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Misteri d'Italia: stragi di Stato

Ultimo Aggiornamento: 22/05/2013 17:19
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08/03/2013 14:18

Il primo capitolo del mio nuovo lavoro sulle "stragi di Stato" vuol trattare le cosiddette "strutture clandestine". Buona lettura

Capitolo I
Strutture clandestine

Perché non è solo una storia di banane e ballerine, di nani e di escort, ma di tradimenti, di lutti e di sangue
(Vincenzo Vinciguerra)

Cos'è Gladio: l'accordo stay-behind

Avevo avuto l' incarico di occuparmi delle operazioni politiche. Per dirla in poche parole, il mio compito consisteva nell'impedire che l'Italia cadesse nelle mani dei comunisti.
(William Colby)

Il Servizio Informazioni delle Forze Armate (SIFAR), mise in progetto fin dal 1951, la realizzazione, la formazione e il finanziamento di un'organizzazione clandestina di resistenza, che si basava fondamentalmente con l'esperienza già vissuta durante la seconda guerra mondiale con la guerra partigiana. Questa organizzazione, si legherà ad altre cellule, reti di resistenza, dall'Inghilterra, al Belgio, all'Olanda e presumibilmente anche in Danimarca e Norvegia, tutte con lo stesso common thread. Cellule analoghe furono tuttavia presenti anche in Francia, provvedendo al controllo dei territori tedeschi ed austriaci, oltre alla propria nazione ovviamente, fino ai Pirenei. Dopo la rottura con Mosca, anche la Jugoslavia decise di adottare misure militari per questo tipo di operazioni speciali. Il 26 novembre 1956, si concluse da parte del SIFAR e dal Servizio americano una collaborazione riguardo all'organizzazione Gladio e alle sue attività, che prevedeva, reti di resistenza, con personale accuratamente scelto ed addestrato, per attivarsi in caso di bisogno.

Gladio venne disposto per tali compiti:

- raccolta delle informazioni
- sabotaggio
- guerriglia
- propaganda ed infiltrazione

L'ultima attività, rivestiva nel complesso delle operazioni di Gladio, una particolare importanza e delicatezza. Nelle attività di propaganda, rientrano missioni sottocopertura e strategie di guerra psicologica. L'elemento essenziale per rendere Gladio completo, era l'installazione di un complesso, di un Centro d'addestramento, coordinamento e di ripiegamento segretissimo, posto in Sardegna, a Capo Marrangiu, Sud di Alghero. Tale Centro, denominato Centro addestramento guastatori (CAG), la cui costituzione fu finanziata dagli USA, fu utilizzata non solo dai "gladiatori" ma anche dai Servizi di informazione e sicurezza italiani ed appartenenti a Paesi alleati e di unità delle forze speciali nazionali e NATO. Una volta che si costituì questa cellula clandestina, dal 1959, Gladio entrò a far parte del CPC, Comitato clandestino di pianificazione, operante in seno allo SHAPE (Supreme headquarters allied powers Europe). In esso erano già presenti cellule USA, inglesi, francesi, tedesche ed altri paesi della NATO. In seguito agli accordi nel corso del 1959, l'Intelligence americano provvide personalmente ad inviare presso il CAG il materiale operativo destinato a diventare scorte di prima dotazione di Gladio, che verranno inseguito occultate in varie zone del paese. Tali depositi furono noti come Nasco. Il materiale, tra cui esplosivi, granate, armi di vario tipo, radio trasmittenti, binocolo, coltelli e munizioni, furono inseriti in appositi contenitori nel 1963. I cosiddetti Nasco erano moltissimi. Ufficialmente ce ne furono ben 100 nel Friuli, 7 nel Veneto, 5 in Trentino, 11 in Lombardia, 7 in Piemonte, 4 in Liguria, 2 in Emilia, 1 in Campania e 2 in Puglia. I Nasco, sovente venivano disposti in zone appartate, in particolare in ruderi, cappelle, cimiteri, piccole chiese, fontanili. Il materiale e i depositi erano sotto il controllo della Sezione SAD. Curiosamente, il materiale di armamento e munizionamento, era anche immagazzinato, in consegna fiduciaria, presso svariate caserme dei Carabinieri.

In seguito agli avvenimenti dell'Est europeo, e dai mutamenti degli equilibri politici che per anni hanno obbligato molte nazioni a vivere in rigidi blocchi, il Governo si vide impegnato a rivedere tutte le disposizioni in materia di guerra non ortodossa, e si vide meno il bisogno di una cellula stay-behind come Gladio, che venne dal Ministro della Difesa, l'onorevole Rognoni, da prima congelata l'attività, e successivamente il 27 novembre 1990, a chiuderla definitivamente. Ufficialmente, il governo italiano nega che la cellula Gladio sia mai stata attivata, che non ce ne fu mai stato il bisogno, dato che non si vennero a formare pericoli di natura sovietica su territorio italico. Il documento del Senato della Repubblica, in merito alla questione Gladio, afferma che:

Ciò premesso, è opportuno ribadire che ogni sospetto, in merito a possibili azioni di "Gladio" intese ad interferire con la vita democratica del Paese, è ingiusto, ingiustificato e fuorviante. La segretezza dell'organizzazione era indispensabile in relazione agli scopi che si proponeva, ma non serviva a nascondere azioni illegali o delittuose.


NDS e la presunta legittimità di Stay-Behind

Questa la storia ufficiale. In seguito a varie interrogazioni parlamentari, Gladio fu considerata legittima, e non andò mai contro i trattati né fu mai utilizzati per scopi illegali o contro la Nazione stessa. Se questo è vero, alcune fonti e signori dimenticano di parlare di un altro sottogruppo, tutt'altro che legittimo. In seguito alle ultime inchieste riguardo lo stragismo fascista, venne alla luce una struttura segreta, organizzata in 36 legioni, nota come Nuclei per la Difesa dello Stato, che vedeva al suo interno un'organizzazione ibrida, formata sia da personale civile che militare, personaggi orbitanti nell'area eversiva e anche alti ufficiali, che, in caso di sovvertimenti o svolte autoritarie interne, avevano l'ordine di neutralizzare i comunisti. Bisogna quindi scindere il settore "buono" degli apparati clandestini paramilitari, in questo caso Gladio, ed un altro "cattivo", per l'appunto, gli NSD. Tuttavia, per essere precisi, più che parlare di un'organizzazione alternativa a Gladio, sarebbe meglio parlare di operazione, come ipotizzato dal professor Aldo Sabino Giannuli, nella sua relazione al giudice istruttore di Milano, Guido Salvini. In merito alla questione NDS, viene in aiuto Vincenzo Vinciguerra, il terrorista responsabile di aver piazzato la bomba all'interno dell'autovettura che uccise tre carabinieri e ferito altri due, quella che alla storia passò come la strage di Peteano. A proposito degli NDS, Vinciguerra affermò:

Non si può trovare traccia di una organizzazione che non esiste. I Nds sono, a mio avviso, una operazione e non una organizzazione. Quando il colonnello Spiazzi fece presente l’esistenza delle cosiddette Legioni, diede l’opportunità di realizzare un depistaggio che andava a coprire la struttura Stay Behind o, comunque, la vera organizzazione atlantica.


La documentazione e le testimonianze a noi disponibili, non solo mostrano che agli Stati Uniti gli fu permesso di utilizzare dal 1945 in poi, cittadini italiani come agenti clandestini, ma che l'organizzazione stay-behind non servì solo per la resistenza dietro le linee sovietiche in caso di invasione dell'Italia, ma anche per altro. Ad esempio fu significativa la testimonianza di Luigi Tagliamonte, collaboratore del generale De Lorenzo, già capo dell'ufficio amministrazione del SIFAR, in seguito, capo dell'ufficio programmazione e bilancio del Comando generale dell'arma dei carabinieri:

Sapevo che presso il Cag (il Centro addestramento guastatori di Capo Marrargiu, base di Gladio, nda) si effettuavano dei corsi di addestramento alla guerriglia, al sabotaggio, all’uso degli esplosivi al fine di impiegare le persone addestrate in caso di sovvertimenti di piazza, in caso che il Pci avesse preso il potere. Tanto sapevo io trattando pratiche di ufficio al Sifar e relative al Cag. Oggi penso, riportandomi ai miei ricordi, che la citazione della eventuale invasione del nostro Paese, a proposito della necessità della struttura ove era incardinato il Cag, era un pretesto (…) Il mio pensiero, testè formulato, deriva dal contenuto dei contatti che avevo con il Maggiore Accasto e con il Capo Sezione CS Aurelio Rossi i quali, senza scendere nei dettagli, mi rappresentavano che il Cag esisteva per contrastare eventuali sovvertimenti interni e moti di piazza fatti dal Pci.


Lo stesso affermò anche il generale dell'Aeronautica, Antonio Podda, vice-capo del SIFAR, che riferì che in realtà Gladio serviva per: contrastare dall'interno l'ascesa al potere del PCI, dall'esterno la possibilità invasione sovietica ed infine opporsi contro i moti di piazza "rilevanti" (un vero e proprio sabotaggio contro i comunisti). Lo stesso avrebbe riferito anche Vittorio Andreuzzi, che al contrario di Vinciguerra e Podda, fu un gladiatore, simpatizzante del Movimento sociale ed arruolato nella cellula nel 1959 dal suo amico Mattia Passudetti, da lui descritto come un "fascista sfegatato" e risultato in oltre iscritto al partito nazionale fascista. Raccontò Andreuzzi in proposito:

fu spiegato dagli istruttori che la nostra organizzazione, che doveva rimanere segreta, sarebbe dovuta entrare in funzione per contrastare moti di piazza comunisti. Non fu detto, se non con brevi cenni, che la struttura doveva servire anche per contrastare una invasione straniera. Ricordo con certezza che più che altro si parlò, da parte degli addestratori, della necessità di prepararci a fronteggiare i comunisti italiani e le loro iniziative sovversive". I corsi di addestramento riguardarono "il tiro con armi leggere, lo studio circa il confezionamento di ordigni esplosivi. Simulavamo anche attacchi notturni su obiettivi prestabiliti. Non ricordo di preciso i nomi degli istruttori, ma mi pare che ce ne fosse uno che si chiamava Giorgio. Quest'ultimo ci spiegava che i comunisti italiani avevano delle squadre di persone pronte ad agire contro il Governo e ci diceva che noi dovevamo addestrarci a far fronte ad un tale tipo di attività sovversiva dei comunisti


Andreuzzi, un gladiatore, non fu presente nella famosa lista ufficiale dove mostravano i 622 gladiatori arruolati all'epoca (il quale i dubbi partirono già dal basso numero di arruolati), probabilmente perché era uno di quelli che faceva parte del "lato cattivo" dell'organizzazione o dell'operazione anti-comunismo italiano. Verosimilmente i nomi ufficialmente rilasciati dal Governo, furono di soggetti che realmente non furono mai attivati per alcunché di anomalo. Il Gladio che venne presentato e declassificato da Andreotti, era un parafulmine, per andare ad insabbiare un altro gruppo della NATO, per mantenere il PCI alle buone, come tanto piaceva alla CIA. Curioso anche quanto riferito da Franco Marinoni, che, durante la primavera del 1970, fu avvicinato da un suo conoscente d'università, tale Ferdinando Bacchini, il quale, dopo avergli chiesto il suo orientamento politico, gli propose di prendere parte ad un organizzazione che lui definì appartenente alla NATO, con il compito non di andare contro i sovietici, ma di formare opposizione interna in Italia, contro il comunismo, contro il PCI. Marinoni decise di aderire. Questo era lo schema di reclutamento.

Il 27 marzo 1991, dichiara Duilio Maiola, uno dei gladiatori:

Ci fu detto che l’organizzazione avrebbe dovuto opporsi alle ipotesi di presa del potere da parte dei comunisti italiani senza che venisse mai precisato se la attivazione si sarebbe avuta nel caso di sola presa violenta del potere da parte dei comunisti. Il quesito ci sarebbe stato anche nell’ipotesi che i comunisti arrivassero al potere mediante elezioni. Ricordo proprio che fu detto che, se i comunisti avessero preso il potere, noi ci saremmo dovuti mettere in contatto con la centrale per avere disposizioni


Le dichiarazioni di quest'ennesimo gladiatore, mostrano il comportamento del tutto fascista e illegittimo dell'organizzazione Gladio. Le famose "disposizioni" dovevano esserci anche se il PCI fosse arrivato democraticamente al potere, ma in seguito, tramite la strategia della tensione, questo pericolo venne meno, attuato proprio per limitare questo inconveniente. Intanto il giorno seguente, a Firenze, la Corte d'assise condanna il deputato missino, Massimo Abbatangelo, in relazione alla strage del 1984, quella del Rapido 904. Il 2 aprile dello stesso anno, a Venezia, il generale Manlio Capriata, dichiara al giudice Carlo Mastelloni:

Nel Cag di Alghero si svolgevano corsi speciali di addestramento frequentati da civili in funzione di contrasto nei confronti di truppe straniere o di strutture sovversive interne ed anche provenienti dall'estero…Era ovvio peraltro che la 5° sezione di Rossi fosse attivata per emergenze interne e temporanee e che gli addestrati, attraverso contatti riservati, fossero attivati come fonti…"


Ed ora una parentesi.

Il colonnello Aurelio Rossi fu un personaggio di spicco, e molto legato alla CIA. All'epoca fu capo della sezione del SAD. In una lettera tra lui e il Capo Servizio, il generale Egidio Viggiani si scambiarono istruzioni interessanti. Rossi in quest'occasione, comunicava a Viggiani, che la CIA avrebbe visto con favore un certo tipo di attività di Gladio su territorio nazionale, nello specifico con funzione propagandistica, di contro-propaganda e di disturbo. L'Intelligence USA in oltre, consigliava a questi anche un corso sulle controinsorgenze speciali. Si leggeva:

La formula, propugnata dallo stesso presidente Kennedy, si ispira al principio dell' intervento preventivo per un appoggio ideologico, psicologico, sanitario, più che militare, ai Paesi nei quali potrebbe delinearsi o fosse in atto il conflitto tra l' ideologia democratica e l' ideologia comunista


Viggiani, come dimostrato in un successivo documento, rispose favorevolmente a questo consiglio dei colleghi americani.
Ricapitoliamo un attimo. Gladio segue una cronologia e date fondamentali che ne delineano il comportamento:

- Nel 1959 un documento a cui fa riferimento Gerardo Serravalle, responsabile di Gladio, tratta la possibilità di utilizzare la rete stay-behind oltre che in caso invasione anche in caso di sovvertimento interno.

- Nel 1963, l'invito da parte dei vertici CIA nell'utilizzare Gladio anche sul suolo nazionale, sebbene precedentemente il SISMI pensò che la CIA intendeva il sovvertimento interno solamente come causa di una guerra

- Nel 1972 invece, gli americani confermarono e chiarirono che il sovvertimento interno andava inteso in senso proprio.
Insomma, in questi tre precisi anni, Gladio venne indirizzata dalla CIA verso attività anticomuniste, di propaganda e di guerra psicologica, per andare contro al comunismo italiano. Per l'appunto, doveva rimanere fantascienza la possibilità che il PCI andasse al governo, dal semplice motivo che gli americani non volevano.

Tornando a Duilio Maiola, questi spiegò anche i compiti dell'organizzazione Gladio con cui egli entrò a far parte:

1. nel caso d'invasione da Est
2. nel caso della presa del potere da parte di comunisti italiani.

Anche l'ex gladiatore Faleschini, ricorda fatti molto poco legittimi:

ad un corso di Alghero il signor Sandro ed anche, dopo, il signor Decimo (Decimo Garau, nda) ci dissero più volte che dovevamo tenere sotto controllo i comunisti dei rispettivi paesi perché nel caso vi fosse stato un conflitto con i Paesi dell'Est, questi li avrebbero appoggiati. Ci fu detto dai predetti responsabili che in caso di conflitto avremmo dovuto neutralizzare i comunisti del paese ritenuti più accesi e pericolosi arrestandoli e deportandoli. Ogni volta che sono stato in Sardegna il signor Sandro e il signor Decimo, dopo, hanno fatto riferimento a quanto io ho testé riferito circa il comportamento da tenere nei confronti dei comunisti italiani. Ricordo anche che il signor Sandro e il signor Decimo come anche il signor Giorgio ed il signor Pino oltre che Paolo Desabata mi dissero diverse volte che se i comunisti fossero arrivati al potere, anche se per via elettorale, per noi dell'organizzazione sarebbero stati tempi duri e che in tal caso avremmo avuto due sole alternative



Queste due alternative erano o scappare all'estero, oppure "darsi da fare in Italia", ovvero sia, instaurare una forte resistenza contro il regime comunista. Continua l'ex gladiatore:

Ricordo che a questi discorsi fatti dai superiori ad Alghero ed alla località vicino a Roma erano presenti con me un tale signor Roberto credo di Udine ed un tale signor Luigi, sempre friulano, nonché il signor Bruno Zamparo


C'è anche la testimonianza di Giuseppe Tarullo, gladiatore proveniente dalla Fanteria paracadutisti, entrato poi nel SIFAR nel 1961, il quale riferì:

Fra di noi si parlava anche di finalità interna della struttura Gladio. Si diceva che la struttura e gli esterni sarebbero stati attivati anche antisovversione interna, a mo’ di supporto operativo per le forze speciali. Per sovversione interna intendevamo una mutazione di regime che esulava dalla volontà della Autorità costituita.


Il gladiatore Giuseppe Andreotti confermò che

La struttura Gladio rispondeva ad una logica interna, nel senso che ho già detto, che doveva reagire all'instaurarsi in Italia di regimi invisi alla popolazione (…) cioè dittature di destra o di sinistra.


E' palese che ci sia una contraddizione. Gladio fu presentata come un'organizzazione che doveva operare al di là delle linee nemiche, contro la ipotetica ascesa del potere sovietico, ma qui è evidente che l'organizzazione rispondeva a carattere di natura interna e anticomunista. Una testimonianza di vitale importanza che abbiamo già inserito, quella del generale dell'Esercito, Manlio Capriata, peraltro capo dell'ufficio R (spionaggio) del SIFAR, tra il febbraio e il giugno del 1962, il quale, si poteva affermare di come Gladio fu realmente utilizzata (altra contraddizione), senza necessariamente il bisogno di attendere l'ipotetica invasione dei paesi dell'Est (visto che c'erano, perché non utilizzarli!??!). Per la precisione, i sabotatori del CAG, furono impiegati per ordine del generale De Lorenzo in missioni contro il terrorismo altoatesino. In un successivo interrogatorio tuttavia, Capriata mise i puntini sulle "i":

"Ribadisco che la V sezione, quindi la organizzazione S/B e cioè il Cag, aveva una funzione antisovversiva anche in caso di presa del potere da parte delle forze di sinistra. Durante la mia gestione era in atto il movimento antiitaliano degli altoatesini. Nell’aprile del 1962 fui convocato dal generale De Lorenzo, il quale mi disse che avrebbe attivato anche gli elementi dell’Alto Adige facendo riferimento ai guastatori gestiti dal Cag e residenti in Alto Adige. Mi disse che i provvedimenti in zona – già impiegati dall’ufficio D diretto da Viggiani – si erano rivelati insufficienti e che pertanto si doveva ricorrere ad elementi particolari (…) Per quanto mi risulta – e tanto dico in ordine al periodo della mia gestione – fu l’unica volta che furono attivati in Alto Adige i guastatori addestrati ad Alghero (…) L’impiego in Alto Adige della struttura antinvasione, e quindi dei guastatori, costituì una sorta di deviazione perché circa il terrorismo altoatesino la competenza apparteneva all’ufficio D e non all’ufficio R.


Peraltro in un documento declassificato, Gladio/41, datato 3 dicembre 1958, dal titolo: L'operazione Gladio a due anni di distanza dall'accordo del 26 novembre 1956 tra i due servizi". Nel documento si potevano leggere i compiti di tale struttura, e in particolare riguardo all'unità di guerriglia denominata Stella Alpina, essa doveva, "in tempo di pace", controllare e neutralizzare le attività comuniste. Nella famosa data 1959, il primo giugno, un documento del SIFAR, ufficio R sezione SAD, dal titolo Le forze speciali del SIFAR e l'operazione Gladio", tratta dell'importanza delle predisposizioni del Gladio, tra cui si legge:

La prima è di carattere oggettivo e concerne cioè i territori e le popolazioni che dovessero malauguratamente conoscere l’occupazione o il sovvertimento, territori e popolazioni che dall’operazione Gladio riceverebbero incitamento e appoggio alla resistenza


L'unico sovvertimento interno era il partito politico PCI, nel quale poteva acquisire potere in parlamento, dato che partecipava attivamente alla vita politica del paese e poteva essere eletto.
Possiamo quindi dire con cognizione di causa che, la presunta invasione da Est, era solamente una scusa, un paravento per coprire un altro tipo di organizzazione con altri tipi di finalità. Il vero scopo di Gladio era quello di contrastare il PCI, che poi altri non era che un semplice partito politico chiamato democraticamente a rappresentare il volere di milioni di italiani attraverso le consuete, teoricamente, libere elezioni. Chiaramente tutto ciò che si trovava dietro il cosiddetto Gladio, servì bene, grazie al segreto NATO e con "aiuti" della CIA, per coprire anche altre attività, ovviamente illegali, col fine ultimo, certo, neutralizzare la sinistra italiana. Illuminante è quanto riferì il generale Serravalle di fronte al giudice Grassi, nell'ambito dell'istruttoria sull'Italicus:

Mi domando se la struttura abbia avuto qualche rapporto con il c.d. piano Solo o comunque con attività eversive. Non vorrei che Gladio avesse rappresentato una specie di coperchio per qualcosa di ben diverso. Che cioè ci fosse una struttura presentabile, appunto la Gladio, ed un’altra, al di sotto, impresentabile con finalità non lecite


Certo è che Gladio poteva rappresentare un'ottima copertura, per un gruppo con una natura che non poteva essere presentato all'opinione pubblica, nemmeno 50 anni dopo. Una natura del tutto illegale. Ulteriore prova ci viene da un documento "segretissimo" che veniva presentata agli arruolati di Gladio, dal titolo Dichiarazione di impegno, in cui la persona interessata riceveva il mandato "di assolvere compiti militari speciali nell'ambito dell'organizzazione". Il tutto, come spiegava il documento, era coperto dal segreto di Stato imposto dai più alti vertici della NATO, e che: "

si porrà in atto il più rigido sistema di sicurezza per la difesa del segreto e per la tutela delle persone organizzate.


Il documento citava la possibilità di subire azioni da parte di soggetti esterni, e bisognava essere pronti. In realtà, come abbiamo visto, documentazioni e testimonianze portano a dire che i soggetti, reclutati dai servizi segreti nostrani, e quindi protetti da essi, con il benestare di CIA e NATO, servivano ed erano addestrati, per compiti di azioni anticomuniste interne, quindi operazioni del tutto nazionali. Impedire che una forza democraticamente eletta, andasse alle elezioni, è tutt'altro che lecito. Ovviamente il sistema di reclutamento ed i requisiti dei candidati, dovevano rispettare alcune logiche, come il fatto che dovessero avere simpatie per la destra o ancora meglio, per l'estrema destra, in modo tale che non si venissero a creare conflitti di interessi interni all'organizzazione ed un certo tipo di operatori, altamente motivati. Il sistema, reclutava sia civili che militari, ergo dovevano formarsi strutture oltre a Gladio, di natura paramilitari eversive e terroristiche. I vertici chiaramente chiamati in causa dovevano essere i nostri Servizi, CIA, come già detto, ma vedremo anche, seria e forte presenza anche della Loggia Massonica Propaganda 2, la P2 di Licio Gelli, che avrà un certo ruolo anche con il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro. Il fatto di considerare il PCI, partito politico italiano, come un figlio di Mosca, era tutt'altro che corretto. Tanto bastava tuttavia a questo gruppi deviati per fargli la guerra, siccome l'indottrinamento in fase di selezione degli ex gladiatori, come già visto, portavano questi ad un'altra realtà, e vale a dire a presentare il progetto come sistema anti-comunismo italiano e non anti-sovietico. Il primo certo non permesso dalla Costituzione. Dato che ciò non era per l'appunto permesso, la formazione di un gruppo illegale, per adempiere a tali scopi, era fondamentale, e qui entravano in gioco il contributo decisivo di forze neofasciste. A questo proposito, è più che condivisibile quanto riferito dal giudice istruttore di Bologna, il dottor Leonardo Grassi:

La Gladio, con quell'impegno di fedeltà rivolto esclusivamente allo Stato Maggiore della Difesa, con quel patto omertoso che si sottoscriveva, confliggeva apertamente con l'art. 52 e 87 della Carta costituzionale.


Il SISMI mentì sull'effettivo numero degli appartenenti alla Gladio, i 622 erano solo una parte (stesso destino toccherà anche alla P2), e quella meno importante, tant'è che cercò di depistare le indagini ed occultare oltre che manipolare, i documenti rilasciati. A questo proposito, l'A.G. di Roma, riscontrò la distruzione di svariata documentazione che, di fatto non poteva essere eliminata né sottratta. L'A.G. di Bologna invece, dopo indagini, portò alla luce diverse incongruenze di S/B. Fu evidenziato che:

1. Il registro degli aderenti alla S/B è rubricato secondo criteri alfabetici accompagnati, solo accessoriamente, da quello numerico delle sigle, in parte incompleto. Ne consegue la necessità logica che esista altro registro ordinato con il criterio numerico al fine di consentire la assegnazione della sigla che consegue a quella attribuita da ultimo
2. Circa novanta nominativi risultano reclutati prima ancora che venissero richieste informazioni sul loro conto, alcuni anche di vari anni
3. Un nominativo, quello di Maria Elena Fassi, pur inserito nell'elenco dei 240 esclusi dalla struttura Gladio, risulta invece anche nell'elenco "segnalati da Stelvio, Sergio M." come persona "aderita da addestrare". Inoltre nell'elenco dei "segnalati", composto da 42 nominativi, 31 fanno parte dei 240 "esclusi", 5 dei 622 ammessi, mentre i restanti 6 dei 1029 "non inclusi
4. Nell'elenco dei 622 "ufficiali" figurano 94 nominativi con esito informazioni "N" (negativo) e "PN" (parzialmente negativo). Per due di essi risulta "cessato rapporto"; 14 nominativi hanno l'annotazione "non aderito", "non avvicinato", "eliminato", "dimissioni"; 216 nominativi sono poi privi di data di reclutamento

Importante sapere che un documento classificato, privo di data, ad oggetto "Operazione Gladio", che oltre a tracciare la nascita e lo sviluppo dell'organizzazione, si può leggere:

per la condotta delle operazioni clandestine si prevede di impiegare circa 1000 elementi esterni di cui 300 già reclutati ed addestrati, avendo limitato l'addestramento al sabotaggio/controsabotaggio ed alla guerriglia ad appartenenti al Servizio particolarmente selezionati


Definitivo è invece quanto si può leggere da un documento dell'Ufficio "R" del SIFAR, Sezione SAD-SMD, del 1 giugno 1959, da oggetto "Le forze speciali del SIFAR e l'operazione Gladio", nel quale si parla di ben 1672 forze previste, e di 1500 elementi mobilitabili, suddivisi in 40 nuclei, e identificati tramite lettere per tipo di impiego: I informazione, S sabotaggio, P propaganda, E evasione e fuga, G guerriglia. Erano poi presenti 5 unità di guerriglia di pronto impiego, acronimo U.P.I. ed erano: SA Stella Alpina, S.M. Stella Marina, RO rododendro, AZ Azalea, GN Ginestra. Riguardo sempre alle unità UPI, la documentazione mostra che venne ampliata, tant'è che si aggiunse l'unità GA Garofano, proprio dislocata a Bologna, e la PR, che presumibilmente stava per Primula. E' ovvio che il numero del personale doveva essere aumentato nel tempo, ben superando la soglia dei 600 elementi., tant'è che, basti pensare di come nella cellula di impiego chiamata Stella Alpina, i documenti parlavano anche di un ulteriore esistenza di un nucleo già esistente, noto come Osoppo (inglobati nella Gladio), e che contava da solo ben 600 uomini, e - diceva il documento "tendente a mille unità di pronto impiego più altre mille mobilitabili".

Un documento dell''Ufficio del SIFAR, sezione "R", datato 27 febbraio 1961, afferma:

Le forze di emergenza organizzate dal Sifar (parte in atto e parte mobilitabili) assommano a 3275 unità, con le relative dotazioni speciali, armi, munizioni


E' chiaro che anche qui ci sono delle stranezze che non collimano con la "versione ufficiale".

Sebbene la struttura Gladio fosse nata come risposta ad un esigenza nata dalla Guerra Fredda, per contrastare possibili ascese di potere sovietico, essa diventò ben presto, e come abbiamo già visto, per pressioni della CIA, come un'organizzazione contro la sinistra italiana. Le azioni di sabotaggio, propaganda, guerra psicologica, infiltrazioni in movimenti politici, provocazioni, piano Solo, erano tutte illegittime, e Gladio non era nato ufficialmente per questo, ciò portava a missioni illecite, che non dovevano essere scoperte. Ne pagarono infatti le conseguenze, a proposito del piano Solo, il generale dell'Arma, Giorgio Manes, secondo la moglie, stroncato dal continuo stress e dalle calunnie perpetrate da parte di alcuni poteri, alla sua salute. Manes indagò sul piano Solo, a proposito di ben non meglio note organizzazioni deviate formate da Giovanni De Lorenzo. Dall'indagine ne nacque il 15 giugno 1967, il rapporto Manes, che voleva proprio andare ad indagare la personalità di De Lorenzo e i Servizi. Il 25 giugno del 1969, Manes moriva. Di questo ne parleremo meglio dopo.

Andando avanti, a proposito delle critiche mosse a Gladio, fa la sua parte anche il senatore Libero Gualtieri, della Commissione Stragi. Così si concluse la relazione al quale presiedeva Gualtieri a proposito di Gladio:

Lasciando per un momento impregiudicata la questione della ‘legittimità iniziale’ di Gladio, è certo che, con il trascorrere degli anni e il mutare delle situazioni, Gladio si è caricata di una ‘illegittimità progressiva

Effettivamente Gladio "mutò pelle" negli anni, evidentemente perché, con un'organizzazione dalla così alta potenzialità e versatilità, poteva far comodo anche per mantenere il potere di una ben nota classe politica dominante.

Le illegittimità di Gladio emergono più volte, e nei quali, la possibilità di affermare il contrario, è impossibile.

1. Il SIFAR decise di fare accordi internazionali, collegamenti con CIA e NATO al posto del Governo e del Parlamento. Il SIFAR non ha e non ha mai avuto tali privilegi. Il SIFAR, un servizio segreto, non può impegnare il Governo né può impegnarsi per il Governo

2. Nasce il problema della presunta appartenenza di Gladio alla NATO. Se si accetta questo, è eloquente quindi dire che la data del 28 novembre 1956, momento dell'accordo SIFAR-CIA, è errata, quanto piuttosto bisognerebbe considerare il 19 maggio 1959, quando l'Italia, o meglio dire, quando il SIFAR fu ammesso nel CPC (Coordination and Planning Committee), istituito dal comandante in capo delle forze alleate in Europa (SACEUR), generale Dwight Eisenhower. La domanda ora nasce spontanea: che legittimazione poteva mai avere Gladio agli anni precedenti al 1959?

3. Il momento in cui si va aggravando l'illegittimità della Gladio è nel 1977, quando una nuova legge dello Stato, decise di riformare i nostri servizi segreti. Se il SISDE era impegnato nel tutelare la sicurezza interna, mentre il SISMI quella esterna, a quale servizio rispondeva Gladio?

La Commissione Stragi, fece giustamente notare di come non furono mai coinvolti i personaggi politici chiamati in causa. Al Comitato Parlamentare (di controllo sui Servizi), non fu data alcuna notizia, neanche approssimativa, sull'esistenza di tale organizzazione. Ma c'è dell'altro. Quando il Comitato parlamentare rivolse delucidazioni al SISMI sull'esistenza di strutture riservate, questi rispose che 'non ne esistevano nel modo più assoluto'.

Una "presa per i fondelli" che peraltro aggravò anche la situazione, avvenne nel 1984, quando l'allora Ammiraglio Martini, decise di sottoscrivere il documento di 'presa conoscenza' ai Presidenti del Consiglio e ai Ministri della Difesa, che in realtà non sanò affatto l'illegittimità di Gladio, perché il consenso ottenuto, aveva il solo scopo di alleggerire la responsabilità di chi chiedeva la firma, e di lasciare nei guai chi la concedeva. Conclude poi la relazione della Commissione Stragi presieduta da Gualtieri:

atti gravati da ipoteche di illegittimità costituzionali vengono ‘tollerati’ al loro primo apparire, ma nella loro ripetizione, confermando e ribadendo la violazione delle norme costituzionale, vengono a non poter più essere tollerati e ad essere colpiti da innegabile illegittimità costituzionale


E' chiaro quindi che c'era il sentito bisogno di operazioni anticomuniste interne, e qui entra in gioco proprio l'NDS, che per Vinciguerra non furono di per sé un sottogruppo di Gladio, ma semplicemente un operazione operata dalla solita cellula NATO. La fase più acuta va dal 1964 (con il piano Solo) al 1974, con stragi fasciste propedeutiche ad un colpo di Stato o svolta autoritaria. Per supportare un'operazione illegale come questa, era ovvio che bisognava avere il totale consenso e protezione dello Stato e della NATO. Tra le altre testimonianze disponibili, quella di Amos Spiazzi, arrestato già a proposito della Rosa dei Venti, è molto importante, sebbene abbia in più occasioni, tentato di minimizzare l'operazione e/o organizzazione. Spiazzi, fondamentalmente, spiega che a partire dal 1966/67 fino al 1973, con l'aumento dei conflitti a livello europeo, si affiancò a Gladio una seconda struttura denominata Nuclei di Difesa dello Stato. Anche questa, era organizzata in modo analogo a Gladio e con gli stessi compiti operativi. Il numero degli operatori doveva essere intorno ai 1500 soggetti, ipotesi basata sul fatto che, l'ordinovista veronese, Giampaolo Stimamiglio, membro di uno dei gruppi, riferì dell'esistenza di ben 36 "Legioni" territoriali, e la sola Legione di Verona ne contava da sola ben 50 elementi. Come logico pensare ed accettando per un attimo l'idea che fosse una sotto-organizzazione e non un'operazione come riferito da Vinciguerra, anche NDS doveva appartenere alla NATO, tanto che, alcuni dei suoi componenti furono inviati nella Germania Federale per un seminario di aggiornamento. Negli NDS non furono presenti solo il gruppo di intervento, ma ce n'era un altro, denominato Organizzazione di Supporto e di Propaganda. Scrisse Spiazzi in un memoriale poi consegnato all'autorità giudiziaria:

"Con l'aumentare della propaganda marxista extraparlamentare e dopo la dura contestazione al sistema avvenuta nel 1968 (…) l'attacco contro le Forze Armate divenne capillare e insieme plateale (…). I soldati furono disarmati, le sentinelle tolte dalle garritte, l'uniforme, da abito sacro, ridotta a tuta da lavoro (…)


Come spiegato da Spiazzi, l'organizzazione dedita alla propaganda, era quella di formare una rete di appoggio e sostegno alle Forze Armate e di "riaffermazione di quei valori patriottici di cui ogni Esercito, di ogni Regime, è il depositario". Bisognava insomma far tornare l'appoggio al sistema militare e della difesa, e come? Chiaramente con una scrupolosa strategia propagandistica. Nel periodo di metà e fine anni '60, vennero organizzate diverse riunioni segrete del SIOS, ufficio "I", riguardo nello stabilire una collaborazione stretta con le associazioni d'Arma, ma anche associazioni politiche già esistenti, come l'Istituto Pollio, Forze Armate, il Combattentismo Attivo, ect. L'istituto Pollio fu decisamente rilevante, e vale la pena aprire una parentesi a proposito. L'Istituto degli studi militari Alberto Pollio fu l'organizzatore del famoso Convegno dell'Hotel Parco dei Principi, il quale si discusse del "Convegno sulla guerra rivoluzionaria". L'evento avvenne dal 3 al 5 maggio del 1965. Dato che in quegli anni il PCI stava avendo sempre maggiori consensi e si rischiava che la DC, Democrazia Cristiana, sarebbe ben presto crollata, favorendo l'ascesa della sinistra in Italia, si pensò di iniziare ad adottare delle strategie di propaganda per rispondere in maniera diretta alle evolversi della situazione. Illuminante quando riferì Enrico De Boccard, co-fondatore dell'Istituto Pollio:

(..) combattiamo il marxismo ed esprimiamo pubblicamente la nostra volontà di combatterlo. Restituendo, se necessario, abbondantemente ai comunisti il terrore che hanno imposto al mondo (…) un compito espressamente richiestoci dall'Alleanza atlantica.


Vi dice niente? Al Convegno presero parte importanti uomini, come alti ufficiali militari, imprenditori, politici, giornalisti e universitari, in larga parte, se non tutti, neofascisti. Fu davvero questo l'inizio della strategia della tensione? Che dire di quanto rilasciato dalla relazione di Guido Giannettini, l'agente Z del SID? La relazione di Giannettini si intitolò La verità delle tecniche nella condotta della guerra rivoluzionaria.

Nella relazione, Giannettini, dopo un prologo, passa alla rassegna le quattro differenti strategie. In "tecniche della guerra rivoluzionaria", è possibile leggere:

I) preparazione: studio degli ambienti e delle situazioni su cui si vuole intervenire, stesura dei piani, predisposizione degli organismi e dei mezzi necessari;
II) propaganda: le sue manifestazioni devono tener conto il più possibile dell'efficacia dei metodi scientifici della moderna psicologia e giovarsi delle esperienze in materia;
III) propaganda e infiltrazione: alla fase di pressione psicologica, che continua, se ne aggiunge una seconda, basata sull'infiltrazione e sul controllo di determinati ambienti; propaganda e infiltrazione, in questa fase, devono essere strettamente coordinate;
IV) propaganda - infiltrazione - azione: alle due manifestazioni precedenti se sovrappone una terza ( sempre sottoposta ad un coordinamento centralizzato); questa può consistere a seconda dei casi nell'azione violenta o nella conquista "legale" del potere.
Ma attenzione! Sarebbe naturalmente errato irrigidirsi "a priori" su tale schema, che costituisce soltanto l'esempio classico, non sempre rigorosamente rispettato in concreto. Talvolta alcune fasi si saltano, talvolta ne muta l'ordine di progressione. Il nostro schema è stato comunque seguito dai comunisti quasi dovunque: nel Vietnam, come in Algeria, come nell'America Latina. Lo stesso schema-tipo è in corso di applicazione anche in Italia.

Giannettini è una figura molto rilevante durante gli anni della strategia della tensione. Il suo lavoro di copertura era il giornalista, e apparteneva a varie organizzazioni spionistiche internazionali, che costituivano poi i collegamenti tra i regimi fascisti in Spagna, Portogallo e Grecia. Tali organizzazioni erano camuffate da agenzie di stampa. Giannettini fu figura chiave nella preparazione del golpe Borghese, arruolando gli ufficiali, e fu anche accusato di aver partecipato alla strage di Piazza Fontana. Per Andreotti invece, Giannettini era "solo" un infiltrato in ambienti politici eversivi, dove puntualmente inviava soffiate riguardo alle preparazioni di attentati. Attentati però mai sventati. Andreotti, si seppe poi, che fu colui che coprì Giannettini, con il solito segreto di Stato. Il SID si occupò di reperirgli passaporti falsi e un biglietto per la Francia quando le acque iniziarono a farsi troppo irrequiete. Giannettini, ebbe forti legami con i suoi amici, Stefano Delle Chiaie e Pino Rauti. Giannettini ebbe anche delle confidenze con Mino Pecorelli; i due si conobbero nella redazione del settimanale "Mondo d'oggi", rivista di estrema destra neutrale, divenuta nella metà degli anni Sessanta il salotto buono della destra oltranzista, facente capo al generale Giuseppe Aloia, comandante delle Forze Armate. Venne assolto nel 1985 per la strage di Piazza Fontana per insufficienza di prove, insieme a Franco Freda e Giovanni Ventura.

Importante anche notare l'intervento del docente universitario, Pio Filippani Banconi, che nel suo intervento fa ben intendere in quattro punti che:

A) Su un piano più elementare disponiamo di individui i quali seppure bene orientati e ben disposti nei riguardi di un'ipotetica controrivoluzione, sono capaci di compiere un'azione puramente passiva. Questa prima, rudimentale rete potrà servire per una prima "conta" delle persone delle quali si potrà disporre nei diversi settori della vita attiva nazionale, le quali alla loro volta, formeranno lo "schermo di sicurezza" per gli appartenenti ai due livelli successivi
B) Il secondo livello potrà essere costituito da quelle altre persone naturalmente adatte e inclini a compiti che impegnino "azioni di pressione", come manifestazioni sul piano ufficiale, nell'ambito della legalità...Queste persone, che suppongo potrebbero provenire da associazioni d'arma, nazionalistiche, irredentistiche, ginnastiche, di militari in congedo, eccetera, dovrebbero essere pronte ad affiancare come difesa civile le forze dell'ordine nel caso che fossero costrette ad intervenire per stroncare una rivolta di piazza.
C) A un terzo livello, molto più qualificato e professionalmente specializzato, dovrebbero costituirsi, in pieno anonimato fin da adesso, nuclei scelti di pochissime unità addestrati a compiti di controterrorismo e di rotture eventuali dei punti di precario equilibrio... Questi nuclei, possibilmente l'un l'altro ignoti, ma ben coordinati da un comitato direttivo, potrebbero essere composti in parte da quei giovani che attualmente esauriscono sterilmente le loro energie... in imprese dimostrative che non riescono a scuotere l'indifferenza della massa.
D) Di la da questi livelli dovrebbe costituirsi con funzioni "verticali" un consiglio che coordini le attività in funzione di una guerra totale contro l'apparato sovversivo comunista e dei suoi alleati..."

