00 20/11/2011 13:46
È agosto 2010 quando Paolo, 55 anni, professore universitario a Roma in vacanza a Ponza, si ammala. Febbre e brividi. Il cognato medico diagnostica una banale infezione delle vie urinarie e gli prescrive un antibiotico comune, la ciprofloxacina.
Paolo non migliora, passando la settimana a prendere antibiotici che non gli fanno nulla. Torna da Ponza, si sottopone a esami, scoprono che è stato infettato con un ceppo di E.coli resistente agli antibiotici -inclusa la ciprofloxacina.
Gli viene prescritto un altro antibiotico – stavolta per quattro settimane. Sembra migliorare, ma appena interrompe il trattamento, l’infezione ritorna. Paolo chiama un amico, un esperto di malattie infettive, che suggerisce un terzo antibiotico. Altre tre settimane. È la volta buona: dopo due mesi e tre cicli di antibiotici, l’infezione scompare.
La storia di Paolo (riportata dall’Independent) non è un’eccezione, ma un esempio dei tanti di un’emergenza da prendere sul serio. Paolo, perlomeno, è stato fortunato e alla fine è stato curato: a moltissimi altri non è andata così bene. Giovedì 17 novembre la Commissione europea ha pubblicato un piano d’azione quinquennale per contrastare l’emergenza delle infezioni resistenti agli antibiotici -gli unici farmaci che ci permettono di sopravvivere a malattie che fino a un secolo fa massacravano interi continenti.


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