenuta in redazione, Browne rimase molto colpito da una lettera firmata da un certo Dick Shaver.
L’uomo asseriva di possedere delle importanti rivelazioni riguardo ad una razza aliena di mostri chiamati “Deros”; si trattava di creature che abitavano sotto la superficie della terra, e che rappresentavano un pericolo purtroppo sconosciuto dalla maggior parte degli americani.
La lettera arrivò sul tavolo di Ray Palmer, il quale la lesse e chiese un parere a Browne; il collaboratore liquidò la cosa come un parto della fantasia di uno sconosciuto mitomane, ma Palmer decise di pubblicarla ugualmente.
Ancora una volta l’intuito del giovane direttore si rivelò esatto; ben presto la redazione fu letteralmente sommersa da lettere di persone che confutavano la storia dei Deros, altri ancora si dichiaravano perseguitati da anni da queste misteriose creature.
Per un caso fortuito, Palmer aveva fatto breccia in una fetta di pubblico fino ad allora non identificato; da buon giornalista riprese ancora una volta la lettera e, questa volta, la trasformò in un racconto; il numero di marzo del 1945 di Amazing Stories uscì con il titolo “Ricordo Lemuria” a firma di Richard Shaver; quello che in seguito venne ribattezzato “il mistero Shaver” era appena nato!
Ben presto la storia si diffuse oltre i circoli classici legati al mondo della fantascienza; molti di quelli che, fino a quel momento, non avevano mai acquistato una rivista popolare, si precipitarono nelle edicole, le vendite di Amazing Stories quadruplicarono inaspettatamente.
Alla fine del 1945, la rivista superò le 250.000 copie mensili, i racconti sui Deros si moltiplicarono, e iniziarono ad arrivare in redazione centinaia di lettere che sostenevano la tesi dei mostri alieni, adducendo come prova numerosi avvistamenti di strani oggetti e strani incontri con creature extraterrestri.
A questo punto è facile intuire che Amazing Stories contribuì, e non poco, a sollecitare le paure inconsce di molti americani, ma è anche vero che servì anche a dare voce a tutti coloro che effettivamente avevano visto qualcosa nel cielo ma che, per paura o per timore di essere derisi, preferivano rimanere in silenzio.
Nel 1946 la rivista pubblicò un articolo dal titolo molto allusivo: “Aereo con ali circolari”; tutta la storia era incentrata intorno ad alcuni esperimenti condotti nel 1927, a San Francisco, usando un veivolo di forma circolare.
La copertina della rivista riportò una riproduzione di questo fantomatico aereo, e quasi involontariamente, anticipò il fatidico avvistamento di Kenneth Arnold.

Conclusioni
Questo resoconto è, ovviamente, soltanto un breve racconto degli avvenimenti storici che precedettero il famoso avvistamento del 1947, da tanti considerato come l’inizio della moderna ufologia; si tratta di una cronologia divulgativa che vuole e deve rimanere entro i confini dell’informazione.
Nella fattispecie, questo articolo, è anche un omaggio alla memoria di John A. Keel, scomparso durante il 2009 nell’assoluto silenzio dei media italiani; uno dei più noti ufologi americani, spesso in contrasto con altri ricercatori a causa della sua teorie sulla origine ultraterrestre degli Ufo.
Non si tratta quindi di uno svilimento o di un ridimensionamento dell’evento relativo al 1947, bensì del tentativo di collocare meglio storicamente l’evento stesso; milioni di americani conoscevano già il concetto di Disco Volante, avevano una certa “familiarità” con il tema degli alieni, e tutto questo, di certo, contribuì molto a che la notizia diffusa da Arnold conquistasse rapidamente la stampa mondiale.
Si tratta quindi di un plauso a Ray Palmer, dimenticato protagonista, forse anche involontario, di un evento storico che ancora oggi fa parlare e divide la scienza.
Sheenky Oo
00lunedì 13 agosto 2012 12:20
DIVULGAZIONE UFFICIALE?
UN'IMPOSSIBILITA' PRATICA

Fonte: www.centroufologicoionico.com/articoli/ufo-e-documenti/618-divulgazione-ufficiale-quna-impossibilita-...

L'avvocato Peter A. Gersten, fondatore del CAUS (Citizen Again UFO Secrecy), aveva pubblicato questo testo nel mese di luglio dell'anno 2000. Il suo punto di vista può essere dibattuto benissimo anche oggi:
"L'espressione 'Divulgazione Ufficiale' è un'assurdità. Le autorità non possono per principio rivelare le informazioni segrete, nell'interesse della sicurezza nazionale e nella preservazione dei loro privilegi.



Diversi mesi fa, la rete internet fu in fermento a seguito di una informazione secondo la quale la NASA stava sul punto di pubblicare una importante dichiarazione riguardante il pianeta Marte. Alcuni ufologi hanno ingenuamente pensato che questo annuncio consisteva nel confermare ciò che noi aspettavamo...vale a dire di essere in contatto con una intelligenza extraterrestre, negli ultimi cinquant'anni. In realtà, questo annuncio riguardava la presenza di acqua, che era stata stabilita da anni, dalle prime osservazioni dei cosiddetti 'canali'.
Dal 1977, data del mio impegno professionale in quello che viene chiamato 'fenomeno UFO', ho praticamente cessato di ascoltare i proclami che avvengono ogni anno, ossia che noi siamo sull'orlo di una rivelazione (disclosure) 'ufficiale'. Quell'anno, il settimanale 'U.S. News & World Reports' pubblicò una prima pagina sensazionale, secondo la quale il Governo degli USA era sul punto di fare delle importanti rivelazioni sugli UFO. Oltre 30 anni dopo, ed una moltitudine di annunci dello stesso genere, nulla è ancora uscito fuori.
Il fatto di credere che un giorno il Governo degli USA pubblicherà una dichiarazione 'ufficiale' sulla realtà di una presenza extraterrestre è illogica quanto quella di attendere di vedere degli ET atterrare sul giardino della Casa Bianca e chiedere di parlare con un responsabile. E' il genere di cose che rischia di non accadere mai! Ancora più importante: una tale rivelazione non avrebbe nessuna giustificazione concreta...ipotizzando che ci sia un segreto nascosto.
Qualunque sia la natura di questa intelligenza che si manifesta in rapporto con la nostra specie, almeno una cosa è certa: a causa della sua stessa natura, della sua origine, e delle sue caratteristiche, a tutt'oggi è preferibile studiare il tutto in gran segreto, al di fuori del controllo dei membri del Congresso, lontano dai giornalisti e dalle costanti domande del pubblico, desideroso di risposte.
Il fenomeno UFO, qualunque cosa rappresenti, implica una tecnologia. In primo luogo, confrontiamo la nostra tecnologia...e i nostri programmi confidenziali (denominati 'Black Projects'). La tecnologia militare è classificata in nome della sicurezza nazionale e sarà sempre così. E' la ragione dalla quale non ci dobbiamo attendere delle pubbliche audizioni davanti ai nostri rappresentanti. Quanto alla tecnologia industriale, essa è protetta dai brevetti, dai segreti di fabbricazione, e dai procedimenti depositati. Essa non sarà, dunque, mai esposta pubblicamente. La tecnologia è il motore essenziale della nostra società e le sue procedure sono rivelate alla spicciolata al fine di preservare i profitti e i progressi. Essa ha accumulato vantaggi che beni finanziari e più sicurezza che lingotti d'oro.
Al livello superiore sono situati i dispositivi tecnici utilizzati da alcuni UFO, in particolare quelli che sembrerebbero controllare la Materializzazione-Dematerializzazione. Quelli che comunicano con gli osservatori e attuano la metamorfosi. Appare chiaro che siamo sempre alla ricerca di comprendere e assimilare tale tecnologia.
Quello che accadde a Roswell non è di ordine materiale. Quell'evento fu un messaggio simbolico del fatto che una tecnologia più avanzata si è presentata prima che la nostra specie fosse 'spiritualmente' pronta per l'integrazione. Si potrebbe affermare che un virus si è introdotto nel programma del nostro computer cosmico.
Ai più alti livelli, la nostra realtà tridimensionale costituisce una sorta di tecnologia 'futurista', come una sorta di programma nel computer cosmico, che potrebbe benissimo essere il teatro di un vasto conflitto di interessi tra differenti Forze presenti nell'Universo.
Altresì, fino a quando la tecnologia sarà in gioco, non attendiamoci nessuna divulgazione ufficiale.
Inoltre, qualunque annuncio ufficiale dovrà, necessariamente, spiegare:

1) Perchè ci hanno mentito per anni;
2) la realtà di ciò che avvenne a Roswell;
3) chi ha costruito le strutture artificiali nel nostro Sistema Solare;
4) il significato dei cerchi nel grano;
5) la natura dei triangoli volanti.

Se si aggiunge a tutto questo la questione delle mutilazioni animali, i sequestri o rapimenti, e tutti i fenomeni paranormali, appare evidente che nessuno aprirà mai il Vaso di Pandora.
Dobbiamo ritornare sul fatto che l'espressione 'Divulgazione Ufficiale' è un ossimoro. E' l'evidenza che il ruolo delle autorità è quello di non rivelare delle informazioni riservate...che esistono per preservare gli interessi della sicurezza nazionale o i loro propri interessi. Lo stesso termine presenta una 'ambiguità'. Chi poteva permettersi d'esprimersi 'ufficialmente' (riferito ad un individuo o ad una agenzia)? Ma è più importante chiedersi, chi sarebbe in grado di conoscere la verità? E tra i nostri deputati eletti, anche lo stesso Presidente avrebbe proceduto a rilasciare una informativa ufficiale? Impossibile! I nostri eletti sono in carica da diversi anni, e sono solo di passaggio, senza disporre di reale potere in questa società con complesse strutture, mentre il potere - si dice - sembra essere sotto il controllo di un gruppo segreto di personaggi nell'ombra.
E per quanto riguarda l'aspetto militare...? Il Capo di Stato Maggiore degli USA potrebbe parlare? Anche in questo caso è impossibile. Come abbiamo visto in precedenza, i militari non hanno praticamente nulla da guadagnare nel caso in cui divulghino pubblicamente che esiste una potenza che sfida ancora la nostra comprensione.
Infatti, per quanto riguarda il fenomeno UFO, è nell'interesse degli stessi militari organizzare una disinformazione destinata ai suoi nemici, e di passaggio...abusare della propria popolazione. Il fenomeno, ugualmente, può essere usato come copertura per sperimentare ogni tipo di programma segreto, senza dover dare spiegazioni sulle sperimentazioni in volo.
Che dire poi della nostra comunità scientifica o dei nostri giornalisti indipendenti che hanno il compito di informare il pubblico? Voi mi perdonerete di non essere molto convinto delle capacità di questi due gruppi di essere all'altezza del loro compito, quello di soddisfare il nostro 'Diritto di Sapere' e di apportarci gli elementi necessari.
Quindi, amici miei, non si produrrà mai una 'Divulgazione Ufficiale' di tale importanza. E se per caso ciò dovesse avvenire...sarei molto dubbioso rispetto alle informazioni che possono essere rivelate e sospettoso delle motivazioni che possono aver condotto a queste rivelazioni".
Sheenky Oo
00martedì 14 agosto 2012 14:55
KENNEDY UCCISO 10 GIORNI DOPO AVER CHIESTO INFORMAZIONI SUGLI UFO

Tralasciando la fonte, la notizia è vecchia se non sbaglio.
Ma è comunque interessante.

Fonte: www.segnidalcielo.it/2012/08/kennedy-e-stato-assassinato-10-giorni-dopo-la-richiesta-di-mostrare-a-tutti-i-file-top-secret-s...

Quello che vi facciamo vedere, sono due documenti segreti e rilasciati da poco dalla CIA. Questi sono stati pubblicati sul quotidiano on-line dailymail. Una lettera scritta da John F. Kennedy al direttore della CIA dimostra che 10 giorni prima del suo assassinio, il presidente aveva chiesto di rendere pubblici i documenti riservati sugli UFO.  Il memorandum segreto è uno dei due documenti scritti da JFK, che chiedeva informazioni sul paranormale il 12 novembre 1963. Questi documenti sono stati rilasciati dalla CIA e dati allo scrittore Lester William, sotto il Freedom of Information Act , mentre faceva ricerche per il suo libro ‘ The Celebration of Freedom: JFK e la nuova frontiera ‘.
Il Freedom of Information Act è un atto legislativo degli Stati Uniti, che garantisce la libertà di accesso ad informazioni governative … ovviamente, in una certa misura. L’interesse del Presidente per gli UFO, poco prima della sua morte, mette benzina sul fuoco delle teorie cospirative sul suo omicidio.
Molti ricercatori dicono che i documenti che sono stati rilasciati, parlano chiaro sulla possibilità che il presidente era stato assassinato per impedirgli di scoprire la verità sugli UFO.
Nella prima nota, JFK ha scritto al direttore della CIA per chiedere i documenti sugli UFO.



Nella seconda comunicazione, inviata all’amministratore della NASA, il presidente ha espresso il suo desiderio di ottenere collaborazione da parte dell’ex Unione Sovietica in attività spaziali con l’altro.



William Lester ha detto che l’interesse di JFK per gli UFO avrebbe potuto essere alimentato dalle preoccupazioni per i rapporti con l’Unione Sovietica.
” Una delle sue preoccupazioni era che molti di questi UFO venivano visti in Unione Sovietica come motivo di aggressione, ed era preoccupato che i sovietici potrebbero fraintendere la presenza degli UFO e ritenerla come motivo di sospetta invasione da pare degli Stati Uniti, credendo quindi che fosse la nostra tecnologia.  Penso che questo sia uno dei motivi per cui voleva mettere le mani su queste informazioni e lo fanno fuori dalla giurisdizione della NASA per poter dire ai sovietici: “Guardate, che non siamo noi, non stiamo facendo nulla, noi non volgiamo provocare nessuno”.
Ma i teorici del complotto dicono che i documenti vengono visti solo per aumentare l’interesse in un file, soprannominato il ‘ memo bruciato ‘, o “memo bruciata”‘, che un investigatore UFO dichiara di aver ricevuto nel 1990.
Il documento, che possiede bruciature, è accusato di essere stato inviato da qualcuno della CIA per posta al cacciatore di UFO Timothi Cooper nel 1999, ma non fu mai confermata.
In una nota inviata con il documento, la persona ha detto di aver lavorato per la CIA tra il 1960 e il 1974, e di aver salvato il memorandum dal fuoco, quando l’agenzia stava bruciando alcuni dei file più sensibili.
Il memorandum, che non è datato, contiene un riferimento al nome ‘Lancer’ , che era il nome in codice dato al servizio segreto di JFK.
Nella prima pagina, il direttore della CIA ha scritto: ” Come forse saprete, Lancer ha fatto alcune domande sulle nostre attività e non possiamo permetterlo. Si prega di inviare il vostro punto di vista fino ad ottobre. La sua azione in questo caso è fondamentale per la continuità del gruppo “.
Robert Wood, un investigatore UFO, ha detto che ha testato il ruolo del memorandum, in base all’età di inchiostro, filigrane, tipi di carattere e di altre marche. Ha detto: ” Ho assunto una società legale di esaminare la vecchia vernice e altre cose, utilizzando le stesse tecniche che usa in un tribunale “.
Tuttavia, il sito che ha pubblicato la storia non ha specificato quali siano i risultati del test.
Sheenky Oo
00mercoledì 15 agosto 2012 11:06
E ZANFRETTA DISSE: NEGATIVO PER QUESTA DOMANDA, TIXEL"
ESAME CRITICO AL CASO ZANFRETTA

Articolo di Stefano Panizza
Fonte: falsimisteri.myblog.it/archive/2012/07/24/e-zanfretta-disse-negativo-per-questa-domanda-ti...

“Negativo per questa domanda, tixel”.
Fu la risposta che, in modo quasi ossessivo, dette Zanfretta nel corso della sua ultima ultima ipnosi regressiva. In pratica, l’entità che lo avrebbe posseduto, non volle rivelare i propri segreti ad un ipnotista …. troppo curioso.
La storia di Zanfretta è fin troppo nota per doverla ricordare nelle sue infinite sfaccettature. Limitiamoci a qualche cenno essenziale.
Ricordo che tutte le frasi virgolettate, se non diversamente indicato o palesemente estraneo, sono tratte dal libro di Rino Di Stefano citato in bibliografia. Si tratta dell'unico libro dedicato interamente alla vicenda (trattasi della prima di varie edizioni). Visto che il giornalista seguì in via esclusiva le sue varie vicissitudini, deve essere considerato un punto di riferimento imprescindibile per la cronaca degli avvenimenti. Ma, in quanto "cronaca", appunto, non può ritenersi esaustivo sull'argomento, ma solo un indispensabile punto di partenza.
A completamento della ricerca, mi sono recato personalmente in alcuni dei "luoghi zanfrettiani". Il viaggio è veramente impegnativo, con una serie interminabile di tornanti e saliscendi da affrontare.
Lo scopo era finalizzato sia a comprendere meglio alcune dinamiche ambientali, sia per "tastare il polso" alle persone del posto (che sono di una gentilezza straordinaria). E le considerazioni più significative che ne sono scaturite usciranno di volta in volta nel trattare i diversi aspetti della vicenda.



In sintesi, la guardia giurata Piero Fortunato Zanfretta, dipendente dell'Istituto di vigilanza privata “Val Bisagno”, venne ritrovata in stato di choc nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 dicembre 1978 nei pressi della villa «Casa Nostra» di Marzano di Torriglia, un piccolo centro dell’appennino genovese.
Questa casa, almeno ora, non è affatto isolata come si legge in giro, è solamente l'ultima che si incontra all'uscita del paese. Per raggiungerla, è, infatti, necessario attraversare il piccolo centro, passando per una stretta volta murata.
Poi, tramite un'angusta stradina che tende a salire, la si ritrova alla propria sinistra.





Poi, il paese finisce, e la strada si avvia verso la montagna.Zanfretta raccontò “ … di un essere mostruoso, spaventoso e molto alto … che non poteva essere meno di tre metri … “.
Era posizionato, avendo la casa di fronte, nell'angolo in alto a sinistra, cioè quello sud.



Una signora di Marzano mi ha spiegato che, in quei giorni, anche un'altra persona affermò di aver visto una specie di uomo gigantesco, ma di averlo confessato solo successivamente per paura del ridicolo.
Nel disegno che segue quanto avrebbe visto Zanfretta.



Costui, per fare chiarezza, chiese ed ottenne di essere sottoposto ad ipnosi regressiva, prima da parte del dottor Mario Moretti, poi anche da altri.
Si fece anche iniettare il cosiddetto “siero della verità”.
Venne, così, fuori che l'uomo avrebbe avuto vari “incontri ravvicinati” con presunti esseri alieni. E le varie sedute fornirono nel tempo dettagli sempre più impressionanti di questi episodi. Zanfretta descrisse gli alieni come esseri di pelle grigia e increspata, con grandi punte sulla testa e occhi triangolari gialli.

Proverrebbero, a suo dire, dalla terza galassia e si chiamerebbero Dargos.
Nel 1981 l’ultimo, presunto, rapimento.
In che termini, allora, si può definire il caso Zanfretta, prendendo la storia nella sua parte più genuina, e cioè quella di fine anni Settanta, inizio Ottanta? Analizzare il resto, infatti, fra scatole aliene e raggi verdi che gli farebbero da promemoria, sarebbe, sinceramente, imbarazzante.
Ad ogni modo, alcuni anni or sono, andai a visitare quello che mi venne indicato, da parte di una storica associata del CUN (Centro Ufologico Nazionale) ed amica di Zanfretta, come il luogo di incontro con la misteriosa scatola (per la precisione si troverebbe vicino alla pianta nella foto di seguito).



Riguardo all'intera vicenda, di prove oggettive ed incontestabili non ce ne sono. Questa è l’unica vera certezza. Purtroppo, come meglio vedrò di giustificare, credo che allora non sia stata fatta una seria indagine. Ciò ha compromesso definitivamente la possibilità di fare chiarezza sui fatti.
Lo stesso CISU (Centro Italiano Studi Ufologici), una delle maggiori associazioni italiane che si occupa di ufologia, si espresse a suo tempo nella sua rivista UFO (citata in bibliografia) in questi termini: "Una prima notazione è infatti sulla qualità dell'informazioni in nostro possesso, che spesso è molto scarsa o inficiata da un'impostazione sensazionalistica e poco scrupolosa, che non consente una comprensione chiara di quali fatti siano riportati fedelmente e quali deformati dalle idee e dalle aspettative di chi ha raccolto i dati".
E proseguì: "È quindi un peccato che all'epoca non sia stata svolta un'azione più approfondita ed organica per approfondire la conoscenza su questi due casi (n.d.r. i primi due presunti casi rapimento) che avrebbe permesso forse di scoprire la soluzione definitiva".
Nonostante questo, si possono fare, ora, diversi ragionamenti interessanti.
Innanzitutto, la stragrande maggioranza della storia esce dalle sedute di ipnosi. E l’ipnosi non da nessuna certezza che quanto raccontato sia oggettivamente reale.
Il rischio che il soggetto giochi di fantasia e che l’ipnotizzatore lo aiuti in questa elaborazione è, infatti, talmente alto che non si può prendere per certo quanto emerga. Vi siete mai chiesti come mai l’ipnosi non sia accettata nei tribunali e che, anzi, negli Stati Uniti chi ad essa è stato sottoposto non possa più testimoniare?
Nelle stesse ipnosi a Zanfretta, forse effettuate da troppi interlocutori, mi sembra che sia stata involontariamente forzata la mano al paziente. Nessuno discute della capacità professionali di chi le fece, però, vi sono, ad esempio, troppe domande di tipo "chiuso". Queste, di conseguenza, potrebbero aver indirizzato la mente di Zanfretta verso una strada di soggettività, anche se sicuramente non voluta.
Prendiamo qualche caso. Nella prima ipnosi il dottor Moretti, all'inizio della seduta, pronunciò la frase "Io vedo un cancelletto, un cancelletto bianco, mi sembra aperto, vero?". Oppure, in un'ipnosi successiva, gli rivolse la frase "E come parlavano con te?". Cioè fu l'ipnotista stesso a fornire al paziente un quadro, seppur parziale, della situazione. Oppure, in un altro esempio, a Zanfretta venne suggerito che Loro gli avessero parlato. Una domanda "aperta" avrebbe, invece, dovuto essere "Ti hanno parlato?".
Questo discorso delle domande "chiuse-aperte" credo sia molto importante. Sull'argomento il già citato CISU si esprime in questo modo nel volume "UFO e ufologia" alla sezione "Il racconto e i dati osservativi": "Mai rivolgere al testimone domande-guida (n.d.r. qui si sta riferendo ad un soggetto cosciente, cioè non ipnosi) quelle cioè in cui è implicita la risposta. Se si chiede subito se un corpo volante era a forma di disco o di sfera, la cosa più probabile è che il testimone cerchi di accontentare chi gli pone le domande adeguando di conseguenza tutto il suo racconto. Se ci dicono che l'Ufo era grigio piombo, non bisognerà chiedere (se) allora poteva essere fatto di metallo, perchè il testimone si è soltanto riferito al colore, non al materiale di cui forse quel corpo poteva consistere".
Nel caso del dottor Rolando Marchesan, poi, venne addirittura dato al metronotte un ordine ipnotico di comunicare a Loro che una delegazione di terrestri sarebbe stata era pronta ad incontrarli.
Inoltre, l'ipnosi venne permessa anche a persone non autorizzate, come all'ufologo Luciano Boccone o al giornalista Rino di Stefano.
Ripeto, lungi da me l'idea di dar lezioni a dei professionisti del settore che sicuramente avranno svolto al meglio il loro lavoro, però, credo sia legittimo porsi delle domande.
E le domande se le è poste anche Lucio Artori, visto quanto scritto in Ufo Notiziario n.68 (rivista a cura del CUN, Centro Ufologico Nazionale).
Si legge infatti che "nella prima seduta sono ravvisabili due leggerezze metodologiche che potrebbero avere influito sull'esito dell'operazione, distorcendo parte del vissuto rievocato da Zanfretta. La prima di esse riguarda la scelta dell'ambiente; per la seduta, infatti, fu scelto lo studio del medico, un ambiente sicuramente non familiare al metronotte (...) La seconda leggerezza metodologica riguarda l'eccessivo numero di persone presenti nella stanza in cui si svolse la prima seduta".
In pratica, il disagio conseguente, potrebbe aver inquinato i suoi ricordi.
Riferendosi all'atteggiamento del dottor Moretti scrive: "Egli commette un grave errore, un errore che non ci si aspetterebbe mai da un professionista. La domanda che egli rivolge a Zanfretta, infatti, è una domanda univoca, in cui è già contenuta implicitamente la risposta; ponendo una simile domanda ad un soggetto ipnotizzato, lo si induce a fornire la risposta suggerita dalla domanda stessa" (la domanda era se, assieme alla cefalea, avesse udito anche un fischio). Questo è solo uno dei vari esempi riportati nell'articolo (anch'io, nei miei, mi sono limitato ad uno stringato estratto).
Tutti coloro che hanno incontrato Fortunato Zanfretta lo giudicano in buona fede, in ogni caso le perizie psichiatriche alle quali fu stato sottoposto denunciano un soggetto suggestionabile e con scarsa capacità critica, emotivamente non equilibrato, e bisognoso di attrarre l'attenzione .
E considerando come l’inquinamento psicologico al quale fu sottoposto, da parte di psicologi, ufologi ed amici sia stato notevole, si può immaginare quanto la sua mente possa essere stata involontariamente condizionata (perché, mai dimenticarlo, il tutto viene filtrato proprio dalla mente).
La stessa figura dell’alieno ricorda in modo sospetto il film Il mostro della laguna nera.



