Capitolo II
La strategia della tensione
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte fasi, della tensione: una prima fase anticomunista, Milano 1969, e una seconda antifascista, Brescia e Bologna 1974…
(Pier Paolo Pasolini)
Nel capitolo I abbiamo trattato le cosiddette strutture clandestine o semi-clandestine (più morti occulte e la figura di Junio Valerio Borghese che tratteremo in un altro capitolo successivo), quelli che possiamo considerare i protagonisti della strategia della tensione, che senza la loro esistenza, niente sarebbe stato fatto. E' arrivato ora il momento di addentrarci molto più affondo su tutto ciò che concerne quella che fu definita la "strategia della tensione".
Premessa
Il fenomeno noto come "strategia della tensione" è uno dei fenomeni più complessi e intricati della storia del nostro paese. Un fenomeno molto complesso che merita serie e approfondite analisi e dove niente deve essere lasciato al caso. Un'analisi approfondita e fatta con occhio critico, porta a vedere nella strategia della tensione interessi politici internazionali, facente parte di una scacchiera politica che tutt'altro inizia e finisce sul territorio italiano. L'Italia, colonizzata e non trattata come alleata, da parte degli americani, e del loro dominio dopo che gentilmente ci salvarono dal fascismo nel '45, portò i suoi interessi sul territorio condizionando gli aspetti socio-politici del paese. Dalla strage di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947, all'assassinio di Enrico Mattei, al sequestro e successiva esecuzione di Aldo Moro, l'Italia è sempre stata manipolata da un potere politico, militare, che da sempre l'ha comandata e guidata, dapprima utilizzando un regime, per ben quattro decenni, di tipo demo cattolico, e poi da stampo sindacale e socialcomunista, ovviamente non certo di tipo marxista ma più portato verso quello occidentale. Il periodo più recente, che possiamo definire modernizzato, che va da mani pulite del 1992 e il ritorno delle stragi e della enigmatica Falange Armata che abbiamo trattato nel capitolo precedente, la porta ad essere più conforme ed adeguata per un Nuovo Ordine Mondiale, ora non più sfruttata con i mezzi di prima, ma con altri mezzi ed altre sembianze. E' ora il tempo infatti delle lobby finanziarie internazionali. La strategia della tensione ha fatto certamente comodo ed era nel gioco, al fine di controllare la nostra subordinazione coloniale agli interessi di chi ci controllava davvero. C'è quindi da chiedersi del perché di tutte quelle stragi, e di cosa effettivamente hanno portato, quali sono stati i suoi risultati per certi poteri che l'hanno voluta e sostenuta. Già nel 1997, un libro di Fabrizio Calvi e Frederic Laurènt edito dalla Mondadori, intitolato Piazza Fontana. La verità su una strage, seppur pieno di errori, fu comunque fatto sparire dalla circolazione, forse perché toccava un fattore chiave: la presenza degli USA nell'attentato. Scritti più recenti, come quello di Aldo Giannuli, Bombe a inchiostro, Rizzoli 2008, forniscono oggi maggior documentazione a quello che fondamentalmente si è sempre sospettato: una natura extra nazionale come mandante delle stragi per fini geopolitici ed interessi sovrannazionali, utilizzando come capro espiatorio la scusa delle cellule eversive di destra. Il terrorismo nero. Chiaramente è riduttivo anche parlare di "servizi e massonerie deviate". Bisogna fare nomi e mettere il tutto su un piano che abbia un senso logico. Ma si è sempre cercati di scappare dalla verità. Come già nominato nel capitolo precedente, la figura di Vincenzo Vinciguerra, uno dei responsabili della strage di Peteano, reo-confesso ma non pentito per il fatto, grazie ai suoi saggi fatti in galera, portano ad avere un quadro migliore e più complessivo di come funzionavano certi apparati, il sistema di spionaggio, di controllo, di provocazione e depistaggio, messo tutto in piedi dagli atlantici nel nostro bel paese, al fine di garantire e stabilizzare un quadro politico che però pretendeva prima di tutto di destabilizzare quello sociale. In più, qual'era il vero scopo dei nostri Servizi, che Vinciguerra fa giustamente notare che non sono "deviati", come per dire che in verità non ne esistono di due tipi, quelli buoni e quelli cattivi, ma solo uno. Loro. Servizi modellati sotto un certo tipo di forma mentis criminosa, che è parte integrante del motore del potere occidentale. Il ruolo poi della P2, loggia massonica di Licio Gelli, successivamente divenuto anche collaboratore della CIA, che furbescamente venne criminalizzata per farne un capro espiatorio, ma che era invece un insider, perfettamente interna e funzionale al sistema del potere. In realtà non è che una volta che fu smantellata la P2 non ne sarebbero esistite delle altre, anche peggiori, peraltro ce ne erano di molte più pericolose, come una certa loggia di Montecarlo. A proposito di questa loggia, ne fece parte Vittorio Emanuele di Savoia, che, raggiunto il terzo grado della gerarchia massonica, quello di Maestro per intenderci, e che oltre alla sua presenza nella loggia P2, aveva frequentato un club massonico esclusivissimo: per l'appunto, la superloggia di Montecarlo. Almeno è quanto testimonia nell'ottobre del 1987, Nara Lazzerini, amica molto intima di Gelli. Un rapporto del SISDE datato 1982, porta che ai vertici della loggia Montecarlo, insieme a Gelli, vi era Enrico Frittoli, ragioniere, titolare di una società di import-export con sede nel Principato, più uomo di fiducia del grande trafficante d'armi, Samuel Cummings, presidente della Inter Arms di Londra. Ma basta, fermiamoci qui che poi andiamo troppo fuori tema, per quanto anche questa figura e queste logge massoniche siano molto importanti. Sia come sia, si voleva, ripeto, furbescamente far ricadere colpe sulla P2, come responsabile unica di trame occulte che mai avrebbero sporcato il buon nome della Massoneria, un po' come per far credere che successivamente alla P2, tutti quelli che avrebbero fatto parte di società segrete, sarebbero stati tutti dei santi. Ma il tutto faceva parte di un piano più grande del resto, è un potere schifoso, ti usa e ti getta via se le cose si fanno difficili o se fanno comodo comunque, la P2 ne è stato un esempio, fatto il suo tempo, la - come direbbe Piselli ex parà riguardo la Falange Armata - "smagliatura" va disattivata. Questo è quanto avvenne. Ovviamente, utilizzare anche i pseudo neofascisti del destrismo italiano, e di come le strane carenze della Magistratura e del sistema giudiziario che aveva alti e bassi, e che "voleva" ma che in realtà "non poteva", è sempre figlia di un controllo superiore per altri fini e scopi politici potenti. In Italia insomma ne stavano accadendo di grosse durante la strategia della tensione. Purtroppo però, a proposito della Magistratura che negli anni non ha fatto giustizia sulle stragi, appunto perché "non poteva", altrimenti si sarebbe trovata forzata a sbattere sul banco degli imputati soggetti appartenenti allo Stato stesso e a certi elementi dell'Intelligence straniero a cui l'Italia, è sempre stata galoppina, si è trovata costretta a fare degli "errori", alla faccia delle famiglie che reclamano giustizia dei propri cari. Ma d'altronde, c'era troppo in gioco. Grave il fatto che ormai non è nemmeno più segreto di Pulcinella, di come gli americani "sapevano delle bombe" ma visto che non erano affari loro, decisero di starsene per i fatti loro, lasciando quindi il via libera a commettere stragi. Come già detto nel Capitolo I, in realtà era proprio una loro idea, dal finanziamento al supporto, portare in Italia una destabilizzazione per poi stabilizzare il paese, nata nel sistema NATO, nota come guerra non ortodossa dove gli americani ne erano ottimi seguaci e utilizzatori. A proposito poi di quell'aborto che voleva nei colpevoli delle stragi, una sorta di buona fede per motivi di ideali (?) e quindi di giustificazione per i fatti compiuti, Vinciguerra afferma che nessuno dei tanti neofascisti, implicati in qualche modo nelle stragi, poteva essere considerato un fascista, poiché tutti collusi oppure confidenti o entrambe le cose, con i Servizi, dunque collegati a quello Stato che voleva combatterli. Non c'erano assolutamente ideologie dietro, non c'erano colori, quella era una favola che andava raccontata, ma non era quello il movente reale. Vinciguerra gli elencò tutti, chi era al servizio del SID, chi negli Affari Riservati, chi ancora nella CIA, chi pure nel Mossad. Non quindi neofascisti, ideologi, soggetti esterni a qualunque sistema, normali cittadini pronti ad una rivoluzione - certo orribile - ma comunque sincera. Soggetti collusi con gli apparati dello Stato stesso, spie, finti fascisti, che utilizzavano la targhetta, il colore, l'ideologia, come copertura. Dirà il già citato nel capitolo precedente, Guido Salvini, giudice che nel corso di un'intervista video, del 27 novembre 2000 affermò quanto segue:
Nelle ultime indagini si è messo a fuoco il ruolo delle basi americani in Veneto della NATO, che sono coinvolte nei fatti più importanti della strategia della tensione, in particolare addirittura elementi di Ordine Nuovo entravano e uscivano dalle basi, svolgendo con una doppia veste, attività di informazione, mentre si stavano preparando gli attentati. Recentemente l'ordinovista Carlo Digilio, ha parlato di rapporti diretti fra suo padre, anch'egli agente americano e il capo dell'OSS in Italia, James Angleton.