Tornando a quando riferito da Spiazzi, l'organizzazione di propaganda, trovò terreno fertile a Verona, con il Movimento Nazionale di Opinione Pubblica , retta dal generale Nardella, con un giornale e notevole capacità aggregante. Spiazzi:

Divenuto il braccio destro del generale Nardella, collaborai con i miei scritti al giornale "L'Opinione Pubblica", organizzai o partecipai a conferenze e dibattiti, tentai aggregazioni, unitamente al generale, contattando Adamo Degli Occhi della Maggioranza Silenziosa di Milano, il giornalista Sangiorgi, direttore di "Primalinea" [confidente dell’ufficio Affari riservati del Viminale con il nome in codice Drago], associazioni combattentistiche e d'Arma, il Fronte Nazionale del principe Borghese, mentre il generale Nardella non volle la collaborazione del Centro Studi Ordine Nuovo, benché io conoscessi personalmente molto bene Besutti e Massagrande. (…) Ogni mia attività esercitata fuori servizio in seno a tale organizzazione era nota ai superiori Uffici "I" e al Centro C.S. di Verona al quale inviavo il giornale L'Opinione Pubblica".


Sarà interessante notare di come in tale Organizzazione di Supporto e Propaganda, ci facesse parte Giampaolo Stimamiglio, come organizzatore di conferenze e seminari, e Roberto Cavallaro, il finto magistrato militare che aveva la funzione di raccordo tra varie regioni d'Italia e cercatore di finanziamenti, che divenne anche in seguito, il principale teste d'accusa al processo sulla Rosa dei Venti. In effetti, l'area interessata coincide con quella coinvolta nelle indagini sulla Rosa dei Venti. Francesco Baia, già alle dipendenze del colonnello Spiazzi, ammise di aver preso parte nel 1971 - anche dopo che smise il servizio militare - di una cellula occulta della Legione di Verona, con a capo Ezio Zampini. Raccontò anche di essere stato messo al corrente del Piano di Sopravvivenza. Nella cantina dell'abitazione del colonnello Spiazzi, Baia raccontò che prese parte a riunioni con un gruppo di altri cinque componenti della cellula, a proposito di una lezione tenuta da un sergente dei paracadutisti sull'uso di trappole esplosive e sul loro disinnesco, ma disse che il tutto era finalizzato al solo scopo difensivo. Affermò anche che la struttura della Legione era molto ben organizzata, protetta, compartimentata, tanto che lui riuscì a venire a conoscenza dell'identità degli uomini della sua Legione, e che verosimilmente, l'organizzazione era appartenente alla NATO. Insomma, il quadro si sta facendo sempre più articolato, e dimostrerebbe l'esistenza di questo nucleo NDS. A proposito del nucleo, di questi ne parlò anche Enzo Ferro:

l'organizzazione doveva istruire civili e militari ad un "piano di sopravvivenza


Ok, ora, una parentesi a questo proposito. Il 4 aprile 1995, un articolo della Repubblica di Giorgio Cecchetti, dal titolo I pentiti parlano e affiora la Gladio dei 'Legionari' inizia così:

Oltre ai gladiatori c' erano anche i legionari. Formavano una struttura supersegreta e parallela a Stay behind, i Nuclei territoriali in difesa dello Stato, un' organizzazione che avrebbe fatto capo allo Stato maggiore dell' esercito con il supporto logistico dei carabinieri, faceva riferimento alla Nato, aveva a disposizione esplosivo ed armi ed era formata da ex militari e da civili, molti dei quali strettamente legati alla destra eversiva e alcuni addirittura pagati dalla Cia


Poco avanti, si può leggere anche:

Spesso, sono dichiarazioni sconvolgenti, come quella del trentino Enzo Ferro, reclutato nelle legioni da Amos Spiazzi, colonnello veronese dell' esercito il cui nome è spuntato in diverse indagini sulla destra eversiva. "Tale struttura - racconta - si chiamava Nuclei Difesa dello Stato ed era divisa in legioni e uno dei piani da attuarsi era chiamato piano di sopravvivenza... in particolare la legione di Verona era la quinta... nel Veneto era articolata in modo massiccio e capillare e posso precisare che in tutto le articolazioni in Italia erano 36, in Lombardia, Piemonte e altre regioni". "La finalità della struttura era quella certamente di fare un colpo di Stato - prosegue Ferro - all' interno di una situazione che prevedeva attentati dimostrativi preferibilmente senza vittime al fine di spingere la popolazione a richiedere o ad accettare un governo forte. Ovviamente, in un attentato potevano esserci delle vittime casuali ma questo, secondo chi dirigeva la struttura, era un prezzo che in uno scontro così grosso per il nostro paese si poteva pagare"


Ferro, come riportato nell'articolo, riferì che nella sua cellula, prendevano parte anche sette-otto amici di Spiazzi, descritti da Ferro come quelli dall'ideologia più fanatica, ed erano tutti appartenenti ad Ordine Nuovo, come Elio Massagrande, ma fece anche il nome di Stimamiglio ovviamente, Claudio Bizzarri, Roberto Besutti. Continuava l'articolo:

si usava sempre il nome in codice e ricordo che una volta venne uno ad una riunione con una valigetta di cuoio mostrando delle saponette di tritolo già pronte con gli spinotti e l' innesco


L'articolo chiudeva con un'altra interessante testimonianza, quella del pentito Carlo Digilio, in carcere dopo la condanna per la ricostituzione di Ordine Nuovo:

Se necessario la struttura aveva anche compiti anti-insurrezionali in caso di sommosse da parte dei comunisti, in sostanza seguiva la linea ortodossa della Nato


Altra testimonianza di Ferro, non presente nell'articolo qui sopra presentato, fu altrettanto illuminante. Quando detto avvenne poco prima dell'8 dicembre 1970, quando l'NDS di Verona comandato da Spiazzi, era pronto ad intervenire se il golpe Borghese fosse entrato nella fase operativa

[…]Posso aggiungere che c'erano tre civili che si occupavano di trasmissioni, che era considerato un settore importante, e ci si lamentava della carenza di militari in quel settore. Si diceva che bisognava guardarsi dalla Polizia, ma soprattutto dalla Guardia di Finanza perché era fedele alle Istituzioni, mentre tutti i Carabinieri erano stati contattati in modo capillare. Questi discorsi venivano fatti mentre a noi presenti si spiegava anche se in modo teorico l'uso dei vari esplosivi. Ricordo, ad esempio, che ci venne spiegato che il fulmicotone doveva stare sempre in soluzione per non esplodere. A questa riunione c'era anche Baia Francesco, che aveva una villa fuori Verona; ricordo che una volta recuperò un Mab, penso un residuato di guerra, al quale mancava l'otturatore e glielo fece mettere dall'officina di Spiazzi. Giravano nel gruppo casse di cartucce non residuati di esercitazioni militari, ma proprio casse di cartucce calibro 9 parabellum nuove, di dotazione Nato. Venivano da Vicenza dove c'era la base dalla Nato.


A proposito del golpe Borghese, Ferro ricorda quanto avvenne quella sera:

Posso meglio spiegare la mobilitazione che ci doveva essere quella notte di sabato, poche settimane prima del mio congedo, nel Natale del 1970.

Il Maggiore ci disse di tenerci pronti in camerata, con gli abiti borghesi, e che poi avremmo dovuto essere portati nella zona di Porta Bra a Verona, nella sede dell'Associazione Mutilati e Invalidi di guerra, dove si stampava il giornaletto del Movimento di opinione pubblica. Io ero molto agitato e preoccupato; Baia era con me ed era eccitato per quanto stava per accadere. Ci fu detto chiaramente che dovevamo intervenire e che non potevamo tirarci indietro e che, giunti al punto di raccolta, saremmo stati armati e portati nella zona dove dovevamo operare come supporto al colpo di stato.

Tutte le cellule di civili e militari avrebbero dovuto intervenire. Tuttavia nella notte vi fu il contrordine, era verso l'una e trenta e ce lo comunicò direttamente il maggiore Spiazzi, dicendoci che il contrordine veniva direttamente da Milano. Non ne ho mai saputo il motivo, anche se all'epoca, se glielo avessi chiesto, forse lo avrei saputo.


Il teste, continua la sua testimonianza, e, curiosamente ad un certo punto si autocensura. Afferma che a Trento fu attiva una cellula parallela analoga a quella di Verona, con civili e militari come operatori, la cui attività continuò anche dopo il 1970. Ferro affermò che preferì non dire il nome di tale cellula deviata, tuttavia pare che rifiutò la proposta del colonnello Spiazzi ad un ulteriore suo coinvolgimento con la faccenda, e parlò anche di una paga pari a 300.000 lire al mese. Questa cellula, che Ferro preferì non dire nulla, disse che era appartenente ad un settore del SID, che operava al di fuori delle regole. Ferro almeno fino al 1973, rimase bene o male coinvolto nella faccenda, e ricordò quegli anni vissuti con ansie e preoccupazioni, affermando che a Trento, piccola città, si era 'sempre sotto controllo'.

Io venivo contattato da persone che non intendo nominare, alcune delle quali, ma non tutte, sono quelle nominate nei vari processi svoltisi per le bombe di Trento. Però c'erano anche dei personaggi più grossi dei quali non mi è proprio possibile fare i nomi, comunque sempre personaggi di Trento.


La testimonianza di Ferro, confermata anche dalle altre, come quella di Stimamiglio e Cavallaro, furono considerate altamente attendibili dalla magistratura.

Il gruppo Sigfried

Sugli enigmatici Nuclei di Difesa dello Stato, ne parlò più volte anche Carlo Digilio, principale testimone nel processo sulla strage di piazza Fontana e dell'attentato alla questura di Milano. Come già sospettato, Digilio raccontò di stretti legami tra NDS e i settori ordinovisti, e fa il nome dell'ispettore del Triveneto, Carlo Maria Maggi. Digilio:

In relazione ai Nuclei di difesa dello Stato, in merito ai quali ho già ampiamente riferito, mi è venuto in mente un altro episodio che riguarda il dr. Maggi. Un giorno, verso la metà degli anni '70, io e Montavoci [elemento di Ordine Nuovo, nda] ci trovavamo a casa di Maggi e ad un certo punto rimanemmo soli nel suo studio in quanto Maggi era andato in un'altra stanza da sua moglie. Ci mettemmo a guardare alcuni volumi di Julius Evola che Maggi teneva nella libreria e che eravamo soliti scambiarci quando c'era qualche nuovo volume o nuova edizione. Mentre guardavamo questi libri, da uno di essi uscirono alcuni fogli su uno dei quali era raffigurata, in modo molto semplice, una carta d'Italia con l'indicazione dei capoluoghi di Regione. Vicino a molti di questi vi era una crocetta blu e in calce al foglio c'era l'indicazione "Nuclei di Difesa dello Stato".

Le crocette erano soprattutto segnate accanto ai capoluoghi del Nord-Est ed indicavano la sede di una Legione come spiegato in calce al foglio. Ad esempio, vicino alla crocetta apposta a fianco di Verona c'era anche l'indicazione a numero romano "V" che stava certamente ad indicare la "quinta" Legione. Rimettemmo a posto il libro prima che Maggi tornasse facendo attenzione che egli non notasse nulla. Montavoci non aveva capito molto di tale organigramma, ma io avevo invece compreso subito che esso riguardava la struttura di cui ho parlato e in cui anche Maggi era inserito.


Digilio sapeva benissimo, dal fatto che era agente della struttura informativa USA, attivata presso basi NATO e componente della cellula veneta di Ordine Nuovo. Parentesi su Digilio. Scrive libero del 8 gennaio 2006:

In una casa di riposo della Bergamasca, sotto copertura con il nome di Mario Rossi, 12dicembre 2005. Ex attivista politico di estrema destra, informatore della Cia. Primo pentito dello stragismo italiano. «Unico autore giuridicamente riconosciuto della strage di piazza Fontana, ma con il reato prescritto, grazie alle attenuanti per la collaborazione»


Digilio studiò economia e commercio a Venezia, senza tuttavia laurearsi. Decise di seguire le orme del padre, Michelangelo Digilio, che morì in un incidente stradale nel 1967. L'ambiente lavorativo in questione erano i servizi segreti americani. Il padre era un informatore della rete degli italiani per la CIA, presso le basi NATO nel Veneto. Digilio rilevò il nome in codice del padre, "Erodoto", con uno stipendio di 300 mila lire nei primi anni '70. Ai tempi dell'università, Digilio prese parte anche al Centro studi Ordine Nuovo. Interessante sapere che il primo nucleo di tale circolo, venne fondato nell'aprile del 1957 a Venezia da Giangastone Romani e Carlo Maria Maggi. Digilio fece carriera in Ordine Nuovo, in veste di "quadro coperto". Egli era esperto di armi e assemblaggio di ordigni esplosivi. La sua passione per le armi gli fece nascere il soprannome di "Zio Otto", che proveniva dalla marca di una pistola, la Otto Label. Questo nickname, poco dopo, divenne il suo nome reale. Fu arrestato a Venezia nel giugno 1982 per aver tentato di ricostituire un partito fascista, ma allo stesso tempo, divenne segretario del Poligono di tiro del Lido. Decise di abbandonare clandestinamente l'Italia, raggiungendo Santo Domingo, all'epoca, luogo di rifugio per molti estremisti di destra. Rimase latitante per dieci anni. Digilio tuttavia non smise di lavorare per la CIA. Nel 1992 si occupava di arruolare esuli cubani da impiegare nella lotta contro Fidel Castro. Venne poi abbandonato, come solito fare in certi ambienti, estradato in Italia. Tornato in Italia, decise di collaborare con il giudice Salvini e divenne ben presto un supertestimone degli anni della strategia della tensione. Raccontò di tutto, dalle attività eversive di Ordine Nuovo, ai rapporti con gli apparati di sicurezza italiani ed americani, le stragi, i nomi dei responsabili, come Carlo Maria Maggi e Delfo Zorzi. Affermo anche di aver ispezionato di persona gli ordigni di Piazza Fontana e Brescia. Purtroppo un improvviso ictus nel 1995, portò in poco tempo a bloccare la collaborazione con la magistratura.

Chi è invece Carlo Maria Maggi?

Maggi nasce a Rovigo il 29 dicembre del 1934, esercitò la professione di medico presso l'Ospedale geriatrico Giustinian di Venezia e medico di base presso l'isola della Giudecca. Diretto personaggio coinvolto in Ordine Nuovo e iscritto anche all'MSI prima che venisse espulso. Venne coinvolto e processato per varie stragi; fu condannato a 12 anni per reato associativo nei fatti riguardanti la strage di Peteano e a 9 nel 1988 per ricostituzione del partito fascista. Venne assolto con sentenza definitiva dopo una condanna di primo grado all'ergastolo, sia per la strage di piazza Fontana, sia per i fatti della questura di Milano, e assolto per insufficienza di prove per la strage di Piazza della Loggia.

Tornando a Digilio, fu interessante il suo coinvolgimento negli incontri avvenuti presso la base Ftase di Verona, al quale furono presenti il capitano Richards, Soffiati, Minetto e Bandoli, questi ultimi, agenti della rete spionistica americana. Ad un incontro, Digilio ebbe modo di discutere della base di Fort Foin, nei pressi di Bardonecchia, ove nell'agosto del 1970 si svolse un corso d'addestramento con la presenza di 40 capigruppo, con il compito di formare i nuclei piemontesi destinati ad entrare in azione al momento del golpe Borghese. Alcuni partecipanti all'incontro, erano appartenenti del gruppo Sigfried, e di NDS, tra cui spiccava Lino Franco, superiore di Digilio, che, per l'esercitazione, decise, insieme a Soffiati, di inviare uno o due mitragliatori con munizioni provenienti dai depositi di Pian del Cansiglio. I documenti di quanto accadde, furono ritrovati dal giudice istruttore di Milano, Guido Salvini, nel corso della sua istruttoria, che confermò quanto dichiarato da Digilio. Il campo Fort Foi, che era poi denominato Sigfrido, organizzò svariati addestramenti nell'estate del 1970, all'uso di armi individuali, esplosivi e uso di trasmittenti. La base era una ex-fortezza militare in alta montagna. All'addestramento, presero parte diversi militanti di Ordine Nuovo, militanti avvistati da diversi abitanti e turisti della zona, che si allarmarono. Stranamente alcuna forza dell'ordine andò mai ad indagare. Tra gli organizzatori, spiccava il nome di Giuseppe Dionigi - secondo i documenti del SISMI - altro ordinovista. Possiamo dire con certezza, che NDS fu un'operazione parallela e non alternativa di Gladio, la parte non lecita, che presero parte ad azioni come il tentativo al golpe Borghese. La segretezza e il supporto, fu grazie agli immancabili servizi americani. In effetti Digilio, fu inviato a Fort Foin come supervisore, dare un'occhiata e riportare le sue conclusioni ai suoi superiori.

Ad NDS negli anni Sessanta e Settanta, si aggiunse il cosiddetto gruppo Sigfried, composto da ex combattenti della Repubblica sociale, compresi informatori della rete spionistica dove Digilio prendeva parte. Riguardo a tale gruppo occulto, è lo stesso Digilio che ne parla:

Il gruppo Sigfried, di cui faceva parte il professor Franco Lino, ed anzi ne era il capo con il soprannome di Otto, era sostanzialmente una piccola realtà, diciamo, interna a quell’area dei Nuclei in Difesa dello Stato di cui a suo tempo si è parlato. Era cioè una specie di associazione culturale che riuniva qualche decina di ex combattenti ed ex militari, quasi tutti provenienti dalla Rsi ed il nome fa riferimento, credo, ad una linea di difesa tedesca utilizzata durante la seconda guerra mondiale. […] Secondo quanto in quegli anni mi fu concesso di vedere e sentire, è opinione che questo di Vittorio Veneto [il Sigfried, nda] altro non poteva essere che uno dei vari e similari gruppi espressamente organizzati per un valido supporto alle forze regolari in caso di emergenza. Quale fosse la loro composizione, è facile comprendere: certamente ex combattenti non comunisti, ex militari, ex Carabinieri, gente di provata fede patriottica. E, a questo punto, ricordo che il professor Franco mi accennò alla possibilità del suo gruppo, in caso di necessità, di appoggiarsi alle armerie dei carabinieri o, con costoro, a quelle dell’Esercito italiano.


Fu proprio Lino Franco, superiore di Digilio, che sotto comando degli americani, inviò Digilio a controllare gli armamenti del gruppo veneto, prima di dar vita alla strategia stragista, in un casolare nelle campagne di Paese, in provincia di Treviso.
Alla luce di questo, è palese di come, non solo l'Intelligence USA era perfettamente a conoscenza di quanto accadde e chi c'era dietro le stragi, ma non ostacolò nulla, compreso il golpe Borghese. La CIA era già messa al corrente già prima degli attentanti e dei piani golpisti, e il gruppo Sigfried aveva il privilegio delle protezioni istituzionali e quelle NATO. Loro progettarono quello che provocò dal 1969 al 1974, una lunga catena di morte e terrore con il consenso della CIA. Ancora gli americani? Si, loro ci sono sempre. Un articolo della Repubblica, ad opera del giornalista Giuseppe D'Avanzo, del 6 novembre 1990 dal titolo L'ombra americana su 30 anni di misteri, dice:

Se non fu la Nato, fu sicuramente la Cia a partorire Gladio. E da quando l' operazione partì sono cominciati i misteri d' Italia. Non tutti, come è ovvio, possono trovare soluzione nell' attività di Gladio. In ogni caso i servizi segreti sono gli ospiti fissi, a volte con il sostegno dell' Intelligence Usa, nelle tragedie senza responsabili che hanno scosso la Repubblica


L'articolo pubblica giustamente la testimonianza di William E. Colby, direttore della CIA, che scisse nel suo libro "La mia vita nella CIA" pagina 82, a proposito della situazione italiana e dell'esistenza del PCI:

era stata soprattutto questa paura a portare alla creazione dell' Office of Policy coordination, che dava alla Cia la possibilità di intraprendere operazioni politiche, propagandistiche e paramilitari segrete


Nell'autunno del 1953, Colby si trasferisce a Roma. Ricorda:

Avevo avuto l' incarico di occuparmi delle operazioni politiche. Per dirla in poche parole, il mio compito consisteva nell' impedire che l' Italia cadesse nelle mani dei comunisti.


Continua l'articolo della Repubblica:

Il 27 dicembre 1955 Giovanni De Lorenzo viene nominato capo del Sifar. La candidatura scrive Giovanni De Lutiis nella sua Storia dei servizi segreti italiani, pag. 61 riceve l' appoggio dell' ambasciatore Claire Booth Luce, su suggerimento di Carmel Offie, consigliere politico del Dipartimento di Stato e collaboratore del capo della Cia, Allen Dulles. Nel giugno 1962, la Cia redige un accordo che De Lorenzo sottoscrive. Il Sifar si impegnava tra l' altro a programmare azioni diversificate per eventuali azioni di emergenza; intensificare i finanziamenti alla forze che si oppongono alla svolta politica; appoggiare qualsiasi azione idonea a indebolire la compattezza del partito socialista e favorire eventuali scissioni interne.


Dirà bene infatti, l'anno seguente, l'11 gennaio 1991, nell'interrogazione parlamentare sull'affare Gladio, il parlamentare demoproletario, Luigi Cipriani, che, a proposito della versione ufficiale del presidente del Consiglio, afferma che è stata:

una versione contraffatta, non credibile, che fa acqua da tutte le parti" e ripercorre le tracce della presenza nel tempo della organizzazione segreta neanche qualificabile come un patto stipulato tra la Cia e il Sifar ma come una imposizione da parte di una potenza occupante. Gli Stati uniti hanno costituito ed organizzato nel nostro paese strutture armate clandestine preesistenti a quell’accordo che ora chiamiamo operazione Gladio. Vorrei ricordare che questa storia nasce con lo sbarco degli americani in Sicilia


Dirà Luciano Barca:

La realtà è che l'OSS e l'Intelligence Service avevano rapporti e agenti da entrambe le parti dell'Italia divisa e che al nord l'avevano sia con alcuni capi della Resistenza che con la X di Borghese. La cosa è certa per Cefis, probabile per Traviani, gran curatore da sempre dei servizi segreti italiani. […] certi verbali che passarono rapidamente per le mani mie, di Andrea Pirandello e di Arminio Savioli nel 1946…che parlavano di riunioni segrete di militari con agenti anglo-americani, resti della X Mas e partigiani bianchi


Torna di nuovo la figura di Junio Valerio Borghese e gli enigmi dietro al famoso golpe Borghese, verosimilmente il tentativo (della CIA?) più "coraggioso" fra tutti. Di Borghese però, non è ancora arrivato il momento di parlarne.

[Modificato da Ale-95 08/03/2013 14:45]
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Utente Esperto
08/03/2013 14:22

Gladio, NDS, Gruppo Sigfried: il piano Solo

Abbiamo acquisito molti elementi che portano a credere che anche Gladio possa essere inclusa nel piano Solo e non soltanto perché De Lorenzo l'aveva creata e perché i comandanti del SIFAR erano sue creature. Abbiamo molte prove: una di quelle che stiamo per acquisire e di cui ho avuto quasi conferma e sicurezza è che la base di Alghero fosse stata prescelta per trasferirvi i prigionieri catturati con il piano Solo
(Libero Gualtieri - Commissione Stragi)

Dopo aver trattato di queste tre organizzazioni clandestine, c'è ora da analizzare il loro legame con quello che è passato alla storia come il piano Solo. Risulta, grazie alla documentazione oggi disponibile, che queste tre cellule, avessero uno stretto legame con il piano Solo, e loro disposizioni nel caso il piano fosse passato ad 'operativo'.

A proposito di Gladio, il suo ruolo è provato da una parte dei 731 "enucleandi" del piano Solo. Probabilmente i parlamentari, dopo l'azione militare, sarebbero stati deportati nella base di Capo Marrangiu. Fu lo stesso generale De Lorenzo a parlarne, di fronte alla commissione Lombardi:

Pensavo se li pigliamo li portiamo ad Alghero, vanno pure a stare bene


La parte fondamentale per comprendere il piano Solo fu tuttavia occultata con un omissis, e la censura fu tolta solamente nel dicembre 1990. La dichiarazione di De Lorenzo fu così chiara, che il collegamento tra il piano Solo e Gladio fu di fatto ammessa dallo stesso generale, ma non è il solo. In effetti, nella grande mole di documentazione disponibile, compaiono altre testimonianze di altrettanta importanza. La testimonianza di Luigi Tagliamonte ad esempio conferma il collegamento del piano con la cellula clandestina, tant'è che lo stesso Tagliamonte affermò che fu De Lorenzo a parlargli della deportazione degli elementi politici, che, da prima catturati, sarebbero stati poi trasportati in Sardegna presso il CAG, e li c'era solo Gladio all'epoca, struttura nata proprio per la Gladio. Dichiarazioni queste che trovarono conferma al generale dei paracadutisti, Vito Formica, il quale nella primavera del 1964, riferì che il colonnello Mario Monaco, capo centro di Gladio per la Sardegna, gli chiese delucidazioni a proposito dello spazio della struttura di Capo Marrangiu, e quante persone questa poteva ospitare. Venne fuori anche dell'altro, a proposito della connessione del piano con cellule armate clandestine. Oltre Gladio, c'era una connessione con alcune squadre di civili armate, che facevano capo all'ufficio Rei del SIFAR, allora comandato da Renzo Rocca, del quale ci furono già dei sospetti presso indagini precedenti, come quella della commissione Alessi, senza che si riuscisse tuttavia, a trovare prove certe. La prova alla fine arrivò, che poi altri non era che una nota rinvenuta presso i carteggi privati del vice-comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Giorgio Manes. Si può leggere:

Sardegna – tenente colonnello Giuseppe Pisano sa tutto (è cosa di due anni) società fittizia con sede a Palazzo Baracchini (De Lorenzo e altri ufficiali, pure Tagliamonte) motivo: caccia – civili trattenuti in servizio, vedi Rocca


Questi "civili" di Rocca in realtà avrebbero dovuto supportare l'eventuale azione compiuta dall'Arma dei carabinieri. Ci sono poi altri dati. La testimonianza dell'ex tenente colonnello Pisano, responsabile del SIFAR per la Sardegna, in quale, durante un intervista per la Repubblica, conferma che alcuni suoi colleghi del SIFAR, parlavano della "deportazione nella base di Alghero degli elementi pericolosi". Pisano:

Mi sembrò strano: io sapevo che il Centro addestramento guastatori avrebbe dovuto ospitare i governanti legittimi se ci fosse stata una sovversione o una invasione


L'altro dato fu un'altra ennesima testimonianza, quella del colonnello dei carabinieri, Guglielmo Cerica, il quale, davanti alla commissione Lombardi, raccontò del reclutamento di alcuni ex repubblichini in vista di un "atto di forza". I civili avrebbero dovuto entrare in azione in contemporanea con i carabinieri, con il compito di neutralizzare il PCI.

Qualcosa lo riferì anche Digilio, in un interrogatorio reso all'A.G. di Milano, il quale confermò la connessione con il gruppo Sigfried. Digilio:

Tornando al gruppo Sigfried, sempre nel medesimo ambiente mi fu accennato al fatto che tale gruppo era nato in concomitanza con il piano Solo del generale de Lorenzo nel 1964. In sostanza accanto al piano Solo e cioè alla mobilitazione dei Carabinieri per il colpo di Stato, c’era il piano Sigfried e cioè la costituzione del gruppo di civili che al momento del golpe doveva incaricarsi dell’arresto e della neutralizzazione degli esponenti dell’opposizione e dei sindacalisti.


Digilio spiegò la nascita del Sigfried come un modo per aumentare il potere dei carabinieri, che all'epoca, non avevano le strutture in grado di operare in tutto il paese. E' quindi dal piano Solo, ovvero, dalla sua progettazione, che nacque il gruppo Sigfried, che però continuo ad esistere anche dopo il tentativo di golpe del 1964. Continua Digilio:

Nel memoriale faccio cenno a Roberto Rotelli, che era un veneziano esperto palombaro e titolare di patente nautica (…) Rotelli che era dell’ambiente di destra (…) mi confidò che era stato previsto il suo intervento nel momento in cui sarebbe scattato il piano Solo e che il suo compito specifico sarebbe stato, secondo i progetti, quello di caricare i prigionieri su una grossa imbarcazione e portarli sino ad una nave militare che li avrebbe condotti in Sardegna dove erano predisposti campi di internamento. E’ quindi molto probabile che Rotelli fosse appartenente al gruppo Sigfried. Questa sua confidenza risale alla metà degli anni ’70 a cose ormai concluse e quindi in una situazione che gli consentiva di parlare del passato.


Avanguardia Nazionale giovanile: c'è una connessione?

Ci sono svariati indizi che portano a pensare che esistesse una connessione tra i carabinieri e i gruppi neofascisti che iniziarono a comparire in quegli anni. Chiaramente i suoi militanti dovevano servire come aiuto, o meglio, come braccio armato. Un dato che salta all'occhio è un pro-memoria dell'ufficio Affari Riservati del Viminale, inserito nel carteggio "L 5/6 Fascicolo Generale - Avanguardia Nazionale - Varie". Il documento tratta proprio di Avanguardia Nazionale giovanile e la sua nascita, 1960, quella che è poi la progenitrice di AN, in quel periodo diretta da un elemento molto interessante, Stefano Delle Chiaie, con ulteriori connessioni tra questa e Gioventù Mediterranea, organizzazione di stampo neonazista e antisemita, capitanata da Giulio Maceratini. Riporta il documento de Viminale:

Nel 1960, intanto, sorgeva l’avanguardia nazionale giovanile, i cui esponenti sarebbero stati in contatto con Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri ed avrebbero preso accordi ché in caso di necessità l’A.N.G. (avanguardia nzionale giovanile, nda) avrebbe dovuto costituire la cosiddetta protezione civile. In questo periodo negli ambienti interessati si parlava con insistenza del generale Di (rectius, De) Lorenzo


L'ANG fungeva da serbatoio di reclutamento, pieno di elementi patriottici pronti a seguire la "causa". L'ANG venne presto sciolta alla fine del 1964, per poi riformarsi in maniera differente: alcuni elementi della ex ANG furono avvicinati e reclutati singolarmente, e fu loro chiesto se avevano interesse nell'entrare in un'organizzazione segreta. L'importante era essere molto motivati nel contrastare la politica del PCI, che ricordiamo, in quegli anni si stava seriamente parlando di un accordo tra DC/PCI e soprattutto del serio pericolo della nascita di un governo centro-sinistra. Da questo "pericolo", nacque di fatto il piano Solo di De Lorenzo. Quindi, come scritto nella nota riservata, il movimento di Delle Chiaie avrebbe avuto le disposizioni del gruppo Sigfried. Tutti pronti all'azione. Siccome però il piano Solo venne fermato, dal fatto che i socialisti vennero meno al programma, tutti i gruppi furono ritirati. Questi gruppi, saranno poi riattivati per la strategia della tensione. Curioso notare che nel mese di giugno del '64, squadre di civili si addestravano a Capo Marrangiu, e durante luglio, nel momento del piano Solo, era in atto un esercitazione NATO denominata “Corazza Alata". C'è anche da aggiungere che Carlo Digilio, sempre a proposito del ruolo del veneziani nel piano Solo, parlò del colonnello Antonio Campolongo, che venne poi indicato come uno dei cospiratori in merito al golpe Borghese. Raccontò Digilio:

Dai discorsi che io intrattenevo con i militanti di Ordine Nuovo emergeva che il Campolongo costituiva il punto di riferimento, se non addirittura il punto chiave, per eventuali "azioni di forza" nell’applicazione del Piano Solo e dei piani anticomunisti degli anni successivi. Mi riferisco alla tempestiva aggregazione che i civili dovevano costituire per rapportarsi ai militari in caso di sommossa dei comunisti o in caso di invasione del nostro territorio di Nord-Est da parte dei comunisti, in attesa che venissero ricompattate le nostre Forze regolari.


Dopo gli eventi del piano Solo e del tentativo di colpo di Stato, si seppe che - grazie ad una nota su una scheda di un ex gladiatore, tale Giovanni Battista Andreazza - De Lorenzo, dopo l'episodio, manifestò il volere di non appartenere più all'organizzazione. Il professor Giannuli, al giudice Salvini, così commenta la nota:

Se, come sembra ragionevole, l’ ‘episodio De Lorenzo’ altro non sia che un riferimento alla crisi del luglio 1964, dobbiamo dedurre che Andreazza ebbe elementi per pensare ad un coinvolgimento in essa di Gladio […] sino al punto di maturare la scelta delle dimissioni.


Nel novembre del 1965 inizierà poi lo scontro fra i generali Manes e De Lorenzo.

Da ricordare infine le parole dell'avvocato generale dello Stato, Giorgio Azzariti, scrisse a proposito della relazione di Gladio inviata poi alle Camere:

Sembra che i dirigenti catturati avrebbero dovuto essere concentrati e ristretti nella sede del Centro Addestramento Guastatori che, come si è visto, costituiva uno strumento di attuazione dell’operazione Gladio in Sardegna. E’ allora troppo evidente la illegittimità, può parlarsi più precisamente di criminalità di simile disegno (…) Sarebbero perciò dichiaratamente violati non solo e non tanto i ricordati articoli 52 e 97 della Costituzione, quanto l’articolo 283 del codice penale


Il 5 gennaio 1967, vengono fuori le prime indiscrezioni sul piano Solo, e aperta una prima inchiesta ufficiale sul SIFAR. Il giorno 31, il presidente della Sinistra Indipendente, Ferruccio Parri, denuncia il tentativo di colpo di Stato di De Lorenzo. Il 15 aprile il governo destituisce De Lorenzo da Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Vengono prese eccezionali misure di sicurezza a palazzo Chigi, che viene circondata da agenti della polizia. Verrà in oltre isolata la rete di collegamento dei carabinieri voluta da De Lorenzo. Il governo annunciò il volere di distruggere 157.000 fascicoli illeciti del SIFAR, ma ciò non avverrà. Fu l'inizio dello scandalo SIFAR.

E' un periodo quest'ultimo che, la vera e propria strategia della tensione non prese ancora piede, se non, il tentativo del golpe di De Lorenzo, forse una messinscena per una reazione interna. Sarà interessante notare che i cambiamenti nel periodo del piano Solo, caratterizzata da ideologie liberiste, progressiste e conservatrici, sarà presto vittima di una battuta d'arresto poco tempo dopo, nel 1969. E' l'inizio della strategia della tensione.
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Utente Esperto
12/03/2013 15:28

Concludo il primo capitolo.

La sezione "K" del SISMI

Dal 1990, come sappiamo, scoppiò lo scandalo Gladio e P2. Ci furono enormi dichiarazioni, interrogazioni ed indagini in breve tempo. C'era chi era disposto a parlare, c'era chi negava, c'era chi tendeva a contraddirsi. Nel giro di due anni, fuoriuscirono una montagna di informazioni, molte delle quali fecero scoprire quello che avete qui letto. Per quanto riguarda le strutture clandestine o semiclandestine, c'è da aggiungere ancora dell'altro. Il 15 maggio 1991, l'allora colonnello dell'aeronautica militare, Walter Bazzanella, già responsabile della sezione sicurezza informativa, EAD, dell'UCSI (Ufficio centrale sicurezza interna della presidenza del Consiglio), decise, spontaneamente, senza pressioni, ma forse per un mero atto di coscienza, di presentarsi presso ai magistrati militari di Padova, tali Dini e Roberti, per rilevare che, in seno alla sezione S/B del SISMI, esisteva un ufficio segretissimo, chiamato "K" (come Killer nda), composto da 15 agenti, eredi diretti del NOD, fin dagli anni '70, con compiti "particolari". Si fece il nome di Paolo Inzerilli come responsabile della sezione K, che fu poi riconosciuto anche come ex capo di Gladio, ma quest'ultimo negò l'esistenza di questa sezione. La sezione K venne presto definita come un ufficio composto da 15/20 soggetti super-addestrati, "senza volto" e con la licenza d'uccidere. Sotto libro paga del SISMI, tale cellula, ebbe importanti compiti negli anni '70 ed '80. Secondo i magistrati di Padova che iniziarono le indagini sulla Gladio militare, "le linee di comando non erano chiare". Gli appartenenti alla sezione K, furono presto collegati al "lato oscuro" dell'operazione Gladio, quella cioè, con compiti illeciti. La base della sezione doveva essere presente ad Udine, presso il Centro addestramento speciale Ariete, ma gli operatori erano stati sparsi in tutta la penisola. Lucio Genovesi il 24 settembre 1991 scrive sulla Repubblica:

I vertici della procura della Repubblica di Roma al termine di una lunga riunione svoltasi ieri mattina a palazzo di giustizia, nell' ufficio del procuratore capo Ugo Giudiceandrea, hanno deciso che sull' ufficio "K" del Sismi occorre un' indagine autonoma dal caso "Gladio"


Le indagini furono affidate al sostituto procuratore Elisabetta Cesqui, magistrato che ha già avuto a che fare con il terrorismo nero e la P2. Continua l'articolo:

Una struttura segretissima L' ufficio "K" era stato indicato da un ex ufficiale dell' aeronautica Walter Bazzanella, che in passato aveva lavorato e diretto l' Ucsi, l' Ufficio centrale per la sicurezza interna, dipendente direttamente dalla Presidenza del Consiglio e che aveva ovvi legami con i servizi segreti. Bazzanella - sono le notizie dei giorni scorsi - aveva parlato, durante un interrogatorio con i giudici Nitto Palma e Franco Ionta, nell' ambito dell' indagine Gladio - di una struttura segretissima composta da uomini addestrati e pronti ad assolvere anche missioni delicate di guerriglia o terroristiche


Secondo quando riportato all'epoca, i giudici avevano dati che confermavano "fatti concreti", ovverosia, episodi che collegherebbero la sezione K ad attentati terroristici ed episodi delittuosi. L'inchiesta portata avanti da Giudiceandrea e la Cesqui, si sarebbe interessata sia dell'ufficio K, sia l'attività svolta dai Nuclei Operativi Diretti (NOD) dell'ufficio D del SID, un nucleo speciale che si sarebbe addestrato proprio a Capo Marrangiu, insieme a Gladio e agli appartenenti alla sezione K. Intanto Paolo Inzerilli, ex Capo di Stato Maggiore del SISMI, rischiava di essere denunciato dalla procura di Venezia per cospirazione politica. Inzerilli, dichiarerà davanti alla procura di Venezia:

Mai conosciuta una sezione K. La terminologia delle lettere con cui si distinguono uffici o sezioni, è in uso esclusivamente al Kgb


L'ex dirigente del controspionaggio, il generale Ambrogio Viviani, è un altro a negare l'esistenza della sezione K. Dichiara:

Ma quale ufficio K! Pensate che se davvero fosse esistito un ufficio gli avrebbero dato quel nome?. Magari l' avrebbero chiamato per l' assistenza alle famiglie degli agenti feriti...


Tuttavia davanti ai magistrati dirà anche:

Che i servizi compiano azioni violente potrebbe essere anche accettabile


E come? Continua Viviani:

Normalmente i servizi usano delinquenti comuni, che poi magari fanno una brutta fine, vengono eliminati da altri delinquenti…


E allora come spiegare le dichiarazioni di Bazzanella? Mentiva? E se sì, perché? E' ovvio che Bazzanella aveva contatti con i servizi segreti, quindi doveva sapere. E' chiaro che qui qualcuno mente. Da Padova, Bazzanella dovette sottostare all'interrogatorio presso la Procura della Repubblica di Roma, presieduta dai magistrati Franco Ionta e Francesco Nitto Palma, che indagavano su Gladio. Lì, Bazzanella confermò quanto già detto a Padova: un "ufficio della morte", con personale addestrato e dedito ad operazioni di guerriglia e antiguerriglia. Dalla descrizione viene fuori un quadro piuttosto chiaro: tutti ex paracadutisti, tutti dotati delle armi più sofisticate, tutti addestrati presso dei poligoni di tiro a Furbara e Capo Marrangiu (dal 2006 peraltro è ufficialmente di nuovo il centro di addestramento per tutte le forze speciali). Dalle dichiarazioni, gli operatori rispondevano alla VII divisione dei servizi segreti, la stessa in cui era proprio inquadrata la Gladio. Ai giudici romani, Bazzanella sottopose alla visione una lettera anonima, la quale affermava che "elementi della sezione K sono stati attivati per impedire la deposizione di Bazzanella", e che se non si fosse arreso, avrebbe fatto "la fine di Pecorelli". Pecorelli? Sì, ne avevamo già accennato, il giornalista Mino Pecorelli, assassinato in circostanze misteriose, perché sapeva troppo, sull'affare Moro ma non solo, era anche un appartenente alla P2, e considerava Andreotti uno dei più grandi criminali della storia. Secondo quanto riportato dal Bazzanella, furono gli operatori della sezione K ad assassinarlo? L'ufficiale dell'aeronautica, raccontò anche dell'altro. Questi raccontò la storia di questa sezione, e da chi venne l'idea.
L'idea sarebbe stata di Maletti, quando ancora dirigeva il SID, i vecchi servizi, alle dirette dipendenze dell'ufficio D, divenuto poi ufficio R. A confermare l'esistenza della sezione K, contribuirono gli scritti dell'agenzia Punto critico, allegati al fascicolo delle indagini portate avanti dalla procura romana. Scrive l'agenzia:

A Forte Boccea è di stanza la sezione K, qualcuno ironicamente la definisce killer.