Che lo abbia visto in gioventù e non se lo ricordi?
Così come è sospetto il nome Dargos usato da Zanfretta. Infatti proprio in quel periodo alla televisione nazionale venne trasmessa una fortunatissima serie di cartoni animati di fantascienza dal titolo Goldrake atlas ufo robot. Ricordo che non ne perdetti una puntata. Ebbene, il "cattivo" del programma si chiamava Hydargos.



Non fa pensare?
La storia di Zanfretta presenta, comunque, anche elementi oggettivi che richiedono un’interpretazione.
Prendiamo gli avvistamenti delle luci che a Torriglia molti, a quel tempo, dichiararono di vedere, compreso anche un brigadiere della finanza. Non mi risulta, però, che ce ne siano mai stati direttamente da parte dei carabinieri nè che esistano prove fotografiche.
Il fatto è che siamo nella cosiddetta “ondata ufo” degli anni 1977-1980. Ciò significa che in tutto il Paese la gente giurava di vedere strani oggetti luminosi volare sulle proprie teste. Ma quanto successe a Zanfretta risultò un unicum in quel periodo. Quindi la correlazione fra i due avvenimenti mi sembra alquanto azzardata.
In ogni caso, di quanto raccontato dai torrigliesi, non rimane che la sola testimonianza. In quanto tale, c’è poco da aggiungere perché le variabili che la possono influenzare sono pressoché infinite (buonafede o meno, capacità interpretativa, suggestionabilità, senza dimenticare le invenzioni giornalistiche etc).
Lo stesso dicasi per le dichiarazioni da parte dei colleghi di Zanfretta. Si racconta che, in una occasione, spararono diversi colpi di pistola a due fari luminosi proiettati da dentro una nube.
Fa, poi, pensare la frase che ho trovato in nazioneoscura.wordpress.com/2012/07/14/zanfretta-labduction-di-... (fa riferimento alle 52 persone che confermarono al comandante Nucchi della stazione dei carabinieri di Torriglia di aver visto, la notte del primo rapimento di Zanfretta, un grosso oggetto luminoso su Marzano): "Io conosco molta gente di Torriglia e non ho mai conosciuto uno di questi 52. Probabilmente dissero qualcosa, per poi capire di essere sotto l'effetto della sugestione e nascondere le proprie dichiarazioni".
Sempre in tema di avvistamenti, la ragazza del Punto Informazioni di Torriglia, mi ha spiegato, al contrario, che molta gente, allora, vide "qualcosa" di strano. "E cioè le classiche luci?", ho chiesto. "No, oggetti che sembravano solidi. E a breve arriverà una troupe di Sky per far finalmente parlare i testimoni dopo tanti anni".
Gli ha fatto eco una signora in un bar, confermando quanto, affermando che "è tutto vero, sennò perchè Zanfretta sarebbe andato addiruttura negli Stati Uniti?".
In questi casi, ripeto, è d’obbligo sospendere il giudizio perché non è possibile nessun tipo di verifica.
In altri, invece, i ragionamenti possono diventare più probanti.
Prendiamo le orme gigantesche ritrovate sul posto.



I carabinieri, nel loro rapprto, parlarono di "n.2 impronte di scarpa con tacco della lunghezza di 45-50 centimetri, con suola concava", ritrovate nella ripida strada che da Scoffera porta verso il piccolo centro di Rossi.
Di Stefano, invece, scrisse che "risultavano essere lunghe oltre 50 centimetri". Diciamo che, in sostanza, erano più lunghe del normale.
A proposito di Scoffera, un particolare curioso. Entrando in paese dal lato nord est, cioè in direzione Torriglia, si legge che è nel comune di Torriglia.
Al contrario, accedendo dal lato sud est, vi è scritto che è nel comune di Davagna.
Ora, nel sito italia.indettaglio.it/ita/liguria/torriglia.html viene citato sia nel comune di Torriglia che in quello di Davagna. Forse il paese è diviso amministrativamente diviso in due? Ad ogni modo non è difficile incontrare le pecore fra le abitazioni.
Tornando alle impronte, mi chiedo se sia possibile che un essere animalesco, e con un conformazione del piede/zampa non certo umana, possa lasciare un’impronta appunto … umana (seppur grande). Non potrebbe essersi trattato, più semplicemente, di un affossamento del terreno con quella forma curiosa? In fondo, se riflettiamo, la stessa variabilità delle misure indicano che le impronte non fossero poi così ben definite.
Anche osservando la fotografia (che, son d'accordo, non potrà mai essere paragonabile ad una visione diretta), quello che si nota è il bordo esterno del presunto tacco ed una linea che attraversa la suola nel punto in cui questo si congiungerebbe con la parte mediana e puntale della scarpa. Oltre faccio fatica ad andare, senza considerare che la linea mediana sembra proseguire oltre la scarpa medesima (il tratto è interrotto dalla scarpa di un carabiniere).
Ci sono, inoltre, due particolari che possono aver influito notevolmente sulla forma e dimensioni delle impronte: la pioggia e il freddo intenso ("pioveva a dirotto, il termometro segnava quasi zero gradi").
Consideriamo, innanzitutto, che vennero viste inizialmente di notte e sotto la pioggia, quindi in condizioni di non facile valutazione. Poi, si fotografarono il giorno seguente in termini ambientali decisamente migliori. Il punto è che la pioggia, allagandone l'incavo, potrebbe averne alterato la forma. E non ci sarebbe da sorprendersi se il freddo intenso avesse creato un leggero strato di ghiaccio.
Se così fosse, la fase di congelamento-scioglimento avrebbe sicuramente aumentato le dimensioni delle tracce. Basti pensare ad una bottiglia d'acqua messa in freezer: si rompe, perchè il ghiaccio fa aumentare il volume dell'acqua.
Poi, mi chiedo, come mai solo due impronte? Se così fosse, il presunto essere non si sarebbe neppure mosso. Il che apparirebbe un po' strano.
Credo, comunque, di essere risalito al punto esatto in cui le impronte vennero ritrovate.







Non ne sono sicuro al cento per cento, in quanto la ricostruzione è partita da una fotografia dell'epoca, e in trent'anni le cose posso un po' cambiare. In ogni caso, il posto, se non il medesimo, è molto simile a quello originario.
Veniamo, ora, alla cosiddetta traccia a ferro di cavallo, ritrovata nei pressi della villa (alla fine ne furono ritrovare due, qui analizzo quella di cui forse si è parlato maggiormente, profonda tre cm, larga quindici e dal diametro di tre metri).
Il prato appartiene, almeno ora, ad una proprietà diversa rispetto a quella della villa "zanfrettiana". Questa è visibile sullo sfondo, con l'angolo di sinistra (coperto da una pianta) testimone della presenza del Dargos.



L'immagine originale dell'impronta è consultabile in www.rinodistefano.com/it/articoli/zanfretta.php.
Il brigadiere Antonio Nucchi, comandante della stazione, a proposito, invece, dell'altra impronta, comunque poco visibile, dichiarò "Pareva che qualche oggetto di quella forma, piuttosto pesante, fosse stato appoggiato sull'erba. La vegetazione, infatti, appariva piuttosto schiacciata ... Ci sono troppi indizi che confermano l'ipotesi di un Ufo".
Senza nulla togliere alle capacità investigative del comandante, mi sorge spontanea una domanda: essendo l'Ufo, per definizione, un qualcosa che non si sa cosa sia, è legittimo coinvolgerlo nella legge causa-effetto? Non sapendo nulla di esso, come si può ipotizzare i suoi effetti?
In ogni caso, analizzare il problema significa dover rispondere a due domande: cosa abbia provocato la traccia più definita e fotografata e come mai non ce ne siano altre oltre a questa.
L'ipotesi "mezzo agricolo" credo la si possa scartare, in quanto, da un'indagine che ho fatto, non sembra essercene uno in grado di provocare una tale figura.
Idem per l'idea "elicottero", perchè non esistono pattini a ferro di cavallo.
Più interessante mi sembra l'ipotesi "veicolo a due ruote".
Non potrebbe, infatti, essere stata la traccia lasciata da una vespa o motorino? Ho fatto una piccola ricerca, ed ho scoperto che i "15 cm" sono proprio la larghezza della gomma di alcuni moderni scooter, come la Pirelli Diablo Scooter 150/70 R14 66S.
Se le Vespe del tempo avevo gomme con misure inferiori, come la Primavera (8 cm) e il PX (9 cm), non si può dire per le moto di cilindrata superiore.
Come giustificare, però, il fatto che l'impronta non proseguisse fino all'uscita del campo? Una eventuale moto non poteva certo aver volato per andare nel mezzo dello spiazzo.
Per rispondere a questa domanda sarebbe stato importante aver analizzato il terreno. Perchè le caratteristiche di una traccia sono legate alla sua tipologia (calcareo, argilloso etc), all'acqua di cui si impregna (in zona "la neve era accumulata ai bordi") e alla pesantezza dell'oggetto che vi si appoggerebbe. Nello specifico, il terreno potrebbe aver avuto una distribuzione di minerali non omogena, ma, soprattutto, per la presenza di un leggero avvallamento, aver "bevuto" più acqua ed essere quindi meno compatto rispetto ad altre zone.
Ho voluto fare una prova. Abitando in campagna, sono circondato da campi coltivati o di semplice erba.
Visto che sono percorsi da mezzi agricoli, desideravo capire se potessero esistere tracce non continue del loro passaggio. In pratica, lo scopo era trovare segni isolati dei loro spostamenti, quindi non i classici binari di entrata e uscita dalla strada che costeggia l'appezzamento di terreno.





Ebbene, come immaginavo e come si può vedere, li ho trovate, e velocemente. Da un binario di semplice erba schiacciata si passa a veri e propri solchi che vanno in profondità. Il che dimostra che avere tracce isolate è tutt'altro che strano.
Ritornando a Marzano e osservando il campo dal vivo, ho notato una chiazza brunastra tra lo spigolo nord della casa a cui appartiene e il lato est di "quella" di Zanfretta. E, al di sopra di questo segno, zone di verde dall'apparenza diversa.



In altre parole, il campo, al di là delle cause, non sembra presentarsi, almeno ora, in modo omogeneo, e neppure perfettamente livellato (purtroppo la foto non rende bene quest'ultimo particolare).



Ritornando ai tempi andati, mi chiedo, poi, se furono interrogati i proprietari del terreno per sapere se avessero fatto precedentemente un qualche lavoro agricolo o già notato quella traccia. Oppure se si cercò di capire quanto fosse recente. Insomma, mi chiedo, se venne fatta una qualche indagine per andare oltre la semplice apparanza?
Purtroppo non mi risulta.
Ma, forse, le cose stanno in termini molto più semplice, almeno a giudicare da quanto mi hanno confessato due persone di Marzano.
Ho avuto la fortuna di incontrare una signora anziana che vide personalmente quella traccia a ferro di cavallo. Vediamo ricostruito il botta e risposta tra lei e me.
"Secondo lei, cosa può essersi posato sopra?".
"Perchè mi dice posato?".
"Beh ... il segno era profondo tre centimetri ..."
"E questo chi glielo ha detto?".
"L'ho letto ...".
"Guardi, non è assolutamente vero. L'ho vista con i miei occhi. L'erba era appena calpestata, aveva solo di particolare un colorito diverso dal resto, come se fosse stata colpita da un qualche fungo".
Che valore dare a questa testimonianza?
Ugualmente interessante ho trovato le dichiarazioni di una giovane signora.
"Lo so io che cosa provocò quella traccia!".
"E come fa, visto che al tempo doveva essere stata una bambina?".
"Me lo raccontava sempre mio padre ... e rideva di tutte quelle storie di alieni e dischi volanti ..."
"E quindi?".
"Cavalli, quei segni li lasciano i cavalli con il loro scalpiccio".
"E suo padre come faceva ad esserne così sicuro?".
"Perchè li allevava".
Affermazioni che, in ogni caso, trovo significative.
Ma la traccia era, poi, davvero a ferro di cavallo?
Perchè non tutti sono d'accordo.
Ad esempio, Ade Capone, nel libro citato in bibliografia, ha scritto recentemente di "... un grande segno circolare, come nella migliore tradizione dei dischi volanti". In realtà, almeno qui, misteri non ce ne sono. Basta osservare l’immagine per rendersi conto che le cose non stanno affatto così.
A sua discolpa, la confusione generata dal fatto che nel libro di Di Stefano si parli di "segno semicircolare" mentre nel suo sito web di "due impronte a forma di ferro di cavallo".
Altro presunto fatto strano, la velocità “impossibile” con la quale l’automobile di Zanfretta avrebbe percorso un tortuoso sentiero di montagna. "Secondo successive ricostruzioni dei fatti, nel momento in cui stava dando l'allarme, Zanfretta si trovava all' interno della galleria della Scoffera".
Il metronotte avrebbe, anche, fatto accenno ad un cartello con scritto "Rossi".
Il problema è: come è stata calcolata la velocità del metronotte? In base alle sue indicazioni via radio, presumo, che avrebbero permesso di identificare gli elementi topografici citati. Ma quanto dichiara un soggetto in uno stato mentale alterato può essere attendibile?
L'utilizzo delle onde radio di una trasmittente sarebbe, invece, stato più efficace? In effetti una di queste venne successivamente nascosta nella parte posteriore dell'automobile, ma servi solo per localizzarlo approssimativamente. Perchè, dunque, non è attendibile tale sistema per individuare con precisione la posizione di un soggetto? Ricordo che siamo alla fine degli anni Settanta e non parliamo di "satellitari", nè siamo in ambito militare. Un semplice emettitore di segnale non può fornire indicazioni precise, considerando che la zona è montagnosa e piena di curve. Si legge, infatti, "il segnale cominciava a farsi sentire e andava aumentando di volume man mano che la radiomobile si avvicinva alla 127 ...".
Passando ad un'altra presunta anomalia, il fatto che dei morsetti posti alle ruote della sua auto, in una occasione, fossero saltati, non prova nulla.
Perchè non è necessariamente un segnale che sia stata portata in aria, come invece suggerito. E, poi, può un solo esperimento essere significativo? Direi di no.
Al proposito si scrisse: "Un aspetto dei racconti di Zanfretta che aveva suscitato molte perplessità era il sollevarsi dei mezzi su cui si trovava quando gli extraterrestri lo attiravano nell'astronave. Dal momento che in un caso del genere le ruote, non più posate per terra, convergono verso l'interno, il (nd.r. tecnico) Buonamici fissò tra la carrozzeria e gli assi dei mozzi-ruota dei cavetti d'acciaio a rottura prefissata".
Una prova di sollevamento confermò la loro rottura. E quando la macchina di Zanfretta venne controllata dopo la sua esperienza si vide che "i fili d'acciaio collegati ai mozzi ruota erano tutti spezzati".
Deciso a far chiarezza su questo punto, mi sono recato da un amico meccanico. Essendo prossimo alla pensione, si potrebbe dire "una vita fra i motori". A suo modo di vedere, l'esperimento è consistito nell'inserire dei cavetti negli ammortizzatori.
In pratica, la molla dell'ammortizzatore, alzandosi, avrebbe spezzato i cavetti infilati fra le sue maglie. Il fatto, poi, che le ruote convergano non centra nulla, perchè questo movimento non agisce in modo significativo sugli ammortizzatori stessi.
Ma quando si alza questa molla?
Sicuramente quando l'auto viene sollevata.
Ma solo in questo caso?
Assolutamente no.
Perchè la sua funzione è quella di andare costantemente su e giù per togliere rigidità alla vettura nel proprio incedere.
Quindi, l'esperimento avrebbe dovuto stabilire a monte quanta l'elasticità, che ripeto è sempre presente, fosse stata, diciamo, normale e quanto invece no. Cioè, in pratica, se l'allungamento della molla è "tot" significa che è dovuto alla semplice conduzione dell'automobile, oltre a quanto, significa che le cause sono diverse.
Ma come si fa a calcolare questo limite?
Ed è qua che iniziano i problemi, anzi direi dei grossi problemi.
Perchè questo è fortemente legato a tre fattori: la tipologia del fondo stradale, la velocità di guida e lo sviluppo del percorso.
In pratica, guidare su una strada sconnessa, a forte velocità ed affrontare molte curve, significa far lavorare tantissimo gli ammortizzatori (che vanno su e giù quando l'auto si piega di lato per una curva o davanti per una frenata o viene sballottata dal fondo dismesso).
Ora, come è la strada percorsa da Zanfretta (stiamo parlando della solita strada per Rossi)?
Di Stefano, che rifece la strada per rendersi conto delle sue condizioni, scrisse che "le curve erano strettissime", mentre, in altra sede, che l'asfalto non era sconnesso.
Zanfretta, sotto ipnosi, dichiarò "E io accelero ... belàn che frenata!". Prendendo con il necessario beneficio del dubbio le affermazioni del metronotte, rimane il fatto incontestabile che siamo in montagna, vi sono tante curve e le frenate sono inevitabili.
Ho percorso con la mia auto quella strada e posso assicurare che è "allucinante", la strada è stretta ed è un susseguirsi initterrotto di curve, spesso a gomito.







Cioè vi sono due delle tre condizioni affinchè gli ammortizzatori lavorino al massimo.
Quindi, siamo ancora così sicuri che la colpa della rottura dei ganci sia da imputare unicamente ad un eventuale sollevamento dell'auto?
Sarebbe stato interessante ripetere l'esperimento dei ganci su un medesimo veicolo, sulla medesima strada e guidato da una persona diversa da Zanfretta.
Come mai non è stato fatto?
Per questo all'inizio dell'articolo parlavo di "occasione persa", perchè sarebbe bastato fare questo semplice esperimento per togliere, nello specifico, molti dubbi (e non fu la sola "occasione persa").
Vi è poi il mistero del Monte Fasce (l'idea originaria era di visitare anche quello e la via che porta verso Genova, ma, le decine di chilometri di tornanti che avrei dovuto aggiungere ai tanti già fatti, sono stati più che scoraggianti).
Veniamo ai fatti.
In pratica Zanfretta, in giro d'ispezione con una Vespa "tra i quartieri di Quarto , Sturla, Quinto e Nervi" posti nella parte est della città, ad un certo punto, sparì (esattamente "qualche minuto dopo la mezzanotte").
Visto che era in costante contatto radio, immediatamente scattò l'allarme e tutte le strade che portano alle alture vennero accuratamente controllate. La motocicletta fu ritrovata "soltanto oltre due ore dopo" in cima al Monte Fasce (832 slm) e con "il motore freddo, non più tardi di 10 minuti dopo, al massimo un quarto d'ora, che lui era arrivato ", quest'ultima affermazione da parte del tecnico Giuliano Buonamici.
Zanfretta, invece, due km più lontano verso la località di Uscio.
Come può essere sfuggito ai controlli, considerando che, a quanto si legge, esiste una sola strada, Via Apparizione, che porta su quel monte e, quindi, messa sotto controllo (ma anche altre strade furono pattugliate)?
In più, come mai il motore venne trovato freddo, nonostante fossimo in piena estate e la salita è piuttosto impegnativa?
La spiegazione più semplice, ancorchè indimostrabile, è che il "blocco" in Via Apparizione venne messo quando Zanfretta era ormai passato e che la zona da controllare in modo mobile fosse troppo vasta.
Poi, osservando i percorsi stradali, mi vengono dei dubbi.
Di "Via Apparizione" ce ne sono due, oltre alle "Salita Poggio di Apparizione" e "Via Canneto di Apparizione".
Una collega Via Posalunga e Via Tanini, e direi che non c'entra.
L'altra, invece, Via Visconte Maggiolo a Via Monte Fasce. Ed è quella che fa al nostro caso (sembra stretta come si legge nelle cronache del tempo).
Il problema è che, in realtà, alla strada Via Monte Fasce (in giallo nell'immagine più sotto), la cosiddetta SP67 e che è quella che porta in cima, ci si può accedere, oltre che da Via Apparizione, anche da altre due vie. Dipende da quale parte di Genova si provenga. Ora, Zanfretta stava controllando una zona piuttosto ampia, e cioè i quartieri di Quarto, Sturla, Quinto e Nervi, che occupa diversi km quadrati. Come si fa, dunque, a capire da quale parte abbia imboccato la via per il monte, che esiste dalla fine degli anni Sessanta, una volta arrivato in zona? Potrebbe, ad esempio, aver scelto Salita Carrupola, che è una parallela di Via Apparizione, o più a sinistra Salita Staiato.



