Ricercatori nell'Artico fotografano un sottomarino russo
Ritorno a parlare della "guerra" per il controllo dell'Artico, argomento che ho trattao già in passato con un paio di articoli.
Questa volta due ricercatori norvegesi si sono trovati davanti un sottomarino russo.
La foto scattata dai due ricercatori.
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Due norvegesi impiegati in un test scientifico si sono trovati davanti un battello Orenburg classe Delta mentre continua la lotta per il controllo dei ghiacci.
Sopra e sotto i ghiacci dell’Artico. I russi contro gli occidentali. Con storie da romanzo. Partiamo dall’episodio più intrigante. E’ il 16 ottobre, due ricercatori norvegesi, Yngve Kristoffersen e Audun Tholfsen impegnati in test nella zona artica annotano sul loro blog aperto a tutti: «Alla sera abbiamo avvistato una luce in lontananza. E’ risultato essere un sottomarino emerso. Queste le coordinate: 89° 17.5’ N, 172° 42.9’ W. Non siamo stati in grado di identificarlo». Però lo hanno fotografato prima che sparisse sotto il pack e l’immagine è stata pubblicata dal quotidiano Telegraph. Un frammento incredibile che ha suscitato interesse ma anche perplessità. E’ davvero andata così?
Mosca in missione tra i ghiacci.
Gli esperti hanno cercato di identificare il sottomarino. Dopo aver esaminato con attenzione la foto hanno emesso il verdetto: è il russo Orenburg della classe Delta, un vecchio battello che la Marina utilizza per gli esperimenti. Una presenza in linea con la strategia di Mosca decisa a “marcare” questo spazio strategico. Il Ministero della Difesa ha appena annunciato la futura apertura di 10 stazioni radar e di 13 piste, con l’invio di militari e scienziati. Poche settimane fa, una flottiglia composta da sei grandi unità ha intrapreso una missione nella regione, in attesa di ricostruire avamposti, come quello a Kotelny, in Nuova Siberia, una base chiusa negli anni ‘90. Entro la fine del 2017 il Cremlino conta di schierare due brigate che risponderanno agli ordini del Comando Nord. Militari da impiegare in un reticolo di postazioni indicate in modo preciso dal ministero della Difesa.
Le contromosse.
I rivali di Mosca fanno le loro contromosse. Le forze di Canada, Usa, Norvegia sono molte attive. Oslo ha spesso mobilitato la sua nave per l’intelligence, la Marjata. Un’unità zeppa di apparati elettronici, in grado di monitorare anche le attività subacquee. A bordo 16 marinai ed una trentina di tecnici. I russi l’hanno ribattezzata “Masha” e, in questi anni, l’hanno tenuta d’occhio. Tra un paio d’anni i norvegesi contano di schierare la nuova Marjata. E’ stata costruita in Romania e successivamente trasferita in Norvegia per l’allestimento, con un passaggio attraverso il Bosforo che non è sfuggito agli appassionati di questioni navali. Una “macchina” poderosa, assicurano gli analisti, che potrebbe essere integrata nel sistema di difesa statunitense. Giochi di spionaggio in acque gelide. Con incursioni e avvistamenti veri o presunti di battelli “nemici”. L’ultimo caso ha riguardato la Svezia che ha denunciato la violazione delle proprie acque territoriali da parte di un misterioso minisub, forse russo. Accusa respinta da Mosca.
Passi indietro.
Come abbiamo raccontato su Corriere.it in settembre, gli Stati Uniti hanno trasferito di recente grandi quantità di materiale bellico in Norvegia, blindati e tank posizionati in enormi caverne e pronti all’uso in caso di un aggravamento della crisi. Nuovi mezzi che si aggiungono a quelli trasferiti nel corso degli anni. Inoltre i sottomarini nucleari Usa hanno condotto esercitazioni nella regione artica dove l’avversario erano, ovviamente, gli “squali” russi. Missioni alle quali è stato dato un grande risalto mediatico per mandare un messaggio al Cremlino. E’ chiaro che nessuno è disposto a fare passi indietro.
Fonte: Corriere della sera.it