L'ufficiale Bazzanella, nell'agosto del 1989, inviò una lettera al presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, spiegando che nello stesso anno, egli venne rimosso dall'incarico come dipendente dell'UCSI, perché: testimone inconsapevole di omissioni e illeciti nonché scomodo ostacolo alle ambizioni personali del generale Inzerilli. L'ufficiale in quell'occasione, si riferiva al problema di distribuzione di competenze rispetto ai nulla osta di sicurezza (NOS) e attribuiva al SISMI, un piano per impadronirsi di funzioni del suo ufficio. La descrizione che veniva data degli operatori di questa sezione K, sono del tutto compatibili con i requisiti e le abilità appartenenti agli operatori delle forze speciali. Di fatto, le forze speciali cosiddette "antiterrorismo" furono create da un'esigenza di rispondere in maniera efficace e tempestiva alla lotta contro il terrorismo, in particolare in presenza di ostaggi sequestrati. Un articolo interessante pubblicato sul Corriere in data 15 aprile 1993, ad opera di Paolo Coltro, scrive:

Li troviamo per esempio a Trani, il 27 dicembre ' 80, quando nel carcere di massima sicurezza scoppia la rivolta. […]Quando il generale americano James Lee Dozier viene rapito a Verona dalle Br, il 18 dicembre ' 81, di nuovo la "Sezione K" entra in azione


Curioso questo accostamento, perché coloro che operarono al carcere di Trani erano gli operatori del GIS, il Gruppo d'Intervento Speciale dell'Arma dei Carabinieri, de facto, forze speciali specializzate in salvataggio ostaggi. Quanto avvenne a Trani fu, ufficialmente il, "battesimo di fuoco" di quest'unità, che prima di allora rimase segreta. Chi invece liberò il generale Dozier dalle BR (peraltro fu interessante che proprio quando ci fu la presenza di un generale americano, magicamente i covi delle BR furono scoperte in 15 giorni, al contrario di quanto avvenne precedentemente) furono gli operatori del NOCS, le teste di cuoio della polizia, unità speciale analoga al GIS dei carabinieri. Cos'hanno a che fare gli operatori delle FS delle nostre forze dell'ordine, con la sezione K dei Servizi? Da quanto sappiamo, gli operatori di questo nucleo, dovevano avere verosimilmente addestramento e requisiti psicofisici analoghi a quelli degli operatori delle FS? E' possibile che alcuni operatori delle FS - non tutti ma alcuni - fossero anche appartenenti alla sezione K? Difficile dirlo, molto improbabile se non impossibile direbbe qualcun altro, ma senz'altro chi doveva essere dell'ufficio o sezione K, erano agenti dell'OSSI, particolarmente attivi nel settore delle operazioni speciali. Peraltro, l'ambasciatore italiano all'ONU, Paolo Fulci, indicò la sezione K come luogo di appartenenza delle telefonate della fantomatica Falange Armata. A questo punto, siccome gli appartenenti della sezione K, dovevano verosimilmente essere agenti speciali dell'OSSI, è il caso di aprire una parentesi a proposito.

OSSI

L'OSSI - Operatori Speciali Servizi Italiani, è un'unità supersegreta del SISMI, con compiti di protezione delle alte personalità, sostituì il GOS (Gruppo Operativo Speciale), e operò alla dipendenza di Gladio. La magistratura ritenne la struttura, riguardo i suoi compiti e modalità, "lesive dall'ordine costituzionale". Del reparto, ne parlò nel 1991 il Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, durante una visita ufficiale in Svizzera per i 700 anni della Confederazione Elvetica. L'OSSI era formata da operatori addestrati per la guerra non ortodossa, organizzata e finalizzata per azioni di guerra e sabotaggio sull'intero territorio nazionale, al di fuori dai controlli istituzionali, e faceva utilizzo anche di personale "occulto" e adibito ad altri compiti operativi. I cosiddetti gladiatori militari, o della Gladio delle Centurie, operavano all'estero, sempre in operazioni di guerra non ortodossa, ad esempio in Tunisia si occuparono di destituire il presidente Burghiba, ed addestrarono anche formazioni di guerriglieri (compiti analoghi hanno in effetti le FS, come i Berretti Verdi americani). Attività quindi queste, non istituzionali. Da tener presente, che operazioni analoghe erano previste anche per la Gladio più "nota", per intenderci, quella dei 622, il paravento insomma, a questo proposito, tocca nominare l'Operazione Delfino, oggetto di numerosissime interrogazioni parlamentari che tuttavia portarono ad un nulla di fatto. Tra queste interrogazioni, si richiese ad esempio se i gladiatori furono collegati alla CIA, azioni quindi congiunte con l'Intelligence statunitense, e se furono effettivamente presenti in Vietnam, area non interessata dallo Stato italiano. Molti indizi di questo tipo provengono dal libro del gladiatore Antonino Arconte (G-71), intitolato L'ultima missione, il quale porta a pensare che i gladiatori fossero utilizzati anche all'estero, per guerre non ortodosse, addestramenti e stretti legami con la CIA.
Durante le varie interrogazioni parlamentari, nel 1996 venne fuori di come l'OSSI non fosse conosciuto da buona parte dei magistrati e delle cariche politiche. All'inizio ci furono anche dubbi sulla data della sua nascita, e furono operativi già a partire dal sequestro Moro e poi altri episodi, compreso il sequestro Dozier e quello dell'Achille Lauro. Nel processo presso la corte d'Assise, udienza del 15 settembre 1996, l'ambasciatore Fulci che fu poi capo del CESIS e dell'Autorità Nazionale di sicurezza, affermò:

Io ignoravo totalmente l'esistenza di questo Ossi fin quando da palazzo Chigi, dal Segretario generale, e qui ho appunto una data precisa: ai primissimi di novembre '91, il segretario generale di Palazzo Chigi mi disse: "Bisogna ottenere dal Sismi la documentazione dell'Ossi perché questa documentazione è stata chiesta al presidente del Consiglio da un giudice e francamente non ricordo neppure... Io ho cercato di ricostruire veramente ma non ricordo chi fosse questo giudice e neppure se mi sia stato detto chi fosse e da parte del... si facevano grosse resistenze da parte del direttore del Sismi dicendo: "documenti relativi all'Ossi. l'Ossi è una cosa talmente supersegreta che noi non ne diamo per nessun motivo". Al che la presidenza del Consiglio mi disse: "In quanto segretario generale del Cesis tu, in quanto Autorità nazionale di sicurezza, hai tutto il diritto di pretendere che il Sismi consegni questo documento". Scrissi una lettera al generale Ramponi che allora era il capo del Sismi e gli dissi che doveva obbedire alle richieste del presidente del Consiglio perché evidentemente, siccome il responsabile supremo della sicurezza nazionale è il presidente del Consiglio, non poteva rifiutarsi di obbedire


Agente dell'OSSI fu l'ormai famoso maresciallo Vincenzo Li Causi, morto in Somalia il 12 novembre 1993, addestratore di Gladio, capo dell'enigmatico Centro Scorpione di Trapani (un centro Gladio che venne collegato su alcuni traffici illeciti). La morte di Li Causi è ancora tutta da chiarire. Sarà interessante sapere che il nome di Li Causi e quello del suo collega del SISMI, Giulivo Conti, al suo fianco anche durante l'agguato mortale in Somalia, compaiono nelle carte relative alle indagini sulla Falange Armata, sigla che, come sappiamo, rivendicava una serie di attentati terroristici, dagli omicidi Falcone e Borsellino, e altre stragi mafiose del 1993, e dove spesso, purtroppo, gli investigatori notarono la presenza di elementi deviati delle istituzioni. Li Causi e Conti, appartenevano alla VII Divisione del SISMI (quella cui faceva capo la sezione K nda), che aveva il compito di gestire la struttura Stay-Behind. Le indagini su questi due elementi, nel 1994, furono collegati alla Falange Armata. Li Causi, prese parte anche alla liberazione del generale Dozier nel 1981, e pare che nel 1987, gli venne affidata una particolare missione in Perù, sembra per, addestrare personale del presidente Garcia. In realtà, secondo un ex-gladiatore, rimasto anonimo, Li Causi dovette in realtà recuperare il denaro nascosto da Roberto Calvi, dopo il crack del Banco Ambrosiano. Fu proprio dal 1987 e fino al 1990 che poi gli venne affidato l'incarico di dirigere il Centro Scorpione di Trapani. Morì dopo un agguato con alcuni somali, ma in realtà, l'ex gladiatore affermò che era stato colpito da un fucile di precisione con telemetro dragunov, arma di produzione sovietica, che utilizza lo stesso munizionamento dell'AK-47. Un'arma che i somali non hanno. In effetti il foro d'entrata e d'uscita sul corpo di Li Causi, conferma che era stato colpito dall'alto. Sarà interessante sapere, che Li Causi doveva rientrare il giorno dopo in Italia, per essere interrogato di fronte ai giudici riguardo Gladio e l'enigmatico Centro Scorpione. La fonte anonima affermò che Li Causi conosceva molto bene Ilaria Alpi, e che parlò con lei di fatti troppo importanti. L'amicizia dei due, venne confermata dai colonnelli Giuseppe Attanasio e Franco Carlini, nonché dal maresciallo Francesco Aloi. Le indagini sull'omicidio di Li Causi vennero prontamente bloccate dal capocentro del SISMI a Mogadiscio, sebbene, pare, che il colpevole fosse già stato identificato il giorno seguente l'agguato.
Li Causi fu anche un'agente della sezione K? Che legami ci sono con la Falange Armata? E che dire del Centro Scorpione? Li Causi venne eliminato perché poteva raccontare cose che era meglio tacere a proposito di Gladio? E cosa? C'erano connessioni tra l'omicidio di Li Causi e la Alpi e il traffico delle scorie tossiche e Gladio? E' fatto noto che Li Causi fosse un informatore della Alpi. Su quest'ultimo punto non ci soffermeremo, è un'altra storia. Cosa possiamo dire invece della enigmatica Falange Armata?

Falange Armata e la connessione con la banda della Uno Bianca

Sempre nel 1996, presso la seconda Corte d'Assise, fu molto interessante scoprire che in realtà Gladio non fu affatto smantellato, come riferito da Andreotti, già nel 1972, tutt'altro, tant'è che il Centro scorpione fu attivo fino al 1991, e tale struttura, come già detto, fu centro d'addestramento di un nucleo Gladio, controllato da Li Causi. Cosa si trafficava a Trapani, centro principale della più potente Mafia regionale d'Italia? Lo voleva scoprire anche Falcone, ma andò via da Palermo senza poter continuare le sue indagini a proposito di Gladio e il Centro scorpione. Le sue indagini furono ostacolate. Finiamo quindi nell'immergerci in un'altra fase della strategia della tensione italiana, quella delle stragi del 1993, anche esse, tutt'altro che chiare. In un articolo de l'Espresso del 18 novembre 1999 dal titolo Quando ero spiato dal SISMI, venivano alla luce delle esclusive rilasciate dall'ambasciatore Fulci. Paolo Fulci, quando allora era segretario generale del CESIS, quell'organo che ha il compito di coordinare i nostri servizi, sia il SISMI che il SISDE, riferì di essere stato spiato dagli 007. Il SISMI aveva installato nella sua abitazione un'efficientissima attrezzatura di ricezione e registrazione, e con essa, gli operatori potevano registrare ogni mossa del Fulci. Perché questo? Forse perché nel giugno del 1991, Andreotti lo mise a carico di fare una ripulita dei Servizi. Nello stesso periodo, Fulci oltre che spiato venne anche minacciato di morte dalla Falange Armata, nei primi anni '90, davvero protagonista. Perché la Falange arrivò a Fulci? Fu molto strano, perché nessuno pubblicamente era a conoscenza che Fulci era nel CESIS. Da qui nacque il sospetto che la Falange Armata si trovasse proprio all'interno del SISMI, quel tipo di organizzazione terroristica che fu messa tra i possibili autori degli attentati dinamitardi del maggio-luglio '93. Via Fauro, San Giovanni in Laterano, San Giorgio al Velabro, tutti attentati commessi a Roma. Ma non solo. Loro furono attivi anche a Firenze e a Milano. Fulci in quel periodo, tra giochi di spionaggio con gadget hi-tech e minacce, concretizzò i suoi sospetti, tant'è che lavorò alla stesura di una lista con sopra i nomi di 16 agenti esperti di esplosivi e guerra non ortodossa, che lui consegnò alla polizia e ai carabinieri. Il fatto che Fulci si trovasse in quella pericolosa situazione è presto detto: l'ambasciatore fu citato in un libro di Giuseppe De Lutiis per aver denunciato gravi deviazioni negli apparati di sicurezza. Fu chiamato il 21 ottobre a deporre nel processo a proposito delle bombe del '93, corte
d'assise in quel caso presieduta da Livio Genovese. La presenza di Fulci fu espressamente richiesta dagli avvocati dei boss mafiosi, Totò Riina e Giuseppe Graviano. Questi affermavano che i mandanti non erano loro, non era da ricercare nel mondo mafioso ma nel mondo dei servizi. Ma un sospetto era venuto allo stesso Fulci, tant'è che nel luglio del 1993, quando prese il nuovo incarico all'ONU, confessò questi suoi dubbi a Ciampi, allora capo del governo, e al suo segretario generale, Andrea Manzella. Durante la sua deposizione, a Firenze, Fulci parlò che, certamente nei servizi c'era chi era addestrato all'utilizzo di esplosivi, e lui ne entrò personalmente a conoscenza. A Ciampi, Fulci riferì della lista dei 16 agenti, un team organizzato per la difesa di personalità all'estero, e addestrati all'uso di armi ed esplosivi. Fulci affermò che non aveva sospetti particolari, ma considerava che dietro gli attentati del '93, dovevano esserci delle "menti fini", e si riferiva in particolare all'aver attaccato le opere d'arte. La lista dei 16 nomi, che poi proveniva sempre dai corridoi del SISMI, era composta da agenti, quindici di questi, esperti in esplosivi e appartenenti agli Operatori speciali dei servizi, in sigla OSSI, conosciuta poi anche come sezione K. Ricordate? Di nuovo l'ombra della Gladio, o meglio, di un suo nucleo parallelo, responsabili degli attentati. Il sedicesimo uomo scritto sulla lista, il colonnello Luigi Emilio Masina, era invece un alto dirigente della prima divisione del SISMI, ma non era esperto in esplosivi. Come mai Fulci lo inserì comunque nella lista? Perché l'ambasciatore ipotizzò che ci fosse lui dietro alle intercettazioni e alle installazioni di cimici dentro la sua abitazione, mentre si trovava al CESIS.
A proposito del CESIS. Fulci si insedia nel CESIS nel giugno del 1991, ma ancor prima di assumere l'incarico, gli accadde qualcosa che lo turbò. Fulci ricorda:

Due giorni prima di assumere servizio mi arrivò una minaccia di morte, minaccia di morte che si rinnovò qualche giorno dopo la mia assunzione. Poiché tutto era coperto – almeno mi si assicurava – dalla massima riservatezza, non riuscivo a capire com’è che queste notizie sulla mia assunzione e la sua data precisa fossero filtrate


Fu infatti molto strano, nessuno doveva esserne a conoscenza, se non, gli stessi all'interno dei servizi. Ma non finisce qui:

Quando arrivai a Roma da Bruxelles, dove ero stato per sei anni ambasciatore alla Nato, mi fu dato un alloggio (via Quintino Sella nda) e in questo alloggio a un certo punto, con mio grande stupore, scoprii che c’erano una serie di attrezzature per ascoltare, per sentire. Chiesi che queste apparecchiature fossero sigillate, troncate, in modo da poter vivere come un cittadino normale, non spiato notte e giorno.


Fu in questa situazione che Fulci incontrò Masina:

Il colonnello Masina era colui, a quanto mi fu detto, che si occupava degli ascolti delle registrazioni. Era la persona che faceva le intercettazioni


Su ordine di chi fu dato il benestare a Masina per poter ascoltare? Questo non fu chiarito, e Fulci non lo spiega, tuttavia doveva logicamente essere un comando proveniente da qualche ufficio nel SISMI. Fulci racconterà che fu anche fatto vittima di attacchi di disinformazione, calunnie su di lui e anche su sua moglie. Di questi fatti, Fulci informò sia Andreotti che Amato. La situazione tuttavia non migliorò, tant'è che Fulci si rese conto che le apparecchiature di registrazioni erano ancora installate nel suo alloggio. Fu allora che l'ambasciatore decise di inserire il nome di Masina nella lista.

Visto che devono fare una bella indagine su tutti, cerchino di farla anche su questa persona


Fulci temette per la sua vita in quel periodo, tant'è che confessò le sue preoccupazioni a Libero Gualtieri, ex presidente della Commissione Stragi, il quale consegnò a questi la lista dei 16 nomi, e disse che se fosse stato ucciso, il mandante doveva essere cercato in quell'elenco. Subito dopo le minacce di morte che avevano colpito la vita di Fulci, appena mise piede al CESIS, questi promosse anche un'inchiesta interna al SISMI, a proposito della Falange Armata, una misteriosa organizzazione terroristica che a partire dal maggio del 1990 iniziò ad intimidire magistrati, politici, giornalisti. I risultati di quell'indagine si possono leggere nella relazione trasmessa dal CESIS al Comitato per il controllo sui servizi segreti. Carteggi coperti da segreto, ma citata dal giudice istruttore di Bologna, Leonardo Grassi, che indagò a proposito dei depistaggi compiuti dai servizi sulla strage alla stazione di Bologna e dell'Italicus. In questo contesto, fu accreditata l'ipotesi, sostenuta anche da Grassi, che dietro la Falange Armata si celassero in realtà file del controspionaggio militare. Come si può leggere nella relazione qui sopra citata, il CESIS sospettò che ci fosse in atto un tentativo di depistaggio nella comparsa della enigmatica Falange Armata, in coincidenza con l'avvio delle indagini della magistratura veneziana a proposito del recupero di alcune armi ed esplosivi in depositi a disposizione dei servizi di sicurezza. Sembra quasi un sospetto suggerito. Secondo il CESIS, le minacce del gruppo a l'Espresso e la Repubblica, andavano collegate con gli articoli su Gladio. Si stava quindi creando una campagna di terrore per minimizzare lo scandalo Gladio e cessare possibili indagini sulla cellula stay-behind? Andava poi, tenuto in seria considerazione, l'assassinio fatto da ignoti, del giudice veneziano, Felice Casson, che si occupava proprio dell'inchiesta su Gladio. Coincidenze? Che dire poi degli avvertimenti, ossia minacce, arrivate a Gualtieri, che fu tra i più accesi sostenitori nel ritenere la Falange Armata una "scheggia impazzita dello Stato"? Sappiamo che fu anche molto critico su Gladio, abbiamo già trattato le sue considerazioni in seno alla Commissione Stragi e dell'illegittimità assoluta di Gladio fin dagli anni '50. Si torna poi alle minacce ed intercettazioni a Fulci appena divenne segretario al CESIS. Certo è, che la Falange Armata risulto essere molto avanzata, sofisticata e ben organizzata, tant'è che furono sempre loro a compiacersi di avere accesso a reti informative in tutti i settori vitali dell'apparato pubblico. La Falange mostrò non solo conoscenze di guerriglia e utilizzo della strategia della guerra non ortodossa, ma anche tecniche di disinformazione che vanno oltre ai soliti gruppi eversivi.

Conclusione del CESIS:

La Falange disinforma e intimidisce per allontanare i sospetti da Gladio, è composta da addetti ai lavori che parlano in gergo tecnico-militare, vantano spie dappertutto e sono dei professionisti: non è dunque una organizzazione terroristica, ma una agenzia di disinformazione gestita dallo stesso servizio segreto militare


E' possibile? Un interpellanza presentata da Ugo Boghetta di rifondazione comunista, l'1 dicembre 1994, chiese di interpellare il Presidente del Consiglio, Ministro dell'interno e della Difesa a proposito della banda della Uno Bianca, un gruppo più di terroristi che di banditi, che seminò terrore e morte in Emilia Romagna e le Marche. In questo contesto, il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, escluse che gli agenti coinvolti fossero delle "schegge impazzite dello Stato", ma, avanzò l'ipotesi che ci fosse una "regia organica" dietro gli uomini e le azioni della Uno Bianca. In pratica, si ipotizzò un legame tra questi e quelli della Falange Armata. Si può leggere nell'interpellanza:

La particolare preparazione militare con cui il commando della "Uno bianca" ha agito nelle sue iniziative criminali li accosta alla descrizione fatta dal segretario del Cesis Paolo Fulci ai giudici di Bologna; secondo Fulci la "Falange Armata" dispone di "una rete informativa in tutti settori vitali dell'apparato pubblico" e "manifesta una conoscenza delle tecniche di disinformazione che va oltre i connotati solitamente spontaneistici di un gruppo di matrice eversiva"; sempre secondo il capo del Cesis la "Falange Armata" sarebbe composta "da addetti ai lavori" che parlano in "gergo tecnico-militare e vantano spie dappertutto"


Poco più avanti si conclude:

riprendendo anche le affermazioni di Fulci indicava i pesanti sospetti sulla sezione K del Sismi ed in particolare su 16 componenti, individuati con nome e cognome, sospettati di far rivivere Gladio sotto la nuova sigla di "Falange Armata"; il 4 novembre 1993 il Cesis chiese ai servizi segreti tutta la documentazione su questi 16 ufficiali della sezione "K" del Sismi. Documentazione che risulta incompleta e spesso piena d'incongruenze -: quali provvedimenti il Governo ha messo in essere per estirpare dal corpo della Polizia dello Stato soggetti, come nel caso dei componenti la "Uno bianca", legati alla criminalita' organizzata o a piani eversivi della legalita' democratica; quali provvedimenti siano stati assunti nei confronti dei sedici ufficiali della sezione K del Sismi sospettati di far parte della "Falange Armata"; quale sia il loro status giuridico all'interno del Sismi, se siano ancora in forza allo stesso ed in caso di risposta affermativa quali mansioni svolgano; se non intenda il Governo, al fine di favorire le inchieste della magistratura e della Commissione parlamentare sulle stragi, mettere a disposizione degli inquirenti i fascicoli personali degli ufficiali del Sismi in questione e quant'altra documentazione utile a chiarire l'insieme della vicenda.


Da dove parte il collegamento della banda della Uno Bianca e la Falange? Il 4 gennaio 1991 a Bologna, nel quartiere del Pilastro, la banda della famigerata Uno Bianca uccide a mo' di esecuzione tre carabinieri. La strage venne rivendicata dalla Falange Armata. Per la strage venne usato - come in altre azioni rivendicate dalla Falange - un fucile d'assalto modello SC-70 marca Beretta in dotazione in quegli anni, solamente ai reparti FOS ed FS, ovvero sia Battaglione San Marco e Folgore e forze speciali come il Col Moschin dell'esercito. L'arma utilizzata era impossibile da reperire nelle armerie della polizia di stato o dei carabinieri, né era reperibile sul mercato nero che controllava il traffico d'armi. Curiosamente un SC-70 scomparve nell'ottobre del 1990, quindi meno di tre mesi dalla strage, da una sede del SISMI a Roma. Il 2 maggio del '91, vengono uccisi in un'armeria di Bologna, Licia Ansaloni, la titolare, e il commesso Pietro Capolungo, ex appuntato dei carabinieri. La strage venne rivendicata dalla Falange Armata. In seguito, gli autori del fatto furono individuati come gli appartenenti alla banda della Uno bianca. I proiettili acquistati, un centinaio, furono dello stesso calibro utilizzati per la strage del Pilastro e per altre numerose azioni rivendicate sempre dalla Falange. Seguendo questa cronologia, il 16 settembre del 1993, la Procura di Roma, apre un'inchiesta congiunta con polizia e carabinieri che individua nella famosa lista dei 16 ufficiali del SISMI, i telefonisti che rivendicarono le azioni della Falange Armata. Neanche un mese dopo, il 18 ottobre, vengono cambiati i capi dei servizi segreti italiani: il generale Cesare Pucci è ora direttore del SISMI, a comandare il SISDE è chiamato il prefetto Domenico Salazar e al CESIS, va il generale Giuseppe Tavormina. Viene anche approvata una epurazione di ufficiali dei servizi tra i quali, in quei 300 uomini, furono presenti i 16 sospetti telefonisti della Falange Armata, e l'intera settima divisione, ovvero sia quella di cui dipende Gladio. Più che epurati tuttavia, vennero rispediti alle sedi di provenienza. Sempre molto interessante, lo stesso mese, il 26, viene arrestato a Taormina, Carmelo Scalone, educatore penitenziario e amico di Nicolò Amato. Venne accusato di essere uno dei telefonisti della Falange Armata, come risulterebbe da alcune intercettazioni telefoniche. Lo stesso giorno, già cade il silenzio a proposito dei 16 uomini del SISMI precedentemente individuati. L'1 dicembre 1994 poi, sui terminali dell'agenzia di stampa ADN-Kronos, è la stessa Falange Armata che, con un messaggio, nega il suo coinvolgimento con la banda della Uno bianca. Si trattò in quel caso, di un accesso non autorizzato alla banca dati dell'agenzia. L'anno seguente, il 20 aprile 1995, Di Pietro, allora consulente della Commissione Stragi nega un coinvolgimento dei servizi segreti e copertura di questi con la Uno bianca. Negò anche il legame con la Falange Armata con la banda Savi e organizzazioni criminali (strano perché Fabio Savi parlò addirittura di mercurio rosso). Giudizio, quello di Di Pietro, ritenuto da molti affrettato e poco accurato. Fu interessante quanto riferì Fabio Savi durante un interrogatorio: "va bene, io vi racconto tutto, ma voi in cambio mi inserite in un corpo militare per azioni speciali". Solo farneticazioni di un folle? Alla sua fidanzata, Eva Mikula confidò che era dei servizi segreti, e aveva agevolazioni nel traffico d'armi grazie al tesserino da poliziotto del fratello Roberto, per superare il confine. La Mikula invece, serviva per il mercurio rosso, utile per l'innesco di bombe atomiche a basso costo. Ma cosa c'è dietro quest'altro gruppo che avrebbe legami con servizi deviati e l'altra enigmatica Falange Armata? Forse molto.
Un confidente dei servizi segreti francesi, raccontò una storia al giornalista del Resto del Carlino, Roberto Canditi. Una storia strana. Era il 1985. Da una struttura trasversale occulta, che passa attraverso i sistemi di sicurezza dello Stato, arriva l'ordine di organizzare un nucleo formato da una cinquantina di elementi che bisognava dislocare in punti nevralgici del territorio, e in particolare in Emilia Romagna. Pare che il requisito richiesto fosse che gli elementi dovevano provenire dalle forze dell'ordine, ma non erano sgraditi elementi esterni, l'importante era che avevano fede alla causa. Come nome di battaglia venne scelto quello della Falange Armata. Questa cellula deviata iniziò in maniera soft, con azioni limitate, controllate, per poi aumentare il tiro verso la fine degli anni '80. Tra questi, la strage dei carabinieri, ben cinque, a Bagnara di Romagna, attribuita poi ad un militare impazzito che si suicidò successivamente. Guarda caso, nei pressi di Bagnara era occultato un Nasco, i famosi strumenti del mestiere della Gladio per gentile concezione della CIA. E torniamo quindi al 1990, quando entrano in gioco la Falange Armata, la Uno bianca, e scoppia lo scandalo dietro Gladio. La strage del Pilastro fu poi l'apice, da molti considerata una strage che non ebbe un vero movente, se non quello di colpire lo Stato. Così, un certo armiere di Bologna, dove si riforniscono i Savi, capisce tutto, e quindi deve essere ucciso. Verrà appunto fatto, era il duplice omicidio della Ansaloni e dell'ex carabiniere, Capolungo, altro massacro, apparentemente senza logica. Inizia quindi la seconda fase di stragi, ma si decise di farla finita, si da l'ordine di sciogliere l'organizzazione, ma i fratelli Savi decidono di continuare. Sarà per questo che poco dopo verranno finalmente arrestati. Questa è solo una storia, una storia però verosimile, che spiegherebbe stragi prive di senso, visto che il movente economico non convinse mai nessuno, nemmeno i Savi quando lo raccontarono. Quanto alla zona, l'Emilia rossa, è intuitivo il perché sia il laboratorio in cui si esercitano trame occulte, definibili di destra, per quanto la distinzione sinistra-destra abbia ancora un senso. Riguardo la Mikula, è un'altra storia strana. Su di lei si è scritto molto. Ragazzina dell'Est, con un amore per l'Occidente. Ha amici nel giro del traffico d'armi e del mercurio rosso. In un'informativa dei servizi italiani, stilata dopo che divenne personaggio pubblico, si sostiene che ha almeno cinque anni in più, rispetto a quelli che realmente dimostra, e che ha avuto anche una relazione con un tale generale Popof, dell'esercito ucraino. Qui però bisogna fermarsi, perché, se l'informativa fosse vera, bisogna considerare la Mikula una spia dell'Est, messa alle calcagna dei Savi, per tenerli d'occhio. La seconda possibilità è che l'informativa sia falsa, e allora c'è comunque da chiedersi come mai i servizi abbiano dovuto mentire sulla sua identità. Come la mettiamo, la storia su di lei è comunque strana. La Mikula divenne personaggio pubblico, divenne quasi una star e tale si atteggiava, successivamente all'arresto della banda della Uno bianca. Il suo comportamento fu molto anomalo per essere legata a fatti di stragi e di morte. La Mikula è senz'altro interessante e poco convenzionale; parla cinque lingue e sa anche scrivere in latino. Molto intelligente, o grande predisposizione ad essere poliglotta, curioso però quando abbiamo scoperto che frequentò solo la scuola pubblica dell'obbligo per poi impegnarsi come cameriera a Budapest. E' indubbio che sia molto sveglia come pochi, la Mikula durante gli interrogatori e processi, tenne testa a una sfilza di magistrati. Non è una ragazza normale. Al processo sulla strage del Pilastro, tirò fuori una conoscenza sulle armi fuori dall'ordinario. A una domanda negò di rispondere, perché "non rientra nel capitolato". Eppure la Mikula, così intelligente, ha accettato di fare fondamentalmente la schiava di Fabio Savi. I Savi, nati con un padre fascista e con l'odio degli extracomunitari, fissato con le armi, avevano senz'altro un background perfetto per far parte di un'organizzazione con lo scopo di destabilizzare.

C'è stato davvero un legame con la Falange e la Uno bianca, o erano poi la stessa cosa? Sia come sia, il 30 settembre del 1995, la Falange Armata lasciò dei messaggi nei computer collegati a internet della Banca d'Italia, delll'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, della Italsempione e del CERPL di Massa Carrara, Padova, Roma e Ferrara. Nel messaggio si legge:

Voi avete le reti, le informazioni, la tecnologia. Noi abbiamo voi, le vostre cose, le reti. Rivoluzione sì, ma nuova, come non l'avreste mai immaginata... Guardatevi intorno ... i vostri nemici saranno i monitor"


Un ulteriore comunicato, diverso, venne inviato ai giornali. Diceva:

Abbiamo preso il totale controllo di alcuni sistemi informatici... Abbiamo cancellato le parole chiave per accedere agli elaboratori e abbiamo inserito una nostra password... Ci dite che l'informazione è il potere, che essa viaggia sulle reti. Noi ora abbiamo le reti, abbiamo l'informazione, abbiamo il potere


Perché non si volle continuare a seguire le indagini dei famosi 16 agenti del SISMI, collegati alla Falange, o loro stessi, quelli della Falange Armata? E' una costante questa che in Italia è sempre stata intrinseca al terrorismo, lo stesso avvenne con le Brigate Rosse, quando le indagini di Dalla Chiesa vennero stranamente cessate, comprese le missioni sottocopertura che in realtà stavano portando a ottimi risultati. Lo stesso ora con la Falange e lo stesso è avvenne con la banda della Uno bianca. La Falange Armata, come già detto, fu troppo sofisticata per essere un gruppo qualunque, significa che i suoi appartenenti erano particolarmente qualificati. Quello che sparsero nei primi anni '90, sapeva molto di guerra psicologica.

Falange Armata, Gladio e la Folgore

L'ultima volta che questa sigla terroristica è apparsa, è stato durante le indagini relative alle presunte intercettazioni illegali della Telecom di Tavaroli e del SISMI di Mancini e in merito al suicidio di Adamo Bove. Alcuni fascicoli provenienti dai Servizi, si relazionava che la Falange fosse formata da ex operatori della Folgore e dei servizi, reclutati dopo il loro congedo. In altre informative, provenienti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stato ipotizzato che fossero membri della Folgore, circa una ventina, transitati nella famosa VII divisione del SISMI. Per capire meglio cosa fosse la Falange Armata ci viene in aiuto un ex parà della Folgore, Fabio Piselli. Il militare ricorda che nel 1987 mentre prestava servizio nella famosa base Camp Darby, venne a conoscenza di alcune voci. Questi rumor si basavano sull'esistenza di piccoli nuclei autonomi che rispondevano alla Presidenza del Consiglio e dei Ministri. Queste unità indipendenti erano di tipo antiterroristico. Piselli ritenne che fosse logico l'esistenza di certe unità. La Folgore, ha sempre fornito il proprio aiuto ai servizi segreti, ovviamente per quanto riguardava l'utilizzo dei parà per operazioni all'estero. Ufficiali e sottoufficiali, transitavano in unità speciali o di difesa, detti RUS e successivamente noti come RUD. Quest'ultimo reparto, sottolinea Piselli, è quello dove potrebbero essersi addestrati, ma che anche successivamente al congedo, avessero comunque continuato a collaborare con i servizi. Questa unità esterna veniva gestita da un ufficiale apposito. Gli "esterni", venivano reclutati ed addestrati tra il 1985 ed il 1994, e inseriti in piccole cellule d'azione, avente competenze di vario genere, una delle quali era conoscenze delle comunicazioni, apparati e segnali elettronici. Altri ancora, acquisivano qualifiche per le azioni psicologiche. Queste unità, ognuna formata in cellule diverse e che mai si sarebbero incontrate, è un classico, lo avevamo già accennato per quanto riguardava Gladio ed NDS. Mantenere un'unità compartimentata, evita il rischio che i partecipanti capiscono realmente e totalmente cosa stiano facendo. Cellule compartimentate sono le fondamenta per mantenere segrete missioni e organizzazioni. Ogni cellula era controllata da un capo, ovviamente, che acquisiva la fiducia della piccola unità operativa, forse perché già conoscenti durante il servizio militare. Racconta Piselli:

Ricordo che personalmente ho avuto modo di collaborare con alcuni ufficiali che avevo già conosciuto durante la mia carriera militare e con i quali avevo un rapporto di fiducia, saldato oltretutto dal condizionamento psicologico indotto dall'appartenenza ai reparti d'azione, dal fatto di sentirsi diversi dalle altre unità, di essere in qualche modo legittimati nel porre in essere delle azioni di spessore diverso da quelle condotte dalle normali unità delle FF.AA. o delle FF.PP.


Chi era chiamato a farne parte, raccontò Piselli, erano soggetti altamente motivati, con grandi qualifiche tecniche e con grande forza e resistenza psicofisica. Tutti requisiti essenziali da avere quando si è all'interno di un reparto speciale. Per quanto riguarda le operazioni, dice Piselli:

erano operazioni fondamentalmente caratterizzate dalla clandestinità e dalla mancanza di ortodossia, cellulari e parte di un programma di più ampio respiro del quale certamente il singolo operatore attivato per compierle non aveva conoscenza.


La Falange Armata quindi non era un'organizzazione ma quanto piuttosto un'operazione. La sigla, disse l'ex parà, era fluttuante, ma gli operatori erano sempre i medesimi. Nella famosa annata '85-94 quindi, si venne a sviluppare dei programmi di guerra psicologica, fatti apposta per il contesto storico-temporale e socio-politico nel quale si trovava a vivere l'Italia. Giovani uomini d'azione, motivati e fedeli alla causa, ma che dall'interno non avrebbero realmente percepito i loro veri intenti molto poco leciti. Piselli, nelle sue parole, faceva chiaramente capire che bisognava farne parte di questo mondo per poterlo comprendere: la segretezza, la fedeltà, soprattutto nei riguardi del proprio comandante, rispettato come un padre autoritario, furono essenziali e alla base di questo mondo particolare. Una sorta di condizionamento mentale e isolamento, dove non si poteva percepire l'esterno, portava ad avere uomini completamente controllati. Questo è alla base di tutto ciò che concerne il mondo militare e dei servizi. Gli operatori chiamati a farne parte, erano motivati nel superare gli ostacoli e le sfide quali questi erano chiamati a fare, e in più c'era chiaramente un ottimo introito economico da percepire, oltre che una intrinseca impunità penale per le azioni fatte. Per comprendere certe logiche, devi farne parte, altrimenti negli occhi di qualcun altro, tutto questo suona come follia. Ma follia non è per queste persone. La Falange Armata fu un'operazione "modello", continuata, persistente e mai bloccata da nessuno, per questo fu un modello, fu compartimentata, ottimamente organizzata e soprattutto posta in sonno e mai disattivata da parte di organi istituzionali, vuoi anche per coperture fatte da altri nuclei che coprivano i primi. Omicidi, rapine, sequestri, addestramenti di civili in attività militari e di spionaggio, intercettazioni illecite ed altro, è ciò che la Falange Armata ha posto in essere tra il 1985 ed il 1994, attraverso operatori attivi singolarmente o posti in piccoli nuclei.

Livorno ha certamente ospitato questi operatori, chiaramente coperto da una rete che vigilava sia questi sia sugli apparati istituzionali, depistando eventuali indagini che avrebbero portato a collegare certi tipi di attività con il mondo militare. Eventualmente, questi controllori avrebbero anche agito nella neutralizzazione di operatori considerati in rischio, facendolo magari arrestare per crimini mai commessi, oppure utilizzare transessuali per screditare la persona interessata. La psicologia, nella Falange, fu la base del programma. Nell'autunno del 1986, ci fu un giovane e promettente parà di carriera, che aveva compreso che alcune efferate rapine compiute da una banda attiva nell'Emilia Romagna (formata da un ex parà e non da quella della Uno bianca che sarebbe stata attivata poco dopo) , rispecchiavano delle caratteristiche militari comuni al suo addestramento, il quale, si rifiutò di partecipare a talune attività. Per questo motivo, nel dicembre dello stesso anno, fu denunciato da un transessuale, per screditarlo. Il parà sviluppò in oltre un anno, una informativa, non inviata immediatamente alla AG, ma utilizzata ai fini di pressione contro il giovane parà, inoltrata l'accusa per attivarne l'arresto nel 1988. Accusato di rapina, finì in galera, rovinato, socialmente e professionalmente, ma soprattutto, screditato di fronte ai suoi colleghi, camerati. L'isolamento all'interno di un reparto speciale, non avviene in caso di atti violenti, ma accumunata alla propria sfera sessuale. Se sei frocio o se ti piacciono i transessuali, il quadro cambia, e con questo, anche la tua attendibilità. Non siamo ipocriti. Sappiamo che funziona in questo modo. L'operazione della Falange, fu proprio quello di utilizzare quello stesso parà, posto in un supercarcere per 77 giorni, come operatore idoneo per penetrare celle di terroristi e trafficanti d'armi e lì, piazzare sistemi di captazione dei colloqui ambientali. Anche se ingiustamente arrestato, screditato e quant'altro, l'operatore condusse comunque positivamente il suo lavoro, accettandone gli elevati rischi. Il condizionamento mentale, che riferiva l'ex parà, Piselli, è proprio questo. La dipendenza di un giovane militare resta comunque fedele al proprio comandante, nonostante sia anche quest'ultimo, responsabile delle tragedie ai danni dell'operatore. E' una situazione complessa quella che si viene a formare in questi reparti, il quale si viene di fronte a situazioni estreme di stress, ma dove il quale, gli operatori speciali sono perfettamente addestrati ed idonei nel viverci dentro. Per portare avanti un addestramento, parallelo e clandestino, che questi conducono nel corso di almeno tre anni, non lo gestiscono certo dei santi, ma soggetti dove il dolore psicofisico è la loro arma, che, se superata la mortificazione psicologica e i continui stress mentali e fisici, passano successivamente ad acquisire delle alte competenze tecniche, tra cui parlare diverse lingue, immergersi, arrampicarsi, lanciarsi da un aereo, ma soprattutto, saper operare al di là delle linee nemiche, da solo, autonomamente, senza comandi, senza punti di riferimento. Incursori che sanno gestirsi da soli, fu la chiave, che differenzia rispetto ai più consueti incursori. Quel giovane paracadutista, fu la cavia perfetta, per la quale, da quella operazione, si ampliò quella della Falange Armata, che sarebbe da prima passata come Falange Armata carceraria per poi alternare le varie rivendicazioni negli anni successivi con le due sigle. L'omicidio dell'operatore carcerario Scalone non fu un fatto isolato, ma una 'disattivazione'.
L'operazione Falange, rivendicò molti attentati nel nostro paese, sempre dopo, mai prima, ma lo ha fatto in un modo particolare, colto, tecnico, dimostrando di conoscere dei dettagli, apparentemente insignificanti rispetto alla natura di un evento giuridico, ma troppo specifici sul conto degli inquirenti o degli strumenti da loro usati, tanto da dimostrare il loro potere all'interno delle strutture dello Stato. Gli operatori chiamati ad agire, furono capaci di intercettare e di penetrare nei sistemi computerizzati di elevata difesa, a volte lasciando dei messaggi cifrati ma non tenuti in conto dalla magistratura perché ritenuti false piste, dei depistaggi, vero, ma è anche vero che la strumentalizzazione della magistratura è stata una delle risorse per disattivare proprio una smagliatura, offrendo l'opportunità di arrestare chi ha commesso omicidi, come nel caso della Uno bianca. Una cellula che aveva fatto il suo tempo e andava disattivata. L'operazione Falange Armata è nata all'interno delle istituzioni dello Stato, da responsabili con numerose medaglie sul petto, ritenuti validi e utili per la collettività.
Questo si basa su quanto dichiarato dall'ex parà, Fabio Piselli. Da tutto questo, è possibile estrarre alcune considerazioni finali sulla cosiddetta Falange Armata:

1. La Falange non fu una organizzazione, ma un'operazione. Operazioni con il fine di destabilizzare per stabilizzare un quadro politico in senso reazionario. Niente di nuovo, basta vedere quanto scritto precedentemente a proposito di Gladio, NDS e Gruppo Sigfried. Molte di queste strutture, cellule d'azione dirette, come quelli della Uno bianca, quando era l'ora di chiuderle, furono "vendute"

2. Gli operatori della Falange, avevano competenze tecniche ben specifiche, in particolare riguardo all'uso di apparecchiature elettroniche, e lo dimostrarono più volte. Non necessariamente bisogna usare armi letali per destabilizzare. Questo se vogliamo fu un'evoluzione nell'ambito della guerra non ortodossa grazie allo sviluppo tecnologico

3. Il giovane parà arrestato e finito in galera, forse non fu un incastrato. Lì ebbe contatti con terroristi e trafficanti d'armi. E' più verosimile che fu un'operazione di infiltrazione, analoga all'operazione di quella di Marino Sacchetti della "Brenno"

4. L'omicidio dell'operatore carcerario Scalone, fu una smagliatura, un buco da chiudere. Significa che all'interno delle carceri c'erano contrasti che potevano interferire con l'operazione
Al di là della sigla, che è sempre il fattore meno importante, strutture clandestine sono senz'altro rimaste attive o comunque certi apparati hanno dimostrato di poterne formare di nuovo in modo veloce, e sempre più sofisticato. Verosimilmente la banda Brenno fu una continuazione di questo tipo di operazioni con marchio Falange Armata.
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25/04/2013 14:34

Capitolo II
La strategia della tensione


Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte fasi, della tensione: una prima fase anticomunista, Milano 1969, e una seconda antifascista, Brescia e Bologna 1974…
(Pier Paolo Pasolini)

Nel capitolo I abbiamo trattato le cosiddette strutture clandestine o semi-clandestine (più morti occulte e la figura di Junio Valerio Borghese che tratteremo in un altro capitolo successivo), quelli che possiamo considerare i protagonisti della strategia della tensione, che senza la loro esistenza, niente sarebbe stato fatto. E' arrivato ora il momento di addentrarci molto più affondo su tutto ciò che concerne quella che fu definita la "strategia della tensione".

