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UFO & Abductions

Ultimo Aggiornamento: 01/03/2010 12:03
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28/02/2010 19:31

by cagliari79
Apro questa discussione per postare qui tutti gli articoli ufologici che propongo da tempo.

Chiedo l'aiuto dello staff per spostare (o copiare in questa discussione) gli articoli che ho già postato, e per tenere aggiornato l'indice


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28/02/2010 19:36

UFO & Abductions - INDICE
UFO & Abductions

INDICE


- La voce di una intelligenza aliena
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28/02/2010 19:41

La voce di una intelligenza Aliena
da "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 59 del Ottobre/Novembre 2005



La voce di una intelligenza ALIENA

L'astronauta Sergej Kricevskij svela clamorosi enigmi dei voli spaziali



di Sergej Demkin (Trad. di Cinzia Caiani)

Oggi molti terrestri riconoscono l'esistenza di un Creatore o di una Mente Superiore e quindi anche la presenza nell'Universo degli esseri intelligenti da essa creati che siamo soliti definire extraterrestri.
Essendo dotati di intelligenza, nel corso del loro processo evolutivo devono aver trovato il modo di scambiare informazioni non solo con i propri simili, ma anche con i rappresentanti delle altre forme di vita che si incontrano nel cosmo.
Per ora l'umanità, a causa delle proprie limitate possibilità tecniche, non è ancora riuscita a fare lo stesso. Ma l'intelligenza extraterrestre è già entrata in contatto con noi tramite messaggi mentali.
Nei primi anni '90 la redazione del giornale "Cudesa i prikljucenja" mi commissionò un'intervista con un astronauta. Non vi dirò il suo nome e poi capirete perché. Chiamiamolo semplicemente Vladimir. Ciò che a me interessava sapere era soprattutto se durante i voli lui e i suoi colleghi avevano avvistato degli UFO e in generale se nello spazio aperto si fosse verificato qualche fatto insolito. Vladimir mi disse che conosceva persone degne di fede che avevano visto gli UFO, ma a lui non era mai successo di imbattersi nei "dischi volanti".
Per quanto riguarda certi fatti strani che si verificano nello spazio mi confidò un episodio inspiegabile che gli era capitato. "Questo però non deve pubblicarlo", - mi avverti. In tutti questi anni ho mantenuto la promessa e non ho pubblicato nulla di ciò che Vladimir mi ha detto. Ma ora che gli eventi enigmatici capitati agli astronauti non sono più un segreto, posso parlarne.


Ecco il racconto dell'astronauta:

«Durante il volo di avvicinamento alla stazione orbitante il comandante che pilotava la navicella non riusciva in alcun modo ad immettersi nella traiettoria prevista per effettuare l'aggancio. La riserva di carburante per le manovre della navicella era limitata. Gli restava, come si suoI dire, meno che niente. Se la correzione successiva non fosse andata a buon fine, avremmo oltrepassato la stazione e saremmo tornati sulla Terra senza aver portato a termine i nostri compiti. lo ero impossibilitato a prestare qualsivoglia aiuto poiché il comando della navicella è prerogativa esclusiva del comandante. Come ingegnere di bordo potevo soltanto stare seduto nella poltrona accanto e preoccuparmi in silenzio. Ad un certo momento all'improvviso ho sentito un ordine nella mente: "Prendi il comando!". Più tardi analizzando ciò che era successo non sono riuscito a capire se si fosse trattato della voce di qualcuno o no. So soltanto che ho ricevuto un ordine mentale altrui e che non potevo evitare di eseguirlo.
Quello che sorprende ancor più è che il comandante non obiettò nulla e mi passò il comando della navicella. In seguito mi ha detto di non aver ricevuto alcun ordine, semplicemente all'improvviso aveva saputo che doveva fare proprio così, anche se ciò andava contro tutte le nostre "ferree" disposizioni.
Non ho perso conoscenza, ma mi trovavo come in trance ed ho eseguito docilmente i comandi che mi venivano in mente. Solo grazie ad essi è stato possibile eseguire l'aggancio con successo.
Una volta sulla Terra durante il rapporto di volo il comandante si beccò "una strigliata", e me la beccai anch'io, anche se in misura minore. Ma entrambi evitammo di menzionare i comandi "soprannaturali".»

Riconosco che il racconto dell'astronauta mi ha colpito, ma lo presi come un semplice esempio di zombizzazione mentale. Nel mio archivio ho raccolto casi analoghi. Però, per la verità, non si erano verificati nello spazio, ma sulla Terra. Certe persone - inaspettatamente e all'improvviso - compivano qualche azione o al contrario, evitavano di fare qualcosa. In questi casi a volte parlavano di una "voce interna" che sembrava guidarle. Allora non avevo dato peso al fatto che se esiste un induttore, ciò significa che esiste un soggetto estraneo che influenza l'esecutore con la sua volontà.
Tra l'altro; per come la vedo adesso, questo è un fatto importante perché c'è una grande differenza tra la manifestazioni terrestri del fenomeno della "voce da dentro" e quelle spaziali. In seguito si venne a sapere che VIadimir non era stato l'unico astronauta a sentirla.


FSS - Stati di sogno fantastici

Il primo episodio inspiegabile verificatosi nello spazio fu riferito dall'astronauta Sergej Kricevskij nell'ottobre del 1995.
Sergej Kricevskij è assistente scientifico superiore del Centro di preparazione degli astronauti Jurij Gagarin e dell'Istituto di Storia delle scienze naturali e della tecnica RAN, nonché dottore in Scienze tecniche e membro effettivo dell'Accademia di astronautica K.E. Ziolkovskij.
Ciò che riferì il candidato astronauta presso l'Istituto Internazionale di antropologia spaziale di Novosibirsk ha un importanza enorme per la comprensione dei misteri nascosti nello spazio. Ecco alcuni estratti del suo rapporto:

«Nel 1989 ho iniziato a prepararmi al volo nello spazio e ho avuto contatti sia informali che di lavoro con i miei colleghi. Fra questi c'erano anche gli astronauti che erano stati nello spazio. Tuttavia le informazioni sulle visioni - denominate stati di sogni fantastici (FSS) - le ho ricevute soltanto nella seconda metà del 1994, cosa legata più che altro all'approssimarsi della scadenza del volo imminente... Tutte le testimonianze delle visioni nello spazio sono nelle mani di una cerchia di persone estremamente ristretta...
Le testimonianze di queste visioni sono state e sono trasmesse esclusivamente dall'uno all'altro, condividendo le informazioni con coloro che si apprestano a compiere il volo...
Le visioni fantastiche che si manifestano in volo costituiscono un fenomeno nuovo, prima sconosciuto, riconducibile alla nota tipologia degli stati alterati di coscienza... Pensate un po': improvvisamente l'astronauta oltrepassa in un attimo i limiti della propria normale autopercezione di partenza di essere dall'aspetto umano per trasformarsi in un animale e muoversi nell'ambiente in questa nuova forma. E può continuare a percepirsi nell'aspetto trasformato o sentire di immedesimarsi in un'altra entità soprannaturale.
Diciamo che un collega mi ha confidato la sua permanenza nella "pelle" di un dinosauro. Pensate che sentiva di essere un animale che si muoveva sulla superficie di un pianeta sconosciuto, mentre camminava oltrepassando burroni e precipizi, e ostacoli fisici di un qualche tipo.
L'astronauta ha descritto in modo abbastanza preciso il "suo" aspetto: le zampe, le scaglie, le membrane fra le dita, il colore della pelle, gli artigli enormi e altri particolari. La fusione del suo "io" con l'essenza biologica dell'antico sauro era talmente completa da consentirgli di percepire come proprie tutte le sensazioni di questo organismo estraneo. Sentiva di avere delle placche cornee che si rizzavano sulla pelle della schiena in corrispondenza della colonna vertebrale. Del grido penetrante che si sprigionava dalle fauci disse addirittura: "Era il mio grido...".
Di più: la catena di eventi relativa ad ogni trasformazione e le trasformazioni dell'ambiente stesso si avvicendavano contemporaneamente. Inoltre non solo succedeva che l'astronauta avesse la sensazione di trovarsi nella "pelle" di questo o quell'altro organismo vissuto in epoche remote, ma accadeva anche che la persona sentisse di assumere un'altra personalità che poteva anche rivelarsi appartenente ad un'entità umanoide extraterrestre.
L'aspetto interessante è che le immagini delle visioni osservate appaiono insolitamente vivide e colorate.
Sono stati uditi diversi suoni, qualcuno ha persino percepito il linguaggio di altre entità che si è rivelato comprensibile come se fosse stato assimilato senza bisogno di alcun insegnamento. Era come se l'astronauta fosse stato catapultato in un altro continuum spazio-temporale e su altri corpi celesti sconosciuti, e pur trovandosi in un mondo per lui assolutamente nuovo lo percepisse tuttavia come qualcosa di normale e familiare.
Un tratto caratteristico delle visioni fantastiche è costituito dalla variazione istantanea della percezione del tempo e del relativo flusso di informazioni... L'astronauta comincia ad avere la sensazione di percepire un flusso di informazioni proveniente da un qualche luogo esterno. Vale a dire che l'individuo ha la sensazione che una sorta di entità grande e potente gli trasmetta dall'esterno delle informazioni per lui assolutamente nuove ed insolite.
Si sono anche verificati episodi - e con pronostici estremamente precisi - di anticipazioni di eventi futuri con "dimostrazioni" dettagliate di situazioni o momenti critici incombenti come se fossero stati individuati e commentati da una voce interna. E in questi casi "si sentiva": tutto si sistemerà, andrà tutto bene... In tal modo sarebbero stati previsti in anticipo i momenti più complessi e pericolosi del programma di volo. E si è addirittura verificato un caso in cui se non fosse stato per questo "sogno premonitore" gli astronauti avrebbero anche potuto morire.
È sorprendente anche notare quanto la descrizione dei momenti critici fosse precisa e circostanziata. Evidentemente la "voce" aveva previsto un pericolo mortale che attendeva gli astronauti al momento dell'uscita nello spazio aperto. Questo pericolo era già stato segnalato qualche volta nei sogni premonitori con il commento della "voce". E al momento della reale escursione nello spazio aperto durante il lavoro all'esterno della stazione la previsione si avverò in tutto e per tutto: l'astronauta si dimostrò preparato e si salvò la vita (in caso contrario, si sarebbe irrimediabilmente allontanato dalla stazione).
Agli astronauti non era mai successo niente di simile prima (al di fuori del volo)... Il problema delle visioni degli astronauti viene occultato tenacemente dalla comunità scientifica. Non se ne parla, è come se non esistessero. Nessuno degli astronauti ha mai menzionato ufficialmente le visioni fantastiche e gli equipaggi non hanno mai incluso informazioni di questa natura nei loro rapporti ufficiali. Perché? La risposta è evidente: gli astronauti temono conseguenze negative, come la squalifica medica e la diffusione di queste informazioni interpretate come sintomi di malattia psichica e così via.
Uno degli astronauti ha tenuto degli appunti giornalieri nei quali ha descritto le sue visioni. Un documento unico! Tuttavia in risposta alle mie proposte e alle preghiere di pubblicarlo, o almeno di farmi parlare con gli scienziati che studiano il problema dal vivo, l'astronauta ha opposto un rifiuto categorico spiegando che sarebbe stato prematuro e perciò pericoloso per la sua carriera. È per questo che non posso, non ho il diritto morale, di fare né il suo nome né quello della navicella.»


Come spiegare le sorprese del cosmo?

L'astronauta Kricevskij ha elaborato alcune ipotesi, senza preferirne alcuna.
Forse nei voli spaziali durante la lunga permanenza in condizioni di assenza di gravità si manifestano degli stati in cui le informazioni emergono dalle profondità dell'inconscio sotto forma di frammenti della vita di organismi diversi, antichi antenati dell'uomo nel processo di evoluzione.
Ma allora come spiegare l'acquisizione di informazioni che anticipano eventi futuri?
La seconda ipotesi riguarda la "trasmissione della conoscenza", vale a dire l'acquisizione di un flusso di informazioni nel cervello direttamente dall'esterno.
Spiega Kricevskij:

«Possiamo ipotizzare che questi sogni siano indotti da un flusso non stazionario di radiazione galattica. Se la navicella capita in questo "raggio" l'astronauta entra in uno stato di sonno rilassato e il fenomeno si manifesta. Una volta uscito dal campo di azione del raggio la visione scompare.
Ma l'astronauta Vladimir, con il quale ho parlato qualche volta, non stava affatto sognando quando ha udito "la voce" durante il momento critico dell'aggancio. E poi in questo caso non si spiegherebbe chi avrebbe inviato queste informazioni e come potesse conoscere eventi futuri.
"In fondo è assolutamente possibile che una causa si avviti su un'altra (3), potrebbe così emergere il loro legame". Certo è che per trarre delle conclusioni univoche da un fenomeno così complesso ed enigmatico bisognerebbe disporre di una quantità di dati di partenza di gran lunga maggiore. E tuttavia, se si considera che si è cominciato a parlare pubblicamente delle "voci", del "sussurro" e delle visioni nello spazio, si possono fare due deduzioni fondamentali.
Prima di tutto è chiaro che gli astronauti sono influenzati da un soggetto intelligente o da un induttore. E non si può escludere che ce ne sia più d'uno.
Se durante un volo "qualcuno" cerca di convincere un terrestre ad allontanarsi dal cosmo, in altri casi "un estraneo" ha fatto qualcosa di nettamente contrario prestando l'aiuto necessario ad evitare un pericolo. Ed è stata proprio la "voce" altrui a guidare l'aggancio dell'equipaggio e a salvare l'astronauta dalla morte durante l'escursione nello spazio aperto. Nella stessa circostanza lo stesso soggetto intelligente si è comportato come un insegnante paziente e ha descritto con precisione le situazioni critiche incombenti infondendo al tempo stesso fiducia nell'esito positivo della vicenda.
In secondo luogo bisogna considerare che gli astronauti hanno ricevuto le informazioni direttamente nel sonno. Il fondamento fisico di tutti i processi di pensiero del nostro cervello è costituito dalle correnti biologiche. Ciò significa che anche il flusso di informazioni proveniente dall'esterno doveva essere di natura elettromagnetica.
Ne consegue che l'intelligenza aliena che si manifesta nello spazio si incontra con quella umana e che in linea di principio i suoi messaggi - sia la "voce" che il "sussurro", che le immagini delle visioni - potrebbero essere ricevuti con mezzi tecnici.
Bisogna sottolineare che lo sviluppo degli eventi durante i voli ha confermato la veridicità delle informazioni ricevute in anticipo dagli astronauti. Ciò significa che quanto essi hanno visto trasformandosi in mostri o viaggiando su altri corpi celesti può essere considerato degno di fede e non mero frutto di fantasie personali.
In altre parole, i terrestri hanno viaggiato col pensiero nello spazio e nel tempo senza alcuna limitazione. E questo è stato possibile solo nel caso che qualcuno abbia creato un "collegamento" tra la loro coscienza e altre parti del campo informativo che contiene tutto il passato, il presente e il futuro. E non si tratta affatto di un campo globale, come si suole dire oggi, ma di un campo Universale!
Per finire, vorrei dire che non ha senso cercare di capire chi è il soggetto pensante che entra in contatto con gli astronauti. Non disponiamo di una quantità di dati sufficiente per dirlo. Possiamo solo riportare le parole di un astronauta che ha udito la "voce" aliena: "Lo Spazio ci ha dimostrato di essere senza dubbio intelligente e in qualche modo più complesso delle nostre rappresentazioni di esso. E ci ha dimostrato anche che le nostre conoscenze attuali non ci consentono comprendere l'essenza della maggior parte dei processi che avvengono nell'Universo."»
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28/02/2010 19:45

UFO: mezzi ad energia VIVENTE
Notiziario UFO n° 16 – Gennaio Febbraio 1998



UFO: mezzi ad energia vivente

Un sensazionale documento sui primi UFO crashes nel mondo e sui rapporti governativi americani con intelligenze aliene



Nel 1928, furono molti gli avvistamenti di massa in diverse parti del mondo. Il primo crash conosciuto in tempi moderni, di una navicella proveniente da un altro mondo, avvenne in Germania nel 1933, quando i tedeschi stavano effettuando esperimenti con la tecnologia Tesla, riferita ai fulmini artificiali. Gli scienziati stavano tentando di assorbire o catturare l’elettricità. Questo esperimento aveva causato interferenze al sistema di tensione elettromagnetico ed aveva modificato l’energia elettromagnetica in cui si trovava un UFO in quel preciso attimo e luogo, e che fu quindi, catturato all’interno del campo energetico.
Il fatto accadde il 28 marzo 1933, in una cittadina della Germania. Questa nave era una sonda e non aveva equipaggio, né alcuna forma vivente a bordo. Non c’era alcun strumento di controllo visibile. Gli scienziati appurarono in seguito che l’oggetto stava raccogliendo informazioni sull’influenza della pressione dell’atmosfera e dell’energia nel nostro pianeta. Si tratta di un tipo di UFO raramente menzionato, la documentazione in proposito è scarsa.
C’è stato assai maggiore interesse per gli eventi di Roswell, Corona e per altri possibili incidenti e recuperi.


Da un posto che non esiste

Dopo alcuni anni, fu scoperto che questa navicella proveniva da un luogo in precedenza del tutto sconosciuto. Infatti, gli scienziati scoprirono che si trattava più di una intrusione spazio – temporale, che di un luogo vero e proprio. Quando i soldati di Hitler recuperarono il velivolo, lo portarono ad una base militare in una cittadina chiamata Nichlenberg e tentarono di ricostruirne un esemplare attraverso la retro ingegneria. La nave fu poi trasportata in un’altra località, per essere ulteriormente esaminata: si scoprì così che non apparteneva agli USA, né era stata costruita da menti umane. Comunque, tra le possibili provenienze, inizialmente nulla era stato escluso: russa, inglese o persino americana. Tuttavia era piuttosto chiaro che il velivolo era il frutto di una tecnologia molto progredita, tanto che sembrò impossibile che chiunque avesse posseduto una forma tecnologica così avanzata non si fosse già manifestato durante il conflitto con interferenze o interventi. I tedeschi non trovarono mai alcun corpo, né ebbero mai contatti con alieni. Tale recupero rappresentò, nell’era moderna, una lampante prova dell’esistenza della vita al di là di quella terrestre.
Nel 1942, si verificò il primo recupero di un UFO con esseri viventi a bordo. Fu effettuato dall’esercito statunitense ad Alamogordo, nel New Mexico, a metà dicembre. Anche lo schianto di questo velivolo avvenne per lo spostamento di tensione del sistema elettromagnetico dell’atmosfera. Lo spostamento della rete elettromagnetica aereo fu provocato da esperimenti di bombardamenti in quella regione. Furono alcuni civili a scoprire per primi la navicella, mentre stavano allestendo un grande albero di Natale sopra un ponte che sovrastava la città di Alamogordo. Gli esseri erano ancora vivi dopo lo schianto. I testimoni dissero che erano simili a dei bambini piccoli e che fuggirono prima dell’arrivo dei militari. La navicella fu trasportata da personale militare in un’area vicino White Sands, nel New Mexico. Si pensò che potesse trattarsi di un’arma segreta della Germania. Successivamente al crash di Roswell, questo scafo, di forma ellittica, fu trasferito in altra installazione. Sebbene il velivolo non fosse lo stesso, si ritenne che vi potesse essere comunque un collegamento con Roswell. Solo dopo lo sviluppo della tecnologia proveniente da Roswell ci fu l’opportunità di svolgere della ricerca di base su ciò che era stato scoperto nel 1942. L’indagine confermò che lo scafo proveniva da un altro mondo. Lo schianto di Roswell si era verificato perché le sperimentazioni nucleari nel New Mexico avevano influito anche sulla tensione del sistema elettromagnetico, ed i radar, proprio quella notte, avevano inquadrato sull’area di Roswell dei flussi sui loro schermi, simili ad elettricità statica, il che fu accresciuto da una tempesta elettrica. La consistenza elettromagnetica dell’aria era così fitta che impedì alla navicella di attraversare l’atmosfera in modo stabile. Non c’erano due scafi, come molti credono. Una parte dello scafo, con l’equipaggio, si schiantò su un costone roccioso, mentre l’altra parte precipitò su una fattoria. Nell’impatto sopravvissero cinque individui, che furono portati via: tre morirono subito dopo il trasferimento, mentre le condizioni degli altri due si stabilizzarono e furono separati l’uno dall’altro. In seguito uno morì, mentre l’altro riuscì a mantenersi in vita. Il superstite fu portato ad una struttura vicino Alamogordo in New Mexico. Secondo lo staff medico, la morte dell’ultimo componente l’equipaggio, avvenuta in altra installazione, fu causata da iperossigenazione: al decesso, il colore della sua pelle cambiò da un blu grigio ad uno simile alla lavanda o al viola.


L’adattamento dell’Alieno all’atmosfera terrestre

L’ultima creature visse tre anni e mezzo, altri parlano di sei anni, ma si tratta di voci non attendibili. La creatura viveva in un’atmosfera normale e in un normale ambiente terrestre, imparando a non ossigenarsi troppo. Raccontò ai nostri scienziati che c’era vita in molti pianeti e che la propria sopravvivenza era garantita da una microatmosfera che lo avvolgeva. Gli extraterrestri possono sopravvivere in un’atmosfera senza limitazioni e senza alcuna assistenza. Ci si chiede cos’altro impararono gli scienziati da questi esseri viventi. Sono venuto a sapere dalle mie fonti altri informazioni. Gli scienziati appresero che queste creatura erano in possesso di integrità e compassione, la capacità di rapportarsi a tutta la vita, e un fattore di intelligenza apparentemente di gran lunga superiore a quello degli esseri umani, soprattutto per quanto riguarda la conoscenza dell’alchimia, dell’astronomia, e della comprensione delle diversità ovvie nell’evoluzione del corpo umano. I nostri scienziati impararono ad accorgersi della reale influenza dell’atmosfera terrestre sullo sviluppo intrinseco della forma e della necessità del corpo umano. E’ questa l’area in cui i medici, i biologi e gli antropologi trovarono maggiori risorse d’informazione. Grazie alle proprietà fisiche della struttura dei corpi alieni e alla differenza con gli esseri umani, gli scienziati compresero le ragioni della mancanza di certi attributi fisici dei corpi alieni. Per quanto ne sappiamo, la comunicazione non fu mai verbale: gli esseri non avevano corde vocali, ma la comunicazione era diretta e significativa, e avveniva tramite telepatia. Queste creature possono trasmettere e ricevere il pensiero dovunque e in qualsiasi momento, ci fu anche un’elaborazione teorica di tale capacità comunicativa, tanto che uno degli scienziati coinvolti nella ricerca scrisse un trattato su modelli di trasmissione elettrica del pensiero rilevati su questi esseri. Ciò condusse ad uno studio sponsorizzato dal Governo sugli ESP (poteri extrasensoriali, N.d.R.).
Fu anche analizzato il perché non esistesse una definizione dei padiglioni auricolari o della bocca come mezzo di comunicazione verbale: il motivo era che nessuno dei due erano necessari, e che inoltre, sugli esseri – tranne che in un caso – non era stata riscontrata la presenza di organi genitali. Il luogo di provenienza di questi esseri non fu confermato con certezza ed agli scienziati furono mostrate mappe stellari simili alle carte di Betty e Barney Hill.