Curioso è anche il discorso del motore caldo, riguardo al quale si possono fare alcuni interessanti ragionamenti.
Ad oltre 800 metri di quota, dopo la mezzanotte, si possano avere, anche in luglio, temperature di 17-18 gradi.
Difficile calcolare la strada percorsa dalla Vespa, non conoscendo l'esatto punto di partenza e di arrivo, ma, guardando la cartina della città, credo si possano ipotizzare un 10-12 km (in ogni caso qualche km avanti e indietro non fa cambiare il significato del ragionamento). Anche la velocità della motoretta potrebbe essere valutata in 40-50 km/h, considerando che la strada è in salita e piena di curve. Di conseguenza il tempo impiegato per salire si aggirerebbe sui 15-20 min.
Di Stefano scrive, come visto, che la Vespa venne ritrovata "soltanto oltre due ore dopo", Buonamici, invece, "10 minuti dopo, al massimo un quarto d'ora che lui (nd.r. Zanfretta) era arrivato".
Come interpretare quanto?
Buonamici è arrivato prima degli altri, cioè ben prima delle due ore, visto che Zanfretta non può averci messo più di 15-20 minuti?
Oppure che Zanfretta ha impiegato molto più tempo del previsto e quando sono arrivati i suoi colleghi, cioè dopo oltre due ore, era solo 10 minuti che era arrivato?
Oppure c'è una discrepanza nelle due versioni?
Magari la verità sta in un'ipotesi mista, e cioè che "Zanfretta era arrivato dopo pochi minuti, i suoi colleghi dopo 2 ore e il motore della Vespa era freddo"?
Se le ricerche iniziarono subito dopo che l'operatore radio capì che c'era qualcosa che non andava nelle parole di Zanfretta, togliendo il tempo percorso dalla Vespa per salire sul Monte Fasce, si può ipotizzare, allora, che il suo motore sia rimasto spento dall'una e mezza alle due ore.
Il motore non potrebbe essersi raffreddato nel frattempo e che quindi fosse normale trovarlo freddo?
Ho posto la domanda ad alcuni conoscenti che possiedono una Vespa degli anni Ottanta.
Tenendo conto delle informazioni presunte che ho loro fornito (distanza percorsa, tipologia di tragitto, velocità, condizioni climatiche) mi han spiegato, senza eccezione di sorta, che il motore di una Vespa, grazie anche ad un raffreddamento forzato ad aria dovuto ad una ventola, perde calore in meno di un'ora.
Quindi, ritrovarlo privo di calore dopo oltre due ore è assolutamente normale.
Io credo che, in ogni caso, prima di avventurarci nello spiegare tutte le possibili ipotesi, sarebbe importante conoscere quale siano i dati certi su cui ragionare.
E poi, in base a questi, fare una simulazione per rivivere i fatti vissuti da Zanfretta e vedere quali risultati escano.
Non credo, però, che quanto sia stato fatto.
E, rimanendo in tema, altrettanto interessante mi sembra il discorso temperatura applicato ad un'altra situazione.
L’interno dell'auto del metronotte registrò una temperatura di 43° (vi sono precise testimonianze sulle quali non è lecito dubitare). Lo stesso Zanfretta venne più volte trovato “caldo” in pieno inverno.
Nel secondo caso uno stato di grande stress (indipendentemente dal fatto che la causa sia reale o meno) può produrre febbre alta (ed in alcune fonti si scrive che Zanfretta avesse davvero la febbre in quelle occasioni). Ciò può far apparire caldo il corpo. Ricordo, comunque, che la stessa attestazione di calore è soggettiva. Naturalmente si tratta di semplici, ma doverose ipotesi. Nel primo, invece, non ci sarebbe (apparentemente) spiegazione attendibile.
In realtà la faccenda potrebbe essere più complicata di quanto sembri.
Pur non contestando la veridicità delle testimonianze, mi sono sempre chiesto come mai manchi almeno una fotografia che attesti un fatto così clamoroso (mentre esiste per i cavetti). Potrebbe, trattarsi, naturalmente di una semplice dimenticanza.
Non sono, poi, riuscito a comprendere esattamente il funzionamento dello strumento di registrazione. Si legge, infatti, di " ... un termometro a memoria che registrava la temperatura massima a cui era sottoposto".
Sembra, quindi, che vi si potesse leggere un solo dato, cioè quello con il valore maggiore.
Da indagini che ho fatto, oggigiorno almeno, esistono essenzialmente due tipi di apparecchi. Quelli che registrano la temperatura corrente ed hanno memoria di quella minima e massima, ma senza un'indicazione temporale. Oppure altri in cui è possibile impostare il tempo di lettura e, di conseguenza, si ha un abbinamento di orario-temperatura, ma si perde quanto succede fra gli intervalli di tempo.
Entrambi i tipi, però, non sembrano corrispondere al modello usato per Zanfretta, limitato ad un solo dato, la temperatura massima e senza nessuna inducazione cronologica.
Naturalmente è possibile che esistono altri tipi di modelli, ma, in fondo, il problema non è questo, ma come funzionava il tipo usato per il metronotte.
Allora, se l'ipotesi formulata è corretta, come sembra dal testo e considerando che alla fine degli anni Settanta la tecnologia era molto inferiore a quella odierna, si può essere sicuri che il dato registrato coincida temporalmente con l’avvenimento dichiarato da Zanfretta?
Ricordo, infatti, che il controllo dell'apparecchio avvenne alcune ore dopo i fatti terminati alle ore 3, e cioè alla mattina successiva, ed il libro di Di Stefano non cita orari di lettura.
Ed in quelle ore, il termometro è rimasto incustodito?
Purtroppo qualcuno avrebbe potuto sfruttare la storia per fini commerciali. Magari per un film (non quello poi realizzato in dialetto genovese).
Nella storia c'è, poi, un particolare che non mi quadra.
Si legge, infatti, ed in riferimento a quando il metronotte venne ritrovato, che "Zanfretta giaceva seduto e ormai mezzo assiderato". Questo dopo che i soccorsi erano giunti velocemente "da non più di un quarto d'ora dopo Zanfretta, per cui non poteva esserci un grosso vantaggio da parte sua".
Quindi, come ha fatto la guardia giurata ad essere mezza congelata solo dopo pochi minuti aver ricevuto una "scaldata" di 43° all'interno della sua auto? Che Loro se la siano presi con questa solo dopo che Zanfretta era sceso? Se così fosse, il fatto sarebbe dovuto, allora, accadere a ridosso dell'arrivo delle persone accorse, che però non notarono nulla di strano.
Peccato non aver controllato immediatamente l'auto.
Purtroppo un'altra occasione persa.
Trovo, poi, significative le dichiarazioni che fece a suo tempo Luigi Cereda, titolare della licenza d'esercizio dell’istituto di vigilanza Val Bisagno, cioè il n°1 dell’azienda.
Naturalmente le dichiarazioni "pro" mistero furono tante, ma sostanzialmente non aggiungono nulla ai fatti riportati. Quindi, mi è sembrato interessante riportare una voce "fuori dal coro".
Egli seguì il metronotte nel suo ultimo appuntamento (siamo negli anni Ottanta). Disse “Non successe nulla … non c’erano segni di surriscaldamento del veicolo … era tutto in termini assolutamente normali … Zanfretta, invece, denunciava sintomi di non completa presenza … accusava forti dolori alla testa”.
Sarà stato solamente sfortunato?
Perchè questa dichiarazione evidenzia un particolare curioso che si coglie leggendo tutta la casistica: nei casi in cui Zanfretta e la sua auto vennnero ritrovate "calde" sul posto, cioè a fatto appena accaduto, erano presenti unicamente i suoi colleghi. Similmente per gli "spari nella nuvola" e la "vespa bollente" del Monte Fasce. Nei casi in cui, al contrario, c'erano il giornalista Di Stefano, il capo della "Val Bisagno" e le forze dell'ordine, non successe nulla.
Come interpretare questo fatto?
A proposito di dichiarazioni conflittuali, Zanfretta riferì, in riferimento alla villa “Casa Nostra”, di aver trovato il cancello aperto e la porta spalancata.
Al contrario quando arrivarono i colleghi in suo aiuto, trovarono il cancello e la porta chiusi. Non credo che si possa pensare che Loro, prima di andarsene, siano stati così cortesi da chiudere la porta.
A dire il vero alla pagina misterobufo.corriere.it/2011/05/24/ufo_xifiles_ovni_incontri_ravvicinati_et_alieni_ab... il curatore Flavio Vanetti scrive: "L’ingresso, oggi con una porta a vetrata, era stato completamente divelto".
E quindi?
E prosegue: "L’orto e il giardino (una parte adesso è stata modificata, con la creazione di alcuni terrapieni) erano devastati, come se fosse passato un tornado (esistono foto e documenti agli atti). E pur essendo praticamente inverno, c’erano ampie zone di erba bruciata. (...) Su tutte (n.d.r. le bruciature) ne spiccava una a ferro di cavallo e dal diametro di almeno una dozzina di metri". Sinceramente non so quale possa essere la fonte di queste informazioni nè dove rintracciare le fotografie citate.
Altro presunto fatto misterioso, l’anticipazione di Zanfretta che Essi avessero appena fatto un po’ di “casino” in Spagna. Fatto riportato il giorno seguente da diversi quotidiani.



Il problema, però, sta in questi termini: quanti avvenimenti ufologici ci furono in quel periodo? Tantissimi, ricordo ancora che eravamo nel grande flap di fine anni Settanta.
In Australia, infatti, il pilota Valentich scomparve mentre inseguiva un ufo, così come tante furono le segnalazioni in tutto il resto del mondo, dagli Stati Uniti ai Paesi Arabi (e nel 1977 uscì il film Incontri ravvicinati del terzo tipo …).
Basta, allora, scegliere la notizia ad hoc ed il gioco è fatto. Se Zanfretta avesse detto “Francia”, anziché "Spagna", ci sarebbe stato un avvistamento che avrebbe calzato ugualmente a pennello. Perchè non tutto quello che succede può essere riportato dai giornali, per ovvi motivi di spazio. In quegli anni furono migliaia le segnalazioni raccolte dagli ufologici, ma non altrettante quelle riportate dai giornali. Questi fanno delle scelte, seguendo determinate logiche.
E, poi, bisogna sempre porsi la domanda giusta: quante volte Zanfretta ha fatto previsioni e non ci ha “beccato”? Da quando, poi, è uscita la storia della scatola extraterrestre che va periodicamente ad azionare, mi sembra che la “cilecca” sia regola (vado a memoria, il 2010 doveva essere, a suo dire, l’anno del “contatto” o quasi).
Parliamo, ora, dei capelli bianchi, divenuti tali nel giro di pochi mesi. Se da una parte possono essere causati da un forte stress (le cui cause sono infinite, non necessariamente “aliene”, come ad esempio relazioni famigliari tormentate), dall’altra il motivo può essere dovuto a malattie, come l'anemia perniciosa e i disturbi alla tiroide. Sarebbe stato interessante conoscere se nella sua famiglia questo “inbianchimento” precoce fosse già stato presente. Ma, poi, è vera questa storia che circola sui “capelli bianchi”? Ho provato a far passare le varie foto che riprendono Zanfretta in tutte le “salse”, ma i capelli sono sempre inesorabilmente neri.
I colleghi hanno, poi, dichiarato che, in fase di inseguimento del metronotte, si spensero le luci ed il motore della loro auto. Sarebbe interessante porre la domanda in questi termini: quante altre volte si spensero senza inseguire Zanfretta? Perché la mente ha la tendenza a fare una selezione della memoria. Proviamo a riflettere sulla storia “penso una persona, suona il telefono”. Nessuno si chiede mai quante volte si sia pensato a determinate persone ed il telefono sia rimasto muto.
Si legge, inoltre, che il metronotte parlò in ipnosi con una lingua sconosciuta. Ma se è sconosciuta come si fa a capire che è una lingua strutturata e non un’insieme di involontarie farneticazioni? Inoltre la trascrizione venne fatta da Di Stefano sulla base di quanto udibile dal nastro registrato. Ciò pone due problemi: la corretta interpretazione della mente (pur nel massimo della buona fede) filtrata da quanto proveniente da un organo di senso, l'udito, e la qualità della registrazione effettuata su un registratore analogico, quindi con nastro magnetico. Giustamente il già citato Artori si chiede come mai a volte quanto venga udito come "c" venga scritto come "K", o sia inserito il termine "the" all'inglese. Ed in riferimento al linguaggio scrive di "un lessico estremamente ridotto" che certamente fa a pugni con il concetto che noi abbiamo di una civiltà evoluta.
C’è anche la storia dell’urina scura, espulsa alla fine di ogni rapimento. Se è vero che le cause possono essere diverse (come ad esempio un intenso sforzo muscolare), è sospetto il fatto che non l’abbia mai fatta analizzare, nonostante gli fosse stato espressamente suggerito. Per la cronaca non gli furono rioscontrate patologie tali da esserne la causa.
Poc’anzi si parlava della buona fede di Zanfretta. Lo conobbi diversi anni fa durante un convegno a Seregno al quale eravamo stati entrambi invitati.



I pochi minuti del colloquio mi convinsero di avere di fronte una persona sincera. Seppi, successivamente, che nell'istituto religioso, dove credo ancora lavori, si distinse per un atto di encomiabile coraggio salvando un gruppo di anziani da un incendio che li era scoppiato.
Il fatto, però, di non aver portato uno straccio di prova nonostante i ripetuti contatti con i suoi presunti rapitori, non depone sicuramente in questo senso. La stessa vicenda giudiziaria in cui venne coinvolto non può che gettare ombre sulla sua figura. Sotto un estratto della notizia apparsa sui quotidiani del tempo.


(13.10.1993) LaStampa - numero 279
Il metronotte che ha visto i marziani è accusato di aver rubato alla Coop
Fortunato Zanfretta, il metronotte che nel 1978 disse di avere avuto ben tre incontri ravvicinati del «terzo tipo» con i marziani, ora è finito nei guai con la giustizia. E' indagato di peculato perché si sarebbe impossessato, nel maggio scorso, di tre milioni presi dalla cassa continua della Coop di Sestri Ponente dove aveva prelevato l'incasso della giornata assieme a due suoi colleghi. Ieri pomeriggio il metronotte, difeso dall'avvocato Paolo Scovazzi, è stato interrogato dal sostituto procuratore della Repubblica Francesca Nanni che sta conducendo l'inchiesta sugli ammanchi. Era stata la stessa società di vigilanza «Valbisagno» da cui dipende Zanfretta a denunciare la vicenda. Il magistrato sta indagando su altri ammanchi, per un centinaio di milioni che si erano verificati nell'anno precedente al maggio scorso sempre dalle casse continue dei supermercati.
Non fu in grado di discolparsi e perse la licenza di guardia giurata. Comunque si è sempre dichiarato estraneo alla vicenda.
E a proposito di “ombre”, va ricordata quella che ha recentemente interessato il dottor Mario Moretti, accusato di aver avuto come socio una persona priva della laurea specifica per esercitare la professione medica.



Si scrive, spesso, che Zanfretta non ha guadagnato nulla da quanto è successo e che, anzi, come conseguenza, abbia perso il lavoro e rovinato la famiglia. In realtà il lavoro non lo ha mai perso, nel senso che disoccupato non lo è mai stato (era finito, poi, con il ritornare alla “Val Bisagno”). Sul discorso “famiglia rovinata” come si fa ad essere sicuri che la causa sia l’affaire alieno oppure non la si debba cercare nelle normali dinamiche di coppia? Sul fatto che non ci abbia lucrato sopra ne sono convinto, ma non tutto quello che uno fa trova nel denaro la propria molla. A volte è il piacere di essere al centro dell’attenzione, di essere continuamente cercato. È un modo anche per migliorare la propria autostima. Questo, naturalmente, non significa che Zanfretta abbia imbrogliato, ma solamente che non si possono usare determinati ragionamenti per dimostrare che non lo abbia fatto.
Quindi, che conclusioni tirare?
Prima di quanto, invito a considerare due particolari che trovo particolarmente significativi e che invece sono stati sostanzialmente trascurati da chi si è occupato della vicenda.
Io credo che le uniche vere ed incontrovertibili dichiarazioni di Zanfretta siano quelle che precedettero il tutto, e cioè che si riferiscono all’approccio ed ingresso nell’abitazione “Casa Nostra”. Quindi prima dell’incontro con gli Esseri. Perché, da li in poi, più o meno involontariamente, ci sono state tutta una serie di interferenze che ne hanno annacquato l’attendibilità.
Ad esempio, la sera stessa e subito dopo l'incontro con il mostro, dichiarò, non in ipnosi, di aver notato un velivolo triangolare molto appiattito, addirittura più grande della stessa villa. Ma, al contempo, che la luce era talmente accecante da doversi riparare gli occhi con il braccio. Ora, come fece a descrivere così bene l'oggetto se la vista era offuscata dal bagliore che emanava?
Perchè, in fondo, si dimentica come funzioni la memoria. Un ricordo non è una fotografia conservata in un cassetto da tirar fuori all'occorenza come un fatto oggettivo. Recuperare un ricordo significa innescare un processo di ricostruzione, come se si assemblasse un puzzle, attingendo i singoli dati delle informazioni sparsi nella mente. E gli incastri non sempre vengono bene, specialmente se la tranquillità viene a mancare, e si fa fatica a distinguere il vero dal possibile. Rammento che Zanfretta alla fine dei suoi incontri era talmente "fuori" da non rinoscere i propri colleghi di lavoro. Ed era in quei momenti che la sua mente cercava di fissare l'esperienza vissuta.
Detto questo, torniamo alle dichiarazioni di Zanfretta.
Ebbene, affermò testualmente “ho visto allora quattro luci che si muovevano nel prato circostante la villa”.
In Notiziario Ufo del marzo 1979 Luciano Boccone scrisse che "il guardiano scorge quattro luci bianche, quattro "luci di pila" (le ulteriori virgolette indicano che dovrebbe trattarsi delle parole di Zanfretta) disposte a triangolo, che si muovono orizzontalmente avanti e indietro a circa un metro da terra, davanti alla facciata sued-est della casa".
Del caso Zanfretta ne parlò anche nel suo libro citato in bibliografia, anche se, ad onor del vero, certe sue convinzioni lasciano perplessi, come l'idea che "l'Umanità sarebbe succube, a sua insaputa, di entità eteriche aliene".
Ora, proviamo a ragionare un attimo. Alieni che hanno superato gli abissi dello spazio-tempo avrebbero avuto bisogno di luci per vedere o semplicemente per muoversi? Già noi terrestri abbiamo superato da tempo questo limite, ad esempio grazie ai visori notturni.
Poi, affermò “mi sono sentito spingere e mi sono voltato di botto”.
Ci vedete alieni supertecnologici che gli danno una spinta per richiamare la sua attenzione come a dire “Ehi, ma dove guardi, siamo qui”.
Non credo sia ragionevole.
Il che mi fa pensare che chi incontrò Zanfretta non avesse nulla di extraterrestre e non fosse neppure un ladro.
In questo filone "terrestre" qualcuno ha formulato l'ipotesi che quanto visto dal metronotte fosse stato un cavallo con la criniera ricoperta di brina (interessante il fatto che il giorno dopo il giornalista Di Stefano abbia parlato di "brina gelata" presente sul posto).



Se immaginiamo il contesto ambientale (buio, freddo, foschia) e le possibili condizioni di Zanfretta (stanchezza per il duro lavoro da metronotte spesso svolto in condizioni difficili, tensione per il sospetto della presenza di ladri), l'idea è molto meno balzana di quanto possa sembrare. Insomma, quanto capitato a lui avrebbe potuto succedere a chiunque.
In più, la spinta che ricevette da dietro, potrebbe essere il classico richiamo del muso del cavallo. Rimane da spiegare, in ogni caso, da dove sarebbe spuntato fuori questo ipotetico quadrupede, mentre le luci viste avrebbero potute benissimo essere quelle di ladri, disturbati dal cavallo stesso. L'ipotesi rimane, naturalmente, indimostrabile, anche se la presenza di cavalli in zona non sarebbe così inconsueta, almeno facendo scorrere le offerte immobiliari e da quanto raccontato più sopra dalla signora di Marzano.
C'è stato anche chi ha avanzato l'ipotesi che Zanfretta abbia male interpretato una semplice pianta, ricoperta di brina e ondeggiante sotto i venti invernali. L'albero in questione e quello che si vede sotto, ed è posto nello stesso campo della traccia a ferro di cavallo.



Sicuramente allora era molto più piccolo, diciamo che avrebbe avuto le giuste dimensioni, considerando quanto dichiarato da Zanfretta. Personalmente mi sembra un po' una forzatura, considerando che la teoria non spiega la spinta da dietro che il metronotte ricevette in quei momenti.
Prima di passare alla parte finale, "due parole" su Torriglia, il comune al cui interno si trova Marzano, da cui, in fondo, tutto nacque.
Sull'abitato dominano i resti di un castello dell'Anno Mille, purtroppo in ristrutturazione e visibile solo dall'esterno. Invitante, però, la stradina di accesso che fiancheggia un piccolo bosco.
Ma tornando al "mistero", si direbbe che in questi giorni sia scoppiata una sorta di "ufo-mania".
L'unica libreria che ho trovato aveva in bella mostra il libro di Di Stefano (e forse questo non è un fatto estemporaneo).



Sono le vetrine dei negozi o dei punti di ristoro, invece, che colpiscono, dando il massimo risalto ad un convegno ufologico che si terrà nel prossimo mese di settembre (e che parlerà soprattutto di Zanfretta). Sotto alcuni esempi.







Ritornando ai fatti, preferisco, a questo punto, fermarmi qui perchè credo che più si approfondisca più escano domande senza risposte, anche se la mia personale impressione è che gli avvenimenti furono molto meno misteriosi di quanto siano comunemente presentati. Non avvenne, cioè, nulla che non possa avere una spiegazione verosimile, il che, naturalmente, non significa vera.
Ritengo, in altre parole, che siamo di fronte più che a fatti "inspiegabili", cioè privi di una spiegazione ordinaria, a fatti "inspiegati" (e questo nella migliore delle ipotesi), ossia senza una giustificazione, ma solo per l'impossibilità di analizzarli approfonditamente. E la mancanza di informazioni verificabili non può essere usata per provare qualcosa.
Comunque ritengo sia arbitrario tratte conclusioni definitive, ma al contempo doveroso cercare di andare oltre alla letteratura sui fatti, pur non avendoli vissuti in prima persona.
Il tutto al semplice scopo di capire.
Sul tavolo ci sono, ora, distesi tutti i tasselli del puzzle. Ognuno li incastri secondo la propria sensibilità.
In ogni caso, sono convinto che il mistero del caso Zanfretta sarà destinato a non tramontare mai.
Sheenky Oo
00giovedì 16 agosto 2012 12:14
INTERVISTA A MASSIMO STACCIOLI

Fonte: ufoplanet.ufoforum.it/headlines/articolo_view.asp?ARTICOLO...

Per cambiare, oggi vi proponiamo un'intervista con uno dei nostri utenti preferiti e più "saggi".
La persona in questione è il nostro Massimo Staccioli, alias "Ufologo 555".



Prima di cominciare diciamo in due righe cosa ha svolto negli anni lavorativi:

Massimo Staccioli
Ex Sottuff/le Aeronautica Militare ( RADARISTA - Difesa Aerea, per 35 anni); Basi Intercettori Teleguidati della 1° Aerobrigata Missili (per la Difesa del Nord Italia), quindi Aeroporto Militare di Ghedi (in "Sala Navigazione con gli equipaggi) poi Sistema Missilistico Antiaereo "Spada", sempre su radar da "ricerca".



Ricercatore e appassionato di UFO dal 1954. L'avvistamento più importante lo ebbi quando avevo 10 anni: il 6 Nov. 1954, su Roma. Due formazioni di UFO, convergenti, più o meno, sul Vaticano, formarono una sorta di "croce greca" sul cielo azzurro invernale, intorno alle 11.00. Avvistamento visto e confermato da uno dei primi Ufologi italiani ( e descritto in un suo volume ), il Console Alberto Perego. Da allora mi dedicai allo studio degli U.F.O. trovandone conferma anche tramite il mio lavoro. Le loro prestazioni non risultano essere nulla di convenzionale per cui potrebbero essere astronavi aliene provenienti dallo spazio esterno giunte qui per osservarci, studiarci ed attendere il momento più opportuno per contattarci ufficialmente; altrimenti non so di cosa possa trattarsi...



L'INTERVISTA

- Per cominciare direi che puoi descriverci che lavoro facevi e quando è nata la tua passione per l'ufologia.

Più che lavoro, a 10 anni, studiavo, facevo la V Elementare.
Fu in quell'anno che vidi gli UFO; la famosa "croce su Roma". Da quel giorno e leggendo in strada, nelle edicole a titoli cubitali, dello "svolazzamento" ricorrente in quegli anni, dei "Dischi e "Sigari" volanti! E fu praticamente cosi in tutto il globo ...

- Nel corso degli anni in cui hai svolto la carriera militare, hai mai avuto modo di avere a che fare con casi ufologici? E se la risposta è affermativa, che ne dici di descrivercene qualcuno (se possibile)?

Ebbi tre allarmi aerei con esplicito riferimento agli UFO dall'Ente Superiore della Difesa Aerea. Come Batteria di missili antiaerei eravamo costantemente in allarme (anche se alternativamente); eravamo in piena "Guerra Fredda", quindi si era sempre pronti.
Una volta, mentre era di turno la nostra batteria, ricevemmo l'allarme alle 02.15 di notte per un aeromobile sconosciuto a forte velocità. Il controllore che mi passava i dati (per l'allarme ed una eventuale ulteriore triangolazione) mi dava velocità e quota variabilissime che, gli dissi, non avevo il tempo materiale per dare la possibilità all'antenna radar di alzarzi quel tanto che bastava per intercettarlo! Così, niente di fatto.
Un'altra volta, sempre dallo stesso Ente, una chiamata verso le 17.05 per un UFO che stazionava praticamente sul VOR (Radio-Faro) di Vicenza, proprio all'incrocio praticamente, di tre "Aerovie". Ricevettero le chiamate di molti cittadini. Quando lo centrai si stava spostando lentamente verso Ovest per poi aumentare la velocità. L'Ufficiale da cui dipendevo, e che mi era a contatto di gomito sull'apparato (che faceva da capo "batteria in quel giorno), essendo un Ufficiale di leva, non sapeva che cosa fare, allora parlai direttamente, in cuffia, con il centro Controllo per il da farsi; li consigliai di far fare uno "scramble" dal vicino Aeroporto d'Istrana (asllora attivo).
Essendo appena Sergente, in quel tempo, non seppi più nulla di ciò che fecero; se fossi stato Maresciallo avrei saputo cosa meglio cosa fare.
Questi furono i più importanti riguardo il mio lavoro direttamente.



- Essendo l'ufologia una tua grande passione, presumo che negli anni passati avrai avuto modo di parlarne con qualche tuo collega... Com'è discutere di questa tematica cosi delicata in un ambiente come quello militare? C'è imbarazzo? Se ne parla a fatica? Se ne discute tranquillamente o non se ne parla proprio?

Purtroppo, come del resto nella vita civile, anche nell'ambiente militare vige lo stesso comportamento. Per alcuni c'è interesse, per altri non curanza, molti fanno "spalluccia", qualcuno riflette all'istante ma bene che vada ammette solo una possibile presenza nell'Universo; poi ci sono quelli che hanno avuto avvistamenti e ... tranquilli, non ne parleranno con nessuno. Solo dopo anni e se interpellati da qualcuno interessato all'argomento, accenneranno all'accaduto. Per i piloti il discorso è lo stesso ma quando capita loro d'inseguire o di essere inseguiti da un UFO la cosa cambia, specialmente se inviati (come molte volte accade) da terra, dal Controllo dello Spazio Aereo o dalla "torre" di controllo. La cosa cambia perchè sono praticamente "costretti" a riportare qualsiasi cosa voli, vuoi per la sicurezza aerea che per informazione... A terra lo diranno a qualche amico (a parte il rapporto all'Ufficio " I ") e quindi si va avanti, evitando di parlarne...

- Praticamente hai vissuto tutta la storia dell'ufologia. Come ti sembra oggi l'ambiente di ricerca ufologica italiano?

Veramente non noto grandi differenze; oggi si tende più ad inquisire il testimone che al racconto dello stesso. E' giusto, per carità, però penso ci sia più diffidenza e posso aggiungere un 'estrema ricerca dell'imbroglio!

- Ritieni che negli anni passati le ricerche ufologiche venivano svolte più seriamente, o anche allora c'era tanta confusione sull'argomento?

Bèh, chiarezza nel vero senso della parola non proprio, diciamo incertezza, stupore e perplessità. Si temevano sempre possibili armi segrete da parte dell'Unione Sovietica. Poi se ci mettiamo lo smacco di essere sorvolati da un'aviazione sconosciuta, bèh, le varie Aeronautiche non lo sopportavano! Così prevalse, specialmente negli USA (praticamente potenza leader da sempre) il "debunking" ed il ridicolo verso chi tentava di fornire spiegazioni.

- Se ti conosco bene, sei per l'ufologia "dadi e bulloni". Cosa pensi quindi delle teorie alternative, che al posto degli alieni vedono esseri dimensionali, gente proveniente dal futuro, gente proveniente dalla terra cava, alieni che sono più entità parassitarie, ecc...

