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Il caso di William E. Atkins e Henry F. Coudon

Ultimo Aggiornamento: 28/04/2011 12:36
27/04/2011 11:49

IL CASO DI WILLIAM E. ATKINS E HENRY F. COUDON
DATA: 10 LUGLIO 1954




Frank Edwards, un giornalista ed ufologo ora scomparso, scrisse nel 1966 un libro pubblicato in Italia tre anni dopo con il titolo La verità sui dischi volanti. Forse, senza saperlo, questo coraggioso reporter ha reso un grosso favore all'ufologia interessandosi a un caso all'apparenza irrilevante per l'epoca ma che potrebbe, al contrario, aver modificato radicalmente la storia segreta degli UFO, ovvero quella orchestrata dalla CIA. Nel libro in questione Frank Edwards descrive il caso che segue: “A mezzogiorno in punto del 10 luglio 1954 il radar della base aerea di Griffiss, nella regione a nord dello Stato di New York, captava un'eco di ritorno riflessa da un apparecchio che si avvicinava alla base o ai suoi dintorni. Eco riflessa che non ci sarebbe dovuta essere: il controllo subito eseguito confermò che non c'era ombra di aereo in volo sulla zona. Mentre il controllo da terra faceva decollare un aereo intercettore per lanciarlo contro l'oggetto volante, il radarista dell'apparecchio, un F-94 Starfire, teneva d'occhio l'eco di ritorno visibile sul proprio schermo dal suo posto dietro il pilota. A due minuti dal decollo, il pilota era già stato in grado di scorgere l’oggetto volante con i propri occhi: si trattava di uno sfavillante oggetto dalla forma di un disco che volava alla quota di un migliaio di metri. Cabrata a tutto gas, ed il pilota si avventò come una saetta verso l'oggetto sconosciuto. Non accadde altro, fino a che il radarista non accese la radio per chiamare lo sconosciuto e intimargli di farsi riconoscere. La distanza scemava rapidamente. L'oggetto si distingueva perfettamente. Era immobile. All'improvviso, senza la minima apparente ragione, il motore a reazione del caccia si spense. E nello stesso istante la cabina di pilotaggio diventò un forno surriscaldato. Il pilota accertò subito che non c'era un principio di incendio a bordo: avrebbe poi raccontato ai colleghi che era stato come sentirsi alitare in faccia la fiamma di un saldatore autogeno. Pensò di allertare la base, ma si accorse di non averne più il tempo; ne aveva appena per urlare al radarista di buttarsi con il paracadute. Un istante dopo, l'aereo in difficoltà sobbalzava, alleggerito dal peso del radarista che si era lanciato. Oramai quasi accecato e soffocato, il pilota si lanciò a sua volta e precipitando nel vuoto vide l'UFO ancora per una brevissima frazione di secondo: era enorme, circolare...Poi, il volo fino a terra. I due aviatori toccarono terra senza un graffio nei pressi di Walesville, nello Stato di New York. L'aereo che avevano dovuto abbandonare precipitò a vite: schiacciò un'automobile e danneggiò due appartamenti. Il bilancio di quell'incidente fu gravissimo, quattro morti: due adulti, un bambino ed una giovane. Prima che i militari li potessero costringere al silenzio, i due aviatori si confidarono con quelli che erano corsi in loro aiuto. Giunti gli ufficiali dell'Air Force, i due uomini non rilasciarono più dichiarazioni. Ebbi la fortuna dalla mia parte: una delle persone in grado di raccontarmi tutto sull'episodio era un mio intimo amico, ormai fuori dalla portata degli uomini del Pentagono...”. Un aereo cade, quattro persone muoiono. E tutto a causa di un UFO, o meglio, dell'alone elettromagnetico che probabilmente avvolgeva l'oggetto, alone più volte responsabile di black out di centraline elettriche, di motori d'automobili e di aerei, di macchine fotografiche elettriche. La storia di Edwards era molto interessante, troppo per essere vera. Curiosamente il giornalista non indicava nessun nome, come nella peggiore stampa scandalistica. Eppure l'episodio meritava di essere approfondito perché, se vero, certamente avrebbe causato un notevole scompiglio all'interno dell'USAF in un periodo, tra l'altro, passato alla storia dell'ufologia per l'incredibile ondata di avvistamenti in