L’astronave è viva e viaggia col pensiero

Le carte stellari furono mostrate agli scienziati mediante una proiezione olografica, probabilmente simile alle carte date agli indiani Ica. La collaborazione di questo essere permise di comprendere la struttura della navicella, della sua progettazione e del materiale con cui era costruita; si scoprì che era formata da alcuni metalli trovati sulla Terra, ma che era anche costituita da un tipo di energia vivente. Sui documenti relativi alla navicella era scritto che era composta di materie vive.
Mediante la comprensione di procedimenti alchemici, ne vennero isolate alcune proprietà.
Le principali fonti di propulsione furono individuate in energia elettromagnetica ed energia ad inversione. Così la navicella può viaggiare alla velocità della luce e non distruggersi. L’energia inversa è un’energia del pensiero che permette ad una persona di trovarsi da un posto a un altro in giorni, settimane, ore o minuti. E’ trasferimento d’energia, trasferimento da un posto ad un altro tramite il potere del pensiero, perché solo pensiero è più veloce della luce.
L’inversione d’energia è determinata dalla cosiddetta energia del pensiero: si tratta di un trasferimento d’energia ed è proprio ciò che attualmente è al vaglio della ricerca scientifica. Non siamo stati capaci di duplicare tale processo in modo che tali informazioni possano costituire un procedimento scientifico costante e attendibile al 100%.
Gli scienziati appresero che esistono livelli multipli della mente e della coscienza umana. Gli fu insegnato che la mente umana è molto ristretta, molto limitata e che essa non si interessa affatto all’esistenza della totalità della vita, ma che la vita nel suo complesso è fatta della stessa energia e che esiste una legge dell’esistenza molto al di là della comprensione della mente umana. Tramite l’intenso dialogo con questo essere di un altro mondo, si comprese che tale integrità spirituale era talmente elevata da apparire illimitata a coloro che avevano rapporti con questi esseri. Nell’acconsentire ad essere studiato, l’insegnamento che se ne ottenne dimostrò l’inadeguatezza degli umani, la propria immaturità di pensiero. Questo essere veniva inoltre usato per comunicare messaggi alla sua razza, accompagnati da dialoghi con altri esseri.


Contatto stabilito: l’Mj-12 e le basi sotterranee

Nel 1949 finalmente fu stabilita una comunicazione con gli esseri della sua razza. Gli alieni di Roswell non erano quelli coinvolti con gli esperimenti umani di cui si parla. In termini più semplici, si può affermare che i cosiddetti grigi, o zeta-reticuliani erano cugini di questi esseri, i quali erano in qualche modo collegati – ma provenivano da un altro pianeta – rispetto agli alieni da noi definiti Zetas (o zeta-reticuliani).
Nel 1952, si tennero riunioni e si giunse a trattative con il primo gruppo di esseri associati al crash di Roswell.
Questi trattati furono elaborati dal 1952 al 1954 e portarono a uno scambio di tecnologia e alla realizzazione della ricerca scientifica sugli esseri umani per aiutare gli Zetas a sopravvivere e a conservare la loro specie.
I trattati permisero la costituzione di molti impianti sotterranei nel sud-ovest degli Stati Uniti: Nevada, New Mexico e Utah. Nel 1954 fu creato un sottocomitato, chiamato MJ-12, per controllare i dettagli di questi trattati. A livello di tale sottocomitato, il generale Le May e uno scienziato di nome Laforge furono fra i membri maggiormente coinvolti nella stipula dei trattati. Quanti lavoravano a stretto contatto con questi esseri ne ottennero di andare ben oltre la conoscenza e la comprensione del problema. Rapimenti ed esperimenti venivano effettuati da cloni biologici chiamati “grigi” e non dagli stessi Zetas. L’intesa era che gli umani non avrebbero ricordato coscientemente l’esperienza, effetto prodotto per impedire loro di manifestarlo agli altri, evitando così grande panico o costernazione sulla Terra.
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01/03/2010 08:48

UFO contro Mustang F-51 nei cieli del Nord Dakota
UFO contro Mustang F-51 nei cieli del Nord Dakota
1948 Pilota della Guardia Nazionale ingaggia duello aereo con un UFO


Fargo Nord Dakota, 1 Ottobre 1948 ore 21. Il tenente George F. Gorman della North Dakota National Air Guard si trovava ai comandi del suo Mustang F-51. Stava facendo ritorno alla base dopo un giro di perlustrazione, mentre i suoi compagni erano già rientrati all'aerodromo.

Avvicinatosi alla pista ad una quota di 1500 metri per atterrare iniziare le manovre di atterraggio, e dopo che la torre di controllo diede l'ok alla manovra, il pilota vide una intensa luce chiara pulsante, che rapidamente si spostava e che incredibilmente stava illuminando la pancia del suo aereo. Secondo il pilota la luce viaggiava a circa 400 chilometri l'ora.

Immediatamente chiese spiegazioni alla torre di controllo: "Mi dite che cosa è ?Mi comunicate che ho via libera per atterrare, invece la luce di un aereo ondeggia a 400 metri da me. Cosa devo fare?

Gli operatori, sorpresi da questa affermazione, dissero che il radar rilevava solo un piccolo aereo Piper, anch'esso in attesa di atterraggio. Gorman, senza scendere di quota virò e guardò verso il basso, vedendo chiaramente la pista di atterraggio, la torre di controllo e il Piper che era in attesa di atterraggio, mentre la luce notata era ancora dietro di lui.

Il pilota pensò che poteva capire meglio una volta fattosi superare dalla luce, ma ben presto si accorse che l'oggetto non aveva una sagoma solida definita. Era semplicemente una sfera luminosa.

Arrivarono conferme anche dalla torre di controllo. Due addetti al controllo aereo L.D. Jensen ed un suo collega Manuel Johnson anch'essi vennero attratti da quell'insolita luce. Fu richiamato Gorman e gli fu confermato che anche da terra avevano notato che qualcosa di sconosciuto volava nel cielo. Jensen prese un binocolo per meglio individuare l'UFO.

Dopo alcuni momenti di perplessità Gorman diresse il suo apparecchio verso l'oggetto, spingendo al massimo il suo motore fino a 650 chilometri l'ora. Riuscì a d avvicinarsi sensibilmente e notò che l'UFO era di piccole dimensioni e lampeggiava. Sia il pilota del Piper e gli operatori della torre di controllo furono testimoni delle evoluzioni.

Gorman avvicinatosi all'oggetto, vide che la luce del globo era diventata fissa. L'UFO fece una manovra molto stretta e sali' di quota in verticale molto rapidamente. Il pilota fece altrettanto tentando di tagliare la via al globo, ma la manovra fu talmente repentina che perse conoscenza per qualche secondo causa l'effetto della gravità. Ripresosi tentò di ingaggiare duello. Ad una quota di 2500 metri Gorman evitò una collisione e poté vedere a circa 150 metri la struttura dell'UFO. Si trattava nient'altro che di pura luce senza corpo solido ed era incredibilmente silenzioso. Provò molte volte a intercettare la sfera, ma inutilmente. A bordo del Piper vi erano il Dr. A. Cannon e il suo collega ed anch'essi seguirono il duello.

Tutte queste manovre durano circa 27 minuti. Tutte le cinque persone coinvolte nell'avvistamento notarono chiaramente che l'UFO pulsava di luce bianca e nel momento in cui manovrava, poco prima di virare diventava bianco splendente.

Il duello arrivò sino ad una altezza di 4500 metri, e l'UFO pareva stare al gioco. Il Mustang F 51 perse potenza evidenziando la netta superiorità dell'oggetto in alcune circostanze per via dell'altitudine. L'oggetto prese direzione nord-ovest e spari' all'orizzonte.Verso el 9.30 di sera il duello era terminato.


Gorman fu interrogato dalla commissione del Progetto Sign.

Era evidente che ci si trovava davanti ad un comportamento intelligente.
La commissione reputò Gorman un irresponsabile accusandolo di mancato equilibrio psichico. Il curriculum di Gorman era perfetto ed inoltre vi erano altre quattro persone che giuravano di aver assistito all'accaduto.

Negli anni '50 il Capitano E.J. Ruppelt a capo del Progetto Blue Book, ipotizzò che Gorman incontrò un pallone sonda, le cui manovre avrebbero dato l'illusione ottica al pilota. Questa fu l'unica spiegazione fornita per screditare l'operato del pilota della Guardia Nazionale.

Il Maggiore Donald Keyhoe, facendo alcune indagini effettivamente scoprì che dalla base di Fargo fu lanciato un pallone sonda, ma le correnti dei venti, secondo il servizio meteorologico, lo collocarono distante dall'aereo di Gorman. In seguito, non potendo smentire ulteriormente il Dr. Donald Menzel, ovviamente pagato per screditare e depistare, asserì che gli oggetti visti da Gorman furono due, il pallone e il pianeta Giove. Il cover-up era completo.

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P.s.: non so se questo articolo è stato già postato, o se sia "il caso Mantell"
ufoonline.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?c=58363&f=58363&idd...


Fonte: ufoplanet.ufoforum.it/headlines/articolo_view.asp?ARTICOLO...
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01/03/2010 08:57

La saga delle E.B.E.
8 Marzo 2007
Tratto da Area51 n.18


La saga delle E.B.E.

Ventisette anni fa ha inizio una delle vicende ufologiche più intricate e controverse - i risvolti sono quelli del thriller di spionaggio, con vittime designate



di Giacomo Casale


Nell'estate del 1979, William L. Moore lasciò il suo lavoro di insegnante, in una cittadina del Minnesota, per trasferirsi in Arizona, dove sperava di intraprendere una carriera di scrittore.
Moore era stato profondamente coinvolto nell'investigazione di un presunto UFO crash avvenuto nel Luglio 1947 a Roswell, New Mexico. Un caso che Moore e Charles Berlitz avrebbero reso noto l'anno seguente nel loro best-seller The Roswell Incident. Dopo il suo trasferimento nel Sud-Ovest, Moore fu molto vicino a Coral e James Lorenzen, veterani dell'ufologia statunitense che nel 1952 avevano fondato l'APRO (Aerial Phenomena Research Organization - Organizzazione per la Ricerca sui Fenomeni Aerei) una delle prime e più prestigiose associazioni civili di ricerca sugli Oggetti Volanti non Identificati. Moore entrò presto a far parte dell'organizzazione dei coniugi Lorenzen. "The Roswell Incident" fu pubblicato nell'estate del 1980 e in Settembre si tenne un dibattito sugli UFO all'Istituto Smithsonian. Moore lasciò la sua casa in Arizona e si recò a Washington D.C. per assistere al dibattito, e strada facendo cercò di promuovere il suo libro alla radio e alla televisione. A quanto da lui stesso riferito sette anni più tardi, una serie di straordinari eventi avrebbero avuto inizio durante quel suo viaggio. Moore aveva appena partecipato ad uno show radiofonico a Omaha ed era in attesa del suo volo, quando una receptionist gli comunicò che un uomo al telefono chiedeva di lui. L'individuo, che sosteneva di essere un colonnello dell'Air Force, esordì dicendo: «Penso che lei sia l'unico che ho sentito che sembra sapere di cosa sta parlando» e quindi chiese di poterlo incontrare per approfondire l'argomento. Moore si scusò di non potersi attardare al telefono perché il suo volo era stato già chiamato, ma prese nota del numero telefonico dell'uomo.
L'otto Settembre, durante il viaggio di ritorno da Washington, Moore partecipò a uno show radiofonico ad Albuquerque, New Mexico. Al termine del programma, lo avvisarono che c'era una chiamata per lui. L'uomo al telefono, si qualificò come operativo presso la Base Kirkland e disse: «Penso che lei sia l'unico che ho sentito che sembra sapere di cosa sta parlando». Per Moore fu facile intuire che si trattava dello stesso soggetto della precedente telefonata. Poco dopo, Moore e il misterioso personaggio, che avrebbe in seguito chiamato Falcon, si diedero appuntamento presso un ristorante locale.
Falcon, che si scoprirà essere il sergente maggiore dell'Air Force Richard Doty (Moore lo ha sempre decisamente negato), disse che avrebbe indossato, come segno di riconoscimento, una cravatta rossa.
Questo loro primo incontro avrebbe segnato l'inizio di una lunga relazione tra Moore (a cui nel 1982 si aggiunse il produttore televisivo Jamie Shandera) e dieci membri di un gruppo ombra connesso con l'intelligence militare che (a suo dire) si opponeva al cover-up sugli UFO.


EBE1 e Mj-12

L'incredibile storia che emerse dal rapporto di Falcon è la seguente: il primo UFO crash, con corpi di piccoli umanoidi grigi, avrebbe avuto luogo vicino Corona, New Mexico, nel 1947. Due anni dopo un umanoide fu trovato vivo dalle squadre di recupero e condotto alla base militare di Los Alamos, ove fu tenuto "ospite" fino alla sua morte avvenuta nei primi anni '50. L'essere, denominato dagli scienziati EBE-1 (acronimo per Entità Biologica Extraterrestre), fu il primo di tre alieni che il governo USA avrebbe avuto in custodia fino ad oggi. Un capitano dell'Air Force, ora colonnello in pensione, fu il compagno inseparabile di EBE-1. Sulle prime, risultò impossibile comunicare con l'essere, ma in seguito fu impiantato un dispositivo nella sua gola che lo rendeva capace di parlare l'inglese. EBE-1, l'equivalente di un meccanico sulla nave spaziale, avrebbe riferito quello che sapeva sulla natura e gli scopi delle visite extraterrestri. Così, il 24 Settembre 1947, in seguito all'incidente di Roswell e per ordine esecutivo del presidente Harry Truman, fu costituito il Majestic-12 (o MJ-12), il segretissimo gruppo di studio sugli extraterrestri, di fatto, operativo come un corpo politico indipendente. Il Progetto Aquarius è un gruppo ombrello, nel quale i compartimenti che trattano problemi relativi agli extraterrestri svolgono le loro funzioni. Il Progetto Sigma si occupava delle comunicazioni elettroniche con gli alieni, ed era parte di un progetto di contatto avviato dalla NSA (Agenzia per la Sicurezza Nazionale) sin dal 1964, a seguito di un atterraggio alieno avvenuto alla base Holloman, nel tardo Aprile di quell'anno.
Nove razze di extraterrestri stanno visitando la Terra. Una di esse, i piccoli umanoidi grigi del terzo pianeta di Zeta Reticuli, sono stati qui per 25.000 anni e hanno influenzato l'evoluzione umana e ne hanno creato le religioni. Alcuni importanti personaggi vogliono porre fine alla politica di cover-up e preparare il popolo americano alla realtà della presenza aliena attraverso l'intrattenimento popolare, come con film quali Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo (il cui clou è una trasposizione cinematografica dello sbarco di Holloman), ed E.T.. Presso il quartier generale della CIA a Langley, Virginia, è custodito un ponderoso volume, denominato la "Bibbia", una sorta di compendio di tutti i rapporti relativi ai vari progetti sugli Alieni. Stando a quanto riferito da Moore solo nel 1989, egli avrebbe cooperato con le sue fonti dell'AFOSI (Air Force Office of Special Investigations), con Richard Doty in particolare, fungendo da informatore. Gli insider dell'AFOSI dissero a Moore di essere particolarmente interessati al ricercatore Paul Bennewitz e gli fecero capire che, come parte dell'accordo, egli avrebbe dovuto "controllarne i movimenti". Inoltre, Moore avrebbe dovuto, seppur con minor zelo, "tenere sotto controllo" l'APRO e diversi altri ricercatori UFO. Moore apprese che diverse agenzie governative erano interessate alle attività di Bennewitz e che volevano sommergerlo di false informazioni e disinformazione, per confonderlo.


I Dulce Files

Ma chi era Paul Bennewitz e perché era tanto importante per l'Intelligence? La singolare storia di Bennewitz, un ingegnere elettronico di Albuquerque, inizia nel 1979 quando ha modo di avvistare e filmare strane luci nel cielo nei pressi della base aerea Kirkland di Manzano, a poche centinaia di metri dalla sua abitazione.
In quel periodo Bennewitz, che era membro dell'APRO, investigava su un caso di rapimento da parte di alieni riguardante una donna di nome Myrna Hansen, la quale sosteneva di aver avvistato, assieme al figlioletto, un UFO mentre stava guidando su una strada rurale nei pressi di Cimarron, New Mexico. Coadiuvato dal noto psichiatra e ufologo Leo Sprinkle, Bennewitz sottopose a ipnosi regressiva la Hansen, che raccontò un storia allucinante: non solo in quell'occasione aveva avvistato diversi UFO, ma era stata anche rapita, assieme al figlioletto, dagli alieni e quindi condotta in una base segreta sotterranea. All'interno della base aveva assistito, oltre che alla mutilazione e al dissanguamento di capi di bestiame bovino, all'agghiacciante visione di contenitori con all'interno parti di corpi umani galleggianti in un liquido. Secondo la Hansen, gli alieni, prima di rilasciarli, avevano inserito nel suo corpo e in quello del figlio degli impianti capaci di controllare le loro menti a distanza. Convinto che tale episodio fosse in qualche modo collegato alle strane luci da lui avvistate sulla base di Manzano, Bennewitz cominciò a filmarle ricavandone diversi metri di pellicola. Riuscì anche a registrare e decodificare, con un programma informatico di sua invenzione, dei misteriosi segnali elettronici provenienti, a suo parere, dalle navicelle aliene. Su tali esperienze Bennewitz scrisse una lunga relazione che denominò "Progetto Beta".
L'APRO non prese molto sul serio la sua storia, Bennewitz decise allora di rivolgersi all'USAF, che invece si mostrò molto interessata al suo materiale. Infatti, in un documento USAF declassificato si legge che i film e i nastri magnetici che Bennewitz presentò al personale della base Kirkland alla fine del 1980 furono analizzati dal sergente Richard Doty e da Jerry Miller, un ex consulente del progetto Blue Book. Le conclusioni furono che le immagini mostravano effettivamente degli oggetti volanti non identificati, ma che non era possibile dire se costituivano una minaccia per la sicurezza della base. Solo nel 1982 l'APRO decise di indagare sulle affermazioni di Bennewitz, affidando il caso a uno dei suoi direttori, William Moore. Bennewitz riferì a Moore le conclusioni a cui era pervenuto intercettando i segnali extraterrestri. Dalle trasmissioni si evinceva un drammatico scenario; due tipi di razze extraterrestri avevano invaso gli Stati Uniti: i benevoli "Bianchi" e gli ostili "Grigi". Questi ultimi erano responsabili delle mutilazioni di bestiame e dei rapimenti di esseri umani. I Grigi avevano inoltre stipulato un accordo con il governo USA, accordo che aveva consentito loro di costruire una base segreta sotterranea sotto la riserva indiana degli Apache Jicarilla nei pressi di Dulce, New Mexico. Gli alieni, però, erano sul punto di rompere il trattato.
Bennewitz, sempre più atterrito dalle sue scoperte, cercava disperatamente di avvertire le autorità (deputati e senatori, scienziati, militari e ufologi come John Lear e Linda Howe) del pericolo imminente. Nel frattempo William Moore era stato avvicinato dal sergente Richard Doty, il quale gli aveva rivelato come a partire dal 1980 e per quasi tre anni, gli agenti di varie agenzie governative avevano messo in atto una campagna di disinformazione ai danni di Paul Bennewitz, allo scopo di confonderlo e screditarlo agli occhi dell'opinione pubblica. Doty si servì inoltre di Moore per propinare al povero Bennewitz ogni sorta di materiale fasullo confezionato ad arte dall'AFOSI. Lo stato mentale di Bennewitz finì col deteriorarsi progressivamente: dormiva pochissimo, si barricava in casa armato fino ai denti e aveva allucinazioni di alieni intenti a far esperimenti su di lui. Di lì a poco Bennewitz venne ricoverato in un ospedale psichiatrico a causa di un forte esaurimento nervoso.
Nel 1989, in occasione di un convegno del MUFON, Moore confessò alla platea di ufologi di aver preso parte alla campagna di disinformazione che aveva portato al collasso psichico il povero Bennewitz. Disse di non aver idea del perché l'AFOSI avesse orchestrato tutto ciò e che poteva fare solo delle ipotesi. La prima è che Bennewitz fosse stato scelto, a caso, dai servizi di intelligence come cavia per un esperimento di disinformazione applicata al mondo reale. Oppure, che il governo, preoccupato di quello che Bennewitz stava scoprendo alla base di Manzano, avesse deciso di confonderlo a tal punto da fargli perdere interesse per la cosa e anche di renderlo assolutamente non credibile, qualunque altra informazione divulgasse. L'ultima ipotesi paventata da Moore è che i servizi segreti abbiano voluto infliggere una punizione esemplare a Bennewitz, allo scopo di scoraggiare chiunque avesse voluto in futuro ficcare il naso nei pressi di una installazione militare.
Moore cercò maldestramente di giustificarsi, affermando di essere stato al gioco delle agenzie governative al solo scopo di guadagnarsi la loro fiducia e di ottenere quindi informazioni classificate sugli UFO. A quanto pare però il governo aveva colto due piccioni con una fava, perché anche Moore, come Bennewitz, uscì ingloriosamente dalla scena ufologica, abbandonando il salone del convegno tra i fischi e le urla di disapprovazione.
Doty fu anche la fonte di un presunta comunicazione dell'AFOSI datata 17 novembre 1980, e destinata a divenire famosa con il nome di "Aquarius document". Il documento, spedito dal quartier generale dell'AFOSI della base di Bolling a Washington, D.C. e destinato al distretto AFOSI di Kirkland, menziona, in forma breve e criptica, le analisi dei negativi di un filmato UFO ripreso apparentemente il mese precedente. Il penultimo paragrafo del telex dice:
«L'USAF NON È PIÙ PUBBLICAMENTE ATTIVA NELLA RICERCA UFO, TUTTAVIA, HA COMUNQUE INTERESSE RISPETTO A TUTTI GLI AVVISTAMENTI DI UFO SU INSTALLAZIONI MILITARI E POLIGONI MISSILISTICI. MOLTE ALTRE AGENZIE GOVERNATIVE, COORDINATE DALLA NASA, INVESTIGANO ATTIVAMENTE SU AVVISTAMENTI ATTENDIBILI TRAMITE COPERTURE. UNA DI TALI COPERTURE È L'UFO REPORTING CENTER, COSTA DEGLI STATI UNITI E IL GEODETIC SURVEY, ROCKVILLE, MD 20852, LA NASA FILTRA I RISULTATI DEGLI AVVISTAMENTI PER APPROPRIATI REPARTI MILITARI CON INTERESSE IN QUEL PARTICOLARE AVVISTAMENTO. LA POLITICA UFFICIALE DEL GOVERNO DEGLI STATI UNITI E I RISULTATI DEL PROGETTO AQUARIUS SONO ANCORACLASSIFICATI TOP SECRET SENZA DIFFUSIONE AL DI FUORI DEI CANALI UFFICIALI DI INTELLIGENZA E
CON ACCESSO LIMITATO A "MJ TWELVE"».

È questa la prima volta che viene menzionato il MJ-12 in un presunto documento governativo ufficiale. Moore lo descrive come un esempio di disinformazione connessa al caso Bennewitz. Il documento è una versione modificata di un autentico messaggio dell'AFOSI con aggiunte spurie. Tra le più significative aggiunte, dice Moore, vi sono il falso riferimento all'U.S. Coast Geodetic e alla NASA, che nell'originale era la NSA (National Security Agency).