Ecco, è un punto dolente: non riesco ad immaginare alternative ai "dadi e bulloni", nel senso che la tecnologia, certo, si sviluppa ma non su certi piani. Più o meno la natura universale penso che dovrebbe essere la stessa.
Esseri che sviluppano "macchine" come noi; non escludo certamente forme di vita , come dire, avanzate, ma da qui ad esseri di "luce"...
Riguardo la provenienza escludo ormai la famosa teoria della Terra cava, come anche quella della loro provenienza dal futuro. Vi sarebbero troppe, infinite complicazioni sia per loro che per noi; in più non sono mai venuto a conoscenza di cose o esseri giunti dal futuro o dal passato (a parte la teoria di Einstein, ma è un'altra cosa).
Insomma ritengo che se sono presenti abbiano una linea di sviluppo come la nostra ma molti anni più avanti della nostra civiltà, calcolando anche che siamo ai "limiti" della nostra Galassia, per forza di cose devono essere più sviluppati di noi in quanto dovrebbero avere più contatti con altri esseri simili a loro, con una tecnologia pressoché identica.
noi essendo in periferia...

- Sono sicuro che conosci la paleoastronautica. Cosa ne pensi delle teorie (che come ultimo ricercatore vedono Mauro Biglino) che spiegano come nella Bibbia, non si parla di angeli, Dio, miracoli, ecc... ma di alieni, UFO e tecnologie avanzate, scambiate appunto per eventi divini?

Partendo dal presupposto che sono cattolico praticante posso però ugualmente e tranquillamente escludere fatti del genere nella Bibbia perché non è mai successo che il Padreterno possa confondere un suo intervento (segno o miracolo) con un avvistamento, che Dio sarebbe?! La vedo molto dura offrire la propria vita per... un equivoco, per un alieno! I santi e migliaia di martiri cristiani lo dimostrano; quindi, per me almeno, il discorso non si apre nemmeno, non per ottusità mentale ma per coerenza di fatti. Di questo ne sono convinto.
Cosa che però non escludo per pseudo religioni, dove l'Altissimo non centra per niente (antichi Egizi, ad esempio; i loro "dei" erano inventati, erano gli Egizi che li cercavano, mentre noi abbiamo avuto la Rivelazione e non cercata da noi! E' molto diverso).

- Alcuni ricercatori della storia alternativa, hanno ipotizzato che noi umani, siamo il frutto di manipolazioni genetiche in tempi antichissimi da parte di extraterrestri.
Sei d'accordo con ciò, o ritieni che l'evoluzione umana sia spiegata perfettamente dalle teorie di Charles Darwin? O hai una tua teoria personale?

Per il motivo di cui sopra escludo la teoria di Darwin; stesse motivazioni: Dio non sarebbe stato in grado di far esistere immediatamente l'uomo così com'è oggi ? Poi, ad esempio, le scimmie esistono ancora! L'evoluzione estingue la forma di vita precedente altrimenti che evoluzione sarebbe?!
Manipolazioni da parte Aliena? Una volta non la escludevo, oggi non mi sento di appoggiarla. Potrei, seppur debolmente, non escludere che possiamo provenire da un altro Pianeta.

- Parlando di notizie recenti, da poco è sbarcata la sonda Curiosity su Marte.
Cosa ne pensi?

Molte "sonde" sono stranamente fallite, e sono alquanto perplesso. Perplesso perché non sappiamo fino a che punto possa essere vero...
Non si fa altro che inviare "sonde" e resta sempre tutto uguale! Allora le cose sono due, per me: o stanno sprecando soldi dei contribuenti o stanno portando avanti i loro studi in tutto segreto. Non è possibile che ancora si stia cercando il solito microbo su Marte!

- Ritieni che su Marte ci possano essere antiche costruzioni, come sostengono alcuni ricercatori (ad esempio Richard Hoagland)?
E se è cosi, per quale motivo non riusciamo a trovarle?

Antiche costruzioni sul suolo marziano...come faccenda la ritengo un po azzardata, forse, se vi è stato qualcuno, nel sottosuolo si potrebbe trovare qualcosa, e allora piccone per gli archeologi! Viste le tempeste di sabbia che si possono osservare anche qui, sulla terra con i telescopi.
Riguardo Richard Hoagland è senz'altro un dissidente della NASA, però penso che ci abbia "marciato" con tutte le sue strutture...

- E sulla Luna? Possono esserci costruzioni non umane, o addirittura esseri extraterrestri in qualche possibile base, a tuo parere?

Ho sempre pensato che il nostro Satellite possa costituire una "base avanzata" per studiarci comodamente, però tra il dire e il fare...
In verità sono state notate molte cose e brillamenti vari sul suolo lunare, da quando viene osservato con i telescopi; Qualcosa, seppur di passaggio, c'è stata o c'è ancora...

- Se ritieni possibile che su Marte, molti millenni fa ci fosse una civiltà, cosa pensi delle storie venute fuori grazie ad alcune canalizzazioni, visioni, ricordi di persone "speciali", nelle quali viene rivelato che il pianeta rosso venne sconvolto da qualche cataclisma non identificato, e la popolazione locale, per salvarsi, decise di venire sulla Terra e colonizzarla, dando vita ai mitici continenti perduti, quali Atlantide, Mu e Lemuria?

Naturalmente sono solo ipotesi e tali restano, come la mia: che potremmo provenire da un pianeta deflagrato per motivi artificiali o naturali, che orbitava tra Marte e Giove, dal quale, chi lo abitava, potrebbe essersi salvato andando chi su Marte (forse anticamente conteneva un'atmosfera più respirabile di adesso) e chi sulla Terra; tutto è possibile.
Una teoria vale l'altra; niente di più.

- Ritieni possibile un contatto con esseri alieni nei prossimo cento anni? O anche prima se lo credi.

Questa è la famosa domanda da un milione di dollari... Perché sicuramente, ne sono convinto, non dipende da noi.
Anche se siamo osservati e raramente contattati, non siamo, credo, ancora all'epoca del "contatto". Perché non siamo pronti, non siamo una civiltà pacifica, non meritiamo di far parte, per ora, di una civiltà galattica, tanto per dire. Quindi, ritengo che occorreranno ancora (purtroppo per me) molti anni prima di una collaborazione spaziale con altri esseri.

- Cover up. Esiste secondo te un insabbiamento portato avanti dai governi dal 1947, se non addirittura da prima?

Penso proprio di sì, per molti motivi: l'incertezza della reazione della gente; la perdita di potere da parte dell'autorità costituita; il potere economico; la cancellazione di tutti i confini; insomma, riconoscersi tutti noi come un unico popolo... Sembra poco ma vuol dire tanto (per chi ci specula sopra).
Ecco perché l'Uomo deve perdere questi grandi , tragici "vizi"!

- Stando alle teorie ufologiche, dopo tutto questo tempo i governi avranno delle risposte riguardo agli UFO. Ritieni possibile che sappiano molte cose o che ancora navighino in alto mare?

Qui sono francamente indeciso. Suppongo probabilmente che l'intero problema possa essere a conoscenza veramente di pochi; gli altri, così, tanto per..."sentito dire"... E preferiscono non essere "disturbati" da un'eventualità del genere; meglio pensare al potere e agli affari.

- Cosa pensi di tutti quei rivelatori che riferiscono di alieni tenuti in basi segrete militari? Bob Lazar, Michael Wolf, Phil Schneider, Dan Burish, Milton William Cooper, ecc...

Una bella domanda. Dico sempre a a chi mi rivolge domande simili, di non credere a tutto, come di non scartare tutto.
Se qualcuno svela, "ah, allora quello è un "debunker"..."!
Se non parla, "perché si è sempre così reticenti"! Non va mai bene nulla.

- Prima o poi, la verità sugli UFO (qualunque essa sia), verrà fuori secondo te? E in che modo potrebbe succedere?

La mia opinione è quella che ho espresso la mia idea precedentemente, riguardo al "contatto".

- Se vuoi aggiungere qualcos'altro, fa pure.

Penso di aver tediato già abbastanza...

- Ti ringrazio Massimo. Gentilissimo come sempre!
saturn_3
00giovedì 16 agosto 2012 17:44
Ottimo articolo quello di Stefano Panizza su Zanfretta.Sono d'accordo quasi su tutto a parte alcuni punti e cioè:

Ho avuto la fortuna di incontrare una signora anziana che vide personalmente quella traccia a ferro di cavallo. Vediamo ricostruito il botta e risposta tra lei e me.
"Secondo lei, cosa può essersi posato sopra?".
"Perchè mi dice posato?".
"Beh ... il segno era profondo tre centimetri ..."
"E questo chi glielo ha detto?".
"L'ho letto ...".
"Guardi, non è assolutamente vero. L'ho vista con i miei occhi. L'erba era appena calpestata, aveva solo di particolare un colorito diverso dal resto, come se fosse stata colpita da un qualche fungo".
Che valore dare a questa testimonianza?
Ugualmente interessante ho trovato le dichiarazioni di una giovane signora.
"Lo so io che cosa provocò quella traccia!".
"E come fa, visto che al tempo doveva essere stata una bambina?".
"Me lo raccontava sempre mio padre ... e rideva di tutte quelle storie di alieni e dischi volanti ..."
"E quindi?".
"Cavalli, quei segni li lasciano i cavalli con il loro scalpiccio".
"E suo padre come faceva ad esserne così sicuro?".
"Perchè li allevava".


Questa dovrebbe essere l'immagine dell'"impronta". Non mi pare essere nè un fungo nè i segni dello scalpiccio dei cavalli.


Inoltre avrei tralasciato la parte delle ipotesi finali.




Ora mi leggo l'intervista a Massimo [SM=g8320]
Sheenky Oo
00giovedì 16 agosto 2012 19:49
È be...Stefano è sempre Stefano ;)
Fa sempre bene quello che decide di cercare...
Sheenky Oo
00sabato 18 agosto 2012 18:08
RICHARD DEAKIN ALLA BBC: "IN INGHILTERRA AVVISTATO UN UFO AL MESE"

Fonte: www.ufoonline.it/2012/08/18/richard-deking-alla-bbc-in-inghilterra-avvistato-un-ufo...

Parlando al programma della BBC Today, questo Venerdì, il Responsabile del Controllo del traffico aereo britannico, Richard Deakin ha detto che, in genere, il suo staff avrebbe incontrato un oggetto volante non identificato al mese. Ma che tipo di oggetti UFO stiamo parlando? Non necessariamente extraterrestri. Nick Pope, esperto nel campo ed ex investigatore UFO presso il Ministero della Difesa, ha detto al presentatore del programma Today, James Naughtie di aver catalogato intorno a "due o trecento avvistamenti UFO ogni anno, la maggior parte dei quali si è rivelata errata identificazione degli aeromobili".
Osservando che "tutto ciò che vola in nostro spazio aereo che non possiamo identificare è di interesse per il governo e l'esercito, ma è più probabile che sia russo di Marziano."



Il pericolo degli oggetti volanti non identificati
Non sono solo gli Inglesi a dare spazio ai dati sul traffico degli UFO. Qualche tempo fa viste le numerose segnalazioni di avvistamenti ufo da parte dei radar e dei piloti, l’Air force argentina ha dichiarato che essi (gli ufo ) sono una “potenziale minaccia alla sicurezza aerea nazionale”la stessa air force, ha dichiarato che spesso gli aerei da combattimento argentini hanno redatto rapporti su inseguimenti di oggetti non identificati nei cieli argentini. L’ufficio stampa dell’ Air force, ha dunque istituito una serissima commissione per studiare gli avvistamenti, composta da specialisti, piloti, meteorologi, medici, astronomi, esperti in radar etc.

Qualcuno si dichiarerà sorpreso per questi dati, ma il punto centrale è il concetto tecnico di oggetto non identificato, che rientra nella categoria ampiamente studiata del velivolo che non si fa riconoscere, o non può essere distinto per colpe non proprie. L'acronimo poi ha assunto agli occhi di tutto un significato completamentare a quello di dischi volanti, molto diverso nella teoria e nella pratica. Catalogare un oggetto come Ufo, non significa dargli parvenze aliene. Quello al limite sarebbe il passo successivo frutto di indagini diverse di un semplice non riconoscimento sui radar.
Sheenky Oo
00domenica 19 agosto 2012 12:05
IL CASO DI FILIBERTO CARDENAS (SECONDA PARTE)

Fonte: noiegliextraterrestri.blogspot.it/2012/08/il-caso-di-filiberto-cardenas...

Considerazioni metodologiche
L’episodio sopra dipanato offre un campionario degli incontri del quarto tipo, con una serie di invarianti riscontrabili in molti resoconti. Qui, però, mi interessa l’avventura del sequestrato nella base sottomarina. Il tema delle installazioni subacquee affiora talvolta nell’ufologia: “Fulgori dall’abisso”, ultimo libro di Maurizio Cavallo (alias Jhlos), verte proprio su avamposti sommersi. [1]
Anche le esperienze di Jhlos sono al crocevia tra rapimento e contatto e, per questo motivo, si possono assimilare alle vicissitudini di Withley Strieber, i cui visitatori sono ambigui, ora amichevoli ora freddi. In questi generi di vissuti, a mio avviso, prevale la tendenza a sdrammatizzare e ad addolcire situazioni traumatiche, secondo processi psicologici di autodifesa. I traumi vengono sublimati e rimossi affinché non conflagrino in psicosi. Con ciò, non intendo asserire che tutti i visitatori sono ostili: civiltà evolute esistono, ma di solito non agiscono e, se agiscono, restano molto defilate. Tuttavia, se nel complesso delle comunicazioni, gli ufonauti non accennano mai al problema per eccellenza, preferendo dirottare l’attenzione su disastri ambientali dovuti soltanto all’irresponsabilità umana, qualcosa non quadra.



Così, nella diatriba che oppone Hopkins a Mack, con il primo che vede negli “intrusi” degli esseri privi di scrupoli ed il secondo che tende a considerare le abductions delle esperienze che, tutto sommato, favoriscono un’espansione della coscienza, propenderei per le ipotesi di Hopkins. E’ stato coniato il termine “experiencers” per indicare quei rapiti che traggono qualche beneficio dalle loro peripezie. Non so se sia un eufemismo, una forma di autoinganno o se veramente intercorra una differenza sostanziale tra sequestrati ed experiencers.
Se ci sofferma, però, sui messaggi, pur con qualche eccezione, è tutta una sequela di allarmi tra pseudo-ecologismo e catastrofismo: naturalmente la colpa delle sanguinose guerre, dell’inquinamento e della crisi socio-economica è sempre e solo degli uomini, più spesso della gente comune che dei governi! Sono messaggi i cui araldi non paiono molto sinceri.
E’ vero che non bisogna necessariamente distinguere tra azioni malvagie e comportamenti benevoli, scivolando in un ingenuo manicheismo. In natura le varie specie perseguono il proprio scopo, senza preponderanti risvolti etici e ciò può valere pure per i visitatori. Non di meno non si può neppure fingere che bene e male siano la stessa cosa, promovendo un atteggiamento che è indifferenza, ignavia.
Ora, non conosciamo quale sia la vera natura degli Altri, ma sostenere che non esistono o che non esercitano alcun influsso sulla storia umana, significa cadere nelle interpretazioni insoddisfacenti di cui nella premessa. I visitatori si prefiggono degli obiettivi, forse poco chiari, ma sinistri: per conseguirli si avvalgono di collaboratori umani(?) e di molteplici strumenti, sia tecnologici sia metapsichici.
Ci troviamo di fronte ad un’altra biforcazione, oltre alla dialettica che ho riassunto (e semplificato) nel diagramma Hopkins vs Mack. L’ipotesi extraterrestre si oppone a quella parafisica, mal conciliandosi con essa. Eppure, a ben vedere, i due orizzonti non sono così lontani: è possibile che una civiltà, dopo aver toccato il culmine del “progresso” tecnologico, abbandoni la tecnica per procedere lungo la via dei poteri psichici, del dominio della materia e dello spazio-tempo attraverso il pensiero. Ad esempio, nell’India vedica dèi, semidei ed eroi ora impiegano la tecnologia ora ne sono svincolati. Lo stesso termine “loka”, in sanscrito, designa sia il pianeta fisico sia un mondo sovradimensionale: invero, realtà fisica ed iperfisica coesistono e si compenetrano, anche se, quasi sempre noi percepiamo solo la prima, anzi una sua piccola frazione. Un Venusiano non deve per forza provenire dal pianeta materiale che chiamiamo Venere.
Pertanto se nella Bibbia ed in altri libri tradizionali alcuni specialisti scorgono “angeli” in carne ed ossa nonché macchine volanti, mentre altri ricercatori vedono immagini sciamaniche e fenomeni eterici, probabilmente hanno ragione entrambe le categorie di studiosi. Si tratta di stabilire dove il testo descrive un referente concreto e dove, invece, un simbolo, pur nella consapevolezza che tale distinzione può essere sfumata.
Occorre provare a superare la tradizionale separazione tra empirico e meta-empirico. La scienza ortodossa si ostina ad ignorare le cosiddette energie sottili nonché la sfera metafisica: in questo modo si preclude dogmaticamente una visione più ampia ed approfondita. La vera ricerca, però, non può prescindere dall’indagine, sempre critica e prudente, di territori liminali. In molti casi l’osservazione del “fatto concreto” dà l’impulso per un’indagine che, un po’ alla volta, travalica i confini dell’empiria, lasciando intravedere inattesi paesaggi. Chi studia la Biogeoingegneria, dopo averne valutato i risvolti nell’ambito del clima, dell’economia, della geopolitica etc., è indotto da una serie di concatenazioni ad enucleare addentellati che sconfinano dal tangibile. Qui le implicazioni umane lasciano affiorare un substrato non umano,(sub-umano?). Per questo motivo le chemtrails si rivelano non solo come il crimine più efferato di tutta la storia, ma pure come la stretta fenditura oltre la quale si estende un regno dai contorni sfuggenti. La resistenza ad accettare la realtà della Biogeoingegneria , anche per opera di persone intelligenti, dipende in gran parte dalla difficoltà a rinunciare all’antropocentrismo ed all’idea (inganno?) del libero arbitrio: si preferisce flagellare l’umanità ed anche autoflagellarsi piuttosto che pensare ad una mano nascosta. Ancora, le scie tossiche sono una pietra di paragone: se nelle comunicazioni di presunta matrice aliena, soprattutto quelle incentrate sulla necessità di preservare la natura, sono assenti, si deve pensare che i messaggeri non sono affidabili. Purtroppo è quanto accade, come avviene nell’accozzaglia di scempiaggini pseudo-spirituali, riconducibili sovente all’universo della New age.[2]


Note

[1] L’Argentino Orlando Jorge Ferraudi nel 1956 fu condotto da un visitatore a salire sul suo velivolo. L’uomo ebbe non solo l’opportunità di compiere un’escursione nello spazio, ma potè anche esplorare gli abissi oceanici dove notò “un’immensa cupola sottomarina, simile ad un gigantesco igloo”. Vedi “Apocallisi aliene”.

[2] Bisogna qui precisare che un cenno alla Geoingegneria è forse rintracciabile in alcune sibilline relazioni di Whitley Strieber. Vedi “Apocalissi aliene”. L’argomento è poi spesso toccato da Matthew Ward nei suoi colloqui con la madre: a proposito di Matthew, la nostra opinione è che dapprimcipio i contenuti fossero genuini, ma in seguito il giovane (o chi per lui) ha cominciato ad incensare Barack Obama, a disquisire di federazioni galattiche, di prossimi cambiamenti positivi che puntualmente non si sono verificati. Probabilmente è subentrata una manipolazione: d’altronde è noto che le canalizzazioni possono essere un ponte con entità scaltrissime e bugiarde. Vediamo che molti preferiscono pascersi delle informazioni rassicuranti della Federazione galattica che mantenere una coscienza vigile. Non è sufficiente che il messaggio sia in qualche modo suggestivo, se il messaggero ha dei secondi fini.
Sheenky Oo
00lunedì 20 agosto 2012 12:32
QUANDO ZAMORA ANDO' NEL PALLONE

Articolo di Stefano Panizza
Fonte: falsimisteri.myblog.it/archive/2012/05/25/quando-zamora-ando-nel-pall...

La vicenda che andiamo a raccontare è unanimemente considerata nel mondo ufologico una delle più probanti evidenze della straordinarietà di certi eventi.
In realtà, la maggioranza degli studiosi si spinge oltre, ritenendola la prova inconfutabile, oltre ogni ragionevole dubbio, che un’astronave extraterrestre abbia davvero fatto visita al nostro pianeta.
Un’esigua e bistrattata minoranza è, invece, convinta che l’intera storia possa avere una spiegazione ben più prosaica.
Chi avrò ragione?
Partiamo dall’inizio.

La vicenda
è il 24 aprile del 1964, h 17.45.
Dionicio E. Zamora, detto Lonnie, ufficiale di polizia presso la città di Socorro (New Mexico, Stati Uniti), è lanciato con la sua auto di servizio all’inseguimento di una Chevrolet nera, in transito lungo la statale a sud della città.



La tensione è alta, così come la velocità delle vetture coinvolte.
Ad un certo punto, però, la sua attenzione è attratta da qualcosa d’altro.
Racconta, infatti: "heard a roar and saw a flame in the sky to southwest some distance away — possibly a 1/2 mile or a mile.". E cioè: “ho sentito un rombo ed ho visto delle fiamme nel cielo in direzione sud est ad una distanza di mezzo miglio o forse un miglio.”.
Lascia perdere la caccia al presunto delinquente (si vede che era la sua giornata fortunata …), lascia la statale ed imbocca una stradina secondaria, allo scopo di avvicinarsi al punto da dove sembra provenire il fuoco.
Sospetta, infatti, che qualcosa sia precipitato dal cielo, e non un fulmine, visto che la giornata è serena. Oppure teme che sia saltato in aria il deposito di dinamite che sa essere in quella direzione.



Man mano che procede la visione gli si fa più chiara.
Ad una distanza di 150 – 200 iarde (una iarda corrisponde a poco meno di un metro) vede un oggetto biancastro, luminoso, di forma oblunga e appoggiato al suolo su due gambe. Vicino ad esso si muovono un paio di persone in tuta bianca.



Riferendosi a loro dice: "I don't recall noting any particular shape or possibly any hats, or headgear. These persons appeared normal in shape, but possibly they were small adults or large kids" e cioè: “Non ricordo niente di particolare riguardo alla loro forma o possibili cappelli o copricapi. Queste persone apparivano normali, sembravano adulti piccoli o bambini grassi.”.
Mentre chiama via radio Nep Lopez della propria centrale operativa, si avvicina sempre di più all’oggetto.
Ma quest’ultimo, ad un certo punto, accompagnato da un rumore molto forte (“very loud roar”) e da fiamme blu ed arancione, si alza verso il cielo e si allontana velocemente. Il tutto senza rumore, né fumo.
Dalla base, nel frattempo, nessuno vede un oggetto volante simile a quello descritto dal collega.
Sul posto arriva, intanto, il sergente Chavez (Zamora nell’attesa prende carta e penna e disegna quanto visto, compreso uno strano simbolo notato sull’oggetto).



Insieme ispezionano la zona.
Emerge immediatamente che alcuni cespugli appaiono bruciacchiati e che a terra sono presenti curiose tracce.





Le testimonianze
Alcuni testimoni parlano di un oggetto volante a forma di uovo e con fiamme bluastre, approssimativamente nella stessa zona e alla stessa ora dell’avvistamento di Zamora.
Ad esempio, tali Paul Kies e Larry Kratzer, che osservano alla distanza presunta di un miglio (ricordo che corrisponde a 1609 metri).



Tale notizia è leggibile nei giorni successivi sul Telegraph-Heral di Dubuque (Iowa). Sorgano, però, dubbi su quanto possano aver davvero visto, in quanto Kratzer parla testualmente di “black smoke”, cioè di “fumo nero”, particolare negato da Zamora. Così come è pure sospetto che citano informazioni che non possono conoscere in quanto mai stati sul luogo del presunto atterraggio. è dunque probabile che, avendo rilasciato l’intervista a caso ampiamente noto, raccontino cose sentite ma non vissute in prima persona. Diversi anni dopo vengono nuovamente intervistati dal ricercatore Ralph DeGraw, fornendo, però, un’altra versione dei fatti. Ciò non può che rendere inaffidabile le loro parole.
Proseguendo nelle testimonianze, vi sono cinque persone (la cui identità rimane sconosciuta) che raccontano al benzinaio Opal Grinder, della stazione di Socorro, di come uno strano velivolo tondeggiante avesse da poco sorvolato il tetto della loro auto.
Un altra persona (anche in questo caso non se ne conosce il nome) chiama allarmata la televisione di Albuquerque, giurando di aver visto un oggetto volante a bassa quota ed in lento avvicinamento alla città di Socorro.
El Defensor Chieftain scrive, invece, di un turista, anch’esso non identificato, che avrebbe osservato l’atterraggio di uno strano velivolo ed un’automobile della polizia andare in quella direzione.
Più in generale, centinaia di (sconosciuti) testimoni parlano di un fragore (“loud roar”) udito nella zona.
Nel 2009 il sergente Chavez (quello che accorre per primo alla chiamata del collega Zamora) confida al ricercatore Ray Stanford del NICAP, che si è ampiamente occupato del caso, che pure lui ha avvistato lo strano oggetto (affermazione mai fatta in precedenza).