tutto il mondo. Un disco volante che causa la caduta di un aereo militare e, anche se indirettamente, procurava delle vittime, non era un fatto da poco. C'era da rimettere in discussione la sicurezza nazionale, già minacciata un tempo col caso Mantell. E non è casuale che da quel momento in poi sia il Blue Book che i vari pezzi grossi e del governo e della CIA, trattando dello studio degli UFO, abbiamo sempre messo in primo piano proprio una possibile ostilità. Ho quindi visionato i giornali americani microfilmati e custoditi presso la sede del consolato americano di Milano ed ho ottenuto un permesso speciale per utilizzare macchine fotografiche e videocamere all'interno dell'United States Information Service (USIS), ove è rigorosamente vietato filmare per paura dello spionaggio. Sono riusciti a risalire sino alla data dell'incidente ed a portar via tutto il materiale occorrente, prima che l'USIS chiudesse i battenti. La stampa nazionale aveva dato scarsissimo risalto al tragico episodio. Il Corriere della Sera del 3 luglio 1954, in un pezzo su un disastro aereo verificatosi a Rio de Janeiro e che aveva causato venti morti, terminava scrivendo: “Un'altra grave sciagura aerea è avvenuta negli Stati Uniti. Un apparecchio militare a reazione è precipitato nei pressi di Utica, durante un volo di esercitazione, e ha investito in pieno un'automobile. L'esplosione delle munizioni ha provocato l'incendio della macchina e di due case vicine. I tre passeggeri dell’automobile ed un inquilino di una delle case sono morti. I due membri dell'equipaggio sono riusciti a lanciarsi in tempo con il paracadute e hanno riportato solo lievi ferite”. Di stampo diverso l'articolo, nella stessa data, del New York Times. Dal prestigioso giornale americano, infatti, si apprendevano innanzi tutto i nomi dei due piloti, il ventiquattrenne luogotenente William E. Atkins ed il ventisettenne radarista Henry F. Coudon. I morti erano Stanley Phillips, sua moglie Florence e il figlioletto Gary, tutta gente dei dintorni di Hecla. L'altra vittima, quella che si trovava in casa e che Edwards spacciava per una casalinga, era la giovane Doris Monroe. Il caccia americano era distaccato presso il 27° Squadrone Caccia Intercettatori della base di Griffiss, Rome. L'ufficiale addetto stampa della base, il maggiore Evelyn Watkins, aveva dichiarato che i caccia, insieme con un altro aereo, stava effettuando delle normali esercitazioni quando i due aviatori “ricevettero per radio l'ordine d'intercettare un aereo non identificato nell'area”. Di fronte alle insistenze della stampa, che voleva avere maggiori dettagli sull'unidentified plane, l'addetto stampa si chiuse in un impenetrabile riserbo. “Il maggiore Watkins disse che nessuna informazione era disponibile sull'aereo non identificato o su dove era stato localizzato dai caccia”, scrisse il New York Times. Un altro portavoce della base di Griffiss dichiarò che il velivolo non identificato si era avvicinato al jet con fare amichevole. Non venivano forniti ulteriori dati, salvo alcuni dettagli sulla quota. Curiosamente, nella stessa pagina del quotidiano statunitense compariva una seconda notizia, un frettoloso comunicato stampa diramato dall'Air Force e pubblicato proprio accanto alla notizia dell'incidente, a mo’ di “ultim’ora”. Leggendolo, traspariva chiaramente la preoccupazione dell'USAF di ridimensionare subito il caso per farlo cadere nel dimenticatoio: “Un ufficiale dell'Air Force a Washington ha detto che l'abitacolo dell'aereo caduto era diventato insopportabilmente caldo durante il volo, al punto da costringere i due piloti ad abbandonarlo. Dopo la caduta fu riferito sconsideratamente di un razzo diretto contro l'aereo e che le autorità avevano intimorito alcuni testimoni fra le centinaia di persone che avevano assistito alla scena...”. L'UFO era diventato un razzo e l'USAF negava di aver minacciato i presenti. Il comunicato stampa terminava con le solite spiegazioni razionali di circostanza: “In seguito, un portavoce dell'Air Force a Washington ha affermato che l'aereo intercettato era di un tipo che non era stato schedato dall'Amministrazione Aeronautica Civile e che era finito fuori rotta...”