I files Aquarius

In base a quanto sostenuto da Moore, Doty sfilò il documento dalla telescrivente e glielo mostrò immediatamente. Più tardi, tornò con ciò che sembrava essere una copia, ma Moore notò subito che non era esattamente lo stesso: vi erano infatti delle evidenti aggiunte. Poi Doty chiese a Moore di fornire il documento alterato a Bennewitz.
Riluttante ad essere coinvolto nella diffusione di un documento falso, Moore ci pensò su, poi finalmente realizzò che le fonti con cui era in contatto (quelle che gli stavano passando informazioni sulle EBE e sui loro rapporti con il governo USA) avrebbero chiuso i ponti se lui non avesse cooperato. Così diede il documento a Bennewitz, ma lo esortò a non pubblicarlo. Bennewitz fu d'accordo e mantenne la promessa di non diffonderlo. Nel Settembre 1982 Moore era a conoscenza di tre copie dell'Aquarius telex: una in possesso di Bennewitz, un'altra custodita da Moore in un luogo sicuro e un'ultima copia che egli teneva nella sua valigetta durante un viaggio, in quel mese, a San Francisco per incontrare qualcuno. Egli incontrò il suo uomo in mattinata e nel pomeriggio qualcuno irruppe nella sua automobile trafugando la valigetta. Quattro mesi dopo, una copia del documento Aquarius giunse nelle mani di un avvocato di New York interessato agli UFO e ben presto il documento ebbe una vasta diffusione.
Verso la fine del 1982 durante una delle molte "amichevoli conversazioni" con Doty, Moore disse che stava conducendo ricerche sulla vecchia storia di un UFO precipitato ad Aztec, New Mexico nel 1948. Il caso era stato diffuso dal giornalista Frank Scully nel 1950, decretandone il suicidio professionale. Doty disse di non aver mai sentito parlare di Aztec e ne chiese a Moore i dettagli, prendendone diligentemente nota. Il 10 e 11 Gennaio 1983, Peter Gersten, direttore del CAUS, si incontrò due volte con Doty nel New Mexico. Al primo incontro, in presenza di Bill Moore e del produttore televisivo Ron Lakis, Doty si mostrò piuttosto reticente, ma al secondo appuntamento Doty rivelò che il governo sa perché gli UFO appaiono in certi luoghi, senza tuttavia esplicitare oltre. «Comunque - aggiunse - sono extraterrestri senza possibilità di dubbio. e vengono da un luogo distante 50 anni luce dalla Terra». Doty era a conoscenza di almeno tre UFO precipitati: uno a Roswell, uno negli anni Cinquanta, l'altro negli anni Sessanta e relativi recuperi dei corpi.


Il patto scellerato

Un evento eccezionale, molto simile al finale di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, si verificò nel 1966. La NSA (Agenzia per la Sicurezza Nazionale) produsse Aquarius, un progetto di comunicazioni con gli extraterrestri. Secondo Doty, talpe governative stanno raccogliendo informazioni nelle organizzazioni ufologiche diffondendo al contempo disinformazione. Doty parlò del documento Aquarius e disse che è impossibile far uscire dagli archivi i fascicoli veramente importanti, protetti in modo tale che si disintegrano dopo cinque secondi di esposizione all'aria(!). I documenti parlano di accordi tra il governo americano ed extraterrestri, in base ai quali questi ultimi sono liberi di condurre mutilazioni sugli animali (specialmente bestiame bovino) e di sbarcare in una certa base, in cambio di informazioni sulla tecnologia avanzata degli UFO. Doty disse anche che, tramite i programmi di intrattenimento, il popolo americano viene gradualmente preparato ad accettare la realtà di visite da parte di esseri benevoli di altri mondi. A un certo punto della discussione, Doty chiese sibillinamente a Peter Gersten: «Come fa a sapere se io sono qui per disinformarla o per darle informazioni che fanno parte del programma, sapendo che lei si accinge a parlare in giro di quanto ha sentito?».


Holloman e Zamora

Alla fine del 1982, la giornalista americana Linda Moulton Howe, famosa per le dettagliate inchieste sulle mutilazioni animali (sopra, il suo libro "An Alien Harvest", inedito in Italia, N.d.R.), ricevette una chiamata dalla HBO (Home Box Office). La voce all'altro capo del filo disse che la HBO era rimasta molto impressionata dal suo libro A Strange Harvest, e che voleva sapere se Linda era interessata a girare un documentario sugli UFO. Nel Marzo 1983, la Howe si recò a New York per firmare un contratto con la HBO per uno show che si sarebbe intitolato "UFO - The ET Factor". La sera prima Linda si era incontrata con alcuni rappresentanti della HBO e aveva cenato con Gersten e lo scrittore scientifico Patrick Huyghe. Gersten riferì alla Howe del suo meeting con Richard Doty e accennò alla possibilità di organizzarle un incontro con lui. Venne quindi fissato un appuntamento ad Albuquerque, per il 9 Aprile. Avrebbero dovuto incontrarsi all'aeroporto ma, stranamente, Doty non si fece vivo. La Howe telefonò quindi a casa di Doty, ma un ragazzino disse che il padre non era lì. Allora la ricercatrice telefonò a Jerry Miller, capo del Reality Weapons Testing di Kirkland ed ex inquirente del progetto Blue Book, che aveva già sentito telefonicamente in merito alle affermazioni di Paul Bennewitz. Miller le aveva chiesto una copia di A Strange Harvest, e più tardi le aveva fornito il suo numero telefonico chiedendole di contattarlo se fosse passata da Albuquerque. Miller andò a prendere la Howe all'aeroporto e, durante il tragitto verso la sua abitazione, la Howe cercò di sondare Miller, soprattutto se fosse lui quel "Miller" menzionato nel documento Aquarius. Arrivati a casa, Miller convocò Doty, che arrivò di lì a breve e rispose piuttosto aggressivamente alla domanda della Howe su dove fosse stato. Doty disse di aver aspettato a lungo all'aeroporto. Come scrisse la Howe in seguito «forse aveva deciso di non presentarsi all'appuntamento ed era accettabile, nel suo ordine di idee, lasciarmi attendere all'aeroporto fino a quando Jerry Miller non lo chiamò a casa». Sulla via di Kirkland, Howe chiese a un Doty ancora nervoso e mal disposto nei suoi confronti, se sapeva qualcosa dell'atterraggio di Holloman, con il successivo incontro tra gli extraterrestri e i rappresentanti del governo USA. Doty rispose che era avvenuto realmente, ma che Robert Emmenegger aveva la data sbagliata. L'atterraggio avvenne non nel Maggio 1971, ma il 25 Aprile 1964, dodici ore dopo il famoso caso di Socorro, che aveva avuto come testimone il poliziotto Lonnie Zamora (che vide un oggetto ovale, atterrato nel deserto e due piccoli esseri in tuta bianca). «I militari e il personale scientifico della base sapevano che ci sarebbe stato un atterraggio - disse Doty - ma qualcuno sbagliò i tempi e le coordinate. E un ricognitore militare avanzato atterrò nel luogo e nel momento sbagliato, essendo poi visto da Zamora. Tre UFO apparvero ad Holloman alle sei del mattino seguente, uno di essi atterrò mentre gli altri due rimasero sospesi nell'aria».


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01/03/2010 09:04

Il caso Madau
Notiziario Ufo n°3 – Luglio Agosto 1999


“Sollevato da un fascio di luce”

Sardegna, 1948: l’inedita e straordinaria esperienza del 4° tipo di un religioso



Nel dicembre del ’90 un’insolita missiva giungeva alla sede del Coordinamento Nazionale del CUN; in calce essa recava l’intestazione di un istituto ecclesiastico di Roma, il Centro Missionario Italiano dei Frati Minori Conventuali. L’autore era un frate di origine sarda, di nome Giuseppe Madau, all’epoca sessantenne, e da oltre 15 anni in missione nello Zambia. Precisando di aver trovato il recapito del CUN sul libro di R. Pinotti, “UFO, Visitatori da Altrove”, acquistato in occasione del rientro in Italia per le festività natalizie, il religioso narrava di essere stato protagonista parecchi anni prima, nel settembre del ’48, all’età di diciotto anni, di un clamoroso contatto ravvicinato con un UFO. Ciò era avvenuto in pieno giorno nei pressi del proprio convento di Oristano, in Sardegna, nel corso del quale – per evidente azione del misterioso oggetto – egli era stato sollevato in aria per alcuni istanti, insieme ad un cane che si trovava vicino.



A questa esperienza, continuava il Madau nel proprio scritto, ne seguì decenni più tardi, nel 1974, una seconda, di minore entità. Si fa per dire: l’avvistamento sui cieli dello Zambia, di un’enorme piattaforma cilindrica metallica, che affiancò per qualche istante l’aereo a bordo del quale egli si trovava, poco prima che avesse inizio la manovra di atterraggio.
Vi era la giustificata sensazione che si fosse in presenza di un caso di notevole spessore, soprattutto per ciò che riguardava l’episodio dell’incontro ravvicinato del ’48. Ovvero un vento inedito risalente agli albori dell’era ufologica, caratterizzato da una così rilevante interazione fra il testimone ed un oggetto non identificato; oltretutto il primo del genere, in Italia, e non solo, nel quale un religioso fosse stato di prima persona coinvolto. Questa consapevolezza trovava conferma nella convinzione del protagonista stesso circa alcuni elementi della vicenda, del cui significato egli non riusciva bene a capacitarsi, e che –a suo dire – avrebbero necessitato di un debito approfondimento in sede di regressione ipnotica, esperienza che egli si diceva disposto ad affrontare malgrado l’avanzata età.


Ulteriori dettagli

Data l’esiguità del periodo entro il quale il religioso sarebbe stato reperibile prima del ritorno in Africa, Gianfranco Neri si affrettò ad inviare una lettera contenente alcuni quesiti circa la dinamica dell’episodio in questione; poco dopo giunse una risposta.



Così era apparso l’oggetto volante in questione agli occhi stupiti dell’allora giovane seminarista: un disco sormontato da una cupola trasparente, sospeso al di sopra di un albero, a poche decine di metri di distanza da lui. Il Madau asseriva anche di avere constatato la presenza di due figure di aspetto estremamente simile all’uomo; agitato il braccio ad esse rivolto, in segno di saluto, queste avrebbero risposto!
Le entità uscite quindi all’esterno, avrebbero invitato a gesti il giovane ad avvicinarsi al di sotto del disco, ma a fronte della sua manifesta riluttanza, sarebbero rientrate a bordo. A questo punto la narrazione passava a descrivere il clou dell’evento: effettuata una strana manovra di mutamento del proprio assetto, l’oggetto avrebbe preso ad emettere strani fasci di luce di diverso colore, separati l’uno dall’altro per scomparire quindi di colpo dal campo visivo del testimone, il quale si sarebbe sentito improvvisamente sospeso in aria. Di lì a poco il seminarista avrebbe cominciato a recepire una crescente e non meglio precisata sollecitazione di tipo elettrico sul proprio cervello, sempre più fastidiosa e dolorosa: era come se venisse letteralmente scandagliato da qualcosa contro la quale egli nulla poteva.
Sentendosi prigioniero di funi invisibili, e di una paura che in lui stava crescendo incontrollata, egli avrebbe preso a supplicare la Madonna, perché lo salvasse da quell’inaudita condizione; poco dopo la voce chiara ed un po’ distaccata di una donna, echeggiante nella sua mente, ingiungeva fermamente a qualcuno che egli venisse lasciato libero. Di lì a poco tutto sarebbe cessato, ed egli insieme al cane, suo compagno di sventura, sarebbe stato lentamente adagiato a terra.
Dell’oggetto, a questo punto, non vi era più alcuna traccia, se non nel suo animo comprensibilmente frastornato. Rientrato in convento, e cercato di far parola ai propri compagni dell’incredibile accaduto, egli venne impietosamente zittito.
Così terminava la ricostruzione epistola dell’episodio occorso nel lontano ’48. Negli anni che seguirono, l’ex seminarista – divenuto frate – tacque a lungo sulla propria incredibile esperienza. Dapprima, non avendo di fatto alcuna nozione di accadimenti ufologici, e quindi impossibilitato ad interpretarla in alcun modo, relegò in un angolo della propria memoria, archiviandola idealmente. L’eco degli avvistamenti che andavano ripetendosi in tutto il mondo, e di cui egli apprendeva dai giornali, operò in lui una prima sensibilizzazione. Ciononostante ogni sui tentativo di aprirsi con terzi dovette rivelarsi infruttuoso e solo raramente egli poté ricevere attenzione e credibilità. Venne poi il lungo periodo missionario nello Zambia, lontano dalla civiltà e dal mondo, ma paradossalmente fu proprio in quel contesto che si verificò la seconda esperienza ufologica della sua esistenza: l’avvistamento del grande oggetto cilindrico che procedeva a zig zag, di fianco al suo aereo, nascondendo di volta in volta dentro le coltri nuvolose.
Alla luce dell’apparente impossibilità di un approfondimento dell’intera vicenda, data la pressoché continua assenza del missionario dall’Italia, le lettere furono archiviate e del caso rimase una vaga memoria nei pochi che di esse avevano a suo tempo preso visione. Lo stesso Gianfranco Neri aveva, peraltro giustamente, sconsigliato il Madau dall’intraprendere la regressione ipnotica, sia per l’avanzata età di questi, sia per la continuità che un tale trattamento avrebbe richiesto.


Nove anni dopo: l’incontro

Quando, nel dicembre del ’98, mi trovai casualmente tra le mani quegli scritti, apprendendo a grandi linee dell’incredibile storia, così frettolosamente – anche se giocoforza – accantonata, fui tentato di verificare, tramite il Centro Missionario Italiano dei Frati Minori Conventuali di Roma, se qualcuno fosse in grado di fornirmi il recapito di padre Madau, nella vaga speranza di contattarlo per lettera. Con mia grande sorpresa – si era a ridosso delle festività natalizie – venni a sapere che il religioso era provvisoriamente rientrato in Italia, e che si trovava in quei giorni presso il medesimo istituto. Nel volgere di un paio d’ore potei parlarvi: si ricordava perfettamente della lettera scrittaci nel ’90 e del suo successivo breve contatto con Gianfranco Neri. Essendo peraltro il suo udito fortemente compromesso dalla malaria e dal chinino, condizione che rendeva a dir poco problematica la conversazione telefonica, fu lui stesso ad esortarmi ad andarlo a trovare a Roma. L’incontro ebbe luogo in capo ad una decina di giorno, nella stessa sede del Centro Missionario, la Casa Kolbe, nello splendido contesto del Palatino. Constatato il mio interesse per l’esperienza dell’incontro ravvicinato ad Oristano, non tergiversò affatto a ripercorrere quell’intero episodio, ampliandolo con inediti ed estremamente interessanti dettagli. Quanto segue è il contenuto dell’intervista concessami nel gennaio scorso, rievocante il clamoroso evento in questione nelle sue fasi più importanti e significative, preceduta da un breve preambolo.
Il 13 settembre 1948 è la vigilia della ricorrenza di Santa Croce; Oristano è addobbata a festa per l’occasione, e sulla torre medievale della piazza centrale sono state disposte delle luminarie. Verso le ore 19.00, malgrado il sole sia appena tramontato, vi sono ancora eccellenti condizioni di luminosità, come è del resto tipico in Sardegna ancora in quel periodo dell’anno. Madau, in ritiro spirituale presso il locale seminario diocesano, in attesa di fare le prime promesse dell’ordine francescano (cioè i voti), esce dal collegio recitando il Rosario. Inoltratosi nell’orto del convento, prende il sentiero diretto a ponente, uno dei tre percorsi dai quali all’epoca era attraversato. Qui egli si imbatte nel cane del guardiano, un vecchio animale mezzo cieco, che prende a seguire il frate sino alla fine del vialetto, punto dell’orto coincidente, a sinistra, con l’angolo nord dell’edificio conventuale, poco più in là del muro di cinta oltre il quale corre l’allora Strada Provinciale Cagliari – Sassari, oggi sostituita dalla Strada Statale.
Fermatosi un istante, recitando la prima parte dell’Ave Maria, lo sguardo rivolto al cielo, ancora chiarissimo e privo di nubi, egli scorge verso ponente un corpo mobile, dapprima scambiato per un volatile, in quanto pressoché puntiforme, che scende in picchiata verso di lui, divenendo sempre più grande…


Quella sera di 50 anni prima – Una descrizione lucida e accurata

In pochi secondi vidi una macchina assolutamente silenziosa e di forma stranissima che non avevo mai visto, e di cui non avevo mai sentito prima parlare (durante il periodo del ritiro spirituale o noviziato i seminaristi erano tenuti ad osservare l’isolamento totale rispetto al mondo esterno, lontani quindi da radio, giornali etc… NdR). All’inizio essa non planava parallela al suolo, ma piuttosto obliqua, di modo che, arrivata all’altezza dell’edificio seminariale, potei vederne chiarissima la sagoma: era un disco color argento, a forma di campana. La cupola pareva essere di plastica trasparente, dato che notai indistintamente all’interno la presenza di due uomini, bianchi, di aspetto giovanile. Il disco si fermò poco al di sopra di un albero, un eucaliptus, disponendosi parallelamente al suolo: contemporaneamente si udirono grida convulse e disorientate di gente, provenienti dalla piazza del paese, e dal vicino distretto militare: “E’ andata via la luce”, andavano a più riprese ripetendo.
Le figure uscirono quindi all’esterno dell’oggetto, che era sospeso a poche decine di metri di distanza da me, ponendosi in piedi sulla sua piattaforma: erano uomini piuttosto alti, 1.90 o forse 2 metri, bellissimi, dal portamento nobile, e vestivano una specie di tuta argentea; incuriosito, feci loro un cenno di saluto, agitando il braccio, ed essi mi risposero sorridendo, invitandomi testualmente, così mi parve, ad avvicinarmi al loro disco: intendendo volessero portarmi via con loro, rifiutai. Ripeterono il loro invito più di una volta, ma io non lo accolsi, conscio del fatto che il seguirli avrebbe significato per me l’impossibilità di divenire frate francescano. Quasi constatando il mio atteggiamento, le figure rientrarono nella loro macchina, la quale si dispose in assetto obliquo, mostrando la propria parte inferiore: fu in quel momento che notai la presenza di un’apertura circolare scura, al centro, e di una specie di struttura “a cingolo”, o “cinghia” metallica, posta lungo la circonferenza esterna. Questa prese a muoversi, girando dapprima a scatti netti ed intermittenti, con un suono secco, (simile a quello prodotto da una catena su di un ingranaggio) e poi sempre più velocemente. Di colpo il rumore cessò ed il disco, dispostosi nel proprio primitivo assetto orizzontale, prese ad emettere a “raffica”, in rapida successione, dall’apertura sottostante, stranissimi fasci di luce, di diverso colore, indipendenti l’uno dall’altro. Si trattava di luce a settori, o “blocchi”, il cui aspetto cromatico cominciava dal viola, sfumava nel blu/celestino, quindi nel verde, nel giallo, nell’arancione, nel rosso e per ultimo nell’incolore: ebbi l’impressione che ognuno di essi “spingesse” quello sottostante, ad un ritmo ininterrotto. Tra i vari “blocchi”, ognuno dei quali culminava in una specie di divisione / strozzatura, che dava all’insieme un aspetto a “salsiccia”, vi era una zona acromatica di transizione. Il disco d’un tratto scomparve dal mio campo visivo e cominciai a recepire la distinta sensazione di un suono elettrico: uu-uu/uu-uu. Questo però si manifestava non a mezzo dell’udito, bensì nella parte superiore del cervello: mi sentivo molto leggero, ondeggiante come un panno appeso ad un filo! Non vidi cosa stesse in quel momento capitando al cane. Forse l’oggetto in quel momento era sopra di me; di fatto comunque non lo vedevo più. Da quel momento il suono in questione si convertì in sensazione tattile ed avvertii qualcosa di simile a “dita elettrice”. Mi stava “rovistando” nel cervello, insistendo particolarmente sul lobo sinistro.
Inizialmente era paragonabile ad un solletico, e ci fu una fase durante la quale fui, credo, assente come coscienza, rispetto ciò che avveniva. Ecco perché, a suo tempo, avevo proposto di venire sottoposto ad ipnosi regressiva. Mi risvegliai con una sensazione dolorosa: il “frugamento” stava continuando ed io sentivo sempre più male. Fu a questo punto che cominciai a spaventarmi, pensando mi volessero acchiappare e portare via… Reagii allora “esclamando” nella mente: “No, non voglio”!, e con la mia coscienza di frate mi misi a pregare, ed invocai: “Madre mia, aiutami. Non voglio!”. Fu allora che sentii la voce di una donna, che rivolta a “qualcuno”, diceva, sia pur con poca convinzione: “Ma lasciatelo; lasciatelo stare”. La risposta a queste parola, fu data da un suono indistinto ed incomprensibile di “voci” estremamente “accelerate”, che potei paragonare a quello comunemente prodotto dal nastro di un registratore fatto procedere alla massima velocità.
Lo scambio “verbale” si protrasse per alcuni istanti, mentre io seguitavo a supplicare “Madre mia, aiutami”: si trattava però, voglio nuovamente precisare, di “voci” e suoni a loro volta non provenienti dall’esterno, ma che io udivo dentro di me.
Ad un determinato punto echeggiò nuovamente la stessa voce femminile che, chiara ed energica, ingiunse: “Basta, lasciatelo!”. Il “rovistio” cerebrale cessò di colpo, ed ebbi la sensazione di “scendere” di lì a poco, confermata dal mio battere i tacchi delle scarpe al suolo, come quando ti capita quando scendi da un gradino elevato. Fu allora che riaprii gli occhi e, voltandomi a sinistra, vidi il cane, ancora sospeso a mezz’aria, il muso in alto, le gambe in posizione “fetale”, la coda infilata tra queste: lo vidi scendere lentamente a terra; arrivato a venti centimetri da terra, l’animale fece una caduta improvvisa. Per l’occasione constatai che il punto sul quale fummo “calati” distava circa una decina di metri dal sentiero di ponente, ove inizialmente eravamo: ci trovavamo ora infatti sul sentiero centrale dell’orto. In quel preciso momento, quando appunto avevo ripreso coscienza, sentii i soldati del vicino distretto militare gridare: “E’ tornata la luce”; analoghe grida udii provenire dalla piazza del paese, che salutavano la riaccensione delle luminarie sula torre. Contemporaneamente sulla vicina Statale Cagliari – Sassari, al di là del muro di cinta del Convento, le automobili si rimettevano in moto: per quale motivo esse si fossero fermate non sono in grado di dirlo.
Era nel frattempo ormai divenuto buio, e mi riavviai verso casa: in quel mentre, ebbi la netta sensazione che sulla parte sinistra della testa, in corrispondenza della zona prefrontale e parietale, mi avessero fatto una cucitura. Quest’impressione durò qualche istante e poi svanì. Incontrai i miei compagni che stavano preparando canti e cerimonie per la festa del giorno dopo, tentai di informarli di quanto mi era capitato. Il tentativo fu inutile, in quanto non appena ebbi abbozzato la descrizione dello strano oggetto che avevo visto, essi seccati per la mia intrusione, mi zittirono quasi insultandomi. Da allora tacqui per lungo tempo, nella convinzione che l’esperienza che quel giorno avevo vissuto, ben difficilmente avrebbe potuto essere resa nota.