Le indagini
Le analisi del caso vengono essenzialmente svolte dall’APRO (Aerial Phenomena Research Organization), dal NICAP (National Investigations Committee On Aerial Phenomena), dal U.S.Air Force e dai componenti del Project Blue Book (con il case number 8766 che, a dire il vero, si limita a raccogliere la cronistoria dell’evento). Ricordo che quest’ultimo, nato per investigare il fenomeno UFO, è stato creato dall’U.S.Air Force medesima nel 1952.
Il capitano T.Holder ed i suoi collaboratori si recano nel luogo del presunto atterraggio, recintano il sito, raccolgono campioni di sabbia e frammenti di cespugli bruciati.



Non rilevano indizi, come impronte o materiale, che suggeriscano una qualche messa in scena (naturalmente quanto non significa nulla, perché l’assenza di prove non è di per se una prova).
Il materiale recuperato viene analizzato dall’Università dell’Arizona, nelle persone di Mary G. Mayes e due colleghi. Essi si premurano, comunque, di visitare anche la zona.
Non vengono ritrovate evidenze radioattive o tracce di propellenti chimici. Abbiamo, invece, "two organic substances she was unable to identify”, cioè “due sostanze organiche non identificate”, le piante risultano rinsecchite ma, soprattutto si rileva "fused sand”, cioè “sabbia fusa”. Ed essa appare circoscritta in una zona vagamente triangolare, con i lati misuranti dai 25 ai 30 pollici (un pollice corrisponde a 2,5 cm).
Dei campioni se ne perderanno, però, le tracce.
Alle indagini si affiancano successivamente l’astronomo Allen Hynek, che fornisce una consulenza scientifica nell’investigazione, ed il maggiore Hector Quintanilla, responsabile del Blue Book a partire dall’agosto del 1963.
Hynek è entusiasta del caso, tanto da fargli scrivere: "I think this case may be the Rosetta Stone ... There's never been a strong case with so unimpeachable a witness.". E cioè: “Penso che questo caso possa essere la Stele di Rosetta … Non c’è mai stato un caso con testimoni così attendibili.”.
Sembra che sia stato fatto anche qualche calcolo sulle caratteristiche dinamiche e strutturali dell’oggetto (naturalmente in base alle dichiarazioni testimoniali): velocità media 1.738 km/h, decollo verticale risultato impossibile a quella velocità, mancanza di ali, accelerazione pari a cinque volte la gravità terrestre.
L’Air Force, con un rapporto del 8 giugno 1964, non giunge, però, a nessuna conclusione definitiva recitando testualmente: "Air Force was continuing its investigation, and the case is still open." E cioè “l’Air Force sta continuando ad investigare, il caso rimane aperto.”.
Le dichiarazioni vengono ampiamente criticate, soprattutto perché in esse non si parla delle numerose prove testimoniali e delle (presunte) inquietanti evidenze fisiche.
Qualcuno, come Robert Barrow del Nicap, cerca di forzare la mano per avere maggiori informazioni. Alla fine del 1964 scrive all’Air Force, ricevendo risposta con lettera datata 8 gennaio 1965. In pratica essa recita che il caso è ancora insoluto e che comunque non ci sono prove che il veicolo provenga dallo spazio esterno.



Da quanto, però, risulta evidente di come l’ente americano sia convinto che si tratti di un qualcosa di concreto, non cioè di una menzogna di Zamora o di una sua allucinazione.

Le spiegazioni
Visto che l’Air Force non si pronuncia, ci pensano vari ricercatori a farlo.
Naturalmente l’ipotesi che va per la maggiore è quella di una astronave extraterrestre con i suoi (almeno) due occupanti.
Ma ve ne sono molte altre.
L’astronomo Donald Menzel parla, piuttosto, di uno scherzo tirato al povero Zamora, per poi cambiare successivamente versione e parlare di un “dust devil” cioè una sorta di tromba d’aria in grado di provocare un gigantesco mulinello nella sabbia.
Lo “scettico” Philip J. Klass ipotizza, invece, un fulmine globulare.
Oppure, successivamente, suggerisce che si tratti di una menzogna per incrementare il turismo locale, “pagata” dal proprietario del terreno sul quale l’ufo sarebbe sceso, e cioè il sindaco Holm Bursum Jr. In pratica, il fatto avrebbe dovuto far nascere la necessità di costruire motel, punti di ristoro e negozi per assistere i turisti “ufologici”.
A dire il vero l’idea non deve averlo convinto troppo, tanto da non approfondire la faccenda. Perché, in realtà, il proprietario non è il citato nome, ma una certa Delia Harris. In ogni caso, vero o falso che sia, a Socorro di turisti e giornalisti ne sono passati effettivamente parecchi.
Il maggiore Hector Quintanilla, piuttosto, parla di un prototipo in fase di sviluppo nell’ambito del “Programma Apollo”.
Nel 1995 James Mc Andrei, ufficiale dell’Air Force, confessa, invece, a Bernard Gildenberg, del New Mexico Institute of Mining and Technllogy, che nella zona il 24 aprile 1964 erano in corso esperimenti con una sonda senza equipaggio, la “Surveyor Lunar”.



A dire il vero, però, non è che richiami molto la descrizione dell’oggetto fatta da Zamora.
Tale Larry Robinson, dell’Università dell’Indiana, preferisce, invece, l’ipotesi della mongolfiera.

Il colpo di scena
Che uno dei più famosi casi ufologici sia, alla fine, un banale scherzo?
A giudicar da quanto casualmente scoperto nel 2009 da Anthony Bragalia, sembrerebbe ben più che un’ipotesi.
Vediamo di saperne di più.
L’anziano ex preside di un college americano ha confessato che si tratta di una burla organizzata da un gruppo di brillanti studenti. Almeno è quanto emerge analizzando il contenuto di una certa lettera.
Zamora, in pratica, sarebbe stato ingannato.
Questo scritto, conservato alla Oregon State University e datato 1968, è indirizzato dal dottor Linus Pauling al dottor Stirling Colgate, citato preside della New Mexico Tech e noto astrofisico presso il Los Alamos National Laboratory.
Quest’ultimo, con una nota a mano, scrive: “ I have a good indication of the student who engineered the hoax.” Che tradotto significa: “Ho buoni indizi dello studente che ha progettato la bufala.”



Tutto nasce dal desiderio di Pauling (premio Nobel per la Chimica e per la Pace) di saperne di più del fenomeno ufo, ed in particolare del caso Zamora.
Da li l’idea di scrivere all’amico Stirling e chiedere chiarimenti.
Oltre a quanto, però, il preside non sembra essere mai andato, forse rendendosi conto che la divulgazione della notizia avrebbe squalificato la propria scuola.
A indiretta conferma di quanto scritto, le parole di Dave Collins.
Costui, matricola alla New Mexico Tech nel 1965 (sarebbe, poi, diventato esperto mondiale di tecniche esplosive), ha, infatti, rilasciato dichiarazioni significative.
Innanzi tutto, che l’istituto ha sempre avuto una lunga tradizioni in materia di scherzi (anche di tipo “paranormale). Ad esempio un tale di nome John W. Shipman, che negli anni Sessanta era li studente, racconta di colleghi che si divertivano a realizzare palloni meteorologici in grado di produrre falsi eco radar (per burlarsi delle storie dei “dischi volanti”). Il risultato è stato che, in più di un’occasione, aerei militari della base di White Sands si sono alzati in volo per intercettare quanto apparivano loro come strani velivoli. Una volta individuati, dopo la classica “lavata di capo”, gli studenti sono stati, in realtà, seguiti con molto interesse dal personale militare, avendo intuito le loro eccezionali capacità tecniche e scientifiche.
Ritornando a Collins, un insegnante (di cui non ricorda il nome o forse non lo vuole dire) gli conferma che la storia di Zamora era una bufala organizzata dagli studenti.
Ma, soprattutto, è importante la testimonianza di Frank T. Etscorn, professore di psicologia (famoso per aver inventato il cerotto alla nicotina) e per venti anni insegnante presso la NMT (anche se successivamente ai fatti di Zamora). Stando alle sue parole, negli anni Ottanta, volendo approfondire la storia, rintraccia gli autori della burla.
In pratica lo scherzo si sarebbe svolto in questo modo:

- uno degli studenti si fa inseguire da Zamora per attirarlo nel luogo della messa in scena
- un pallone bianco ad elio viene appoggiato al suolo e poi rilasciato al momento opportuno
- si fanno alcuni buchi per simulare l’atterraggio
- le fiamme sono il risultato di esplosivi pirotecnici
- viene disseminata la trinitite, un residuo vetroso, ampiamente disponibile nel laboratorio di geologia della scuola
- gli studenti più piccoli indossano tute bianche in modo da sembrare alieni

Pur non essendovi prove che sia andata così, nulla di quanto risulta tecnologicamente impossibile.
E poi, vuoi che studenti in grado di ingannare l’U.S.Air Force non riescano a confondere il povero Zamora, a maggiore ragione con l’uso di un pallone, che, come abbiamo visto, sembra essere un po’ la “specialità della casa”?
E deve far riflettere anche il fatto che l’università in oggetto sembra ignorare completamente la vicenda come a dire che nulla di straordinario sia mai accaduto.
Ma il motivo dello scherzo?
Farla “pagare” a Zamora, ritenuto colpevole, a dire degli studenti, di eccessivo zelo nei loro confronti. E quale modo migliore che farlo passare per un idiota visionario?
Tra l’altro, prima di diventare poliziotto, ha lavorato per sette anni, come meccanico, presso la New Mexico Tech.
E qualche screzio ci deve essere stato, se viene ricordato come persona “not especially educated”, cioè “non particolarmente educata”. Ciò confermato dalla testimonianza raccolta da Hynek presso uno studente saltuariamente alle dipendenze del già citato Grinder Opal, cioè il benzinaio.
Credo sia difficile andare oltre a quanto esposto perché i responsabili della probabile truffa se ne guarderanno bene dal parlare.
Perché hanno generato un “casino” veramente grosso.
Probabilmente sottovalutando la portata di quanto fatto e non immaginando che la cosa finisse in mano all’Air Force. Ricordo che è considerata uno dei più probanti casi ufologici e che ha segnato profondamente la vita del povero Zamora (pur essendo un burbero, non si meritava tanto).

Le conclusioni
è evidente come, per ogni ipotesi considerata, manchi la prova definitiva ed incontestabile.
La cosiddetta “pistola fumante”.
Ci troviamo, in ogni caso, di fronte essenzialmente a due teorie: quella del velivolo alieno (idea confessata più o meno apertamente) e quella dello scherzo sotto forma di pallone aerostatico.
Porle sullo stesso piano sarebbe, però, un errore.
La prima deve far fronte ad una serie quasi infinita di obiezioni scientifiche. E, lo ricordo, non si può dimostrare una cosa facendo leva su argomenti non dimostrati (sarebbe come avere una casa priva di fondamenta). Senza scomodare la Scienza, lo suggerisce il semplice buon senso stesso.
Lo stesso Blue Book si è limitato a considerarlo un caso insoluto (la storia dell’hoax sarebbe uscita molti anni più tardi).
E le testimonianze, Zamora escluso, rimangono anonime e raccolte da giornalisti locali, cioè di scarso valore.
La seconda ipotesi, invece, è molto più concreta.
Infatti:

- l’università possiede la tecnologia per fare quanto (essendo un istituto all’avanguardia)
- ha menti brillanti (molti studenti diventano famosi)
- è sua tradizione fare scherzi (ricordate i falsi ufo?)
- c’è il movente (farla “pagare” all’insopportabile Zamora)
- personaggi di altissimo livello scientifico confermano indirettamente la bufala (un conto è quanto afferma un bi-nobel, altro se a parlare è un cronista di un giornale locale in cerca di scoop)
- la mancata diffusione della notizia si spiega con la prudenza (era meglio non “tirar troppo la corda”)

Ed il “nostro” Zamora come va giudicato?
Credo che la sua testimonianza sia autentica.
Quindi?
è a questo punto che il “cerchio si chiude”.
Perché da una parte, come abbiamo visto, l’ipotesi “pallone” è quella che appare come la più realistica e al contempo esaustiva dei vari aspetti del caso.
Dall’altra, le parole di Zamora stesso che, in fondo, ce la suggeriscono in quanto, rispondendo a Nep Lopez della centrale operativa, recitano: “It looks like a balloon” e cioè “l’oggetto assomiglia ad un pallone".
Sheenky Oo
00lunedì 20 agosto 2012 16:14
LONDRA: BASTA INDAGINI SUGLI UFO

Articolo di Sabrina Pieragostini
Fonte: www.extremamente.it/2012/08/20/londra-dice-stop-basta-indagini-s...

Gli Ufo non costituiscono un pericolo per la sicurezza nazionale. Ergo, il Ministero della Difesa britannico annuncia ufficialmente che tutte le indagini in merito ad avvistamenti di strani oggetti volanti sui cieli della Gran Bretagna saranno sospese. Stop. Chi finora ha temuto invasioni marziane in stile “Guerra dei Mondi” può dormire sonni tranquilli.
Non è un fatto da poco, considerando che insieme a questo comunicato è arrivata anche un’altra notizia: in media, dall’altra parte della Manica compare un presunto disco volante al mese. E a dirlo è l’ente preposto al controllo del traffico aereo, il corrispettivo dal nostro Enav- una fonte più che autorevole, dunque.
Intervistato in merito all’argomento Ufo dal quarto canale radiofonico della BBC, il direttore dell’ente ha infatti confermato che questi insoliti mezzi volanti sono stati visti anche dal suo staff. “Ogni tanto ci sono degli oggetti non identificati che non corrispondono agli schemi del normale traffico aereo, ma il problema non occupa troppo del mio tempo: all’incirca ne compare uno al mese.”
Ciò nonostante, Londra ha detto basta alle indagini: cosa siano quegli oggetti non ha importanza, quel che conta è che non hanno mai dato problemi. La sentenza senza appello è arrivata dopo anni di confronto, analisi e studio dei vari racconti di globi luminosi apparsi in cielo, corredati di rumori e persino di incontri ravvicinati, tutti convogliati in migliaia di dossier da poco resi pubblici.
Ma a dare il colpo di grazia alle inchieste a sfondo ufologico è stata soprattutto la crisi che tocca anche le finanze del pur ricco governo inglese. Cercare gli Ufo infatti costa e pure parecchio. Prima, è stato soppresso il numero verde che chiunque poteva contattare in caso di presunto avvistamento alieno; poi è stato eliminato l’ “Ufficio Ufo” che da solo richiedeva 44mila sterline all’anno- troppe. Adesso, sono state cancellate le ricerche.
I funzionari ministeriali ritengono che le risorse, preziose, debbano essere impiegate in altri settori, come ad esempio in sofisticate apparecchiature radar o in moderni sistemi missilistici di difesa che possano coprire tutto lo spazio aereo britannico e difenderlo da ogni possibile, reale minaccia.
Cosa che gli Ufo non sono, come ha ribadito il portavoce del ministero. Questo però non significa che essi non siano di provenienza sconosciuta o addirittura extraterrestre. Nel comunicato si legge infatti:”Il Ministero della Difesa non ha specifiche competenze per identificare la natura di tali avvistamenti, ma le indagini non comporterebbero alcun benificio.”
Un po’ strano, no? Il governo ammette di non aver idea di cosa siano le anomalie segnalate, da decenni, nei cieli della Gran Bretagna e che ancora oggi appaiono almeno una volta al mese, eppure dichiara di sapere con certezza che non sono pericolose… Così molti cittadini, convinti di aver assistito ad un fenomeno inspiegabile, non nascondono la loro delusione di fronte a questa contraddittoria resa.
Come la signora Jane Randall, casalinga di Woking, nel Surrey, che avrebbe involontariamente “catturato” un oggetto dall’aspetto insolito nei cieli sopra il sito archeologico di Silbury Hill. Racconta al ‘The Telegraph’: ” Non ho visto nulla mentre scattavo le foto e neppure tutta la gente che era sul posto, ma poi quando le ho riguardate mi sono accorta che in due scatti, fatti a distanza di pochi secondi, appariva qualcosa dalla forma conica dietro la collina.”
La donna prosegue: “Nelle altre immagini non compare nessun segno anomalo, non credo che si possa trattare di pulviscolo sulle lenti. Io sono una persona qualunque, così ho pensato che dovevo mostrarle a qualcuno più competente di me. Ma quando ho chiamato la polizia, mi hanno detto che non li riguardava. E quando ho parlato con uno della Raf , mi ha risposto che loro non investigavano più sugli Ufo.”


L'UFO ripreso dalla signora Jane Randall

Nick Pope, che è stato consulente per il Ministero dal 1991 al 1994 e ora prosegue privatamente le sue ricerche in materia Ufo, è altrettanto infastidito dalla decisione presa dal Governo. E ricorda: “Spesso le immagini che ci venivano segnalate erano di bassa qualità. Ma al Ministero ci sono le professionalità e le strumentazioni in grado di analizzare molto rapidamente le foto e stabilire se siano state alterate ed identificare cosa abbiano ripreso.”
Ma adesso tutto ciò non avverrà più e i testimoni di presunti incontri extraterrestri rimarranno coi loro dubbi e con le loro paure. “Tanti cittadini si sentono in dovere di rivolgersi alle autorità, se vedono qualcosa al di fuori dell’ordinario- si lamenta Pope. “Moltissimi si rivolgono a me, adesso, ed è frustrante vedere che non ci sono più referenti con i quali parlare, ai quali raccontare l’accaduto. è una sorta di buco nero.”


Nota esterna all'articolo
L'UFO nella foto è sicuramente un insetto che si trovava davanti all'obiettivo al momento dello scatto. Lo si capisce dal fatto che è solo quel particolare sfuocato in tutta la foto. Il che indica chiaramente che si trovava vicinissimo alla lente della macchina fotografica. E la signora non l'ha visto perchè essendo un insetto le si sarà mosso velocemente davanti.
Sheenky Oo
00sabato 8 settembre 2012 19:57
Interessante editoriale della rivista X Times di questo mese, a cura di Pino Morelli.
Parla di tutta la brodaglia contattistica/messianica che ancora oggi perseverà grazie ai soliti noti.


Chi lavora in certi ambiti editoriali non dovrebbe estraniarsi del tutto dal complesso tema del contattismo, o del channeling. Il passato è zeppo di precedenti: Adamski incontrava i venusiani, Menger, i “fratelli dello spazio”, Meier le pleiadiane e Carlos Diaz gli esseri “de luz”. Siragusa ebbe il suo da fare con varie entità e Sammaciccia colse l’opportunità di incontrare gli Amici “W56” (o Akrij), mentre Claude Vorilhon (in arte Rael) contò sui propri fidatissimi Elhoim. Dagli anni ’50 sino ad oggi, una mole di dati è stata archiviata attraverso testimonianze accumulate in incontri, interviste, dibattiti e conferenze, che hanno cementificato interessi talvolta persino spasmodici per questi paladini di corrispondenze extragalattiche di “vario tipo”. È indubbio che, trascorsi i decenni necessari, il parto scaturito da un lascito testimoniale così nutrito generi una nuova prole di nuovi affezionati. È impossibile, inoltre, scollegare questi fenomeni a quelli appartenenti a talune sette ufologiche, i cui beniamini dello spazio darebbero tempo e attenzioni privilegiate da cui scaturirebbero eredità per paradisiaci obiettivi prossimi o venturi. Curiosamente, è proprio quest’ultima fenomenologia ad essersi impossessata dell’interesse di una buona fetta di frequentatori del mondo alieno. Già negli anni ’60 alcune “cerchie” riuscirono a captare informazioni dal fantomatico Ashtar Sheran, generando proseliti in tutto il mondo, ma oggi  l’Italia rivendica neo gruppi capitanati da motivati individui che dichiarano di avere frequenti messaggi da “Maestri di Luce”. Osservo con attenzione queste persone, percependo in loro un profondo senso di tristezza: mentre la “Luce” li invade, immani catastrofi e apocalittici countdown vengono annunciati. Compresi prossimi sbarchi di flotte aliene malevole, in contesti che potrebbero riscrivere – se fossero veritieri – la storia dell’umanità. Ricordando, a simbolo, la strage avvenuta il 26 Marzo 1997 a causa della setta Heaven’s Gate, partita semplicemente come uno dei tanti neo gruppi religiosi statunitensi (San Diego, California) e rivelatasi efficacissima per propiziare un suicidio di massa, che provocò 39 vittime sacrificali mosse dai guru Marshall Applewhite e Bonnie Nettles, non possiamo trascurare alcune sinistre analogie. I membri della setta “Porta del Cielo” si tolsero la vita per salire verso le stelle in occasione del passaggio della cometa Hale-Bopp. Oggi c’è chi sostiene che alcuni esseri multidimensionali di luce stiano selezionando degli eletti per dar vita a un nuovo “concorso”, in cui in ballo ci sarebbe la salvezza a fronte di un’immane catastrofe: complice o meno l’arrivo del 12° pianeta di Sitchiniana memoria. Anche accettando la loro buona fede, ritengo che queste persone siano manipolate da forze superiori alla loro volontà. “Il Contatto” non va preso come un diversivo per fuggire da questa realtà. C’è il serio rischio di rimanerne altrimenti inghiottiti e, come sempre accade in questi ambiti, potrebbero essere i più deboli a soccombere. Desideravo soltanto che sapeste come la penso, dal momento che in tanti mi avete chiesto un parere su questa nuova forma di “pseudo-satanismo” a sfondo cosmico. Io non ci sto.

Sheenky Oo
00martedì 11 settembre 2012 18:43

ARTICOLI DI INFORMAZIONE UFOLOGICA (PARTE PRIMA)

Ho creato un ebook con parte del materiale del mio archivio, con diversi articoli ufologici di questi anni.
L'ho postato su scribd.
Man mano che aggiungerò altro materiale, provvederò ad aggiornarlo.
Per ora si inizia con mille paginette.
Spero di aver fatto cosa gradita.
Lo potete visionare, scaricare, stampare e condividere.
Per scaricarlo credo sia necessario registrarsi (gratuito).
Noterete che circa metà lavoro non è proprio perfetto come negli articoli finali, per un motivo di guasto al pc e ricerca del mio materiale perduto. Ho fatto il possibile per renderlo il più leggibile possibile.
Buona lettura!





Articoli Di Informazione Ufologica - Parte 1
Sheenky Oo
00mercoledì 12 settembre 2012 08:55
GLI UFO, CROWLEY E LA CONNESSIONE OCCULTA

Articolo di Roberto La Paglia
Fonte: www.ufosigns.org/index.php?mod=read&id=1347310632

In un mio articolo, ripreso all’interno del volume “Ufologia Occulta” (Cerchio della Luna Editore), mi ripromettevo di indagare in merito alla connessione esistente tra il mondo dell’occulto e il fenomeno Ufo; questa breve indagine si basava sullo scenario che vide come protagonista Aleister Crowley e l’Operazione Amalantrah, un rituale svolto tra gennaio e marzo del 1918, basato sull’uso delle Chiavi Enochiane.
Il lavoro magico rituale, come alcuni ricorderanno, culminò nell’apertura di un varco dimensionale e il contatto con una entità chiamata LAM.
Si potrebbe a questo punto pensare di inserire la figura di Crowley in una tematica ufologica, ma si tratterebbe di una conclusione inesatta e del tutto affrettata; scopo di questo nuovo articolo sarà, quindi, non soltanto approfondire l’argomento in questione, ma anche riportare l’operazione Amalantrah e la figura del LAM a quelli che sono i loro precisi riferimenti storici e ideologici.



