In vigore già in molti Paesi, entra in commercio anche in Italia la pillola Ru486, la cosiddetta pillola abortiva. Ma è polemica. La Chiesa usa toni durissimi. La Cei invita i medici all'obiezione di coscienza, comportamento comunque in crescita tra i ginecologi italiani. Intanto la politica si divide, la gente ne discute.
Il mifepristone è uno steroide sintetico utilizzato come farmaco per l'aborto chimico nei primi due mesi della gravidanza. Prodotto sotto forma di pillola, viene commercializzato in Francia con il nome Mifégyne da Exelgyn Laboratoires e negli Stati Uniti, dove viene prodotto dalla Danco Laboratories LLC, come Mifeprex. Durante le prime sperimentazioni fu usata la sigla RU-38486, poi abbreviata in RU-486, dall'azienda produttrice, la Roussel Uclaf.
Rispetto ai metodi abortivi tradizionali non rende indispensabile l'ospedalizzazione (comunque prevista in alcuni paesi) e ha il vantaggio di non richiedere un intervento chirurgico. Di contro può portare vari effetti secondari. Attualmente è in uso in tutti gli Stati dell'Unione Europea ad eccezione della Polonia e della Lituania, oltre che dell'Irlanda e di Malta, paesi nei quali l'aborto è vietato.
Il mifepristone non va confuso con la pillola del giorno dopo da cui si differenzia sia per i meccanismi di azione sia per i tempi di assunzione. La pillola del giorno dopo, infatti, deve essere somministrata entro 48-72 ore dal rapporto sessuale, e quindi non è assimilabile ad una pratica abortiva.
Il mifepristone è un ormone steroideo anti-progestinico derivato dal noretindrone, che agisce direttamente sui recettori progestinici, inibendone l'azione particolarmente sull'utero. Il progesterone (dal latino «pro»: che favorisce e «gestare»: gravidanza) è l'ormone che assicura il mantenimento della gravidanza per le sue diverse azioni sulle strutture uterine. Il mifepristone blocca l'azione progestinica sui recettori inibendo lo sviluppo embrionale e causando il distacco e l'eliminazione della mucosa uterina, con un processo simile a ciò che accade durante le mestruazioni.
L'azione del mifepristone necessita a volte di essere completata in un secondo tempo, solitamente due giorni dopo la prima somministrazione, con la somministrazione di una prostaglandina (di solito il misoprostol) che provoca delle contrazioni uterine e favorisce l'eliminazione della mucosa e dell'embrione, solitamente entro mezza giornata.
Il metodo che prevede le due somministrazioni è efficace tra il 92% e il 99% dei casi (a seconda del trial clinico in esame), mentre l'RU-486 da solo ha un'efficacia pari a circa l'80%. Alcuni studi recenti mostrerebbero un'efficacia superiore nella somministrazione di misoprostolo per via orale rispetto a quella vaginale.
Ad alte dosi, il mifepristone ha anche lievi effetti antiglucocorticoidi e antiandrogeni.
Il mifepristone è una polvere bianca, altamente solubile in metanolo e solo poco solubile in acqua.
La formula di struttura è 11β-[para-(Dimetilamino)fenil]-17β-idrossi-17-(1-propinil)estra-4,9-dien-3-one, la formula bruta è C29 H35 NO2
L'RU-486 è utilizzato in:
- Interruzione volontaria di gravidanza
- Interruzione clinica di gravidanza in caso di morte fetale in utero per ridurre la dose di prostaglandine necessaria all'espulsione.
Accertato con una ecografia che la gravidanza sia all'interno dell'utero e di epoca inferiore a 49 giorni (sette settimane di gestazione), il medico somministra da una a tre compresse da 200 mg di mifepristone. Il farmaco blocca i recettori del progesterone sulla mucosa e sulla muscolatura dell'utero favorendo il distacco dell'embrione e la dilatazione del collo.
Due giorni dopo, se non si è verificata l'espulsione del materiale gravidico, viene somministrata una prostaglandina che la induce nel giro di pochissime ore.
Dopo circa dieci giorni, la paziente torna in ospedale per la verifica ecografica dell'avvenuta interruzione. La procedura può fallire in meno dell'1% dei casi, e in circa il 5% dei casi è necessaria la revisione chirurgica della cavità uterina per completarla, o per bloccare eventuali emorragie che possono verificarsi.
Controindicazioni :
- Non può essere effettuato in pazienti che presentino allergia nota al mifepristone, insufficienza surrenalica, disordini emorragici, o che siano in terapia con anticoagulanti o cortisonici.