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01/03/2010 09:11

Il giallo del Kalahari
Notiziario UFO n° 13 – Luglio Agosto 1997



Il giallo del Kalahari

Falsi i documenti di un UFO crash in Sud Africa nel 1989. Resta il dubbio che l’incidente accadde realmente e che sia collegato alla cosiddetta “Intervista Aliena”



Verso la fine del 1989, una serie di presunti documenti “ufficiali”, rilasciati dall’aviazione sudafricana, venne messa a disposizione di alcune persone in Gran Bretagna; essi concernevano un UFO crash, presumibilmente verificatosi nelle vicinanze del confine fra Sud Africa e Botswana.
Il primo di questi documenti riferiva quanto segue: il 7 maggio 1989, la fregata della Marina sudafricana Tafelberg comunicò via radio al proprio Quartier Generale di Città del Capo, che un oggetto volante non identificato era stato inquadrato dal radar di bordo, alle h 13.45. Esso stava dirigendosi verso il continente africano.
Alle h 13.52 l’oggetto era entrato nello spazio aereo sudafricano. Non essendo stato possibile entrare in contatto con l’intruso, vennero fatti alzare in volo due caccia Mirage F11G, che si diressero verso la sua rotta. Alle h 13.59, il caposquadra, Goosen, non avendo potuto stabilire alcun contatto con l’UFO, aprì il fuoco con il proprio cannone laser Thor 2, colpendolo. Dopo aver emesso parecchi lampi accecanti, l’oggetto prese a precipitare alla velocità di 3000 piedi al minuto, schiantandosi, con un angolo di 25 gradi, su un’area deserta posta 80km al nord del confine fra Sud Africa e Botswana. Il caposquadra Goosen ricevette l’ordine di sorvolare in circolo la zona, fino a quando l’oggetto non fosse stato recuperato. L’impatto dell’UFO con il terreno aveva prodotto un cratere del diametro di circa 150 metri, e della profondità di 12. L’oggetto argenteo si trovava ora conficcato nel cratere, con un angolo di 45 gradi. Frammenti di roccia e cumuli di sabbia, nelle sue prossimità, erano stati fusi dal calore sprigionato dall’interno, e un forte campo magnetico radioattivo gravava sull’area, interferendo con le apparecchiature elettroniche della squadriglia.
I militari sudafricani (presumibilmente) si calarono nel cratere. L’ordigno non venne al momento identificato, e se ne sospettò la provenienza extraterrestre. La sua fiancata mostrava un curioso disegno, non dissimile da quello dell’UFO di Socorro. Il disco misurava 20 yards di lunghezza, nove e mezzo di altezza ed un peso stimato attorno ai 50.000kg. La superficie esterna aveva un aspetto levigato, simile all’argento, ed era priva di punti di connessione visibili, all’estero e all’interno. Vi erano infine 12 oblò ovali, irregolarmente distribuiti.
Trasportato l’ordigno alla base dell’Air Force, vennero iniziate le analisi, quando all’improvviso si udì un forte rumore risuonare dall’interno, e quindi si notò che un portello si era aperto leggermente: esercitata una certa pressione, esso venne spalancato, svelando la presenza di due umanoidi, vestiti di grigie uniformi. La loro statura era di circa quattro piedi e mezzo; la pelle era di colore grigio bluastro; erano sprovvisti di capelli e la testa sproporzionata rispetto al corpo; gli occhi erano grandi, sviluppati verso l’alto e apparentemente privi di pupille; il naso era dato da due piccoli fori, e la bocca da una semplice fessura, le mani erano provviste di tre dita unite fra loro e terminanti in unghie ad artiglio; non erano visibili organi sessuali esterni. Per via di una reazione aggressiva manifestata dalle entità catturate, non fu possibile estrarre loro campioni di sangue, ed inoltre si rifiutarono di mangiare. Non fu instaurata nessuna comunicazione verbale. I sudafricani disposero del trasporto “solo andata” degli umanoidi alla base di Wright Patterson, che venne fissato per il 23 giugno 1989.


Nome in codice “Silver Diamond”

Il frontespizio del documento in questione reca l’emblema del Castello e quello del volatile ad ali distese della SAAF. Vi si legge inoltre quanto segue: “questo file è stato classificato dal D.A.F.I. Le informazioni in esso contenute non devono essere divulgate. Top Secret”. Il documento è siglato dal numero 7830-18-414-1249 DD 2707.
L’emblema ricompare nella prima pagina, accompagnato da una serie di sigle, come quella del Dipartimento Investigazioni e Ricerche Speciali (DSIR) e quella del Dipartimento di Intelligence dell’Air Force Sudafricana (DAFI). La data riporta Valhalla (AFB) Air Force Base, Pretoria. Il canale designato è siglato con Red/Top Secret, ed il codice di priorità è D4. La gamma dello spettro è blu. Più in basso è riportata la dicitura Codice di Accesso al Computer del Sistema Difensivo: Procedere con attenzione. Il file, consistente in 5 pagine, copertina inclusa, così ripercorre gli eventi.
Grossi elicotteri finalizzati al recupero, furono presumibilmente spediti sul luogo del crash; il primo a giungere sul posto, mentre stava sorvolando l’UFO ad un’altezza di 500 piedi, subì improvvisamente un arresto al motore e precipitò. 5 membri dell’equipaggio morirono. Si apprese in seguito che i velivoli, avvicinandosi all’oggetto, entravano in avaria, a causa dell’intenso campo elettromagnetico emanante dall’oggetto. In un secondo tempo si ricorse ad un prodotto simile alla vernice che, passato sulla superficie dell’oggetto, pareva neutralizzare il campo magnetico. L’UFO venne trasferito e collocato al sesto livello sotterraneo di una base dell’Air Force. L’oggetto era ancora completamente intatto. Arrivò allora un team americano, probabilmente proveniente da Wright Patterson. Mentre la squadra di recupero e gli scienziati stavano sprecandosi in congetture sull’oggetto, la loro attenzione venne colta da un rumore proveniente da un punto sul fianco del disco, dove gli esperti notarono la presenza di una piccola apertura, che dava verso un piccolo passaggio. Si tentò a più riprese di forzarla ma inutilmente, pertanto alla fine venne impiegato un congegno di pressione idraulica, che permise di aprire completamente la portiera, attraverso cui due piccole entità aliene uscirono barcollando, e furono immediatamente prese in consegna dal personale della sicurezza. Venne subito istituita un’equipe medica, in quanto una delle piccole entità pareva seriamente ferita.
Tuttavia, lo staff medico si tirò indietro, non appena vide un proprio collega aggredito da uno degli alieni, che con i propri artigli gli causò profonde ferite al volto e al petto. Vennero quindi stabiliti degli accordi per il trasporto dell’UFO e delle entità alla base USA di Wright Patterson, presso Dayton, Ohio. L’intero cargo venne imbarcato su due Galaxy C2, il 23 giugno dell’89, scortato dal personale dell’USAF. Ulteriori informazioni su questo caso vennero a galla attraverso altri documenti, le indagini di noti ricercatori ufologici, o tramite corrispondenze.


Ora, ripercorriamo insieme l’intera questione

I primi elementi su questo incidente li appresi attraverso due ritagli di giornale, che ricevetti da un amico inglese, nell’ottobre del 1989, nei quali tale dott. Azadehi, un medico armeno residente in Gran Bretagna, riferiva dell’abbattimento di un UFO da parte dell’aviazione sudafricana, i cui occupanti sarebbero stati poi trasportati negli USA. L’Evening Post di sabato 23 settembre 1989 riferiva che un ufficiale dell’Intelligence sudafricana, presumibilmente implicato nel caso, era stato suo ospite per 3 settimane nell’agosto di quell’anno, e gli mostrò del materiale inerente il fatto. Io stessa ricevetti un articolo con un’analoga storia, tratto dal Daily News, un quotidiano di Durban, S. A., datato 12 ottobre 1989. Sulla base di questi resoconti, scrissi a Leonard Stringfield, del MUFON – il quale aveva già pubblicato diversi articoli su casi di recupero di UFO – domandandogli se avesse conoscenza di questo caso, e della sua eventuale opinione a riguardo.
Fra il 6 ottobre e il 2 novembre dell’89, Peter Wintle, mio amico personale, ricercatore ufologico di Città del Capo, S. A., era venuto a trovarmi. Una mattina, mentre egli era fuori casa, ricevetti una telefonata destinata a lui; la persona si identificò come James Van Greunen. Questo nome non mi era affatto nuovo; ricordavo infatti che mia figlia a Città del Capo mi aveva poco prima parlato di un’intervista televisiva in cui una persona con lo stesso nome, sui 25 anni, aveva reso nota la fondazione di un gruppo di ricerca a Johannesburg, il MUFORIN, sollecitando le adesioni dei telespettatori e comunicando il suo nome ed indirizzo. James quindi disse al telefono di conoscermi e di sapere che stavo per recarmi a Johannesburg. Mi chiese anche se fossi interessata a rivolgere un pubblico discorso al suo gruppo, formato da una trentina di persone. Disse che sarebbe tornato da me per gli accordi definitivi a questo riguardo, ed io gli indicai tre giorni nei quali sarei stata reperibile durante la mia breve permanenza nella sua città. Mi ritelefonò alcuni giorni dopo. Nel frattempo avevo appreso da un altro ricercatore, Kenny McKinson, che Van Greunen aveva reso nota la data stabilita per il mio discorso, nella sua rivista, organo del MUFORIN, ossia il 29 dicembre. Al telefono, James mi confermò la cosa, menzionando il nome dell’hotel dove il discorso si sarebbe tenuto. Mi chiese di chiamarlo al mio arrivo a Johannesburg, per fornirmi le informazioni definitive. Nel corso delle prime settimane di dicembre Van Greunen mi richiamò, comunicandomi che forse sarebbe venuto nello Zimbawe, alquanto inaspettatamente; lo preoccupava il fatto di trovare un posto in un hotel durante il periodo natalizio, per lui ed un suo amico. Lo tranquillizzai, perché sarebbero stato miei ospiti, ma lo pregai comunque di darmi una conferma. Di lui non seppi più nulla!


Minacce telefoniche

Mentre mi apprestavo a partire per il Sud Africa, alle 21.00 del 27 dicembre 1989 ricevetti una telefonata interurbana da un anonimo che parlò in termini alquanto minacciosi: data la chiarezza della comunicazione, supposi giungesse dal Sud Africa. Ma l’uomo aveva uno strano accento che non seppi bene identificare; non era sudafricano, forse Belga o Olandese. Mi disse: “Credo che tu abbia invitato James Van Greunen a casa tua, vero?! Se solo ci mette piede, finirà con trovarsi in guai seri! E’ un poco di buono e rappresenta una vera disgrazia per il Sud Africa…”. Ero stupefatta! La voce continuò: “Sappi inoltre che se tenterai di indagare il caso dell’incidente al confine di Botswana / Sud Africa, avrai modo di pentirtene. E’ una storia che non ha niente a che vedere con te, pertanto faresti meglio a dimenticartene”.
Gli chiesi come si permettesse di minacciarmi, chi si credesse di essere per arrivare a tanto, in quanto ero libera di invitare chiunque desiderassi a casa mia! Ero infuriata, anche se dovevo ammettere che inconsciamente sentivo la presenza dei M.I.B.s in questa storia. Ma inaspettatamente, nel corso della conversazione, la linea cadde. Successivamente appresi da fonte attendibile che la persona dalla quale avevo ricevuto la telefonata doveva essere il dottor Azadehedel, il cui intento era quello di scrivere un libro sul crash in questione. Oggi il Dr. Azadehedel ha cambiato il proprio nome in Armen Victorian, e continua a perseguire con estremo interesse lo studio della materia ufologica. I miei amici ed io arrivammo a Johannesburg a mezzogiorno del 28 dicembre. Appena entrata nell’appartamento affittato per l’occasione, presso Hillbrow, chiamai il numero datomi da James Van Greunen: 484-5216. Continuai a chiamare per l’intera giornata, sera inclusa, e feci altrettanto il giorno successivo, preoccupandomi col passare delle ore sempre più, ma fu tutto inutile, nessuna risposta. Più tardi, verso le 19.30, desistetti. Il giorno dopo partii per Città del Capo. Mi fu molto utile l’aiuto di un mio collega di Pretoria, David Powell che, indagando, apprese che la conferenza pubblica di Van Greunen avrebbe dovuto svolgersi la sera del 29 dicembre, presso l’Hotel Johannesburg. Il costo del biglietto d’ingresso sarebbe stato di 20 R (circa 6,50 dollari). L’addetto alla reception informò David che Van Greunen aveva effettivamente prenotato una camera per la sera del 29, senza però dare più conferma. In ogni caso, due dozzine di persone si presentarono inutilmente all’hotel quella sera, avendo già acquistato il biglietto della conferenza, ricavandone forse l’impressione che l’organizzatore si era dileguato con la cassa. Al mio arrivo a Città del Capo, trovai nella posta una lettera che diceva che un gruppo aveva aiutato Van Greunen ad abbandonare il Paese, poiché, si leggeva, egli si sarebbe reso conto di esser in pericolo di vita, da parte probabilmente dell’Intelligence sudafricana. Per motivi di sicurezza, egli si era quindi rifugiato in un luogo sicuro all’estero, precisamente a Monaco, in Germania.


Documenti a prima vista autentici

Nel frattempo si erano accumulate parecchie prove a sostegno dell’UFO crash del confine, rappresentate dai documenti prodotto da Van Greunen. Tale materiale, dato da due set di cinque o tre pagine, pareva a prima vista autentico, e certo nessuno potrà biasimare quei ricercatori che su di esso profusero il loro impegno. Tuttavia, fu solo nel momento in cui ebbi modo di visionarne il contenuto di quegli scritti, che i sospetti riguardo la loro pretesa attendibilità cominciarono a farsi strada in me. Infatti, avendo prestato a suo tempo servizio per tre anni nell’Air Force del Sud Africa – conclusisi con la mia promozione a sergente ed avendo preso parte, sotto speciale giuramento, ad operazioni combinate – sapevo che nessun ufficiale della SAAF mai avrebbe approvato un documento contenente tanti errori di ortografia e di terminologia militare, a parte il linguaggio oltremodo suadente. Ovviamente, non potevo essere certa che Van Greunen fosse l’autore del falso, ma non avevo dubbi che di falso si trattasse. In seguito appresi infatti che egli aveva “rielaborato” tali documenti, avendo avuto accesso a certi codici riservati delle SAAF. A tal fine probabilmente egli venne aiutato da terze persone, inserite in quegli ambienti: una doveva senz’altro essere Hendrik Greef, pilota militare e suo amico dai tempi di scuola. Uno dei documenti in questione reca un numero telefonico di Pretoria: 012-324-1411. Di questo parlerò più avanti. Vi appare un altro numero telefonico: 010-711-211 che ritengo appartenga ai militari. Diversi colleghi,degni di fiducia e attendibili, hanno contribuito a questa investigazione. Fra questi, Peter Wintle di Città del Capo, David Powell, corrispondente della Flying Sucer Review e collaboratore di altre riviste ufologiche e Maria Sullivan, redattrice di UFO AfriNews. Da loro ottenni la conferma dei miei sospetti sulla figura di Van Greunen. Intanto le principali testate giornalistiche di tutto il mondo avevano preso a parlare del crash; ricevevo infatti richieste di informazioni da Russia, USA, Gran Bretagna, Europa, Giappone ed Australia, che a mia volta inviavo al MUFON. Ci fu, in merito, anche una certa polemica con la rivista britannica Quest International: il suo editore, Graham Birdsall, aveva scritto un pezzo intitolato “Commenti all’incidente Sudafricano” che in sintesi mi attaccava per la mia intenzione di presentare il caso sudafricano per conto della BUFORA di Londra e per aver tardivamente consultato Tony Dodd. Ma ritengo si sia trattato di un malinteso.


Il parere di Michael Hesemann

Il ricercatore tedesco, da noi interpellato in merito alla consistenza delle prove inerenti l’UFO crash nel Kalahari, ritiene gli avvenimenti descritti nella documentazione dibattuta nell’articolo di Cynthia Hind, fondamentalmente esatti. A suo parere l’incidente si svolte secondo la dinamica riportata nei documenti, pur evidentemente falsi, in quanto prodotti dal fantomatico Van Greunen. Tali avvenimenti, inoltre, sarebbero direttamente da rapportare alla cosiddetta “Intervista Aliena”: la creatura che apparirebbe nel video, infatti, sarebbe stata recuperata proprio nelle circostanze dell’incidente del Kalahari, per essere poi trasportata a Wright Patterson e quindi nell’Area 51 dove sarebbe avvenuto l’interrogatorio, in totale coincidenza con le dichiarazioni del personaggio ormai noto come “Victor”.
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01/03/2010 09:18

da "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 54 del Dicembre 2004/Gennaio 2005



Gli UFO, gli USO e il loro comportamento fisico

Un excursus sui tipi più ricorrenti di ordigni anomali finora riscontrati. Parametri, caratteristiche tecnico-strutturali ed effetti ricorrenti degli Oggetti Volanti Non Identificati.



INTRODUZIONE

Il fenomeno UFO si è manifestato nel tempo e continua a manifestarsi a tutt'oggi in forme e situazioni molteplici e diversificate che hanno prodotto nei tantissimi anni di avvistamenti in tutto il mondo una mole di dati registrati nei migliaia e migliaia di casi avvenuti, ognuno con sue caratteristiche particolari.
Nonostante però la grande varietà dei fenomeni osservati, è possibile individuare nelle innumerevoli descrizioni dei testimoni delle caratteristiche comuni e ricorrenti, che si riscontrano nei moltissimi casi documentati.
Quelli presi in considerazione per questa analisi vanno dagli anni '50 fino agli anni '80, non solo in Italia ma anche in altre parti del mondo. Esaminando queste varie caratteristiche solo dal punto di vista fisico del fenomeno, si possono elencare tutta una serie di manifestazioni e di indicazioni che se analizzate nell'insieme consentono di poter fare delle analogie ed in linea di massima, anche, per esclusione, delle prime e sommarie ipotesi sul comportamento di questi fantomatici e misteriosi oggetti.


LUOGHI DI AVVISTAMENTO

Sembra non vi siano veri e propri luoghi privilegiati, tant'è che i migliaia di casi documentati sono avvenuti nei luoghi più vari, sia ad alta che a bassa quota, sia a terra, ed in generale prevalentemente vicino a insediamenti umani, paesi, città, anche molto vicino alle case, e anche nei pressi di centrali elettriche e nucleari, aeroporti, e basi militari. Comunque sembra che la loro attenzione sia rivolta anche verso vicino ad insediamenti umani ma in luoghi piuttosto isolati.
Appare in generale che l'orientamento di questi oggetti sia quello di non far notare oltre un certo limite la loro presenza. Ci sono inoltre moltissimi casi di avvistamenti sia in mare aperto sia vicino alla costa e sia sott'acqua come pure in superficie, e questi disseminati nei mari di tutto il mondo. Il loro scopo apparirebbe in generale orientato a eseguire ricognizioni e controlli sia sull'ambiente che sull'uomo, praticamente su tutto il pianeta.


FORME E DIMENSIONI

Le forme di tipo cilindrico allungato (sigariforme) o similari sono molto ricorrenti ed in genere di grosse dimensioni, ma si riscontrano anche forme più piccole.
Le estremità appaiono tronco-coniche a volte più da una parte e meno dall'altra o completamente tronche, arrotondate agli spigoli e con inclinazioni più o meno accentuate, mentre la parte centrale del corpo sembra a volte più spessa, e appare liscia e priva di qualunque sovrastruttura. Si rileva che gli avvistamenti sono spesso ad alta quota e con una luminosità degli oggetti molto particolare che spesso rende la forma e i contorni poco definiti con a volte intere parti invisibili.
Queste stesse forme sono state segnalate anche da avvistamenti avvenuti in mare.
Le forme di tipo discoidale o ovoidale sono molto varie per le proporzioni fra diametro e altezza e così pure i dettagli delle varie parti, ma in generale quelle più ricorrenti sono di tipo discoidale a piatto rovesciato o a piatti contrapposti con parte centrale conica e alcuni con cupola di tipo sferoidale pronunciata, mentre altri presentano una parte terminale poco sporgente o di forma non sferoidale.
Negli ultimi anni sono state osservate anche forme più angolate, triangolari e rettangolari anche di grosse dimensioni, apparentemente consistenti e strutturate.
Le grandezze degli oggetti sigariformi sembrano essere comprese da un minimo di 30-40 metri a oltre i 500 metri di lunghezza, e meno di un quarto di larghezza. Molto ricorrenti sono stati quelli intorno ai 100 metri di lunghezza o poco più.
In mare (USO) si sono visti oggetti di lunghezza compresa fra i 10-20 e i 100-200 metri.
Le grandezze di quelli discoidali sono variabili ma si possono considerare comprese da un minimo di 3-4 metri di diametro fino anche a 200 metri. L'altezza sembra essere intorno ad un terzo o meno rispetto al diametro. Ricorrenti sono quelli di dimensioni fra i 10 e i 20 metri circa.
Per effetto della forte luce emessa nei vari colori e degli strani fenomeni che essa provoca nelle vicinanze dell'oggetto, le forme, i contorni e quindi le dimensioni sono spesso poco definibili.
In moltissimi casi si osservano infatti solo globi ovoidali o sfere luminose di luminosità e dimensioni apparenti varie.


CARATTERISTICHE DEGLI SPOSTAMENTI DEGLI OGGETTI

Si è notato in generale che tutti gli oggetti di tipo discoidale, ovoidale o simili si possono spostare sia a bassa velocità che ad altissima velocità (sembra fino a oltre 40.000 Km/h) e questo sia a bassa che ad alta quota e in tutte le direzioni, sia orizzontalmente che verticalmente. Quando si devono spostare per raggiungere un obbiettivo partendo dall'alto la traiettoria appare sovente inclinata.
Nei casi di atterraggio spesso si sono visti prima alzare in verticale poi partire a grande velocità sempre con traiettoria inclinata.
Possono inoltre stazionare anche a lungo a qualsiasi altezza e gli spostamenti sia da fermi che a bassa velocità possono essere improvvisi e con fortissime accelerazioni. Per evitare degli ostacoli si sono viste effettuare virate e alzate improvvise anche di 90° e pure gli arresti risultano spesso improvvisi.
Manovre molto ricorrenti sono quelle a zig-zag, con ondeggiamento orizzontale e alzate e discese.
La posizione di volo di questi oggetti non è solo con la parte piatta rivolta verso la terra come avviene quando sono a bassa quota o in fase di atterraggio, e spesso sono stati visti volare inclinati o anche proprio in posizione di taglio rispetto al terreno.
Quando si spostano con traiettoria inclinata in avvicinamento o in allontanamento, sembra che la posizione di volo sia con il disco inclinato rispetto al terreno.
A volte questi oggetti luminosi sono stati visti come "spegnersi" all'improvviso in un posto e "riaccendersi" in un altro di colpo o in brevissimo tempo.
Anche quando si osservano soltanto globi sferoidali o ovoidali luminosi, questi si spostano in tutte le direzioni o stazionano a mezz'aria.
Nei casi in cui gli oggetti sono atterrati anche in terreno scosceso essi hanno mantenuto la posizione orizzontale e nelle tracce al suolo sono risultate più marcate quelle a monte rispetto a quelle a valle, come se il peso maggiore si scaricasse sul terreno più vicino all'oggetto.
Un movimento caratteristico, notato in molti avvistamenti, è quello proprio della fase di. avvicinamento a terra o in fase di partenza, quando la velocità è bassa, in cui il disco ha degli ondeggiamenti o oscillazioni come "a foglia morta".
Questa oscillazione è stata notata anche quando gli oggetti a disco erano appena usciti da un ordigno-madre di maggiori dimensioni a forma di sigaro in posizione verticale, alcuni istanti prima della loro parte veloce verso un qualche obbiettivo.
Gli spostamenti possono avvenire anche in acqua a varie profondità e con virate sia lente che veloci.
Sono stati visti stazionare sott'acqua a varie profondità, o procedere sia a bassa che a forte velocità e poco sotto la superficie dell'acqua, lasciandosi dietro una scia luminosa.
Quando sono stati visti uscire dall'acqua, a volte si sono alzati in verticale e poi sono partiti con traiettoria inclinata, altre sono stati visti immergersi e uscire inclinati di circa 45° a forte velocità e senza alzare ondate consistenti durante la manovra, e così pure inabissarsi di colpo provenendo dall'alto.
In tutti gli innumerevoli casi documentati, gli spostamenti degli oggetti avvistati sembrano essere non casuali ma rispondenti a comandi precisi e non sempre prevedibili.
Gli oggetti sono stati avvistati spesso ad alta quota anche in formazioni di 20 unità o più disposti in varie posizioni a forma di V o di V contrapposti, o a semicerchio.
Anche gli oggetti di tipo sigariforme sono stati visti spostarsi sia a bassa che a grande velocità (anche oltre i 5000 Km/h), e con rapide deviazioni in modo simile a quelli discoidali quando si trovano in posizione orizzontale o inclinata.
Quando si sono visti ripartire, prima della partenza si sono messi in posizione inclinata verso l'alto se quella era la direzione, e lo stesso quando si sono diretti verso il basso.
Sembra poi che quando vengono effettuati da una posizione verticale gli spostamenti risultino più lenti.
Sono stati visti stazionare ad alta e a bassa quota sia in posizione verticale che orizzontale.
Spesso si sono visti transitare a bassa quota e a bassa velocità con volo orizzontale.
Anche questi oggetti sono stati visti in formazione a V e aureolati di una luminescenza azzurrina.
Questi ordigni sono stati avvistati anche in mare sia in immersione che in superficie, con spostamenti sott'acqua che sembrano essere non troppo veloci, e sono stati visti anche emergere per un certo tratto in posizione inclinata per poi immergersi di nuovo completamente.