Antefatto
Gennaio/marzo 1918; Aleister Crowley, si dedica a quella che sarà in seguito conosciuta come “Operazione Amalantrah”, ovvero dei lavori magico rituali che si svolgono in alcune camere arredate in Central Park West, a New York City.
Lo scopo principale di queste operazioni è quello di avviare dei contatti, tramite la Magia Cerimoniale e le pratiche di Magia Sessuale, con intelligenze esterne al nostro mondo; il contatto vero e proprio viene affidato alle visioni di una medium.
Attraverso il Rituale, viene creato un Portale Magico, ovvero uno spazio nel tessuto dello spazio tempo entro il quale avverranno le manifestazioni; i risultati non tardano ad arrivare e l’entità che si presenta viene chiamata Lam.
Questa figura, ancora oggi avvolta nel più fitto mistero, è stranamente molto simile a quella razza di extraterrestri meglio nota come Grigi, non abbiamo però alcun commento diretto da parte del grande occultista inglese riguardo ai fatti appena narrati; sappiamo soltanto che creature molto simili al Lam vennero segnalate ripetutamente per tutto il 1980 nella Hudson Valley; di questo avvenimento esiste la testimonianza riportata in “Contact of the 5th Kind” di Philip J. Imbrogno e Marianne Horrigan, ovvero un disegno realizzato da Ann Direnger che raffigura un essere del tutto simile al Lam di Crowley.
Il mago inglese trovò forse un metodo “alternativo” per contattare gli extraterrestri?
A questo domanda risponderemo alla fine, continuiamo intanto il nostro antefatto.
Dopo l’esperimento condotto da Crowley, la presenza del Lam non rimase un caso isolato; Michael Bertiaux riuscì ad evocarlo nel 1960 e dieci anni dopo, un gruppo O.T.O. (Ordo Templis Orientis), replicò con successo la stessa esperienza.
Dopo questi successi, gli interessi dei circoli occulti, in special modo di quelli appartenenti o direttamente ispirati dall’O.T.O., presero in grande considerazione questo metodo di ricerca; e Kenneth Grant, riconosciuto come il successore di Crowley, formalizzò definitivamente il Culto di Lam, riconoscendo a questa entità natura aliena.
Iniziamo subito con il ricordare che tale scenario, ovvero la presenza di energie senzienti che sovrastano il nostro pianeta e sono parte integrante dell’universo, era già stata esplorata da H. P. Lovecraft e ripresa da Charles Fort, ma si trattava di una visione altamente negativa e non necessariamente in stretta sinergia con l’ipotesi extraterrestre.
L’operazione Amalantrah non si prefiggeva di raggiungere lo status di primo esperimento di contatto con il mondo alieno, lo stesso Crowley non aveva questa intenzione, tanto che definì il Lam una “entità Enochiana”, accezione che lo accosta più al rituale magico che non ai moderni schemi di Contattismo e Channeling.
Nonostante ciò il portale aperto da Crowley, ma soprattutto il percorso storico che contribuì al buon fine dell’operazioni, riportano numerose coincidenze che trovano, a loro volta, ampio riscontro nella letteratura ufologica.
Il termine Entità Enochiana ci riporta indiscutibilmente al sistema Enochiano usato dal mago elisabettiano John Dee durante il 17° Secolo, personaggio per il quale Crowley nutriva un profondo interesse.
John Dee, insieme al suo collaboratore Edward Kelly, non erano certo nuovi a questo tipo di esperienza; anche loro avevano avuto “particolari” incontri, interazioni delle quali erano stati protagonisti quelli che chiamavano dei “piccoli uomini” che si muovevano “in una nuvoletta di fuoco”, un modello che non è certo sconosciuto alla letteratura ufologica.
In ogni caso l’interesse di Crowley era puramente di matrice magico spirituale, un modo per allargare e approfondire la conoscenza; il disegno del Lam non rivestì in seguito nessuna importanza per il mago inglese, tanto che lo tenne conservato per circa 36 anni facendone poi dono a Kenneth Grant. Dal 1919 al 1945 Crowley non si interessa al Lam; dobbiamo quindi dedurre che il Lam, inteso come contatto extraterrestre, sia una divulgazione di Grant? Forse parte dell'ideologia dell'O.T.O. di matrice Tifoniana?
Crowley si riferisce in realtà ad un portale di accesso ma non affronta nessuna tematica che, in qualche modo, possa essere legata all'Ufologia; Grant, al contrario, nel 1955 annuncia la scoperta di Iside, un pianeta trans-plutonico, e stabilisce allo stesso tempo l'Ordine Loggia Nu-Iside proprio allo scopo di favorire il contatto. A coronamento di questo fatto, sempre lo stesso Grant, dichiara pubblicamente (1980) che il ritratto del 1918 (il Lam di Crowley) può essere usato come punto focale per l'energia extraterrestre. Risulta a questo punto difficile, se non addirittura arbitrario, inserire Crowley in una tematica ufologica, mentre l’intera questione ci porta ad esplorare nuove ipotesi di ricerca.

Gli Ufo, Kenneth Grant e le Operazioni Babalon
A dispetto dell’idea originale di Crowley, Grant si mosse verso obiettivi radicalmente diversi, all’interno dei quali la ritualistica, il portale aperto nel 1918 e il Lam stesso assumevano molteplici accezioni, non ultima quella di una connotazione dichiaratamente aliena, laddove con questo termine ci si riferisce ad una origine extraterrestre.
Nel suo “Outside the Circles of Time” cos’ scrive riferendosi alla questione trattata in questo articolo: “…alcuni credono che i fenomeni Ufo facciano parte del “miracolo”, e una grande quantità di prove sembra suggerire che queste entità misteriose siano localizzate all’interno dell’atmosfera terrestre…la New Lodge Isis possiede gli strumenti per entrare in contatto con loro…”.
Il riferimento evidente si riallaccia all’esperienza di Crowley, all’uso delle Chiavi Enochiane e a nuovi rituali abbinati che permetterebbero il contatto interdimensionale.
L’esperienza di Crowley andò quindi avanti, nonostante il disinteresse dimostrato dal mago inglese, e passò nelle mani di Grant, ma il percorso di quella che potremmo definire, ma soltanto come agganzio storico e non certo ideologico, la “nuova Amalantrah” non si fermò certo a questo punto.
Nel 1946, Jack Parsons, un discepolo di Crowley, capo del ramo californiano dell’O.T.O. e noto scienziato missilistico, portò avanti l’idea del contatto con l’aiuto di Frater H, nome iniziatico scelto da L. Ron Hubbard, conosciuto ai più come il fondatore di Scientology ma anche apprezzato scrittore di romanzi di fantascienza.
La nuova operazione, anzi le nuove operazioni visto che si trattò di vari tentativi, presero il nome di Babalon e permisero ai due uomini di entrare in contatto con creature o entità non molto dissimili dal Lam; Parsons e Hubbard ripresero in pratica i ruoli originari che avevano visto come protagonisti nel 1918 Crowley e la Dama Scarlatta, ma anche John Dee e Edward Kelly, ovvero il mago e il veggente uniti nel tentativo di realizzare delle comunicazioni ultraterrene.
Le operazioni Babalon differivano nettamente da quelli che erano stati i presupposti e i rituali di Amalantrah; si trattava in realtà di uno scenario molto più vicino alla Magia Sessuale attraverso la quale si voleva arrivre alla creazione di un “figlio” nel piano spirituale; una volta creato questo “bambino spirituale” sarebbe stato “indirizzato” ritualmente nell’utero della Sacerdotessa, assumendo in tal modo la sua manifestazione umana.
Perché tutto ciò accadesse era necessario riaprire il portale sigillato da Crowley, cosa che avvenne ma che, allo stesso tempo, sfuggì in parte di mano agli officianti i quali non riuscirono a chiudere il varco che rimase fuori da ogni controllo. Probabilmente fu proprio questo “incidente” a dare il via a tutta una serie di particolari coincidenze, le stesse che da molti vengono messe in relazione con i successivi avvenimenti di natura ufologica.
Approfondendo quest’ultimo aspetto ci troviamo di fronte a questa singolare serie di coincidenze temporali: i lavori delle operazioni Babalon si conclusero nel 1947, sempre nel giugno dello stesso anno avvenne il famoso avvistamento di Kenneth Arnold e il mese successivo l’incidente di Roswell; sempre nell’estate del 1947 si registrano: la prima grande ondata di avvistamenti, l’Ufo crash di Chengdu (Cina) e il presunto recupero di parti di un disco volante operato dai militari russi presso quella che viene ricordata come l’Area 51 della Russia, Kapustin Yar.
Come se ciò non bastasse, il 12 agosto del 1989 il ricercatore John Judge rilascia una intervista alla KPFK radio di Los Angeles durante la quale, tra le altre cose, fa una ben precisa affermazione: Kenneth Arnold e Jack Parsons erano stati molto spesso partner di volo sullo stesso aereo; non abbiamo in merito ulteriori conferme ma si tratta certo di una ben strana coincidenza.
D’altra parte tutti i personaggi di questa vicenda, in un modo o nell’altro, erano legati tra loro e avevano avuto in precedenza esperienze similari, così come l’intero scenario ricalcava fedelmente quel particolare momento storico e ideologico.
Non a caso, quindi, Ron Hubbard inserì nella cosmologia relativa a quella che sarebbe poi stata la sua “religione” i “Thetan”, ovvero le anime di alieni spaziali morti che tentano in tutti i modi di impossessarsi del corpo degli esseri umani, e ancora una volta non a caso, probabilmente, Sia lo stesso Hubbard che Parsons ebbero una esperienza “visionaria” con queste entità proprio nel Deserto della California, ovvero nello stesso luogo che fu in seguito lo scenario principale di personaggi quali George Adamski e George Hunt Williamson.
Sono tutte coincidenze? Casualità?
Se quanto appena riportato attiene esclusivamente al mondo delle circostanze fortuite, su questo stesso piano deve essere letto “Communion”, il libro di Whitley Strieber da molti ritenuto il primo documento ufficiale nel quale viene descritto un caso di Abduction; nel romanzo di Strieber, infatti, i “grigi” appaiono stranamente somiglianti al Lam tranne che per gli occhi, anche se proprio nella seconda pagina del volume, una delle varianti fotografiche è esattamente uguale all’essere evocato da Crowley.
Ancora una volta siamo costretti a rivolgerci a Kenneth Grant, il quale, in uno dei suoi scritti, afferma quanto segue: “…il Lam è un Grande Antico, il cui archetipo è riconoscibile nelle fattezze degli occupanti degli Ufo…”. La dichiarazione di Grant, per quanto qualcuno insista nel darle una o più diverse interpretazioni, sembra abbastanza chiara: il Lam e gli alieni conosciuti come Grigi sono un’unica cosa.
Volendo cercare altre connessioni possibili, ci basterà rileggere parte della letteratura ufologica e metterla a confronto con quanto si afferma ancora oggi riguardo al Culto del Lam, ricordando allo stesso tempo che quest’ultima definizione e la sua connessione con la tematica Ufo sono entrambe conseguenze delle già citate operazioni Babalon, così come l’accostamento del Lam alla tematica Ufo deriva dalle dichiarazioni di Grant, due fatti che insieme convalidano l’assoluta estraneità di Crowley a questo tipo di ideologia, ma riprendiamo la disamina delle strane analogie.
Esaminando il rituale di evocazione proposto da Grant, un suo consiglio colpisce in maniera particolare, il suggerimento di iniziare a meditare concentrandosi sugli occhi del Lam. In tal senso Kenneth Grant scrive: “…guardando negli occhi di questa entità si avverte subito una immediata sensazione di leggerezza, di assenza di peso, quindi la sensazione di essere risucchiati in un vortice…”; si tratta certo di uno scenario che suona abbastanza familiare a chi si occupa di Ufologia, basta consultare le testimonianze di coloro che hanno avuto modo di fissare gli occhi dei Grigi, raccontando in seguito le stesse sensazioni descritte da Grant.
Analoga descrizione si può trovare nei lavori di John Keel, le cui teorie ben si sposano con quanto accadde durante e dopo le operazioni Babalon.
Inutile dire che l’intero contesto potrebbe anche essere riconducibile ad alcuni casi di Abduction e di annullamento della coscienza.

Il Lam: alcune ipotesi
A questo punto diventa del tutto inutile tentare di sfuggire al quesito che fin dall’inizio si è insinuato in ogni riga di questo scritto: chi o cosa è esattamente il Lam?
Prima di provare a rispondere, tentiamo di tracciarne un quadro, sia pure sommario, seguendo le dichiarazioni di Kenneth Grant, ricordando ancora una volta che tali affermazioni non riguardano Crowley, il quale, a differenza del suo discepolo e in seguito capo dell’O.T.O., non manifestò alcun interesse in merito:

Il Lam rappresenta un collegamento tra i sistemi stellari di Sirio e Andromeda.
Si tratta di una “porta” che si apre sul vuoto, di una apparizione il cui numero è 71, il numero del Nulla.
Il Lam è simile a un Grande Vecchio il cui archetipo è riscontrabile negli occupanti degli Ufo.
E’ stato invocato per compiere l’opera di Aiwass del quale è un riflesso.
E’ un trasmettitore di vibrazioni. E, allo stesso tempo, pura energia.

Possiamo a questo punto azzardare l’ipotesi che il Lam sia una entità singola appartenente ad una vera e propria classe di creature, non un singolo bensì una vera e propria condizione esistenziale
Il Lam quindi, riprendendo il discorso originale di Crowley, è pura conoscenza, il frutto di una evoluzione che si è affinata e completata su diversi piani, in svariati livelli e su diversi pianeti, compreso il nostro.
Il mago inglese aprì quindi un varco dimensionale, ponendosi non tanto come pioniere da un punto di vista ufologico bensì come precursore di quell’estremo bisogno di ampliare la coscienza globale del quale oggi così tanto si parla.
Crowley attraversò involontariamente il mondo degli Ufo ma, al contrario, non si può affermare con certezza che l’ipotesi extraterrestre non contempli da sempre al suo interno le regole e l’intima essenza di quella che da sempre , per nostro comune intendere, definiamo Magia.
robertolapaglia
00mercoledì 12 settembre 2012 12:13
Ciao, sto scaricando il tuo pdf...interessante, lo leggerò con molta attenzione. Grazie.
Sheenky Oo
00mercoledì 12 settembre 2012 12:27
Ciao Roberto!
Buona lettura allora!
Dovrebbero esserci anche alcuni tuoi articoli dentro.
[SM=g1950677]
robertolapaglia
00mercoledì 12 settembre 2012 13:03
wow...grazie...
cazz@ro6502
00mercoledì 12 settembre 2012 13:45
Di solito non mi intrometto mai nella tua rubrica, ma sono passato a dare un'occhiata all'omino con il testone ed al caso Crawley di cui ho gia' sentito sul forum. L'ufologia occulta non la vedo di buon occhio anche se puo' avere un senso archiviare queste correnti ufologiche. Non trovo l'ufologia occulta utile perche' non e' misurabile quindi non e' reale!

-ci sono solo testimoni, tutti amici del circoletto vizioso dediti a droghe e sesso
-nessun testimone da remoto di eventi ufologici che non sia riconducibile alla cerchia
-nessun dato numerico oppure disegno/foto relativo ad avvistamenti da personale qualificato ed attendibile
-non c'e' nessuno shape di mezzi alieni

Insomma presi singolarmente i casi dell'ufologia occulta non sono reali.

Quello che e' reale invece e' l'uso di droghe, il fatto che l'omino con il testone non e' paragonabile ai grigi (orus, rah, seth, tot) e l'omino con il testone non e' di razza saurica. In piu' Gennaio/marzo 1918 era gia' uscito da parecchio tempo il libro "la guerra dei mondi"
it.wikipedia.org/wiki/La_guerra_dei_mondi_(romanzo)
dove guarda caso la copertina e' alquanto indicativa di un grosso testone
it.wikipedia.org/wiki/File:War_of_the_Worlds_original_cove...

che ricompare nel contemporaneo omino di questa ufologia magica. Inoltre mischiare l'ufologia con la religione cristiana e' una minkiata tremenda!. Inoltre nel caso crawley non c'e' niente di ufologico in quanto oltre ad essere un caso irreale, nemmeno ci sono evidenze di conoscenze che non si sarebbero potute sapere.


"Approfondendo quest’ultimo aspetto ci troviamo di fronte a questa singolare serie di coincidenze temporali: i lavori delle operazioni Babalon si conclusero nel 1947, sempre nel giugno dello stesso anno avvenne il famoso avvistamento di Kenneth Arnold e il mese successivo l’incidente di Roswell; sempre nell’estate del 1947 si registrano: la prima grande ondata di avvistamenti, l’Ufo crash di Chengdu (Cina) e il presunto recupero di parti di un disco volante operato dai militari russi presso quella che viene ricordata come l’Area 51 della Russia, Kapustin Yar. "

-Kenneth Arnold vide un horten non un UFO saurico/insettoide
-Roswell e' una patacca

il caso cinese proveniente dala "black box cinese" ricalca Roswell che e' una patacca
www.invasionealiena.com/ufo/top-ten-ufo/184-cina-ufo-crash-nel-1...
e che pure il caso UFO crash cinese sia una patacca lo si capisce osservando la tecnologia cinese in campo aereonautico che dipende per intero dalle cessioni avioniche fatte dall'URSS Mig17, Mig21, per non parlare del fatto che i cinesi si sono copiati per intero il Su27
english.pravda.ru/world/asia/04-06-2010/113664-china_p...
e per il fatto che i cinesi sbavino per produrre il Su33 russo ma la russia nicchia!
www.meridianionline.org/2012/03/17/russia-dubbi-sulla-vendita-di-su-35-al...
Di cosa se ne farebbero i cinesi di un Su33, se avessero per le mani da 70 anni un vero UFO da cui retroingegnerizzare tecnologia?!

Non e' per affondarti la rubrica ma io fossi in te, cercherei di restare piu' sull'ufologia "dadi e bulloni" e su eventi che siano misurabili.
robertolapaglia
00mercoledì 12 settembre 2012 15:17
Interessante replica che, pur trovandomi in disaccordo, certo non manca di importanti riferimenti.
Atteso che il termine Ufologia Occulta non indica una matrice religiosa ma soltanto le tante connessioni nascoste della tematica, vorrei capire in che modo la cosiddetta "ufologia dadi e bulloni" è stata mai misurabile o indiscutibilmente reale. Per quanto mi riguarda le quattro affermazioni riportate si adattano ad entrambi gli scenari, a parte le affermazioni sul circoletto, le droghe e il sesso, che risultano chiaramente di parte. Tutto il resto è un miscuglio di concetti che nulla hanno a che vedere con uno studio multidisclipinare della materia ufologica, a parte la sacrosanta affermazione che è un grosso errore mischiare l'ufologia con la religione cristiana, affermazione alla quale aggiungerei anche le antiche religioni, la mesopotamia, l'egitto, le varie divinità e gli altrettanto numerosi pantheon. Resta da dimostrare dove sia il Lam nella copertina del romanzo di Wells e che Roswell sia effettivamente una bufala, così come rimane da capire a quali risultati abbia portato l'ufologia dadi e bulloni. La mia non è una critica o un attacco, vorrei soltanto capire... grazie.
Sheenky Oo
00mercoledì 12 settembre 2012 16:31
Re:
cazz@ro6502, 12/09/2012 13.45:


Non e' per affondarti la rubrica ma io fossi in te, cercherei di restare piu' sull'ufologia "dadi e bulloni" e su eventi che siano misurabili.




Tranquillo, nessun problema cazzaro.
Io, per come sono fatto, amo leggere tutto sull'ufologia.
Anche le cose in cui sono totalmente in disaccordo.
E mi piace riportarle, perchè non è detto che quello a cui non do credito io, sia uguale per gli altri.
Quindi ho fatto questa rubrica apposta per postare un po tutto, il variegato mondo dell'ufologia, quindi dadi e bulloni, esoterica, parapsicologica, ecc...
Ovviamente nei limiti consentiti dalla mia personalità (ad esempio non posterei mai nulla di Bongiovanni e company).

Roberto, per quanto rguarda le affermazioni di Cazzaro, credo sia necessario che ti leggi il suo lavoro.
Se no è difficile che comprenderai il suo punto di vista.
Lo trovi qui: ufoonline.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

[SM=g1950677]
cazz@ro6502
00giovedì 13 settembre 2012 11:34
Re: Re:
Sheenky Oo, 12/09/2012 16.31:




Tranquillo, nessun problema cazzaro.
Io, per come sono fatto, amo leggere tutto sull'ufologia.
Anche le cose in cui sono totalmente in disaccordo.
E mi piace riportarle, perchè non è detto che quello a cui non do credito io, sia uguale per gli altri.
Quindi ho fatto questa rubrica apposta per postare un po tutto, il variegato mondo dell'ufologia, quindi dadi e bulloni, esoterica, parapsicologica, ecc...
Ovviamente nei limiti consentiti dalla mia personalità (ad esempio non posterei mai nulla di Bongiovanni e company).

[SM=g1950677]



Tra la tua documentazione, hai dei files declassificati che siano relativi ad uno studio parziale o totale di paleoufologia che sia stato desegretato?! Non trovi strano che documenti della NSA implicitamente facciano riferimento indiretto a studi di ufologia del passato ma che ancora oggi, studi di paleoufologia completi oppure semicompleti e censurati, non siano mai stati resi pubblici?!



Sheenky Oo
00giovedì 13 settembre 2012 11:43
Precisamente a quali documenti della NSA ti riferisci?
Ho parecchi documenti declassificati da varie nazioni...alcuni screenati uno alla volta perchè sti geni non permettevano di scaricarli liberamenti (ti lascio immaginare quanto tempo mi ci è voluto).
Ma di paleoufologia sinceramente non mi sembra di aver mai visto niente.
Anche perchè comunque di solito sono documenti riguardanti avvistamenti UFO moderni, quindi li hanno secretati per via della sicurezza nazionale.
Quello che riguarda il passato non credo abbia molta importanza per gli organi di competenza.
Almeno ufficialmente parlando.
cazz@ro6502
00venerdì 14 settembre 2012 10:39
scusa e' nell'altro thread accanto di Cacciatore.
Cmq non e' che ne sai qualcosa anche te?
ufoonline.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=1018...
Sheenky Oo
00venerdì 14 settembre 2012 11:59
Oltre a quello già postato non so altro purtroppo.
Comunque se spulciando documenti declassificati, in futuro trovo qualcosa a riguardo, ti faccio sapere.
Sheenky Oo
00martedì 18 settembre 2012 15:38
IL MOTORE A CURVATURA E' UN PROGETTO FATTIBILE

Fonte: ufoedintorni.altervista.org/blog/il-motore-a-curvatura-e-un-progetto-fattibile-dicono-gli-sci...

Un motore a curvatura (Warp Drive) per conseguire viaggi più veloci della luce – un concetto divenuto popolare con la serie televisiva Star Trek – potrebbe non essere così irrealistico come si pensava, dicono gli scienziati.
Un motore a curvatura manipolerebbe lo stesso spazio-tempo per spostare una nave stellare, approfittando di una lacuna nelle leggi della fisica che impedisce a qualsiasi cosa di muoversi più veloce della luce. Un concetto nella vita reale di un motore a curvatura fu suggerito nel 1994 dal fisico messicano Miguel Alcubierre, tuttavia calcoli successivi scoprirono che un dispositivo del genere richiederebbe quantità proibitive di energia.
Ora i fisici affermano che degli aggiustamenti possono esser fatti per proporre un motore a curvatura che permetta di far circolare un significativo flusso di energia notevolmente inferiore, potenzialmente in linea con l’idea di ritorno dal regno della fantascienza a quello della scienza.
“C’è fiducia“, ha affermato il 14 settembre Harold “Sonny” White (immagine sotto) del Johnson Space Center della NASA in occasione del “100 Year Starship Symposium“, un meeting organizzato per discutere le sfide del volo spaziale interstellare.



DISTORSIONE SPAZIO-TEMPORALE
Un motore a curvatura di Alcubierre coinvolgerebbe una nave spaziale dalla forma di un pallone da calcio, collegata ad un grande anello che la circonderebbe. Questo anello, potenzialmente di materia esotica, causerebbe la deformazione dello spazio-tempo intorno alla nave stellare, creando una regione di spazio contratto davanti e indietro lo spazio espanso.
Nel frattempo, la stessa nave stellare resterebbe all’interno di una bolla spazio-tempo che non è stata deformata totalmente.
“Tutto nello spazio è limitato alla velocità della luce“, ha spiegato Richard Obousy, presidente di Icarus Interstellar, associazione no-profit di scienziati e ingegneri dediti a perseguire il volo spaziale interstellare. “Ma la cosa davvero interessante è lo spazio-tempo, il tessuto dello spazio, non limitato alla velocità della luce“.
Con questo concetto, la nave spaziale sarebbe in grado di raggiungere una velocità effettiva di circa 10 volte la velocità della luce, il tutto senza rompere il limite di velocità cosmica.
L’unico problema è quello che precedenti studi hanno stimato che il motore a curvatura richiederebbe una quantità minima di energia uguale circa quella della massa-energia del pianeta Giove.
Ma White, recentemente, ha calcolato cosa accadrebbe se la forma dell’anello che circonda il veicolo spaziale fosse adattata da uno con la forma di ciambella arrotondata, al contrario di un anello piatto. In questo caso ha scoperto che il motore a curvatura potrebbe essere alimentato da uno dalle dimensioni di circa quello di un veicolo spaziale come il Voyager 1, sonda della NASA lanciata nel 1977.
Inoltre, se l’intensità delle curvature spaziali può essere oscillata nel tempo, l’energia necessaria viene ridotta ancora di più, ha scoperto White.
“I risultati che ho presentato oggi cambiano da impraticabili a plausibili e meritano ulteriori indagini“, ha detto White. “La riduzione di energia supplementare realizzata dall’oscillazione dell’intensità della bolla è una interessante congettura che potrà divertirci guardando in laboratorio“.



TEST DI LABORATORIO
White e i suoi colleghi hanno iniziato gli esperimenti con una versione mini del motore a curvatura nel loro laboratorio.
Hanno creato quello che chiamano White-Juday Warp Field Interferometer al Johnson Space Center, in sostanza la creazione di un interferometro laser che istiga le versioni micro delle curvature spazio-tempo.
“Stiamo cercando di vedere se siamo in grado di generare un’istanza davvero piccola di ciò in un esperimento da tavolo, per cercare di perturbare lo spazio-tempo di una parte su 10 milioni“, ha affermato White.
Ha chiamato questo progetto un “umile esperimento” rispetto a quello che sarebbe necessario per un reale motore a curvatura, ma ha detto che ciò rappresenta un promettente primo passo.
E altri scienziati hanno sottolineato che anche se le sue idee suonano stravaganti, come il motore a curvatura, devono essere prese in considerazione se l’umanità è seriamente interessata a viaggiare in altre stelle.
Sheenky Oo
00mercoledì 19 settembre 2012 17:21
RAPPORTO PRELIMINARE DELLA COMMISSIONE SIGMA/3AF SUGLI UFO

Articolo e traduzione a cura di Antonio De Comite
Fonte: ufoedintorni.altervista.org/blog/lassociazione-aeronautica-astronautica-francese-e-gli-ufo-rapporto-prel...
Fonte documento: ufoedintorni.altervista.org/blog/wp-content/uploads/2012/09/SIGMA-N...