Ma ON non doveva essere un movimento cittadino mosso da intenzioni ideologiche, al di fuori di qualunque controllo? Gente comune insomma. Tutt'altro, erano elementi sotto scacco degli americani, utili per i loro affari. Tali elementi lavoravano per gli americani.
Vinciguerra nel suo articolo, scritto nel 2000, intitolato 12 dicembre 1969: stato d'emergenza, scrive che:
Non a caso, nello scorrere la lunga lista di testimonianze e note informative degli apparati dello Stato che tutto registrano e parte archiviano, in questa valanga di attentati fatti e proposti non ce n'è uno solo che riguardi l'odiato Partito comunista italiano e gli aborriti 'filocinesi', ma tutti invece sono indirizzati a provocare 'vittime innocenti' e colpire sedi istituzionali (non uomini delle istituzioni) e simboli del capitalismo. La logica si rintraccia in un documento dell'agenzia della CIA che opera da Lisbona, l'Aginter Press, diretta dal francese Yves Guerin Serac, dal titolo "La nostra azione politica", edito nel 1968 in forma riservatissima, nel quale si afferma esplicitamente che bisogna procedere al compimento di "azioni di forza che sembreranno fatte dai nostri avversari comunisti" così che si "creerà un sentimento di antipatia verso coloro che minacciano la pace di ciascuno e della nazione…"
La strategia di infiltrazione - che peraltro rientrava anche nei compiti della Gladio - fatta nei gruppi della sinistra (ma non solo), nel volerla coinvolgerla nel gioco (denominata CHAOS) così come quella della guerra non ortodossa, cioè tecniche para-belliche, dove si dispiegano in ambito civile uso di tecniche non militari né con mezzi bellici, ma piuttosto l'uso di stampa e propaganda, false flag, manipolazioni dell'opinione pubblica, ect, parto questo motore delle strategie statunitensi e/o mondialiste/internazionaliste (negli anni '60 Henry Kissinger, stato anche segretario di stato e consigliere della difesa, entrò in collaborazione con Noam Chomsky, contribuirono a mettere in piedi un movimento popolare della Nuova Sinistra, di stampo socialista nichilista, dedito a rivolte e disordini civili). Esempio di ciò avvenne nella fine del 1968 a Chicago, quando la polizia americana ingaggiò un violento scontro contro 5 mila hyppies, intenti ad assaltare la Convention del Partito democratico. In seguito, fu confermato che il 17% degli hyppies, che scatenarono violenze di piazza, non erano chi dicevano di essere, ma erano tutti elementi di agenzie governative. Il fatto di infiltrare elementi in certi nuclei ne avevamo già accennato nel precedente capitolo, ricordate le Brigate Rosse? Ricordate Moretti, altro elemento in contatto con i Servizi, che fu l'elemento principale che stimolò le BR alla via della violenza insensata, che nulla aveva a che fare con le ideologie di sinistra? Non dimentichiamoci delle parole di Alberto Franceschini, uno dei capi storici delle BR, che raccontò di come in mezzo a tutta la faccenda ci fosse il Mossad, il fratello siamese della CIA. Gli israeliani proposero di fornire armi e appoggi alle BR, chiedendo in cambio unicamente che i brigatisti continuassero le loro azioni di guerriglia. Per quanto riguarda la copertura delle stragi, facendo ricadere la colpa su movimenti insurrezionalisti di destra, il giudice Salvini, che si spinse molto in là per capire meglio il coinvolgimento degli statunitensi, affermò:
Notizie di questo tipo, cioè che gli agenti americani e ordinovisti agissero in sintonia, dodici o quindici anni fa, avrebbero provocato un terremoto. Interpellanze parlamentari, richieste di chiarimento al governo alleato degli Stati Uniti, campagne di stampa. Invece non è accaduto nulla a mio avviso per un motivo molto semplice. Quando le forze di opposizione, nel 1996 e cioè nel momento del primo sviluppo di queste indagini si sono legittimate al governo, probabilmente non intendevano disturbare, creare problemi, rimestare avvenimenti considerati vecchi e ormai superati, davanti al principale alleato dell'Italia rispetto al quale bisognava mostrarsi comunque come una forza di governo "responsabile". Così è accaduto che su queste novità che riguardano in particolare il ruolo della NATO nella strategia della tensione è caduto un assoluto silenzio e se noi pensiamo a quello che sarebbe avvenuto invece in passato, è veramente sconcertante il fatto che nessuno abbia fatto nemmeno la più limitata protesta davanti a queste emergenze veramente impressionanti
Oggi tutto questo è un dato di fatto, almeno per chi scrive. Come già nominati nel Capitolo I, soggetti come Pino Rauti, massimo esponente dell'ON, ma anche colluso con il SID, oppure Carlo Digilio, ritenuto esperto d'armi, era una spia degli ufficiali americani della NATO, esattamente come lo era il padre, che pur stando nella RSI, lavorava per gli yankee. Ma ancora, che Marcello Soffiati, braccio destro dell'ordinovista Carlo Maria Maggi, era un confidente del SISDE con il nickname di Eolo. E sempre la moglie di Maggi, ricordiamo, responsabile di ON nel Triveneto, era poi figlia di un esponente della comunità israeliana a Venezia. Il tutto è piuttosto sospetto. Insomma, altro che fascismo, lì si faceva gioco di squadra. E ancora, delle tante collusioni tra i neofascisti o pseudo tali, con gli Affari Riservati, quindi con il Ministero degli Interni, o con il 'leggendario' Anello di Andreotti (secondo Cossiga), un'altra struttura questa, coperta perché illecita, sicché serviva per azioni "sporche", dove all'interno ne facevano parte comandi dei carabinieri e le FF.AA. Tutto questo, ben coperto dalle Istituzioni, dallo Stato Maggiore. Si badi bene che queste strutture a apparati, in virtù dei trattati impostici sul finire della guerra, ne controllato i più alti vertici della NATO. A questo proposito, ebbe ad affermare su Il Mondo, Riccardo Lombardi:
In base agli accordi Nato, il Sid è tenuto a passare notizie e ricevere istruzioni da una centrale apposita della Cia che dipende direttamente dalla presidenza della Repubblica (...) Analoghi collegamenti vengono mantenuti con organismi dei paesi comunitari, particolarmente per tramite delle Divisione affari riservati.