MANIFESTAZIONI FISICHE APPARENTI

Oggetti sigariformi - Gli avvistamenti dei grandi oggetti sigariformi sono sempre stati molto indefiniti per l'effetto della loro apparente luminosità ad alta quota (che spesso si confonde con il cielo, a volte tremolante, di colore grigio bluastro o anche blu elettrico intenso) che li caratterizza, e per gli strani effetti luminosi intorno all'oggetto che spesso ne fanno vedere soltanto una parte mentre l'altra rimane praticamente invisibile.
Sono stati visti a bassa quota anche di colore arancione, argenteo o argenteo-bronzato.
In molti avvistamenti si sono notati come degli oblò o finestre ovvero zone molto luminose di colore giallastro o bianco spettrale disposte a gruppi di tre o quattro anche su due file, specie quando l'oggetto si trovava in posizione orizzontale.
Questi grandi oggetti si sono visti prevalentemente ad alta quota sia in posizione orizzontale che in verticale, ma in certi casi si sono abbassati molto vicino alla superficie terrestre. Quando sono stati avvistati in posizione verticale è stata notata come una apertura scura nell'estremità inferiore (al centro ovvero alle estremità della struttura) da cui sono usciti in successione diverse unità di oggetti più piccoli discoidali e luminosi che si sono spostati con moto elicoidale intorno all'ordigno-madre e poi si sono diretti a grande velocità in direzioni diverse. In alcuni casi con l'aiuto di un cannocchiale si è potuto vedere il rientro degli oggetti a disco, come puntini luminosi che sparivano nella parte inferiore dell'ordigno, nel centro o all'estremità.
La presenza di piccoli oggetti a disco in concomitanza di oggetti a sigaro, ed il loro apparente riassorbimento in questi ultimi costituiscono avvistamenti abbastanza frequenti.
Quando questi oggetti si trovano in posizione verticale non si notano le luci quadrate sulla fiancata, e sono quasi sempre avvolti come in una foschia bianco-azzurrina o bluastra.
Questi oggetti sono stati visti, quando erano a bassa quota in posizione orizzontale, emettere talvolta un fascio di luce conica molto forte proveniente dalla parte inferiore che sembrava come ispezionava la una sottostante.
Al momento dell'allontanamento veloce da una certa posizione si è notata come una grande fiammata lunga 15-20 metri partire dall'estremità posteriore dell'oggetto.
Quando questi mezzi sono stati avvistati in mare, sia in superficie che ad una certa profondità, sono apparsi di colore grigio scuro come metallico, con superficie liscia e priva di qualsiasi sovrastruttura visibile.
Quando sono state viste ferme a pelo d'acqua, queste apparivano come bloccate al fondale, non dando assolutamente l'impressione di seguire il moto ondoso, ossia con le onde che sbattevano contro di loro come su un corpo fermo e fisso.
Anche in questi oggetti in immersione sono stati visti uscire da una estremità oggetti più piccoli ed altri rientrare come risucchiati dall'altra estremità.
Oggetti di dimensioni di 20-30 metri di lunghezza avvistati sott'acqua emettevano una luminosità verdastra che nello spostarsi produceva una scia luminosa.

Oggetti discoidali - La luminosità degli oggetti è apparsa molto variabile in intensità su tutti i vari colori dello spettro e in molteplici sfumature, e rappresenta una loro caratteristica dominante.
In generale appaiono sempre molto luminosi quando sono in movimento ed emanano una luce bianca abbagliante, ma a volte anche di colore rosso fuoco molto forte.
Ai bordi dell'oggetto la luminosità appare spesso più debole e può assumere varie colorazioni emettendo talvolta un alone di luce verdastra, e a volte di colore giallo-arancio, che forse si può mettere in relazione alle varie situazioni in cui l'oggetto si trova ad operare.
Molti oggetti sono stati descritti di aspetto metallico e di colore grigio alluminio o grigio piombo non riflettente, e a quanto sembra non emananti luce propria.
Sulla parte centrale degli oggetti a forma discoidale, sovente sotto la eventuale cupola soprastante, spesso sono state viste come una o una serie di luci ruotanti rosse, bianche e verdi, che possono assumere la forma di una fascia continua aumentando la rotazione dell'ordigno. Questa velocità di rotazione delle luci, che risulta in genere in senso antiorario, sembra legata all'energia che l'oggetto sviluppa in quel momento, poiché pare aumentare quando l'oggetto si allontana.
Si sono osservati oggetti in stazionamento o quasi che sembravano ruotare su se stessi in modo vorticoso e in senso antiorario e poi sono allontanati. Non sembra molto chiaro se siano le luci a ruotare sullo scafo o tutto l'oggetto su sé stesso.
Riguardo alla rotazione è stato notato che su alcuni oggetti, la parte esterna intorno al disco sarebbe formata da una grosso anello piuttosto spesso e diviso in due anelli combacianti uniti tra loro da una zona scura, i quali ruoterebbero ognuno in senso inverso, mentre con l'aumentare della rotazione si sprigionerebbe una forte luce dal punto di contatto fra i due anelli.
Queste luci multicolori rotanti sono state osservate anche provenire dalla parte superiore della cupola.
La parte superiore a cupola sferoidale spesso è stata descritta come traslucida, più o meno luminosa con luce dal giallo al bianco, o altre volte dalla luce rossa molto forte e circoscritta.
In fase di atterraggio, in almeno un caso, è stata notata una luminosità verdastra pulsante, che poi è scomparsa quando l'oggetto era a terra, e che è ricomparsa prima di sollevarsi.
Nella fase di atterraggio la luminosità generale appare più fioca e opaca, e a volte pulsante.
In condizioni di stazionamento sollevato dal suolo la luce della cupola può apparire anche di un rosso accecante, mentre alla partenza tutto l'oggetto si illumina in genere di luce bianchissima brillante.
Le variazioni di luminosità apparente nei vari punti dell'oggetto sembrano legate all'energia (di tipo sconosciuto) che in quel momento esso deve evidentemente spendere per quella determinata circostanza.
A volte si notano variazioni continue di luminosità e con esse anche variazioni apparenti di forma.
Spesso vengono osservati soltanto globi sferoidali o ovoidali molto luminosi di luce rossa o bianca e di varie grandezze, che a volta stazionano a bassa quota e in alcuni casi sembra non illuminino la zona sottostante.
Un'altra particolarità molto interessante riguarda i getti di luce disposti a triangolo che apparentemente sembrano servire a tenere sospeso l'oggetto rispetto al suolo e che potrebbero anche provocare le tracce che spesso si riscontrano.
Si sono visti anche getti di luce bianca partire dal centro della parte inferiore degli oggetti a disco e che sembrerebbero servire a farlo partire, ed avrebbero anch'essi provocato tracce di bruciature al suolo.
Sono stati altresì osservati fasci di luce bianca fortissima che illuminava a giorno i dintorni, emessi da fori sulla fascia mediana degli oggetti a disco.
In altri casi questi getti circoscritti sembrano essere originati dalla parte centrale e sono avanzati gradualmente fino ad un certo punto, illuminando tutta la zona circostante per poi venire come "riassorbiti" in un certo tempo fino a scomparire. Questi getti di luce controllata, risulterebbero come interrotti nella parte terminale, e con la possibilità di farli avanzare o retrocedere a piacimento.
Sembra comunque che getti di luce di potenza controllata, da relativamente bassa a estremamente forte, in grado anche di distruggere oggetti solidi a distanza, possano essere emessi da parti dell'UFO in tutte le direzioni.
Da alcune testimonianze si nota che i bordi di questi "tubi di luce" sono molto netti e attraverserebbero altresì anche pareti in muratura.
Inoltre in vari casi forti luci rosse sferiche hanno dato l'impressione di essere nettamente circoscritte senza illuminare la zona circostante.
Un altro aspetto particolare di questi getti di luce controllabili sarebbe quello di poter sollevare o trasportare materialmente un corpo da un punto ad un altro, tanto che in certi avvistamenti questi fasci diretti verso il basso avrebbero perfino permesso di sollevare da terra degli esseri animati (testimoni, animali, gli occupanti stessi del mezzo discesi al suolo) portandoli o riportandoli all'interno del disco.


RUMORE

Salvo infrequenti eccezioni, tutti gli oggetti considerati in genere hanno la caratteristica di non emettere nessun rumore sia quando sono fermi che in moto anche veloce.
Riferendosi a quelli discoidali, moltissime volte però è stato udito un rumore descritto da tutti come un sibilo, sia in fase di avvicinamento che in allontanamento.
Inoltre sono stati uditi ronzii, anche molto penetranti, simili a quelli emessi da grossi trasformatori, quando l'oggetto era vicino e rumori ritmici continui e meccanici simili ad una specie di martellamento, quando l'oggetto era fermo a bassissima quota.


EFFETTI FISICI RILEVATI SULL'AMBIENTE

Impronte e tracce
Nei casi di atterraggio di oggetti a disco si sono più volte trovate impronte sul terreno, in genere di forma circolare concava da 10 a 40 cm. di diametro disposte più o meno a triangolo equilatero o a quadrato o rettangolo, con lati anche di diversi metri, di profondità variabile in relazione al peso e alle dimensioni dell'oggetto, e provocate apparentemente da un corpo solido di forma emisferica sostenuto da piedi di appoggio.
Sono stati rilevati anche dei semplici fori di varie profondità, e pure impronte di forma triangolare.
Sul fondo delle impronte il terreno in genere è risultato pressato, ma in certi casi anche scomposto come se la zona di appoggio fosse stata sottoposta ad una sorta di rotazione.
Peraltro, in un caso di atterraggio implicante un oggetto a disco, a circa un metro da terra, questo non ha provocato nessun effetto di scompiglio nel terreno sottostante.
Si sono trovate impronte di terreno schiacciato, di forma anche rettangolare, con all'interno il terreno smosso e mancanza di tutto quello che vi si trovava. In un campo coltivato a patate nell'interno della traccia tutte le piante erano ad esempio scomparse.
Esistono casi in cui, in campi coltivati, una zona circolare di terreno è stata come aspirata fortemente dall'alto asportando tutto quello che si trovava all'interno.
In certi casi è stata visto aprirsi come una botola sul fondo di un disco e aspirare tutto quello che si trovava sotto di esso per alcuni secondi.
Molte sono le tracce circolari di diverse dimensioni, trovate su vari tipi di terreno, in certi casi con il suolo schiacciato e annerito come fosse bruciato e con profonde anomalie fisiche e chimiche prodotte da un surriscaldamento (fino a 900°) di breve durata come in conseguenza di un irraggiamento a microonde ad alta intensità (terreno calcinato).
Si riscontrano inoltre tracce nell'erba avvallata e bruciacchiata, piegata in senso antiorario.
Le tracce di terreno come bruciato sono state quasi sempre trovate in seguito ad avvistamenti di oggetti a disco in prossimità al suolo o atterrati, o prodotte da forti fasci di luce emessi da tali oggetti a breve distanza.
I terreni investiti da questi fasci di luce, che apparentemente sembravano bruciati, in realtà non avevano segni di combustione vera e propria ma erano anneriti ed emanavano odori fortemente acri.


EFFETTI ELETTROMAGNETICI ED ELETTRICI

Si è constatato in moltissimi casi che in vicinanza di UFO (anche a più di 100 metri) le auto si sono fermate di colpo per spegnimento del motore, e si sono poi rimesse in moto da sole, anche con marcia inserita, solo quando l'oggetto si è allontanato. Anche i fari si sono spenti nello stesso momento.
Si è verificato pure il fatto che il motore, pur rimanendo acceso, ha però perso potenza anche con l'acceleratore al massimo provocando alla macchina bassa velocità.
Questo fenomeno di arresto del motore non si è verificato su mezzi, sia auto che trattori, con motore diesel.
Si è così pure verificato che i fari di un motorino sono aumentati molto di intensità in vicinanza di un UFO. Quando il motorino si è allontanato tutto è poi tornato normale.
Si è altresì potuto verificare che su delle auto in vicinanza di UFO le batterie si sono scaricate e stavano bollendo.
Autoradio e mangianastri si sono spenti da soli per poi riprendere normalmente a funzionare passato l'effetto UFO.
Apparecchiature elettriche ed elettroniche sia di navi che di aerei hanno subito delle momentanee interruzioni o malfunzionamenti nei sistemi di controllo del volo e nelle trasmissioni radio, facendo perdere rotta e quota ai mezzi, e mettendo completamente fuori uso le bussole.
È anche successo che dei testimoni hanno puntato il fascio di una grossa pila verso un oggetto molto vicino e che da questo sia uscito con un secco rumore, un raggio di luce molto potente diretto verso di loro.
Una illuminazione al neon di un albergo ha così pure subito delle anomalie quando un UFO ha stazionato nelle vicinanze ad una certa altezza. Alcuni tubi si sono spenti da soli, altri hanno cambiato colore, altri si sono affievoliti quasi a spegnersi, mentre altri ancora funzionavano regolarmente.
In un altro caso, su di un televisore in funzione è apparso come un occhio rosso centrale, le immagini erano disturbate e il suono era quasi inudibile.
In molte parti del mondo e in vari periodi si sono poi avute delle interruzioni di energia elettrica (black-out) di grande estensione e di lunga durata, in interi paesi e città, in concomitanza di avvistamenti di oggetti volanti luminosi nella zona, e nelle vicinanze di centrali elettriche o di sottostazioni.
In particolare in una centrale elettrica (Napoli) in presenza di un UFO, i generatori hanno cominciato ad oscillare come se ci fosse un sovraccarico variabile nella linea ed anche la strumentazione di controllo, sia quella relativa al generatore in funzione sia quella del generatore escluso, hanno fatto altrettanto.
Al termine dell'effetto (60 secondi) gli strumenti sono rimasti completamente starati.
Nel caso di interruzione o abbassamento della luce elettrica provocata dalla vicinanza di un UFO è stato constatato che la tensione di rete non è andata completamente a zero.
In moltissimi casi in cui gli UFO si sono avvicinati o sono atterrati o hanno emesso fasci di luce, è stato notato che le bussole erano completamente sfasate o giravano su se stesse, sembra in senso antiorario.
Questo effetto in certi casi è continuato anche dopo la scomparsa dell'oggetto.
In qualche caso si è potuto notare nel cielo tutt'intorno ad un oggetto che stazionava, come una serie di cerchi concentrici ad una cena distanza l'uno dall'altro che apparivano come dei piccoli arcobaleni.
Esistono dei casi in cui gli oggetti, anche di varie forme, sono stati rilevati dai radar di terra fin dove era possibile, ma al contrario abbiamo altrettanti casi in cui non si è potuto rilevare la loro presenza.
Esistono episodi in cui formazioni di dischi sono state rilevate da radar militari ad una certa quota ed ad un tratto sono sparite completamente dagli schermi come se si fossero volatilizzate.
Risulta altresì che in vicinanza di un oggetto i fari di un'auto, di notte, siano stati come deviati verso una luce presente su un lato di una strada, provocando l'uscita di strada della vettura.


EFFETTI VARI

In molti casi si sono notate al momento della partenza o in vicinanza di un UFO, delle forti ventate calde.
Sono anche stati notati sotto un UFO in fase di stazionamento come dei forti vortici di aria calda ruotanti in senso antiorario con un rumore simile a quello prodotto dall'elica di aereo.
Quando un oggetto al momento della partenza o in altre occasioni è passato sopra a degli alberi, si è notato che i rami si sono piegati e contorti.
Nel momento dell'uscita dall'acqua di un oggetto a forma di disco, si è notato che l'acqua tutt'intorno era come respinta da una sorta di cuscinetto d'aria.
Sono state notate in mare delle grosse bolle d'aria provenire dall'acqua in corrispondenza di una luce che si muoveva sott'acqua. Le bolle seguivano lo spostamento della luce nei flutti.
- Ci sono stati casi in cui dei testimoni al passaggio di un UFO sopra di loro hanno sentito degli strani rumori, come di "tegole spostate alla rinfusa, o di lattine piene di bulloni smosse con forza".
Al momento della partenza o all'arrivo di un UFO moltissime volte è stato udito un forte sibilo penetrante.
Si sono avuti casi in cui una vampata di calore tremendo ha investito la cabina di pilotaggio e gli aviatori che si sono trovati a breve distanza da un UFO si sono sentiti come storditi. L'effetto sembra essere scomparso con l'allontanarsi dell'oggetto rispetto all'aeromobile.
Molte sono state le testimonianze su effetti di forte calore avvertito durante la vicinanza di oggetti di forma discoidale in movimento.
Ci sono pure testimonianze che descrivono un effetto sul tipo di un di blocco invisibile non meglio identificato, che si verificherebbe in prossimità di un UFO in fase di stazionamento a terra.


ALCUNI EFFETTI RILEVATI SULL'UOMO E SUGLI ANIMALI

Un effetto molte volte riscontrato sugli uomini trovatisi nelle vicinanze di un UFO è quello della paralisi temporanea delle gambe e delle braccia, descritta come un blocco totale nei movimenti ma rimanendo coscienti della propria situazione.
Ci sono stati effetti di forte rimbombo dei timpani che sembrano scoppiare, e così pure effetti di pressione sulla testa e sul collo, al passaggio di un UFO sopra i testimoni.
In questa condizione un uomo è stato tenuta a terra da una fotte pressione ed ha avuto l'impressione di congelamento sul collo. All'inizio la stessa persona aveva sentito un effetto di calore e come se degli spilli gli bucassero la pelle.
Si è poi riscontrato il particolare effetto di un rumore intenso che provoca fitte al cervello, al collo e alle spalle e quello di una forza paralizzante che tiene ferma la persona, quasi fosse come bloccata da mani invisibili.
È stato segnalato un effetto di forte bruciore agli occhi provocato per avere osservato a breve distanza UFO in fase di stazionamento fortemente illuminati.
A dei testimoni in auto, che si sono trovati un oggetto discoidale ad alcuni metri sopra di loro, è successo che la peluria delle gambe si è drizzata casi fortemente da trapassare la stoffa dei pantaloni e a provocare loro un forte dolore. Il giorno dopo hanno accusato un forte senso di spossatezza.
Gli animali in generale, di qualsiasi specie siano, quando un UFO si è trovato nelle vicinanze, hanno reagito manifestando, ognuno nel proprio modo, segni di forte inquietudine e agitazione che sono poi cessati quando il fenomeno è passato. Sono gli effetti evidenti di un fenomeno fisico e reale.
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01/03/2010 09:22

Abductions sotterranee?
UFO Notiziario n° 45 - Giugno/Luglio 2003



Abductions sotterranee?

Dal "Patto Scellerato" alle presunte installazioni segrete del Sud-Ovest degli USA. Leggende metropolitane, disinformazione o realtà?



