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    Andrea.ufoonline
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    00 25/11/2011 12:23
    Per Eone: questo è vero, però bisogna stare attenti a non farsi fregare neanche da chi propone terapia inutili, se non dannose...






    Per Fabik: sono le case farmaceutiche multinazionali che comandano purtroppo... ci sono miliardi di miliardi in gioco
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    eone nero
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    00 25/11/2011 12:32
    Re:
    Andrea.ufoonline, 25/11/2011 12.23:

    Per Eone: questo è vero, però bisogna stare attenti a non farsi fregare neanche da chi propone terapia inutili, se non dannose...




    Per Fabik: sono le case farmaceutiche multinazionali che comandano purtroppo... ci sono miliardi di miliardi in gioco



    Ecco dove stà il guaio, i ciarlatani e le enfasi non verificate da una parte e la speculazione senza scrupoli dall'altra, e pagano sempre i poveracci.

    La scienza dei farmaci in mano alle multinazionali bolla tutto quello che non passa per i suoi canali come ciarlataneria spesso senza neanche verificare, e poi si permette truffe come quella del vaccino H1N1 dove chi urlava la verità veniva preso per ciarlatano.

    caos per la nuova influenza

    LA POLONIA: "IL VACCINO È UNA TRUFFA"
    FAZIO: IL FARMACO È SICURO E TESTATO


    Varsavia, invettiva del Ministro della Sanità: chi lo distribuisce aiuta case farmaceutiche. Il viceministro italiano: l'antivirale è efficace, è una leggenda metropolitana che sia pericoloso.

    www.iltempo.it/interni_esteri/2009/11/18/1094919-polonia_contro_vaccino_truf...

    Pericoloso per la salute forse no, ma per le tasche dei cittadini sicuramente si. [SM=g8245]


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    Andrea.ufoonline
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    00 25/11/2011 12:51
    Re: Re:
    eone nero, 25/11/2011 12.32:



    Ecco dove stà il guaio, i ciarlatani e le enfasi non verificate da una parte e la speculazione senza scrupoli dall'altra, e pagano sempre i poveracci.






    La nascita di queste multinazionali è stata una rovina per tutti [SM=g8142] ...
    A quanto pare funzionano arricchendosi sempre di più e diventando talmente potenti da piegare i voleri dei governi.


    Forse sarebbe meglio tornare indietro, meglio società piccole, oneste e controllabili
    Però ormai è troppo tardi, il potere è loro... Ci vorrebbe un sistema per contrastarle
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    eone nero
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    00 25/11/2011 13:00
    Re: Re: Re:
    Andrea.ufoonline, 25/11/2011 12.51:





    Però ormai è troppo tardi, il potere è loro... Ci vorrebbe un sistema per contrastarle



    Come ha detto Fabik non è democratico il sistema.

    Basterebbe nazionalizzarle e mettere la pena capitale pubblica per chi specula, nel giro di qualche anno si risolverebbero molti problemi ser non tutti.


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    00 25/11/2011 15:59
    Re:
    fabik, 25/11/2011 11.25:

    Mettere in mano ad aziende a scopo di lucro la salute ha come effetto questo, è da illusi credere che non sia così.
    Io non sono di certo socialista o comunista ma la salute e la ricerca nel suo campo nelle mani dei privati è un crimine




    [SM=g1420767] bravi ragazzi ,dite bene , ricordiamoci che sono delle S.P.A [SM=g8297]

    basta vedere le inchieste su' i medici compiacenti con le case farmacuetiche con regali di viaggi macchine ecc , o i valori limite di determinate malattie come il colesterolo che sono stati abbassati (a scopo preventivo fu' detto) ma di conseguenza pratica hanno portato ad un aumento immediato di malati ,insomma di marcio sta' parecchio .

    per non parlare delle controindicacazioni di determinati farmaci ,insomma spesso ti curano una cosa e ti procurano un altra cosa ...

    per me' la vera medicina quella del futuro e' la medicina che si accosta sempre di piu' alla natura ,meglio della natura non esiste nada [SM=g1950684]
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    eone nero
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    00 01/12/2011 02:10
    Il nuovo business è dare medicine ai sani

    E le case farmaceutiche fanno affari d’oro E' il marketing del disease mongering: non serve vendere più medicine ai soliti malati, ma basta sensibilizzare la gente a nuovi consumi nel nome di una presunta attenzione alla salute. La vicenda rivelata da un'inchiesta di "E", il mensile di Emergency