E che si sappia anche che quando De Gaulle nel 1966, nel momento in cui voleva far uscire la Francia dal comando della NATO, questi ebbe a denunciare l'esistenza di particolari protocolli segreti che limitavano la sovranità del paese stesso. Quindi, figuriamoci l'Italia come è messa, ma di questo alcuni ormai lo sanno da sempre: l'Italia è sempre stato un paese parzialmente sovrano, mai totalmente. Colonia degli americani e sotto il controllo del folle progetto NATO, un progetto che Leo Zagami (a detta sua ex Illuminato), per molti ritenuto fuffarolo, ha ragione a definirlo "satanico", come ha ragione nel consigliare di far uscire il paese dagli accordi. Andando avanti, il già citato ex generale del SID, Gian Adelio Maletti, fu un altro a confermare che la dipendenza dal Servizio segreto militare di Ordine Nuovo e la subordinazione del SID agli americani. Esempi li abbiamo avuti per il rapimento di Abu Omar, per l'uccisione di Nicola Calipari, per la strage della funivia del Cermis. Un paese sotto scacco degli americani. Noi non comandiamo a casa nostra, men che meno nelle basi denominate NATO come quella di Aviano, dove dagli anni '50, vengono detenuti ordigni nucleari, fatto peraltro, non legalmente ammissibile sul territorio italiano, ma visto che sono gli americani a comandare, le Istituzioni italiane non possono che rispondere, yes sir.
Ricorda Vincenzo Vinciguerra nel suo saggio "L'Organizzazione", nel 1994:
Nel maggio del 1974, fu il tenente colonnello Amos Spiazzi a confermare sostanzialmente quanto già dichiarato da Roberto Cavallaro: “E’ vero che nel giugno del 1973 – gli chiede il giudice Tamburino - come ha dichiarato a verbale Roberto Cavallaro, lei ricevette l’ordine di mettere in allarme i ‘gruppi fiancheggiatori’ delle forze armate?
Da chi venne l’ordine?”. “Ricevetti – rispose Spiazzi - l’ordine dal mio superiore militare, appartenente all’Organizzazione di sicurezza delle Forze armate, che non ha finalità eversive ma che si propone di difendere le istituzioni contro il marxismo.
Questo organismo non si identifica con il Sid, ma in gran parte coincide con il Sid”.
“Ma come è composto questo organismo parallelo di sicurezza? E’ un organismo militare?”. “Mi risulta – dichiara Spiazzi - che non ne facciano parte solo i militari ma anche civili, industriali, politici…”. Sarà ancor più loquace, l’ufficiale veronese, con il giudice Filippo Fiore, al quale “precisò ancora meglio le caratteristiche di questa struttura: l’ ‘organizzazione’ ha carattere di ufficialità, pur con l’elasticità per quanto riguarda metodi e personale, di volta in volta definiti con disposizioni orali…In sostanza l’organizzazione è composta dagli ‘alter ego’ della struttura ‘I’ ufficiale
E' proprio per questo, per ciò che ne viene fuori, che giustamente Vinciguerra non può trovarsi d'accordo nel parlare di "Servizi deviati". Non possono essere deviati, se tutta la struttura è basata su certe logiche. Tornando ai presunti fascisti al soldo dei servizi, vale la pena spendere due parole su un soggetto già nominato più volte e figura di spicco e di una gran rilevanza nella strategia della tensione. Guido Giannettini. Il presunto neofascista, denominato agente Z del SID, sempre riuscito ad essere assolto ai processi nelle stragi, riassume perfettamente la figura del cosiddetto 'fascista', ma che allo stesso tempo, lavorava per i servizi segreti. Come ho già avuto modo di scrivere nel precedente capitolo, quando le acque iniziarono a farsi pericolose, i servizi decisero di salvare il sedere al loro uomo, e lo fecero fuggire all'estero con lo stipendio. Andreotti - che non confermò mai l'appartenenza di Giannettini al SID - confermerà ciò nel 1974. Nel maggio del 1965, al famoso convegno dell'Istituto Pollio (ufficialmente inizio della strategia della tensione), portò una sua relazione, riguardo al tema delle "tecniche della guerra rivoluzionaria". Non un uomo d'azione quindi, ma più un giornalista per i Servizi, tant'è che lavorò al Secolo d'Italia, e in camuffate agenzie di stampa, frequentò vari salotti di destra all'epoca, di ogni genere e natura, prendendo contatto anche con l'atipico giornalista, Mino Pecorelli, piduista e attiguo ai Servizi. In un'intervista rilasciata a L'Europeo di fine giugno 1974, Giannettini affermò di essere "contro la democrazia", e si definì non un fascista, ma anzi, un nazifascista, e che il suo intento era arrivare ad un colpo di Stato militare o alla guerra civile. Queste sparate servivano agli apparati occidentali, perché bisognava avere il perfetto prototipo del destrista. Il generico riferimento al puro fascismo concepito come anticomunismo, in teso come ordine, come una reazione, come autoritarismo e militarismo. Ovviamente il fascismo imposto dal Giannettini non era certo quello alla Mussolini, quel tipo di autorità che da potere ad una Nazione, innalzandola, ma piuttosto esso era un destrismo - quello dell'MSI - esclusivamente nato al servizio delle forze più retrive del paese, quello degli ambienti industriali, quello degli interessi americani ed atlantici. Se fosse stato diversamente, il Giannettini avrebbe lavorato non per limitare sovranità all'Italia e ad affossarla, ma nel fare l'esatto opposto. A questo proposito infatti, non si spiega quello dei colpi di Stato, funzionale certo, ma solo e unicamente ad interessi privati, a cosche di potere conservatore, utile come governo militare fantoccio degli USA. Ancor più un nonsense il suo definirsi nazifascista. Egli era solo un reazionario. Tutto fumo negli occhi, e come vedremo più nel dettaglio, Ordine Nuovo, fondamentalmente, una struttura al servizio atlantico.
I due volti della strategia della tensione
Procedendo ad una analisi del periodo stragista, noto poi giornalisticamente come "anni di piombo", troveremo che, nel complesso, tutto questo periodo, tra il 1965 e (dal Convegno Polio) all'agosto del 1980 (chiusosi con la strage della stazione di Bologna), ha avuto due diverse necessità strategiche, due diversi fini. La prima fase, 1967-1973, era finalizzata al puro terrore, una scia di sangue, per mantenere immobili le possibili azioni dei governi, in modo tale che non si andasse avanti. Fondamentalmente bisognava congelare il paese. Ne seguì dopo questo periodo, fatto di minacce di colpi di Stato (piano Solo, golpe Borghese), un secondo periodo di terrore, quello del 1974-1980, con finalità tese a spostare su fronti progressiste e neoradicali, la cultura del paese, rendendola pronta ad una nuova fase che sarebbe arrivata successivamente, quella modernista, quella "mondialista". Bisognava quindi, per gradi, tener pronto il paese, e trasformarlo a gradi. Processo di modernizzazione che, in Italia peraltro, iniziò fin dai primi anni '60, quando dall'ipocrita cultura borghese e radical chic cattolica, ne stava prendendo piede una seconda nuova generazione, che stava facendo decadere la prima, e che, ovviamente, al contempo, forze e culture di stampo neoradicale e mondialista, cercavano di accelerarne il processo, provando poi a modellarlo portandolo verso le loro prospettive ed aspirazioni. Movimento però, progressista e "liberal" che ebbe una violenta frenata, momentanea, per motivi geopolitici, palesatesi nella seconda metà degli anni '60. Quanto è stato fatto, le strategie stragiste, sono figlie di piani ben precisi sviluppatisi oltreoceano, e ciò riguardavano soprattutto la particolare disposizione geografica dell'Italia nel Mediterraneo e non di meno, la sua struttura politica, culturale e sociale, che vedeva non solo la presenza del Vaticano, ma anche - ma molti lo avranno dimenticato - del più forte partito politico d'Europa, il PCI, che aveva, al tempo, legato con Mosca, il quale doveva assolutamente tenuto fuori dalla vita politica del paese, di fatti nel Capitolo I abbiamo appurato di come le strutture clandestine/semiclandestine lavoravano proprio per quello: combattere il PCI con qualunque mezzo, infiltrazioni, sabotaggi, distorcere la visione della sinistra, rendendola violenta, incapace, inaffidabile. Il tutto certo, con le strategie già nominate più volte, la guerra non ortodossa made USA. Un po' di forze reazionarie, un po' di strumentalizzazione del "terrorismo rosso" et voilà. Ma non è finita, col tempo la stessa sinistra, fu preda sempre maggiormente, di un mutamento indotto e pilotato, che la rese più occidentalizzata, e deformandola dalla sua natura originaria, quella marxista. Oggi abbiamo un'ideologia marxista stravolta dalla new left e dalle ideologie neoradicali. Oggi la sinistra non esiste più.