Premessa

Il fenomeno noto come "strategia della tensione" è uno dei fenomeni più complessi e intricati della storia del nostro paese. Un fenomeno molto complesso che merita serie e approfondite analisi e dove niente deve essere lasciato al caso. Un'analisi approfondita e fatta con occhio critico, porta a vedere nella strategia della tensione interessi politici internazionali, facente parte di una scacchiera politica che tutt'altro inizia e finisce sul territorio italiano. L'Italia, colonizzata e non trattata come alleata, da parte degli americani, e del loro dominio dopo che gentilmente ci salvarono dal fascismo nel '45, portò i suoi interessi sul territorio condizionando gli aspetti socio-politici del paese. Dalla strage di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947, all'assassinio di Enrico Mattei, al sequestro e successiva esecuzione di Aldo Moro, l'Italia è sempre stata manipolata da un potere politico, militare, che da sempre l'ha comandata e guidata, dapprima utilizzando un regime, per ben quattro decenni, di tipo demo cattolico, e poi da stampo sindacale e socialcomunista, ovviamente non certo di tipo marxista ma più portato verso quello occidentale. Il periodo più recente, che possiamo definire modernizzato, che va da mani pulite del 1992 e il ritorno delle stragi e della enigmatica Falange Armata che abbiamo trattato nel capitolo precedente, la porta ad essere più conforme ed adeguata per un Nuovo Ordine Mondiale, ora non più sfruttata con i mezzi di prima, ma con altri mezzi ed altre sembianze. E' ora il tempo infatti delle lobby finanziarie internazionali. La strategia della tensione ha fatto certamente comodo ed era nel gioco, al fine di controllare la nostra subordinazione coloniale agli interessi di chi ci controllava davvero. C'è quindi da chiedersi del perché di tutte quelle stragi, e di cosa effettivamente hanno portato, quali sono stati i suoi risultati per certi poteri che l'hanno voluta e sostenuta. Già nel 1997, un libro di Fabrizio Calvi e Frederic Laurènt edito dalla Mondadori, intitolato Piazza Fontana. La verità su una strage, seppur pieno di errori, fu comunque fatto sparire dalla circolazione, forse perché toccava un fattore chiave: la presenza degli USA nell'attentato. Scritti più recenti, come quello di Aldo Giannuli, Bombe a inchiostro, Rizzoli 2008, forniscono oggi maggior documentazione a quello che fondamentalmente si è sempre sospettato: una natura extra nazionale come mandante delle stragi per fini geopolitici ed interessi sovrannazionali, utilizzando come capro espiatorio la scusa delle cellule eversive di destra. Il terrorismo nero. Chiaramente è riduttivo anche parlare di "servizi e massonerie deviate". Bisogna fare nomi e mettere il tutto su un piano che abbia un senso logico. Ma si è sempre cercati di scappare dalla verità. Come già nominato nel capitolo precedente, la figura di Vincenzo Vinciguerra, uno dei responsabili della strage di Peteano, reo-confesso ma non pentito per il fatto, grazie ai suoi saggi fatti in galera, portano ad avere un quadro migliore e più complessivo di come funzionavano certi apparati, il sistema di spionaggio, di controllo, di provocazione e depistaggio, messo tutto in piedi dagli atlantici nel nostro bel paese, al fine di garantire e stabilizzare un quadro politico che però pretendeva prima di tutto di destabilizzare quello sociale. In più, qual'era il vero scopo dei nostri Servizi, che Vinciguerra fa giustamente notare che non sono "deviati", come per dire che in verità non ne esistono di due tipi, quelli buoni e quelli cattivi, ma solo uno. Loro. Servizi modellati sotto un certo tipo di forma mentis criminosa, che è parte integrante del motore del potere occidentale. Il ruolo poi della P2, loggia massonica di Licio Gelli, successivamente divenuto anche collaboratore della CIA, che furbescamente venne criminalizzata per farne un capro espiatorio, ma che era invece un insider, perfettamente interna e funzionale al sistema del potere. In realtà non è che una volta che fu smantellata la P2 non ne sarebbero esistite delle altre, anche peggiori, peraltro ce ne erano di molte più pericolose, come una certa loggia di Montecarlo. A proposito di questa loggia, ne fece parte Vittorio Emanuele di Savoia, che, raggiunto il terzo grado della gerarchia massonica, quello di Maestro per intenderci, e che oltre alla sua presenza nella loggia P2, aveva frequentato un club massonico esclusivissimo: per l'appunto, la superloggia di Montecarlo. Almeno è quanto testimonia nell'ottobre del 1987, Nara Lazzerini, amica molto intima di Gelli. Un rapporto del SISDE datato 1982, porta che ai vertici della loggia Montecarlo, insieme a Gelli, vi era Enrico Frittoli, ragioniere, titolare di una società di import-export con sede nel Principato, più uomo di fiducia del grande trafficante d'armi, Samuel Cummings, presidente della Inter Arms di Londra. Ma basta, fermiamoci qui che poi andiamo troppo fuori tema, per quanto anche questa figura e queste logge massoniche siano molto importanti. Sia come sia, si voleva, ripeto, furbescamente far ricadere colpe sulla P2, come responsabile unica di trame occulte che mai avrebbero sporcato il buon nome della Massoneria, un po' come per far credere che successivamente alla P2, tutti quelli che avrebbero fatto parte di società segrete, sarebbero stati tutti dei santi. Ma il tutto faceva parte di un piano più grande del resto, è un potere schifoso, ti usa e ti getta via se le cose si fanno difficili o se fanno comodo comunque, la P2 ne è stato un esempio, fatto il suo tempo, la - come direbbe Piselli ex parà riguardo la Falange Armata - "smagliatura" va disattivata. Questo è quanto avvenne. Ovviamente, utilizzare anche i pseudo neofascisti del destrismo italiano, e di come le strane carenze della Magistratura e del sistema giudiziario che aveva alti e bassi, e che "voleva" ma che in realtà "non poteva", è sempre figlia di un controllo superiore per altri fini e scopi politici potenti. In Italia insomma ne stavano accadendo di grosse durante la strategia della tensione. Purtroppo però, a proposito della Magistratura che negli anni non ha fatto giustizia sulle stragi, appunto perché "non poteva", altrimenti si sarebbe trovata forzata a sbattere sul banco degli imputati soggetti appartenenti allo Stato stesso e a certi elementi dell'Intelligence straniero a cui l'Italia, è sempre stata galoppina, si è trovata costretta a fare degli "errori", alla faccia delle famiglie che reclamano giustizia dei propri cari. Ma d'altronde, c'era troppo in gioco. Grave il fatto che ormai non è nemmeno più segreto di Pulcinella, di come gli americani "sapevano delle bombe" ma visto che non erano affari loro, decisero di starsene per i fatti loro, lasciando quindi il via libera a commettere stragi. Come già detto nel Capitolo I, in realtà era proprio una loro idea, dal finanziamento al supporto, portare in Italia una destabilizzazione per poi stabilizzare il paese, nata nel sistema NATO, nota come guerra non ortodossa dove gli americani ne erano ottimi seguaci e utilizzatori. A proposito poi di quell'aborto che voleva nei colpevoli delle stragi, una sorta di buona fede per motivi di ideali (?) e quindi di giustificazione per i fatti compiuti, Vinciguerra afferma che nessuno dei tanti neofascisti, implicati in qualche modo nelle stragi, poteva essere considerato un fascista, poiché tutti collusi oppure confidenti o entrambe le cose, con i Servizi, dunque collegati a quello Stato che voleva combatterli. Non c'erano assolutamente ideologie dietro, non c'erano colori, quella era una favola che andava raccontata, ma non era quello il movente reale. Vinciguerra gli elencò tutti, chi era al servizio del SID, chi negli Affari Riservati, chi ancora nella CIA, chi pure nel Mossad. Non quindi neofascisti, ideologi, soggetti esterni a qualunque sistema, normali cittadini pronti ad una rivoluzione - certo orribile - ma comunque sincera. Soggetti collusi con gli apparati dello Stato stesso, spie, finti fascisti, che utilizzavano la targhetta, il colore, l'ideologia, come copertura. Dirà il già citato nel capitolo precedente, Guido Salvini, giudice che nel corso di un'intervista video, del 27 novembre 2000 affermò quanto segue:

Nelle ultime indagini si è messo a fuoco il ruolo delle basi americani in Veneto della NATO, che sono coinvolte nei fatti più importanti della strategia della tensione, in particolare addirittura elementi di Ordine Nuovo entravano e uscivano dalle basi, svolgendo con una doppia veste, attività di informazione, mentre si stavano preparando gli attentati. Recentemente l'ordinovista Carlo Digilio, ha parlato di rapporti diretti fra suo padre, anch'egli agente americano e il capo dell'OSS in Italia, James Angleton.

Ma ON non doveva essere un movimento cittadino mosso da intenzioni ideologiche, al di fuori di qualunque controllo? Gente comune insomma. Tutt'altro, erano elementi sotto scacco degli americani, utili per i loro affari. Tali elementi lavoravano per gli americani.
Vinciguerra nel suo articolo, scritto nel 2000, intitolato 12 dicembre 1969: stato d'emergenza, scrive che:

Non a caso, nello scorrere la lunga lista di testimonianze e note informative degli apparati dello Stato che tutto registrano e parte archiviano, in questa valanga di attentati fatti e proposti non ce n'è uno solo che riguardi l'odiato Partito comunista italiano e gli aborriti 'filocinesi', ma tutti invece sono indirizzati a provocare 'vittime innocenti' e colpire sedi istituzionali (non uomini delle istituzioni) e simboli del capitalismo. La logica si rintraccia in un documento dell'agenzia della CIA che opera da Lisbona, l'Aginter Press, diretta dal francese Yves Guerin Serac, dal titolo "La nostra azione politica", edito nel 1968 in forma riservatissima, nel quale si afferma esplicitamente che bisogna procedere al compimento di "azioni di forza che sembreranno fatte dai nostri avversari comunisti" così che si "creerà un sentimento di antipatia verso coloro che minacciano la pace di ciascuno e della nazione…"

La strategia di infiltrazione - che peraltro rientrava anche nei compiti della Gladio - fatta nei gruppi della sinistra (ma non solo), nel volerla coinvolgerla nel gioco (denominata CHAOS) così come quella della guerra non ortodossa, cioè tecniche para-belliche, dove si dispiegano in ambito civile uso di tecniche non militari né con mezzi bellici, ma piuttosto l'uso di stampa e propaganda, false flag, manipolazioni dell'opinione pubblica, ect, parto questo motore delle strategie statunitensi e/o mondialiste/internazionaliste (negli anni '60 Henry Kissinger, stato anche segretario di stato e consigliere della difesa, entrò in collaborazione con Noam Chomsky, contribuirono a mettere in piedi un movimento popolare della Nuova Sinistra, di stampo socialista nichilista, dedito a rivolte e disordini civili). Esempio di ciò avvenne nella fine del 1968 a Chicago, quando la polizia americana ingaggiò un violento scontro contro 5 mila hyppies, intenti ad assaltare la Convention del Partito democratico. In seguito, fu confermato che il 17% degli hyppies, che scatenarono violenze di piazza, non erano chi dicevano di essere, ma erano tutti elementi di agenzie governative. Il fatto di infiltrare elementi in certi nuclei ne avevamo già accennato nel precedente capitolo, ricordate le Brigate Rosse? Ricordate Moretti, altro elemento in contatto con i Servizi, che fu l'elemento principale che stimolò le BR alla via della violenza insensata, che nulla aveva a che fare con le ideologie di sinistra? Non dimentichiamoci delle parole di Alberto Franceschini, uno dei capi storici delle BR, che raccontò di come in mezzo a tutta la faccenda ci fosse il Mossad, il fratello siamese della CIA. Gli israeliani proposero di fornire armi e appoggi alle BR, chiedendo in cambio unicamente che i brigatisti continuassero le loro azioni di guerriglia. Per quanto riguarda la copertura delle stragi, facendo ricadere la colpa su movimenti insurrezionalisti di destra, il giudice Salvini, che si spinse molto in là per capire meglio il coinvolgimento degli statunitensi, affermò:

Notizie di questo tipo, cioè che gli agenti americani e ordinovisti agissero in sintonia, dodici o quindici anni fa, avrebbero provocato un terremoto. Interpellanze parlamentari, richieste di chiarimento al governo alleato degli Stati Uniti, campagne di stampa. Invece non è accaduto nulla a mio avviso per un motivo molto semplice. Quando le forze di opposizione, nel 1996 e cioè nel momento del primo sviluppo di queste indagini si sono legittimate al governo, probabilmente non intendevano disturbare, creare problemi, rimestare avvenimenti considerati vecchi e ormai superati, davanti al principale alleato dell'Italia rispetto al quale bisognava mostrarsi comunque come una forza di governo "responsabile". Così è accaduto che su queste novità che riguardano in particolare il ruolo della NATO nella strategia della tensione è caduto un assoluto silenzio e se noi pensiamo a quello che sarebbe avvenuto invece in passato, è veramente sconcertante il fatto che nessuno abbia fatto nemmeno la più limitata protesta davanti a queste emergenze veramente impressionanti

Oggi tutto questo è un dato di fatto, almeno per chi scrive. Come già nominati nel Capitolo I, soggetti come Pino Rauti, massimo esponente dell'ON, ma anche colluso con il SID, oppure Carlo Digilio, ritenuto esperto d'armi, era una spia degli ufficiali americani della NATO, esattamente come lo era il padre, che pur stando nella RSI, lavorava per gli yankee. Ma ancora, che Marcello Soffiati, braccio destro dell'ordinovista Carlo Maria Maggi, era un confidente del SISDE con il nickname di Eolo. E sempre la moglie di Maggi, ricordiamo, responsabile di ON nel Triveneto, era poi figlia di un esponente della comunità israeliana a Venezia. Il tutto è piuttosto sospetto. Insomma, altro che fascismo, lì si faceva gioco di squadra. E ancora, delle tante collusioni tra i neofascisti o pseudo tali, con gli Affari Riservati, quindi con il Ministero degli Interni, o con il 'leggendario' Anello di Andreotti (secondo Cossiga), un'altra struttura questa, coperta perché illecita, sicché serviva per azioni "sporche", dove all'interno ne facevano parte comandi dei carabinieri e le FF.AA. Tutto questo, ben coperto dalle Istituzioni, dallo Stato Maggiore. Si badi bene che queste strutture a apparati, in virtù dei trattati impostici sul finire della guerra, ne controllato i più alti vertici della NATO. A questo proposito, ebbe ad affermare su Il Mondo, Riccardo Lombardi:

In base agli accordi Nato, il Sid è tenuto a passare notizie e ricevere istruzioni da una centrale apposita della Cia che dipende direttamente dalla presidenza della Repubblica (...) Analoghi collegamenti vengono mantenuti con organismi dei paesi comunitari, particolarmente per tramite delle Divisione affari riservati.

E che si sappia anche che quando De Gaulle nel 1966, nel momento in cui voleva far uscire la Francia dal comando della NATO, questi ebbe a denunciare l'esistenza di particolari protocolli segreti che limitavano la sovranità del paese stesso. Quindi, figuriamoci l'Italia come è messa, ma di questo alcuni ormai lo sanno da sempre: l'Italia è sempre stato un paese parzialmente sovrano, mai totalmente. Colonia degli americani e sotto il controllo del folle progetto NATO, un progetto che Leo Zagami (a detta sua ex Illuminato), per molti ritenuto fuffarolo, ha ragione a definirlo "satanico", come ha ragione nel consigliare di far uscire il paese dagli accordi. Andando avanti, il già citato ex generale del SID, Gian Adelio Maletti, fu un altro a confermare che la dipendenza dal Servizio segreto militare di Ordine Nuovo e la subordinazione del SID agli americani. Esempi li abbiamo avuti per il rapimento di Abu Omar, per l'uccisione di Nicola Calipari, per la strage della funivia del Cermis. Un paese sotto scacco degli americani. Noi non comandiamo a casa nostra, men che meno nelle basi denominate NATO come quella di Aviano, dove dagli anni '50, vengono detenuti ordigni nucleari, fatto peraltro, non legalmente ammissibile sul territorio italiano, ma visto che sono gli americani a comandare, le Istituzioni italiane non possono che rispondere, yes sir.

Ricorda Vincenzo Vinciguerra nel suo saggio "L'Organizzazione", nel 1994:

Nel maggio del 1974, fu il tenente colonnello Amos Spiazzi a confermare sostanzialmente quanto già dichiarato da Roberto Cavallaro: “E’ vero che nel giugno del 1973 – gli chiede il giudice Tamburino - come ha dichiarato a verbale Roberto Cavallaro, lei ricevette l’ordine di mettere in allarme i ‘gruppi fiancheggiatori’ delle forze armate?

Da chi venne l’ordine?”. “Ricevetti – rispose Spiazzi - l’ordine dal mio superiore militare, appartenente all’Organizzazione di sicurezza delle Forze armate, che non ha finalità eversive ma che si propone di difendere le istituzioni contro il marxismo.

Questo organismo non si identifica con il Sid, ma in gran parte coincide con il Sid”.

“Ma come è composto questo organismo parallelo di sicurezza? E’ un organismo militare?”. “Mi risulta – dichiara Spiazzi - che non ne facciano parte solo i militari ma anche civili, industriali, politici…”. Sarà ancor più loquace, l’ufficiale veronese, con il giudice Filippo Fiore, al quale “precisò ancora meglio le caratteristiche di questa struttura: l’ ‘organizzazione’ ha carattere di ufficialità, pur con l’elasticità per quanto riguarda metodi e personale, di volta in volta definiti con disposizioni orali…In sostanza l’organizzazione è composta dagli ‘alter ego’ della struttura ‘I’ ufficiale


E' proprio per questo, per ciò che ne viene fuori, che giustamente Vinciguerra non può trovarsi d'accordo nel parlare di "Servizi deviati". Non possono essere deviati, se tutta la struttura è basata su certe logiche. Tornando ai presunti fascisti al soldo dei servizi, vale la pena spendere due parole su un soggetto già nominato più volte e figura di spicco e di una gran rilevanza nella strategia della tensione. Guido Giannettini. Il presunto neofascista, denominato agente Z del SID, sempre riuscito ad essere assolto ai processi nelle stragi, riassume perfettamente la figura del cosiddetto 'fascista', ma che allo stesso tempo, lavorava per i servizi segreti. Come ho già avuto modo di scrivere nel precedente capitolo, quando le acque iniziarono a farsi pericolose, i servizi decisero di salvare il sedere al loro uomo, e lo fecero fuggire all'estero con lo stipendio. Andreotti - che non confermò mai l'appartenenza di Giannettini al SID - confermerà ciò nel 1974. Nel maggio del 1965, al famoso convegno dell'Istituto Pollio (ufficialmente inizio della strategia della tensione), portò una sua relazione, riguardo al tema delle "tecniche della guerra rivoluzionaria". Non un uomo d'azione quindi, ma più un giornalista per i Servizi, tant'è che lavorò al Secolo d'Italia, e in camuffate agenzie di stampa, frequentò vari salotti di destra all'epoca, di ogni genere e natura, prendendo contatto anche con l'atipico giornalista, Mino Pecorelli, piduista e attiguo ai Servizi. In un'intervista rilasciata a L'Europeo di fine giugno 1974, Giannettini affermò di essere "contro la democrazia", e si definì non un fascista, ma anzi, un nazifascista, e che il suo intento era arrivare ad un colpo di Stato militare o alla guerra civile. Queste sparate servivano agli apparati occidentali, perché bisognava avere il perfetto prototipo del destrista. Il generico riferimento al puro fascismo concepito come anticomunismo, in teso come ordine, come una reazione, come autoritarismo e militarismo. Ovviamente il fascismo imposto dal Giannettini non era certo quello alla Mussolini, quel tipo di autorità che da potere ad una Nazione, innalzandola, ma piuttosto esso era un destrismo - quello dell'MSI - esclusivamente nato al servizio delle forze più retrive del paese, quello degli ambienti industriali, quello degli interessi americani ed atlantici. Se fosse stato diversamente, il Giannettini avrebbe lavorato non per limitare sovranità all'Italia e ad affossarla, ma nel fare l'esatto opposto. A questo proposito infatti, non si spiega quello dei colpi di Stato, funzionale certo, ma solo e unicamente ad interessi privati, a cosche di potere conservatore, utile come governo militare fantoccio degli USA. Ancor più un nonsense il suo definirsi nazifascista. Egli era solo un reazionario. Tutto fumo negli occhi, e come vedremo più nel dettaglio, Ordine Nuovo, fondamentalmente, una struttura al servizio atlantico.

I due volti della strategia della tensione

Procedendo ad una analisi del periodo stragista, noto poi giornalisticamente come "anni di piombo", troveremo che, nel complesso, tutto questo periodo, tra il 1965 e (dal Convegno Polio) all'agosto del 1980 (chiusosi con la strage della stazione di Bologna), ha avuto due diverse necessità strategiche, due diversi fini. La prima fase, 1967-1973, era finalizzata al puro terrore, una scia di sangue, per mantenere immobili le possibili azioni dei governi, in modo tale che non si andasse avanti. Fondamentalmente bisognava congelare il paese. Ne seguì dopo questo periodo, fatto di minacce di colpi di Stato (piano Solo, golpe Borghese), un secondo periodo di terrore, quello del 1974-1980, con finalità tese a spostare su fronti progressiste e neoradicali, la cultura del paese, rendendola pronta ad una nuova fase che sarebbe arrivata successivamente, quella modernista, quella "mondialista". Bisognava quindi, per gradi, tener pronto il paese, e trasformarlo a gradi. Processo di modernizzazione che, in Italia peraltro, iniziò fin dai primi anni '60, quando dall'ipocrita cultura borghese e radical chic cattolica, ne stava prendendo piede una seconda nuova generazione, che stava facendo decadere la prima, e che, ovviamente, al contempo, forze e culture di stampo neoradicale e mondialista, cercavano di accelerarne il processo, provando poi a modellarlo portandolo verso le loro prospettive ed aspirazioni. Movimento però, progressista e "liberal" che ebbe una violenta frenata, momentanea, per motivi geopolitici, palesatesi nella seconda metà degli anni '60. Quanto è stato fatto, le strategie stragiste, sono figlie di piani ben precisi sviluppatisi oltreoceano, e ciò riguardavano soprattutto la particolare disposizione geografica dell'Italia nel Mediterraneo e non di meno, la sua struttura politica, culturale e sociale, che vedeva non solo la presenza del Vaticano, ma anche - ma molti lo avranno dimenticato - del più forte partito politico d'Europa, il PCI, che aveva, al tempo, legato con Mosca, il quale doveva assolutamente tenuto fuori dalla vita politica del paese, di fatti nel Capitolo I abbiamo appurato di come le strutture clandestine/semiclandestine lavoravano proprio per quello: combattere il PCI con qualunque mezzo, infiltrazioni, sabotaggi, distorcere la visione della sinistra, rendendola violenta, incapace, inaffidabile. Il tutto certo, con le strategie già nominate più volte, la guerra non ortodossa made USA. Un po' di forze reazionarie, un po' di strumentalizzazione del "terrorismo rosso" et voilà. Ma non è finita, col tempo la stessa sinistra, fu preda sempre maggiormente, di un mutamento indotto e pilotato, che la rese più occidentalizzata, e deformandola dalla sua natura originaria, quella marxista. Oggi abbiamo un'ideologia marxista stravolta dalla new left e dalle ideologie neoradicali. Oggi la sinistra non esiste più.
Quindi, le date essenziali di tutti questi avvenimenti legate fra loro, sono tre:
I periodi precedenti e successivi al giugno del 1967 (possiamo dire dal 1965 a tutto il 1970), quando si effettuò l'aggressione bellica dello stato Israeliano agli arabi, ponendo automaticamente in crisi il sud Europa ed il Mediterraneo. Nello stesso periodo, bisognava assolutamente evitare, da parte di ogni governo all'epoca, ogni divergenza che avrebbe potuto generare qualcosa di poco comodo a certi poteri, vedi il caso Mattei, che nel 1962 si risolse facendolo saltare in aria. Infatti, per quanto la classe politica italiana fosse sempre quella formata dagli Alleati prima nel 1943 e poi nel 1945, ovvero sia galoppina, corrotta e ideologicamente in stasi, era comunque un motore che non poteva essere del tutto controllato, per moltissimi motivi, sia sociali che culturali. Poteva succedere che si venisse a formare qualcosa di imprevedibile e non calcolato da chi voleva mantenere un enorme controllo. Potevano venire a verificarsi iniziative, che si attivassero interessi, convenienze, idee, cose insomma che avrebbero potuto deviare l'Italia dalla sua collocazione atlantica. Ciò non era ammissibile da chi sappiamo noi. La vera preoccupazione fu questa, poiché avrebbe generato e rinnovato il motore, un motore di innovazione, ovvero sia di crescita economica, di vere rivoluzioni, non i soliti cortei e movimenti pilotati. Certamente l'avanzamento industriale ha generato una forte coesione tra i lavoratori, un innalzamento degli scontri sociali e attività sindacali, però non erano certo le lotti operaie la vera preoccupazione in campo atlantico e per chi davvero giocava nella scacchiera della grande politica e degli interessi internazionali. Fondamentalmente le rivolte operaie non hanno mai portato a nulla, così come i sindacati, molte volte mal organizzati, se non ad un'illusione che l'uomo medio credi davvero di contare qualcosa nel cambiamento. A proposito di Mattei, sapete perché lo hanno assassinato? Stava portando avanti qualcosa che era vero cambiamento, non semplici caciare di piazza, ma di questo ce ne occuperemo dopo. Andando avanti, era periodo in cui la Francia di De Gaulle non era base su cui potevano contare né gli americani ma neanche gli israeliani. La Grecia fu rovesciata tramite un colpo di Stato, l'Algeria lancerà un avvertimento bellico contro Israele, ed anche altri stati arabi, affacciati nel mediterraneo, non davano alcuna garanzia di "gentilezza" nei confronti di noi sappiamo chi. Nella primavera del 1967, in Libano si impedì l'accesso ad alcune flotte americani nei suoi porti. Per non perdere la propria posizione di potere nella scacchiera geopolitica, la Russia fu costretta a riarmare l'Egitto, moltiplicando la loro presenza nel settore. Scriverà l'acuto Vinciguerra in proposito:

Più si alza la soglia di allarme in Medio Oriente, più cupo risuona il rimbombo del cannone, più Gerusalemme trema, più in Italia si avverte l'urgenza di uno "Stato forte" in grado di spazzare via., insieme alla "sovversione rossa", le tendenze neutralistiche e la politica di equidistanza fra arabi ed ebrei

Un quadro piuttosto chiaro, come chiaro erano le tendenze del potere e dove voleva andare a parare.
Il secondo periodo va dal 1971 al 1974, quando con il Watergate americano, alcune lobby spazzarono via alcuni vecchi assetti dell'amministrazione americana e dell'Intelligence, e il quale alcuni contraccolpi andarono a finire inevitabilmente sul piano internazionale, dando via libera al progressismo, che in pochi anni, fecero diventare l'Europa e l'America Latina, apparentemente reazionari e conservatori. Prima ancora della conclusione dello scandalo Watergate, e in base agli accordi di Ginevra del settembre 1974, che posero fine alla guerra fra Egitto, Siria ed Israele, e dopo ancora la strana e strumentale guerra del Kippur, resero lo stato di Israele, militarmente e strategicamente sicuro nell'area mediorientale. Dopo il declino del gollismo in Francia, fu la volta della caduta di colonnelli in Grecia, crollò il regime di Salazar in Portogallo e nel 1976 andò verso la fine anche il franchismo Spagnolo. Da qualche altra parte invece, prosperava il Cile reazionario di Pinochet. In Italia, per rendere il paese in stallo e fermo alle direttive atlantiche, si tornò alla strategia del terrore, in particolare si vide la nascita del terrorismo brigatista e la presenza della massonica P2. In mezzo al quel clima, si vide anche il giusto momento di cambiare in toto, i vertici dei Servizi. Insomma, il rinnovamento del paese, la sua modernizzazione, il suo progressismo, era un'arma in mano sempre a chi controllava le strategie mondialiste, e che utilizzava l'arma del progressismo culturale e sociale come un interruttore, asseconda di esigenze e necessità che si venivano a formare nel quadro internazionale. In USA si assistette infatti a fenomeni di destabilizzazione, non sociale ma politica, in modo tale da riformare un assetto politico, o per dirla in modi più diretti, concedere a certe lobby un maggior potere e controllo nelle amministrazioni, portando a sua volta ad un potere su tutta la nazione. Chiaramente il Watergate fu la causa scatenante, tant'è che il cambiamento avvenne dopo lo scandalo. Curioso però che certi fenomeni contestativi dell'amministrazione americana non avvennero successivamente, ma ebbero una frenata improvvisa. Ad esempio è curioso notare di come ci si indignava della guerra del Vietnam, dei morti innocenti, dei bombardamenti, dell'incredibile sperpero di denaro, eppure, poco tempo, cessò tutto. Giornali importanti come il New York Times che ha sempre portato avanti articoli fortemente liberali, ad un certo punto smise. Tutti smisero di parlarne, tutti non si indignarono più. Perché? Eppure i soldati americani continuavano a morire. La guerra continuava. Elementi di spicco rivoluzionari, anarchici, contro un sistema che opprimeva, vennero meno, e il grande Che Guevara lo trattarono come una figura di consumo, sponsorizzato da prodotti commerciali. Ridicolizzare, opprimere un fenomeno, per depotenziarlo. Anche l'israelita Robert Allen Zimmerman, che qualcuno conosce come Bob Dylan, smise di cantare contro i padroni della guerra e del mondo, ma si diede a qualcosa di meno scomodo, a canzoni amorevoli nei confronti di Israele, cioè a quello stato di tecnocrati razzisti e guerrafondai che fa impallidire gli USA con i loro armamenti nucleari. Anche Hollywood, industria di propaganda immensa, con un mucchio di soldi di dubbia origine, che ha sempre fatto comodo e prende spunto da una strategia utilizzata moltissimo anche dagli stessi nazisti e dai fascisti, inizia a cambiare rotta. Passiamo da film che sensibilizzano l'essere umano nei confronti degli oppressi, a sensibilizzare e supportare poi gli oppressori. Passiamo da film che portano a denunciare i soprusi degli americani nei confronti degli indiani in vista della fondazione degli Stati Uniti, alla serie di film su un ex berretto verde. Rambo. Chiaro modo per vedere sotto un altro punto di vista quanto hanno fatto i militari in Vietnam. Un modo per umanizzarli e trattarli come eroi, facendoli aggradare all'occhio del pubblico, come un elemento degno di empatia. Scontato dire che quanto qui detto, sarà un tipo di comportamento che sarà di continuo e ampliamente utilizzato da lì in poi, per descrivere tutti i militari americani, che andavano a fare guerre, sempre come quelli buoni, quasi ingenui, uomini di famiglia, padri, mariti. Gli americani, portatori di democrazia, libertà e onestà. No, non è così, ma è così che sono stati volutamente fatti passare. Una volta si parlava di guerre oggi si parla di pace. E' strano di come una discesa vista dal basso somigli a una salita. Ma perché tutto questo? Perché esistono fasi in cui si attacca un governo e le sue azioni ed altre in cui la si difende completamente? Molto semplice. Creare consenso. Per consenso, chiaro che si intende "consenso popolare". Proprio come la mafia, che basa il suo potere con il consenso popolare, anche il sistema governativo si basa sui soliti motivi. Per accettare un crollo di un sistema per poi rimpiazzarlo con uno nuovo, o anche per militarizzare un altro Stato, ci vogliono delle forti motivazioni, che colpiscono il cuore dei cittadini. Si passa da stragi, a momenti di depressioni economico-sociali, per far accettare ai cittadini qualunque cosa poi il sistema vuole adottare. Il sistema prima progetta di volere nuove leggi, leggi più forti, più autoritarie, più di controllo, ma sa anche che ci vogliono delle motivazioni per attuarle, altrimenti non verrebbero accettate a cuor leggero. Si vengono quindi a creare ad hoc dei "piani". Oltre questo, c'è anche un periodo di accettazione e di disinformazione, oltre che di scandalo. Se si vuole eliminare un Presidente, lo rendi ripugnante all'occhio dell'opinione pubblica, ma lo fai in un modo che sia chiaro a tutti, dal più ignorante al più facoltoso. Sovente bastano motivi di natura sessuale, che sia l'omosessualità o rapporti extraconiugali. Questi "piani", ricollegandoci magari all'esempio del Vietnam ci viene in modo molto eloquente. Quando si voleva sabotare la guerra americana, in modo da porre in crisi le FF.AA. americane, agevolando l'occupazione di tutto il potere americano a vantaggio ovviamente di lobbies, il già citato NY Times (espressione di lobby finanziarie ma non solo), iniziò una serie di pubblicazioni interessanti, riguardanti una serie di documenti che rivelavano la preordinazione da parte americana dell'incidente del Tonchino nell'agosto del 1964, motivo principale che fece entrare gli USA in guerra. Ne risulterà che già nel 1963, il governo aveva preparato un piano di invasione in Vietnam. Queste "rivelazioni" del NY Times, le fece per amore della pace e per la democrazia? E allora perché fin quando si parlava del Vietnam tutti erano guerrafondai e cattivi, e il NYT ma non solo, erano i buoni pacifisti, mossi da buone intenzioni, e quando si trattava di parlare delle aggressioni israeliane, bisognava giustamente sempre stanziare armi e dollari per la potente Israele? Perché si invocava all'odio nei confronti degli arabi? Perché, più che mai dopo il 9/11, si venne a formare una campagna di terrore contro il popolo islamico? Tutti trattati come possibili comunisti, insieme agli egiziani. E' chiaro che era tutto un comportamento di parte, voluto da chi controllava. Quindi non era vero pacifismo, vero segno di bontà e di salvaguardia dei diritti di tutti, ma solo di chi si voleva e a chi faceva comodo. Tornando un attimo allo scandalo Watergate, tengo a precisare un punto fondamentale. Come molti sapranno, il Watergate fu un enorme scandalo politico verificatosi dal 1972 al 1974, che portarono alle dimissioni dell'allora presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon. Lo scandalo si basò su alcune intercettazioni abusive che portarono alla scoperta del comportamento autoritario ed antidemocratico dell'amministrazione Nixon dedita a voler abolire l'opposizione politica del Partito Democratico e i movimenti pacifisti antiguerra del Vietnam. Fin qui, nulla di strano. Lo scandalo ebbe un abnorme eco sulla stampa internazionale, ma non è finita. A questo proposito, e collegandoci a quanto detto poco sopra, riguardo all'ambiguo comportamento di puntare il dito contro un 'criminale' invece che su tutta l''organizzazione', c'è da dire che lo scandalo Watergate fu ottimo per coprire, a livello mediatico un evento ben peggiore. A questo proposito Noam Chomsky ci viene in grande aiuto, a proposito del comportamento dei media americani e del loro ruolo che hanno in certi scandali. E' sicuramente interessante sapere, che in contemporanea allo scandalo Watergate, vennero fuori rivelazioni sul COINTELPRO, un programma di controspionaggio americano dell'FBI. Tali operazioni si occupavano di minare e limitare seriamente i poteri e le libertà del governo americano, e questo avveniva fino ai tempi di Roosevelt. Tra i vari scandali scoperti, ma passati fondamentalmente sottobanco, c'era il piano di assassinare il leader delle Pantere Nere, Fred Hampton, sabotare i movimenti afroamericani, di sinistra, movimenti degli indiani d'America e per ben 15 anni, si scoprì, sabotarono il Partito Socialista dei lavoratori, del tutto legale, con tanto di furti e minacce. Ricordiamo, tutto questo perpetrato dall'FBI. Siccome all'epoca tutti erano presi con il Watergate, il Congresso sottovalutò la gravita dei fatti, e passò con un nulla di fatto, se non con una riorganizzazione da parte del direttore dell'FBI, J. Edgar Hoover. Questo accadeva nel 1971, l'anno seguente, lo storico direttore dell'FBI moriva di attacco cardiaco. Quel tipo di operazione, ricordiamo, nella lista dei nomi da sabotare, c'erano Malcolm X e Martin Luther King, seguiva chiaramente la strategia CHAOS già nominata sopra. Questa strategia, nata nella CIA nel 1963, dal generale William Westmoreland e seguita poi da James Angleton, famoso per aver salvato e fattosi amico Junio Valerio Borghese in Italia e per aver praticamente fatto scuola all'Intelligence italiana, aveva lo scopo di contrastare il comunismo su piano globale, più, a livello nazionale, contrastare i movimenti che andavano contro la guerra del Vietnam. Oltre allo scandalo dell'FBI, ci fu un altro evento a dir poco pazzesco, venuto fuori, e che ebbe un livello di discussione, seppur marginale, tuttavia maggiore rispetto al piano di sabotaggio ed infiltrazione criminoso dell'FBI. Durante la guerra del Vietnam, l'esercito statunitense perpetro continui attacchi aerei sulla Cambogia, considerati tra i più pesanti bombardamenti mai fatti su un territorio abitato. Quegli attacchi, peraltro fatti contro poveri contadini innocenti, portarono alla morte di 700.000 abitatati su un'area che ne contava 7 milioni. Ciò avvenne tra il 1969 ed il 1975, con l'esplicito motivo di "destabilizzare la regione".
E' chiaro che quanto avvenuto a Nixon altri non era che enfatizzato, sicché un genocidio in Cambogia e un atto di sabotaggio criminale dall'FBI erano infinitamente più gravi. In verità, Nixon era indigesto a molti potenti nel mondo della finanza, sicché fece cadere il sistema di Bretton Woods, che seppur garantì una liberalizzazione alla finanza internazionale, non fu gradito dalle banche internazionali e dalle multinazionali che proprio su quel sistema si basavano. Da qui, la frase di Chomsky, "il Watergate fu solo un pretesto", scritto nel suo saggio "Capire il potere", un libro che dovrebbe leggere chiunque. Di fatto, si riuscì a far cadere la testa di Nixon, senza danneggiare la struttura profonda ed intricata del potere economico. Pretesto del Watergate era certo insabbiare gli altri scandali, non dar spazio ai mass-media di occuparsene, senza lasciare memoria e indignazione nella popolazione.