    Il settore del farmaco scoppia di salute, e il mensile E, edito da Emergency, mette in fila i numeri per scoprire quanto vale “Il business dei sani”, come titola la copertina del numero in edicola. Un business da primato, che nemmeno la crisi planetaria ha scalfito. “Il giro d’affari delle aziende farmaceutiche nel mondo ha superato nel 2010 i 610 miliardi di euro, fatturato a cui quelle italiane contribuiscono con una quota di circa 25 miliardi – spiega l’inchiesta di Roberta Villa -. La spesa media pro capite di ogni italiano per le medicine è di oltre 300 euro l’anno, ma non è tutto qui, perché il settore dei farmaci concorre per meno del 15 per cento all’intero comparto economico che ruota attorno alla salute. E questo mercato del benessere, dai confini sempre più sfumati, rappresenta ormai il 10 per cento dei consumi in Europa e il 15 per cento negli Stati Uniti“.

    Peccato per le conseguenze collaterali, che hanno nomi difficilotti ma spiegazioni assai semplici. Il “disease mongering” non è un morbo contagioso, ma la prassi di marketing che negli ultimi anni ha consentito al comparto di far volare utili e nuovi brand: come spiega Gianfranco Domenighetti, docente di Comunicazione ed economia sanitaria presso l’Università della Svizzera italiana, l’importante non è riuscire a vendere più medicine ai soliti malati, ma sensibilizzare la gente a nuovi consumi nel nome di una presunta attenzione alla salute.

    Come? Semplice, basta “gonfiare l’importanza di una malattia o, se occorre, inventarsela di sana pianta” dice Domenighetti invitando l’utente medio a meditare sull’utilità di screening massivi e campagne di prevenzione sempre più frequenti. Perché, a dire il vero, le malattie restano più o meno le stesse e “solo il 2, 4 per cento dei farmaci immessi sul mercato dal 1981 al 2008 rappresenta un vero importante progresso terapeutico, mentre l’80 per cento non sono che copie dell’esistente, a eccezione del prezzo, che di regola è triplicato” chiosa l’economista svizzero.

    Ma davvero l’industria riesce a condizionare la domanda di farmaci fino al punto di danneggiare il reale interesse del consumatore/paziente? Risponde Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano: “Questa idea di curare i sani è solo l’ultimo atto di una strategia che inizialmente è partita allargando artificialmente la platea dei malati. Non è un caso che i valori-soglia considerati un tempo normali per la glicemia, il colesterolo o la pressione arteriosa siano stati progressivamente abbassati: per ognuno di questi aggiustamenti, è cresciuto a dismisura il numero di persone cui prescrivere medicinali”. E se la prossima volta che leggerete sul giornale un mega inserto sulla salute dove si parla di doloretti alla schiena, tenete a mente questa battuta rapida ma efficace: “La fibromialgia, per esempio, è una ‘nuova’ malattia che sembra fatta apposta allo scopo di vendere analgesici”. Parola di Garattini.

    Oltretutto, c’è da ragionare sulla relatività del concetto salute e sulla forza dei modelli culturali capaci di espandersi a suon di investimenti miliardari. Gli Stati Uniti, si sa, sono la patria dell’extra large e anche in ambito farmaceutico stanno facendo scuola alla vecchia Europa. Negli Usa una persona su quattro prende ogni giorno la pillola per tenere a bada la pressione e i medicinali contro gli stati ansiosi sono ormai alla portata dei bambini di quattro anni. Donne isteriche? Uomini disoccupati? Adolescenti inquieti? Tutti in fila per la terapia, magari venduta via internet con sconti favolosi, giusto per invogliare il cliente. In Italia, storicamente, la classe medica ha posto un freno all’invadenza del business, ma i tempi magri e l’inesorabile tendenza al supporto fast – meglio buttar giù un antidolorifico al volo piuttosto che impegnare tempo e denaro in cure tradizionali cui la sanità pubblica non può più far fronte – fanno pensare a un futuro ancor più florido per i commercianti del benessere. “Per questo abbiamo deciso di occuparcene – spiega Maso Notarianni, vicedirettore di E -. Noi siamo la testata di Emergency, e tutti si aspettano notizie sulle attività nei vari luoghi del mondo dove opera l’organizzazione. In realtà il mondo è un affare complicato, dove tutto si correla. I soldi, la ricchezza, la democrazia, i diritti umani. Anche in Italia, nella sanità privata o in quella pubblica, c’è chi pensa solo al profitto. Secondo noi la salute è un’altra cosa, il rispetto per l’essere umano è la priorità: in un ospedale sperduto tra la guerra o nella clinica degli orrori a Milano cambia poco”.



