Dall’Università di Maastricht, in Olanda, arrivano gli hamburger prodotti in laboratorio. L’hamburger artificiale costa 250mila euro e non ha nemmeno un aspetto gradevole. Però l’intento è dei migliori: produrre carne artifiale evitando l’allevamento tradizionale e riducendo così le emissioni di gas serra. La creazione di un mercato di carne artificiale, in grado di sostituire la carne suina ma anche quella di bovini e volatili, porterebbe il vantaggio di diminuire sostanzialmente le emissioni di gas nocivi e assicurare alla popolazione mondiale in continuo aumento il fabbisogno di carne. Inoltre, dal punto di vista degli animalisti risparmierebbe agli animali la brutalità dell’allevamento in serie e l’aspetto cruento della macellazione.
Per ora il risultato della polpetta artificiale è esclusiva di scienziati olandesi che hanno “generato” la carne suina partendo da cellule staminali. Il costo di produzione, per ora, è altissimo, ma gli scienziati contano di far diventare la produzione di carne artificiale una routine nei prossimi mesi, facendo arrivare poi il prodotto sulle tavole dei consumatori. Mark Post, a capo del gruppo di ricercatori, prevede c he la carne da cellule staminali diventerà l’unica scelta per i consumatori, e affida questo suo pensiero alle pagine del News Scientist magazine.
Però l’aspetto della carne artificiale non è dei migliori, almeno per ora. Si attende che gli scienziati mettano a punto il sistema di produzione nel corso dei prossimi dodici mesi. (Foto: nunziopaololocantore.com)
In parole semplici il processo di produzione di carne suina in laboratorio consta di una prima fase in cui le cellule staminali dei suini vengono sollecitate alimentandole con siero proveniente da feti di cavalli.
La consistenza e l’elasticità viene assicurata da un sistema di trazione sulle fibre della carne, effettuata facendola aderire su delle apposite strisce. Comunque restano delle differenze organolettiche sostanziale tra la carne proveniente dalle cellule staminali e quella prodotta con l’allevamento tradizionale e la macellazione. Intanto i pezzi di tessuti ottenuti, hanno dimensioni standard e limitate a 2,5 centimetri per 1. Il colore, poi, differisce moltissimo dalla carne suina tradizionale: a causa della mancanza di sangue nei tessuti artificiali, e alla scarsità di mioglobina nella carne da staminali, la colorazione è biancastra.
Per ora, comunque, nessuno ha assaggiato l’hamburger “in vitro”, dato che i regolamenti etico-scientifici proibiscono il consumo di tessuti artificiali animali sviluppati artificialmente. Malgrado l’ottimismo di Post per la sostituzione del prodotto tradizionale, i dubbi restano molti. L’Unione Nazionale degli allevatori inglesi, rappresentata da Helen Ferrier, addirittura pone il problema su un altro piano: definendo l’allevamento tradizionale “sostenibile ed efficiente, in grado di soddisfare i bisogni della popolazione e offrire benefici all’ambiente, al paesaggio e all’economia rurale“. Intanto, ancora per pochi mesi, resta in ballo il premio offerto dalla PETA per la messa a punto e l’immissione sul mercato della carne artificiale. Un milione di dollari, che probabilmente non verrà consegnato.
Fonte: notiziefresche.info
Articolo scritto da Roberta Amicucci