Quindi, le date essenziali di tutti questi avvenimenti legate fra loro, sono tre:
I periodi precedenti e successivi al giugno del 1967 (possiamo dire dal 1965 a tutto il 1970), quando si effettuò l'aggressione bellica dello stato Israeliano agli arabi, ponendo automaticamente in crisi il sud Europa ed il Mediterraneo. Nello stesso periodo, bisognava assolutamente evitare, da parte di ogni governo all'epoca, ogni divergenza che avrebbe potuto generare qualcosa di poco comodo a certi poteri, vedi il caso Mattei, che nel 1962 si risolse facendolo saltare in aria. Infatti, per quanto la classe politica italiana fosse sempre quella formata dagli Alleati prima nel 1943 e poi nel 1945, ovvero sia galoppina, corrotta e ideologicamente in stasi, era comunque un motore che non poteva essere del tutto controllato, per moltissimi motivi, sia sociali che culturali. Poteva succedere che si venisse a formare qualcosa di imprevedibile e non calcolato da chi voleva mantenere un enorme controllo. Potevano venire a verificarsi iniziative, che si attivassero interessi, convenienze, idee, cose insomma che avrebbero potuto deviare l'Italia dalla sua collocazione atlantica. Ciò non era ammissibile da chi sappiamo noi. La vera preoccupazione fu questa, poiché avrebbe generato e rinnovato il motore, un motore di innovazione, ovvero sia di crescita economica, di vere rivoluzioni, non i soliti cortei e movimenti pilotati. Certamente l'avanzamento industriale ha generato una forte coesione tra i lavoratori, un innalzamento degli scontri sociali e attività sindacali, però non erano certo le lotti operaie la vera preoccupazione in campo atlantico e per chi davvero giocava nella scacchiera della grande politica e degli interessi internazionali. Fondamentalmente le rivolte operaie non hanno mai portato a nulla, così come i sindacati, molte volte mal organizzati, se non ad un'illusione che l'uomo medio credi davvero di contare qualcosa nel cambiamento. A proposito di Mattei, sapete perché lo hanno assassinato? Stava portando avanti qualcosa che era vero cambiamento, non semplici caciare di piazza, ma di questo ce ne occuperemo dopo. Andando avanti, era periodo in cui la Francia di De Gaulle non era base su cui potevano contare né gli americani ma neanche gli israeliani. La Grecia fu rovesciata tramite un colpo di Stato, l'Algeria lancerà un avvertimento bellico contro Israele, ed anche altri stati arabi, affacciati nel mediterraneo, non davano alcuna garanzia di "gentilezza" nei confronti di noi sappiamo chi. Nella primavera del 1967, in Libano si impedì l'accesso ad alcune flotte americani nei suoi porti. Per non perdere la propria posizione di potere nella scacchiera geopolitica, la Russia fu costretta a riarmare l'Egitto, moltiplicando la loro presenza nel settore. Scriverà l'acuto Vinciguerra in proposito:
Più si alza la soglia di allarme in Medio Oriente, più cupo risuona il rimbombo del cannone, più Gerusalemme trema, più in Italia si avverte l'urgenza di uno "Stato forte" in grado di spazzare via., insieme alla "sovversione rossa", le tendenze neutralistiche e la politica di equidistanza fra arabi ed ebrei
Un quadro piuttosto chiaro, come chiaro erano le tendenze del potere e dove voleva andare a parare.
Il secondo periodo va dal 1971 al 1974, quando con il Watergate americano, alcune lobby spazzarono via alcuni vecchi assetti dell'amministrazione americana e dell'Intelligence, e il quale alcuni contraccolpi andarono a finire inevitabilmente sul piano internazionale, dando via libera al progressismo, che in pochi anni, fecero diventare l'Europa e l'America Latina, apparentemente reazionari e conservatori. Prima ancora della conclusione dello scandalo Watergate, e in base agli accordi di Ginevra del settembre 1974, che posero fine alla guerra fra Egitto, Siria ed Israele, e dopo ancora la strana e strumentale guerra del Kippur, resero lo stato di Israele, militarmente e strategicamente sicuro nell'area mediorientale. Dopo il declino del gollismo in Francia, fu la volta della caduta di colonnelli in Grecia, crollò il regime di Salazar in Portogallo e nel 1976 andò verso la fine anche il franchismo Spagnolo. Da qualche altra parte invece, prosperava il Cile reazionario di Pinochet. In Italia, per rendere il paese in stallo e fermo alle direttive atlantiche, si tornò alla strategia del terrore, in particolare si vide la nascita del terrorismo brigatista e la presenza della massonica P2. In mezzo al quel clima, si vide anche il giusto momento di cambiare in toto, i vertici dei Servizi. Insomma, il rinnovamento del paese, la sua modernizzazione, il suo progressismo, era un'arma in mano sempre a chi controllava le strategie mondialiste, e che utilizzava l'arma del progressismo culturale e sociale come un interruttore, asseconda di esigenze e necessità che si venivano a formare nel quadro internazionale. In USA si assistette infatti a fenomeni di destabilizzazione, non sociale ma politica, in modo tale da riformare un assetto politico, o per dirla in modi più diretti, concedere a certe lobby un maggior potere e controllo nelle amministrazioni, portando a sua volta ad un potere su tutta la nazione. Chiaramente il Watergate fu la causa scatenante, tant'è che il cambiamento avvenne dopo lo scandalo. Curioso però che certi fenomeni contestativi dell'amministrazione americana non avvennero successivamente, ma ebbero una frenata improvvisa. Ad esempio è curioso notare di come ci si indignava della guerra del Vietnam, dei morti innocenti, dei bombardamenti, dell'incredibile sperpero di denaro, eppure, poco tempo, cessò tutto. Giornali importanti come il New York Times che ha sempre portato avanti articoli fortemente liberali, ad un certo punto smise. Tutti smisero di parlarne, tutti non si indignarono più. Perché? Eppure i soldati americani continuavano a morire. La guerra continuava. Elementi di spicco rivoluzionari, anarchici, contro un sistema che opprimeva, vennero meno, e il grande Che Guevara lo trattarono come una figura di consumo, sponsorizzato da prodotti commerciali. Ridicolizzare, opprimere un fenomeno, per depotenziarlo. Anche l'israelita Robert Allen Zimmerman, che qualcuno conosce come Bob Dylan, smise di cantare contro i padroni della guerra e del mondo, ma si diede a qualcosa di meno scomodo, a canzoni amorevoli nei confronti di Israele, cioè a quello stato di tecnocrati razzisti e guerrafondai che fa impallidire gli USA con i loro armamenti nucleari. Anche Hollywood, industria di propaganda immensa, con un mucchio di soldi di dubbia origine, che ha sempre fatto comodo e prende spunto da una strategia utilizzata moltissimo anche dagli stessi nazisti e dai fascisti, inizia a cambiare rotta. Passiamo da film che sensibilizzano l'essere umano nei confronti degli oppressi, a sensibilizzare e supportare poi gli oppressori. Passiamo da film che portano a denunciare i soprusi degli americani nei confronti degli indiani in vista della fondazione degli Stati Uniti, alla serie di film su un ex berretto verde. Rambo. Chiaro modo per vedere sotto un altro punto di vista quanto hanno fatto i militari in Vietnam. Un modo per umanizzarli e trattarli come eroi, facendoli aggradare all'occhio del pubblico, come un elemento degno di empatia. Scontato dire che quanto qui detto, sarà un tipo di comportamento che sarà di continuo e ampliamente utilizzato da lì in poi, per descrivere tutti i militari americani, che andavano a fare