Strategia della tensione = strategie geopolitiche

E' più che evidente che la lunga strategia della tensione sia servita per fini mondialisti, per chi giocava e gioca ancora, sulla scacchiera politica internazionale, fatta di qualunque genere di potere e di controllo. Chi crede ancora che la strategia delle stragi sia stata attuata da semplici forze reazionarie, basata su ideologie e sogni autoritari, o di interessi imprenditoriali per opprimere le forze sindacali "così pericolose", è completamente in errore. In realtà il paese fu vittima continua di molte stragi perché vincolata da accordi (NATO), perché colonizzata (by USA), perché posta in una certa posizione geografica, e perché, certo, molto, troppo, schifosamente comunista. Questo ha portato a dover attuare, in un contesto piuttosto particolare, ancora in piena guerra fredda, a bombe piazzate "qua e la". E' chiaro che quel contesto portò inevitabilmente e indirettamente comodo ad una certa classe politica, la DC, che si vide essere la padrona e la protagonista assoluta per decenni, nella vita politica italiana, ma non certo per meriti suoi. Semplicemente si trovava al posto giusto. Non si poteva dire lo stesso del PCI. Le bombe, le morti, servivano certo per non far avanzare questo partito, e per bloccare possibili evoluzioni che avrebbero modernizzato il paese, portandolo a diventare ciò che i mondialisti non avrebbero voluto, non ancora almeno. Ricollegandomi poi a quanto detto prima, cioè un tipo di strategia non basata su ideologie di destra, sinistra o centro, c'è da essere chiari. In realtà i burattinai si basavano proprio su quest'idea di ideologie, cioè si approfittavano realmente di ideologi, di gente facente parte di movimenti politici, per avere un "braccio armato", perché motivato e perché sapevano che avrebbero assecondato i loro voleri, ma ciò che i burattinai volevano alla fine, era tutt'altra cosa, che ovviamente non erano interessi che sarebbero andati direttamente a questi ideologi. E' chiaro che se voglio combattere dei comunisti chiamo dei fascisti, così accecati dalle ideologie, dal diverso colore, che farebbero di tutto pur di "spazzarli via". E tanto è bastato. Che poi il quadro era più grande di quanto sembrava, questo non doveva interessare gli "operai", fissati con le loro lotte contro un'altra classe politica. Puntare su motivazioni, su interessi di ideologia politica sono stati fondamentali certo, per muovere personaggi e poteri di natura reazionaria e industriale. Prova di ciò ad esempio ci può arrivare dalla testimonianza di Enzo Generali che ricorda una confidenza avuta con Otto Skorzeny, amico di Julio Valerio Borghese, il quale gli avrebbe raccontato nel gennaio 1969, di un piano che doveva far cessare autoritariamente l'esperienza del centrosinistra in Italia, e riassestare l'ordine interno privilegiando l'industria. Questa era la scintilla che poteva far smuovere certi elementi, utilissimi per i burattinai. Tutto questo, era alla base della Gladio, fondamentalmente, tutti fieri di appartenere ad un nucleo speciale segreto, mossi solo da un odio nei confronti dei comunisti. E tanto bastava. Purtroppo in molti identificano ancora in queste stragi, una matrice di natura estremista e destrista, come i neri del Veneto, che, come specificato nel Capitolo I, il Gruppo Sigfried era del tutto controllato dall'Intelligence statunitense, così come erano controllati per bene gli ordinovisti. Con questo pretesto, si finì di dar la colpa di qualunque strage, alle cellule nere. Certamente come già detto precedentemente, il Sigfried era si formato da elementi dell'estrema destra e si faceva utilizzo di elementi di Ordine Nuovo, ma non erano loro le menti, ma solo il braccio armato. Come vedremo, ON era un piccolo mondo pieno di gente dei Servizi italiani. Quando certi gruppi non erano più utili, si faceva il solito 'scarica barile' o meglio ancora in questo caso, si invertiva il 'segno' per conseguire altri scopi. Certamente, anche se cessarono dopo la prima fase stragista, le necessità atlantiche, dal 1974 in avanti, altre bombe sarebbero continuate ad esplodere, ma per motivi differenti. Era un tipo di mostro che tornava comodo in certi momenti. In quel periodo, le bombe erano sempre funzionali a mantenere un quadro politico del paese instabile, e quindi facilmente controllabile, sia per motivi di interessi e ricatti, e furbescamente si strumentalizzò sugli eventi per rievocare il demone del terrorismo nero, utile a generare indignazione e a far muovere il paese in un pilotato progressismo, e quindi ovviamente verso la sinistra. Chi si è mai interessato di analizzare il fenomeno della strategia della tensione, il più avvezzo avrà certamente osservato alcuni punti inquietanti. Ad esempio, chi progettò di far esplodere le bombe a Roma e a Milano il 12 dicembre 1969, non scelse il momento per caso, perché l'atmosfera era molto particolare. L'attentato venne preceduto da infiltrazioni, provocazioni e diffamazioni contro gli ambienti anarchici, sebbene questi non avessero mai fatto alcunché di illegale, ma non solo. Il 18 marzo del '69, dopo numerosi e accesi scioperi dei sindacati che portò a smuovere una forte mobilitazione su tutto il territorio, Confindustria approvò di abolire le gabbie salariali, ma fu anche e purtroppo il periodo che vide protagonista il fenomeno passato alla storia come "Autunno caldo", ovvero sia una serie di lotti sindacali nata dopo la scadenza triennale dei contratti di lavoro. In quel periodo, si allinearono alla lotta per il rinnovamento dei contratti, anche la lotta al diritto allo studio. Dal quel clima, si sapeva benissimo che i morti ed i feriti che ne sarebbero usciti, sarebbe suonato molto rosso, molto insurrezionalista. Questo fu scontato, ed è normale che lo sia, è ufficialmente riconosciuto, basti pensare alle accuse infondate a Pietro Valpreda, coinvolto nel processo sulla strage di Piazza Fontana. Valpreda fu famoso per aver fondato con alcuni amici il Circolo anarchico 22 marzo. Valpreda rimase in carcere per ben 3 anni, venne poi assolto per insufficienza di prove. La sera del 15 dicembre, mentre il tribunale di Milano si apprestava ad accusare Valpreda, a mezzanotte, l'anarchico Giuseppe Pinelli cade misteriosamente dal quarto piano della questura di Milano. Ma a prescindere dall'esecutore materiale, chi ideò di porre un ordigno esplosivo a Brescia il 24 maggio 1974 ad un comizio sindacale antifascista, era ben consapevole che morti e feriti sarebbero stati addebitati alla destra neofascista. Anche in questo caso, come un copione, l'attentato fu preceduto da inchieste giudiziarie, arresti, a proposito delle indagini nell'ambito dell'estremismo di destra, ritenuta responsabile dell'attentato di Piazza Fontana. Nello stesso periodo, c'è da ricordare anche, saltò in aria Silvio Ferrari, un ragazzo neofascista intento a trasportare dell'esplosivo. E' chiaro quindi che in un primo momento si voleva dare la colpa alla sinistra, e in un secondo momento darla alla destra. Quanto accaduto nel 1974, bisogna notare, non fu funzionale per generare una reazione da parte delle sinistre per metterle in cattiva luce, e continuare a sabotare il PCI. Tutt'altro. I tempi erano cambiati rispetto agli anni precedenti, ora ci si avvicinava di più alla sinistra, e quanto fatto era visto semplicemente per quello che era: dei neofascisti violenti. Gli attentati che seguiranno, idem servivano per altro non per scopi reazionari. Come si può quindi notare, il progressismo pilotato stava già camminando. Il 14 marzo del '74, nasce il V governo Rumor, composto da DC, PSDI e PSI.
Per comprendere appieno i due volti della strategia stragista, bisogna partire dal presupposto che dalla Seconda Guerra Mondiale, le grandi strategie internazionali, mosse dai mondialisti, hanno adottato un comportamento apparentemente opposto, ma che erano poi due facce della stessa medaglia. Questo tipo di potere si può dividere in due gruppi, che operano su due aeree differenti. La prima è un potere transnazionale, sovranazionale, di tipo tecnocratico - plutocratico, il cui punto di forza è il controllo finanziario dell'economia mondiale. Coloro che ne fanno parte sono proprio i mondialisti, che come fine ultimo si propugnano la nascita di un nuovo ordine, quindi che faccia convergere tutti gli Stati in uno solo, e che abbia un'unica economia globalizzata, controllata esclusivamente dalla finanza e con una società ovviamente multietnica. Sedi fin dal ventesimo secolo di questo potere, sono state Londra e New York. Chi ne fa parte sono lobby, ma anche massonerie, fondazioni, think tank, come anche la Banca Mondiale, Council on Foreign Relations, e il FMI, fino ad arrivare agli ormai molto noti Bilderberg e Trilater Commission. Questo è il potere finanziario che ha a sua volta, un enorme controllo sui mass-media. L'ideologia di questo centro di potere è quello di stare sopra gli Stati e quindi comandarlo. In pratica quanto tende a fare la BCE ora nell'Unione Europea, di fatti basti vedere di come ogni singolo governo aderente all'area Euro, abbia perso molti poteri e privilegi, tra cui, ovviamente, la sovranità monetaria. Come potete vedere quindi, il tutto è molto più attuale di quanto si possa pensare. Un esempio di mondialista è Kissinger, ma ancora di più, l'archetipo del mondialista cosmopolita è senz'altro il polacco ebreo Zbigniew Brzezinski, primo direttore della Trilateral, nonché altro funzionario del CFR, ex consigliere della sicurezza americana. Fu teorico di alcune strategie interessanti, come la destabilizzazione di tutti i paesi che vanno dal vicino all'estremo oriente, stimolandoli con conflitti di tipo etnico - religioso o dispute territoriali. Brzezinski, pieno di potere, costituì il prototipo degli uomini del mondialismo.
D'altra parte invece corrono con tempi e necessità differente, ma parallelamente, gli interessi geopolitici di ogni singola Nazione, strategie che possono provocare effetti enormi, ma anche contraddittori. Ad esempio alcune politiche e culture mirano ad ideologie neoradicali e prospettive di tipo modernista, progressista, quindi molto consono ai mondialisti, allo stesso tempo, nelle stesse o in altre aree geografiche, vengono fuori interessi geopolitici o strategici internazionali differenti, e questo è il caso degli USA. Essendo loro un centro di potere massimo, visto che è la prima superpotenza, essi possono instituire Stati autoritari e/o reazionari, se non addirittura tentativi di colpi di Stati di tipo militare. E' quanto ha fatto l'America con l'Italia infatti. Sempre facendo esempio dell'Italia, mentre da una parte vi era l'esigenza strategica di restare sotto il controllo NATO, come una sorta di vincolo dove era impossibile il "divorzio", e quindi qui vi era la prima fase della strategia stragista che, come detto, tendeva a congelare il tempo nel paese, cioè a mantenere uno stato di stallo, quindi l'opposto del progressismo. Ma se da una parte c'era un tentativo conservatore, dall'altra c'era l'interesse anche dei mondialisti, e quindi che si attuasse una strategia che aveva scopi differenti, e sono quelli dei cambiamenti socio-culturali, i movimenti liberal e neoradicali. Tutto questo a gradi per modernizzare il paese e quindi la mente dei cittadini pronti a cambiamenti. Ovviamente questi ultimi dovevano rispettare dei limiti, limiti imposti dalle esigenze atlantiche, che da Jalta, e come visto nel Capitolo I, dovevano escludere completamente l'ascesa al potere - anche democraticamente per elezione - del PCI. Qui si videro bene l'utilizzo di strategie di guerra non ortodossa, e ovviamente cellule clandestine come braccio armato. Nella metà degli anni '70, le sinistre o anche il PCI, non avevano alcun interesse nel mettere bombe su territorio per demonizzare le destre all'opinione pubblica, anzi, l'esatto opposto: aveva tutti gli interessi a sostenere in quel periodo la destra. Piuttosto, c'è da chiedersi come mai il PCI non abbiamo mai attaccato direttamente le istituzioni democratiche a proposito di scandali da loro creati. Il PCI sembrò ingenuo. Purtroppo però, vero che i partiti non strumentalizzarono alcunché, ma come al solito, c'era qualcuno da dietro che stava realmente usando le stragi come pretesto, come ricatto e per interessi. Tutto questo, per dire, ancora una volta, di come l'Italia venne di fatto colonizzata dagli Stati Uniti, ed utilizzata come laboratorio per strategie di guerre non ortodosse. Direttive quelle che si teorizzarono nel 1963 grazie a Westmoreland con l'operazione CHAOS. Fu fondamentale per strumentalizzare e gettare discredito sui movimenti anarchici e sulla sinistra estrema, per poi utilizzarli come fantoccio per operazioni false flag, anche nell'ottica antisovietica e non solo in Europa. Strategie teorizzate da menti fine made USA, che poi agirono in parallelo con le strutture stay-behind dal bollino NATO, già accuratamente organizzate e finanziate. Di Gladio o di NDS, abbiamo già accuratamente trattato nel precedente capitolo, quindi sapete di come queste strutture siano state essenziali per bloccare qualunque possibilità di rappresaglia da parte della sinistra o di presa di potere al governo da parte del PCI. Le sinistre vennero attaccato da tutti i fronti, senza pietà. D'altronde, già nell'aprile del 1945, l'OSS, che divenne successivamente CIA, si iniziò a muovere per finanziare elementi che potessero tornare utili contro il comunismo italiano, molto sentito in Italia in quel periodo, tanto da superare di fatto la storica DC. Come noto, nel maggio del 1952 venne stipulato un accordo tra la nuova CIA e il SIFAR, a proposito di offensive contro il potere comunista, tramite azioni politiche o anche paramilitari, propaganda e psicologiche. Passò alla storia con il nome in codice Piano Demagnetize. L'allora tenente, successivamente passato colonnello, Renzo Rocca del SIFAR si occupò di mettere a punto il piano. Rocca fu membro italiano di spicco al Pentagono. Un uomo di fiducia. Rocca fu lo stesso che dieci anni dopo affermò di come le infiltrazioni di elementi nelle organizzazioni sindacali di sinistra diedero esito positivo. A proposito di questo, il ricercatore svizzero, Daniele Ganser, nel suo libro NATO's Secret Armies: Operation Gladio and Terrorism in Western Europe, del 2005, fa conoscere un documento che non andrebbe dimenticato, il Field Manual 30-31, redatto dal Defense Intelligence Agency (DIA) del Pentagono, con il compito di addestrare migliaia di ufficiali dietro le linee, in tutto il mondo. Come fa notare Ganser, nelle appendici più importanti, ovvero sia la FM-30-31A, è possibile capire di come i soldati erano istituiti a seguire azioni di violenza in tempo di pace, e in quel caso, dato che erano azioni ufficialmente clandestine, quindi mai avvenute, bisognava dare la colpa dei fatti ai comunisti, per creare a sua volta una situazione di tensione e di allarme generale. Contemporaneamente ad un attacco paramilitare, sarebbe partito quello di infiltrazione di elementi sottocopertura in ambienti di sinistra ed anarchici, per poi provocarli, portandoli sulla strada della violenza. E' quanto effettivamente avvenne.

Analisi della strategia della tensione e suoi scopi

Come già appurato nel precedente capitolo con le strutture clandestine, la strategia della tensione altro non è che un fenomeno nato sotto l'ala della NATO, e che si basava su alcuni elementi come iniziative politiche, azioni terroristiche e paramilitari per adempiere agli scopi preposti. I beneficiari dei risultati da queste stragi, ovviamente erano i già citati mondialisti. Possiamo elencare alcuni punti fondamentali che possono far ben intendere questo fenomeno e su cosa si basava

1. Grazie al supporto di strutture segrete o pseudo riservate, tra cui l'Intelligence americana ma anche italiana aveva un certo controllo, si potevano agevolare atti di violenza come scontri socio-politici e quando ritenuto necessario, la pianificazione di attentati terroristici oppure ideare fasulli tentativi di golpe. Punto comune da tutto ciò era destabilizzare il piano sociale, il cuore, gli animi dei cittadini ed anche del governo attualmente in carica, con atti terroristici, intimidatori, al fine di congelare e prevenire possibili mutamenti negli assetti politici e socio-culturali del paese, avendo fondamentalmente il controllo del governo, in quel clima, perfettamente malleabile.
2. Ricerca di elementi fidati come copertura, inquadrati anche in elementi delle FF.AA., come Carabinieri o altri corpi speciali, nonché civili, sovente appartenenti in organizzazioni di estrema destra, in questo caso i famosi ordinovisti, che avevano sentimenti fortemente nazionali, patriottici, ideologici, e tutti anticomunisti. Ciò permetteva un sicuro aiuto di soggetti già di suo, incentivati. Da tener conto che in Italia, molti del personale di polizia o delle Questure e Prefetture, proprio per il contesto storico, gli anni '60, erano ancora prevalentemente gli stessi del ventennio, durante l'epoca fascista, e quindi con predisposizione mentale verso la difesa, a prescindere dal tipo d'ordine e da chi dato. Ad esempio, a proposito della strage di Piazza Fontana, il questore di Milano, Marcello Guida, fu direttore della colonia penale di Ventotene durante il fascismo.
3. In quel periodo, si tendeva anche a strumentalizzare le sinistre tramite azioni di propaganda, tramite articoli di giornali, controllando di fatto agenzie di stampa. In questo caso, si tendeva subito a dar la colpa di qualunque attentato agli anarchici oppure ad elementi della sinistra estrema, coinvolgendo indirettamente l'area dei partiti marxisti.
4. Fondamentale erano anche i depistaggi durante le indagini sulle stragi (ormai famose), atti di copertura di alcuni elementi responsabili e scomparsa di prove rilevanti, atti logicamente a proteggere l'operazione

Il meccanismo venutosi a formare, e diciamolo, ideato da menti finissime, pressoché geniali, funzionava ed era organizzato benissimo, e quando necessario, veniva 'attivato' in modo immediato, portando a compimento ciò che chi comandava, voleva ottenere. Dalle strutture oltreoceano, in particolari momenti di crisi internazionali, quindi climi piuttosto 'caldi', era venuta la necessità di attuare alcune iniziative, anche mediamente violenza, come gli attentati, atti alla fine, a risolvere problemi. Ognuno aveva uno scopo, asseconda della nazione di cui si vuol trattare. In Italia abbiamo stragi fatte per ricatto politico e tenere a bada il forte PCI, vera sinistra (ed ultima) nel bel paese. In Grecia invece, si adottò un vero e proprio colpo di Stato, e il tutto era stato organizzato per ciò. Vero anche che in Italia ci furono due tentativi famosi di golpe, il Piano Solo e il golpe Borghese, ma furono due tentativi che, storicamente, rimasero ambigui riguardo al motivo del loro 'fallimento'. In realtà quelli non erano veri e propri golpe, ma solo un altro tentativo di ricatto, per far indietreggiare il governo. Ricordiamo che nel periodo del Piano Solo, dove ci presero parte anche buona parte dell'arma dei carabinieri, la DC stava provando ad avere alcune larghe intese governative con il PCI. Ciò per gli scopi atlantici era semplicemente fantascienza, era blasfemo, quindi andava fermato in qualche modo. E' anche possibile tuttavia che si sarebbe anche arrivati ad un golpe vero e proprio, con presa di potere in modo dittatoriale e militarizzando il paese. Le varie strategie e tattiche in quegli anni, la già citata più volte, guerra non ortodossa molto cara agli americani e sempre in quel territorio ben studiata ed aggiornata, il piano demagnetize e la strategia CHAOS, erano già ben elaborate prima dell'inizio delle stragi (prima di Piazza Fontana) e quindi già pronte per essere attuate. Fondamentalmente, visto che la strategie era già esistente, e lo erano anche le strutture clandestine, peraltro già organizzate prima del CHAOS, bastava giusto che qualcuno desse l'ordine di attivazione di certe cellule, che tutto prendeva forma. Personaggi politici sotto controllo, giornali controllati, propagande pilotate e gruppi estremisti, crearono le condizioni che formarono la cosiddetta strategia della tensione. In quel contesto e in quel periodo quindi, ogni scontro politico e sociale nel paese, veniva pilotato in modo tale da farlo cadere nella mera violenza da strada, con il pretesto di creare appositamente un clima di tensione e di disordine. Verosimilmente gli incidenti di Valle Giulia a Roma, nel 1967, era figlia di una provocazione psicologica precedente al fatto, e sebbene non fu una strage terroristica, diede comunque il suo buon risultato. Se non si fossero infiltrati dei provocatori all'interno degli studenti attivisti, si sarebbe caduti in quel clima di disordini? Vecchia strategia ormai quella, di far finire dei buoni movimenti di protesta, in atti di violenza. Proprio quest'ultima, la violenza, il disordine, il chaos, avrebbe generato tutto quel clima che non riuscì a vedere accordi tra una DC ed un PCI, e proprio quella violenza e quella tensione, portò a mantenere sotto controllo la situazione politica italiana per anni, da parte di chi quella strategia la teneva in pugno come un'arma fondamentale ai suoi scopi. Non sempre chi prese parte a quella strategia ben diretta, ne era a conoscenza, ma alle volte bisognava far uso di qualche sicario per lavori sporchi. Ad esempio, durante la sua prigionia per opera delle BR, Aldo Moro, accuserà della strategia della tensione ambienti che si trovavano al di fuori del territorio italiano, ma, questo era possibile, disse Moro, anche grazie al supporto di organi dello Stato e della Democrazia Cristiana.

Nel suo memoriale, Moro in "tempo dopo i fatti di Piazza Fontana, l'amico on. Salvi" scrive

La c.d. strategia della tensione ebbe la finalità, anche se fortunatamente non conseguì il suo obiettivo, di rimettere l'Italia nei binari della “normalità” dopo le vicende del '68 ed il cosiddetto autunno caldo. Si può presumere che Paesi associati a vario titolo alla nostra politica e quindi interessati a un certo indirizzo vi fossero in qualche modo impegnati attraverso i loro servizi d'informazioni.

Moro ricorderà anche che durante la strage di Piazza Fontana, inizio ufficiale della strategia della tensione basata sullo stragismo, egli si trovava a Parigi, presso il Consiglio d'Europa. Fu informato che si sospettava la "pista Rossa" come responsabile della strage. Moro scriverà che lui non prese mai per vera l'informazione.

La pista era vistosamente nera, come si è poi rapidamente riconosciuto.

Non si riuscì, tuttavia, a scoprire bene il ruolo che ebbe il SID nella faccenda.
Come già detto, tuttavia, la strategia ebbe due volti. Questa fase era quella puramente atlantica, bisognava mantenere il territorio, l'Italia, sotto controllo NATO, e mantenerlo vincolato ad esso. Congelare il paese e non farlo smuovere minimamente. Non farlo avanzare. Ma, l'altra faccia della strategia, che in un primo momento volle bloccare il troppo progressismo del Sessantotto, che stava correndo troppo, ebbe proprio lo scopo, di smuovere il paese, e iniziare a renderlo di nuovo modernizzato, riportandolo sulla via del progressismo e del modernismo, e con il tempo, portando a distruggere completamente l'immagine fascista, un paese che si stava allontanando dall'ipocrisia, dalla vita borghese, e via verso una nuova generazione, anche rendendola meno incline allo stampo democristiano, basato sulla famiglia (distorta anche dal femminismo) e sulla Chiesa. Insomma, si stava agevolando lo sviluppo sociale e culturale del paese, che diede anche esiti positivi. Di ciò, lo intuì perfettamente Pasolini, che dirà:

Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte fasi, della tensione: una prima fase anticomunista, Milano 1969, e una seconda fase antifascista, Brescia e Bologna 1974… Io so i nomi di un gruppo di potenti, che con l’aiuto della CIA….

Certo, Pasolini non poté confermare quanto egli affermò, ma essa è la semplice verità, e oggi ne siamo molto più coscienti. Ci vide giusto il compianto Pasolini. Un personaggio, certamente di spicco, tale generale Gian Adelio Maletti, in una recente intervista di Nicola Palma, Maria Elena Scandaliato e Andrea Sceresini, il 9 dicembre 2009 sull'Espresso-Repubblica.it conferma il ruolo degli americani nelle stragi (provando un po' a minimizzare però)

L'intervista originale qui riportata

Generale, lei parla di un deposito americano in Germania. Gli Usa volevano la strage?

“No, io non credo. In piazza Fontana non doveva morire nessuno: la bomba doveva avere un effetto psicologico, politico. Gli americani fornivano mezzi ed esplosivo, ma il lavoro lo lasciavano fare agli indigeni. C'era un laissez-faire, un indirizzo generale, poi messo in pratica da gruppi italiani o internazionali. Se ne occupavano i servizi segreti, ma non solo la Cia”.

E da chi partiva questa strategia?

"Nixon ne era a conoscenza. Era un uomo d'azione: molto spregiudicato e molto anti- sovietico. Tutto ciò andò avanti fino al tramonto di Nixon. Fino alla strage di Brescia, insomma”.

Continua

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25/04/2013 18:52

Complimenti per il lavoro che hai iniziato [SM=g1420767]

Consiglio massima obbiettività ed impersonalità se si vuole andare avanti.

Oggi la Boldrini ha chiesto di levare i segreti di stato.

Boldrini, togliere segreto stato su stragi

Presidente Camera: 'In un Paese civile verità e giustizia non si possono barattare'

www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2013/04/25/Boldrini-togliere-segreto-stato-stragi-_8612...

Alcuni siti che trattano questo delicato argomento

www.strano.net/stragi/

www.archivioguerrapolitica.org/

stragedistato.wordpress.com/

www.lastoriasiamonoi.rai.it/dossier/dossier-stragi-e-misteri/33/1/defa...

www.misteriditalia.it/


Alcuni documentario sulla struttura Gladio

Gladio, l'esercito segreto



La vera storia di Gladio (6 parti)



www.youtube.com/watch?v=ZgUeXBWD0kg

www.youtube.com/watch?v=gALOUQGMAyM

www.youtube.com/watch?v=HO6BQuWhKHM

www.youtube.com/watch?v=J-15pasXBgM

www.youtube.com/watch?v=wgsc7ryHLDU

Intervista ex Gladio TG3



I rapporti segreti tra America e Italia: Usa, CIA GLADIO

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Utente Esperto
25/04/2013 20:09

Grazie, sono argomenti estremamente interessanti e mi torneranno utili per la mia tesi di laurea anche.
26/04/2013 10:44

Bel topic!
Grazie Ale!
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Utente Illuminato
26/04/2013 13:13

le bombe in italia le mise l'allora democrazia cristiana per creare una destabilizzazione civil/politica in grado di indirizzare il voto al centro, o meglio per impedire che le fazioni estremiste della politica di allora riferite alla destra e sinistra potessero prendere il sopravvento sfruttando le conoscenze dei servizi segreti di allora.
non a caso sono state definite stragi di stato. gli agganci con altri stati ci sono e ci saranno sempre, ma il nostro ex presidente Cossiga facente parte dell'allora PKK italiano (Partito Kossiga Kossutta) non ci ha mai raccontato la verità....e quando ha iniziato a fare il "picconatore" delle istituzioni era solamente per far capire ad "altri" che doveva essere lasciato in pace.
[Modificato da filovirus59 26/04/2013 13:17]
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26/04/2013 13:56

Ci fu il benestare della DC che prese indirettamente per ben quarant'anni, vantaggio, ma ancor prima di questo, ci pensò il SIFAR che con la CIA strinsero molti accordi. Fondamentalmente questa è una storia quasi esclusivamente dei Servizi, durante gli anni di piombo, il paese fu crocevia di CIA, Mossad e Intelligence francese. Il SIFAR fece le veci per il governo, una roba anticostituzionale. La struttura di Intelligence italiana fu ben costruita con direttive americane dai tempi di Angleton dell'OSS (proprio oggi scriverò qualcosa in proposito). Le bombe furono materialmente poste da soggetti presi da bacini di reclutamento, ovvero MSI, Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale. Rauiti e Delle Chiaie chiaramente sapevano visto che erano i capi, rispettivamente di ON e AN. L'america fece la parte di maestra, ovvero sia erano gli strateghi, le dottrine di guerra non ortodossa provengono da loro, ma chi ci ha messo le mani son stati neofascisti, che furono pure strumentalizzati (a livello politico, facendo pressioni sull'ideologia), e qualcuno ancora crede che fossero fascisti, ma avevano molto poco a che fare con il fascismo del ventennio. Molti fascisti caddero nelle mani degli Alleati per terrore del potere comunista che avrebbe preso possesso dell'Italia (fatto impossibile). Gli americani, utilizzando come scusa il fatto che fossero antisovietici, se li fecero amici, e ancor prima degli accordi CIA-SIFAR, arruolarono uomini "fascisti", in realtà traditori di Mussolini, tra cui Borghese e membri della X Mas.
[Modificato da Ale-95 26/04/2013 14:01]
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26/04/2013 15:05

La realtà neofascista è molto complessa, sarebbe meglio parlare di neofascismi dato che le anime sono state molteplici come le idee, che dietro ci fossero i servizi oltre alla CIA che voleva bloccare una quasi certa invasione russa è estremamente probabile.

Durante la guerra fredda grazie a certi signori che coprono cariche istituzionali i finanziamenti del PCUS stavano per portare l'italia nelle condizioni dell'Ungheria, logicamente serviva contrastare questo per la posizione strategica dell'Italia, e l'america non è restata indietro.

Lascio qualche link interessante su cui approfondire

www.youtube.com/watch?v=_oHB0kGFwCQ

www.youtube.com/playlist?list=PL2ED941DB48B27A94

www.youtube.com/watch?v=_B6_FHQAPEE

www.youtube.com/watch?v=eoTSKMYIyBI

www.youtube.com/watch?v=vUkVlyALBuM

26/04/2013 15:19

@Ale-95

Mi associo al plauso. Gran bel thread...interessantissimo! [SM=g1420767]
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26/04/2013 15:23

Grazie...peccato che alcuni punti siano riflessioni basati su deduzioni, ma sai....il segreto di Stato. Per quanto mi riguarda, la penso come Pasolini...

Io so, ma non ho le prove, nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
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26/04/2013 15:57

Non mi stancherò mai di vedere un aborto di foto del genere...Certo, comprendo un tecnocrata mondialista come Monti, lui...non ha di fatto origini di alcunché, se non la finanza. Ma Fini...il degrado della destra italiana fin da quell'aborto dell'MSI, e il revisionismo del fascismo repubblicano...ben altra cosa.


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Utente Esperto
27/04/2013 13:24

Questo è quanto riferì Maletti. Della sua attendibilità c'è poco da dubitare. Sempre lo stesso Maletti, in una trasmissione dove prese parte, "Rai storia", che in quell'episodio di occupò della strage di Piazza Fontana, è possibile ascoltare un'altra sua intervista che rilasciò a Gianni Minoli. Qui Maletti confermerà che l'Italia è un paese a sovranità limitata e che il SID era alle dipendenze, da sempre, della CIA.
La strategia stragista insomma, non fu sempre la stessa, ma aveva obiettivi finali differenti, sebbene adottasse lo stesso tipo di atteggiamento: sangue, destabilizzazione e terrore. Ma non solo. Specifichiamo anche che asseconda del tipo di area geografica, come già accennato precedentemente, si venivano a formare degli scopi finali differenti. In un paese strutturalmente meno evoluto, e meno complesso rispetto all'Italia, ad esempio la Grecia della metà degli anni '60 o il Cile dei primi anni '70, o anche altri stati latino americani, terreno di caccia americano, si veniva a formare una strategia che alla fine ebbe lo scopo di pianificare dei golpe, golpe che non furono fasulli, ma reali colpi di Stato. Il colpo di Stato è un fatto, ma un fatto autoritario e militare quale ultima ratio per risolvere dei problemi di tipo strategico nell'ambito degli interessi internazionali. In un paese come l'Italia, si potevano adottare rivoluzioni e cambiamenti differenti, non necessariamente dei golpe, di fatti gli unici che si vennero a formare, finirono in un nulla di fatto, e non certo per caso. Il punto è che in un paese come il Cile, se volevi soggiogarlo ai tuoi voleri strategici, potevi solo farlo cadere con un colpo di mano e supportare dopo un golpe, l'ascesa di un dittatore che ti saresti fatto subito alleato. E' il caso del Cile di Pinochet.
L'Italia permetteva quindi, un altro tipo di pillola da utilizzare, meno plateale, visto il tipo di sistema di potere repubblicano e democratico, ovvero sia la DC, che dava certo ampie garanzie di allineamento con i voleri di muove i fili della geopolitica. Solita storia quindi, vale a dire che bisognava solo mantenere a freno il PCI per tutto il tempo necessario e intanto sabotarlo e trasformarlo nella new left (il PD oggi tanto caro ai mondialisti). Avevamo infatti già accennato il caso di Enrico Mattei, che dopo molti anni fu accertato la morte per esplosione di un ordigno. I progetti di un uomo troppo progressista e allineato dalla parte sbagliata, per il suo tempo, erano mirati a conseguire una certa indipendenza dell'Italia nel campo energetico, peraltro, stringendo collaborazioni dirette con i paesi produttori di petrolio, che si basava su uno scambio tra prodotti petroliferi e tecnologia atta all'estrazione e raffinazione del prodotto. Il tutto sarebbe stato un ottimo punto d'evoluzione di 'potenziamento' per l'Italia, un vero progresso infrastrutturale, che era però un qualcosa che avrebbe troppo sconvolto i padroni del petrolio nel mondo, peraltro tutti americani, ribattezzati le 7 sorelle. I piani di Mattei ovviamente, non erano graditi alla politica internazionale, quindi non gradite all'occidente. Mattei, che si spinse troppo oltre, venne quindi assassinato nel 1962. Nessun mandante venne mai identificato. Tornando al fatto che l'Italia non era reale terreno per un golpe, se ne accorse bene l'oculato Luigi Cipriani, esponente di Democrazia Proletaria, che ebbe ad affermare in un suo intervento davanti alla Commissione Stragi il 5 dicembre 1989:

Non concordo con la storiografia ufficiale, non ho mai creduto che in Italia ci fosse una strategia golpista. In quegli anni definimmo quella strage (Piazza Fontana n.d.r.), strage di stato perché non era pensabile che qualcuno avesse in mente un golpe alla sudamericana usando quello strumento...

Bastava quindi un ricatto con delle bombe, non certo un golpe. E infatti funzionò bene. Un golpe in un territorio come l'Italia avrebbe solo generato più problemi che altro (messo seriamente in crisi la coesistenza pacifica di USA-URSS, calcolando quanto era ancora forte il PCI), perché appunto non era la Grecia e nemmeno il Cile.
In quel clima, ci troviamo come solito immancabili, Servizi e chiaramente Logge Massoniche, da sempre pronte a tessere, da dietro le quinte, trame ed affari criminosi di ogni genere. Soggetti questi funzionali e protagonisti per interessi nell'ambito nazionale e locale, ma si connetto anche a strategie emanate da centrali massoniche internazionali. Chi analizza gli 'anni di piombo' si rende perfettamente conto che c'era qualcuno, una potente regia, dietro le stragi, finalizzate a raggiungere scopi molto alti e molto lontani dai cittadini. Stragi che, a volte scomparivano, per poi tornare come un demone che non muore mai, ma in quel caso, tornato con fini differenti (Brescia, la fase del 1974). Per riassumere: il periodo stragista si può considerare come un'unica strategia, che risponde agli interessi sia atlantici che mondialisti, che ha però trovato supporto con classi politiche nazionali, per ovvi motivi di mantenimento del loro piccolo potere (la DC ringrazia). Strategia questa che in Italia era attuata per posizione geografica, perché galoppina degli americani, messa a livello di una colonia, per la sua composizione politica, culturale e sociale, che la rendeva politicamente instabile già per sua stessa struttura, e allo stesso tempo, culturalmente "arretrata", e quindi inadeguata se paragonata ad altri paesi dell'occidente e ancora meno inadatta per il piano che hanno in mente: il futuro Nuovo Ordine Mondiale. Possiamo dire che gli interessi atlantici, prevedevano l'attuare della strategia della tensione per fini politici, in questo caso bloccare il potere del PCI, quindi fondamentalmente parliamo di una rivoluzione politica o mantenimento della stessa, in questo caso la ferma presenza per decenni della DC. Nel caso invece della strategia applicata dai mondialisti, essa è ben più complessa e di ben più lunga durata. In questo caso possiamo parlare di rivoluzione culturale, che porta alla modernizzazione e all'utilizzo di movimenti sociali, di tendenze, di cambi di gusti di cultura, di arte, di musica, in pratica di qualunque genere di fenomeno, che cambi la società e i suoi cittadini. Come già detto, questo è un fenomeno lento, ma che alle volte, ebbe sbalzi in avanti molto veloci. Il Sessantotto è senz'altro un fenomeno che rientra in una rivoluzione culturale, ma è avvenuto in tempi in cui essa non doveva ancora nascere, quindi si pensò bene di frenarla. Non era ancora il momento. A proposito della rivoluzione culturale, fondamentale per i mondialisti, si dovrà aprire una parentesi a proposito della Scuola di Francoforte, di fatto progenitrice teorizzatrice di moltissime strategie che portarono alla modernizzazione, con l'utilizzo anche di musica, radio e cinema. Ma questa è un'altra storia.
Un punto in comune tra strategie politiche e strategie mondialiste, era senz'altro una: evitare un compromesso storico tra la destra e la sinistra, che avrebbe distrutto qualunque base su qui questi poteri si stavano appoggiando. La violenza e la paura infatti, crearono confusione e non portarono le persone a discutere civilmente tra loro. Si negò di fatto, la comunicazione. Perché? E' molto semplice. Un compromesso tra le due parti, in quel periodo, avrebbe portato a formare un potere enorme, una stabilità politica unica nel paese e un allontanamento verosimilmente dalla NATO. L'unione fa la forza, possiamo ben dire. Ciò, avrebbe anche reso meno il potere e l'influenza che ha da sempre avuto ed ha tutt'ora, il Vaticano nella vita nelle scelte politiche del paese, e di certo, non in senso positivo. Possiamo quindi parlare usando anche altri termini. Oltre una fase di rivoluzione politica ed una di rivoluzione culturale, essa si separò utilizzando una fase autoritaria ed una fase progressista. La prima, dove generare atteggiamenti e risposte reazionarie, in un momento di crisi nel mediterraneo e nel medio oriente, e li si misero in campo le strategie della guerra non ortodossa. Si praticarono infiltrazioni, provocazioni e il crescendo violenza e terrore nella nazione. Il PCI, era così tenuto a bada. La fase progressista del 1974, portò ad un lento ma graduale ed efficiente rinnovamento culturale e sociale in senso laico e neoradicale. In questo periodo, si formarono sempre di più fenomeni di antifascismo plateali, soprattutto riferendosi ad esso come terrorismo nero. Nello stesso periodo, si iniziò poi a strumentalizzare anche il ruolo della P2 - di fatto venduta - e le Brigate Rosse.