. Dopo il razzo, l’aereo fantasma... Solo nel 1980 gli ufologi Lawrence Fawcett e Barry Greenwood riuscirono, grazie alla legge sulla libertà d'informazione, ad ottenere un documento declassificato dell'Air Force. Vi si leggeva: “Il 2 luglio 1954 alle 11.05 un F-94C partì dalla base dell'Air Force di Griffiss per una missione d'addestramento. L'aereo si trovava a poche miglia dalla base quando l'operatore della torre di controllo di Griffis chiamò il pilota e lo avvisò che doveva deviare per una missione effettiva di difesa aerea. L'aereo venne mandato a 60 gradi di latitudine e a diecimila piedi di altitudine per intercettare un aereo non identificato. Poiché risultò difficile trovare quest'aereo, il controllore indirizzò il caccia verso un secondo aereo non identificato nella stessa area. Esso fu identificato in un C-47 dell'Air Force. Il controllore a terra, in seguito, mandò il pilota a 240 gradi di latitudine, indietro verso il primo aereo non identificato. In quel momento l'F-94C stava volando sopra le nuvole a ottomila piedi. L'oggetto misterioso non fu trovato a quella altitudine, così il caccia scese sotto il manto delle nuvole. Durante la discesa si accese una luce d'allarme. L'apparecchio fu abbandonato immediatamente; i due piloti si eiettarono e furono ricoverati senza ferite. L'aereo continuò per quasi quattro miglia a 199 gradi di latitudine e precipitò in un area conosciuta come Walesville alle 11.27. L'aereo colpì una casa, uccidendo una ragazza e ferendo il fratello, quindi si schiantò su un'automobile, uccidendo i tre occupanti”. Il breve resoconto dell'Air Force non menzionava, naturalmente, l'UFO ma lasciava invece intendere che l'aereo fosse precipitato per cause naturali sconosciute. Che grande menzogna! La spiegazione però non chiariva perché l'USAF avesse insabbiato il caso, decidendosi a rilasciarlo agli ufologi ben ventisei anni dopo; perché la versione dei fatto fosse così differente da quella raccontata dai piloti e dalla stampa; perché agli stessi ufologi non fu fornita la versione originale del documento, ovvero la piena trascrizione dell'investigatore dell'USAF al posto del breve sommario che è stato sopra riportato; perché sia sparita la scatola nera; perché non siano state divulgate le registrazioni del dialogo con la torre di controllo; perché non sia stata resa nota la perizia tecnica sulle cause dell'incidente; perché l'addetto stampa Watkins si fosse chiuso in un ostinato mutismo dopo aver diramato la versione ufficiale dell'incidente; perché ai piloti coinvolti fosse stato proibito di parlare. A distanza di ventiquattr'ore dal clamoroso caso di Walesville, due altri dischi volanti furono avvistati nei cieli della Norvegia. Così ne diede notizia il Corriere della Sera del 7 luglio 1954: “Johnny Bjornulf, fotografo conosciutissimo a Oslo, ha avuto la ventura di fotografare i famosi dischi volanti in maniera insolita. Fotografandoli cioè senza sospettare che fossero librati in aria. Tale apparente controsenso viene immediatamente spiegato venendo a sapere che Bjornulf si trovava a bordo dell'aereo Toralf Viking durante l'eclissi della settimana scorsa. Quando le pellicole sono state sviluppate è risultato evidente che due corpi dalla caratteristica forma a disco erano stati fotografati. Bjornulf ha dichiarato che è da escludersi che l'apparizione dei dischi sia da attribuirsi ad un difetto dell'obbiettivo, in quanto le riprese sono state effettuate con due macchine differenti nel medesimo tempo e in ogni negativa le apparizioni sono nette e distinte...”.

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Utente Master
28/04/2011 12:36

Bella testimonianza Sheenky,i militari sono bravi a insabbiare gli avvenimenti ma se esistono questi documenti mi pare evidente che qualcosa di strano sicuramente é successo...un pilota che non sà riconoscere un'aereo? [SM=g8297]
[Modificato da IRONMAN.75 28/04/2011 12:36]
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