di William Hamilton III

Il primo caso di "abduction sotterranea" da me investigato è del 1988, ma non raggiunsi mai conclusioni definitive a riguardo.
L'incidente accadde nella Rosamond Area, presso l'"Antelope Valley California", sulle pendici delle Tehacapi Mountains.
Qui si trova una piccola catena montuosa sotto la quale la Northrop ha costruito un laboratorio di ricerca, R&D. I locali lo chiamano "Anthill" (Formicaio, n.d.r.) o "Black hole" (Buco Nero, n.d.r.) e avrebbe diversi livelli sotterranei.
La regressione portò a incredibili rivelazioni.
I resoconti testimoniali evidenziavano che i protagonisti Ray e Nancy erano stati rapiti e condotti sottoterra. Sotto ipnosi egli continuò a parlare "del fiume Kern al Nord".
Esiste un'area vicino alle Tehachapi Mountains chiamata Kern River. Il fiume superiore è probabilmente usato dal Governo per generare elettricità nell'installazione di Tehachapi Ranch. La montagna vicina è stata scavata presumibilmente per fare posto a nuove parti della base Northtop. C'è fango intorno ma la gente pare non notare niente.
Tutta l'elettricità serve per il "Ranch", che è il luogo dove verrebbero eseguite le sperimentazioni ed i collaudi per progetti di aerei avveniristici oltre che di tecnologia spaziale, come di velivoli supersegreti. La struttura è un'enorme base con enormi hangar, grandi elevatori e laboratori tecnici. C'è un'intera città là sotto la montagna. L'intera valle è piena di tunnel. Si va da una zona all'altra sottoterra. Puoi andare così da Palmdale a California City. Ci sono tunnel lungo tutta la strada fino alla base di George.
Gli alieni vi avrebbero accesso e sono stati visti dappertutto. Il Governo li lascerebbe fare. Essi sonderebbero il cervello umano per trovare le nostre debolezze e per controllarci.
Ci si chiede altresì come sono riusciti a controllare il Governo Segreto che ha a suo tempo dato loro tali installazioni. "Sotto minaccia di ritorsioni ovvero mediante un controllo globale oppure attraverso una forma di controllo mentale?", si interroga un Branton.
A suo dire gli alieni fanno esperimenti biogenetici su di noi e giungono a dissezionare gli esseri umani. È orribile. Il Governo saprebbe ma farebbe finta di niente. Alcuni nel Governo vorrebbero fermare tutto ciò ma non sanno come 1.
In poche parole la rete, che fu creata con e per la "interazione aliena", quando si pensava agli alieni come esseri pacifici, sarebbe ancora funzionante, persino dopo la nostra perdita di controllo di quest'ultima. Poiché gli alieni ora avrebbero sotto controllo quasi tutta l'infrastruttura che derivò dai progetti originali, e la struttura di controllo ovvero l'"establishment" stesso non possono fare nulla al riguardo. Il tutto dipenderebbe da coloro che non sono legati a vincoli o giuramenti, come nel caso degli umanoidi non tenuti a direttive di non interferenza e molti "Nordici" e ibridi terrestri, che sono legalmente nati in questa società con il compito di cambiare la situazione al meglio possibile.
Ray fu disturbato per il fatto che i Grigi avessero legato Nancy a un tavolo in questa installazione. Vide strumenti ovunque. Durante l'ipnosi rabbrividì ricordando ciò. Era convinto che avessero abusato di lei e che lui non fosse stato capace di aiutarla. Ebbero anche la sensazione di essere venuti in contatto con una razza benevola che li avrebbe osservati durante il rapimento.
Dopo alcuni mesi mi dissero che si sentivano impauriti e spiati e volevano studiare la Bibbia per trovare rifugio da questo enorme male che aveva come "infestato" la loro vita.
Diversi testimoni hanno osservato fenomeni strani nella zona. Spesso queste "anomalie" provenivano dalla zona della sella montuosa. Un certo Stan vide un brillante bagliore arancione a forma di sigaro sopra Tehachapi Mountain.
Altri videro dischi lucenti color verde, udirono strani rumori e videro anche furgoni ed elicotteri neri.
Un pilota in volo verso Merced, il 23 Febbraio 1991, mentre passava sulla stessa zona, vide quattro oggetti bianchi rettangolari che descrisse circa quattro volte più grandi di un tipico cartellone pubblicitario. Un altro osservatore li vide sparire nella montagna. Un altro testimone vide il terreno aprirsi all'interno della recinzione della base Northrop, uscirne un disco e volar via. Egli disse anche che da Edwards (la base aerea) venne qualcuno che gli disse di non parlare di ciò che aveva visto. Seppi che si chiamava Chuck e aveva lavorato nei tunnel sotterranei ad "Anthill". Egli disse che i tunnel hanno dei vani rotondi con pannelli rossi e verdi per l'identificazione e l'entrata. Non ci sono porte ma qualche specie di campo viene proiettato da cilindri annegati nelle pareti. Minuscoli globi levitavano nei tunnel e seguivano Chuck e la sua squadra in qualsiasi posto. Pensava che l'U.S. Air Force li usasse come sensori, ma dove avevano preso la tecnologia per farli levitare?
Joe mi raccontò molte storie. Partecipò a diversi miei convegni a Lancaster. Egli dice di aver avuto un incontro ed un "missing time" mentre viaggiava sul lato sud della Edwards AFB (base aerea di Edwards). Anch'egli aveva lavorato nei tunnel sotterranei sul confine Est di Edwards vicino al poligono missilistico della NASA. Lui pure vide in tali tunnel globi levitanti e io gli chiesi a quale profondità tale tunnel corresse sotto la superficie.
Mi disse che secondo il conteggio effettuato in base alla discesa dell'elevatore egli stimò una profondità di circa 3.000 piedi (1.000 m). Una volta vide una porta aperta su una stanza di questi tunnel e poté osservare un alieno molto alto in piedi vicino a due uomini in camice bianco. Credeva fosse alto circa 9 piedi (2,7 m). Vide anche due Grigi, dentro un hangar a China Lake, mentre ritornava a prendere uno strumento che aveva dimenticato.
Joe mi sembrava sincero, ma non ho mai saputo se credergli.
Un giorno egli mi raccontò di due vecchi compagni di scuola che avevano lavorato ad "Mthill". Lavoravano due settimane per turno e vivevano in condomini costruiti nella base sotterranea.
Il Governo controllava persino gli alimenti di ognuno. Uno di loro era conosciuto come un genio dei computer; egli disse di aver visto sia Grigi che Rettiliani in diverse basi.
Uno di questi progetti era chiamato "Startalk" ed impiegava laser ad alta potenza.
L'informatore, chiamato Paul, disse che aveva lavorato in una grande base (120 m di larghezza).
Il progetto Startalk usava un potente laser che veniva sparato nello spazio. Questo fungeva da radiofaro per gli UFO. Apparentemente sembrava diretto a forze amiche in altri sistemi.
Egli vide una volta un disco volante atterrare e entrare in un hangar sotterraneo. Dentro l'edificio al di sotto della superficie si trovava un enorme computer. Gli impiegati indossano abiti bianchi e calze bianche (niente scarpe). I computer usano un linguaggio alieno simbolico. Vi era un grande schermo in questo complesso che mostrava vari sistemi stellari e galassie. La tecnologia usata è cosi avanzata che sorpassa enormemente le conoscenze applicate dalla nostra scienza. Il laser è anche in grado di funzionare come "mezzo interdimensionale" (warp drive?) di comunicazione. Ciò potrebbe essere fattibile per il fatto che il laser usato normalmente nella base impiegherebbe qualche anno per raggiungere la stella più vicina a noi.
Guardie della sicurezza accompagnano i lavoratori, persino al bagno. I telefoni sono muniti di interruttore, persino quelli nelle case dei lavoratori.
A Paul e a Gopher (il secondo soggetto) ci vollero due anni per avere un pass di sicurezza.
Gopher dice che si lavora con gli alieni in tranquillità e che utilizziamo la loro tecnologia. Viene pagato bene, 145.000 dollari all'anno e il Governo gli paga anche gli alimenti. Dice di aver lavorato alla Sezione D, meglio conosciuta come base di Dulce. Ha visto Rettiloidi e Grigi, ma questo lavoro gli ha del tutto cancellato una eventuale vita privata. Ha visto anche degli "arancioni" (un'altra delle presunte razze aliene presenti sul nostro pianeta, n.d.r.). Paventa una futura guerra aliena. Ha comodità varie ma non gli è permesso di lasciare il paese e deve avere un permesso particolare per lasciare lo stesso stato.
Secondo quanto poté dirmi ospiteremmo anche alieni "buoni" che proverrebbero da una Federazione. Quello che vide era umano, alto e biondo (forse un "Nordico"). Crede che si stesse tentando di contattare i "buoni".
Secondo altre fonti ci sono basi a Los Alamos e navette sotterranee che la collegano con Dulce.
Un elevatore discenderebbe nella stanza dei computer e da questa un tunnel laterale correrebbe fino ad Albuquerque. A profondità maggiori esistono congegni automatici che ucciderebbero gli intrusi.
Questi tunnel sono parti di un vasto sistema sotterraneo. Ci sarebbe anche una città con migliaia di abitanti che vivono sempre sottoterra.
Il bilancio per le ricerche (solo delle basi in superficie) sarebbe di oltre un miliardo di dollari all'anno ma le basi sotterranee sorpasserebbero di varie volte questa cifra.
Una rapita chiamata Diane fu portata in una base sotterranea che lei crede fosse collocata al Poligono Navale di China Lake. L'elevatore che la portò in profondità aveva caratteristiche inusuali (forze magnetiche al posto di cavi). Una guida le mostrò umani biologicamente modificati che erano stati posti in gabbie a pochi centimetri dal pavimento. Vide anche animali modificati geneticamente. Una storia quantomeno bizzarra.
C'è poi il racconto inerente una base sotterranea sotto la riserva indiana degli Apache Jicarilla, dove il fisico Paul Bennewitz disse di aver osservato il crash di una navicella aliena sulle pendici dei Monti Archuleta.
Nel suo "Progetto Beta", Bennewitz disse che gli alieni umanoidi avevano una base vicino alla mesa di Archuleta e che lui era riuscito a stabilire una comunicazione con loro.
Dopo diversi anni la storia sembrò rivelarsi frutto di farneticazioni e di disinformazione operata da e su Bennewitz.
La cosa non è tuttavia ancora ben chiara. Testimoni avrebbero visto immagini video di alieni che Paul avrebbe contattato con il suo equipaggiamento speciale. Questi alieni spedirebbero messaggi che arriverebbero sulla stampante del computer di Paul. Sono alieni o agenti segreti?
Incontriamo ora un altro testimone.
Thomas E. Castello fu colui che fece conoscere i "Documenti di Dulce". La sua amica, Ann West (pseudonimo) racconta così la sua storia.
Thomas ha una passione per le macchine vecchie, tutte, ma specialmente le Packards anni '40 e primi '50.
Gli parlarono di un vecchio di nome Ed West (il padre di Ann). Egli parlò con lui su tanti argomenti. I due discussero ore ed ore e si trovarono d'accordo con la passione per gli UFO.
Pochi mesi dopo Ed presentò Tom all'"Organizzazione", un gruppo che faceva approfondite ricerche su UFO e contattisti. Tom aderì al gruppo.
A quel tempo, nel 1961, Tom era nell'U.S. Air Force, di stanza alla base di Nellis (vicino Las Vegas). Gli fu fatto un corso di fotografia e ricevette un accredito di massima segretezza. In Virginia fece diversi addestramenti ed ebbe l'opportunità di lavorate in una base sotterranea. Quando fu trasferito la sua autorizzazione venne aumentata a TS-IV (Top Secret 4, n.d.r.). In Florida conobbe Ann e seppe il fatto del suo rapimento su un disco volante. Le fece conoscere l'"Organizzazione" e insieme con Tom iniziarono a fare ricerche. Negli anni divennero come fratelli e lui fini quasi per adottarla.
Lasciata l'Air Force iniziò a lavorate per la "Rand Corporation" in California, come tecnico della sicurezza.
Dopo un anno la sua autorizzazione divenne ULTRA 3. Sposatosi con Cathy e trasferitosi a Santa Fe, New Mexico, nel 1977 la sua autorizzazione venne ancora elevata al grado ULTRA 7. Raccontò ad Ann che lavorava in una base sotterranea con incredibili misure di sicurezza, soprattutto nel suo campo, la fotografia. Doveva scortare i visitatori a certe aree della base e girava armato.
Lasciato il suo lavoro egli aveva raggiunto il grado di Maggiore.
Un giorno Ann venne a visitarlo a casa e lui, prima che ripartisse le diede in mano un foglio piegato sussurrandole: "Non farlo vedere a nessuno".
La notte, in un motel a Durango, Ann aprì il foglio e vide, sulla carta gialla, lo schizzo di un alieno, un triangolo invertito e il nome Dulce. Cercò di pensare a cosa si potesse riferire.
L'alieno del disegno aveva la testa grossa, grandi occhi neri, niente naso e nemmeno capelli. Il triangolo era ombreggiato in nero. Lei buttò il foglio nel water e quella notte ebbe incubi sugli alieni. Il mattino dopo, fatta colazione, osservò una cartina cercando una strada per tornare a Las Vegas quando notò il nome di una piccola città vicino al confine del New Mexico, chiamata Dulce.
C'erano dunque alieni a Dulce? Era quello che Tom cercava di dirle?
Poi ricordò dove aveva visto il triangolo prima. Il simbolo era su un berretto nel libro lussuoso che possedeva Tom. Era arancio scuro con un triangolo nero invertito e con strisce dorate che lo tagliavano in tre parti.
Secondo un Branton è interessante che tale triangolo sia invertito, considerando che alcuni gruppi di "Nordici" userebbero un triangolo dritto con tre linee orizzontali come emblema proprio.
Alcune fonti cristiane riferiscono visioni della città della "Nuova Gerusalemme", menzionata nel libro dell'Apocalisse come una vasta "città di luce" di forma piramidale, su tre livelli.
Tale "struttura di luce" sarebbe stata osservata, usando potentissimi telescopi, emergere dalla nebulosa oltre il gruppo di Orione e si dice sia sulla rotta esatta per la Terra. Sarebbe il quartier generale delle forze angeliche e della Trinità sotto la quale essi servono, secondo le fonti cristiane. Tale descrizione corrisponderebbe all'emblema dei "Nordici" di una piramide su tre livelli, in cui questi umanoidi avrebbero il centro della loro attività angelica e il fatto che un triangolo invertito sia associato con la base di Dulce denuncerebbe allora una connessione Luciferina.
Interessanti, se sono veri, i rapporti che denunciano il fatto che Dulce avrebbe delle controparti entro la 4a o 5a dimensione di quel particolare punto dello spazio-tempo.
Ann decise così di passare attraverso Dulce, cercando dei segni sospetti, ma non trovò nulla.
Nel Dicembre di quell'anno Tom fece una visita a sorpresa ad Ann. Le disse che aveva lasciato il lavoro dopo una disputa fra militari e lavoratori. Le forze di sicurezza avrebbero usato "pistole flash" (?), ma i militari erano armati con mitragliette.
Un Branton sostiene che apparentemente una forza di sicurezza umano-aliena avrebbe posseduto le "pistole flash" e i militari le mitragliette. Ma ciò non significa che una disputa sulle armi possa essere stata la scintilla di tale incidente.
Egli disse che fu come una guerra con urla e panico nei tunnel. Un sacco di gente morta nel conflitto. Si chiese anche quale scusa avrebbe addotto il Governo per coprire l'accaduto.
Nel Febbraio 1980 i media parlarono di una rivolta carceraria vicino a Los Alamos e della morte di molti prigionieri e guardie. Era questo il cover-up confezionato per coprire il tutto?
Tom ammise di essere nei guai. Tornò alla base e prese foto, documenti e altre cose. Era entrato e uscito attraverso un condotto della ventilazione dentro una "Caverna di ghiaccio" (?). Lasciata la caverna si diresse verso una scatola che aveva preparato in precedenza, vi mise tutto dentro e la seppellì. Tornò alla macchina, ma la sicurezza lo aspettava. Lo interrogarono sulla sua presenza lì, ma lo lasciarono andare.
Egli chiese ad Ann di aver fede in lui e che era sempre lo stesso uomo che aveva conosciuto come amico. Il giorno dopo che era partito tre uomini dell'OSI (I"Office of Special Investigations" o Servizio Investigazioni Speciali) chiesero notizie di Tom ad Ann.
In altre quattro visite a Dicembre le chiesero ancora notizie ma ella disse di non sapere nulla sulla sua sorte.
A Gennaio la CIA giunse a casa sua insistendo che lei sapeva qualcosa.
Nel Gennaio I980 si fece ricoverare per un angiogramma ma al risveglio risultò che aveva avuto una sincope. Dovette affrontare un lungo periodo di riabilitazione, imparando di nuovo molto di quanto sapeva, e dopo sia L'OSI che la CIA smisero di infastidirla.
Nel Giugno dell''82, quando ricevette una chiamata da Tom, parlarono per ore.
Tom era stato in 20 Stati, correndo qua e là per sfuggire. Le disse che il "Governo" aveva fatto un trattato con una nazione aliena e che gli alieni erano qui da secoli. Le mostrò pagine di scritti alieni, alcuni dei quali tradotti. Era orribile. Le parlò di Cathy e di un altro uomo tenuti come schiavi in una base sotterranea. Cercava un posto sicuro per nascondere tutti i documenti originali presi dalla base di Dulce e altre prove della cospirazione aliena. Il materiale sarebbe stato poi seppellito su una montagna.
Gli anni hanno però trasformato il luogo e Ann non è stata capace di ritrovarlo.
Sembra una favola? Molti lo pensano.
Ann possiede foto di Thomas e dettagli della sua, vita nei suoi file. Egli sarebbe però una persona reale non un'invenzione.
La base di Dulce è una base di ricerca a sette livelli sotterranei, gestita dal DOE (Dipartimento dell'Energia, come il Nevada Test Site) e collegata ai laboratori di Los Alamos.
Il livello 1 ha garage, equipaggiamento di manutenzione stradale, laboratori fotografici, giardini idroponici, alloggiamenti, sala mensa, alloggiamenti per Vip, una cucina e garage per veicoli della sicurezza.
Ogni livello ha auto elettriche codificate col colore che vengano usate per spostamenti a breve raggio.
Il livello 6 ospiterebbe l'infame "Sala degli Incubi", un arsenale della sicurezza, un arsenale militare, la sicurezza militare e un generatore di impulsi. Il generatore avrebbe 200 piedi (70 m.) di diametro e avrebbe un congegno a impulsi elettromagnetici a 2 livelli che può creare un perfetto clone di una persona.
Fantascienza? Gli addotti hanno detto di essere stati portati in simili posti.
Non esiste nessuna prova finché non si riuscirà almeno a ritrovare la scatola in questione, se è ancora là.
A parte il fatto di poter avere accesso alla base, comunque non ci sarebbero dubbi sul rischio di entrare senza adeguata copertura militare.
Ad ogni modo, queste storie hanno spinto ricercatori, compreso me stesso, a cercare documentazioni su tali basi sotterranee e ne abbiamo trovate davvero tante; anche se il fatto che tale struttura reticolare sotterranea esista in quasi totale segretezza è assolutamente incredibile.
Pochi in effetti si pongono domande sulla sua esistenza, il suo scopo e gli enormi fondi che devono essere erogati per la manutenzione e tutte le operazioni in questi complessi.
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01/03/2010 09:25

Gli Alieni della Santa Inquisizione
UFO Notiziario n° 30 - Marzo 2002



Gli Alieni della Santa Inquisizione

La lettura degli antichi testi vaticani, finalmente recuperati, svela la possibile presenza di UFO ed extraterrestri anche nel Medioevo e nell"Era Moderna". Scambiati per diavoli però...




di Alfredo Lissoni

Dopo essermi occupato dei files UFO islamici ed ebraici, in questi ultimi mesi mi sono dedicato allo spinoso argomento dei "Vatican UFO files", ovvero dei documenti antichi, contenenti manifestazioni extraterrestri, custoditi negli archivi ecclesiastici della Chiesa Cattolica.
Si tratta di una ricerca che, in realtà, conduco discretamente da molti anni, prima ancora che come ufologo, come ex bibliotecario ed ex insegnante di religione.
La difficoltà nel reperire il materiale non è tanto legata al riserbo ecclesiastico, quanto alla difficoltà di recuperare quelle fonti di prima mano, come ad esempio verbali dell'Inquisizione, dalle quali era necessario sfrondare interpretazioni di fantasia ed invenzioni pure e semplici.
I documenti ecclesiastici, me ne rendevo conto, potevano celare per gli ufologi molte sorprese; non va dimenticato che dopo la caduta dell'Impero Romano la preservazione del sapere, della cultura, della storia passò nelle mani della Chiesa (grazie a monaci ed amanuensi).
Oltre ad avere saccheggiato le cronache storiche e gli annali, alla ricerca di episodi di avvistamenti UFO, ho passato al vaglio centinaia di verbali inquisitoriali e, scremando le testimonianze contenenti fantasie indotte, ho trovato alcuni resoconti che, pur se attribuiti al diavolo, sembrano mostrare risvolti ufologici.
Mi domandavo difatti se, in alcuni resoconti dell'epoca, il "demonio" altro non fosse una creatura venuta dallo spazio e scambiata (o mascheratasi) per altro, fatti salvi tutti quei casi in cui questi racconti erano parto della fantasia delle streghe o degli inquisitori, o veri e propri abusi compiuti da violentatori mascherati da demoni.
Un primo indizio a favore di questa tesi lo troviamo nelle leggende cristiane d'Italia, ove il demonio, una volta messa a nudo la sua natura non umana (infatti avrebbe amato mostrarsi mascherato in veste talare per corrompere i credenti), è stato spesso immaginato come un "globo di fuoco" affine agli UFO.
In una leggenda senese raccolta da Idilio Dell'Era si racconta del "demonio mascherato da prete" che si aggirava attorno al castello delle Moiane in Siena, all'epoca della contessa Dorilla in pieno Medioevo; scoperto dai monaci mentre stava celebrando una messa blasfema in chiesa, il demonio sarebbe svanito in un globo di fuoco.
Che il "globo di fuoco" non fosse "spirito" è dimostrabile dai boati prodotti e dalla devastazione del tetto della chiesa, alla quale si accenna nei documenti; è altresì curioso il fatto che per secoli la comparsa e scomparsa del demonio sia stata associata all'odore dello zolfo (nel Cinquecento le streghe erano definite "foetentes", maleodoranti) e che in molti casi di avvistamenti UFO i dischi abbiano prodotto un forte odore di ozonizzazione, sotto certi aspetti simile proprio allo zolfo.
Ancora, "fuochi tremolanti sotto il terreno" ove si tenevano i sabba sono citati nei verbali del processo alla strega Helen Guthrie di Forfar, 1661.
É parimenti insolito notare, nelle leggende cristiane, la presenza, in Olanda, della credenza nella "nave di Satana" che percorreva il mare la notte per carpire anime e che sarebbe stata incendiata e distrutta da S. Elmo protettore dei marinai; il rogo della nave, secondo i racconti olandesi, fu in passato la motivazione del perché "il fondo del mare talvolta fa luce di notte".
Come non associare questa ulteriore manifestazione al fenomeno degli UFO subacquei segnalati (e fotografati, come sul Gargano e a Rimini) in tutto il mondo?


L'altra faccia del maligno

Quanto al diavolo vero e proprio, se leggiamo i verbali dell'Inquisizione scopriamo come, incredibilmente, le descrizioni dell'essere "materiale", quale che ne fosse l'età, fossero tutte perfettamente coincidenti, ai quattro angoli del mondo.
Nelle testimonianze più affidabili ricorreva la presenza di un demone basso, simile ai moderni Grigi, noto come "Puck" o "Pechs" nelle leggende anglosassoni (era tutto nero e con il testone, come gli alieni visti nel 1967 a Cussac, Francia, da alcuni ragazzini); il demone basso ricorreva anche nel trattato di demonologia del francese Jean Bodin, che, sotto il nome di Xafan, presentava una creatura macrocefala e dalle braccia lunghe, antesignano dei Grigi.
Sempre in quegli antichi verbali ho trovato la descrizione di un altro demone che mostra un parallelismo con la letteratura ufologica: era descritto con molte corna, come il chupacabras.
Altre cronache del Nord Europa riferiscono di creature dall'aspetto umano ma nerissime di pelle e con uno o entrambi i piedi fessi; se seguiamo alla lettera quei racconti, essi scendevano da una "nube nera" (un UFO?) e "ballavano" in maniera devastante nei campi di grano ove, a testimonianza del loro passaggio, la gente trovava strane figure circolari (ed in realtà, presumibilmente, si trattava dell'antico fenomeno della formazione di crops circles, attribuiti dalla fantasia popolare contadina all'opera di un diavolo mietitore); ove passavano, sparivano mucche (come nel caso delle moderne mutilazioni animali), che si credeva fossero servite da pasto ai satanisti danzanti. Questi esseri assai spesso penetravano nelle camere da letto di uomini e donne (con le sembianze corrispondenti all'altro sesso) e vi si accoppiavano. A suggello di quell'unione, sul corpo degli umani veniva lasciato un marchio, detto dalla Chiesa "il segno del demonio", ed oggi assimilabile alla "cicatrice da impianto".
Uomini e donne potevano essere rapiti in cielo, passando attraversi camini o muri (sensazione oggi ricorrente nei rapiti dagli UFO). I testimoni dicevano di avvertire l'aria fredda sulla pelle e di vedere la terra dall'alto (come i rapiti); quindi venivano portati al sabba ed infine abbandonati, a volte in stato semi-confusionale e talvolta dopo diversi giorni, anche in luoghi assai lontani dalla loro abitazione.
Ugo d'Heury ha testimoniato nella sua Historia del conte di Macon, "sparito in aria come Romolo" di un processo in Germania dove il magistrato accusatore venne "rapito in cielo dal diavolo".
Nelle miniature quattrocentesche di Johannes Tinctor, facenti parte del "Tractatus contra sectum valdensium", il volo delle streghe era raffigurato sia con le "malefiche" a cavalcioni di una scopa, ma anche con il passaggio di diavoli "volanti" che letteralmente rapivano a forza, in cielo, ignari viandanti, afferrandoli per la vita.
In definitiva, fatte salve le differenze culturali dell'epoca, tutto quanto abbiamo finora letto, l'intero apparato scenico e fantasmagorico delle apparizioni del diavolo sembrava anticipare, in chiave popolare, quello che oggi è lo scenario dei rapimenti UFO.
Così, nel 1911 a Jirinvaara in Carelia, una signora finlandese di nome Anni Lattu scompare misteriosamente da casa, fra l'Epifania e la Pasqua. La sua assenza durò parecchi giorni, tanto da essere notata dalla gente del posto. Quando la donna ricomparve, disse di avere visto una macchina volante simile "ad una vasca da bagno", che era atterrata davanti alla sua casa e dalla quale erano uscite alcune piccole creature, "dei diavoli", che l'avevano sequestrata a forza a bordo del disco. La strana macchina volante si era messa in moto senza far rumore, portando Anni Lattu nello spazio per alcuni giorni.
Inutile aggiungere che l'incredibile storia suscitò la diffidenza dell'auditorio e che Anni venne presa per pazza. Ma è singolare come il resoconto di ciò che si configura essere chiaramente un rapimento UFO ante litteram sia stato inquadrato, agli inizi del XX secolo, in un contesto "demoniaco". Del resto, per il diavolo venne preso l'extraterrestre che uscì in un fascio di luce conica da un disco dinanzi a due attonite guardie forestali finlandesi a Imjarvi il 7 gennaio 1970.