Due parole sul fascismo e neofascismo: la degenerazione destrista

E' arrivato il momento, di spendere due parole a proposito delle ideologie della destra, analizzando brevemente il fascismo ed il neofascismo. La destra e il fascismo, sono un fenomeno che va analizzato e preso in considerazione quando si vuole ben comprendere tutto ciò che riguarda il fenomeno della strategia della tensione, anche per far cadere certi luoghi comuni e mistificazioni. E' il caso quindi di trattare la degenerazione destrista del cosiddetto neofascismo, e chi scrive non vuole giustificare certi ambienti, ma semplicemente far notare di come il fascismo, un movimento rivoluzionario innovativo, che fu pieno di grandi ideali e quindi mosso da esso, basato su giustizie sociali, estremo sostenitore dell'indipendenza nazionale e della crescita della propria nazione, sia stato poi trasformato, quindi è andato degenerando, verso il dopoguerra, in una grottesca parodia di se stesso, sottomesso poi da direttive di chi poi ci stava colonizzando. Il punto è che il binomio destra - fascismo, degenerò seriamente per subordinazione USA, per cause, vedremo, lontane nel tempo. Possiamo ricordare che il fascismo, fenomeno politico innovativo, veniva da un precedente storico di tipo interventista e di sinistra socialista nazionale, oltre che una parentesi conservatrice e di destra, ovvero sia quella antecedente la marcia su Roma, attuata per necessità di prendere in mano il potere del paese, per poi terminare con il Regime nel ventennio. Il solo Mussolini, da solo, con le sue abilità da leader politico, era un centro focale dove tutti pendevano su di lui, e dove tutto lui sosteneva. Le sue azioni giravano su interesse per la nazione, che si era assegnata obiettivi di crescita e grandezza nazionale. Dietro questi interessi, e dopo il delitto Matteotti perpetrato anche contro ogni apertura di Mussolini verso i socialisti, il Regime si modellò verso un senso conservatore, dedito a profonde riforme sociali e grandi opere di interessi popolari, tanto che, è giusto dire, che senza il regime fascista, l'Italia sarebbe rimasta un paese estremamente arretrato, tanto da essere declassato ai paesi balcanici e del sud Europa. Insomma, c'erano cose positive e vera crescita nel paese. C'è anche da considerare e da riconoscere, che a differenza del franchismo posto in Spagna, dove tutte le risorse e gli interessi del potere convergevano e tornavano utili solamente per i preti e i capitalisti, e senza la presenza di una giustizia sociale per il popolo. Il franchismo del generale Francisco Franco, definito fascista ma più un reazionario, era privo di qual si voglia ideologia, al contrario del regime posto in Italia. Franco si appoggiò al sindacalismo nazionale ed anche alla Chiesa cattolica, rendendolo quindi un movimento che in realtà non sapeva di nulla. Il movimento mancava di ispirazione e dottrina. Non portò crescita, né rivoluzione di alcun genere, rimase fermo a poteri che ricordavano quelli dell'aristocrazia nel feudalesimo prima della Rivoluzione Francese. Fondamentalmente, sebbene siano superiori il fascismo italiano ed il nazismo, è anche vero, come fa notare Augusto Del Noce, che queste due ideologie sono anche esse in parte, reazionarie, sicché tendevano a mettere un muro e rimanere conservatrici a proposito del progresso tecnologico e scientifico. Basti pensare il nazismo, e come considerava le persone di colore, gli andicappati, o gli ebrei. Nel Mein Kampf, Hitler fece capire perfettamente di come un "negro" non potrebbe mai diventare una persona di valore, come un avvocato o un professore. "E' una colpevole follia ammaestrare una scimmia". Ora, salvaguardia della "razza eletta" a parte, questa è storia. Possiamo certo concedere che una certa figura del fascista di destra è figlia di quel periodo, se non di tradizioni "franco anglo occidentali", antecedenti però, al fascismo stesso, basti vedere le riviste del ventennio molto liberal in fatto di pubblicità, tanto da emulare Hollywood. E' poi altrettanto vero che, dai compromessi del tempo, e dopo l'8 settembre 1943, il Duce da vero rivoluzionario e attento al futuro, e con il benestare della Chiesa e la grande depressione dell'Industria, non si fece scappare il compimento di ciò che il fascismo aveva allungo tenuto come percorso di ideologia che avrebbe poi realizzato. Finì per realizzare riforme sociali scritte nel Manifesto di Verona. Il Manifesto, definiva ufficialmente, punto per punto, quanto voleva realizzare il Partito Fascista Repubblicano. Erano in tutto ben 18 punti, che tra quelle più rilevanti spiccavano: l'abolizione totale della monarchia e la nascita della Repubblica Sociale italiana. La religione era ufficialmente quella Cattolica, la casa era un diritto, e veniva data un'abitazione a qualunque lavoratore, che una volta pagata, diventava di sua proprietà. Ai lavoratori veniva dato un salario minimo. Gli speculatori al mercato nero, come i traditori, venivano condannati a morte. Il punto 18 era fondamentale, perché il Partito dimostrava di stare con il popolo e per il popolo, e che l'Italia si doveva difendere dall'occupazione anglo-americana che voleva rendere più dura la vita dei cittadini. Si poteva racchiudere il tutto con tre parole: combattere, lavorare, vincere. Da questo momento, il fascismo era ufficialmente in guerra contro il mondo occidentale, dimostrando che il fascismo si distaccava dal conservatorismo, destrismo e liberismo. Era quindi contro una politica di libero mercato e di speculazione finanziaria. L'economia doveva stare sotto il popolo, non sopra di esso. L'economia non doveva essere l'ossigeno. C'è da dire che, purtroppo, oggi avviene l'esatto opposto, e da questo punto di vista, il peggioramento è tremendo. Mussolini tendeva, come il nazionalsocialismo, di stare contro il capitalismo, e quindi di mantenere le proprie nazioni in uno stato di autarchia. Ben differente quanto già avveniva in America, figlia di un sistema ultra capitalismo e società del consumo, basti dire che già nel 1913, con la nascita della Federal Reserve, si decise da subito di dare potere e controllo della moneta di fatto a dei privati, rendendo la FED un'entità estranea al governo e indipendente. Insomma, con Mussolini, l'economia doveva essere messa sotto un controllo di governo e non indipendente, e non il contrario.
Purtroppo però, una parte di quegli elementi che albergavano nel ventennio, ovverosia quelle scorie borghesi e di destra, non potevano scomparire dall'oggi al domani. Molti di loro, quasi tutti, erano mezzi monarchici o mezzi bigotti, borghesi in genere. Questi, per lo più, si disciolsero, ma altri, per vari motivi, tra le quali le esigenze del Duce e di Graziani nel rimettere in moto uno Stato con un Esercito, liquefatto dal tradimento, ce li ritroveremo ancora nelle strutture della RSI, e addirittura nel PFR. I fascisti repubblicani presenti, erano una minoranza. Il risultato, è che quando arrivò la fine, questi falsi destristi, pensarono bene di scappare, e magari riciclarsi come anticomunisti o antisovietici, se mai si fosse verificata una spaccatura tra sovietici ed Alleati. Non a caso, quando Pavolini presiedette al PFR il 3 aprile del 1945, ovvero sia quando si cercò di organizzare un piano operativo per proseguire la lotta in Italia, quando la guerra stava finendo e i nazisti stavano arrendendosi, Pino Romualdi, che era poi il vice segretario del PFR, non fu d'accordo con quanto si stava decidendo, con quanto volevano fare Pavolini, Zerbino, Solaro, Porta, ed altri ancora che si aspettavano una resistenza nel dopoguerra da parte dei fascisti, anche misure di clandestinità per combattere contro l'occupante, per difendere il paese, e per far venir meno quelle innovazioni sociali della RSI, contro ogni restaurazione di quella monarchia di tipo liberista. Occhio a quest'ultima frase qui scritta, perché i neofascisti proprio questa realtà antitetica della RSI, furono, paradossalmente, indotti a difendere. In quel periodo di resa si strinsero nuovi accordi, tra cui legami con l'OSS americano. Molti dirigenti del fascio appartenenti all'RSI, avevano inteso le direttive di Mussolini come un passaggio indolore dei poteri, tra una Repubblica che si ritirava al nord incontrando poi la sua fine, ed una resistenza fino ad allora militarmente inesistente, ma che con il ripiegamento tedesco e fascista avrebbe avuto il criminale contributo dei partigiani, come via libera per arrangiarsi con i settori della Resistenza e con gli Alleati, proponendosi anche come anticomunisti.
Mussolini in realtà voleva lasciare l'eredità socializzatrice e repubblicana ai socialisti, e come scritto da Ermanno Amicucci, direttore del Corriere della Sera e nell'RSI, far trovare agli Alleati, un Italia socialmente riformata. La sera del 25 aprile 1945, Mussolini si allontanò dalla zona dove sarebbero arrivati gli alleati, rifiutandosi di trincerarsi a Milano o a Como, per salvarsi la vita, come fecero Graziani e i Borghese. Mussolini si mise in cammino verso la Valtellina, non avendo alcuna intenzione di sbandierare bandiera bianca, e non senza condizioni da spartire con il nemico, e senza possibilità di trattare una resa onorevole alla sua amata Italia. Alcuni pseudo fascisti, come Almirante, non lo seguirono o lo seguirono malvolentieri, e infatti lo troveremo come un elemento molto attivo tra i neofascisti. Questi soggetti, ben speranzosi di conseguire resa con gli Alleati. Finì poi che Mussolini rimase solo, e venne poi catturato a 30 chilometri da Como. Nessun fascista armato era lì per la resistenza, sebbene ci fossero comunque in realtà, ma non lo soccorsero. Un'analisi della nostra storia, riguardo la destra e la sinistra, mostra di come fossero da sempre due realtà nazionali, presenti nella nostra politica da lunga data. Nella destra presero parte interessi e privilegi privati, cultura cattolica. Nella sinistra pesarono la cultura marxista, ma entrambe potevano avere, fino al XX secolo, se vogliamo, anche aspetti positivi. Il fascismo repubblicano, finì, come ideologia, a porsi al di sopra del solito archetipo destra/sinistra, i principi gerarchici, non furono visti come marxismo, ma come ricomposizione del mondo del lavoro e salvaguardia dei diritti e un minimo di giustizia sociale. Era socializzato il controllo dello Stato nei confronti dei settori alimentari e altri tipi di necessità primarie del popolo, dove garantivano a questi di accedere a beni essenziali, senza passare a speculazioni e ai privati che sono sempre esistiti solo per far profitto proprio. Questo era il fascismo repubblicano. Non tutti però erano così superiori tra i fascisti, e quindi si finì per estremizzare, chi verso destra, chi verso sinistra. La deviazione arrivò poi nel dopoguerra, in cui, finito il potere di Mussolini, il fascismo si snaturò completamente. La colonizzazione americana portò lo spostamento dell'ideologia troppo verso destra fino al neofascismo, con conseguente filo atlantico. Ciò ne distrusse l'immagine, consegnando poi questa nuova visione politica, nelle mani dei servizi occidentali. E' però importante anche spendere due parole su un'analisi sociologica sul perché elementi furono spinti al fascismo dell'RSI, per poi comprendere come siano caduti nel destrismo filo atlantico. I fascisti entrati nell'RSI, erano più o meno tutti convinti delle riforme sociali di Mussolini. Tra questo gruppo, troviamo soggetti del Nord, appartenenti alla media e piccola borghesia, per lo più commercianti ed operatori economici. Parte del gruppo, ma comunque con una mentalità che entrerà in contraddizione con le idee socializzatrici della RSI. A Roma invece, molti furono esponenti fascisti che provenivano da settori pubblici, amministrativi, burocratici in cui i figli, nel dopoguerra, abbonderanno nelle fila del neofascismo. Al Sud invece, non era raro trovare fascisti agiati, tenutari di aziende agricole o latifondisti. Tutti fascisti ma tutti a modo loro, differenti, e questo comunque fece la differenza, per conflitti di interesse e ideologici. Al Sud, permaneva tuttavia forte tradizione e mentalità conservatrice, tant'è che si batterono molto contro gli Alleati. Il vero punto cardine della rottura, se vogliamo, fu che molti erano anticomunisti e antisovietici, cioè questi elementi avevano il terrore dell'arrivo dell'ex URSS in Italia e conseguente presa di potere. Anche se fascisti, quindi con un'ideale che in realtà era superiore alle collocazioni sociali, finirono si per andare si contro gli Alleati al fianco dei tedeschi, ma anche andare incontro a chi gli avrebbe difesi dai sovietici. Da questo punto quindi, dal puro anticomunismo, dal terrore dei sovietici, che gli americani si fecero amici gli italiani. Certo, gli USA dovevano contenere il potere sovietico come sancito a Jalta, ma esso contemplava però l'utilizzo dei sovietici stessi per spartirsi l'Europa. Da questo punto di inizio, finita la guerra, questo legame sarebbe diventato ancor più forte, tanto che molti furono disponibili di mettersi al servizio dell'OSS. A questo proposito, tornarono molto utili le esperienze di guerra, dove coloro che operarono al Sud, dietro le linee nemiche, inviati dall'intelligence della RSI o dai tedeschi, come spie o sabotatori, ebbero modo di incontrare gli Alleati, ovvero, furono spesso catturati e da li partirono i primi accordi. Si prenda ad esempio in esame il caso del principe Valerio Pignatelli, un importantissimo elemento durante la guerra. Questi venne catturato dagli americani, e guarda caso, lo ritroveremo successivamente nella nascita dell'MSI. Quando Pignatelli venne catturato dagli yankee, questi si accorsero che provava profonda preoccupazione nei confronti dell'espansione comunista. Ottima base su cui fare pressione. Le sanguinose vicende legate al giorno della Liberazione, dove molti fascisti e militari dell'RSI, furono catturati e assassinati, portati avanti dai settori comunisti della Resistenza, e spesso lanciati deliberatamente dagli americani stessi, ebbero un ruolo decisivo che fece cadere i fascisti nelle mani degli americani. Tuttavia, per quanto riguarda le figure più di rilievo del fascismo, gli americani corsero subito a salvarli, rendendoli ai loro occhi dei veri salvatori, e con l'idea che avessero davvero a cuore le sorti dell'Italia. Insomma, si venne a formare un condizionamento psicologico e santificazione del "salvatore" a stelle e strisce. Vicende di questo tipo sono documentate, basti leggere i racconti di Giorgio Pisanò, che nel suo "La generazione che non si è arresa", raccontava di come gli americani lo salvarono, lui ed altri militari fascisti, dalla furia dei partigiani comunisti. Pisanò non scrisse altro, strano, visto che il futuro senatore dell'MSI, che fu uno degli agenti segreti dell'RSI inviati al Sud, dietro le linee nemiche, subito nel dopoguerra, sarà anche uno dei massimi elementi "filo atlantici", e pare fu molto vicino alla struttura segretissima nota come l'Anello, legata agli USA. E' pazzesco come i cosiddetti neofascisti si fossero schierati dalla parte del colonizzatore, proseguendo precedentemente una guerra del sangue contro l'oro, ed ora, l'esatto opposto. Negli anni '50, la Corea, molto oculata, si accorse di come dopo pochi mesi d'occupazione americana, il tutto sapeva molto di colonizzazione, dato dal fatto che gli americani stavano inserendo la loro cultura nel loro paese. Gli Alleati puntarono sul cosiddetto "mondo libero", ma fu una balla occidentale. Con la scusa che stavano combattendo il comunismo, traviarono menti, colonizzarono, solo per espandere il loro impero, di fatto oggi, molti identificano gli Stati Uniti come uno Stato imperialista. Il tutto portò ad un americanismo molto accentuato. Aver soggiogato il nazismo diede poi buoni frutti, dato che si impadronirono di importanti scienziati. Come mai nessun fascista continuò a combattere, anche in clandestinità, contro i colonizzatori? Il fatto che molti valorosi italiani divennero strumento in mano all'OSS per i suoi tornaconti, viene oggi dimostrato con prove documentate, file declassificati. Questi fascicoli riportano a riconsiderare completamente alcuni personaggi del fascismo e del neofascismo o orbitanti nella RSI: da Valerio Pignatelli, a Pino Romualdi, dal famoso Valerio Borghese a Nino Buttazzoni, a Puccio Pucci. Nell'aprile del 1945, Borghese, comandante della X Mas, futuro golpista come sappiamo, era nascosto a Milano, ma venne sottratto alla cattura e alla successiva fucilazione da James Angleton, con la collaborazione del capitano Carlo Resio, della marina. Borghese fu trasportato a Roma, vestito come ufficiale americano su una jeep dell'esercito USA. Periodo quello, dove, la seconda Divisione del Segretariato di Stato Vaticano, diretto dal futuro Papa, Giovanni Battista Montini, diviene il grande centro d'operazione per l'evacuazione di criminali di guerra nazisti (operazione conventi), che passarono dall'Atlantico, travestiti da preti e muniti di passaporti falsi, aiutati dall'OSS e dall'SSU (Secret Service Unity, un organismo di transizione tra l'OSS e la CIA), diretta dal solito Angleton, responsabile d'Intelligence in Italia. Colui che diresse l'operazione, era il monsignor Haloisius Hudal. Amen. I personaggi qui menzionati, avevano senza dubbio una miriade di informazioni eversive, utilissime per l'Intelligence americana, cui questi personaggi divennero suoi collaboratori. Che questi siano diventati traditori del paese, per un senso di vendetta contro i comunisti, che furono artefici di molte stragi di camerati, o per altri motivi, ciò non cambiava il fatto che non seguirono una rivoluzione e abbandonarono con molta facilità gli ideali del fascismo repubblicano. Questi seguirono i voleri degli Alleati, battendosi poi per una causa che avrebbe avuto come conseguenza, la ristrutturazione del capitalismo e del liberismo dell'economia, imposta dagli Occidentali. L'esatto opposto della dottrina fascista di Mussolini. Con il supporto però anche del Vaticano, gli assetti mutarono velocemente e con efficacia. La guerra al comunismo iniziò di lampo, sicché nel luglio sempre del 1945, il Papa Pio XII, diede ordine a tutti i vescovi diocesani d'Italia, di intensificare la lotta al comunismo, e fa divieto ai cattolici di militare nei partiti di sinistra. La DC, ricevette in quel periodo, l'ordine vaticano di irrigidire la chiusura verso i comunisti. Ciò fu ufficializzato da un documento classificato dell'OSS, del 20 luglio 1945. Vinciguerra una volta pronunciò una frase illuminante e azzeccata, che con la scusa del comunismo, tutti se ne andavano a destra. Ogni atto ignobile di inversione di ideologia che poco avevano a che fare con il fascismo del ventennio, è documentabile dalla mole del Secondo d'Italia, una bella collezione quella del giornale dell'MSI, archivio che testimonia da sé, un trascorso di cinquant'anni che fece revisionismo e culo e camicia con il filo atlantico. Un altro spunto interessante viene dalle parole di un altro missino, tale Giulio Caradonna, che ebbe a dire: "far menare il più possibile i giovani missini con i rossi". Ovvio, perché più veniva la violenza, più si rafforzava l'anticomunismo, più ci si spingeva verso destra, utile al destrismo. L'MSI, ruota di scorta dei democristiani, fu molto utile, soprattutto per la propaganda. Pubblicando articoli ed immagini anticomuniste di vario genere, alimentò di molto lo spauracchio rosso. Tutto, pur di essere occidentali, e via, verso l'oblio delle riforme sociale dell'RSI. Addio quindi al fascismo repubblicano, e addio all'RSI, e benvenuto neofascismo atlantico. Vinciguerra:

Un poco alla volta, quindi, già alla metà degli anni Cinquanta la definizione del Msi come partito di destra non suscitava più alcuna reazione negativa negli iscritti e nei simpatizzanti, molti dei quali giovani e giovanissimi che poco o nulla sapevano dell’ideologia fascista

Interessante questo revisionismo del fascismo, peraltro che continua tutt'ora. E' evidente di come si sia smesso di studiare davvero. Tuttavia c'è da dire che non tutti entrarono a far parte dell'MSI, molti andarono via disgustati, altri entrarono anche nel PCI, altri strinsero patti con la Federazione Nazionale Combattenti della RSI. Questo movimento, vero esempio del fascismo repubblicano, rimase ancorato alle origini: antiamericanismo, socializzazione, lotta alla NATO, avversione per l'MSI. Altri destristi, la feccia più squallida, che puliva le scarpe agli americani e ad Israele, entrò nel panorama nazionale con una certa fama, fondando il partito più bigotto e riluttante della politica italiana. Chi ancora ritiene Gianfranco Fini solo un traditore, sbaglia. Certo, anche traditori della patria, perché lo schierarsi con la NATO, che colonizzò l'Italia, formandola economicamente e finanziariamente proprio come non voleva il fascismo, creando liberalizzazioni qua e la, di classico stampo occidentalista capitalista, ponendo seri limiti ad una sovranità nazionale, e vincolando anche tutti i vertici militari al volere NATO, entità potentissima. Tutto ciò è, de facto, tradire gli interessi della Nazione, e venderla. La scusa dello stato di emergenza nell'immediato dopoguerra, quando cadde il fascismo e si rimase senza governo, non torna, sicché basta vedere cosa avvenne negli anni seguenti. Ma gli USA furono impossibili da combattere, perché si impadronirono del paese, si espansero come un virus, infettando tutto. Abbiamo permesso che si venisse a formare una struttura clandestina come la Gladio, illegittima, anticostituzionale, per fare ancora altri favori alla NATO, e ciò continuo pure in tempi più recenti, quando la Gladio fu utilizzata per supportare i traffici illeciti degli statunitensi in Somalia. Quando venne deciso a Jalta, lo avrebbe capito anche un bambino. Le varie spartizioni e la guerra fredda, altri non era che un'esigenza strategica finalizzata a contenere di molto il potere URSS, e soprattutto, questi dovevano restare lontani dal Mediterraneo, non creare conflitti alla cara Israele, che doveva continuare a mantenere rapporti con gli americani, e con l'aiuto di questi, anche in Italia si iniziò a volerle bene. Portare una destra che aveva perso le sue origini ancor prima della sinistra (solo che molti giovani ragazzi motivati, non lo avevano ancora capito, e urlavano fascismo senza sapere cosa fosse il fascismo) verso USA, perché era anticomunista, e contro gli arabi perché amici di Mosca, e quindi vai verso Israele - che sarebbe andata espandendosi - era un modo per rigirarsi il paese come meglio gli andava. Chi erano loro per decidere per noi, ma si fa voce grossa in casa d'altri perché sono per primi gli altri a permetterlo. Bisognava invece venire incontro a tutti, compresi ai palestinesi, ai cubani del Che, che volevano solo una propria indipendenza. Popoli che cercavano di combattere un potere sionista-americano, come un tempo fece il Giappone e le nazioni dell'Asse. Terminando questa parentesi, che andava fatta, e magari per rimettere sotto una nuova luce lo stesso Benito Mussolini, che non era il demonio che si andava e va raccontando, riporto ancora un lavoro di Vinciguerra, che in una sua opera del 15 ottobre 2007 dal titolo Neofascismo di servizio - segreto, scrive:

Il Movimento sociale italiano nasce come gruppo di raccordo fra ex combattenti, al servizio degli interessi della Democrazia cristiana, della Confindustria, del Vaticano, delle Forze armate e degli americani che saranno, nella persona di James Jesus Angleton i patrocinatori della avventura missina…
Se buona parte dei fondatori del Movimento sociale sono legati ai servizi segreti americani, gli uomini della Decima Mas, al comando di Junio Valerio Borghese che, dalla prigionia, continua a dirigerli come dipendenti dal servizio segreto della Marina militare guidato dal capitano di vascello Agostino Calosi. Non meraviglia, quindi, che Sergio Nesi, ufficiale della Decima Mas, già il 25 aprile 1945 firmi con gli americani l’impegno a riprendere le armi nel caso di una guerra contro l’Unione sovietica, né che Tullio Abelli, anch’egli ex appartenente alla Decima Mas, sia trovato dalla polizia, a Torino, il 28 ottobre 1946, “in possesso di un documento rilasciatogli dalla 315 Field Security section intelligence corps che attesta la sua qualifica di informatore della polizia alleata”.
Abelli sarà uno dei fondatori del Msi a Torino e diverrà vicesegretario nazionale del partito.
La prova che, nel massimo segreto, gli alleati non considerino Pino Romualdi, Junio Valerio Borghese e compagni come “fascisti”, lo dimostra il fatto che a fornire l’esplosivo agli israeliani per compiere un attentato contro l’ambasciata britannica a Roma, il 31 ottobre 1946, sarà Pino Romualdi.
E’ dubbio che gli israeliani stabilissero rapporti con l’ex vicesegretario nazionale del Partito fascista repubblicano, se non avessero avuto sul suo conto prove sufficienti della sua lealtà alla sua causa antifascista, maturate nel corso del biennio 1943-1945...
E sarà ancora un ufficiale della Decima Mas, Fiorenzo Capriotti, ad affondare a Gaza la nave ammiraglia egiziana “El Mir Farouk”, il 22 ottobre 1948, al comando di un gruppo di subacquei incursori israeliani addestrati da ufficiali della Decima su interessamento del capitano di vascello Agostino Calosi e di Junio Valerio Borghese, che manterrà con Israele un rapporto privilegiato fino alla sua morte, il 27 agosto 1974.
Anche Fiorenzo Capriotti era un elemento di spicco del Movimento sociale italiano…
Fioriscono, poi, dalla primavera del 1946 in avanti, e formazioni paramilitari guidate da ufficiali delle tre Armi ( Esercito, Aeronautica, Marina ) provenienti dai ranghi dell’esercito badogliano che riescono a cooptare nelle proprie file ex partigiani “bianchi” e neofascisti uniti dall’avversione al comunismo…
La doppiezza del Movimento sociale italiano, partito di Stato ma non di governo, viene denunciata dai “fascisti di sinistra”, riuniti attorno alla rivista “Il Pensiero Nazionale”, che si rivolgono direttamente alla base missina:
“ Voi lo sapete e lo vedete : numerosi vostri amici e compagni d’arme sono ancora in galera o ramingano in cerca di un pezzo di pane, mentre i Valerio Borghese, i Pino Romualdi, gli Almirante, i Lauro, i Cucco ingrassano alla greppia dei feudatari e degli atlantici. Coloro che dovevano pagare si danno arie di eroi e di puri e tentano di ingannarvi per una terza volta trasformandovi in mercenari degli inglesi e degli americani. Non ricordate i morti della guerra contro gli angloamericani? Gli stessi gerarchi, come i Borghese, i Romualdi, i Covelli e i Michelini che vi abbacinavano con la formula della guerra del sangue contro l’oro, vi spingono oggi nella guerra dell’oro contro il sangue. Non capite questa infamia? E se la capite che aspettate a insorgere e a denunciarla?”


Il fascismo venne infangato e strumentalizzato. L'MSI non aveva nulla a che fare con il vero e proprio fascismo, così come era Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, erano l'antitesi del pensiero del fascismo repubblicano. Si dava dei fascisti a chi non lo erano, ma tanto bastava, sì, perché se davi del fascista riconosciuto, ad un tizio che avrebbe poi preso il nome di "terrorista", è chiaro che poi il quadro torna. Si da del fascista a Mario Roatta, per aver diretto i Servizi durante il ventennio, quando è documentato che costui segui Badoglio nella sua fuga al sud. A Michelini, segretario dell'MSI, si da del fascista, quando costui neppure aderì all'RSI. Ritorniamo a quando detto da Vinciguerra: nessuno di loro era un fascista, erano solo operai degli americani.

L'Intelligence e gli apparati di sicurezza durante il periodo stragista

Prima di addentrarci nell'analisi approfondita del fenomeno, è meglio spendere due parole sugli apparati di Intelligence di quel periodo. Siamo sempre alla fine del 1945, periodo chiave. In Italia, sotto il controllo militare alleato, gli venne imposto lo scioglimento del SIM badogliano, consentendo disarticolata degli Uffici I (Informazioni) militari sotto controllo dei servizi americani ed utilizzati per ordine pubblico. Nel 1948, l'assetto cambio, e vide le varie operazioni sul territorio di servizi americani ed inglesi, che erano in competizione tra loro. In quel periodo, per la prima volta, la CIA, grazie alla NATO, riuscì ad avere carta bianca e anche alte coperture nel muoversi in tutto il paese. Certi privilegi furono concessi anche al Mossad. Mentre c'era Mario Roatta a occupare Roma, grazie agli alleati, si gettarono le basi per la formazione del "noto servizio", supersegreto e noto come Anello, oggi ritenuto responsabili di azioni estremamente illegali. Nell'Anello presero parte anche militari dell'RSI. Roatta, dovette volare all'estero per rispondere di incriminazione durante il suo passato, e subentrò un ebreo, tale Otimsky. L'Anello andava oltre gli obblighi istituzionali, e non tutti ne furono a conoscenza della sua esistenza. Teoricamente poteva operare anche al servizio del presidente del consiglio. Le indagini su questa struttura portarono alla scoperta di altre strutture vicino questa, erano tutte coperte, per nascondere la loro natura. Erano strutture segrete informali, non controllate dalle Istituzioni. Rispondevano a voleri militari e li erano inquadrate, come il SIOS, anche egli costante nella strategia della tensione. Nel 1949, trattando strutture meno ambigue, se così si può dire, vide la luce il SIFAR, che venne successivamente sciolto per dar vita al SID, nel 1965. Il SID durò poco, nel 1977 venne sostituito dal SISMI e dal SISDE, entrambi gli organismi erano controllati e coordinati dal CESIS, e rispondeva, almeno in via teoria, al Presidente del Consiglio dei ministri. Interessante è che ai vertici di tali apparati di sicurezza, furono posti generali e ufficiali antifascisti, infatti provenienti dalla Resistenza. Quando si instituì il SIFAR, venne curiosamente, sottobanco, quindi nemmeno ufficializzato, la creazione di un certo USPA (Ufficio Sicurezza Patto Atlantico). Fino al '74, il direttore fu Umberto Federico D'Amato, che controllava nello stesso periodo anche l'Ufficio Affari Riservati del Viminale, che venne poi sostituita dall'Ispettorato Generale per l'Azione contro il Terrorismo nel 1974, poi, anno seguente, entrò anche l'SDS, per la lotta contro il terrorismo. L'USPA sotto Cossiga diventò l'UCSI (Ufficio Centrale di Sicurezza). Tutte queste strutture, furono tutte protette dal segreto di Stato, ma non solo, nelle varie disposizioni e norme, fu aggiunto un Organo ANS (Autorità Nazionale di Sicurezza), che era poi extra - istituzionale, e in totale contrasto con i principi di sovranità nazionale. Ciò fu possibile perché l'Italia fu vincolata dalla NATO. Violando la legge 801/77, il Capo della ANS, è stato anche Capo del servizio segreto militare prima, poi del CESIS. L'ANS opera senza controllo, i suoi compiti NATO sono esteti in tutta l'Italia. Basandoci su questo, possiamo dire che le varie strutture, sono tutte vincolate sotto controllo degli apparati atlantici ed americani.
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Utente Esperto
29/04/2013 17:20

Fase I - 1964 - 1973

Eventi: Grande instabilità nell'area del mediterraneo e mediorientale, sviluppo geografico dello stato di Israele, fenomeni di forte progressismo, violenze di piazza, false flag, infiltrazioni e aggressioni militari. Tentativi autoritari.

La prima fase della strategia della tensione, possiamo collocarla al 1964, ben 7 anni molto particolari, di cui i primi 3 non attinenti a fenomeni stragisti, tuttavia in quel periodo, sono significativi operazioni di tipo false flag. La prima fase si apre proprio con una provocazione politica verso il PCI, in questo caso di propaganda e provocazione. L'Ufficio Affari Riservati di D'Amato (nel 1945 legato molto all'OSS e successivamente alla CIA), orchestrò di far apparire sul territorio manifesti apocrifi filocinesi con il supporto del massone Mario Tedeschi della rivista Il Borghese. I manifesti furono fatti affiggere tra il 1964 ed il 1965 grazie ad attivisti di Avanguardia Nazionale di Delle Chiaie. Era iniziato il sabotaggio contro la sinistra, cioè contro quella parte di politica che sarebbe stata vista come potenzialmente dittatoriale. Si stava mettendo in moto il meccanismo che avrebbe fatto iniziare la strategia della tensione, ma gli interessi internazionali, essendo in quel periodo spostati verso il sud est asiatico, tendevano a creare propaganda e attività preparatorie in vista del vero inizio. Fu il periodo del convegno Polio e l'inizio delle prime infiltrazioni negli ambienti di sinistra. Nel 1964 vide un primo tentativo autoritario con la forza, il golpe del piano Solo di De Lorenzo, ma non vide mai la luce, esso fu solo un pretesto per una reazione interna, sia politica, sia contro il progressismo fortemente giovanile e di sinistra (sindacati, operai, studenti). Iniziò quindi la vera e propria minaccia politica, che sapeva molto di guerra psicologica. Un ricatto. Qualche anno dopo poi, in piena crisi mediterranea e mediorientale, bisognava alzare il tiro, e via con l'inizio della strategia stragista a Piazza Fontana nel 1969. Mantenere ancorata l'Italia in uno stato reazionario, la DC ferma al governo senza alcun altro intralcio, e in questo caso si intende niente progressismi vari o PCI in mezzo ai piedi nella vita politica, che avrebbe creato conflitti che sarebbero direttamente ricaduti su Israele - Palestina. Fecero, in qualche modo che il progressismo dilagasse per qualche anno, in tutta Europa, in Inghilterra e negli USA (questi ultimi famosi nelle manifestazioni degli afro-americani e della comunità gay). Fu la volta dei primi gruppi rock, un fenomeno che avrebbe portato ribellione nei cuori giovanili, che avrebbe portato i giovani all'uso della droga (continui utilizzi di LSD in America grazie al supporto della CIA, per primi loro ad averne accesso) , all'inizio di una rivoluzione femminile. Era l'inizio della controcultura, del sesso plateale. Sesso, droga e rock'n roll. Stava nascendo il primo prototipo di una nuova gioventù. Tra il 1964 ed il 1965, il film di Kubrick, Il dottor Stranamore, fu un esempio di messaggio neoradicale. Film di produzione inglese, era un evidente richiamo al supporto di quella politica pacifista tra USA e URSS, politica opportuna per far veicolare meglio ideologie neoradicali e libertarie in tutto il mondo. Nel gennaio del '64, mentre veniva una forma innovativa di centro sinistra, si palesarono incertezze nel mondo cattolico. Alcuni gruppi, come Civiltà Cattolica, si sentirono preoccupati dal centrosinistra, poiché videro quel tipo di nuova politica come un nemico, che avrebbe apportato mutamenti forti. Rischio per un po' scongiurato, dato che la DC si vide al potere contro il PCI di continuo. Progressismo sì, ma non così in fretta, bisognava sempre procedere per gradi. Sempre nello stesso periodo, Randolfo Pacciardi, un antifascista della guerra di Spagna, e massone affiliato alla Loggia di New York, ex ministro della difesa, venne espulso dal PRI, per aver votato contro il partito di centro sinistra e per sue collusioni con ambienti di destra. Mesi dopo pubblica il periodico La Folla e fonda anche il movimento Nuova Repubblica, atto a sostenere ad ampio raggio l'atlantismo. Un'iniziativa propagandistica utilissima, ma fu vista con occhio scettico da informative USA, a proposito del buon successo dell'operazione. Nel maggio del '64 grande novità in Italia, sicché si vide il primo governo di centro sinistra presieduto dal grande Aldo Moro, e vide schierati la DC, PSI, PRI, PSDI. Il governo innovativo, cadrà per forti resistenze dell'ala più conservatrice della DC e sembra anche, della Banca d'Italia. La crisi fu calda e si protrasse per vari mesi, fino a trovare a luglio una rottura definitiva con i socialisti. In quel periodo, De Lorenzo viene incaricato da Segni di formare un piano antisommossa. Moro intanto ricompone la rottura governativa. Poco prima, nel maggio del '64, De Lorenzo, confida ad un addetto militare americano la sua delusione per il fatto che il PCI continuasse a seguire la via parlamentare. Si parlò di organizzare una rivolta per togliere di mezzo il partito ed assestare la situazione politica italiana. E' proprio in questo momento che vide la luce il piano Solo, ovvero sia un atto intimidatorio per far venir meno un'intesa aperta della destra verso sinistra. Sarà proprio a luglio che ci fu il tentativo di golpe di De Lorenzo, in aperta opposizione all'ipotesi di un governo di centro sinistra. Come sappiamo, furono messi in riga elementi di una struttura clandestina conosciuta poi come Gladio, e successivo internamento degli elementi di sinistra preso le basi militari in Sardegna. Il nuovo governo, se il piano fosse divenuto realmente operativo, avrebbe visto Cesare Merzagora come presidente del Senato, che era poi rappresentate da anni a Roma, del mondo industriale finanziario del nord Italia. Sempre nel mese di luglio a Bologna, si tiene il congresso di Magistratura Democratica (MD), tra cui furono presenti anche magistrati di sinistra insieme a cattolici, ma con un progetto laico - libertario. Il PCI, presente all'evento, mantenne un atteggiamento diffidente per MD. In pochi anni, sarà interessante sapere, l'Istituzione della vecchia Magistratura verrà rimodellata ed MD avrà maggiori spazi di potere e con forte ruolo politico, contribuendo ad un cambiamento socio-politico, verso, chiaramente, una linea più modernista della società.
L'anno seguente, vide un evento importante per quanto sarebbe avvenuto dopo. Gennaio 1965, lo Stato maggiore dell'Esercito, con a capo Giuseppe Aloia, si orienta verso un addestramento per la cosiddetta guerra non ortodossa con giovani ufficiali. La denominata Agenzia D di Pino Rauti e Guido Giannettini, elogiarono questa iniziativa, e per aver formato uomini altamente addestrati contro la guerra sovversiva, per gli interessi americani. Il mese seguente, il generale Charles De Gaulle propone la necessità di una politica europea autonoma dagli USA. La politica europeista di De Gaulle vennero ben impedite, e sotto evidente strumentalizzazioni della CIA, contro De Gaulle saranno scagliate l'OAS e le contestazioni giovanili del sessantotto. Continuano intanto le varie manifestazioni di piazza, davvero molto liberal. Nel mese di marzo si manifestata (movimenti di sinistra) a Roma contro l'aggressione americana ai danni del Vietnam, ma vennero spesso interrotte da assalti della polizia. Furono le prime manifestazioni pacifiste in Italia, a proposito della guerra del Vietnam. Le manifestazioni diventeranno sempre più incisive, soprattutto dopo le notizie dei feroci crimini degli americani riguardo ai loro bombardamenti al fosforo. Il 3 maggio poi, evento fondamentale che viene riconosciuto come l'inizio ufficiale della strategia della tensione. L'Instituto degli studi militari Alberto Pollio, organizza un convegno a Roma presso l'Hotel Parco dei Principi, a proposito della guerra rivoluzionaria che viene finanziata dallo Stato maggiore dell'Esercito. La relazione venne tenuta dall'ex gerarca della RSI, Enrico de Boccard. Fra i relatori spiccava il famoso Giannettini, dei Servizi, Pino Rauti a proposito delle tattiche di penetrazione comuniste in Italia, Giorgio Pisanò, Giano Accame, Pio Filippani Banconi, che andrà a dire a proposito dell'uso di squadre addestrate a: "compiti di controterrore, in modo da determinare una diversa costellazione delle forze di potere". Tra i presenti spiccavano anche Stefano Delle Chiaie, immancabile, e Mario Merlino. Insomma, un raduno di pseudo fascisti, imprenditori, alte cariche dello Stato, che gettarono le basi per la strategia della tensione tanto voluta dalla USA-NATO. Su questo convegno, andrà a scrivere il colonnello Adriano Braschi al capo del SIFAR (Egidio Viggiani) e al generale De Lorenzo, di avervi presieduto sotto diretto ordine del Capo di Stato maggiore dell'EI, generale Giuseppe Aloia. Ricorderà un dirigente della Federazione Nazionale Combattenti della RSI, vera organizzazione fascista repubblicana, Gaspare Fantauzzi:

Coloro i quali hanno una vera fede politica, religiosa, filosofica, ecc., in linea di principio, non respingono nessuno; anzi, sanno essere duttili, generosi e concilianti quando si tratti di giudicare inosservanze o errori commessi in buona fede. Quando, però, come è avvenuto nel Convegno tenutosi a Roma nel maggio del 1965 presso l'Istituto A. Pollio, l'intera intellighènzia neofascista passò alle dipendenze dello Stato Maggiore, al fine di ingannare i propri compagni di lotta e di concorrere ad assoggettare ulteriormente la Patria al nemico, allora è sacrosanto dovere l'essere inflessibili

Il 29 giugno, l'ambasciatore americano a Roma, invia una nota classificata "secret" e "limit distribution" al Dipartimento di Stato USA, dove riassume un suo colloquio con Francesco Malfatti, consigliere diplomatico di Giuseppe Saragat. In quel documento si legge che:

Saragat ha raggiunto la conclusione che il maggior problema nella scena italiana è costituito dal Partito Comunista e che se in extremis fosse necessario è determinato a usare le Forze Armate per impedire ai comunisti di andare al potere in Italia

Notare di come Saragat fu eletto Presidente della Repubblica da meno di un anno, anche grazie a voti di comunisti. Sempre verso la fine di giugno, i Beatles di Liverpool, protagonisti del progressismo degli anni '60 e che portarono alla nascita dei Rolling Stones, vengono ad esibirsi in Italia. Altro fenomeno che portò altra ventata di forte modernismo in Italia, e dall'inizio della trasformazione di una società ormai che stava divenendo vecchia, basata molto su tutto ciò che era democristiano, vale a dire, famiglia e ruolo gerarchico e di tipo patriarcale, e la chiesa, con un ruolo forte della religione cattolica. Anche le donne iniziarono a fumare, a vestirsi con minigonne, portando un po' di blasfemia ad una società ancora in parte bigotta ma che stava cambiando anche grazie ai gruppi musicali come i Beatles, il cinema e propagande di riviste ben studiate e fatte di proposito. Manager, come l'israelita dei Beatles, Brian Epstein, saranno geniali nel far uso di quest'arma di fenomeno musicale ribelle, per far business, creando una vera miniera d'oro. Le varie band rock, di musica pop, beat, ect, furono i nuovi maestri di una generazione di giovani, che si identificarono in loro, credendo che fossero i veri padroni di una società migliore e rivoluzionari. Un fenomeno progressista in parte positivo che tuttavia degenerò in vari modi. Intanto una generazione di giovani che non sapeva distinguere la finzione dalla realtà, che porterà ben presto elementi ad abbandonare la propria personalità ed emulare i loro cantanti che non erano quello che loro credevano. Una degenerazione anche di tipo sessuale, portando successiva speculazione nella moda e nello stile, nel fortissimo utilizzo della droga e degli acidi, della trasgressione sempre più spudorata, dell'esaltazione di chiari messaggi satanici. Dai Beatles agli Stones, ai Led Zeppelin, a Lennon, ai Black Sabbath a Morrison a Steven Tyler a Jay-Z, a Paul McCartney, tutti curiosamente adulatori di Aleister Crowley e del satanismo in genere. C'è da chiedersi se tutti i milioni di fan nel mondo, sappiano almeno chi sia Crowley. Commercializzazione della violenza, dello stupro e del suicidio. Il serio ideale rivoluzionario venne meno, fatto di una nuova generazione di giovani che presto avrebbe scambiato volentieri un Martin Luther King o un Thomas Sankara per soggetti seriamente disturbanti e figli solo del business e della finzione.
Il 2 ottobre 1965, il colonnello Adriano Magi Braschi, invia un rapporto al generale Giuseppe Aloja, ne quale vi si legge che l'ATA (Associazione del Trattato Altantico) ha affermato che:

Se la minaccia militare si è attenuata, è cresciuta per contro quella della sovversione interna” e quindi alla minaccia sovversiva va contrapposta un’azione unitaria ordinata ed efficace di tutta l’Alleanza atlantica

Il 18 novembre, dopo che troppe voci iniziarono a girare a proposito del piano Solo, con decreto del presidente della Repubblica, n. 1477, i servizi segreti italiani cambiarono nomi e disposizioni. Dal SIFAR si passa al SID, diviso in tre uffici: spionaggio politico-militare all'estero, coordinamento degli agenti all'estero, Ufficio D, controspionaggio in Italia. L'Ufficio D si occupava della vendita all'estero di armi, la sorveglianza degli estremisti e dei vari movimenti ritenuti pericolosi per la NATO. Il Servizio diventerà operativo nel mese di luglio dell'anno seguente. Tornando un attimo a quel tipo di strategia propagandistica e di guerra psicologica, iniziamo parlando dell'annata 1966, per constatare la pochezza di ideale del destrismo. E' il caso del film di Gillo Pontecorvo, La battaglia di Algeri. In questo film, si mostra un'enfatizzazione ed un supporto alla guerriglia nazionalista algerina finalizzata all'indipendenza e nell'ottica di quell'anticolonialismo che avrebbe dovuto far passare le nazioni africane dalla padella (sottoscacco coloniale) alla brace, ovvero sia allo sfruttamento delle multinazionali dell'occidente. In oltre il regista, da buon israelita qual è, sfoga un certo rancore verso gli arabi, concedendo una velata simpatia ai parà francesi. Quei corpi scelti, che in larga parte presero parte all'OAS, ovverosia a quella struttura paramilitare che aiutò a soggiogare le politiche di De Gaulle in Francia, destabilizzando la regione con atti di violenza civile. Inutile dire che l'OAS era ben sostenuta dalla CIA. Quel film enfatizzava la colonizzazione e l'anticomunismo, che porterà poi un messaggio anche che sapeva molto di esperienza italiana, quando vennero gli americani a colonizzare l'Italia. Stavano facendo piacere agli spettatori, i colonizzatori. L'11 marzo, la Francia pur restando ancorata alla NATO, in quanto alleanza politica, esce dall'accordo militare. Da quella polemica, come scritto sopra, emerse la conferma di accordi segreti fra i paesi aderenti all'Alleanza. Fu proprio da lì che gli USA iniziarono a sviluppare una politica aperta verso la Spagna, che già legata agli USA, volevano farla vincolare anche alla NATO. Fu il periodo poi in Italia, di fortissimi scontri tra gli studenti e i professori, i primi contestavano quella struttura classica bigotta, moralista, o pseudo tale, e del classico sistema scolastico. Fecero parlare molto e scoppiarono molti scontri che degenerò purtroppo, con la morte di uno studente socialista, Paolo Rossi, il 27 aprile. In quel periodo molto liberal, si posero molte domande importanti ma scomode per un'Italia con una struttura non ancora abbastanza modernizzata dai mondialisti. Cose come l'atteggiamento e le idee che ha la donna nei confronti della religione, matrimonio e lavoro (periodo quindi anche poi della venuta del femminismo). Gli studenti pretendevano l'educazione sessuale a scuola, ma si discuteva anche di altre cose blasfeme, come metodi anticoncezionali e rapporti prematrimoniali. Quando terminò la strategia stragista che puntava alla destabilizzazione sociale per rafforzare e mantenere in stallo quello governativo, si consentirà a quelle forze neoradicali di prendere il sopravvento e modernizzare tutto il paese. Le ultime manifestazioni, dimostrano che i sindacati comunisti come la CGIL, iniziarono ad allinearsi un po' più verso il modello di tipo centro sinistra, CISL - UIL, firmando anche manifesti comuni. Si evidenziò la volontà del sindacato di abbandonare la via comunista per andare verso una linea economica neocapitalista. Le esigenze che si vennero a formare nel 1966, di natura internazionale, determinate dalla crisi del mediterraneo e del medio oriente, portarono poi ad attuare in poco tempo, la strategia della tensione in Italia, finalizzata ad ingessare quel tessuto socio-culturale che stava correndo troppo verso il cambiamento epocale. Il tutto, con l'aiuto di strumentalizzazioni di movimenti reazionari ed autoritari. Finito questo problema, si tornerà più forti che mai al modernismo. Alla fine di maggio, segnalerà Vinciguerra nel suo articolo "Semplice, come la verità", pubblicato nel luglio 2009, dove vennero denunciati vari ordinovisti del Veneto. Scrive Vinciguerra:

la Questura di Verona denuncia per possesso di armi e munizioni Roberto Besutti, Elio Massagrande, Marcello Soffiati, Gian Paolo Paini, Giovanni Barozzi, Alberto Miorandi, Alfredo Cristofoletti, Massimiliano D'Andrea, Marco Morin. Segnala, inoltre, gli ufficiali americani Shars e Richard Teddy, come persone in contatto con i denunciati.Nello stesso rapporto, la Questura rileva che sono stati rinvenuti decine di pistole e fucili di vario tipo, detonatori al fulminato di mercurio, detonatori elettrici, 173 saponette di tritolo, miccia detonante, 8 mine antiuomo, 3 bombe a mano MK2 e 5 barattoli di esplosivo gelatinizzante israeliano Mcl3.