Quello che vi presentiamo in questa sede è il primo rapporto sulla questione UFO redatto dall’Associazione Aeronautica Astronautica di Francia (3AF) , associazione composta da eminenti scienziati, della Difesa, del settore aeronautico e astronautico d’Oltralpe. Un rapporto preliminare redatto il 31 maggio 2010 (ma ancora di attualità), a Parigi, che fa il punto sulla questione UFO. Un rapporto molto interessante che, anche se “work in progress“, racchiude punti di riflessione molto accattivanti. Un documento che sembra la naturale “evoluzione” del rapporto “Cometa” sugli UFO, che tanto scalpore fece nell’ambiente ufologico (e non solo) nel lontano 1999 del secolo scorso.





























Sheenky Oo
00venerdì 21 settembre 2012 11:52
I DUBBI DEL "FALSO" CASO CAPONI

Articolo di Stefano Panizza
Fonte: falsimisteri.myblog.it/archive/2012/09/20/i-dubbi-del-falso-caso-cap...

Nella comunità ufologica è parere quasi unanime che il cosiddetto Caso Caponi sia solo una grande montatura creata ad arte dal medesimo. è pur vero che ci sono eccezioni a questa tesi, ma costituiscono la netta minoranza. In sostanza, si sostiene che le fotografie scattate da Caponi, ad una misteriosa e presunta creatura, siano in realtà le immagini di un manichino artefatto dal medesimo e che la sua testimonianza non abbia nessuna prova a sostegno.
Come sempre, e senza partire da tesi preconcette, ho cercato di analizzare il caso, contattando una parte di coloro che vissero, più o meno direttamente, i fatti di allora. Purtroppo non tutti hanno dato la loro disponibilità, né chi mi ha risposto ha chiarito compiutamente i dubbi che mi erano sono sorti.
Analogamente la mancanza di immagini della presunta creatura, non pubblicate perché coperte da copyright e per il quale Caponi chiede il pagamento dei relativi diritti, impedisce di cogliere appieno il significato di quanto scritto.
Inoltre, non tutto il materiale di cui sono venuto in possesso trova spazio nel presente articolo, sia per motivi di privacy che per l’impossibilità di verificare determinate informazioni.
Ad ogni buon conto, ritengo che la vicenda si presti a diversi ragionamenti interessanti.
Vediamo, ora, a dove ci portano, partendo, naturalmente, dall’inizio.

La vicenda
Filiberto Caponi ha sempre dichiarato di essere stato testimone, nel lontano 1993, di svariati incontri con una strana creature umanoide nei pressi di Pretare. Il paese è una frazione del Comune di Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Di poche centinaia di abitanti, sorge ad una quota di 900 metri ed ai piedi del Monte Vettore.
L’essere mostrava le seguenti caratteristiche: testa liscia e sferica, occhi fissi e neri, pelle rugosa e con cicatrici, con alcune macchie bianche sul petto, unitamente a due specie di tubi. Le braccia erano piccole e con tre dita. Le gambe snelle presentavano piedi con una biforcazione. La schiena mostrava un rigonfiamento. Emetteva, poi, una sorta di lamento e sembrava attratto dalla luce.
Di questa creatura esistono sei foto polaroid “ufficiali” consultabili in internet, più una settima mai riconosciuta da Caponi.
Il caso venne indagato dal CUN (Roberto Pinotti, Gianfranco Lollino, Massimo Angelucci), CROVNI (Fabio Della Balda) e da Massimo Fratini dell’allora C.S.UFO. Solo in un secondo momento anche da Timothy Good.
Il CISU, stando a quanto riportato da quest’ultimo nel libro citato in bibliografia, si limitò a chiedere “… appunti, disegni e copie delle fotografie, spiegando che sarebbero stati usati per scopi scientifici …”.
Le frasi virgolettate riferite a Lollino sono estratte dai numeri 25 (ottobre 2001) e 23 (agosto 2012) della rivista Ufo Notiziario.

Le fotografie
Le fotografie che circolano in rete e pubblicate su riviste, come detto, sono sei. La settima è consultabile unicamente (per quanto di mia conoscenza) nella rivista n.25 sopra citata.
Vediamo di analizzare schematicamente il problema.
Gli incontri nei quali Caponi ha dichiarato di aver visto la creatura sono sei.
Il primo avvenne il 9 maggio 1993 attorno alle ore 23,30 e non scattò nessuna foto.
Il secondo ci fu nella stessa notte alle ore 4 ed anche di questo caso non ci sono immagini.
Il terzo si verificò il 24 maggio. Scattò due fotografie, gettate a terra prima che si asciugassero e raccolte successivamente. Queste costituiscono le foto n.1 e n.2.
Sono poco chiare, nel senso che non si capisce cosa sia l’immagine fotografata. Oltre a quanto, Caponi scrisse che subirono un misterioso danneggiamento all’interno della scatola nella quale erano custodite. Furono pubblicate dal Messaggero nell’edizione del 1 luglio 1993 e da Stop il 17 luglio.
Il quarto incontro avvenne il 10 agosto. La foto riprende un essere accucciato nell’erba e con le gambe fasciate da una sorta di benda. Questa costituisce la foto n.3.
Il quinto incontro ci fu il 19 agosto. Due fotografie riprendono un essere seduto da due angolazioni leggermente diverse. Dal suo torace sembrano uscire due tubi biancastri. Costituiscono le foto n.4 e n.5. La seconda di queste venne scattata dopo aver posato a terra la prima, in attesa che si asciugasse. Una delle due venne pubblicata da Visto del 28 ottobre 1993. Copie delle immagini furono analizzate dal CUN e le risultanze, dal punto di vista della credibilità, intesa come riproduzioni di una creature vivente, furono sconfortanti. In pratica, queste avrebbe mostrato la tipica rigidità di un manichino e le lieve discrepanze negli oggetti di scena delle fotografie 4 e 5 che sono consecutive, indicherebbe “… che nell’intervallo tra uno scatto e l’altro, chi ha realizzato le foto avvicinandosi al soggetto per apportare lieve modifiche alla scena, abbia inavvertitamente trasportato (o asportato) tali oggetti”.
Questi due aspetti, e cioè la “rigidità” e le “discrepanze”, mi sembrano, però, più figli di un’interpretazione, che di fatti concreti. Nel senso che ciò che è stato immortalato potrebbe essere stato semplicemente fermo. Poi, quanto è facile cogliere il cinetismo in una fotografia?
Una possibile obiezione potrebbe venire dalle parole di Good, che scrive, a proposito delle caratteristiche tecniche della Polaroid, che “Ogni singola fotografia comincia il processo di sviluppo appena estratta dalla macchina. Di solito l’immagine comincia ad apparire dopo due o tre minuti, ma lo sviluppo completo può richiedere dai quindici minuti un su, a seconda della temperatura ambientale (Dati forniti dalla Polaroid UK)”. Cioè, visto i lunghi tempi di sviluppo, la creatura non avrebbe certamente aspettato in posa la seconda fotografia. In realtà Caponi, come visto, giustifica la consecutività fra le due foto dicendo che la prima polaroid venne posata a terra e subito dopo scattata la seconda.
Sulla modifica degli oggetti di scena, l’analisi fa riferimento, in particolare, ad una confusa “macchietta” sul lato del piede destro. Non potrebbe, in realtà, essersi trattato di un insetto o un pezzo di un qualcosa spostato dal vento nel tempo fra le due immagini?
Il sesto ed ultimo incontro avvenne il 9 ottobre. La foto (n.6) ritrae un essere in piedi. Caponi dichiarò che a vederlo fu anche la nonna.
Visto pubblicò l’immagine nell’edizione del 28 ottobre 1993. Osservando visivamente le foto 3-4-5, e confrontandole con la 6, balzano all’occhio alcune differenze: in quest’ultima la creatura appare più magra, più rossiccia e più lucente. Quindi siamo di fronte a due “cose” diverse? Quando venne scattata la foto 6, Caponi scrive che pioveva. Questo potrebbe aver alterato, alla luce del flash, la riflettenza e il colore della figura. Più difficile spiegare il dimagrimento, salvo ipotizzare, come suggerisce Caponi stesso, che essa si fosse privata di un qualche involucro. Il fatto è che l’obiezione “prima grassa e poi magra” mossa dagli “scettici” è troppo palese perché l’ipotetico falsario non possa non averla considerata. E, quindi, perché prestare il “fianco” così’ facilmente?
Esisterebbe, poi, una foto n.8. Infatti nel nell’”Ordinanza di restituzione di cose sequestrate” datata 27 ottobre 1998 e con la quale la Pretura Circondariale di Ascoli Piceno restituì a Caponi quanto trattenuto, si legge chiaramente di “n.7 foto”. Copia dell’atto è consultabile a pagina 236 del libro di Timothy Good. La foto n.8 sarebbe quella scattata dai carabinieri in uno dei luoghi in cui Caponi dichiarò di aver visto la creatura. Quindi, gli vennero restituite le sue sei foto più quella scattata dai militi? Stando a Good si, che ne era entrato in possesso (come è evidente manca una foto, la 7, di cui parleremo dettagliatamente poi).
Timothy Good scrive: “Ho incaricato il professor Roger J.Green, perito riconosciuto dalla facoltà di giurisprudenza e professore di sistemi di comunicazione elettronica presso la Warwick University, di condurre un’analisi sugli originali delle Polaroid in mio possesso”. Questi avrebbe dichiarato: “è impossibile accertare dalle immagini l’origine di una creatura simile, se sia “opera dell’uomo” o meno … L’istinto suggerisce che la complessità delle prove confermi l’idea che si tratta di una creatura autentica, che non presenta alcuna reale affinità con un modello di terracotta realizzato da Caponi”.

La foto numero sette
La storia è talmente contorta da meritare un capitolo a se stante.
La faccenda delle foto, infatti, si complica ancora di più perché gli inquirenti del CUN–CROVNI avrebbero visto, in realtà, una settima foto (non considerando quella dei carabinieri). Questa venne giudicata identica alla n.6, con l’unica differenza di un punto bianco al di sotto dell’inguine della creatura. è consultabile a pagina 46 della rivista n.25 sopra citata.
Secondo Lollino, Caponi l’avrebbe mostrata agli inquirenti del CUN, poco propensi a credere alla storia, in mancanza delle altre sei foto depositate presso un’agenzia giornalistica di Roma che ne curava i diritti. Scrive, infatti,: “Filiberto disse che quella Polaroid la scattò due giorni dopo la precedente nelle stesse condizioni. Il che era semplicemente impossibile!”. In effetti non è credibile che due giorni dopo la creatura si sia posizionata esattamente nell’identico posto, al millimetro, compreso il medesimo rapporto dei fili d’erba nei confronti dei piedi. Se si confrontano bene le due immagini si nota, però, che sono proprio identiche (salvo il segno citato). Cioè ogni particolare di una foto è esattamente sovrapponibile all’altra. In altre parole, il fotografo dopo aver sistemato quanto Lollino definisce “… molto probabilmente un supporto che serviva a mantenere eretto e un po’ staccato “l’alieno” dalla parete”, si sarebbe riposizionato millimetricamente nella posizione della prima foto per fare un secondo scatto. Fatto che ritengo ugualmente poco credibile, salvo ipotizzare che la macchina polaroid fosse stata posizionata su un appoggio fisso.
In realtà la versione scritta da Good è diversa. “Ho chiesto a Filiberto di dire la sua, e lui nega di avere mai posseduto più di sei fotografie della creatura, che furono mostrate tutte a Pinotti e ai suoi colleghi del CUN durante la prima visita. Dopo quella visita, Filiberto prestò cinque delle foto a Renato Bianchi dell’ANSA, trattenendo la sesta come misura di sicurezza. … i ricercatori del CUN tornarono a casa di Caponi per la seconda volta … Filiberto andò a prendere la sesta foto e la mostrò di nuovo a Pinotti”.
Ed è diversa anche dalla versione di Caponi perché scrive che Pinotti non fu presente alla prima visita ed i suoi collaboratori videro solo delle copie perché gli originali erano già in mano all’agenzia giornalistica già al tempo della prima visita. Infatti scrive “Spiegai (n.d.a. a quelli del CUN) che le foto erano al sicuro da un mio amico giornalista che aveva fatto l’articolo su Visto …”.
In riferimento alla seconda visita Caponi, scrive di essere rientrato in possesso delle fotografie e che “… Roberto P. … passò ad esaminare le polaroid e, dopo averle osservate attentamente per qualche minuto, con aria molto serena, mi spiegò la straordinaria importanza di quelle fotografie”. Quindi il CUN vide gli originali di tutte le fotografie e non la sola foto “incriminata”, cioè quella con il punto bianco sotto l’inguine della creatura.
Che si tratti, si chiede Lollino di “un supporto per mantenere in equilibrio un pupazzo?”. In pratica, secondo questa ipotesi, come già accennato, l’artefatto sarebbe stato appoggiato alla parete di terra retrostante, come dimostrerebbe lo studio di ombre fatto dal CUN.
In realtà, mi chiedo, se siano distinguibili quelle prodotte da un qualcosa di appoggiato ad altro di semplicemente molto vicino.
Lollino, ad ogni modo, sconfessa Caponi e sembra dar ragione a Good quando scrive: “Fu un momento decisivo allorquando Fliberto, non ancora rientrato in possesso delle polaroid che si trovavano nelle mani dell’agenzia giornalistica di Roma che ne curava i diritti e messo alle strette da Pinotti che gli disse di non credere che si fosse separato da tutte le foto eseguite, ci mostrò una settima foto”.
E prosegue, a proposito del momento in cui Caponi mostro la foto n.7 così simile alla n.6: “Anche Caponi si accorse della gaff commessa …”.
La domanda è però: il CUN in base a cosa fece il confronto? Ce lo spiega Lollino quando scrive che “… fu immediato il riscontro con la sesta foto della serie, cioè la terza pubblicata sulla rivista Visto, che avevamo sotto gli occhi in quel momento”.
Caponi non ha mai parlato di questa foto nascosta e, ad una mia precisa domanda, ha risposto che non esiste.
Ma Good scrive che in una lettera che gli indirizzò Lollino “Rendendosi conto di quell’errore grossolano, Filiberto ha trattenuto per sé la foto …”.
Va ricordato che la riproduzione delle fotografie da parte del CUN fu possibile solo durante l’ultimo sopralluogo a Pretare.
Appare certamente curioso che Caponi si fosse dimenticato del fatto che la foto n.7 l’avesse creata appositamente per rimediare alla svista del sostegno, tanto da mostrarla tranquillamente e, anzi, permettendone addirittura una riproduzione. Allora, se prestiamo fede alla sua versione e dunque non gliela mostrò, da dove salta fuori la riproduzione della foto con il punto bianco?

Il modellino
Il fatto che potrebbe essere stato ritrovato nel laboratorio un pupazzo somigliante alla creatura non proverebbe nulla. Potrebbe essere stata la conseguenza degli incontri e non l’oggetto delle fotografie. Poi, perché non disfarsi di una prova così pericolosa?
Caponi nega decisamente la presenza di questo artefatto. I carabinieri avrebbero, cioè, sequestrato solo pezzi di argilla informe.
In effetti, la mancanza di una semplice fotografia, sicuramente da scattarsi in questi frangenti, rende poco plausibile la notizia.

Le testimonianze
Gianfranco Lollino del Centro Ufologico Nazionale, scrive: “Nessun testimone ha mai confermato direttamente o indirettamente le dichiarazioni che tendevano a chiamarli in causa nei fatti raccontati da Filiberto, durante tutta la durata dell’inchiesta, anzi, abbiamo raccolto per lo più smentite o dei “non so” …”.
In riferimento alla testimonianza della nonna precisa: “ … se pensiamo all’anziana nonna di Filiberto, svegliata di soprassalto più volte, costretta ad uscire in strada con la mano del nipote sulla bocca per impedirgli di gridare e portata al cospetto di questa creatura che ogni volta spariva dietro l’angolo, beh … lascio ad ognuno di voi una valutazione oltre che psicologica del contesto testimoniale”. E più avanti: “ … ha ammesso di vedere, una volta, quell’omino seduto a terra davanti il portone di casa, solo per qualche attimo …”
Riguardo al padre scrive: “… ha ammesso in una circostanza di vedere “qualcosa di bianco” scappare sotto un arco a poche decine di metri dalla casa …”.
Quindi, nessuno ha visto o sentito niente, gli stessi famigliari si limitarono a confuse ed inattendibili affermazioni.
Filiberto Caponi racconta la storia nei suoi libri “sE Torni fatti vivo” e “Il caso Caponi”.
Ed è di tutt’altro tenore, da questo punto di vista.
Parlando della nonna afferma: “… alla vista del piccolo essere smise di agitarsi e dopo qualche attimo di silenzio, con una certa esitazione e lo sguardo incredulo, iniziò a sorridergli esclamando: - Com’è piccolo, che carino! Cosa guarda? - … la creatura indietreggiò leggermente guardando mia nonna che, a bassa voce, mi ripeteva di tornare indietro e di limitarmi a guardarlo”. E prosegue: “… sentii la nonna rispondermi che si era infilato sotto il vecchio arco…”.
Nel corso della trasmissione “I fatti vostri” del 5 novembre 1993 la nonna “… con semplicità e candore rispose che in un primo momento quella creatura le era sembrata un folletto o uno spirito …”.
Nella prefazione del suo primo libro la ringrazia scrivendo: “… per avermi creduto dopo aver visto …”.
Dunque, la versione è diametralmente opposta: la nonna vide molto bene, e per un tempo non certo breve, la misteriosa creatura.
Del padre, invece, scrive: “… anche lui era stato svegliato da quell’urlo (n.d.a. della creatura) …”. E poi: “… la creatura, come una saetta, attraversò la strada, sparendo sotto il passaggio buio. Mi voltai e vidi mio padre dietro di me, lo sguardo fisso nella direzione in cui l’essere era svanito: anche lui era riuscito a vederlo anche se per un attimo soltanto”. Prosegue scrivendo che “… notammo qualcosa muoversi fra gli alberi e i cespugli” e “… una scia luminosa cadde tra gli alberi in direzione del fruscio, producendo un bagliore accecante. D’istinto ci riparammo sotto il davanzale portandoci le braccia sopra la testa”.
In questo caso le due versioni sono sostanzialmente coincidenti: il padre vide, si, qualcosa, ma di poco definito. Udì invece chiaramente qualcosa di anomalo.
Caponi prosegue: “… due donne del paese … chiacchieravano di strane urla udite nella notte e attribuite da una di loro allo spirito di una vecchia, morta poco tempo prima … non erano le sole ad aver udito quegli urli”. Anche amici avrebbero sentito “... l’urlo assordante che ormai conoscevo bene”.
E la sera del 19 agosto 1993 “… mia sorella … mi disse di aver sentito rumori di tonfi e di salti fuori dalla finestra del bagno”.
Vennero organizzati dei gruppi di ricerca per trovare l’essere. In una di queste “il silenzio della notte fu squarciato da quell’ormai inconfondibile urlo e tra noi calò il gelo. Il cane saltò la recinzione … venne violentemente scaraventato giù ”.
Una persona del paese ammise di aver notato una strana creatura simile a “… scimmia pelata che zoppicava…”. Purtroppo “… si rifiutò di rendere pubblico il suo incontro”.
Vi sarebbero stati anche avvistamenti a carattere ufologico: “… un ragazzo ed una ragazza … mi raccontarono di aver notato in un angolo del campo sportivo delle strane evoluzioni di sfere rosse e verdi che solcavano il cielo, sollevandosi dal basso verso l’alto molto rapidamente e facendo delle brusche virate ad angolo retto, per poi sparire velocemente con un sibilo simile a quello di un palloncino che si sgonfia”. E poi “Anche altre coppie appartate in quella zona, come seppi dopo, avevano notato lo stressi fenomeno”.
Quindi abbiamo due versioni dei fatti in totale, o quasi, contrapposizione.
Da una parte il CUN che minimizza l’apporto testimoniale, dall’altra Caponi che sembra mostrare evidenze significative.
Infatti, a suo dire, famigliari, parenti e amici sperimentarono fenomeni misteriosi (luci e suoni). Ma è, soprattutto, la vicenda della nonna che potrebbe evidenziare qualcosa di concreto a favore di Caponi perché le testimonianze citate, vaghe o anonime, non possono avere, a mio avviso, troppa considerazione. Ella vide, e chiaramente, l’essere, e lo vide in movimento. Ciò escluderebbe, nella sostanza, l’ipotesi di un fantoccio messo ad arte da Caponi.
Il punto, però, non è solo cosa “vide”, ma anche cosa “dichiarò”.
Perché se disse effettivamente quanto riportato dal nipote, questi avrebbe un importante alleato dalla sua parte. Non ho avuto modo di recuperare la trasmissione della RAI, però, presumo che abbia detto effettivamente le cose riportate nel libro, in quanto potenzialmente verificabili e smentibili in qualunque momento.

Avvenimenti correlati?
La mattina del 15 giugno 1983 i cinque componenti di un elicottero Agusta dei Vigili del Fuoco, ad un’altezza dal suolo di circa 600 metri ed in prossimità dell’aeroporto di Pescara, avvistarono uno strano oggetto in apparente rotta di collisione con il velivolo. Sembrava di forma antropomorfa, con un’altezza di circa 1,30 metri, con una calotta a mo’ di testa di circa 50 cm di diametro e due specie di grandi occhi. Apparivano, poi, due piccoli arti inferiori di colore giallo ocra e due superiori dalla forma sferica. Dietro la schiena, invece, era in bella vista una sorta di antenna trapezoidale.



Si muoveva contro vento e sembrava avesse interesse per l’elicottero. Dopo alcuni secondi si allontanò velocemente ad una velocità stimata in 300/400 km orari, non prima di essersi girato “… fissando l’equipaggio con i suoi grandi occhi …”, come riportato da Moreno Tambellini nel suo libro citato in bibliografia.



La torre di controllo dell’aeroporto di Pescara non registrò nulla sugli schermi radar.
Intorno alle h 17,30 del 20 giugno 1983 a Pettorano sul Gizio (AQ), comune confinante con Sulmona, un gruppo di persone dichiarò di aver visto a circa 100 metri di distanza una forma sferica, simile ad un pallone, sorvolare un filare di pioppi. Scesa a terra ed avvicinata fino ad una distanza di 10 metri da uno dei componenti, saltellò più volte prima di rialzarsi e scomparire verso la montagna “Catena del Morrone”.
“Il suo colore era marroncino con striature chiare, alto tra gli 80 e i 60 centimetri, aveva una “testa” circolare un po’ ellittica più grande di quella umana, due occhi neri e lucidi coperti da una sorta di “mascherine di plastica”, sulla testa portava un’antennina bianca lunga circa 10-15 centimetri, in basso sotto la “testa” aveva due “gambe” senza piedi con un’altezza dei ginocchi due segni o tasche a forma di V o U”. Frase citata dal libro di Tambellini. Il caso venne indagato anche da Angello Ferlicca e Claudio Zacchia del CISU e pubblicato sulla rivista UFO n.13 del dicembre 1993. Nella medesima rivista un lungo articolo mostra come l’estate del 1993 abbia mostrato una vera e propria ondata di segnalazioni di “umanoidi volanti”.
Ritornando ai due casi citati, Capone scrive: “… il vicepresidente (n.d.a. del CUN) individuava molte similitudini tra la mia esperienza e quelle, analoghe, esaminate dal CUN poco tempo prima su segnalazione di avvistamenti avvenuti a Pescara e a Sulmona. Dapprima stentai a dargli ragione, ma quando sovrappose le mie foto a un disegno del precedente avvistatore, io stesso notai che le immagini collimavano perfettamente. Solo lo scafandro dell’alieno, che doveva servirgli per volare, era posizionato in modo differente nei due casi. Ma a giudicare dal resto poteva benissimo trattarsi del medesimo EBE ”.
Personalmente, confrontando i disegni, che vennero realizzati in base alle testimonianze, con le fotografie di Caponi, le similitudini mi sembrano piuttosto forzate. La “testa”, infatti, è sproporzionata rispetto al corpo, nel primo caso, poi, l’insieme dell’essere appare piuttosto tozzo. Nel secondo, invece, è completamente assente il tronco. Caratteristiche che non si trovano nelle fotografie. L’unico punto di raccordo potrebbe essere il colore marrone – giallo ocra. Piuttosto poco, però, per affermare che le immagini ritraggano la stessa figura. E, poi, i due luoghi sono distanti molte decine di chilometri da Pretare.
Nel luglio del 1993 due missili terra – aria sparati da due caccia dell’Aviazione Italiana avrebbero, addirittura, abbattuto un Ufo nei presi del Monte Vettore, vicino a Pretare.
Dopo tre giorni iniziarono gli avvistamenti di Caponi.
Di quanto esisterebbe un documento top secret, la cui attendibilità è tutta da verificare.
Poi c’è la storia delle galline. Nel mese di agosto una strana moria di galline colpì il paese. Sembravano dissanguate ed alcune mutilate. La fantasia della gente corse con il pensiero alla creatura misteriosa. In realtà, il collegamento, ammesso che esista, è solo ipotetico e si basa, a mio avviso, sul niente.
Ed, infine, la testimonianza del cognato di Caponi, del 13 ottobre 1993. Avrebbe visto, tornando in macchina dal lavoro e dirigendosi verso Pretare, una luce gialla molto intensa in ascesa sul Monte Vettore. La stessa notte un bagliore intenso avrebbe illuminato la sua stanza.