    www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/29/dare-medicine-ai-sani-le-case-farmaceutiche-fanno-affari...
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    eone nero
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    00 12/12/2011 15:25
    I colossi farmaceutici occidentali fanno affari con le cavie umane indiane

    A svelare questo fenomeno è un'inchiesta del quotidiano inglese 'The Independent', secondo cui in totale sono oltre 150mila le persone che oggi partecipano ad almeno 1.600 test clinici per conto di colossi farmaceutici come Pfizer, Merck e AstraZeneca

    Gente analfabeta reclutata per partecipare a sperimentazioni cliniche senza un vero consenso informato e senza conoscere i rischi. Vittime quasi mai ricompensate. Medici che “consigliavano” ai loro pazienti di prendere un farmaco, senza dirgli che stavano partecipando a una sperimentazione clinica. Sono questi alcuni degli abusi commessi per conto di alcuni colossi farmaceutici occidentali in India, dal 2005 diventata un vero ‘paradiso’ per le sperimentazioni di nuovi farmaci, grazie ad una legislazione “rilassata”.

    A svelare questo fenomeno è un’inchiesta del quotidiano inglese ‘The Independent‘, che racconta come abbia preso piede questa nuova forma di ‘colonialismo’ nel Paese asiatico. Per capire il perchè di questo fenomeno, bisogna partire da una considerazione: la ricerca per lo sviluppo di un nuovo farmaco dura circa 10-15 anni e arriva a costare 500 miliardi, per rispettare tutte le linee guida, i regolamenti e le varie fasi di sperimentazione. Delocalizzando, invece, le aziende farmaceutiche riescono a tagliare fino al 60 per cento i costi della ricerca e realizzare grossi profitti vendendo sul mercato occidentale i nuovi farmaci.

    Ecco perchè da quando l’India ha allentato le regole sugli esperimenti umani, il settore ha subito un incremento esponenziale, e l’industria della ricerca nel paese asiatico vale ora 189 milioni di sterline. In totale sono oltre 150mila le persone che oggi partecipano ad almeno 1.600 test clinici per conto di colossi farmaceutici come Pfizer, Merck e AstraZeneca. Tra il 2007 ed il 2010 – secondo le cifre riportate dall’Independent – almeno 1.730 persone sono morte durante o dopo aver preso parte ad uno di questi esperimenti. Sebbene sia difficile stabilire se siano morte proprio a causa dei test ai quali erano sottoposte – molte di loro erano infatti già malate – è impossibile anche affermare il contrario, in quanto sono stati gli stessi medici che conducevano l’esperimento a determinare se vi fosse un legame tra la sostanza testata e il decesso.

    Qualche mese fa, il ministro della Sanità indiano, Ghulam Nabi Azad, ha dichiarato al parlamento indiano che 10 farmaceutiche straniere avevano versato compensi ai familiari di 22 individui morti durante o dopo esperimenti clinici nel 2010, con indennizzi che ammontavano in media a ‘ben’ 3mila sterline a persona. “Gli indiani vengono sfruttati dalle società farmaceutiche che poi guadagnano milioni vendendo i medicinali in Occidente. Usano indiani analfabeti e poveri che non potranno mai permettersi queste medicine”, spiega Chandra Gulhati, un medico in pensione che dal suo ufficio a Delhi sta raccogliendo dati sugli esperimenti nelle diverse regioni dell’India. Come quello di centinaia di ragazzine minorenni, i cui genitori, provenienti da aree tribali dell’Andhra Pradesh, non erano stati informati che alle figlie sarebbe stato somministrato un vaccino contro il papilloma virus, il Gardasil. “Nessuno è venuto a chiederci il permesso”, ha raccontato il padre di Sarita Kudumula, una ragazzina di 13 anni morta alcuni giorni dopo che le era stato iniettato il vaccino. O il caso dei sopravvissuti al disastro di Bhopal, usati come cavie in almeno 11 studi senza un vero consenso informato, e dozzine di trial privati condotti da medici in ospedali pubblici, in cui neanche si diceva al paziente che stava partecipando ad una sperimentazione clinica.