guerre, sempre come quelli buoni, quasi ingenui, uomini di famiglia, padri, mariti. Gli americani, portatori di democrazia, libertà e onestà. No, non è così, ma è così che sono stati volutamente fatti passare. Una volta si parlava di guerre oggi si parla di pace. E' strano di come una discesa vista dal basso somigli a una salita. Ma perché tutto questo? Perché esistono fasi in cui si attacca un governo e le sue azioni ed altre in cui la si difende completamente? Molto semplice. Creare consenso. Per consenso, chiaro che si intende "consenso popolare". Proprio come la mafia, che basa il suo potere con il consenso popolare, anche il sistema governativo si basa sui soliti motivi. Per accettare un crollo di un sistema per poi rimpiazzarlo con uno nuovo, o anche per militarizzare un altro Stato, ci vogliono delle forti motivazioni, che colpiscono il cuore dei cittadini. Si passa da stragi, a momenti di depressioni economico-sociali, per far accettare ai cittadini qualunque cosa poi il sistema vuole adottare. Il sistema prima progetta di volere nuove leggi, leggi più forti, più autoritarie, più di controllo, ma sa anche che ci vogliono delle motivazioni per attuarle, altrimenti non verrebbero accettate a cuor leggero. Si vengono quindi a creare ad hoc dei "piani". Oltre questo, c'è anche un periodo di accettazione e di disinformazione, oltre che di scandalo. Se si vuole eliminare un Presidente, lo rendi ripugnante all'occhio dell'opinione pubblica, ma lo fai in un modo che sia chiaro a tutti, dal più ignorante al più facoltoso. Sovente bastano motivi di natura sessuale, che sia l'omosessualità o rapporti extraconiugali. Questi "piani", ricollegandoci magari all'esempio del Vietnam ci viene in modo molto eloquente. Quando si voleva sabotare la guerra americana, in modo da porre in crisi le FF.AA. americane, agevolando l'occupazione di tutto il potere americano a vantaggio ovviamente di lobbies, il già citato NY Times (espressione di lobby finanziarie ma non solo), iniziò una serie di pubblicazioni interessanti, riguardanti una serie di documenti che rivelavano la preordinazione da parte americana dell'incidente del Tonchino nell'agosto del 1964, motivo principale che fece entrare gli USA in guerra. Ne risulterà che già nel 1963, il governo aveva preparato un piano di invasione in Vietnam. Queste "rivelazioni" del NY Times, le fece per amore della pace e per la democrazia? E allora perché fin quando si parlava del Vietnam tutti erano guerrafondai e cattivi, e il NYT ma non solo, erano i buoni pacifisti, mossi da buone intenzioni, e quando si trattava di parlare delle aggressioni israeliane, bisognava giustamente sempre stanziare armi e dollari per la potente Israele? Perché si invocava all'odio nei confronti degli arabi? Perché, più che mai dopo il 9/11, si venne a formare una campagna di terrore contro il popolo islamico? Tutti trattati come possibili comunisti, insieme agli egiziani. E' chiaro che era tutto un comportamento di parte, voluto da chi controllava. Quindi non era vero pacifismo, vero segno di bontà e di salvaguardia dei diritti di tutti, ma solo di chi si voleva e a chi faceva comodo. Tornando un attimo allo scandalo Watergate, tengo a precisare un punto fondamentale. Come molti sapranno, il Watergate fu un enorme scandalo politico verificatosi dal 1972 al 1974, che portarono alle dimissioni dell'allora presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon. Lo scandalo si basò su alcune intercettazioni abusive che portarono alla scoperta del comportamento autoritario ed antidemocratico dell'amministrazione Nixon dedita a voler abolire l'opposizione politica del Partito Democratico e i movimenti pacifisti antiguerra del Vietnam. Fin qui, nulla di strano. Lo scandalo ebbe un abnorme eco sulla stampa internazionale, ma non è finita. A questo proposito, e collegandoci a quanto detto poco sopra, riguardo all'ambiguo comportamento di puntare il dito contro un 'criminale' invece che su tutta l''organizzazione', c'è da dire che lo scandalo Watergate fu ottimo per coprire, a livello mediatico un evento ben peggiore. A questo proposito Noam Chomsky ci viene in grande aiuto, a proposito del comportamento dei media americani e del loro ruolo che hanno in certi scandali. E' sicuramente interessante sapere, che in contemporanea allo scandalo Watergate, vennero fuori rivelazioni sul COINTELPRO, un programma di controspionaggio americano dell'FBI. Tali operazioni si occupavano di minare e limitare seriamente i poteri e le libertà del governo americano, e questo avveniva fino ai tempi di Roosevelt. Tra i vari scandali scoperti, ma passati fondamentalmente sottobanco, c'era il piano di assassinare il leader delle Pantere Nere, Fred Hampton, sabotare i movimenti afroamericani, di sinistra, movimenti degli indiani d'America e per ben 15 anni, si scoprì, sabotarono il Partito Socialista dei lavoratori, del tutto legale, con tanto di furti e minacce. Ricordiamo, tutto questo perpetrato dall'FBI. Siccome all'epoca tutti erano presi con il Watergate, il Congresso sottovalutò la gravita dei fatti, e passò con un nulla di fatto, se non con una riorganizzazione da parte del direttore dell'FBI, J. Edgar Hoover. Questo accadeva nel 1971, l'anno seguente, lo storico direttore dell'FBI moriva di attacco cardiaco. Quel tipo di operazione, ricordiamo, nella lista dei nomi da sabotare, c'erano Malcolm X e Martin Luther King, seguiva chiaramente la strategia CHAOS già nominata sopra. Questa strategia, nata nella CIA nel 1963, dal generale William Westmoreland e seguita poi da James Angleton, famoso per aver salvato e fattosi amico Junio Valerio Borghese in Italia e per aver praticamente fatto scuola all'Intelligence italiana, aveva lo scopo di contrastare il comunismo su piano globale, più, a livello nazionale, contrastare i movimenti che andavano contro la guerra del Vietnam. Oltre allo scandalo dell'FBI, ci fu un altro evento a dir poco pazzesco, venuto fuori, e che ebbe un livello di discussione, seppur marginale, tuttavia maggiore rispetto al piano di sabotaggio ed infiltrazione criminoso dell'FBI. Durante la guerra del Vietnam, l'esercito statunitense perpetro continui attacchi aerei sulla Cambogia, considerati tra i più pesanti bombardamenti mai fatti su un territorio abitato. Quegli attacchi, peraltro fatti contro poveri contadini innocenti, portarono alla morte di 700.000 abitatati su un'area che ne contava 7 milioni. Ciò avvenne tra il 1969 ed il 1975, con l'esplicito motivo di "destabilizzare la regione".
E' chiaro che quanto avvenuto a Nixon altri non era che enfatizzato, sicché un genocidio in Cambogia e un atto di sabotaggio criminale dall'FBI erano infinitamente più gravi. In verità, Nixon era indigesto a molti potenti nel mondo della finanza, sicché fece cadere il sistema di Bretton Woods, che seppur garantì una liberalizzazione alla finanza internazionale, non fu gradito dalle banche internazionali e dalle multinazionali che proprio su quel sistema si basavano. Da qui, la frase di Chomsky, "il Watergate fu solo un pretesto", scritto nel suo saggio "Capire il potere", un libro che dovrebbe leggere chiunque. Di fatto, si riuscì a far cadere la testa di Nixon, senza danneggiare la struttura profonda ed intricata del potere economico. Pretesto del Watergate era certo insabbiare gli altri scandali, non dar spazio ai mass-media di occuparsene, senza lasciare memoria e indignazione nella popolazione.