- L'RU-486 non può essere somministrato oltre le 7 settimane di gravidanza.
- È controindicato in caso di gravidanza extra-uterina.
- Le prostaglandine non possono essere somministrate in caso di: ipertensione arteriosa, angor, sindrome di Raynaud, insufficienza cardiaca, aritmia.
Effetti secondari :
- Dolori addominali.
- Nausea.
- Diarrea.
- Emorragie per un periodo in media di 8-10 giorni.
PRO :
La sua scoperta risale al 1982 ed è usata da oltre 20 anni, senza un numero significativo di complicazioni cliniche che abbiano portato alla morte le pazienti, in tutti i paesi del mondo dove il farmaco è stato somministrato.
L'RU-486 può essere utilizzata dalle prime settimane di gravidanza, mentre l'aspirazione non è possibile fino verso la 6° settimana
Il metodo non richiede né intervento chirurgico, né anestesia e non ha gli stessi rischi dell'aspirazione: traumi dell'utero, del collo (dell'utero), rischio ulteriore di sterilità, di gravidanza extra-uterina, etc.. Permette dunque l'interruzione volontaria di gravidanza in quei casi in cui l'aborto chirurgico non può essere praticato.
La procedura dà l'impressione di un aborto spontaneo.
CONTRO :
È un metodo più lungo di quello dell'aspirazione, richiedendo in genere da 2 a 3 giorni per il suo completamento. Si prevede, in Italia, un utilizzo del farmaco all'interno delle strutture sanitarie, come previsto dagli articoli 8 e 15 della legge 194 del 1978. Le norme più precise saranno decise dalle regioni.
Possono insorgere, a volte, complicazioni. Il ricovero ospedaliero tuttavia, in questo casi, appare risolutivo.
SPERIMENTAZIONE E DIFFUSIONE IN ITALIA :
Nel novembre 2002 il Comitato Etico della Regione Piemonte approva un progetto di sperimentazione del mifepristone, in base alla Legge n.194 del 22 maggio 1978, ma il progetto viene bloccato dall'allora ministro della Salute Girolamo Sirchia.
Con un intervento che sfida le leggi restrittive, l'organizzazione Women on Waves ha noleggiato navi con un'unità medica a bordo, per rendere possibile l'aborto con la RU-486 in acque internazionali dopo avere accolto nei porti le donne che scelgono di interrompere la gravidanza. L'Italia è stata in passato interessata da queste azioni quando ancora esisteva solo l'IVG chirurgico e la notizia è stata discussa dai media.
Dopo lungaggini burocratiche, il progetto prende il via all'Ospedale Sant'Anna di Torino nel settembre 2005 ad opera del ginecologo Silvio Viale (esponente del Partito Radicale e dell'Associazione Luca Coscioni), che difende il diritto alla sperimentazione sulla stampa e in alcune trasmissioni televisive. Nasce un intenso dibattito tra la giunta regionale e il Ministero della Salute presieduto da Francesco Storace, che invia un'ispezione considerando illegale l'inizio della sperimentazione senza l'autorizzazione del Ministero stesso. In novembre riprende lo studio, a condizione che le donne rimangano ricoverate per un periodo minimo di tre giorni, e intanto si intraprendono sperimentazioni anche in Liguria, Toscana, Emilia-Romagna e dal 2006 in Puglia. A Milano nell'Ospedale Buzzi parte una sperimentazione che prevede l'utilizzo del metotressato al posto dell'RU-486.
Contemporaneamente, a Milano e a Torino la magistratura avvia delle indagini ipotizzando una violazione della legge 194. A Milano l'indagine si conclude con l'archiviazione, mentre a Torino viene decisa la sospensione dello studio nel settembre 2006.
Nel giugno 2007 l'ente europeo per il controllo sui farmaci (EMEA) approva l'uso del mifepristone e ne ribadisce la sicurezza, autorizzandone l'uso anche in caso di "preparazione" del collo dell'utero all'aborto chirurgico. In novembre viene trasmessa al Ministero della Salute italiano la documentazione per la procedura di mutuo riconoscimento, che permette la registrazione del farmaco anche in Italia sulla base delle norme comunitarie, ma il ministro Livia Turco blocca ancora la procedura chiedendo al Consiglio superiore di sanità di «formulare un parere nel pieno rispetto della legge 194».
Il 30 luglio 2009 la RU-486 è stata approvata dall'Agenzia italiana del farmaco con 4 voti favorevoli su 5 ed è quindi entrata a far parte dei farmaci utilizzabili in Italia.
[Modificato da aprilfruit 11/11/2009 15:38]