    Questo nuovo ‘colonialismo’ della ricerca farmaceutica ha preso piede anche in altri paesi asiatici, come Cina, Indonesia e Thailandia. Tanto che un quarto di tutti i dati clinici sottoposti alle agenzie regolatorie per l’approvazione di nuovi farmaci è stato ottenuto proprio grazie agli studi condotti in paesi a basso e medio reddito. Le aziende farmaceutiche obiettano di aver sempre seguito le regole, ma molte persone che hanno partecipato agli studi hanno detto di averlo fatto su raccomandazione del loro medico, che spesso era anche chi conduceva la sperimentazione. “Per noi un medico è come un dio”, ha affermato Ajay Naik, il cui figlio Yatharth ha sviluppato alcune macchie bianche sul corpo dopo un esperimento. “A mia moglie avevano detto che era un nuovo vaccino che costava 8-10mila rupie ma che a noi sarebbe stato dato gratis”.

    Fonte:

    www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/12/pertosa-cavie-umane-passare...
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    (richard)
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    00 12/12/2011 15:50
    In galera devono andare Pfizer, Merck e AstraZeneca,con tutte le scarpe!!
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    eone nero
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    00 22/12/2011 01:13
    “Non pubblicate i risultati dello studio sul virus”. Governo Usa blocca Science e Nature

    Il National Science Advisory Board for Biosecurity ha chiesto alle due più importanti riviste in campo scientifico di non divulgare dettagli sull'esperimento di due gruppi di ricercatori sulla mutazione di una variante dell'H5N1 ad alta trasmissibilità. Per Washington c'è il rischio di regalare informazioni a potenziali bioterroristi. "Inutile e dannoso", replicano le due testate



    Come comportarsi quando una pubblicazione scientifica rischia di creare un pericolo per la salute pubblica? La questione è diventata determinante nelle redazioni delle riviste scientifiche più importanti del mondo, che hanno tra le mani gli studi di due gruppi di ricerca che hanno sviluppato un virus influenzale mutato. Se uscisse dai laboratori questo virus potrebbe causare una pericolosa pandemia. Infatti il nuovo virus ha dimostrato una rapida velocità di trasmissione, tramite l’aria, perlomeno ai furetti. Insomma, si parla di un virus molto pericoloso, potenzialmente letale, e che si diffonde molto facilmente, quanto quelli dell’influenza stagionale.

    Le nuove varianti del virus, appartenenti al ceppo H5N1 (quello dell’influenza aviaria), sono state sviluppate da ricercatori dell’Erasmus medical center di Rotterdam, in Olanda, e dell’Università del Wisconsin, negli Stati uniti. Lo scopo delle ricerche è quello di capire meglio i meccanismi di trasmissione e le possibilità di dover affrontare una forma mutata molto aggressiva. Ieri gli studi che spiegano le tecniche usate e le mutazioni genetiche che hanno reso i virus altamente trasmissibili sono stati inviati a due delle principali riviste scientifiche del mondo, Science e Nature, che ora dovranno valutare se e come pubblicarli.

    Infatti il comitato per la biosicurezza statunitense, il National Science Advisory Board for Biosecurity (NSABB) ha chiesto esplicitamente alle due riviste scientifiche di contravvenire alle regole e pubblicare versioni parziali dei due studi. In particolare chiedono che “i manoscritti non contengano dettagli metodologici o di altro tipo che possano permettere la replicazione degli esperimenti da parte di chi cerca di causare dei danni”. Un articolo scientifico dovrebbe contenere tutte le informazioni necessarie perché un altro ricercatore possa riprodurre la ricerca, ma non in questo caso. Nature e Science potrebbero infatti pubblicare in questo modo le “istruzioni” per produrre un supervirus, che il governo americano ritiene pericolose per timori legati a potenziali fini terroristici.

    Anche se nella storia recente il bioterrorismo non si è mai rivelato una minaccia concreta, restano gli spettri dell’antrace, che nel 2001 seminò il panico negli Stati uniti post-11 settembre causando cinque morti. In quel caso si trattava di terrorismo interno: le buste provenivano da un laboratorio della Difesa americana.

    Ora tuttavia molti ricercatori credono che la richiesta della NSABB sia eccessiva, e che la pubblicazione degli studi, magari non completi di tutti i dettagli utili alla produzione del virus, sia necessaria. Secondo il direttore di Nature, Philip Campbell, “le raccomandazioni del NSABB, che causerebbero la restrizione all’accesso pubblico ai dati e ai metodi della ricerca, sono senza precedenti”. Tenere nascoste agli scienziati del mondo le informazioni potrebbe causare più danni di quelli della supposta minaccia terroristica. I ricercatori che stanno lavorando con virus simili, ad esempio, hanno bisogno di tutti i dettagli per mettere in campo misure di protezione in caso di incidenti o per sviluppare vaccini e antivirali adeguati a combattere forme letali di influenza. E le informazioni sulla genetica del virus diventano indispensabili.