La confessione
Caponi sottoscrisse davanti ai carabinieri un documento di ammissione della truffa. In pratica dichiarò di aver creato personalmente il fantoccio di creta, poi fotografato. A suo dire, furono i carabinieri a convincerlo che quella era la soluzione migliore per tutti: la quiete pubblica sarebbe tornata e lui avrebbe potuto sempre sostenere la realtà della testimonianza.
A conferma della confessione il quotidiano “Il Messaggero" (Edizione Marche) del 9.11.1993 riportò: "Io la creatura l'ho vista davvero. La gente però non avrebbe mai creduto al mio racconto se non l'avessi accompagnato con foto convincenti. E così ho costruito una statuina di creta sul modello di E.T. e l'ho fotografata...".



Tutto chiaro ed indiscutibile?
In realtà le cose non sono mai semplici, nel senso che una persona che confessa non necessariamente dice la verità.
Lo sa benissimo il nostro Codice Penale che all’art.369 Autocalunnia punisce chi “ … incolpa se stesso di un reato che egli sa non avvenuto …”.
E restando nel nostro ambito, cioè le tematiche “misteriose”, i casi non mancano.
Forse pochi conoscono la storia del campesino Basilio Uchuya che, dietro consiglio del dottor Javer Cabrera e messo alle strette dalla polizia peruviana, confessò di aver realizzato le Pietre di Ica (artefatti litici che dimostrerebbero la coesistenza fra uomini e dinosauri).
Lo avrebbe fatto per evitare di essere accusato di contrabbando di opere archeologiche.
Ritornando a Caponi, come si fa a capire quando ha mentito e quando no?
Le ammissioni di colpa sembrano caratterizzare solo i primi tempi, come a dire che andava confermata la versione dati ai carabinieri.
Poi, una volta scagionato dalle accuse, come sotto vedremo, tornò alle dichiarazioni originarie.

La denuncia
Caponi venne accusato dai Carabinieri di Arquata del Tronto per “diffusione di notizie false o esagerate tendenti a turbare l’ordine pubblico” ai sensi dell’articolo 656 del Codice Penale, con il conseguente ritiro del materiale fotografico.
Un provvedimento grave, non c’è dubbio.
E a quanto scrive Lollino più che giustificato, in quanto, con Fabio Della Balda ed una pattuglia di Carabinieri, raccolse la turbata testimonianza di due ragazzine del paese. Da queste si evinse “ … una serie di affermazioni e racconti sconclusionati e farneticanti …” addebitali al Caponi.
Nella memoria difensiva per l’archiviazione del caso si legge, invece, come “… la vicenda abbia esclusivamente creato divertimento e nessun turbamento dei singoli, tantomeno dell’ordine pubblico; neppure era potenzialmente idonea a realizzare questo risultato …”. Il testo è consultabile a pagina 15 della rivista Dossier Alieni n.4 dicembre 1996.
Quindi, ci fu o non ci fu il panico fra la gente? E quanta parte ha fatto la presenza di giornalisti fin troppo curiosi?
Ad ogni modo, nel maggio del 1994 Il GIP (Giudice per le indagini preliminari) archiviò il caso scagionando l’interessato dall’accusa e restituendogli le immagini.

Conclusioni
A mio avviso, questi sono i punti fermi della vicenda:

- la testimonianza di Caponi non è supportata da evidenze incontrovertibili

- le testimonianze correlate acquisiscono peso diverso a seconda della fonte che le riporta

- il comportamento di Caponi, nella ricostruzione dei fatti a lui sfavorevole, appare contraddittorio e, per certi versi, illogico

- i presunti avvenimenti correlati al caso sono incerti nell’esistenza o nei collegamenti con il medesimo

- le fotografie non dimostrano nulla, in particolare la settima suscita troppe domande per avere una valenza concreta

- risulta impossibile ricostruire la vicenda nel suo complesso al di là di ogni ragionevole dubbio in quanto molte affermazioni non sono verificabili

E quindi?

La verità di cosa sia successo in quel lontano 1993 la conosce solo Caponi.
Sheenky Oo
00lunedì 24 settembre 2012 08:42
UFOLOGIA E MORTI MISTERIOSE

Articolo di Cope Schellhorn
Fonte: www.net-parade.it/cgi-bin/link.aspx?utente=giovaneopini

Morte per fucilata al cranio. Morte per sospetto avvelenamento. Morte per sospetto strangolamento. Morte a causa di possibili virus letali impiantati nel corpo.

Eppure le morti sospette di ufologi quali Phil Schneider, Ron Johnson, Ann Livingston e Karla Turner, così come quelle di tantissimi ufologi del passato, sembrano solo enfatizzare una realtà con la quale molti dei più importanti ufologi sono oggi diventati più familiari: non solo la ricerca ufologica è potenzialmente dannosa, ma la durata della vita della media degli ufologi più impegnati è decisamente più breve della media nazionale.
Tuttavia, le morti misteriose tra gli ufologi non sono una novità.
Nel 1971 il noto ricercatore Otto Binder scrisse un articolo per il 'Saga Magazine's Special UFO Report' intitolato "Liquidation of the UFO Investigators". Egli stesso aveva svolto indagini su 137 ricercatori, scrittori, scienziati e testimoni coinvolti nella ufologia, morti nei precedenti 10 anni, molti dei quali in circostanze misteriose. I casi selezionati da Binder riguardavano tantissimi infarti, cancri fulminanti e strani omicidi.
Avremo l'occasione di parlare di molti di questi casi, ma prima guardiamo le morti sospette più o meno recenti.

PHIL SCHNEIDER
Fu ritrovato massacrato a casa sua il 17 gennaio 1996, e strangolato col catetere di cui faceva uso. Questo omicidio sembra una esecuzione militare a tutti gli effetti.



Se le circostanze di questa morte sembrano molto controverse, altrettanto controverse furono le rivelazioni da lui rese note pubblicamente prima di morire.
Phil era un geologo dilettante ed un esperto in esplosivi. Dichiarò di aver lavorato in 13 delle 129 installazioni sotterranee che, stando alle sue testimonianze, il governo USA aveva già costruito dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Due di queste basi erano grandi ed includevano la famosa base di Dulce, New Mexico, dove si sospetta da tempo si faccia della retro-ingegneria aliena.
Schneider diceva che i Grigi lavoravano insieme a tecnici USA e che, nel 1979, in seguito ad un fraintendimento tra alieni e umani vi fu una sparatoria in cui gli alieni presero in ostaggio alcuni tecnici e scienziati terrestri.
Furono ben 66, tra agenti segreti, FBI, e berretti neri, a morire nello scontro. Anch'egli in quella circostanza fu colpito al petto e molto probabilmente fu questa la causa di un cancro che si manifestò pochi anni dopo proprio in quella zona del corpo.
Se le cose stessero davvero in questo modo Schneider avrebbe infranto il "codice del silenzio" imposto a tutti i collaboratori ai progetti segreti e la cui penalità consiste nella morte. Non fu un caso se, prima di essere massacrato, subì altri 14 attentati di vario genere. Disse pubblicamente che era "segnato" e sapeva che non avrebbe vissuto a lungo.
Alcune sue accuse sono degne di attenzione:

1) il governo USA fece un patto con gli alieni Grigi nel 1954: questo accordo è chiamato il Grenada Treaty;

2) molta della tecnologia degli stealth è stata sviluppata con la retro-ingegneria dagli UFO alieni schiantatisi al suolo;

3) l'AIDS era un virus da laboratorio per controllare la popolazione inventato dal National Ordinance Laboratory di Chicago, Illinois (o forse è solo l'insieme degli effetti provocati dai farmaci usati per curare il virus Hiv, che molti esperti definiscono 'innocuo' - n.d.A).

4) ad insaputa di tutti, il governo USA possiede un dispositivo che causa terremoti.

Qualunque cosa si possa pensare delle sue dichiarazioni, è innegabile il fatto che avesse attratto l'attenzione dell'FBI e della CIA.
Stando alla vedova, alcuni agenti segreti setacciarono attentamente casa sua dopo la morte e sequestrarono almeno 1/3 delle foto di famiglia.

RON RUMMEL
Ex-agente dell'intelligence dell'USAF e direttore della rivista 'Alien Digest' (dal 6 agosto 1993), Rummel presumibilmente si sparò in bocca.



"Presumibilmente" perchè:

1) stando alle testimonianze dei suoi amici sulla pistola non c'era sangue e questa era completamente priva di impronte digitali;

2) la nota lasciata dal presupposto suicida sembra scritta da una persona mancina, e non destrorsa come lui;

3) dal corpo promanava una esalazione di sodio pentothal.

Il suo giornale toccava argomenti scottanti come l'aspetto predatore/preda delle relazioni umani/alieni, e l'uso di umani come fonte di cibo e di sfruttamento per riciclare parti dei corpi degli alieni.
E' molto probabile che con tale attività informativa oltrepassò i confini vietati, finendo così "suicidato".
Molto interessante, infine, il fatto che uno suoi migliori amici fosse proprio Phil Schneider con il quale aveva spesso collaborato.

RON 'JERROLD' JOHNSON
Vice-direttore delle indagini del MUFON morì a 43 anni, di colpo, ed in modo strano mentre si trovava ad una riunione della Society of Scientific Exploration ad Austin, Texas.
Durante la proiezione di un filmato, alcuni seduti vicino a lui udirono un gorgoglio. Quando le luci si riaccesero, Johnson era per terra, con il volto purpureo e una emorragia nasale che fuoriusciva copiosa. Sotto il suo tavolo, una lattina di soda.
Era morto di un colpo apoplettico, o per una reazione allergica alla bibita? Oppure ci sono altre ragioni?
Effettivamente alcuni fatti della sua vita possono portare a credere tutt'altro.
Infatti, negli ultimi tempi, dopo aver lavorato presso la Earth Tech Incorporated di Austin, Johnson lavorò alla propulsione degli UFO per lo Institute of Advanced Studies.
L'autopsia fu dichiarata inconcludente così come quella di molti altri "morti all'improvviso" e che, come lui, avevano lavorato o collaborato in questo campo o si erano interessati all'argomento UFO.
Quanto sia facile, oggi, causare infarti con prodotti chimici e radiazioni pulsanti, o indurre un infarto ed altri mali fisici (come cancri rapidi) è purtroppo una questione ai più sconosciuta.

ANN LIVINGSTON
Morì agli inizi del 1994 di un cancro alle ovaie molto rapido.
Ann era una ragioniera che si dedicava alla ufologia in quanto membro del MUFON. In questa veste aveva pubblicato un articolo: "Electronic Harassment and Alien Abductions" sul Mufon Journal del Novembre 1993.



L'articolo criticava duramente Julianne McKinney, direttrice dello Electronic Surveillance Project of the Association of National Security Alumni, la quale non credeva agli UFO e li riteneva velivoli governativi sperimentali.

KARLA TURNER
Ufologa autrice di 'Masquerade of Angels', 'Taken', e 'Into the Fringe', morta a sua volta di cancro.



Sia pubblicamente che privatamente, la Turner smascherava lo spettro della rappresaglia aliena esposto soprattutto nel libro 'Maquerade of angels'. Non sappiamo quanto di fondato c'era nei suoi sospetti.

DANNY CASOLARO
Giornalista investigativo che fece serie indagini su un software chiamato Project Promise, che poteva rintracciare chiunque in qualunque parte del mondo, morto per uno strano suicidio nel 1991. Casolaro investigava anche la base di Pine Gap, la Area 51 e la bioingegneria portata avanti dal governo USA.

MAE BUSSEL
Investigatrice che conduceva programmi radio, parlava "fuori dei denti" e - come la Livingston e la Turner - morì di cancro fulminante. Anche lei si interessava di UFO.

DECK SLAYTON
Astronauta, era pronto a parlare pubblicamente delle sue esperienze ufologiche, ma anche a lui il cancro tappò la bocca.

BRIAN LYNCH
Giovane sensitivo contattista, morì nel 1985 ufficialmente di overdose.
Stando alla sorella Geraldine, un anno prima era stato avvicinato da un agente segreto che lavorava per la PSI-tech Company di Austin, Texas, che gli disse che stavano facendo esperimenti su armi da guerra di tipo psichico. Dopo la sua morte, tra i suoi effetti personali fu ritrovato uno scritto che diceva: 4 milioni dal Pentagono per il Progetto Scanate.

DON ELKINS
Pilota per le Eastern Airlines negli anni '80, morì suicidandosi dopo aver indagato per più di 10 anni il cover-up ufologico.



Dunque, cosa o chi sta eliminando gli ufologi oggi e nel passato?
Forse alcune morti sono davvero avvenute per cause naturali o per suicidio, ma, come Otto Binder notava già 40 anni fa, ce ne sono decisamente troppe. La logica e il buon senso ci portano a credere che tutte queste morti premature in un campo che conta pochi investigatori sono decisamente sproporzionate.
Quello che vediamo sembra una concatenazione di eventi, causali e spesso mortali: una grossa minaccia è la attività delle agenzie segrete USA, un'altra è l'intervento diretto degli alieni, una terza è il coinvolgimento di tecniche psicologiche portate avanti da alcuni "occultisti".
è più che probabile questi elementi siano responsabili in parte o per tutte quelle morti di ieri e di oggi.
Il fatto, poi, che ben 30 morti "strane" siano associate anche al progetto per lo Scudo Spaziale effettuato dalla Marconi Limited in Inghilterra tra il 1985 ed il 1988 ci da conferme in questo senso. Eccone elencate alcune.
Roger Hill, un disegnatore della Marconi Defense Systems, si sparò nel marzo 1985.
Jonathan Walsh, un esperto di comunicazione digitale impiegato presso la ditta sorella della Marconi, la GEC, cadde dalla finestra del suo hotel nel novembre 1985, dopo aver espresso timori per la sua vita.
Ashad Sharif, altro scienziato della Marconi Ltd., s'impiccò in modo alquanto "artificioso": pare che, dopo aver fissato un capo della corda al collo e aver fissato l'altro capo ad una pianta, risalì in macchina, accelerò e così si strangolò, nell'ottobre 1986.
Nel marzo del 1988 Trevor Knight, sempre connesso alla Marconi Ltd., si asfissiò col monossido di carbonio esalato dalla sua auto.
Peter Ferry, direttore di marketing della suddetta ditta, fu trovato fulminato con i fili elettrici infilati in bocca nell'agosto 1988.
Sempre lo stesso mese dello stesso anno, Alistair Beckham fu trovato anch'egli morto fulminato con i fili elettrici arrotolati sul corpo e con un fazzoletto infilato in bocca. Era ingegnere presso la Plessey Defense Systems, altra consociata della Marconi Ltd.
L'ultimo della lista fu Andrew Hall, trovato morto nel Settembre di quell'anno per avvelenamento da monossido di carbonio.
Giunti a questo punto è ovvio chiedersi quale collegamento potrebbe esserci tra lo studio sullo Scudo Stellare e le morti di ufologi: se, così come molti hanno ipotizzato, la ricerca suddetta fu iniziata con lo scopo di proteggere gli USA sia dalla Russia che dagli alieni, allora sì che ci sono collegamenti.
Probabilmente il KGB, realizzando che le forze occidentali stavano perfezionando un potentissimo raggio che poteva essere usato nello spazio contro di loro, mise in atto una offensiva per distruggere il progetto. Se ciò è vero, e l'arma esiste e funziona, abbiamo una spiegazione per il crollo dell'Unione Sovietica.
Oppure, questi scienziati scoprirono la vera natura del progetto e furono sottoposti a livelli tali di stress da commettere il suicidio in massa, quasi. Altrimenti scoprirono di lavorare con e per esseri non umani e ne pagarono le conseguenze.
Una cosa è certa: qualcosa di terribile avvenne alla Marconi Ltd. Generalmente gli scienziati non si suicidano e nemmeno compiono omicidi così bizzarri come questi sopra esposti.
Un'altra possibilità è che un contingente di alieni ostili abbia saputo dell'operazione Scudo Spaziale ed abbia deciso di boicottarla per proteggersi, creando traumi psichici e depressioni agli scienziati che poi si sarebbero suicidati. Ma se davvero fosse così, perché poi le morti finirono? Il progetto fu abbandonato, o forse venne protetto meglio? Molto improbabile.
Forse venne portato a termine nel 1988 ed è ora operativo.
In verità nessuno si rende conto dei rischi che gli ufologi corrono. Nemmeno loro stessi! Difatti coloro che ritengono le morti dei loro colleghi negli anni '50 e '60 molto sospette paiono credere che qualunque forza o agenzia segreta che c'era dietro, abbia ammorbidito le tattiche negli anni '80 e '90. Ma l'evidenza dei fatti non supporta questa tesi. Non ci sono dubbi, comunque, che negli anni passati accaddero strane cose.
Ad esempio, le morti più intriganti e raccapriccianti che avvennero in quel periodo furono quelle della giornalista DOROTHY KILGALLEN, dell'astronomo MORRIS KETCHUM JESSUP e del fisico Dr. JAMES MCDONALD, la prima per overdose, gli ultimi due per presupposti suicidi.
I dettagli di questi decessi - nonostante le dichiarazioni ufficiali - sono inquietanti e non poco. Ognuno dei tre era giovane e affermato, e tutti e tre erano profondamente coinvolti nelle indagini ufologiche.
La Kilgallen, la più famosa giornalista dei suoi tempi, molto affermata in Inghilterra ad altissimi livelli, scrisse due articoli che forse firmarono la sua condanna a morte.


Dorothy Kilgallen

Il primo del febbraio 1954, parlava di un incontro segreto dei capi militari mondiali programmato per l'estate successiva.
L'altro del 1955, pubblicato poco prima della sua morte per overdose accidentale di barbiturici ed alcool (alla Marilyn Monroe, tanto per intenderci), parlava di un ignoto ufficiale inglese di gabinetto, che avrebbe detto: "Gli UFO sono creati da piccoli omini alti meno di un metro. è spaventoso, ma non si può negare che gli UFO vengano da altri pianeti!"
Qualunque sia la fonte (pare fosse un nobiluomo della famiglia Mountbatten), questa voce nella atmosfera degli anni '50 era inaccettabile.
Da ricordare che il Robertson Panel, abilmente orchestrato dalla CIA, si era riunito nel 1953 ed aveva emesso il famoso Report.
In sintesi: questo documento e l'attitudine dei suoi componenti rappresentavano una linea dura per insabbiare tutti i casi UFO più significativi. Con l'anno 1953 e con questo incontro iniziò ufficialmente il cover-up governativo sul fenomeno che continua ancora oggi, con in più altre sfumature.
Ma davvero la Kilgallen si è uccisa involontariamente? O forse fu aiutata a farlo?
Il Dr. James McDonald, fisico dello Institute of Atmospheric Physics e professore presso il Department of Meteorology della Università della Arizona, tentò il suicidio nel 1971. Nessun altro negli anni '60 aveva combattuto duramente come lui per convincere il Congresso a prendere seriamente il problema UFO, della cui esistenza era più che convinto. Era diventato una spina nel fianco per coloro che volevano mantenere il cover-up ufficiale e, non vale manco la pena dirlo, la sua morte capitò proprio di proposito per loro.
McDonald, presumibilmente depresso, si sparò alla testa ma - purtroppo - non morì subito e rimase cieco, ma non al 100%. Però, in qualche modo, alcuni mesi dopo il primo tentativo - il 14 giugno 1971 - riuscì ad uscire dallo istituto ov'era ricoverato, salì su un taxi che lo portò ad un negozio di armi, dove comprò una calibro 0.38 spagnola, si fece poi portare verso nord, nel deserto, dove si fece lasciare alle ore 16:00 in un'intersezione. Forse camminò da solo per un miglio fino al Canyon del Oro, luogo a lui familiare, e lì si sparò. Ma la ricostruzione appare davvero poco probabile.
Il suo corpo fu trovato da un signore sotto un ponte il giorno dopo, a mezzogiorno. Quando fu ritrovato, la polizia dichiarò che era morto già da 8-10 ore. In teoria poteva essere stato trovato nel deserto proprio lo stesso giorno che era sparito se qualcuno avesse chiamato la polizia immediatamente, e se le efficientissime squadre di ricerca e soccorso di Tucson fossero state messe all'opera. Ma nessuno le chiamò mai.
L'astronomo ed archeologo Morris Ketchum Jessup commise anche egli un suicidio sospetto nel Dade County Park, Florida, nel 1959.
Tuttavia non ci sono dubbi che il noto autore di lavori importanti ed influenti come 'The Case for the UFO' e 'The Expanding Case for the UFO' a lungo andare fosse andato in depressione. Si, ma perchè?
Le cose non andavano troppo bene per lui, dobbiamo ammetterlo: il divorzio, le pubblicazioni che, benché si fossero rivelate importanti negli anni, ed oggi sono introvabili, allora vendettero poco, la sua alienazione dallo ambiente scientifico che lo amareggiava, i pochi amici rimastigli (il biologo Ivan T. Sanderson, ed il dr. Martin Valentine). Sanderson, disse di averlo visto preoccupato per 'strani eventi' che lo avevano "coinvolto in un mondo irreale e completamente malato".
Ma era davvero così malridotto, o fu portato a diventarlo?
Anna Genzlinger investigò a fondo la sua morte e così concluse: 'L'uomo era stato messo sotto un certo tipo di controllo mentale. Quelli erano giorni in cui si sperimentavano mezzi di controllo mentale che solo oggi sono venuti a galla. Alcuni fatti sul caso lasciano attoniti. Non fu neppure fatta l'autopsia sul corpo, che per legge si deve fare su ogni sospetto suicida.'
Il Sergente Obenclain, che era stato sul posto poco dopo il ritrovamento del cadavere, disse: 'Tutto sembrava fatto in maniera professionale. Il tubo era legato con un filo spinato allo scappamento e stranamente era di un annaffiatoio meccanico, non manuale.'
Stando alla ex-moglie aveva iniziato a ricevere strane telefonate subito dopo le indagini sul progetto top-secret effettuato dalla Marina USA, il Philadelphia Experiment (v. post correlati) e all'epoca a capo del cover-up sugli UFO c'era lo ONI (Office of Naval Investigations).
E non finisce qui...
Frank Edwards, il noto commentatore radiofonico che come James McDonald stava premendo per avere udienze da parte del Congresso sugli UFO, morì di un supposto infarto il 24 Giugno 1967, proprio nello anniversario dello avvistamento di Kenneth Arnold.
Una mera coincidenza? Forse no.
Alcuni ufologi prominenti morirono lo stesso giorno: Arthur Bryant, contattista; Richard Church, membro consigliere del CIGIUFO, e lo scrittore di fantascienza Willie Ley.
Gli annali di ufologia sono spaventosamente pieni di morti di ufologi dovute a strane forme di cancro maligne e veloci, per infarti fulminanti, suicidi sospetti e per tutta una serie di strani accadimenti. Solo un caso?
E che dire dell'ex-segretario della difesa James Forrestal, morto per presunto suicidio, precipitando dal 16° piano dell'ospedale di Bethesda, dov'era ricoverato, nel 1949? E dello scrittore ufologo Damon Runyon Jr. che si gettò da un ponte di Washington nel 1988? Lo fece per volontà sua? E cosa accadde davvero al dr. B. Noel Opan che, nel 1959, dopo una presunta visita di misteriosi MIB, sparì, così come fece Edgar Jarrold, l'ufologo australiano l'anno dopo?
Come ci spieghiamo la lunga serie di infarti che uccise Edwards, lo scrittore H. T. Wilkins, Henry E. Kock, il giornalista Frank Scully ed il famoso contattista George Adamski?
E come spiegarci la lunga serie di suicidi: Reverendo Della Larson, contattista, la scrittrice Gloria Lee (Byrd), la ricercatrice di UFO che scoprì il corpo di Larson Marie Ford, e gli ufologi Doug Hancock e Feron Hicks?
E che dire dei cancri maligni e fulminanti che portarono velocemente alla tomba l'ufologo canadese Wilbert B. Smith, l'ufologo brasiliano il Dr. Olavo Fontes, Jim e Coral Lorenzen, il biologo Ivan T. Sanderson ed il fondatore del CUFOS il Dr. Joseph A. Hynek?
Certo non tutti costoro, né i meno importanti che non possiamo qui includere, furono eliminati.
Molti morirono sì di cause naturali, ma altri lasciano seri dubbi ed altri ancora sembrano avere il marchio di Caino.
Sappiamo com'è facile indurre colpi apoplettici ed infarti usando sostanze chimiche e fasci pulsanti. Sappiamo come alcuni governi siano ancora coinvolti in ricerche psico-tecnologiche e come una mente umana possa essere manipolata, così tanto da portare, in modo subdolo, un soggetto alla pazzia.

L'ufologia non è un passatempo né hobbistico né tantomeno sicuro. Ci sono pericoli reali nel mettere il naso in alcune cose. Molte morti di cui sopra sono sospette. Altre paiono apertamente delle esecuzioni. A che scopo, e chi le ha attuate?
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:48.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com