Strani marchi sulla pelle

Il collegamento con il fenomeno UFO lo si ha, nei pochi casi selezionati come veramente anomali, da una serie di elementi ricorrenti anche nella letteratura ufologica.
Abbiamo già citato il fatto secondo cui il diavolo potesse apparire collegato alla "nera nube" (speculare dunque alla nube divina); ne testimoniò la strega Margaret Nin-Gilbert di Thurso nel 1719 (in uno degli ultimi processi per stregoneria). Il passaggio della "nube volante" poteva produrre pericolosi effetti fisici su cose e persone, come i moderni UFO che rilasciano radioattività al suolo dopo un atterraggio.
Le cronache francesi riferiscono della "strega" Reine Percheval di Bazuel, un paesino della regione di Cambrésis, che nel 1599 venne condannata perché una delle sue vacche aveva partorito "un vitello nato morto e mostruosamente deforme". La deformità poteva in effetti ricordare l'esposizione alle radiazioni che oggi noi ben conosciamo, ma che all'epoca, evidentemente, valse alla donna l'accusa di essere un'amante del demonio. Due anni dopo nella stessa città venne identificata un'altra strega, la cui fama era ben nota, Aldegonde de Rue, sul cui corpo viene trovato il marchio del diavolo: cinque puntini insensibili al dolore, sulla spalla sinistra.
In effetti, il "marchio di Satana" è troppo simile alle moderne cicatrici sul corpo dei rapiti dagli UFO per non adombrare coincidenze sospette. Gli inquisitori francesi lo descrivono come "un segno minuscolo, insensibile al dolore, spesso evidenziato da una callosità o da una verruca o da un piccolo graffio"; per quelli inglesi era invece un capezzolo soprannumerario. Di tale "segno" parlò, nei verbali, lo stregone William Burton, processato ad Edimburgo verso il 1655.
"Nei primi processi inglesi - ha commentato la studiosa Margareth Murray - le streghe confessarono di essersi punte le mani o il volto e di aver dato ai famigli il sangue, ma in quelli più recenti si diceva che il famiglio stesso succhiava il sangue della strega. Secondo la credenza popolare le streghe avevano più capezzoli (il che è clinicamente spiegabile con una malattia congenita, l'ipertelorismo; N.d.A.); il capezzolo soprannumerario era un tratto caratteristico delle streghe inglesi e veniva provocato da tale suzione".
Curiosamente anche in un episodio di rapimento UFO verificatosi a Puebla, in Messico, nel 1971, il rapito di turno si trovò sul corpo, a seguito dell'esperienza, molti capezzoli.
L'estrazione del sangue ricorre in diversi moderni casi di abductions (rapimento UFO): a Burzaco in Argentina, il 4 ottobre 1972, Gilberto Gregorio Cossioli venne sottoposto a prelievo da alcuni alieni alti due metri e mezzo, che lo avevano bloccato in un sedile circolare; in un caso del 13 gennaio 1979, a Santiago del Estero, i rapitori alieni di Marcos Suarez si lasciarono dietro le spalle "un acre odore di zolfo"; il 16 giugno 1980 a Rosario quattro nanerottoli di mezzo metro rapirono il falegname Juan Gomez; lo avrebbero sequestrato per due settimane su un disco e, scrisse la stampa, lo avrebbero "rilasciato lontano da Rosario e con un punto nero sull'indice destro, come se qualcuno gli avesse prelevato del sangue".


I cerchi nel grano

La comparsa dei crop circles, poi, nel corso dei secoli fu spesso associata al demonio, a maggior ragione quando, allora come ora, essi si formavano accanto a "cromlech" (complessi megalitici pagani), come è accaduto ad esempio nei tempi moderni accanto al celebre sito di Stonehenge, in diverse occasioni. Di questa idea si è detto convinto il prof. Terence Meaden, che ritiene che i monumenti eretti nel Neolitico altro non fossero che il tributo dedicato ai crop circles dell'epoca.
Dalla lettura degli antichi verbali processuali apprendiamo che proprio accanto ai cromlech era solito manifestarsi quello che veniva preso per il diavolo: accanto ad un menhir (una pietra monolitica di un cromlech) Jonet Miller di Edimburgo incontrava il demonio, "in forma di giovane", nel 1661.
Scrive lo studioso Grillot de Givry: "Il sabba avveniva tra i menhir di Carnac in Bretagna; sul Blocken tedesco, nella chiesa pagana di Blokula in Svezia, sul Puy de Dame in Auvergne".
Anche le streghe francesi, come Estebène de Cambrue, del distretto di Amou (1567) lo incontravano su una gran pietra, attorno alla quale dovevano danzare. Come nei casi inglesi, il "diavolo" era un uomo nero, vestito di scuro, secondo alcune versioni addirittura con sei-otto corna in testa (dunque abbiamo a che fare con un'iconografia differente da quella tradizionale, e che ricorda alla mente il già citato chupacabras).
Tra l'altro, secondo la testimonianza di Silvain Nevillon, processato ad Orléans nel 1614, il "diavolo" apparso al sabba disse di chiamarsi Orthon, come uno degli extraterrestri che si sarebbero manifestati al contattista americano George Adamski nel 1950...


Rapporti esogamici

Anche nei casi francesi i diavoli entravano nelle camere da letto. Una di due sorelle processate nel 1652 disse che "il diavolo era entrato nella sua camera da letto dalla finestra; aveva forma di gatto e si era trasformato in un uomo vestito di rosso".
Lo stregone Andro Man di Aberdeen confessò, nel 1597, di avere avuto rapporti, sessant'anni prima e a casa di sua madre, "con il diavolo in forma di donna, chiamata la regina degli Elfin". L'unione avvenne quando Andro era chiaramente un giovane (elemento ricorrente in molti casi di abductions; si pensi a Villas Boas); da quell'unione sarebbe nato un bambino, in seguito portato via dall'essere.
Che nel caso delle visioni aliene delle streghe non si trattasse di semplici allucinazioni, o soltanto di allucinazioni, è testimoniato anche dall'Assempro 38 di fra Filippo degli Agazzari, che spiega come il realtà il "volo" fosse più che reale (e talvolta persino con risvolti tragici; in tutto e per tutto identico alle moderne abductions tramite raggi di luce traenti): "Vi fu un uomo che per avere sette denari si dette al diavolo; un diavolo che, in quelle occasioni, appariva in figura umana e che, quando fu il momento di riscuotere, trascinò con sé in alto il malcapitato. E il diavolo allora lo portò in aria, in tanta altezza, che la moglie sua non lo poteva più vedere. E dopo questo se ne portò l'anima sua, e il corpo lasciò cadere in terra."
In un verbale dei processi della Val di Fiemme, datato 21 gennaio 1505, si racconta della "strega" Margherita di Cavalese che "veniva portata in volo per più di mille miglia sopra il monte Val, giù ai mulini, sopra le fontane" e che, assieme ad alcuni compari, mutilava e mangiava le vacche di un contadino di Moena.
I diavoli potevano rapire gli umani anche per molti giorni. Isobel Haldane di Perth, Australia, disse nel 1607 di essere stata condotta dal diavolo "in un colle ove abitavano le fate e di esservi rimasta tre giorni da giovedì a domenica alle ore 12", finché incontrò un demone dalla barba grigia che la riportò indietro.
Nei verbali dei processi della Val di Fiemme, in Trentino, lo stregone Giovanni Delle Piatte racconta, il dicembre 1504, dei suoi incontri con il diavolo in forma di "grande frate nero, vestito di nero". Il "fratone nero" era solito rapire i suoi adepti - non viene spiegato bene come - trasportandoli in attimo oltre il lago; li introduceva nella cavità di una montagna, dove bisognava passare una porta che si apriva e chiudeva da sola e in fretta, e appena si apriva bisognava saltare dentro in fretta, altrimenti si veniva schiacciati e ridotti in polvere (non sembra un moderno racconto di fantascienza?). Là un altro diavolo, dall'aspetto umano e persino con un nome terrestre, Eckart, "avvertiva le persone che non dovevano fermarsi più di un anno, altrimenti non potevano più uscire".
Delle Piatte raccontava di avere "fatto il giro di tutto il mondo in cinque ore" a bordo di "cavalli neri", di sapere di "streghe che possono causare tempeste con il diavolo loro signore", del furto di buoi che venivano mutilati per servire da cibo per le streghe (il che ci ricollega al fenomeno delle mutilazioni animali aliene).
Un'altra strega della Val di Fiemme, processata con Delle Piatte, Margherita Tesadrello di Tesero, aggiungeva che i "buoi venivano consumati entro un cerchio" e che a volte, a seguito di quegli incontri, lei accusava strani effetti fisici che, a differenza delle normali malattie, la segnarono per tutta la vita: "Rimasi ammalata otto giorni e da allora fino a presente non ho più avuto la testa a posto".
A partire dal XVIII secolo la colpa dei voli notturni e delle sparizioni di persone passò dal demonio alle fate. Nel 1673, si scrisse, il dottore inglese Alan Moore venne "portato via dalle fate" sotto gli occhi di due testimoni. Le "fate" vennero ritenute responsabili di altre sparizioni nel 1691 e nel 1845. Ma la realtà, come abbiamo visto, era assai diversa...
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01/03/2010 09:36

Brasile - Invasione continua
Notiziario UFO n° 15 – Novembre Dicembre 1997



Brasile – Invasione continua



di Claudio Trionfera

Il cielo del Brasile nasconde segreti, misteri e soprattutto evidenze. Oltre quarant’anni di avvistamenti, contatti, incontri ravvicinati, catture, rapimenti, incidenti UFO in un repertorio praticamente completo – quasi da manuale – e di sterminata casistica. In una tessitura di informazioni fitta ed estensiva che ad ogni passo acquisisce profondità e credibilità ulteriori: grazie anche all’instancabile e precisa attività di nuclei ufologici iperorganizzati e soprattutto iperascoltati, posti in un condizione quasi privilegiata (almeno rispetto a quella di molti loro colleghi occidentali) e considerati dall’opinione pubblica e dalle stesse autorità come espressioni di livello scientifico e di grande autorevolezza. Ne deriva l’immagine di un luogo-simbolo, ormai, legato ad una presenza diffusa, incontenibile: che naturalmente non coinvolge solo i testimoni, in quella che ormai è diventata un’autentica folla di individualità direttamente trascinate negli eventi, ma anche quelle autorità militari che da sempre, si può dire, diventano fulminee nell’assumere il controllo dei casi quanto, poi, lentissime, riservate o addirittura reticenti quando si tratta di trarne concreta e pubblica conclusione.
In questo clima di sospetti e di veli, assume oggi i contorni di un giallo inquietante il suicidio – che sarebbe avvenuto il 2 ottobre scorso – di un colonnello dell’Aeronautica militare, noto in Brasile e negli ambienti ufologici internazionali: si tratta di Uyrange Bolivar Soares Nogueira de Hollanda Lima, 56 anni, che nei mesi scorsi aveva suscitato grande scalpore con un’intervista televisiva assai rivelatoria sugli avvistamenti UFO in Brasile.
La sua storia incominciò nell’agosto del 1977, quando, allora capitano alla guida del Servizio Informazioni del 1° Comando Aereo Regionale di Belém do Parà, ricevette un compito insolito e inatteso: quello di investigare sulla possibilità, meglio, sul rischio che oggetti non identificati potessero attaccare la popolazione abitante lungo il bacino di Marajò, Parà. Sono passati vent’anni nel silenzio del capitano. Il quale, soltanto dopo il suo congedo col grado di colonnello, ha deciso di parlare, confermando pubblicamente che in quella missione ultrasegreta, denominata “Operazione Plato” (Piatto), si realizzò il primo grande archivio delle Forze Armate brasiliane sulla fenomenologia UFO. “Io e la mia equipe – ha raccontato – abbiamo fatto relazioni dettagliate, visionato e registrato centinaia di fotografie, quattro filmati e disegni di decine di UFO apparsi nei cieli della regione”. Questo materiale, secondo il colonnello, frutto di un lavoro durato quattro mesi, fu inviato a suo tempo allo Stato Maggiore dell’Aeronautica: da allora non se n’è mai saputo nulla. Come se il dossier non fosse mai esistito.
Eppure le indagini, da quanto emerso dalle loro stesse evidenze, proseguirono per oltre un anno, producendo una documentazione molto significativa: convinto dell’esistenza di entità extraterrestri, Uyrange Hollanda sosteneva adesso che il silenzio delle Forze Armate è dovuto all’incapacità – impossibilità di rispondere a tre quesiti fondamentali:
1) Chi sono?
2) Da dove vengono?
3) Che cosa vogliono?

Da parte sua, il Ministero dell’Aeronautica brasiliana si è impegnato a dare una risposta in tempi brevi su due fascicoli scomparsi nel mare della burocrazia militare su apparizioni di oggetti volanti non identificati. In uno di questi fascicoli il dipartimento di Studi Ufologici dell’Università di Brasilia sollecitava un parere ufficiale sull’avvistamento di un oggetto volante nell’area di sicurezza del presidio di Papula, avvenuto nella notte dell’11 aprile 1991. L’oggetto fu avvistato da sessanta soldati della polizia militare. Nell’altro fascicolo il Consiglio comunale della città di Assis (San Paolo) chiedeva chiarimenti su un avvistamento avvenuto a San José dos Campos, sempre nella provincia di San Paolo, il 19 maggio 1986.
Il momento è importante: se il Ministero risponderà sui fascicoli, sarà questo il suo primo intervento ufficiale. L’argomento è sempre stato trattato con molta circospezione anche se, nonostante le diffuse reticenze ad ammettere che fosse stato analizzato dalle Forze Armate, diversi militari, negli ultimi 43 anni, si sono espressi pubblicamente, ricostruendo una vera e propria UFO-story. Il primo a farlo è stato l’allora Capo del Servizio Informazioni dello Stato maggiore dell’Aeronautica, il colonnello pilota Joao Adil Oliveira, ufficiale molto noto e stimato per aver presieduto la Commissione d’inchiesta sull’attentato al deputato Carlos Lacerda. Oliveira, il 2 febbraio 1954 riunì a Rio, presso la Scuola di formazione Tecnica dell’Esercito, i più alti gradi delle Forze Armate e insieme a loro raccolse le testimonianze degli ufficiali dell’Aeronautica che nove giorni prima avevano assistito, per due ore, alle evoluzioni di due UFO sulla base di Gravataì, a Rio Grande do Sul.
Seguendo il filo delle testimonianze, quattro anni più tardi, il 16 gennaio 1958, la nave “Almirante Saldanha” si preparava alla partenza dell’isola di Trindade nello stato di Spirito Santo, quando l’equipaggio avvistò un UFO. Il fotografo Almiro Barauna riprese il fenomeno e il rullino, sviluppato sulla stessa nave, fu consegnato immediatamente agli ufficiali presenti.
Qualche tempo dopo, lo stesso Presidente della Repubblica, Joscelino Kubitschek, consegnò quelle foto al giornale “Correio da Manha”.
Il 7 febbraio 1969, intorno alle sette del mattino, un UFO avrebbe sorvolato la città di Pirassununga nello stato di San Paolo e sarebbe atterrato nelle vicinanze, provocando un black-out e disturbi sulle linee telefoniche. Il mese seguente l’allora tenente di Brigata José Vaz da Silva, responsabile della IV Zona Aerea, decise di creare il “Sistema di Investigazione di Oggetti Aerei non Identificati” (Sioani).
Di certo l’Aeronautica considerava gli UFO una questione di sicurezza nazionale. In sette mesi furono creati più di 40 nuclei di in vestizione in tutto il Paese e uno addirittura all’estero, a Parigi. Dopo essere stati accuratamente interrogati dai militari, i testimoni venivano schedati con la sigla “Xoanis”. L’argomento diventava poi di competenza dello Stato Maggiore dell’Aeronautica e gli archivi dello Xoanis venivano tenuti rigorosamente segreti.
Un’altra esperienza significativa riguarda il comandante dell’Aviazione Civile Gerson Maciel de brito, il quale il 2 febbraio 1982 affermò di essere stato seguito per un’ora e venti da un UFO, durante il volo 169 della compagnia “Vasp” sulla rotta Fortaleza – San Paolo. L’oggetto luminoso fu anche notato da alcuni passeggeri. Contemporaneamente un altro aereo, volo 177 della compagnia Transbrasil, che percorreva la rotta Manaus – Brasilia – San Paolo, Conferò al Centro Integrato di Difesa e Controllo del Traffico Aereo (Cindacta) la presenza nel cielo dell’oggetto luminoso. Due settimane dopo, Gerson ricevette uno strano invito a presentarsi al 1° Comar, a Belém. Lì, in una stanza appartata, il capitano Uyrange Hollanda gli avrebbe mostrato decine di fotografie e filmati di UFO raccolti dall’equipe del 1° Comar.
Da quando, nel 1978, il Cindacta ha avviato le ricerche, i suoi radar hanno registrato decine di segnali UFO: nonostante queste informazioni, il generale Moreira Lima ha smentito che, nel periodo in cui fu Ministro dell’Aeronautica, ci fossero registri segreti e tuttora si rifiuta di ammetterlo. All’interno delle Forze Armate le preoccupazioni riguardanti gli UFO restano comunque molto forti.
Lo scorso anno, il 20 febbraio 1996, a sud dello stato di Minas Gerais, l’intera città di Varginha rimase scioccata dalla complessa vicenda iniziata con le dichiarazioni di tre ragazze che avrebbero incontrato un extraterrestre in un terreno abbandonato in periferia (vedi “Catturati e deceduti - Brasile 1996”). L’alieno sarebbe stato poi catturato e portato all’Università di Campinas. Il caso ha avuto risonanza mondiale, ma non è stato ancora chiarito.
Egualmente inquietante risulta il caso legato all’incidente dell’aereo “Tucano” delle Forze Aeree Brasiliane (FAB), accaduto il 16 novembre 1996.
Infine, la morte di Uyrange Hollanda: proprio quando si era deciso a parlare, a dire di tutte le sue osservazioni dei suoi documenti, delle luci in cielo che parevano muoversi in modo intelligente. Di lui aveva parlato anche l’ufologo franco-americano Jacques Vallée nel suo libro “Confrontations” (1989).
Il “Dossier Brasile”, insomma, non finisce di sorprendere e di arricchirsi di nuove prospettive, come risulta da una sua lettura più metodica, che qui cercheremo di esporre per sommi capi.


Amazzonia e nord est del Brasile

Dal 1976 al 1980, nell’isole di Marajò, gli ufficiali della FAB (Forza Aerea Brasiliana) hanno fotografato vari UFO. Il caso è stato seguito anche da Jacques Vallée e culminò nell’operazione “Plato”, finalizzata a raccogliere dichiarazioni, fotografare, confermare fatti accaduti e stabilire contatti con gli UFO. In queste pagine riproduciamo una delle foto, mostrante una presunta astronave madre sul Rio delle Amazzoni




Come si è rafforzata la credenza sugli UFO

Uno dei casi più interessanti degli ultimi anni riguarda il venticinquenne José Ernani. Il suo è un caso a forte connotazione misticheggiante: egli ritiene infatti di essere stato prescelto dalla Vergine Maria come suo tramite con l’umanità.
Questi i fatti. Tra il 1993 ed il 1994, nel corso di alcune cerimonie religiose molto vicine al fanatismo, alcuni tra i partecipanti osservano strani fenomeni: sentono voci e vedono volti sconosciuti. Ernani crede che sia un segno della Vergine e inizia a fare predizioni su alcuni importanti eventi che accadranno da lì a poco.
Il 1° settembre 1994 si realizza la prima predizione dell’apparizione della Vergine. Il contatto avviene nella Serra di Baturitè, all’interno dello stato del Cearà: non sono presenti né stampa, né ufologi. Gli osservatori sono comunque circa cinquecento. L’apparizione avviene, ma è interpretata dai presenti e dalla chiesa del luogo, che si è accostata al fatto, come un fenomeno religioso. Questo avvenimento non fa altro che rafforzare nella popolazione fanatismo e misticismo. Primo ottobre 1994, seconda predizione e secondo contatto: pochi giornalisti, ma vari ufologi. I presenti sono circa tremila e questa volta gli UFO vengono fotografati e registrati dalle telecamere. I credenti affermano che l’apparizione di quegli strani oggetti rappresenta le “perle luminose della collana della Vergine” o “le lacrime della tristezza di Maria”. La speranza di tutti è quella di essere perdonati dai loro peccati.
Tre dicembre 1994: terza predizione. Più di 6000 persone attendono impazienti la conclusione della profezia. La stampa è presente in massa insieme agli ufologi, perché la notizia è stata divulgata in tutto il Paese. Stavolta gli UFO non arrivano, ma Ernani dichiara di aver intercettato ugualmente i messaggi di Maria. Da rilevare che le ricerche su questo caso sono state condotte da Reginaldo de Athayde e dal Centro brasiliano di ricerche ufologiche (Cpu).



UFO nella Chapada Diamantina

Una delle più intense ondate di apparizioni UFO avvenute in Brasile riguarda il 1995, quando vengono registrati molti casi in tutto il Paese. In particolare, nella Chapada Diamantina (Bahia), un grande numero di avvistamenti attira per varie settimane l’attenzione della stampa nazionale. Interessante il caso del camionista Luis Carlos, inseguito da una sfera luminosa mentre guida la sua vettura.
“La paura è stata tanta, non viaggerò più di sera”, dichiara in un’intervista il Sig. Carlos.


Ondata nello Stato di San Paolo

Durante l’ondata di apparizioni UFO in Brasile, diverse città appartenenti allo Stato di San Paolo vengono letteralmente invase da luci multicolori e da straordinarie apparizioni di oggetti nel cielo. Tra queste città assumono speciale significato Aparecida do Norte, dove sono decine le testimonianze sugli avvistamenti, e Santa Barbara D’Oeste, teatro di un presunto caso di sequestro da parte di alieni.
Anche nella Valle do Paraiba diventano comuni le apparizioni di punti luminosi non identificati.
Il primo testimone di questi fenomeni è Roberto Augusto da Silva, manovale presso un benzinaio nella città di Aparecida Do Norte. Roberto osserva strane luci apparire nel cielo in diverse occasioni, ma rimane decisamente sconvolto quando, una sera dell’aprile 1996, tornando a casa dal lavoro, si trova di fronte ad un intensissimo fenomeno luminoso proprio davanti alla sua abitazione. Prende la pistola e spara dei colpi contro quello che si rivela un “oggetto” che, ridotta l’intensità luminosa, traccia una rotta parabolica nell’aria e scompare dietro una collina. L’uomo, in seguito a questo evento, soffre di insonnia, mal di testa e vertigini.



Atterraggio sull’isola

Un caso clamoroso resta quello inerente l’atterraggio di un UFO ai margini del fiume Piacabussu, a circa 30 chilometri dalla spiaggia di S. Vicente, San Paolo. I pescatori fernando Bezerra e Wilson Da Silva, il primo ottobre del 1996, lo avvistano proprio mentre atterra su un’isoletta. Il motore della loro barca si ferma improvvisamente e i due pescatori, terrorizzati, riescono faticosamente a fuggire. L’oggetto si vede nitidamente, è di colore chiaro e non emette alcun suono. Sul suolo dell’isoletta, dopo l’atterraggio, restano segni diversi, con misure varianti fra i 10 e i 15 centimetri, oltre ad un’impronta schiacciata e livellata, forse per effetti elettromagnetici.


Atterraggi e fotografie della recente ondata UFO

Una moltitudine di UFO sulla città di Joagapa a Santa Catarina nel Rio Grande do Sul. Una fotografia, mostrante due UFO, viene scattata il 13 marzo del 1996, da Irineu dalla Valle. La foto è stata utilizzata anche dalla rivista UFO 44 come copertina, accompagnata dagli articoli dei ricercatori Eustàqui Patounas (Solex) e Rogerio P. Bréier (UBPDV). Ecco l’episodio in sintesi. A bordo della sua autovettura, Irineu avvista un oggetto luminoso, di colore giallo, librarsi nel cielo. Pochi chilometri dopo nota che la luce si trova proprio dietro la sua macchina e che cerca di avvicinarlo varie volte. Allora scende dall’auto e scatta la foto.



Sulla capitale federale

Nella notte del 21 agosto 1996 gli UFO movimentano Brasilia. Diverse automobili sono letteralmente inseguite da una luce misteriosa che viene fotografata e filmata. La luce segue la macchina degli imprenditori Antonio e Hildo Agamenon per vari minuti, da una distanza di circa 300 metri. L’UFO esegue movimenti a zig zag, accendendo e spegnendo le luci. I due occupanti chiamano la polizia. Il caso è tuttora studiato da Roberto Alfonso Becil e Wilson Geraldo de Oliveira (GEU).


