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Il Brasile vuole clonare animali per salvarli dall’estinzione

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2012 18:58
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Utente Master
12/11/2012 19:04



Gli scienziati brasiliani puntano a clonare esemplari di specie minacciate di estinzione come il giaguaro e l’aguará guazú (nella foto), il più grande canide selvatico del Sud America. L’iniziativa è stata presa dalla Fundação Jardim zoológico de Brasília insieme all’Empresa Brasileira de Pesquisa Agropecuária (Embrapa) ed è alla sua seconda tappa, quella della percorribilità delle tecniche di clonazione come strumento ausiliario per la conservazione delle specie. Il primo passo è stato quello della raccolta di materiale genetico o germoplasma sottoforma di sangue, o spermatozoi cellule del cordone ombelicale.

Gli animali scelti per la clonazione sono 8: l’aguará guazú (Chrysocyon brachyurus), il giaguaro (Panthera onca) la scimmia leonina nera (Leontopithecus chrysopygus), speoto (Speothos venaticus), coati (genere Nasua), Formichiere arboricolo (Tamandua tetradactyla), mazama grigio o guazubirá (Mazama gouazoubira) e bisonte (genere Bison), che sono classificati come specie minacciate di estinzione nelle Liste rosse dell’Instituto Chico Mendes de Conservação da Biodiversidade (IcmBio) e dell’Iucn.

I ricercatori in due anni di lavoro hanno raccolto il materiale genetico soprattutto da esemplari trovati morti nel Cerrado, l’esteso bioma di savana che si estende nel centro del Brasile.

Carlos Frederico Martins, un ricercatore di Embrapa Cerrados, ha spiegato a Tierramérica: «Abbiamo già 420 campioni di germoplasma di specie minacciate nella nostra banca e continuiamo a raccoglierli. All’Embrapa realizziamo già la clonazione di bovini. Quello che stiamo facendo è trasferire le nostre conoscenze ai ricercatori perché possano arrivare a capo degli studi di adattamento della tecnica agli animali selvatici».

Embrapa ha fatto nascere nel 2001 il primo animale clonato del Brasile, la vitella Vitória, che è vissuta fino al 2011. Poi sono stati clonati molti animali, soprattutto bovini ed equini, che ormai sono arrivati ad un centinaio di esemplari vivi. Un progetto di legge fermo al Senato di Brasilia dal 2007 vorrebbe regolamentare la clonazione che in Brasile non è chiaramente definita nella legislazione, «La ricerca è libera – evidenzia Martins – però c’è poco controllo. Qualsiasi laboratorio può clonare bovini, per questo non è possibile precisare quanti cloni esistono».

Quello in corso è il primo tentativo brasiliano di clonare animali selvatici e sperimentazioni simili sono in corso in Paesi come gli Usa e la Corea del sud. Secondo Martins «La mancanza di esperienza impedisce di prevedere quanto tempo sarà necessario per il primo clone. Però possiamo decidere che sarà un aguará guazú, che è una specie della quale abbiamo molti campioni di materiale genetico».

Il ricercatore brasiliano ci tiene a sottolineare che «L’obiettivo non è quello di liberare i cloni in natura. Il giardino zoologico vuole moltiplicare gli esemplari per utilizzarli. L’idea è quella di mantenere questi esemplati in cattività. L’utilizzo dei cloni eviterà l’impatto causato dal prelievo degli animali dall’ambiente. Dal punto di vista della conservazione, la cosa ideale è preservare e moltiplicare la fauna dove si trova, Visto che un esemplare clonato contiene esattamente gli stessi geni che lo hanno originato, i cloni non hanno variabilità genetica perché risulti un beneficio introdurli in natura. Solo in casi estremi si potrà liberare animalio clonati».

La sovrintendente per la conservazione e la ricerca della Fundação Jardim zoológico de Brasília, Juciara Pelles, però dice a Tierramérica: «Se qualche specie si troverà in una situazione di declino estremo, a rischio di estinguersi totalmente, e sarà possibile fare uno sforzo, vedremo se ne saremo capaci. Siamo nella fase dello sviluppo della tecnologia, quindi non sappiamo se sarà possibile recuperare una popolazione natura, però è possibile che si dimostri percorribile».

Martins evidenzia che la tecnica di clonazione brasiliana ha un’efficienza tra il 5 e il 7%, una percentuale simile a quella di altre tecniche utilizzate nel mondo, ma che i ricercatori puntano ad aumentare.
Per il biologo Onildo João Marini Filho, dell’IcmBio, «La clonazione degli equini e dei bovini si giustifica per il suo obiettivo commerciale. Però ampliarla agli animali selvatici richiede cautela. Deve esistere un beneficio abbastanza tangibile per la conservazione. Si c’è un vantaggio è valido. Può essere possibile, per esempio, aumentare la quantità di animali per aiutare un programma di riproduzione».

Fonte:http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=%2018803


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Utente Master
13/11/2012 18:58

L'idea di base mi sembra gisuta.
Però la clonazione è all'inizio della sua storia. Ancora viene applicata solo su animali da allevamento. Poi le percentuali di successo sono molto basse come detto nell'articolo.
Però si migliora provando, quindi non vedo aspetti negativi nel continuare la sperimentazione con il fine di migliorarsi.
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