Egdar Mitchell, cresciuto in Texas e studioso delle scienze al MIT, è stato uno degli astronauti della missione Apollo 14 ed oggi racconta quell'esperienza vissuta nello spazio nel suo primo libro intitolato "La via dell'esploratore".
La ricerca di Mitchell cerca di superare l'incompatibilita' fra le teorie scientifiche e la religione rispetto al mistero dell'esistenza.
La missione Apollo 14 decollò da Cape Canaveral il 31 gennaio 1971. Tre giorni dopo, Mitchell e Alan Shepard camminarono sul suolo lunare.
Per loro fu un'esperienza unica ma una ancora più sbalorditiva doveva iniziare.
Quando gli astronauti lasciarono la Luna per ritornare sulla Terra, Mitchell fu avvolto da un'immensa, intensa ed inattesa sensazione, riguardo la quale disse:
"Avvertii di essere connesso con l'intero universo".
Quell'esperienza mutò radicalmente l'astronauta che passò i 25 anni successivi in modo diverso, dedicandosi all'esplorazione delle profondità dell'umano ed alla scoperta dell'ineffabile mistero della coscienza e dell'esistenza.
Mitchell ha sentito il bisogno di integrare scienza e religione e, dopo aver lasciato la NASA nei primi anni '70, ha fondato l'Istituto di Scienze Neotiche con il quale ha intrapreso studi e ricerche in campi che fino ad allora la scienza non aveva preso in considerazione.
Grazie a questo lavoro ha costruito una sua teoria con la quale ha spiegato il mistero della coscienza umana e gli eventi psichici, che i religiosi chiamano miracoli e gli scienziati rifiutano.
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