Il 1966 evidenza un anno dove la strategia neoradicale a livello internazionale, tesa a sostenere la coesistenza pacifica USA-URSS, e a portare avanti le trasformazioni culturali e sociali in vari paesi del mondo.
Il 1967 si apre con un bel 5 gennaio dove viene aperta un'inchiesta amministrativa sul SIFAR, da parte del governo, a proposito del piano Solo. Da ciò, il presidente della Sinistra Indipendente, Ferruccio Parri, denuncia il tentativo di colpo di Stato di De Lorenzo. A febbraio, viene trovato suicida a Roma, dentro un auto, Antonino Aliotti, militante di Avanguardia Nazionale. Tempo addietro dimostrò di voler abbandonare il gruppo per andare verso gli ambienti cosiddetti filo cinesi. Rimasero voci che fu eliminato perché voleva 'disertare'. Si parla poi per la prima volta, nel mese di aprile, di deviazione negli apparati di sicurezza, a proposito del golpe di De Lorenzo, che venne destituito dalla carica di capo di Stato maggiore dell'esercito. Il 21 aprile in Grecia, avviene un vero colpo di Stato, pilotato dagli ambienti NATO, portando al potere i colonnelli greci. Guarda caso ciò avviene alla vigilia delle elezioni in cui molti facevano pronostici favorevoli alle sinistre. La vittoria da parte della sinistra non doveva avvenire, bisognava logicamente non far espandere il potere contrapposto. Solo anni dopo si parlò del piano Prometeo, ovvero sia un progetto NATO per fronteggiare il comunismo in Grecia. In quel periodo gli USA erano in realtà maggiormente preoccupati per la guerra arabo-israeliana. Il Mediterraneo ovviamente, doveva essere zona off limits e completamente sotto controllo NATO. A maggio, i sovietici informano Nasser, presidente egiziano, che l'esercito israeliano si stava apprestando ad attaccare la Siria. In Europa in quel momento, non doveva assolutamente muoversi e intralciare le direttive atlantiche. Israele si stava muovendo per l'espansione e andava sostenuta, per poi garantirne la sua sicurezza dopo. E' evidente che in quel periodo, mentre la strategia atlantica, quindi di tipo politico si stava muovendo per frenare i movimenti di sinistra che potevano rivoluzionare - per loro - in senso negativo il quadro politico internazionale più che nazionale, dall'altra e contemporaneamente, forze mondialiste si stavano muovendo per un forte e radicale cambiamento socio-culturale del paese. Il tutto avrebbe trovato maggior senso tempo dopo. A proposito di Israele, nel mese di maggio sempre, gli USA da bravi alleati, supportarono, come sempre, Israele, inviando molte forniture militari. Da ciò, il 5 giugno, l'esercito israeliano scatena la guerra contro i paesi arabi limitrofi, occupando subito la Cisgiordania e Gerusalemme est. Occuperà anche il Golan e il deserto del Sinai. Due giorni dopo, il rabbino Zvi Kook, nella città vecchia così affermerà: "per comando divino siamo finalmente tornati a casa…Non la lasceremo più". Sarà profetico, poiché successivamente, Israele non solo andrà via, anzi, estenderà il suo impero criminale.L'URSS si schiererà apertamente contro Israele, trascinandosi tutti gli altri paesi dell'Est europeo, ma non tutti, la Romania da sempre nelle mani del potere sionista, collaboratori di vari traffici, si metterà da parte, preferendo non andare contro la potente Israele. Nello stesso periodo, Luigi Longo contatta Mosca chiedendo l'addestramento di alcuni uomini del PCI per far fronte a possibili conseguenze negative che sarebbero ricadute sull'Italia, dalla crisi tra URSS-Israele. Mosca acconsente, e un responsabile del KGB a Roma, tale Gurgen Semenovic Agajan, invia tre uomini del PCI in Russia per addestrarli nelle tecniche cospirative, costruzione di documenti falsi e trasmissione radio clandestine. Intanto si infiltra un altro ambasciatore americano in Italia, guarda caso, di origini israeliti. Una nota informativa del 3 ottobre 1967, riferisce che Avanguardia Nazionale, smise dall'anno precedente la sua attività politica, per difficoltà finanziarie, quindi venne meno ai compiti, e portando la conseguente uscita di molti elementi. Si affermava che Delle Chiaie, il grande capo, continuò a riunire intorno a sé un gruppo nutrito di giovani, in modo tale da formare una struttura clandestina, che tanto voleva. Nella nota si accennarono anche di possibili attentati che dovevano organizzarsi contemporaneamente in vari centri, come Roma, Firenze, Genova, Milano. Su Stefano Delle Chiaie se ne sono dette molte e tante altre continuano ancora oggi. Delle Chiaie è un personaggio interessante. Uscito dall'MSI nel 1956, insieme ad Ordine Nuovo dell'amico Pino Rauti, nel '60 si distaccò da ON per fondare un gruppo giovanile che diverrà AN. Furono evidenziati rapporti con D'amato, degli Affari Riservati, ed anche rapporti con Augusto Pinochet, e ancora con l'Aginter Press di Guerin Serac. Ancora,si parlò di collusioni con cellule internazionali. L'accusa più rilevante tuttavia, possiamo trovarla nella deposizione di Guglielmo Carlucci, un ex dirigente dell'AA.RR. stretto collaboratore di D'amato. Quanto riferito proviene da uno dei tanti dossier della Commissione Stragi riguardo le indagini sul terrorismo in Italia. L'allora Commissione, era presieduta dal senatore Giovanni Pellegrino, che ebbe a dire:

Il 15 maggio 1997 nel corso della sua deposizione, come si legge nella sentenza ordinanza del GI di Venezia Carlo Mastelloni, il Carlucci ha ricordato che il Delle Chiaie era solito frequentare il dr. D’Amato sia quando il funzionario era vice direttore che nei tempi successivi quando era assunto alla carica di direttore della Divisione, trattenendosi con il Prefetto nei locali dell’ufficio. In alcune occasioni lo stesso Carlucci aveva assistito ai colloqui intecorsi tra i due. Secondo le percezioni del Carlucci, cui il Delle Chiaie era stato presentato, D’Amato, la Divisione A.R. agevolava il capo indiscusso di AN per il rilascio di passaporti, per concessioni del porto d’armi e di quant’altro interessando in discesa gli organi competenti della Questura di Roma ed estendendo questo tipo di intervento anche a qualche amico dell’estremista. Nel corso degli incontri il Delle Chiaie forniva notizie che il D’Amato, dopo essersi fatto descrivere le singole personalità degli appartenenti al gruppo di A.N. trasformava in appunti che poi inoltrava per lo Sviluppo alla sezione competente al fine di stimolare i conseguenti controlli da espletare in direzione dei militanti attraverso la squadra centrale o ufficio politico o direttamente al capo della polizia, che ove il caso, a sua volta le inoltrava al Ministero

Delle Chiaie, ancora oggi smentisce suoi legami con i Servizi. Patetico. Intanto muore nell'ottobre del '67 in Bolivia, ucciso, Ernesto Che Guevara. Fu un enorme perdita riguardo alla rivoluzione antimperialista. A novembre, nominarono capo di Stato Maggiore dei carabinieri, un colonnello, fratello di un parlamentare repubblicano con discendenza israelita, Arnaldo Ferrara.
Con il 1968 si iniziò il vero e proprio sabotaggio contro le sinistre, che le iniziarono a farle degenerare, proprio come si fece con il fascismo, portandolo sulla strada del neofascismo. Iniziarono quindi ad arrivare riviste in Italia destinate a far nascere la new left, ovviamente si riferiva alla nuova sinistra americana. Tuttavia questo lavoro di far degenerare la sinistra, inserendo la new left, era già partita a suo modo nel 1961, con la rivista Quaderni Rossi di Raniero Panzieri. Nel 1965, Renato Solmi sui Quaderni piacentini, riportava alcuni spunti teorici a proposito de "La nuova sinistra americana", portando ad influenzare la vera sinistra, con l'aiuto successivo anche dei circoli neoradicali. E' molto strano tuttavia, che queste fini menti che parlavano di capitalismo, di esaltare la lotta operai e delle contestazioni di piazza, non espressero nulla riguardo al vero pericolo, quello più potente di tutti, quello dell'Alta Finanza, che avrebbe in futuro soppiantato il capitalismo tradizionale con qualcosa di peggiore. Insomma, attaccare il piccolo potere, tenerli impegnati a livello nazionale, senza pensare a quello che stava venendo fuori e potenziandosi, il potere della finanza internazionale, delle speculazioni, delle multinazionali. Il liberismo, quello non venne toccato. Intanto a febbraio viene a far visita in Italia, Serac, capo dell'Aginter Press, ovverosia un'agenzia di stampa di Lisbona che era poi sottocontrollo della CIA per piani destabilizzanti. Yves Guerin Serac, era ex ufficiale francese appartenente dell'OAS. Molti ex membri dell'OAS passarono a Lisbona, quando era al potere Salazar. Pare che il Serac in quel periodo di visita a Roma, andò a parlare con Pino Rauti, e sembrò essere in contatti pure con Pacciardi. Tra i giornalisti dell'Aginter Press, sarà interessante sapere che c'era Giannettini. E' verosimile che il Serac sia stato uno dei registi nelle tecniche di infiltrazione tra gli anarchici e negli episodi bombaroli tra cui Piazza Fontana. Varie attività di flotte sovietiche nel mediterraneo scuotono le varie istituzioni. Il problema parte già dall'anno precedente. Il mediterraneo è punto strategico degli americani e i russi li non dovevano esserci. E' proprio questo il motivo scatenante che spinse gli atlantici ad adottare strategie destabilizzatrici sul territorio italiano. Se il PCI fosse andato al potere, nel periodo proprio dove c'erano flotte russe nel mediterraneo, sarebbe stata la fine. Bisognava mantenere gli assetti di governo, e la DC al potere, quindi un partito pro USA-Israele. E' l'anno poi del progressismo massimo, che trova il suo apice. L'1 marzo, un forte corteo del movimento studentesco, riempie piazza di Spagna. In quel caso si protestò contro gli sgomberi della polizia. La reazione degli studenti fu incredibile: non scappavano, non contrattaccarono. Alla fine si conteranno 500 studenti e 200 poliziotti feriti. Tra il movimento, c'erano infiltrati di destra che portarono a degenerare la manifestazione in violenza, portando quindi tensione sociale. Seguiranno da quella scintilla di violenza, altre degenerazioni in molte università in Italia. Dopo mesi di contestazioni in Italia, scoppia anche lo stesso fenomeno in Francia, con il passato alla storia, Maggio francese. In Francia il fenomeno venne molto pompato per destabilizzare la politica di De Gaulle. Le continue proteste rosse, portarono ad un arretramento delle destre ed un aumento di potere del PCI in Italia. Intanto manifestazioni libertarie anche in Cecoslovacchia, con messaggi molto americanizzati. Scriveva poi L'Espresso di metà giugno '68, "Il PCI ai giovani". Pier Paolo Pasolini a proposito degli eventi di Valle Giulia, scrisse una poesia:

Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli di poveri

Intanto sempre nel mese di giugno iniziano a morire misteriosamente personaggi scomodi che sapevano ed avevano documentazioni che potevano tornare molto scomode anche anni dopo. E' il caso della morte di Renzo Rocca, responsabile del controspionaggio industriale e del rapporto SIFAR-CIA. Rocca fu trovato cadavere con un buco in testa. Un suicidio si disse, ma molto strano, in oltre scomparvero sue documentazioni nel suo studio. Ci saranno altri eventi misteriosi. Carlo Ciglieri capo del Comando della III armata, fu vittima di un incidente d'auto, mentre il generale Giorgio Manes muore per un infarto lampo. Anche qui, scomparsa di documenti di Manes. Il sostituto procuratore, Ottorino Pesce, che indagava sulla morte di Rocca, moriva per infarto, ma lascerà un memoriale dove denuncerà strutture di sicurezza responsabili di aver depistato indagini. Luglio, il generale israeliano, Moshe Dayan, scrive:

La nostra generazione è stata capace di raggiungere Suez, il Giordano, le alture del Golan. Ma non abbiamo finito. Perché dopo le linee del cessate il fuoco attuali nuove linee saranno stabilite e queste ultime si estenderanno al di là del Giordano, può essere fino al Libano e può essere anche fino alla Siria centrale

Il 23 luglio, i palestinesi colonizzati dall'impero israeliano, che vide continue prese di potere illegale e massacri, e non potendo quindi combatterlo direttamente, non poté che iniziare una via del terrorismo come protesta. Fu infatti che dei palestinesi del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, sequestrano un aereo 707 della compagnia israeliana EI AI, ottenendo dopo lunghe trattative, la liberazione di 15 guerriglieri in cambio della liberazione degli ostaggi. A settembre si costituisce a Roma il Fronte Nazionale, fondato da Borghese, Remo Orlandini e Mario Rosa. Questo schieramento pseudo fascista, che doveva 'salvare l'Italia dai rossi', trova qualche appoggio finanziario da ambienti industriali, in particolare liguri, pullula peraltro di massoni. Tra le varie iniziative reazionarie, proprio li si formò il tentativo del golpe Borghese. Solamente il movimento RSI, veri fascisti, stroncheranno quell'aborto di movimento neofascista filo atlantico.
Il 1969 si apre con un film inglese "If" (se). Un film con messaggi contro l'autorità, e mostrando un movimento di studenti di un college, divenuti anarchici, ma mostrati in maniera estremista e che degenerava il violenza: spareranno contro le autorità, docenti religiosi, persino contro i propri genitori. Film pregno di un fortissimo ribellismo figlio del Sessantotto senz'altro, ma che disinformava, mistificava contro elementi etichettati come anarchici e legati ad atti violenti e barbari. A chi giovava una propaganda così negativa? Da tener presente che ci troviamo un epoca in cui le contestazioni giovanili e le lotte sociali sfoceranno in lotte armate, soprattutto in Germania con la RAF e in Italia con la sua controparte, le Brigate Rosse. Dopo pochi anni di distribuzione, da buona tattica di propaganda che sapeva molto di guerra psicologica, sparì dalla circolazione, e non venne neanche successivamente prodotto in VHS e DVD (se non in USA). Il suo compito era terminato. Mettere in cattiva luce certi ambienti era fondamentale e bisognava etichettare certi movimenti insurrezionalisti come violenti, come terroristi. Chi è informato, sa benissimo che le BR non iniziarono con atti violenti, ma moderati. Altri elementi ed ambienti esterni, contribuirono poi a far degenerare le BR in violenza. L'8 febbraio, un attentato dinamitardo avviene al Palazzo Madama, ed anche se non fu rivendicato, passò come uno dei primi atti della strategia della tensione. A fine mese poi, si presenta a Roma il Presidente Nixon. L'ambasciatore italiano, Egidio Ortona annota: "Al Quirinale, Saragat e Nixon si ritirano per un incontro a quattrocchi: deplorevole dispregio dei diplomatici…" Tutt'altro andrà a dire Il Secolo d'Italia dell'MSI, che ovviamente, non poteva che avere un comportamento di sottomissione agli americani. Si legge: "Attenzione Nixon! L'Italia si prepara a tradire gli impegni atlantici sottoscritti con gli Stati Uniti e a portare i comunisti al potere". Il bollettino della FNCRSI, scrisse una canzonetta stupenda in proposito: "Trallallà, Trallallà le chiappe a Nixon andiamo a leccà".
Il 21 marzo, su un bollettino chiamato "Terra e libertà" di Milano, Pietro Valpreda, il primo incriminato per la strage di Piazza Fontana, scrisse:

Che gli anarchici facciano scoppiare le loro bombe solo in zone isolate è falso. Abbiamo visto dove sono scoppiate e possiamo dire che non sempre, anzi quasi mai scoppiano in zone isolate... Centinaia di giovani sono pronti ad organizzarsi per riprendere il posto dei nemici dello Stato e a gridare né dio né padrone, con la dinamite di Ravachol, col pugnale di Caserio, con la pistola di Bresci, col mitra di Bonnot, le bombe di Filippi e di Henry. Tremate borghesi! Ravachol è risorto

Perché scrisse ciò? Cosa voleva ottenere? Era parte di una strategia provocatoria? Resta il mistero sul reale comportamento di Valpreda, anche rispetto agli attentati, e del coinvolgimento anche dei movimenti di sinistra e degli anarchici. Nell'eccellente "Il segreto di Piazza Fontana", Paolo Cucchiarelli, fa ben intendere che in realtà, gruppi anarchici avevano partecipato a vari attenti ispirati, ma che erano certo organizzate da strutture segrete di altro genere. Il libro è corredato con una foto che mostrava un manifesto molto interessante, che doveva accompagnare gli attentati di Milano del 1969, che venne fatto subito sparire. Lo stile era chiaro: autodenunciava la strumentalizzazione da parte di strutture segrete contro i movimenti anarchici, utilizzati come capri espiatori. Quelle strutture adottavano una strategia di propaganda e guerra psicologica analoga a quella dell'Aginter Press di J. Serac. Continuano intanto ad esplodere ordigni ma senza mietere vittime. Un ordigno verrà fatto esplodere al Ministero della Pubblica Istruzione, esplosivo analogo poi a quello utilizzato all'attentato di febbraio. Il 31 marzo, altro ordigno esplode a Roma, a Palazzo di giustizia di Piazza Cavour. Questa volta l'attentato riportava la rivendicazione di carattere anarchico internazionalista, firmata da una fantomatica "Marius Jacob". Esplosivi non certo facili da reperire, si scoprirà che alcuni di essi erano di proprietà di Marcello Brunetti, imparentato con Enzo Maria Dantini, noto esponente di estrema destra. Le indagini si chiusero intorno ad un gruppo pseudo anarchico, di Pietro della Savia, fratello di un altro anarchico ed amico del Valpreda.Tuttavia l'elemento dimostrerà collegamenti con la destra, quindi rimasero fortemente dubbio il movente che fosse un gruppo anarchico. Dantini sarà invischiato ad alcuni attentati in Sud Tirolo negli anni sessanta, attentati peraltro che videro la complicità dei Servizi e dei carabinieri. Il Dantini dimostrava grande intelligenza, e divenne docente all'Università di Roma in tecniche minerarie, e risulterà molti anni dopo, presente in una lista di 'gladiatori negativi', ovvero non ritenuti particolarmente adatti a strutture come Gladio, ma lasciati comunque in sospeso. Verso fine aprile scoppiano due bombe incendiarie alla Fiera campionaria e all'ufficio cambi della stazione ferroviaria. L'esplosione provocherà molti feriti ma nessun morto. I colpevoli vennero identificati immediatamente, ancor prima delle indagini: si puntò il dito contro i soliti anarchici, dato che articoli precedenti avevano creato un terrore mediatico nei confronti di questi gruppi, ed ora tutti pensavano fossero cellule terroriste. Verranno infatti arrestati alcuni anarchici, ma verranno scarcerati poco dopo, il 7 dicembre per mancanza di prove. Prima di allora, gli anarchici verranno sospettati di altri attentati che non provocarono morti, come quelle messe all'interno di alcuni treni in estate. Per quel fatto, vennero condannati Franco Freda e Giovanni Ventura. Per quello scandalo, verrà fuori la vicenda della cosiddetta cellula neofascista padovana, organizzatrice di attentati false flag. A proposito di quella cellula, dirà Pellegrino della Commissione Stragi, allora da lui stesso presieduta:

Il gruppo, inizialmente, era stato definito “fanaticamente antisemita”. La definizione non è esatta. Infatti sia Martino Siciliano che altri testimoni hanno spiegato che all’interno del gruppo ordinovista veneto c’erano due linee: une decisamente antisemita; un’altra filo-israeliana. Questa seconda linea derivava dalla considerazione che Israele rappresentava uno dei bastioni dell’occidente nella lotta al comunismo. Tra l’altro, sia Siciliano che Vinciguerra e Digilio hanno parlato ampiamente di due presunti agenti del Mossad, Foa e Alzetta, che mantenevano contatti operativi con i neofascisti ed avevano organizzato corsi di addestramento militare in Israele per i militanti dell’estrema destra

Presenza del Mossad. Interessante. Una relazione del SID datata 11 maggio, scriverà di una riunione fra Borghese e gli armatori genovesi, avvenuta il 12 aprile sempre nel 1969:

Il comandante Borghese, nel corso di una riunione con esponenti del mondo armatoriale genovese, ha deciso la costituzione di ‘gruppi di salute pubblica’ per contrastare – anche con l’uso delle armi - l’ascesa al potere del Pci

Ricorda Vinciguerra nel suo articolo "Da Gerusalemme a Piazza Fontana" nel luglio 2008, di un evento del 25 maggio 1969:

riferendosi alla necessità per gli Stati uniti di sostenere il regime militare greco, il senatore americano Stewart Simmington afferma: "Il Libano nella primavera del 1967 ha impedito alla nostra flotta l'accesso ai suoi porti. Le ultime due volte che la nostra flotta ha visitato la Turchia si sono verificate violente manifestazioni anti¬americane. Queste correnti divengono sempre più forti e se in Grecia le cose non andassero come vanno, nel Mediterraneo ci sarebbero pochissimi porti - se non nessuno - disposti ad accogliere le nostre navi senza azioni di disturbo. E siccome noi reputiamo necessario il mantenimento della nostra flotta in quel mare chiuso, questa è la ragione maggiore del nostro sforzo affinché le cose permangano stabili nel Paese in questione - cioè la Grecia

A luglio scissione ancora nei partiti politici. Il PSU, Partito socialista nato nel 1966 dalla fusione del PSI e del PSDI. Si formano quindi i nuovi PSI e PSU, che diverrà in seguito PSDI. Il 5 luglio ci sarà una forte crisi di governo a tre: DC-PSU-PRI, guidato da Mariano Rumor. Queste scissioni e instabilità politiche fecero estremamente comodo in quel periodo in modo tale che non si venissero a creati assetti ed alleanze che potevano ostacolare gli atlantici. Come già accennato precedentemente, tra l'8 ed il 9 agosto, altri ordigni esploderanno, in contemporanea. Si conteranno ben 10 attentati a convogli ferroviari. 12 feriti. L'opinione, come già detto, andava a colpire i movimenti anarchici, e infatti si formò da pochissimo il circolo anarchico 22 marzo, con presenti quel Mario Merlino che presenziò al meeting Hotel Parco dei Principi sulla guerra rivoluzionaria, e Valpreda. Si punto il dito contro la cellula padovana. A settembre, Gheddafi, il potente della Libia, formalizzerà contro gli USA, portando ancor più problemi e creando instabilità nel controllo del Mediterraneo da parte degli atlantici. Inizia lo stesso mese il famoso autunno caldo, grandi movimenti dei lavoratori che manifestavano per il rinnovo dei contratti di lavoro di recente scaduti. Grande unione e presenza dei sindacati come non la si vedeva da sempre nel paese. Gli scioperi furono enormi così come le adesioni che arrivarono al 95%. Il clima si stava facendo estremamente instabile, per colpa di molti fattori: prima Gheddafi, poi le troppe manifestazioni. Quanto avvenne il 7 novembre ce lo racconta di nuovo Vinciguerra, in un suo articolo pubblicato nel 2000:

a Viareggio si svolge presso lo studio dell’avvocato Giuseppe Gattai una riunione che raccoglie altri ‘salvatori della Patria’ del calibro di Adamo Degli Occhi, Carlo Fumagalli, il presidente del tribunale di Monza Giovanni Sabalich, l’ammiraglio della riserva Giuseppe Biagi, il missino Franco De Ranieri, Raffaele Bertoli ed altri ancora che ritroveremo puntualmente nelle tappe successive della ‘strategia della tensione’. La riunione è patrocinata, dirà Adamo Degli Occhi al giudice istruttore di Brescia Giovanni Simoni, alcuni anni più tardi, da Amintore Fanfani e Randolfo Pacciardi ai quali, evidentemente, una manovalanza solo missina non basta, gliene serve altra qualificabile di centro e magari con un passato di partigiano ‘bianco’ come Carlo Fumagalli, notorio terrorista legato al ministero degli Interni. Nasce così la ‘Lega Italia unita’ che rappresenta il parallelo organismo di centro del Fronte nazionale a destra, ambedue ufficialmente apartitici. Di cosa si è parlato nel corso della riunione, lo rapporta una ‘fonte confidenziale’ alla polizia il 24 marzo 1970: “Si sarebbe esaminata l’opportunità di compiere azioni di forza, non esclusi attentati” e Carlo Fumgalli si sarebbe attivato impegnandosi a raccogliere armi “appoggiandosi ad un deposito militare della zona”

Verso fine novembre le manifestazioni trovano il loro acme, anche perché furono pilotate da tattiche di propaganda come il giornale Lotta continua che influenzarono molto gli ambienti di sinistra, incitando alle lotte, manifestazioni, alla controinformazione e al volantinaggio. Dietro quel giornale vennero successivamente identificati elementi della CIA. Così, le manifestazioni degenerarono enormemente, la tensione arrivò alle stelle, fino a quando non muore un agente della polizia, Antonio Annarumma di soli 21 anni. La morte ovviamente, si fece sentire molto, e quel momento fu particolarmente propizio per attuare l'inizio della strategia della tensione e strumentalizzare l'ala delle sinistre. Nello stesso mese, ma si seppe solo molti anni dopo - come al solito - arriva a Firenze presso il PCI, questa segnalazione:

L’amico massone ci ha fatto sapere che gruppi fascisti si agitano, hanno armi… Una decina di giorni fa due missini, ascoltati per caso da un nostro compagno, dicevano che il 14 – 15 dicembre p.v. ci sarebbe stata una “grossa cosa nazionale” che dovrebbe “creare nel paese un grosso fatto nuovo

Il 2 dicembre, Valpreda viene rimesso in libertà dopo che venne arrestato a metà novembre a Roma per una strana aggressione. Valpreda, una volta rilasciato, gli venne indicato di recarsi a Milano per problemi con la giustizia. Si inizia così a confezionare il capro espiatorio. Il 10 dicembre, una testimonianza analoga a quanto arrivato presso il PCI, tratta la successiva strage di Piazza Fontana, che accadrà proprio il giorno dopo. Il testimone fu Franco Comacchio, che racconterà di come Angelo Ventura, fratello di Giovanni, quel giorno del 10 dicembre del '69, mentre era di ritorno dall'Aeroporto di Venezia ebbe a dire al fratello: "tra poco sarebbe avvenuto qualcosa di grosso; in particolare una marcia di fascisti a Roma e qualcosa sarebbe avvenuto nelle banche".

12 dicembre 1969, Milano, esplode un ordigno nella Banca Nazionale dell'Agricoltura, che provocherà la morte di 17 persone e il ferimento di altre 88. Altre bombe esplodono a Roma e all'Altare della Patria. Nel primo (colpita la Banca Nazionale del Lavoro), avremo 14 feriti, nel secondo, alcun ferito o morto. Un'altra bomba non esplode alla Banca Commerciale di Milano, ma sarà fatta deflagrare da una squadra di artificieri che comunque distruggerà ogni reperto. In quel momento dell'attentato, gli assetti di maggior potere in Italia erano così formati: Saragat presiedeva il Quirinale, presidente del consiglio dei ministri era Rumor; ministro degli interni è Franco Restivo e della difesa Luigi Gui. L'allora capo del SID era l'ammiraglio Eugenio Henke, e agli Affari Riservati c'era D'amato. Angelo Vacari, era capo della polizia, e Capo di Stato maggiore dei carabinieri, il colonnello Arnaldo Ferrara. Dichiarerà il 7 settembre 2000, il senatore a vita Paolo Emilio Taviani, davanti la commissione per le nuove indagini in merito Piazza Fontana:

La sera del 12 dicembre 1969 il dottor Fusco, defunto negli anni '80, stava per partire da Fiumicino per Milano, era un agente di tutto rispetto del SID … Doveva partire per Milano recando l’ordine di impedire attentati terroristici. A Fiumicino seppe dalla radio che una bomba era tragicamente scoppiata e rientrò a Roma. Da Padova a Milano si mosse, per depistare le colpe verso la sinistra, un ufficiale del SID, il Ten. Col. Del Gaudio

L'anno seguente, la figlia del Fusco, che incolpava il padre per non aver impedito la strage, conferma la versione del Taviani. Quest'ultimo seppe del fatto da un religioso e confermato poi da Miceli. La testimonianza di Anna Maria Fusco, fa riferimento ad un non identificato colonnello dei carabinieri, faceva configurare tutti gli elementi per considerare il fatto una strage di stato con l'uso di elementi di destra. La colpa e la strumentalizzazione immotivata ed ingiusta verso le sinistre avvenne subito. Lo stesso 12 dicembre 1969 sebbe a dire Luigi Calabresi dell'ufficio della Questura di Milano ad un quotidiano: "E’ in questo settore che noi dobbiamo puntare: estremismo, ma estremismo di sinistra… dissidenti di sinistra: anarchici, cinesi, operaisti". Anche il caro capo della polizia, Vicari, mosse i fili a far subito iniziare le indagini verso movimenti anarchici e di sinistra. Dopo i funerali nazionali il 15 dicembre, Mariano Rumor spinge per un governo di centrosinistra ed una chiusura al comunismo. Ecco la strumentalizzazione di un'ala che in seguito non c'entrerà nulla con i fatti qui raccontati. L'apice riguardo al voler incolpare l'ala anarchica avverrà nella mezzanotte del 15 dicembre, quando cade dal quarto piano della Questura di Milano, l'anarchico Giuseppe Pinelli, arrestato tre giorni prima. Si attesta suicidio, ma non ci crederà nessuno. Susseguirono moltissime indagini. Dopo questo fatto, si punterà sul Valpreda, proprio li pronto a Milano. Intanto la strategia funzionò bene, infatti, come logico aspettarsi, si bloccheranno per un certo periodo le forti manifestazioni che si videro protagoniste fino a qualche giorno prima la strage.


Continua
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10/05/2013 14:38

Sto continuando a scrivere - dopo un po' di pausa per dedicarmi anche ad altro - e guardate qua cosa ha avuto ad affermare Imposimato..


Imposimato: “Andreotti, insieme a Cossiga, fu il carnefice di Aldo Moro

-Redazione- 10 maggio 2013- Giulio Andreotti e Francesco Cossiga sono «i carnefici di Aldo Moro», ha affermato il giudice Ferdinando Imposimato.
Andreotti e Cossiga «hanno impedito un blitz coordinato dal generale dalla Chiesa e dal questore Santilli per liberare Moro dal covo di via Montalcini, favorendo la sua uccisione da parte delle Br, perche volevano la sua morte».

www.articolotre.com/2013/05/imposimato-andreotti-insieme-a-cossiga-fu-il-carnefice-di-aldo-mor...

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10/05/2013 16:09

infatti lo capì molto bene la vedova che rifiutò i funerali di stato e mandò in quel paese alcuni democristiani di allora....
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Utente Esperto
11/05/2013 23:43

La famiglia di Moro raccontò che fu Kissinger a minacciarlo di morte. La famiglia consigliò a Moro di abbandonare la vita politica, ma lui volle continuare. Moro aveva contro gli arabi estremisti e tutta Israele, voleva dei patti e dei legami con la sinistra, per creare un governo di larghe intese, e questo non andava bene a nessuno, quindi nemmeno gli USA e nemmeno all'URSS. Per quanto riguarda Imposimato, c'è da dire che fece il nome del collega Emilio Alessandrini che all'epoca delle indagini, vide come mandanti delle stragi il Bilderberg, il famoso circolo di mondialisti. È poi storia che Alessandrini venne assassinato da Prima Linea, e di come fu Cossiga ad aiutare il figlio di Donat-Cattin, a sfuggire all'arresto, dato che emersero prove che lo collegavano all'assassinio del giudice.
[Modificato da Ale-95 11/05/2013 23:43]
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Utente Esperto
18/05/2013 13:57

Continuo..

Il 1970 si apre con le prime due morti occulte legate alla strategia stragista. Viene assassinata il 18 gennaio Carla Gruber, amante del fascista Luberti. La Gruber stava per fare scottanti rivelazioni sulla strage di Piazza Fontana. Il 28 gennaio, viene trovato cadavere Armando Calzolari, tesoriere del Fronte Nazionale. L'inchiesta chiuse il caso come "suicidio". Viene indicato nel libro d'inchiesta "La strage di Stato" come un elemento legato a gruppi neofascisti, e che questi ultimi lo avrebbero eliminato perché stava per rilevare fatti indicibili. L'ultima inchiesta chiuse il caso come "omicidio ad opera di ignoti". Come già accennato precedentemente, nella metà di gennaio, prende il potere Geddafi, primo ministro, presidente di una giunta militare rivoluzionaria. Sotto Gheddafi, la Libia divenne ufficialmente anti-USA, e quindi complicando la situazione del mediterraneo. Se l'Italia era sottocontrollo, non si poteva dire lo stesso per la Libia. Intanto continua una ventata progressista e che via via si stava allontanando da quel contesto reazionario, fascista o neofascista, comunque autoritario, verso quindi un modernismo. Riprendono infatti alcuni movimenti di protesta, soprattutto quello degli studenti, e anche qui la polizia carica violentemente. E' evidenti che certi ambienti del destrismo più spudorato e deviato, servivano solo a degli sporchi scopi e lavori clandestini, ben presto avrebbero fatto scarica barile. Per ora bisognava solo strumentalizzare le sinistre e quindi ben vengano i circoli destristi. Il 20 gennaio avviene un fatto da tener bene in considerazione. Un quotidiano comunista, l'Unità, riferendosi ad un articolo di un giornale inglese, che indicava nel Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, l'ideatore della strategia della tensione, quindi responsabile della strage. Incredibile ma vero. Non solo, Saragat, si legge, sarebbe stato spinto da potenti forze economiche. L'obiettivo finale, sarebbe stato sciogliere il Parlamento. La stessa fonte riferiva che quell'oscuro segreto era conosciuto da tutti nella nazione, ma che non si poteva né dire né scrivere. E' verosimile che quella fuga di notizie non fosse un caso fortuito, ma una strategia legata ad interessi nazionali e intelligence in contrapposizione. Intanto si alza la temperatura a livello intenzionale nei primi giorni di febbraio. A Mosca, il primo ministro, Aleksej Kossighin, informa il presidente americano, inglese e francese, della decisione sovietica di armare l'Egitto, se Israele non smette i suoi attacchi. Così, poco dopo, arriva a Mosca una delegazione dell'OLP, guidata da Yasser Arafat. A metà mese, il battagliero e guerrafondaio Nixon darà un avviso che suonava come minaccia, di qualsiasi tentativo dell'URSS a proposito nello stabilire un loro potere in Medio Oriente, tanto amato agli USA. A maggio, l'ambasciatore Egidio Ortona prenderà degli appunti a proposito dell'idea di Aldo Moro (contro Israele e pro agli arabi moderati), di recarsi al Cairo e stoppare la fornitura di armamenti americani e sovietici ai due contendenti. Chiaramente Israele non poteva permetterlo e nemmeno gli americani. Un evento positivo arriverà lo stesso mese per i lavoratori, dato che viene varata la legge 300/70, passata come Statuto dei lavoratori. Rispetto al clima reazionario degli anni '50 e '60, questo fu un esempio di progressismo, ma questa legge si rivelerà in seguito minimale o fittizia riguardo all'aiuto dato agli operai. Verso la fine del mese di giugno, viene pubblicato un libro dal titolo La strage di Stato, edito da Simonà & Savelli, un vero e proprio primo documento di controinformazione (eravamo a soli due anni di distanza dal grande fenomeno del progressismo e tra i vari fenomeno c'era appunto quello della controcultura). Il libro trattava gli attentati del dicembre 1969. Alcuni autori che contribuirono alla stesura del libro, resteranno ignoti, ma fu accertata la presenza di alcuni avvocati e magistrati del CPG (Collettivo Politico Giuridico), come Marco Ligini, Giuseppe Mattina, Edoardo Di Giovanni. Il libro mostrava chiaramente molti dati (alcuni tuttavia inesatti) che sembravano provenire proprio dagli ambienti di Intelligence, e si suppone dai servizi dell'Est, ma anche da parte del SID che forniva informazioni su Avanguardia Nazionale di Delle Chiaie, che era, si presuppone almeno, di aperta rivalità con l'Ufficio Affari Riservati di Federico D'Amato. La pubblicazione di quel libro fu comunque molto interessante, poiché era una voce fuori dal coro in un periodo, il '70, di totale controllo, quindi come si può spiegare questo forte fenomeno di controinformazione, peraltro in un periodo dove bisognava fortemente strumentalizzare le sinistre e i circoli anarchici, difendendo i salotti del neofascismo? Le strutture interne della politica rossa, ovviamente tutte legali e legittime come i vari Sindacati, il famoso PCI ed anche il PSI, perché furono supportate anche da evidenti aiuti di settori nazionali ed internazionali, finalizzato poi a pubblicare un chiaro messaggio che andava esattamente contro la versione ufficiale tanto voluta dal regime imposto? E' chiaro che c'era un'altra forza che voleva che si continuasse una certa strada di progressismo e quindi di controinformazione.

Tornando ad un paio di esempi che ci vengono dalla cinematografia, grande potere di propaganda come abbiamo visto, poiché il cinema è sempre stato lo specchio dei grandi cambiamenti sociali e storici. Molte volte il cinema anticipava certi avvenimenti, a volte con messaggi velati altre volte molto diretti non molto difficili da cogliere un po' per chiunque. Il punto è questo. Certe lobby hanno sempre appoggiato l'industria cinematografica, in particolare quelle di tipo finanziario che potevano chiaramente supportare gli alti costi di certe produzioni. Il cinema serviva per veicolare certe ideologie, quasi sempre di tipo progressista, abituando le masse a graduali cambiamenti. Come la televisione e la radio, anche il cinema fu strumento potente, come fosse una maestra che dava da imparare una nuova lezione ai vari alunni. E' chiaro che uno strumento potente come il cinema era ben visto, poiché era una vera evoluzione del controllo e dell'indottrinamento delle masse. Collegandoci quindi a questo ragionamento, non è un caso che proprio nel 1970 nel circuito cinematografico internazionale, tra gli altri ovviamente, venne fuori un bel film, molto incisivo che denunciava il destrismo e i complotti reazionari. Il film si intitolava "Z, l'orgia del potere" di Costa Gravas. Perfetta lezione sul grande schermo, per spiegare cosa accadeva anche in Italia? Sempre nei primi anni '70 uscirono altri svariati film demenziali, più o meno di destra, che mostravano messaggi imperniati sulla polizia che faceva bene il suo dovere, mentre la magistratura, con le sue collusioni, finisce per sabotare il lavoro delle forze dell'ordine, e quindi stimolando sempre più criminalità. Queste però sono produzioni di scarso peso sociale, tuttavia erano due forze contrapposte che si davano battaglia al cinema. Un film che dovrebbe sempre essere citato quando si vuole fare un discorso di questo tipo, è il film di Marco Bellocchio del 1971, "Sbatti il mostro in prima pagina". Quel film era illuminante perché in qualche modo si andava a raccontare la storia di Valpreda, cioè di come si andavano a creare dei perfetti capri espiatori, di come si poteva criminalizzare un individuo, invece innocente, per inserirlo in fatti geopolitici, sovente legati a stragi o forti scandali. Un altro film era l'Amerikano, del 1972, sempre di Gravas, che portava a simpatizzare la lotta armata clandestina e svela in oltre le trame della CIA. "Vogliamo i colonnelli", di Mario Monicelli, del 1973, ridicolizza addirittura tutta la destra neofascista desiderosa di stati d'allarme nazionali e tentativi di vari golpe, collegando poi la presenza di FF.AA e della DC opportunista. Questo film fu molto forte nei messaggi contro una classe politica dominante per generazioni in Italia, e andrebbe visionato ancora oggi per meglio comprendere di come l'industria cinematografica dava ottimi spunti per far riflettere le persone e di cosa stava realmente accadendo al paese in quegli anni. "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" di Elio Petri, del 1970, mostrava una polizia grottesca e corrotta, e nel film di Giuliano Montaldo del '71, "Sacco e Vanzetti", viene rivalutata sorprendentemente l'immagine degli anarchici, mostrando il vero volto del male, ovverosia chi era il vero potere, che in realtà strumentalizzava i salotti degli anarchici per i loro fini di controllo. Da non dimenticare anche "Il caso Mattei" di Franco Rosi del '72, dove veniva ben evidenziato i pericoli di cui andò in contro il famoso politico che voleva sfidare un certo potere cui era vincolata l'Italia. Questi sono esempi di materiale italiano che andrebbe visionato, è sorprendentemente di come già all'epoca c'erano dei chiari messaggi progressistici, di controinformazione, anticonformisti, rivoluzionari, che andavano reagendo a quel potere che strumentalizzava sinistre e anarchici. Nel 1975, il film "I tre giorni del condor" di S. Pollack mostrava la spietatezza dei servizi segreti, ma, sorprendentemente, introduce anche la figura del servizio deviato, della CIA parallela, o il film di Elio Petri del '76, "Todo modo", dove veniva mostrata la mostruosità del sistema di potere democristiano. Perché, se è come si pensa, la strategia della tensione, serviva per mantenere un paese congelato e sotto un certo tipo di controllo di un solito potere che mai aveva intenzione di andare via, arrivando ad atti di stragi per fini reazionari e successivamente per imporre uno stato autoritario di tipo militare, si finiva poi per far pubblicare materiale di ben altra natura? C'è una chiara contraddizione, perché si diede non poco risalto a quei film di controinformazione e che portava ventate molto progressiste. Infatti da lì a poco, sarebbe nata una politica che avrebbe ben supportato ufficialmente l'offensiva progressista, quindi abbandonando completamente i salotti neofascisti e reazionari che avevano ormai fatto il suo tempo, erano vecchi e non servivano più.

