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[Rubrica] [In corso] Guerra: armi e tecnologie.

Ultimo Aggiornamento: 25/11/2015 19:46
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09/03/2011 13:30

Gheddafi torna ad accusare l'Occidente. Tv arabe: «Tre jet privati lasciano Tripoli»
Un Falcon è arrivato al Cairo con un emissario del Raìs. Altre due velivoli verso Vienna e Atene.

Tre jet privati hanno lasciato Tripoli. Uno, con a bordo un emissario del colonnello Muammar Gheddafi, è atterrato al Cairo. Lo hanno reso noto fonti aeroportuali egiziane. Gli altri due, secondo quanto hanno riferito Al Arabiya e Al Jazeera, sono invece diretti a Vienna e Atene. Non ci sono indiscrezioni su chi si trovi a bordo.
"In armi contro la no fly zone" - Precedentemente era arrivata l'ennesima minaccia del Raìs: il popolo libico prenderà le armi se le potenze occidentali imporranno la no-fly zone sulla Libia. «Se dovessero prendere una decisione di questo tipo - ha detto Gheddafi in un'intervista alla tv di stato di turca Trt - sarebbe utile per la Libia, perché il popolo libico vedrebbe la verità, che quello che loro (le potenze occidentali ndr) vogliono è prendere il controllo della Libia e rubare il petrolio. Per questo il popolo libico impugnerà le armi contro di loro». Se Al Qaeda arrivasse a conquistare il controllo della Libia, Gheddafi ha avvertito che il caos si estenderà a tutta la regione, fino a Israele.
L'onda dell'immigrazione - Martedì il Raìs era già tornato a minacciare l'Europa con l'arma dell'immigrazione. «Ogni attentato alla sicurezza e alla stabilità della Libia avrà necessariamente ripercussioni sulla sicurezza in Africa del Nord, nel bacino del Mediterraneo e in Europa», ha affermato in un colloquio telefonico con il premier greco George Papandreou, secondo quanto ha riportato l'agenzia di Stato libica, la Jana. Nulla, invece, il colonnello ha detto sull'ultimatum dei ribelli: se lascerà il potere entro 72 ore, rinunceranno a perseguirlo per i crimini da lui commessi. Una proposta che il Rais non avrebbe preso affatto in considerazione, come conferma la situazione sul terreno.
Combattimenti - Continua intanto l'offensiva delle truppe di Gheddafi verso est: sulla città di Zawiya e a Ras Lanuf, sede di un importante hub petrolifero. La prima è ormai sotto assedio, con i ribielli chiusi in centro e una cinquantina di carri armati e decine di pick-up carichi di militari per riconquistare la città. A Misurata, invece, i ribelli stanno difendendo le loro postazioni contro una dura controffensiva dei fedelissimi del colonnello. Mahmud Jebril, capo del Comitato di crisi del Consiglio nazionale di transizione, ha chiesto l'aiuto dell'Europa, direttamente dalla sede dell'Europarlamento a Strasburgo, cominciando dal riconoscimento ufficiale delle nuove autorità nate dalla rivoluzione. Il figlio di Gheddafi Saif, in un'intervista che verrà pubblicata dal quotidiano bulgaro Troud, ha ribadito che «il mondo intero deve sostenere la Libia nella sua lotta contro i terroristi», che «si sono organizzati in milizie armate e distruggono tutto, uccidono persone innocenti»; secondo Saif in Libia «non esiste alcuna opposizione, ma un autonominato Consiglio composto da dieci persone che non rappresentano che loro stesse».
No fly zone - Intanto l'Occidente si sta preparando a contromisure. Martedì il presidente americano Barack Obama e il premier britannico David Cameron hanno ribadito che una no-fly zone in Libia è fra le misure allo studio da parte dei due Paesi e dei loro alleati. «Il presidente e il primo ministro si sono trovati d'accordo sulla prosecuzione della pianificazione, anche alla Nato, di tutta la gamma di possibili risposte» alla crisi libica, cioè «sorveglianza, assistenza umanitaria, applicazione dell'embargo sulle armi, e no-fly zone», ha precisato la Casa Bianca in una nota. E in un'intervista a Sky News, il segretario di Stato Hillary Clinton ha confermato che la no fly zone non deve essere un'operazione Usa ma dell'intera comunità internazionale. «Penso che questa decisione debba essere presa dall'Onu», ha commentato.

Fonte: Corriere della sera.it
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