    Inoltre, molti esperti di biosicurezza sostengono che ormai la ‘frittata è fatta’: diversi ricercatori hanno visto i risultati degli studi, per esempio quelli che lavorano con le redazioni delle riviste scientifiche per valutare la qualità delle ricerche. Richard Ebright della Rutgers University ha dichiarato a Nature che “a questo punto è completamente futile discutere di restrizioni alla pubblicazione di queste informazioni”. Ora sarebbe meglio concentrarsi sulle misure di contenimento e protezione dei laboratori che possiedono campioni del virus, e dare ai ricercatori gli strumenti e le informazioni per creare soluzioni.

    Il direttore di Science, Bruce Alberts, sostiene in una nota pubblicata ieri che la rivista sta aspettando una decisione del governo Usa, così come sta facendo Nature, ma che vorrebbe “far sì che qualsiasi informazione che venga omessa dalla pubblicazione sia fornita a tutti gli scienziati responsabili che ne fanno richiesta, come parte dei loro sforzi legittimi per migliorare la salute pubblica e la sicurezza”.

    di Alessandro Delfanti



    Fonte:

    www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/21/pubblicate-risultati-dello-studio-virus-governo-contro-science-nature...



  • fabik
    00 22/12/2011 08:55
    Io sto dalla parte di chi dice che la frittata è fatta.
    Adesso che si dedicassero al contenimento del fenomeno ed incrociamo le dita
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    Andrea.ufoonline
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    Utente Veterano
    00 22/12/2011 09:54
    Eh si, la frittata è fatta, le multinazionali controllano tutto: il petrolio, i farmaci, la salute, quello che mangiamo, che macchina usiamo... Sono loro i veri governi ormai, anzi sono vere e proprie dittature [SM=g8180] !


    La virologia è estremamente complessa, i virus (formati da Dna o Rna racchiuso da involucro) si servono dei meccanismi di replicazione del Dna, trascrizione dell'Rna e traduzione delle proteine delle cellule animali o vegetali.
    Praticamente le cellule sono costrette a produrre virus in quantità tale che letteralmente scoppiano o muoiono.

    Il virus dell'influenza umana presenta dei recettori che gli permettono di entrare nelle cellule endoteliali delle prime vie respiratorie umane. Il virus dell'influenza aviaria invece presenta dei recettori che negli uccelli si trovano nelle prime vie respiratorie, mentre nell'uomo si trovano nei polmoni. E' per questo motivo che il virus dell'influenza aviaria(non modificato) non è facilmente trasmissibile all'uomo, inquanto è necessaria un'enorme quantità di virus affinchè riesca a raggiungere così profondamente le vie respiratorie umane.

    A quanto pare hanno creato un virus aviario che presenta i recettori adatti per le prime vie respiratorie umane e quindi facilmente trasmissibile. La mia paura è che se si dovesse diffondere a pagarne il prezzo sarebbero le popolazioni del terzo mondo, mentre noi probabilmente avremo il vaccino in tempi brevi, per quei popoli sarebbe un'ecatombe...
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    eone nero
    Post: 6.327
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    Utente Master
    00 22/12/2011 11:47
    La storia del virus mi ricorda il romanzo di Stephen King L'Ombra dello Scorpione (1978). Dove con la morte di quasi tutta la popolazione dell'America settentrionale (e, presumibilmente, del mondo) in seguito alla dispersione di un'arma batteriologica sfuggita al controllo dell'uomo: un virus conosciuto con il nome formale di Progetto Azzurro (e in gergo come "Capitan Trips") mutazione letale dell'agente eziologico dell'influenza, caratterizzato da un tasso di infettività del 99,4% ed un tasso di mortalità per gli infetti del 100%. La prima sezione del libro, intitolata appunto "Capitan Trips", si svolge in un lasso di tempo di 19 giorni e racconta del quasi totale sterminio della razza umana ad opera del virus stesso. L'edizione completa del libro inizia con un prologo intitolato "Il cerchio si apre" che spiega come la super influenza fuggì dal laboratorio in cui fu creata.

    http://it.wikipedia.org/wiki/L'ombra_dello_scorpione

    Tra l'altro fu fatta anche una mini serie televisiva ispirata al libro, che troviamo anche sul tubo divisa in 38 parti, questa è la prima.



    http://it.wikipedia.org/wiki/L'ombra_dello_scorpione_(miniserie_televisiva)


    [Modificato da eone nero 22/12/2011 11:47]
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