Tornando alla nostra cronologia degli eventi, ci ritroviamo al 9 luglio del '70, quando Delle Chiaie scompare dopo che fu chiamato a testimoniare al Palazzo di Giustizia a Roma. Oggetto di quell'interrogazione, era rispondere ad alcune domande a proposito dell'alibi avanzato oppure fornito a Mario Merlino per il 12 dicembre pomeriggio a proposito dei fatti di Piazza Fontana. Su Delle Chiaie fu pronto un mandato d'arresto ma scappò via e rimase latitante per ben 17 anni, spostandosi in Spagna e poi in America Latina, ma non furono ignote ai servizi segreti suoi ritorni in incognito in Italia. Venne arrestato a Caracas nel marzo 1987 ed estradato in Italia. Il 22 luglio a Gioia Tauro, una carica esplosiva viene fatta detonare portando a deragliare il treno Freccia del Sud, che conterà 6 morti e 54 feriti. Alcuni depistaggi si mossero subito dopo l'evento, cercando di incolpare i macchinisti, che vennero anche incriminati ma successivamente assolti. Poco prima della strage, a Reggio Calabria scoppiarono alcuni moti, e non poteva non esserci un nesso tra i due eventi, anche se poi dietro c'erano sicuramente anche altri motivi, come attesteranno anni dopo due pentiti, uno della n'ndrangheta ed uno di destra. Il 28 agosto, un agente Polfer della stazione ferroviaria di Verona, rinviene una valigia piena di esplosivo. Un ricatto? Di certo sapeva molto di anticipazione a proposito di quanto accadrà dieci anni dopo alla stazione di Bologna. Intanto quello fu un periodo di continui attacchi dinamitardi. Tra il 7 ed il 9 settembre, a Reggio Calabria sono compiuti 4 attentati, seguiti da ben due bombe sui treni. Il 30 settembre, il Ministro degli Interni, Restivo, annuncia che dal 14 luglio al 23 settembre, furono contatti ben tredici attentati dinamitardi: sei assalti alla prefettura e quattro alla questura. Una guerriglia urbana in piena regola. Torniamo un attimo indietro. Il 17 settembre a Milano, spuntano fuori le neonate Brigate Rosse, che iniziano le loro prime famose azioni incendiarie. Le BR in quel caso, incendiano l'autorimessa di Giuseppe Leoni, un dirigente della Sit Siemens. Fu la prima azione di sabotaggio da parte delle BR. Dalla fine del 1969 in poi, alla sinistra del PCI, iniziò a prendere piede una tendenza verso la lotta armata, sia come risposta agli attentati ritenuti "di Stato", sia per il vuoto lasciato dal revisionismo del partito e della sua rinuncia a qualunque azione rivoluzionaria. In quel contesto, verranno anche aiutati e coperti da chi aveva interesse sia ad indebolire il PCI sia a far continuare la scia di violenza del paese, infatti, le stesse BR seguiranno una via degenerativa che porterà ad omicidi mirati. Intanto iniziano ad avvenire delle mobilitazioni dove posizioneranno uomini giusti in punti chiave. Il 28 settembre muore al Cairo il presidente egiziano Nasser. Il presidente era l'unico che ancora teneva in piedi il fronte arabo. Alla sua morte andò al comando l'ambiguo Anouar El Sadat, e fu una manna per l'occidente. Alla presidenza, El Sadat capovolgerà tutto il sistema che aveva a cuore Nasser. Agli inizi del maggio 1971, Sadat destituirà il vice presidente Ali Sabri ritenuto filo sovietico. Nel luglio dell'anno seguente, chiederà all'Unione sovietica di ritirare dal paese tutti i suoi consiglieri militari. Nell'ottobre del 1970, seguendo la scia degli uomini giusti ai punti chiave, abbiamo l'ammiraglio Gino Birindelli che viene posto al comando delle forze navali del sud Europa. L'ammiraglio Eugenio Henke, lascia la direzione del SID e prende il posto di Birindelli al comando della Squadra navale. Il generale Vito Miceli del SIOS esercito, passa al comando del SID. Sempre nel mese di ottobre, grande attacco della Federazione Nazionale Combattenti dell'RSI, che in un suo Bollettino, attacca la politica di Borghese, definendolo:

un Fronte di cartapesta, che si regge (non si sa fino a quando) a suon di ottima carta moneta. Portatore di nessuna idea, né vecchia né nuova, esso vorrebbe riesumare uomini ed ambienti logori e squalificati, nel tentativo di allestire un contraltare all'attuale classe dirigente. Siffatto coacervo di interessi, di velleitarismi e di mal sopite libidini di potere raccoglierebbe adesioni nei più disparati ambienti: da certo social-pussismo, a certi ambienti curialeschi, al solito comandante, ai residui circoli monarchici, al MSI ed alle sue organizzazioni parallele, alle varie avanguardie, gli ordini nuovi, le vere italie, certi militari a riposo, una certa loggia; sarebbe nelle grazie di non poche cosche mafiose e della destra DC

La FNCRSI, a proposito degli intenti che si prefiggeva, avrà a dire:

L'iniziativa - che non può ovviamente avere nulla a che fare con il Fascismo - ha galvanizzato numerosi ex-fascisti da tempo abbandonati a se stessi in quanto ormai idealmente logori e sfiduciati e pronti quindi ad abbracciare l'ignobile professione dei lazzari. Sarà certamente l'ultima loro lazzaronata; l'iniziativa infatti è destinata ad abortire per intrinseca incapacità politica degli eterogenei ispiratori e propugnatori. Ove però, per una eccezionale quanto improbabile concomitanza di interessi interni ed esterni, il "Fronte" riuscisse a dare qualche frutto, questo risulterebbe più antifascista del sistema attuale. Starsene lontani quindi, oltre che ad una imprescindibile opportunità politica, risponderebbe ad un preciso imperativo morale

Era ancora l'unica vera voce del reale fascismo in Italia. Il 9 novembre muore Charles De Gaulle, mai disposto a vincolare la sua Francia alla NATO. Purtroppo per lui e la sua memoria, sarebbe ben presto nata dopo la sua morte, una politica in europa che alleggerirà i contrasti tra politica americana, sicurezza atlantica e la Francia. Insomma, prima Nasser in Egitto ed ora De Gaulle in Francia. Bei tempi per gli atlantisti. Intanto una ventata di modernismo avverrà ai primi di dicembre, quando diviene Legge dello Stato il divorzio. Il 5 dicembre, a Varese, Dario Fo mette in scena uno stupendo spettacolo chiaramente di controcultura che va a colpire il potere. Lo spettacolo intitolato "Morte accidentale di un anarchico defenestrato", era un evidente richiamo alla misteriosa morte dell'anarchico milanese Pinelli, interrogato in seguito ai fatti di Piazza Fontana. Ci furono interventi da parte della polizia, ma fu inutile: il momento storico, il teatro politico di Fo, che univa ottima informazione, divertimento e stimolava dibattiti pubblici, portarono la venuta di 400 mila spettatori e centinaia di repliche, evento di fatto, incontrollabile e non censurabile. In merito al teatro di Dario Fo (per altro, eccellente), non a caso, premio Nobel, vennero osservate le sue azioni pregne di guitti ebrei, azioni che letteralmente hanno demolito la spietata Chiesa cattolica, e nemmeno una parola su Israele, protagonista di continui massacri e pulizia etnica ai danni dei palestinesi. Certamente Fo fece un ottimo lavoro, ma fu molto strano che mai spese parole contro i crimini del sionismo. E' evidente che su quello calava una vista censura o forse al Fo non dispiaceva. La notte tra il 7 e l'8 dicembre, si inscena la famosa farsa del cosiddetto Golpe Borghese. Si dirà a proposito dei preparativi del golpe, che il piano venne ultimato il giorno 5 negli uffici di Remo Orlandini. Si dirà che furono mobilitati oltre mille appartenenti alla ndrangheta, così come a cosche mafiose della Sicilia. Si avranno poi complicità da parte del Ministero degli Interni al Viminale, e un pentito, Carmine Dominici, affermerà di come militanti di Avanguardia Nazionale erano in contatto con apparati dei carabinieri pronti a svolgere operazioni comuni. Anche il SID fu al corrente di un tentativo di golpe, e altrettanto lo era la CIA, e addirittura qualcosa di più come sappiamo oggi grazie alla documentazione americana declassificata. Giorgio Almirante telefono al ministro degli Interni, Restivo, per verificare la sua complicità al golpe. Si palesava quindi anche la sua complicità al colpo di Stato. Si ebbene successivamente negli anni, l'impressione che per un'impresa di così grandi proporzioni, che il numero dei partecipanti non era sufficiente per la riuscita dell'operazione. Colpisce poi la presenza di molti affiliati alla Loggia P2, infatti si disse che Licio Gelli in persona avrebbe avuto l'incarico di sequestrare il presidente della Repubblica, Saragat. La FNCRSI, anni dopo, si occupò del caso del golpe Borghese, e in un suo iscritto mostrò le sue opinioni su quanto avvenne quella strana notte. Fondamentalmente lo scritto iniziava sulla constatazione che fu solo un fasullo golpe, una messinscena, non ci fu mai il vero pretesto di rovesciare un governo militarizzando il paese. In secondo luogo, la FNCRSI, spiega che fu un tentativo che molto poco sapeva di fascismo repubblicano.

nessun fascista repubblicano – quale che sia il governo in carica – sarebbe disposto ad agire contro l’interesse del popolo italiano; in secondo luogo perché se il golpe avesse avuto esito positivo, i primi a passare guai sarebbero stati proprio quei «repubblichini» i quali, essendo saldamente coerenti con i contenuti rivoluzionari della RSI (considerati quali parto di tendenze sovietizzanti) erano invisi alla destra più di quanto non fossero i comunisti

Il processo per il tentativo di golpe iniziò il 30 maggio del 1977 e finirà con una serie di condanne nel luglio dell'anno seguente, ma che si concluderà in secondo grado in Corte d'Assise d'appello il 29 novembre 1984 con una complessiva assoluzione di tutti gli imputati, tranne alcune figure di minor valore, con la condanna per motivi di detenzione d'armi da fuoco e altri reati minori. I giudici arrivarono alla conclusione, a proposito della cospirazione politica, "perché il fatto non sussiste", attestando, e qui c'è da strapparsi i capelli, ad un "conciliabolo di 4 o 5 sessantenni". Tutta la faccenda venne così cancellata con un semplice colpo di spugna, mentre poi nel 2004, un evento importante, grazie al FOIA. Nella documentazione venne fuori il coinvolgimento degli americani, perfettamente a conoscenza del golpe, d'altronde abbiamo già parlato dei legami tra Borghese e l'OSS nell'immediato dopoguerra. L'assurdo trovò poi l'acme poiché avendo accertato che una colonna di guardie forestali, comandata dal capitano Berti, si era mossa da Rieti verso Roma, il tutto venne giustificato come "una coincidenza", e che in realtà quella notte ci furono degli addestramenti.

Fase II 1971 - giugno 1973

Eventi: Periodo questo transitorio, dove si sovrappongono forze e strategie diverse. Persiste la strategia di destabilizzare per stabilizzare, tuttavia la linea reazionaria inizia ad essere abbandonata. Si riaccende l'interruttore del progressismo. Scandalo delle "schedature" nella Fiat e legami con i Servizi e la Massoneria. Trema il lobbista Agnelli.

Questa fase storica nella strategia della tensione è piuttosto transitoria, non particolarmente rilevante. Essa fa parte della seconda fase del primo periodo stragista. Periodo tuttavia questo, importante poiché iniziano ad essere abbandonate alcune strategie per abbracciarne di nuove. Una volta raffreddata la crisi del mediterraneo e mediorientale, avverranno fatti storici come gli accordi di Ginevra che misero fine allo stato di guerra tra Egitto, Siria ed Israele. Riprenderà poi la via progressista in Italia, in senso modernista e libertario. In questo periodo si vengono a formare anche contrasti all'interno dei servizi segreti, e si avranno molti cambiamenti anche per causa dello scandalo Watergate, dove uomini mondialisti come Kissinger, erano tra i principali manovratori dello scandalo, e che poi condurrà nell'estate del 1974 alla fine di Nixon e a profondi cambiamenti nella struttura dell'Intelligence americana, in senso più potente e di controllo da parte dei centri di potere che si videro potenziarsi dopo il Watergate. Vari contraccolpi si avvertiranno anche in Europa. Si stavano muovendo come al solito, altre "voglie" strategiche internazionali.
Il 1971 si apre con un'annotazione nel diario dell'ambasciatore Ortona a proposito di un colloqui con Aldo Moro, in cui si sottolinea la poca affezione di Moro verso gli americani. Il 27 febbraio, proprio come accaduto a Reggio Calabria, inizia la rivolta dell'Aquila, anche se con toni minori. Anche qui operarono certi ambienti provocatori. L'intento, era sempre il solito: destabilizzare per stabilizzare. L'11 marzo a Milano, si fa viva una manifestazione dell'avvocato Adamo Degli Occhi, dove parteciperanno vari settori reazionari e conservatori, molto attivi in passato. Tre giorni dopo la stessa cosa: una manifestazione dell'associazione Amici delle Forze armate, ma dove i loro partecipanti erano per lo più militari o ex tali. Si finirà con un corteo all'Altare della patria. Fu presente ovviamente, anche l'ex capo dell'esercito, De Lorenzo. Questo per far notare che gli ambienti reazionari e di stampo militaresco, ormai, non contano più nulla in questo periodo storico e mai conteranno più nulla, mai più niente verrà fatto da loro, perché chi davvero muoveva i fili, si era già spostato in altri tipi di ambienti. In quel piccolo periodo transitorio tornarono un po' comodi, visto il clima nazionalista e giustizialista, ma dove si contrapponeva di nuovo il riavvio di un rilevante progressismo. Il 17 marzo poi, un quotidiano paracomunista, Paese sera, riporta il tentativo di golpe di Valerio Borghese e della sua cricca, che come già detto, era operazione già molto nota negli ambienti dei servizi americani, italiani e reparti di polizia. In molti fingono di indignarsi e di non saperne nulla, ma il tutto era ben noto già precedentemente. Il giorno successivo, il 18, la Procura della repubblica di Roma dispone un fermo giudiziario di Borghese, Remo Orlandini, Mario Rosa, Giovanni De Rosa, Sandro Saccuci. Soggetti che passeranno per fascisti, e negli anni contribuirono a far degenerare l'immagine del vero fascismo repubblicano con quello di Borghese e Orlandini, che invece erano neofascisti. Ben altra cosa. Borghese ed i suoi tuttavia, servirono ad uno scopo, una volta completato, erano perfettamente vendibili alla magistratura. Borghese tuttavia, da combattente motivato qual'era, si rifugerà in Spagna. Una dozzina invece di militanti di destra, resteranno a pagare lo scotto, e continueranno ad essere perseguiti penalmente negli anni a venire. Intanto proprio nello stesso periodo, il 13 aprile, il giudice istruttore di Treviso, tale Giancarlo Stiz, emette un mandato di cattura per gli anarchici ben strumentalizzati, Freda, Ventura e Trinco, riguardo agli attentati del 25 aprile 1969. Ovviamente questi verranno scarcerati successivamente, il 12 luglio. A metà giugno del 1971 il generale Gianadelio Maletti, viene posto a capo del reparto sicurezza del settore D del SID. In questo servizio verrà formato al suo interno un nucleo operativo posto alle dipendenze del capitano dei carabinieri Antonio Labruna. Anni dopo si verrà a sapere che questi due dirigenti furono tra i più favorevoli ad avere rapporti amichevoli con gli israeliani. A fine giugno avviene un qualcosa che sa molto di dejavù. Viene organizzato a Roma, da parte di Edgardo Beltrametti un convengo sulla "guerra non ortodossa e difesa" al quale parteciperà come al solito, Guido Giannettini. C'era anche l'ex ministro della Difesa, Randolfo Pacciardi ed altri ancora. Durerà tre giorni quel convegno, che sapeva molto di convegno Pollio. Nei primi di agosto del 1971 avviene un evento molto poco pubblicizzato purtroppo ma che dovrebbe far riflettere. Il pretore Raffaele Guariniello, nella sua inchiesta a proposito delle "schedature" della FIAT, sequestra oltre 150 mila schede personali dei lavoratori, e si evidenziano anche i loro orientamenti politici. Emergerà che all'interno della FIAT fu attiva una struttura segreta (clandestina), retta poi da un ex ufficiale dei servizi segreti. Quell'indagine, come si può immaginare, finì in un nulla di fatto, sicché la sentenza di primo grado si ebbe nel 1978, ed anche se vennero condannati per trentasei elementi, questi non scontarono alcuna pena, poiché nel frattempo, in pendenza di giudizio d'appello, subentrò la prescrizione. Qui ora, data l'importanza di questo avvenimento, c'è da aprire una parentesi e spiegare meglio la faccenda FIAT - Servizi.
Lo scandalo della presenza dei servizi all'interno della FIAT non è nuova, ci sono state indagini anche in anni recenti. I Servizi, grazie al benestare di direttori, fecero entrare loro uomini sottocopertura, e li, formare una struttura clandestina con il compito di controllare i lavoratori e i vari sindacati. Ufficialmente, la presenza di uomini dei servizi o ex tali, era quello di combattere il terrorismo, scusa tra l'altro molto abusata quando si riusciva (quelle poche volte) a mettere all'angolo una piovra come i Servizi, ma che poi faceva capolino alla cricca mondialista del Bilderberg, che ovviamente, quando si trattava di tutto quello legato all'economia e alle industrie, non mancava mai. Dalle indagini sulle schedature del Guariniello, si evince l'operaio ideale per la FIAT. Questi doveva essere apolitico, frequentatore della parrocchia, godere di buona reputazione pubblica, e poteva andare bene anche se iscritto a un partito di centro o essere missino o monarchico. Quello che è interessante ora sapere che il responsabile, l'ideatore, delle schedature fu il presidente della FIAT stessa, ovvero, il massone Vittorio Valletta. La struttura clandestina, che poi era fondamentalmente di tipo di spionaggio, all'interno dell'industria, fu molto articolata e ben organizzata. Al capo di questa struttura di spionaggio vi era posto l'ex colonnello di aviazione, Mario Cellerino (pilota personale di Giovanni Agnelli), e come già detto, ex appartenente ai Servizi, di fatti ci lavorò per vent'anni. Questi venne assunto alla FIAT nel 1965 insieme ad una ventina di ex carabinieri. Il Cellerino, con il buon consenso del SID, era elemento principale che collegava la FIAT ai vari centri di informazione che erano poi carabinieri, polizia, SIOS dell'aeronautica di Torino e il SID. La FIAT assunse anche successivamente Enrico Settermaier, che comandava il SID di Torino. I dirigenti dell'industria addetti alla selezione personale, avevano libero accesso agli schedai del SID, del SIOS, dei carabinieri e della polizia. Lavoratori nella FIAT erano anche Marcello Guida, questore ed ex carceriere di Pertini a Ventotene, implicato tra l'altro nel caso Pinelli a Milano, e costruttore della pista anarchica per Piazza Fontana. Guariniello fu molto attivo e motivato a portare avanti la sua indagine. La perquisizione del pretore colse di sorpresa il lobbista Agnelli, che si trovava in quel periodo in vacanza. Rientrato precipitosamente, quando seppe dello scandalo delle schedature, Agnelli si incontrò col presidente Saragat e col procuratore generale Colli. Grazie a quest'ultimo e al potere di Agnelli, si riuscì a bloccare l'evolversi delle indagini, tant'è che l'inchiesta il Colli la tenne nei cassetti per un mese e successivamente la spedì alla Corte di cassazione a Roma, sostenendo che per motivi di ordine pubblico l'inchiesta non poteva essere fatta a Torino. Proprio come ci si aspettava, la Cassazione approvò quanto detto dal Colli, e il processo fu trasferito a Napoli, dove venne definitivamente insabbiato. Successivamente, venne posto il segreto di stato con i rapporti tra la NATO ed alcune produzioni della FIAT.
I rapporti tra FIAT e i servizi segreti non si limitarono solo a schedature, ma erano in realtà molto più fitti e avevano caratteristica della dipendenza diretta di agenti nei confronti del massone Valletta. Il colonnello Renzo Rocca, morto suicida il 27 giugno del '68 ad esempio, era capo dell'ufficio ricerche economiche del SIFAR, ma era anche alle dipendenze FIAT, alla quale inviava periodicamente rapporti riservati. Roberto Fabiani, giornalista de L'Espresso, e massone di Giustizia e Libertà, oltre che confidente personale di Licio Gelli e dell'ingegner Siniscalchi, massone avversario della P2, scrisse in un libro, I massoni in Italia edito nel 1978, che Gianni Agnelli, assieme ad altri grandi industriali, faceva parte della massoneria, e Agnelli stesso fu introdotto nella società segreta da Valletta e dalla P2, prima che venisse sciolta nel 1974. Al di la di questi dati, che non furono confermati, anche se il Fabiani era gran esperto di massoneria e Servizi, e soprattutto un insider della faccenda, fu lo stesso Agnelli, che dichiarò di fronte ai giudici, che la FIAT finanziava abbondantemente la massoneria di Lino Salvini, che, non dimentichiamolo, fu messa sotto inchiesta a proposito del suo coinvolgimento nel golpe Borghese, per l'assassinio del giudice Occorsio e per la strage dell'Italicus. Sappiamo che anche grazie alla testimonianza di Edgardo Sogno, iscritto alla P2, i finanziamenti finivano anche alla loggia di Gelli, che prendeva già un paio di milioni di dollari dalla CIA. Da un'altra inchiesta, da parte del giudice Catalani, emerse fuori che la FIAT nel periodo che va dal 1971 al 1976, tramite la Banca popolare di Novara, emise circa 3.000 assegni per un valore di 15 miliardi di allora, una cifra enorme, che dovevano giocoforza servire anche ad altro, e non solo per semplice finanziamento alla massoneria. Il prestanome per questa transizione, era l'industriale farmaceutico, Piero Cerchiai, che riscuoteva gli assegni presso la Cassa di risparmio di Firenze, che era poi anche gran tesoriere della massoneria di palazzo Giustiniani (Grande Oriente). La conferma di queste enormi emissioni di assegni, fu confermata dalla deposizione di Luciano Macchia, condirettore dell'IFI della famiglia Agnelli. L'inchiesta porterà anche alla scoperta che i finanziamenti finivano anche a Edgardo Sogno. Finanziamenti ulteriori dalla FIAT arrivarono a Sogno nel 1974, e si parlava di ben 400 milioni, per mezzo del consigliere di Giovanni Agnelli, il deputato DC, Vittorino Chiusano, che dal 1966 svolgeva la funzione di collegamento della FIAT con la DC. Altri finanziamenti occulti della FIAT finirono quasi sicuramente anche alla CISAL, un sindacato autonomo dove il quale vi lavoravano elementi legati al Fronte di Borghese (vedi il dentista torinese, Salvatore Francia) e all'immancabile Sogno. Quest'ultimo, leader della destra liberale, massone della P2, insieme al repubblicano Pacciardi, anch'egli massone, rappresentò negli anni della strategia della tensione, una specie di crocevia dove si incrociavano di continuo varie facce del golpismo e del presidenzialismo. Il Sogno fu personaggio molto interessante. Come ci si può aspettare, era ex partigiano bianco, ed ebbe legami con i servi segreti alleati, sia inglesi che americani. In quanto ambasciatore, il Sogno poteva godere di impunità diplomatiche per tutte le trame che portava avanti. Il Sogno si vide all'interno di ogni area cosiddetta golpista, compresa la Rosa dei venti, Europa 70, per quanto riguarda la parte bianca, ma anche nera, con contatti del Fronte Borghese e Ordine Nuovo. Sogno era uomo della FIAT, ma non si limitava solo ad agire nell'ombra. Nel 1973 come documentato da Gianni Flamini, il Sogno organizzò a Firenze sotto l'egida del suo "Comitato di resistenza democratica", nel salotto Nazione del golpista Attilio Monti, un convengo sulla "rifondazione dello stato". A quell'incontro non ne fecero parte vecchi reazionari ma elementi con cariche pubbliche rilevanti. La riunione si aprì con l'intervento di Vezio Crisafulli, giudice costituzionale, a proposito del tema delle modifiche costituzionali. Tra gli altri, intervennero Aldo Sandrelli, Domenico Fisichella, un elemento del consiglio superiore della magistratura, Gianni Di Benedetto, ed altri. Conclusosi il tutto, il Sogno fu molto soddisfatto a proposito della positiva accoglienza sulla proposta di una seconda repubblica presidenziale, così mandò un messaggio a Giovanni Leone, poiché intervenisse per accorciare i tempi. La proposta fu auspicata anche negli USA. Durante le inchieste, il giudice Violante fece perquisire la sede del sindacato autonomo, il CISAL e aprì un'inchiesta sui finanziamenti occulti della FIAT all'agente dei servizi segreti inglesi, Edward Sciclune, amico di Sogno e direttore della filiale FIAT di Malta. Altro amico di Sogno, e anch'egli su libro paga della FIAT e del SID, era Luigi Cavallo, pubblicista torinese ed ex giornalista dell'Unità, espulso poi come agente della CIA. Cavallo fu fondatore di riviste e movimenti che erano tutti finanziati dalla CIA, come Pace e libertà o anche Fronte del Lavoro o ancora, L'ordine nuovo, e Tribuna operaia. Questi già nel 1955 era consigliere e sindacale di Valletta. Cavallo in quel periodo fu attivo nelle campagne dedite all'antisindacalismo e all'anti-sinistra in genere. In seguito ad una perquisizione nella sua abitazione, furono trovate molte relazioni indirizzate al Valletta assieme a centinaia di matrici di assegni emessi dalla FIAT. Il pretore torinese, Guiriniello vide tramite le schedature della FIAT, che Cavallo era un golpista, e in attesa di incriminarlo per reati ben più gravi, decise di bloccarlo con una buona strategia, incriminandolo cioè per stampa clandestina. Cavallo venne processato il 26 luglio 1975, con un anno e 6 mesi di detenzione. L'anno seguente, la penne gli fu ridotta e inviato il caso presso la Cassazione a Roma, l'incartamento su Cavallo venne insabbiato e la pena caduta. Una volta libero, questi fondò l'agenzia "A", il quale, insieme a Michele Sindona, ricattò Roberto Calvi per costringerlo a sostenere il banchiere siciliano fallito. Sindona ingaggiò Cavallo nel 1977 anche per organizzare il rapimento del figlio del presidente di Mediobanca, Enrico Cuccia con il solito fine.
Insomma un piano occulto e criminale che trattava di usare il denaro pubblico, per portare la FIAT e i suoi VIP, Pirelli, Orlando, Bonomi e il capitale finanziario internazionale, a controllare di fatto, l'intera economia privata italiana. Nominavano qui su Calvi. Il presunto suicidio del banchiere, che poi venne in realtà assassinato e fatto passare per suicidio, chi ebbe maggiori vantaggi dalla sua morte fu proprio la FIAT, che è riuscita ad acquistare una delle maggiori compagnie di assicurazioni (la Toro) e ad intrufolarsi nella Ras. Sotto l'aiuto del massone Enrico Cuccia, gli Agnelli hanno rilevato la Rizzoli, che fu infatti di Calvi. Quello che non riuscì a fare la P2 ci pensò la FIAT, che di fatto arrivò a controllare i maggiori quotidiani italiani: La stampa, Il messaggero, Il Corriere, ed anche settimanali, tra cui Il mondo e l'Europeo. Gli Agnelli si videro crescere il loro potere in modo smisurato, tant'è che già possedevano le azioni della Fabbri editori, e insieme ad un'altra creatura del Cuccia, la Consortium, hanno partecipazioni nella Mondadori in compagnia con l'ex piduista, Berlusconi. Un totale controllo dei mezzi di informazione da parte di una lobby, in questo caso la famiglia Agnelli. Nella cassaforte di Mediobanca, controllata per il 57% dall'Iri, vi erano 800 miliardi di titoli, pacchetti di controllo di tutti i più grandi gruppi, ome la Montedison, la Pirelli, la Olivetti, la Mondadori, la Fondiaria, le Generali, la Gim. Un potere enorme questo, che lo Stato vide bene di consegnare nelle mani di Cuccia, che poi passando per la FIAT, via per le vie internazionali. Il risultato di certe politiche e sabotaggi la si poteva anche vedere tramite l'inflazione del capitale straniero che non a caso, dal 1981 (divorzio tra Tesoro e Banca d'Italia) si vide a riprendersi e ad interessarsi all'Italia. In quegli anni, l'industria italiana stava già accusando colpi e stava crollando, in oltre il 25% del potere industriale italiano, era ormai già in mano agli USA ed un altro 10% lo detenevano paesi europei. Gli Agnelli ovviamente come è noto, si videro bene a supportare il piano messo su dal massone Cuccia per privatizzare Mediobanca. L'operazione Mediobanca avviene all'interno di una ben più vasta ristrutturazione finanziaria europea che vede al centro un altro gruppo ignoto ben interessato alle privatizzazioni e a far crollare le industrie italiane. Il Pearson di Londra. La ristrutturazione messa in piedi, oltre ad interessare ovviamente i settori industriali italiani, aveva anche l'obiettivo il controllo dei mezzi di informazione. Mentre gli Agnelli controllavano la Rizzoli, la Pearson controllava il Financial Times, l'Economist, la Penguin, la Westminister press, oltre ad un bel controllo del 50% del nuovo raggruppamento Lazard Partners. La politica degli Agnelli insomma, era ben imbevuta di arroganza antioperaia, infeudamento dello Stato e dei partiti, di ricatti, di golpismi, di legami con Servizi e massoneria.
Chiudiamo questa lunga parentesi ma che rientra perfettamente con il quadro che stiamo trattando. Proseguendo nel nostro disegno cronachistico arriviamo al 15 agosto 1971, momento fondamentale, per l'appunto ancora di tipo finanziario, perché il presidente Richard Nixon, annuncia che il dollaro non è più convertibile in oro, quindi salta il sistema nato dal dopoguerra. Ciò porta ad un cambio enorme riguardo al cambio fisso con altre valute e la oscillazione del valore secondo gli andamenti del mercato internazionale. Il sistema crolla. Questa manovra monetaria fu una gigantesca truffa, e paradossalmente doveva migliorare certi assetti e rende tutto molto più facile, ma si configurerà come una rapina su scala internazionale. E' importante ricordare la storiella a proposito dell'imposizione finanziaria che partì nel 1944 da Bretton Woods, ma qui sarà meglio riassumere. Fondamentalmente accade questo. USA e UK fondano a Bretton Woods il FMI (Fondo Monetario Internazionale) e la BM (Banca Mondiale), si era proprio agli inizi del Nuovo Ordine Mondiale. Quei due enormi istituti mondialisti, che vantano un'altrettanto enorme potere, saranno in grado di tenere sotto controllo e anche ricattare le economie di ogni singola nazione. Loro decidono al contempo il cambio dell'oro a 35 dollari l'oncia. Quindi, tutti gli Stati del mondo che volevano oro dovevano per forza comprare dollari, ponendo quindi l'oro sotto il controllo del dollaro, ovvero di un pezzo di carta. Da questo, quasi ventisei anni dopo si arriva a quel 15 agosto 1971, dove Nixon fondamentalmente, non essendo in grado di riscattare i dollari posseduti dalle banche centrali del mondo, con dell'oro, dovrà essere costretto a fare ovviamente una sola cosa e una soltanto: far crollare il sistema Bretton Woods. Il tutto è qui molto chiaro, che fu ben voluto da quei potentissimi istituti mondialisti. Andando avanti e tornando alla situazione italiana, il 7 dicembre vi è un ritrovamento di un deposito d'armi a Castelfranco Veneto. Il 22 dicembre verranno trattenuti Giovanni Ventura e Franco Freda. Mesi dopo, agosto 1972, i due verranno formalmente indiziati per la strage di Piazza Fontana. Da questo evento, si iniziò a formare la pista della cellula nera veneta che non era molto convincente, ma che sapeva molto di strumentalizzazione e insabbiamento, proprio come con la pista anarchica. Sarà a questo punto interessante notare che tra il 1970 ed il 1971 la destra aveva condotto in tutta Italia, con Milano la città più colpita, ben 460 attentati con 218 sedi di sinistra o sindacali, devastate. Ci furono 7.486 episodi di violenza denunciati con 1371 militanti delle sinistre feriti. Nello stesso periodo si ebbero ancora 11 attentati e 4 sedi missiste colpite, 18 episodi di violenza denunciati e 39 militanti di destra feriti. Qui, dobbiamo ricordare che chi scatenò l'onda di violenza, che diede inizio alla strategia della tensione di tipo stragista, furono principalmente i salotti neofascisti ben strumentalizzati dai Servizi. Le violenze di sinistra, che alcune volte superarono la violenza delle prime, fu più una risposta, una reazione, che sfociarono come è noto, negli scontri in strada contro le forze dell'ordine.
Il 1972 si apre con un 17 febbraio che vede Andreotti a formare una bella DC unica in tutti i sensi, e, alla faccia di certe idee, un Nixon che si reca in Cina per incontrare pacificamente Mao Tse Tung. A questo proposito, è chiaro che si fa sempre più eloquente un certo tipo di strategia americana riguardo ad accordi globali con una Cina (disponibile) che non era più vista come una minaccia rossa. Nell'ottobre del 1971 infatti, un paio di mesi prima, la repubblica popolare cinese si era ben vista ad entrare all'ONU, e il mondialista criminale Kissinger, proprio in quell'anno, durante alcuni suoi viaggi segreti a Pechino, aveva gettato le basi per questo proficuo incontro. Questa era l'America anticomunista? Uno specchietto per le allodole più che altro. C'erano in gioco alleanze geopolitiche di ben altro livello. L'11 aprile, mentre continua un certo stato di tensione in Italia, esce il primo numero di Lotta Continua, dove viene ricordato per forti messaggi aggressivi, accompagnato con molte immagini rosse. Nel '76, dopo lo scioglimento di questo gruppo, il giornale continuò ad uscire sotto la direzione di Enrico De Aglio. Riportiamo questo perché ci furono retroscena interessanti su questo giornale, che si collegano a quella fase di infiltrazione, strumentalizzazione dei gruppi politici. Scrive infatti Il Borghese nel 1997, che LC era stampato dalla CIA a Roma. Dopo quell'accusa non si ebbero stranamente né conferme né querele. Precedentemente a questo però, anni prima Il Giorno, 31 luglio 1988, Marco Nozza raccontò che la tipografia che stampava Lotta Continua, era la Art-Press, ove si trovava presso i locali della stessa redazione in via Dandolo al numero 10. Il Giorno continua dicendo che il tutto è avvolto da aspetti strani. Il medesimo indirizzo ospitava la Dapco. La Dapco era l'editrice del Daily American, il giornale degli americani a Roma. Il punto interessante viene qui. Il Daily era di proprietà di una società ambigua il cui unico amministratore era un tale Robert Hugh Cunningham, ovvero un collaboratore di Richard Helm, quando Helm era ancora capo della CIA. Questi aveva pure un socio anziano, sempre americano, tale Samuel Meek, che agiva per conto della CIA, anche se solo come fiduciario. La società Dapco, cui i soci erano Cunningham e Meek, si costituì ufficialmente a Roma l'1 dicembre 1971. I soci della Art-Press ironicamente erano: Cunningham padre, madre e figlio. Amministratore della Dapco era Cunningham senior e amministratore della Art-Press era il figlio, Cunningham Junior. Nel settembre 1975 si fonderà a Roma la Tipografia 15 giugno che dovrà stampare Lotta Continua, ma tra gli azionisti c'era ancora quel Cunningham Junior. LC era completamente sotto il controllo della CIA fin dall'inizio. Il 31 maggio avviene la famosa strage di Peteano a Gorizia, dove rimangono uccisi 3 carabinieri e un altro rimane ferito. Anni dopo si costituirà Vincenzo Vinciguerra come responsabile. La sua motivazione, la sua personale lotta come lo Stato, spiega Vinciguerra, era quella di spezzare i legami con quei gruppi neofascisti ma fatti passare all'opinione pubblica come fascisti, di fatto strumentalizzando e infangando il fascismo, con l'Arma dei carabinieri e i Servizi. L'attentato è quindi un caso unico nel suo genere, poiché esce fuori dai soliti schemi delle stragi applicate alla strategia della tensione. Per questo motivo, si avranno certamente depistaggi, ma anche ben cura di tenere nascosto l'identità dei responsabili. Come capro espiatorio vennero pizzicati un paio di malavitosi, ma non convinse nessuno. Questo attentato non era un atto che faceva quindi comodo al potere, ma anzi, andava contro il sistema, andava ad attaccare uno Stato corrotto, deviato, e quant'altro. All'epoca, se si fosse scoperto che in realtà, chi fu dietro quell'evento a Peteano, erano in realtà appartenenti a Ordine Nuovo, un movimento quindi "amico" e controllato da carabinieri e SID, la notizia sarebbe stata esplosiva. Il tutto sarebbe andato a favore dei circoli anarchici, delle sinistre, e il crollo pressoché totale di certe istituzioni e della destra, e i legami che questi avevano con certi elementi estremisti dediti a violenze. Nel 1979 Vinciguerra tornato in Italia dopo anni di latitanza all'estero, si costituirà e racconterà tutto con molti dettagli. Negli anni, testimonianze e scritti del Vinciguerra, contribuirono alla ricostruzione degli anni della strategia della tensione, e fece molti nomi di agenti provocatori, al soldo dei Servizi.

Ebbe a riferire Vinciguerra a proposito della strage di Peteano

Perché ho messo la bomba a Peteano): Arrivai gradualmente a quella decisione, passo dopo passo, con un cammino durato da cinque o sei anni. Una lenta marcia di avvicinamento alla realtà di una guerra che non si poteva continuare a condurre con i metodi fino allora impiegati. Un atto di guerra quindi, da compiere in forma spietata e adottando quei metodi che i vertici militari e politici hanno sempre vantato: quelli della Resistenza, delle imboscate, delle bombe nei bidoni della spazzatura e nei ristoranti. Io, però, non avrei coinvolto civili

Il 5 settembre 1972, terroristi palestinesi del gruppo Settembre nero, nato per i continui massacri, pulizie etniche, colonizzazioni, che da fine '800 la Palestina paga per colpa di Israele, come atto d'esasperazione, organizzano un'incursione durante le Olimpiadi di Monaco di Baviera. 19 morti tra gli atleti israeliani ai giochi. L'evento provocherà moltissime reazioni, anche nel nostro paese. Pochi giorni dopo il fatto, a Roma viene assassinato dal Mossad il palestinese Abdul Wael Zwaiter, rappresentante di Al Fatah in Italia. Stranamente, il Mossad assassinò un moderato e non un terrorista. Questo evento fece scattare ai vari governi, la formazione di unità antiterrorismo. In Italia nacque il GIS e il NOCS, in Germania il GSG9.
A metà gennaio del 1973 il SID sottrae di fatto alla Magistratura e portato a Madrir, Marco Pozzan, collegato alla cellula nera padovana, che aveva già fatto mezze ammissioni e denunciato Pino Rauti. Il SID, ovviamente colluso, fu molto preoccupato per quanto poteva riferire Pozzan, così venne mandato via dall'Italia. Altri depistaggi del SID si avranno lo stesso mese. Prendono inizio infatti, una serie di colloqui che verranno registrati, tra il capitano Labruna e Orlandini. Anni dopo, una perizia a Torino confermerà che le registrazioni tra Labruna e Orlandini erano dei falsi. Il SID aveva manipolato le bobine. A fine marzo, il settimanale Panorama, vicino al capitalismo illuminato, in un suo servizio parla diffusamente della massoneria e cita anche Gelli. Chi ha ispirato i giornalisti? Da notare che sta venendo fuori un certo tipo di controinformazione, quindi si riparte con certi scandali, con certi progressismi, con alcune azioni contro argomenti prima di allora tabù ed intoccabili. Tutto ciò è segno che anche per la potente massoneria, è il tempo di cambiare. La massoneria con grembiulini e compassi aveva fatto il suo tempo ed andava cambiata, con un altro tipo, di tipo finanziario internazionale. Una buona intuizione la possiamo cogliere in un film del 1977 di Mario Monicelli, intitolato Un borghese piccolo piccolo, dove, pubblicamente, la massoneria viene derisa. Era arrivato il tempo di dare spazio completo a quel tipo di massoneria tecnocratica. Ai primi di aprile è la volta di coprire il famoso Giannettini. Maletti e La Bruna spediscono l'agente del SID all'estero. I due furono dei Nostradamus, poiché quando a metà maggio sempre del 1973, Giannettini riceverà avviso di garanzia per la strage di Piazza Fontana, lui si trovava già a Parigi, così come quando il 9 settembre dello stesso anno, la magistratura di Milano emetterà un mandato di cattura. Insomma, è evidente che qualcosa stava cambiando, certi elementi reazionari stavano per essere uno a uno scoperti, spiattellati sulla piazza, come la P2. Il 12 aprile a Milano, la questura vieta un comizio al corteo dell'MSI. Nel comizio che si volle a tutti i costi fare, rimase ucciso un agente di polizia, colpito da una bomba a mano scrm. L'evento fu devastante per l'immagine dell'MSI. Si volle a tutti i costi trovare i responsabili del gesto che intanto non potevano far passare per omicidio volontario, tuttavia alla fine, vennero ritenuti responsabili due missini, Loi e Murelli, e incarcerati con accusa di omicidio volontario. Entrambi condannati addirittura a 22 e 20 anni. Condanna pesantissima che considerando la modalità della morte dell'agente Marino, fece sospettare che si volle enfatizzare l'evento, facendo ben comprendere che certi ambienti di destra stavano per essere scaricati.


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21/05/2013 14:17

Riguardo allo scandalo delle schedature nella Fiat e i suoi legami con i Servizi, la presenza di una struttura clandestina all'interno dell'industria e i finanziamenti occulti che Agnelli ben sapeva di fare alla Massoneria, c'è qualcuno che ha altri dati oltre quelli da me scritti su? E' un evento questo che meriterebbe da solo, tutto un capitolo a parte.
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