Strategia della tensione = strategie geopolitiche
E' più che evidente che la lunga strategia della tensione sia servita per fini mondialisti, per chi giocava e gioca ancora, sulla scacchiera politica internazionale, fatta di qualunque genere di potere e di controllo. Chi crede ancora che la strategia delle stragi sia stata attuata da semplici forze reazionarie, basata su ideologie e sogni autoritari, o di interessi imprenditoriali per opprimere le forze sindacali "così pericolose", è completamente in errore. In realtà il paese fu vittima continua di molte stragi perché vincolata da accordi (NATO), perché colonizzata (by USA), perché posta in una certa posizione geografica, e perché, certo, molto, troppo, schifosamente comunista. Questo ha portato a dover attuare, in un contesto piuttosto particolare, ancora in piena guerra fredda, a bombe piazzate "qua e la". E' chiaro che quel contesto portò inevitabilmente e indirettamente comodo ad una certa classe politica, la DC, che si vide essere la padrona e la protagonista assoluta per decenni, nella vita politica italiana, ma non certo per meriti suoi. Semplicemente si trovava al posto giusto. Non si poteva dire lo stesso del PCI. Le bombe, le morti, servivano certo per non far avanzare questo partito, e per bloccare possibili evoluzioni che avrebbero modernizzato il paese, portandolo a diventare ciò che i mondialisti non avrebbero voluto, non ancora almeno. Ricollegandomi poi a quanto detto prima, cioè un tipo di strategia non basata su ideologie di destra, sinistra o centro, c'è da essere chiari. In realtà i burattinai si basavano proprio su quest'idea di ideologie, cioè si approfittavano realmente di ideologi, di gente facente parte di movimenti politici, per avere un "braccio armato", perché motivato e perché sapevano che avrebbero assecondato i loro voleri, ma ciò che i burattinai volevano alla fine, era tutt'altra cosa, che ovviamente non erano interessi che sarebbero andati direttamente a questi ideologi. E' chiaro che se voglio combattere dei comunisti chiamo dei fascisti, così accecati dalle ideologie, dal diverso colore, che farebbero di tutto pur di "spazzarli via". E tanto è bastato. Che poi il quadro era più grande di quanto sembrava, questo non doveva interessare gli "operai", fissati con le loro lotte contro un'altra classe politica. Puntare su motivazioni, su interessi di ideologia politica sono stati fondamentali certo, per muovere personaggi e poteri di natura reazionaria e industriale. Prova di ciò ad esempio ci può arrivare dalla testimonianza di Enzo Generali che ricorda una confidenza avuta con Otto Skorzeny, amico di Julio Valerio Borghese, il quale gli avrebbe raccontato nel gennaio 1969, di un piano che doveva far cessare autoritariamente l'esperienza del centrosinistra in Italia, e riassestare l'ordine interno privilegiando l'industria. Questa era la scintilla che poteva far smuovere certi elementi, utilissimi per i burattinai. Tutto questo, era alla base della Gladio, fondamentalmente, tutti fieri di appartenere ad un nucleo speciale segreto, mossi solo da un odio nei confronti dei comunisti. E tanto bastava. Purtroppo in molti identificano ancora in queste stragi, una matrice di natura estremista e destrista, come i neri del Veneto, che, come specificato nel Capitolo I, il Gruppo Sigfried era del tutto controllato dall'Intelligence statunitense, così come erano controllati per bene gli ordinovisti. Con questo pretesto, si finì di dar la colpa di qualunque strage, alle cellule nere. Certamente come già detto precedentemente, il Sigfried era si formato da elementi dell'estrema destra e si faceva utilizzo di elementi di Ordine Nuovo, ma non erano loro le menti, ma solo il braccio armato. Come vedremo, ON era un piccolo mondo pieno di gente dei Servizi italiani. Quando certi gruppi non erano più utili, si faceva il solito 'scarica barile' o meglio ancora in questo caso, si invertiva il 'segno' per conseguire altri scopi. Certamente, anche se cessarono dopo la prima fase stragista, le necessità atlantiche, dal 1974 in avanti, altre bombe sarebbero continuate ad esplodere, ma per motivi differenti. Era un tipo di mostro che tornava comodo in certi momenti. In quel periodo, le bombe erano sempre funzionali a mantenere un quadro politico del paese instabile, e quindi facilmente controllabile, sia per motivi di interessi e ricatti, e furbescamente si strumentalizzò sugli eventi per rievocare il demone del terrorismo nero, utile a generare indignazione e a far muovere il paese in un pilotato progressismo, e quindi ovviamente verso la sinistra. Chi si è mai interessato di analizzare il fenomeno della strategia della tensione, il più avvezzo avrà certamente osservato alcuni punti inquietanti. Ad esempio, chi progettò di far esplodere le bombe a Roma e a Milano il 12 dicembre 1969, non scelse il momento per caso, perché l'atmosfera era molto particolare. L'attentato venne preceduto da infiltrazioni, provocazioni e diffamazioni contro gli ambienti anarchici, sebbene questi non avessero mai fatto alcunché di illegale, ma non solo. Il 18 marzo del '69, dopo numerosi e accesi scioperi dei sindacati che portò a smuovere una forte mobilitazione su tutto il territorio, Confindustria approvò di abolire le gabbie salariali, ma fu anche e purtroppo il periodo che vide protagonista il fenomeno passato alla storia come "Autunno caldo", ovvero sia una serie di lotti sindacali nata dopo la scadenza triennale dei contratti di lavoro. In quel periodo, si allinearono alla lotta per il rinnovamento dei contratti, anche la lotta al diritto allo studio. Dal quel clima, si sapeva benissimo che i morti ed i feriti che ne sarebbero usciti, sarebbe suonato molto rosso, molto insurrezionalista. Questo fu scontato, ed è normale che lo sia, è ufficialmente riconosciuto, basti pensare alle accuse infondate a Pietro Valpreda, coinvolto nel processo sulla strage di Piazza Fontana. Valpreda fu famoso per aver fondato con alcuni amici il Circolo anarchico 22 marzo. Valpreda rimase in carcere per ben 3 anni, venne poi assolto per insufficienza di prove. La sera del 15 dicembre, mentre il tribunale di Milano si apprestava ad accusare Valpreda, a mezzanotte, l'anarchico Giuseppe Pinelli cade misteriosamente dal quarto piano della questura di Milano. Ma a prescindere dall'esecutore materiale, chi ideò di porre un ordigno esplosivo a Brescia il 24 maggio 1974 ad un comizio sindacale antifascista, era ben consapevole che morti e feriti sarebbero stati addebitati alla destra neofascista. Anche in questo caso, come un copione, l'attentato fu preceduto da inchieste giudiziarie, arresti, a proposito delle indagini nell'ambito dell'estremismo di destra, ritenuta responsabile dell'attentato di Piazza Fontana. Nello stesso periodo, c'è da ricordare anche, saltò in aria Silvio Ferrari, un ragazzo neofascista intento a trasportare dell'esplosivo. E' chiaro quindi che in un primo momento si voleva dare la colpa alla sinistra, e in un secondo momento darla alla destra. Quanto accaduto nel 1974, bisogna notare, non fu funzionale per generare una reazione da parte delle sinistre per metterle in cattiva luce, e continuare a sabotare il PCI. Tutt'altro. I tempi erano cambiati rispetto agli anni precedenti, ora ci si avvicinava di più alla sinistra, e quanto fatto era visto semplicemente per quello che era: dei neofascisti violenti. Gli attentati che seguiranno, idem servivano per altro non per scopi reazionari. Come si può quindi notare, il progressismo pilotato stava già camminando. Il 14 marzo del '74, nasce il V governo Rumor, composto da DC, PSDI e PSI.
Per comprendere appieno i due volti della strategia stragista, bisogna partire dal presupposto che dalla Seconda Guerra Mondiale, le grandi strategie internazionali, mosse dai mondialisti, hanno adottato un comportamento apparentemente opposto, ma che erano poi due facce della stessa medaglia. Questo tipo di potere si può dividere in due gruppi, che operano su due aeree differenti. La prima è un potere transnazionale, sovranazionale, di tipo tecnocratico - plutocratico, il cui punto di forza è il controllo finanziario dell'economia mondiale. Coloro che ne fanno parte sono proprio i mondialisti, che come fine ultimo si propugnano la nascita di un nuovo ordine, quindi che faccia convergere tutti gli Stati in uno solo, e che abbia un'unica economia globalizzata, controllata esclusivamente dalla finanza e con una società ovviamente multietnica. Sedi fin dal ventesimo secolo di questo potere, sono state Londra e New York. Chi ne fa parte sono lobby, ma anche massonerie, fondazioni, think tank, come anche la Banca Mondiale, Council on Foreign Relations, e il FMI, fino ad arrivare agli ormai molto noti Bilderberg e Trilater Commission. Questo è il potere finanziario che ha a sua volta, un enorme controllo sui mass-media. L'ideologia di questo centro di potere è quello di stare sopra gli Stati e quindi comandarlo. In pratica quanto tende a fare la BCE ora nell'Unione Europea, di fatti basti vedere di come ogni singolo governo aderente all'area Euro, abbia perso molti poteri e privilegi, tra cui, ovviamente, la sovranità monetaria. Come potete vedere quindi, il tutto è molto più attuale di quanto si possa pensare. Un esempio di mondialista è Kissinger, ma ancora di più, l'archetipo del mondialista cosmopolita è senz'altro il polacco ebreo Zbigniew Brzezinski, primo direttore della Trilateral, nonché altro funzionario del CFR, ex consigliere della sicurezza americana. Fu teorico di alcune strategie interessanti, come la destabilizzazione di tutti i paesi che vanno dal vicino all'estremo oriente, stimolandoli con conflitti di tipo etnico - religioso o dispute territoriali. Brzezinski, pieno di potere, costituì il prototipo degli uomini del mondialismo.
D'altra parte invece corrono con tempi e necessità differente, ma parallelamente, gli interessi geopolitici di ogni singola Nazione, strategie che possono provocare effetti enormi, ma anche contraddittori. Ad esempio alcune politiche e culture mirano ad ideologie neoradicali e prospettive di tipo modernista, progressista, quindi molto consono ai mondialisti, allo stesso tempo, nelle stesse o in altre aree geografiche, vengono fuori interessi geopolitici o strategici internazionali differenti, e questo è il caso degli USA. Essendo loro un centro di potere massimo, visto che è la prima superpotenza, essi possono instituire Stati autoritari e/o reazionari, se non addirittura tentativi di colpi di Stati di tipo militare. E' quanto ha fatto l'America con l'Italia infatti. Sempre facendo esempio dell'Italia, mentre da una parte vi era l'esigenza strategica di restare sotto il controllo NATO, come una sorta di vincolo dove era impossibile il "divorzio", e quindi qui vi era la prima fase della strategia stragista che, come detto, tendeva a congelare il tempo nel paese, cioè a mantenere uno stato di stallo, quindi l'opposto del progressismo. Ma se da una parte c'era un tentativo conservatore, dall'altra c'era l'interesse anche dei mondialisti, e quindi che si attuasse una strategia che aveva scopi differenti, e sono quelli dei cambiamenti socio-culturali, i movimenti liberal e neoradicali. Tutto questo a gradi per modernizzare il paese e quindi la mente dei cittadini pronti a cambiamenti. Ovviamente questi ultimi dovevano rispettare dei limiti, limiti imposti dalle esigenze atlantiche, che da Jalta, e come visto nel Capitolo I, dovevano escludere completamente l'ascesa al potere - anche democraticamente per elezione - del PCI. Qui si videro bene l'utilizzo di strategie di guerra non ortodossa, e ovviamente cellule clandestine come braccio armato. Nella metà degli anni '70, le sinistre o anche il PCI, non avevano alcun interesse nel mettere bombe su territorio per demonizzare le destre all'opinione pubblica, anzi, l'esatto opposto: aveva tutti gli interessi a sostenere in quel periodo la destra. Piuttosto, c'è da chiedersi come mai il PCI non abbiamo mai attaccato direttamente le istituzioni democratiche a proposito di scandali da loro creati. Il PCI sembrò ingenuo. Purtroppo però, vero che i partiti non strumentalizzarono alcunché, ma come al solito, c'era qualcuno da dietro che stava realmente usando le stragi come pretesto, come ricatto e per interessi. Tutto questo, per dire, ancora una volta, di come l'Italia venne di fatto colonizzata dagli Stati Uniti, ed utilizzata come laboratorio per strategie di guerre non ortodosse. Direttive quelle che si teorizzarono nel 1963 grazie a Westmoreland con l'operazione CHAOS. Fu fondamentale per strumentalizzare e gettare discredito sui movimenti anarchici e sulla sinistra estrema, per poi utilizzarli come fantoccio per operazioni false flag, anche nell'ottica antisovietica e non solo in Europa. Strategie teorizzate da menti fine made USA, che poi agirono in parallelo con le strutture stay-behind dal bollino NATO, già accuratamente organizzate e finanziate. Di Gladio o di NDS, abbiamo già accuratamente trattato nel precedente capitolo, quindi sapete di come queste strutture siano state essenziali per bloccare qualunque possibilità di rappresaglia da parte della sinistra o di presa di potere al governo da parte del PCI. Le sinistre vennero attaccato da tutti i fronti, senza pietà. D'altronde, già nell'aprile del 1945, l'OSS, che divenne successivamente CIA, si iniziò a muovere per finanziare elementi che potessero tornare utili contro il comunismo italiano, molto sentito in Italia in quel periodo, tanto da superare di fatto la storica DC. Come noto, nel maggio del 1952 venne stipulato un accordo tra la nuova CIA e il SIFAR, a proposito di offensive contro il potere comunista, tramite azioni politiche o anche paramilitari, propaganda e psicologiche. Passò alla storia con il nome in codice Piano Demagnetize. L'allora tenente, successivamente passato colonnello, Renzo Rocca del SIFAR si occupò di mettere a punto il piano. Rocca fu membro italiano di spicco al Pentagono. Un uomo di fiducia. Rocca fu lo stesso che dieci anni dopo affermò di come le infiltrazioni di elementi nelle organizzazioni sindacali di sinistra diedero esito positivo. A proposito di questo, il ricercatore svizzero, Daniele Ganser, nel suo libro NATO's Secret Armies: Operation Gladio and Terrorism in Western Europe, del 2005, fa conoscere un documento che non andrebbe dimenticato, il Field Manual 30-31, redatto dal Defense Intelligence Agency (DIA) del Pentagono, con il compito di addestrare migliaia di ufficiali dietro le linee, in tutto il mondo. Come fa notare Ganser, nelle appendici più importanti, ovvero sia la FM-30-31A, è possibile capire di come i soldati erano istituiti a seguire azioni di violenza in tempo di pace, e in quel caso, dato che erano azioni ufficialmente clandestine, quindi mai avvenute, bisognava dare la colpa dei fatti ai comunisti, per creare a sua volta una situazione di tensione e di allarme generale. Contemporaneamente ad un attacco paramilitare, sarebbe partito quello di infiltrazione di elementi sottocopertura in ambienti di sinistra ed anarchici, per poi provocarli, portandoli sulla strada della violenza. E' quanto effettivamente avvenne.
Analisi della strategia della tensione e suoi scopi
Come già appurato nel precedente capitolo con le strutture clandestine, la strategia della tensione altro non è che un fenomeno nato sotto l'ala della NATO, e che si basava su alcuni elementi come iniziative politiche, azioni terroristiche e paramilitari per adempiere agli scopi preposti. I beneficiari dei risultati da queste stragi, ovviamente erano i già citati mondialisti. Possiamo elencare alcuni punti fondamentali che possono far ben intendere questo fenomeno e su cosa si basava
1. Grazie al supporto di strutture segrete o pseudo riservate, tra cui l'Intelligence americana ma anche italiana aveva un certo controllo, si potevano agevolare atti di violenza come scontri socio-politici e quando ritenuto necessario, la pianificazione di attentati terroristici oppure ideare fasulli tentativi di golpe. Punto comune da tutto ciò era destabilizzare il piano sociale, il cuore, gli animi dei cittadini ed anche del governo attualmente in carica, con atti terroristici, intimidatori, al fine di congelare e prevenire possibili mutamenti negli assetti politici e socio-culturali del paese, avendo fondamentalmente il controllo del governo, in quel clima, perfettamente malleabile.
2. Ricerca di elementi fidati come copertura, inquadrati anche in elementi delle FF.AA., come Carabinieri o altri corpi speciali, nonché civili, sovente appartenenti in organizzazioni di estrema destra, in questo caso i famosi ordinovisti, che avevano sentimenti fortemente nazionali, patriottici, ideologici, e tutti anticomunisti. Ciò permetteva un sicuro aiuto di soggetti già di suo, incentivati. Da tener conto che in Italia, molti del personale di polizia o delle Questure e Prefetture, proprio per il contesto storico, gli anni '60, erano ancora prevalentemente gli stessi del ventennio, durante l'epoca fascista, e quindi con predisposizione mentale verso la difesa, a prescindere dal tipo d'ordine e da chi dato. Ad esempio, a proposito della strage di Piazza Fontana, il questore di Milano, Marcello Guida, fu direttore della colonia penale di Ventotene durante il fascismo.
3. In quel periodo, si tendeva anche a strumentalizzare le sinistre tramite azioni di propaganda, tramite articoli di giornali, controllando di fatto agenzie di stampa. In questo caso, si tendeva subito a dar la colpa di qualunque attentato agli anarchici oppure ad elementi della sinistra estrema, coinvolgendo indirettamente l'area dei partiti marxisti.
4. Fondamentale erano anche i depistaggi durante le indagini sulle stragi (ormai famose), atti di copertura di alcuni elementi responsabili e scomparsa di prove rilevanti, atti logicamente a proteggere l'operazione
Il meccanismo venutosi a formare, e diciamolo, ideato da menti finissime, pressoché geniali, funzionava ed era organizzato benissimo, e quando necessario, veniva 'attivato' in modo immediato, portando a compimento ciò che chi comandava, voleva ottenere. Dalle strutture oltreoceano, in particolari momenti di crisi internazionali, quindi climi piuttosto 'caldi', era venuta la necessità di attuare alcune iniziative, anche mediamente violenza, come gli attentati, atti alla fine, a risolvere problemi. Ognuno aveva uno scopo, asseconda della nazione di cui si vuol trattare. In Italia abbiamo stragi fatte per ricatto politico e tenere a bada il forte PCI, vera sinistra (ed ultima) nel bel paese. In Grecia invece, si adottò un vero e proprio colpo di Stato, e il tutto era stato organizzato per ciò. Vero anche che in Italia ci furono due tentativi famosi di golpe, il Piano Solo e il golpe Borghese, ma furono due tentativi che, storicamente, rimasero ambigui riguardo al motivo del loro 'fallimento'. In realtà quelli non erano veri e propri golpe, ma solo un altro tentativo di ricatto, per far indietreggiare il governo. Ricordiamo che nel periodo del Piano Solo, dove ci presero parte anche buona parte dell'arma dei carabinieri, la DC stava provando ad avere alcune larghe intese governative con il PCI. Ciò per gli scopi atlantici era semplicemente fantascienza, era blasfemo, quindi andava fermato in qualche modo. E' anche possibile tuttavia che si sarebbe anche arrivati ad un golpe vero e proprio, con presa di potere in modo dittatoriale e militarizzando il paese. Le varie strategie e tattiche in quegli anni, la già citata più volte, guerra non ortodossa molto cara agli americani e sempre in quel territorio ben studiata ed aggiornata, il piano demagnetize e la strategia CHAOS, erano già ben elaborate prima dell'inizio delle stragi (prima di Piazza Fontana) e quindi già pronte per essere attuate. Fondamentalmente, visto che la strategie era già esistente, e lo erano anche le strutture clandestine, peraltro già organizzate prima del CHAOS, bastava giusto che qualcuno desse l'ordine di attivazione di certe cellule, che tutto prendeva forma. Personaggi politici sotto controllo, giornali controllati, propagande pilotate e gruppi estremisti, crearono le condizioni che formarono la cosiddetta strategia della tensione. In quel contesto e in quel periodo quindi, ogni scontro politico e sociale nel paese, veniva pilotato in modo tale da farlo cadere nella mera violenza da strada, con il pretesto di creare appositamente un clima di tensione e di disordine. Verosimilmente gli incidenti di Valle Giulia a Roma, nel 1967, era figlia di una provocazione psicologica precedente al fatto, e sebbene non fu una strage terroristica, diede comunque il suo buon risultato. Se non si fossero infiltrati dei provocatori all'interno degli studenti attivisti, si sarebbe caduti in quel clima di disordini? Vecchia strategia ormai quella, di far finire dei buoni movimenti di protesta, in atti di violenza. Proprio quest'ultima, la violenza, il disordine, il chaos, avrebbe generato tutto quel clima che non riuscì a vedere accordi tra una DC ed un PCI, e proprio quella violenza e quella tensione, portò a mantenere sotto controllo la situazione politica italiana per anni, da parte di chi quella strategia la teneva in pugno come un'arma fondamentale ai suoi scopi. Non sempre chi prese parte a quella strategia ben diretta, ne era a conoscenza, ma alle volte bisognava far uso di qualche sicario per lavori sporchi. Ad esempio, durante la sua prigionia per opera delle BR, Aldo Moro, accuserà della strategia della tensione ambienti che si trovavano al di fuori del territorio italiano, ma, questo era possibile, disse Moro, anche grazie al supporto di organi dello Stato e della Democrazia Cristiana.
Nel suo memoriale, Moro in "tempo dopo i fatti di Piazza Fontana, l'amico on. Salvi" scrive
La c.d. strategia della tensione ebbe la finalità, anche se fortunatamente non conseguì il suo obiettivo, di rimettere l'Italia nei binari della “normalità” dopo le vicende del '68 ed il cosiddetto autunno caldo. Si può presumere che Paesi associati a vario titolo alla nostra politica e quindi interessati a un certo indirizzo vi fossero in qualche modo impegnati attraverso i loro servizi d'informazioni.
Moro ricorderà anche che durante la strage di Piazza Fontana, inizio ufficiale della strategia della tensione basata sullo stragismo, egli si trovava a Parigi, presso il Consiglio d'Europa. Fu informato che si sospettava la "pista Rossa" come responsabile della strage. Moro scriverà che lui non prese mai per vera l'informazione.
La pista era vistosamente nera, come si è poi rapidamente riconosciuto.
Non si riuscì, tuttavia, a scoprire bene il ruolo che ebbe il SID nella faccenda.
Come già detto, tuttavia, la strategia ebbe due volti. Questa fase era quella puramente atlantica, bisognava mantenere il territorio, l'Italia, sotto controllo NATO, e mantenerlo vincolato ad esso. Congelare il paese e non farlo smuovere minimamente. Non farlo avanzare. Ma, l'altra faccia della strategia, che in un primo momento volle bloccare il troppo progressismo del Sessantotto, che stava correndo troppo, ebbe proprio lo scopo, di smuovere il paese, e iniziare a renderlo di nuovo modernizzato, riportandolo sulla via del progressismo e del modernismo, e con il tempo, portando a distruggere completamente l'immagine fascista, un paese che si stava allontanando dall'ipocrisia, dalla vita borghese, e via verso una nuova generazione, anche rendendola meno incline allo stampo democristiano, basato sulla famiglia (distorta anche dal femminismo) e sulla Chiesa. Insomma, si stava agevolando lo sviluppo sociale e culturale del paese, che diede anche esiti positivi. Di ciò, lo intuì perfettamente Pasolini, che dirà:
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte fasi, della tensione: una prima fase anticomunista, Milano 1969, e una seconda fase antifascista, Brescia e Bologna 1974… Io so i nomi di un gruppo di potenti, che con l’aiuto della CIA….
Certo, Pasolini non poté confermare quanto egli affermò, ma essa è la semplice verità, e oggi ne siamo molto più coscienti. Ci vide giusto il compianto Pasolini. Un personaggio, certamente di spicco, tale generale Gian Adelio Maletti, in una recente intervista di Nicola Palma, Maria Elena Scandaliato e Andrea Sceresini, il 9 dicembre 2009 sull'Espresso-Repubblica.it conferma il ruolo degli americani nelle stragi (provando un po' a minimizzare però)
L'intervista originale qui riportata
Generale, lei parla di un deposito americano in Germania. Gli Usa volevano la strage?
“No, io non credo. In piazza Fontana non doveva morire nessuno: la bomba doveva avere un effetto psicologico, politico. Gli americani fornivano mezzi ed esplosivo, ma il lavoro lo lasciavano fare agli indigeni. C'era un laissez-faire, un indirizzo generale, poi messo in pratica da gruppi italiani o internazionali. Se ne occupavano i servizi segreti, ma non solo la Cia”.
E da chi partiva questa strategia?
"Nixon ne era a conoscenza. Era un uomo d'azione: molto spregiudicato e molto anti- sovietico. Tutto ciò andò avanti fino al tramonto di Nixon. Fino alla strage di Brescia, insomma”.
Continua