Atterraggio nel cortile della chiesa

Il sacrestano della chiesa cattolica di S. Pietro e S. Paolo, Alfredo de Oliveira Mendes, è protagonista di un sequestro che avviene dopo che una notte, nell’aprile 1996, intorno all’1.30, un UFO atterra nel cortile della piccola chiesa, nel quartiere di Guamà (Belém do Parà). Il caso ha una grande risonanza sulla stampa locale, dato che altri testimoni dichiarano di aver avvistato lo stesso UFO nel cielo della città. Viene avvertita la polizia e Luiz Lanhoso Martins, cui fa riferimento il NEC (Nucleo dell’Espansione della Conoscenza), compie indagini in loco, visitando la parrocchia e cercando di approfondire le ricerche su un caso oltremodo complesso.


Pilota avvista un UFO gigante

Maroldo Westendorff
(vedi Il caso Westendorff) ---> ufoonline.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?c=58363&f=58363&idd=7242221&a=3&idp=...


Nel sud del paese

Prime luci del giorno, ma stavolta senza il contributo del sole. Il 18 settembre 1996, alle sei e venti del mattino, l’ufologo Hermani Mostajo, sua moglie Roberta e suo figlio Victor, avvistano una sfera caratterizzata da una lunga coda di colore arancione mentre attraversa il cielo della loro città, che dista 327 chilometri da Porto Alegre. Affacciati sul balcone per osservre meglio il fenomeno e muniti di una telecamera, filmano le evoluzioni dell’oggetto, che durante i primi stanti compie una traiettoria scendente, per poi attraversare orizzontalmente la città da capo a capo. La famiglia può seguire il fenomeno per otto minuti.
L’UFO esegue le sue evoluzioni ad un’altezza di circa 100 metri, restando completamente silenzioso. La base aerea di Santa Maria viene avvisata, ma l’ufficiale in comando risponde di avere in quel momento tutti i radar spenti, non potendo così captare alcun segnale proveniente dal cielo. E’ inoltre contattato il Cindacta di Curitiba (Paranà) che conferma l’assenza di altri aerei operanti in quella regione. Nello stesso giorno, attraverso il sistema Tele-UFO, vengono riportate 18 testimonianze di persone che avvistano lo stesso oggetto di Hernàn, alla stessa ora e in diversi punti della città. Il caso è oggetto di ricerca dello stesso hernàn Mostajo, presidente dell’Associazione brasiliana di ricerche ufologiche (ABPU).


UFO ed Extraterrestri nella regione Nord Orientale

Campionario fittissimo il 28 ottobre 1996, nella città di Bana Buiù (Cearà), a 230 chilometri da Fortaleza, palcoscenico di straordinari avvistamenti. UFO di varie dimensioni e forme affiorano come “dal nulla”, compiendo evoluzioni nel cielo della città. Francisco Cunha Lopes dichiara di aver avvistato un UFO grande cinque o sei metri, dotato di una luce talmente intensa ed accecante da rendere impossibile l’osservazione di altri dettagli.
Presso la fattoria Lopes, nella strada tra Bana e Buiù e Quixadà, gli abitanti dicono di aver visto non solo l’oggetto non identificato, ma anche una strana creatura apparsa durante la notte. I testimoni si rivolgono alla questura, cercando maggiori, quanto inutili chiarimenti dall’ufficiale in servizio, il Sergente Rolim. Rolim invia una pattuglia sul luogo, ma i suoi uomini non trovano alcunché. Più tardi il sergente dichiara che si tratta solo di invenzioni a scopo pubblicitario. Il caso assume un’altra veste quando alcuni personaggi di rilievo della città hanno un incidente con la macchina, nel tentativo di non investire un essere che gli attraversa la strada. Nell’autovettura sono presenti, oltre all’autista Nilda Benevides, Narcilio Maia, membro del consiglio comunale di Bana Buiù, sua moglie Ademir Maia e l’insegnante Silvia Saraiva. Un altro testimone, l’agricoltore Alvisio Sousa, denuncia un incontro ravvicinato con la creatura, che a questo punto non è più una “visione”. Sousa dichiara di aver visto un essere. Era alto circa 1 metro e 90cm, gambe lunghe e molto robuste, ricoperte di peli, braccia incrociate per tutto il tempo. Del resto, molte altre persone vedono la stessa creatura e, dal quel momento, nella città serpeggia il panico. Perfino il Sergente Rolim, davanti all’evidenza dei fatti, depone il suo scetticismo e comincia a sostenere la tesi dei testimoni.
Le autorità del posto, intanto, bloccano un uomo dall’aspetto bizzarro, accusandolo in pratica di essere la “creatura extraterrestre”: è un poeta, residente nello Stato del Pernambuco. Lo rilasciano poco dopo, avendo constatato la sua totale estraneità alla faccenda.


Terrore in una piccola città nord-orientale

Nel villaggio di Prainha, una colonia di pescatori appartenente al municipio di Cascanel (Cearà), a 90 chilometri da Fortaleza, quattro pescatori avvistano due oggetti che sorvolano la loro imbarcazione: uno ha la forma di un disco, l’altro di un cilindro lungo e scuro. José da Bessa, Francisco Edmar (detto Mazinho), Ronaldo e Piu-pìu osservano gli UFO per quasi un’ora. Secondo le loro dichiarazioni, uno degli oggetti si avvicina alla loro imbarcazione creando agitazione nel mare. Siamo all’imbrunire: così i pescatori possono considerare facilmente la luminosità emessa dall’oggetto. L’UFO si avvicina fino a 25 metri dalla loro imbarcazione. Una luce scende dalla nave e si posiziona a prua della barca. Di lì a poco, i pescatori percepiscono che quello che vedono somiglia a un essere umano, ma senza volto. L’essere si avvicina ad una tanica con acqua potabile ed i testimoni restano paralizzati per la paura.
La barca non è governata da nessuno in quel momento, ma segue il suo corso normalmente come se lo fosse. I quattro amici hanno l’impressione che siano passati solo cinque minuti, fino a quando “l’uomo di luce” scompare e l’oggetto risale verso lo spazio. Poco per volta i pescatori recuperano le loro capacità di movimento e, tornati al villaggio, incontrano altre persone che hanno avvistato i due oggetti. La tanica che era sulla barca conteneva circa 25 litri d’acqua ma, al rientro dei pescatori, è completamente vuota. Si pensa addirittura che sia stato l’essere misterioso ad aver bevuto tutta l’acqua. Le ricerche su questo caso sono state eseguite da Reginaldo De Athayde.


UFO inseguiti dalla polizia a San Paolo

Le città di Americana e Santa Barbara d’Oeste, nello Stato di San Paolo, distanti 130 km dalla capitale, si trovano in una regione molto battuta dagli studiosi di ufologia brasiliani, a causa della grande incidenza degli avvistamenti. Il 31 marzo 1997, alle 3.15 del mattino, durante una ronda, i poliziotti Moagir Pereira dos Santos e Anerilton Neves osservano un UFO con le luci accese planare da un’altezza di 200 metri. Mentre parcheggiano l’autovettura, l’oggetto si fa loro incontro. In questo modo i poliziotti possono riconoscere i colori: blu, rosso e giallo. Gli agenti si rivolgono ai loro colleghi della polizia municipale di Americana per chiedere aiuto, ma nessuno sembra volergli credere. Così i due, nonostante tutto, si mettono ad inseguire l’UFO, assieme ad un tassista, Henrico Moretti, che a sua volta ha seguito l’evoluzione dei fatti.
Le guardie municipali registrano il caso nel verbale di quella sera ed il capitano Crivelari, comandante della questura, dà il permesso ai due poliziotti di rilasciare intervista all’équipe del Centro di studi e ricerche Exologiche (CEPEX), per chiarire ciò che hanno visto.
Nel corso delle loro indagini, gli ufologi scoprono successivamente che quella notte anche altri ufficiali hanno avvistato l’UFO.
Lo speaker della Radio Club Am, José Rufino, avvista infatti, intorno a mezzanotte e mezzo, qualcosa che si muove nel cielo. Ha un colore variabile tra il rosso e l’arancione, e si trova a una distanza di circa 1200 metri. La notte successiva, verso l’una, a Santa Barbara D’Oeste, due infermieri di un’ambulanza, Jonas Rodrigues Mendonça e Marco Antonio Paes de Oliveira, osservano un oggetto che sorvola i campi di canna da zucchero. Secondo i testimoni, l’UFO è dotato di un nucleo rotondo fluorescente.
Il 31 marzo, infine, due militari, il sergente Iris Alves ed il soldato Wilton Franco, ancora intorno a mezzanotte e mezzo, incappano in una luce molto forte ed intensa; proviene da una sfera che misura circa 10 metri di diametro, è completamente silenziosa e presenta luci gialle, rosse e blu che si accendono e si spengono ad intermittenza. La giornalista Dedè Amaral ed il fotografo Francio Di Holanda vedono due luci ferme nel cielo di Americana, che vengono fotografate e le foto vengono pubblicate sul giornale “Todo Dia”.


Nuovi contatti con gli ET in Amazzonia

La fattoria “Picanço”, sita nel cuore dell’Amazzonia, diventa palcoscenico di numerose manifestazioni UFO. Il proprietario della fattoria, Raimundo Picanço, che già da bambino aveva assistito a questo genere di fenomeni, nota che negli ultimi mesi le apparizioni si intensificano, fino al ritrovamento di una mucca morta, dopo un’ulteriore serie di avvistamenti. Il guardiano della fattoria crede che la mucca sia stata assalita da un felino, ma le condizioni in cui viene rinvenuta escludono quasi del tutto tale ipotesi. Peraltro, quella sera il bestiame gli era sembrato spaventato e correva come se fosse inseguito da qualcosa. Il giorno dopo, il guardiano ed il proprietario si recano sul posto per indagare e constatano che non esiste nessun segno sul terreno che confermi la presenza di un felino. C’è solo la mucca, con il collo spezzato rivolto all’indietro, una zampa posteriore sotto il corpo e un buco sul collo che misura 4cm e mezzo di diametro per 10 di profondità. Il corpo dell’animale è tagliato trasversalmente, lasciando intravedere i visceri. Il tessuto che ricopre la pancia risulta sezionato circolarmente, cancellando così l’ipotesi di una ferita causata da morsi. Ancora più sconvolgente è il fatto che la carcassa non presenta il tipico rigor mortis, che si riscontra dopo il decesso, soprattutto se questo è avvenuto almeno dodici ore prima.
Mistero nel mistero: quando vengono chiamati gli esperti per effettuare l’autopsia, la carcassa è scomparsa. Per tre giorni l’area dello stabilimento viene totalmente rovistata, ma senza esito.
Oltre al caso della fattoria di Picanço, in altre occasioni i residenti della zona avvistano luci ed oggetti. Quello visto dal guardiano della fattoria viene soprannominato “Luce del vecchio Pedro”. E’ una forma ovale che misura all’incirca 45 metri di lunghezza, illuminata da luci che variano dal giallo al rosso. L’oggetto emette una luminosità talmente intensa che impedisce la visibilità diretta del nucleo. Secondo alcuni testimoni, quando il fenomeno viene osservato, la nozione del tempo trascorso cambia completamente, impedendo di calcolare la durata effettiva dell’avvistamento.


Varginha: storia di una cattura

(vedere post successivo “Catturati e deceduti”)

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01/03/2010 09:43

Catturati e deceduti
Notiziario UFO n° 7 – Luglio – Agosto 1996



CATTURATI e DECEDUTI

Brasile: due presunti E.T. nelle mani dei militari



Cinque giorni in brasile. Andata e ritorno, una missione veloce, senza fronzoli e fitta di contatti che potrebbero rivelarsi fondamentali. Il nostro Direttore, Roperto Pinotti, ha preso parte al Convegno UFO di Curitiba, nella regione del Paranà, che si è svolto dal 6 al 9 Giugno scorsi, dove ha riscontrato – ed oggi conferma totalmente – le notizie che qui di seguito riportiamo. Pinotti ha inoltre verificato la veridicità di questa vicenda, su cui le Autorità militari e politiche del Brasile avevano steso un pesante velo di segretezza, sollevato grazie al lavoro di esperti inquirenti quali A.J. Gevaerd, direttore della rivista brasiliana “Revista UFO” e responsabile del Centro di Ricerche UFO del Brasile, il dott. Ubirajara Franco Rodrigues e Vitòrio Pacaccini. Si pensi inoltre che a Varginha ha svolto una propria inchiesta lo psichiatra e docente di Harvard John Mack che da dichiarato di ritenere le testimonianze completamente attendibili. Ecco ora i fatti, nella ricostruzione di A.J. Gevaerd.

Il 20 Gennaio 1996, forze dell’Esercito brasiliano hanno catturato due creature extraterrestri vive.
Le operazioni di cattura sono state condotte nelle zone periferiche di Varginha, una cittadina mineraria a sud dello stato di Minas Gerais, al centro del Brasile.
Il fatto va considerato fra i più importanti mai registrati in questo Paese e forse nel mondo intero.
Le autorità militari mantengono il massimo segreto sui dettagli dell’operazione, ma alcune informazioni sono filtrate alla comunità ufologica grazie al lavoro investigativo di due ricercatori altamente qualificati, il dott. Ubirajara Franco Rodrigues e Vitòrio Pacaccini, che risiedono non lontano da Varginha.


I fatti

Nel pomeriggio di sabato 20 Gennaio alle ore 15.30 (circa) locali, due sorelle, Liliana de Fatima (16 anni) e Valquiria Aparecida Silva (14) e una loro amica, Katia de Andrade Xavier (22) (i nomi completi li ha riportati Pinotti, ndr), stavano rientrando dal lavoro ed erano giunte nei pressi di casa, quando hanno scorto una bizzarra creatura e, incuriosite, si sono avvicinate sino a pochi metri dall’essere che era inginocchiato a terra, sembrava ferito o sofferente ed emetteva uno strano sibilo. Non c’erano tracce di UFO.



Le tre ragazze lo hanno osservato per alcuni minuti e poi sono scappate via urlando, terrorizzate perché credevano di aver incontrato il “diavolo”. La loro madre, Luiza, ha sentito le urla, si è precipitata sul posto, le ha trovate in stato di shock, ed ha avvertito un odore sconosciuto. Altre due donne, attratte anche esse dalle urla, hanno visto poco dopo sopraggiungere dei vigili del fuoco che, con l’aiuto di reti, hanno catturato la creatura e l’hanno portata via.
Le tre ragazze sono state interrogate approfonditamente dai ricercatori su menzionati, fugando ogni dubbio su quanto era accaduto. Ragazze semplici ed oneste, hanno fornito la seguente descrizione della creatura: pelle di colore marrone scuro, corpo molto piccolo, altezza fra i 90 e 110 cm, completamente glabro, testa marrone piuttosto grande, collo piccolo. Il corpo sembrava inoltre coperto da una sostanza oleosa grassa e scura. Sulla testa spiccavano due occhi molto grandi e rossi, privi di pupille, una bocca appena accennata e 3 protuberanze sul capo. I piedi erano molto grandi e le mani avevano solo 3 dita.



Le prime investigazioni

Seguendo la pista, Rodrigues e Pacaccini hanno interrogato decide di cittadini di Varginha: con tutta certezza diverse altre persone avevano avuto modo di osservare lo strano essere nella stessa località e, probabilmente, altri ET in zone diverse. Inoltre è stato confermato che quella mattina erano stati visti furgoni e altri veicoli e personale militare, a breve distanza da dove le ragazze avevano visto l’extraterrestre.
Per stabilire quale fosse stato il coinvolgimento dei militari, Rodrigues e Pacaccini hanno contattato alcuni soldati ed un sergente, il quale ha deciso di rivelare, mantenendo l’anonimato, lo scopo della loro missione e le sue dichiarazioni sono state audio registrate. Il sergente ha confermato che alle ore 9.00 del mattino circa, ai Vigili del fuoco di Varginha era stata segnalata la presenza di uno strano animale che si aggirava nei paraggi. Giunti sul posto, quattro pompieri si sono subito resi conto che non si trattava di un animale ed hanno notificato il fatto al comandante della Scuola Sottufficiali dell’esercito della vicina città di Tres Coraçoes, a circa 10 miglia da Varginha. E’ arrivato quindi un furgone militare e ne sono usciti dei soldati che si sono uniti ai Vigili del fuoco, riuscendo facilmente a circondare l’essere e avendone ragione utilizzando reti ed equipaggiamento convenzionale per la cattura di animali selvatici.
Dopo la cattura, il presunto extraterrestre è stato rinchiuso, ancora vivo, in un grosso contenitore. Questo è stato sistemato all’interno del furgone ed il veicolo si è diretto verso la scuola sottufficiali dell’Esercito, mentre a tutto il personale impiegato veniva impartito l’ordine tassativo di non parlarne con nessuno. “Si tratta di un’operazione segreta” specificò il tenente colonnello Olimpio Wanderley Santos (nome completo non menzionato da Gevaerd, ndr.), che era al comando dell’operazione.


La cattura della seconda creatura



Dopo queste sconcertanti informazioni ottenute per via confidenziale, altri militari hanno deciso di farsi avanti e parlarne, a condizione che le loro identità non fossero rese note.
Tutti hanno confermato, in interviste registrate, che una seconda creatura (probabilmente la stessa che era stata vista dalle ragazze quel pomeriggio) era stata catturata da personale dell’Esercito e dei Vigili del fuoco. Dettagli di questa operazione sono già noti agli inquirenti. La seconda creatura, identica alla prima, è stata trasportata all’Ospedale Regionale Generale di Varginha durante la notte, e vi è stata custodita per alcune ore e quindi trasferita presso una struttura medica più attrezzata, l’Ospedale Humanitas. Infermiere e paramedici dell’Ospedale Regionale Generale hanno confermato che tutti i fatti sono stati accuratamente occultati e che, a quanti hanno avuto modo di avvicinare la seconda creatura, non solo è stato impedito ogni contatto con investigatori e ricercatori UFO, ma anche di riferirlo a familiari e amici. Presso l’ospedale Humanitas la seconda creature è stata tenuta almeno per 2 giorni e nella notte del 22 Gennaio è stata organizzata una complessa operazione militare per trasportare l’essere, ormai deceduto. Interviste con alcuni militari che avevano partecipato a questa seconda operazione di trasporto della creatura dell’Humanitas Hospital, hanno dichiarato che sono stati impiegati tre camion militari, ciascuno guidato da due diversi soldati. Si ritiene che, in questo modo, gli stessi soldati non abbiano potuto capire in quale dei veicoli venisse trasportato il cadavere. Comunque, sia i conducenti, sia i loro commilitoni, non sarebbero stati a conoscenza dei dettagli delle operazioni, in quanto sono stati trattenuti all’esterno dell’area dell’ospedale. Personale militare dei servizi di Intelligence Militare (denominato in Brasile “S-2” e tristemente noto per i sistemi repressivi estremamente violenti) ha provveduto a spostare il cadavere dall’interno dell’ospedale ed a porlo in uno scatolone e quindi in uno dei camion.
Tutti e tre i camion si sono diretti verso una installazione militare a Campinas, stato di San Paolo, distante circa 200 miglia da Varginha, nel cuore della notte. Successivamente il cadavere è stato trasportato all’Università di Campinas, una delle migliori istituzioni mediche della Nazione. Si ritiene – e si hanno già informazioni dettagliate in merito – che il corpo del presunto ET sia stato sottoposto ad autopsia dal dr. Balan Palhares, fra i più noti e stimati anatomo-patologi della regione (circa 10 anni orsono fece parte del team che condusse l’autopsia sul cadavere del nazista Mengele). Palhares così come altre autorità coinvolte, ha negato di aver preso parte a queste operazioni.
Ricercatori UFO di tutto il mondo hanno aiutato Rodrigues e Pacaccini nelle loro ricerche per ottenere ogni dettaglio sulla cattura dei 2 esseri. I media brasiliani non sono mai stati così attivi in questo campo, e la maggioranza della popolazione è convinta che il caso sia reale e che autorità civili e militari stanno tenendo tutto segreto. Da qualche tempo, specialmente nei confronti di militari, accadono strane cose; come ingiustificati imprigionamenti di soldati, trasferimenti di sottufficiali all’ultimo istante ecc. Ed è altresì certo che i telefoni di molti ricercatori UFO, coinvolti nel caso, sono stati posti sotto controllo e che ci sono state anche minacce anonime.



Veduta del luogo dove sarebbe stata catturata una delle entità.


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01/03/2010 09:50

UFO Notiziario n° 27 - Dicembre 2001



Paura ed estasi nei cieli del Medioevo

Il sole ora tramontava e vennero dense tenebre, ed ecco una fornace fumante ed una torcia ardente passare in mezzo alle parti. (Genesi, XV 17-18)



Resoconti di strani fenomeni aerei e concetti evocanti misteriosi segni celesti, ricorrono frequentemente nelle cronache dell'antichità, trovando una prima e privilegiata classificazione in epoca romana, nei testi di Seneca, Plinio il Vecchio, Tito Livio e Giulio Ossequente, a conferma di una certa popolarità acquisita con le loro reiterate manifestazioni sui cieli dell'Urbe. Termini come "trabes ignitae", "fax ardens", clipeus ardens" e "fax celestis", volevano definire tutte quelle manifestazioni comunemente recepite come "prodigi" del cielo, in quanto ritenute espressione della volontà degli Dei, per le quali se in taluni casi si possono invocare spiegazioni di ordine astronomico o meteorologico, in altri - e non sono pochi - il ricorso ad una simile chiave di lettura non può essere affatto giustificato, alla luce delle peculiarità dell'evento descritto, laddove cioè questi sia privo dei tipici tratti identificativi di un fenomeno naturale e presenti sostanziali ed inequivocabili analogie con le odierne vicende collegate agli avvistamenti di UFO. Ciò anticipando di ben due millenni le stesse dinamiche di manifestazione di questi misteriosi oggetti.

Ecco alcune narrazioni di episodi sensazionali, riferite da Plinio il Vecchio, nella sua "Storia Naturale": "Travi brillanti apparvero all'improvviso dopo la disfatta navale che costò ai Lacedemoni l'impero di Grecia" (Cap. XXVI). "Tre lune comparvero simultaneamente durante il consolato di Domizio e Fannio" (Cap. XXXII).
"Una scintilla, cadendo da una stella, si accrebbe avvicinandosi alla terra e, dopo avere raggiunto la grandezza della Luna, diffuse la luminosità di un giorno nuvoloso, per ritirarsi poi nel cielo sotto forma di torcia."
Seneca, dal canto suo discetta sul distinguo "fra travi tonanti e le meteore tonanti; fra quei fuochi riuniti che eccedono la grandezza del sole... e quell'altra luce così forte da essere confusa con quella degli astri, e talvolta così bassa e vicina all'orizzonte da poter essere scambiata per un incendio lontano..."
Ecco infine alcuni significativi brani tratti dal "Prodigiorum Liber" dello storico Giulio Ossequente: "Tre soli splendettero nel medesimo tempo quella notte e parecchie stelle scivolarono attraverso il cielo a Lanuvio (175 a.C.)... A Capua si vide il sole di notte, e due soli comparvero di giorno a Formia... In Gallia si videro tre soli e tre lune (122 a.C.)."
Ancora più sconcertante è la citazione di un ulteriore evento, a tutti gli effetti inesplicabile, seguito dalla comparsa di un misterioso essere: "Su Faleri Véteres odierna Viterbo) il cielo sembrò spaccarsi come per una grande fessura, ed attraverso l'apertura splendette una forte luce... Nella tranquillità della notte, entrambi i consoli furono visitati, si dice dalla medesima apparizione: un uomo di statura superiore a quella umana, e ben più maestoso (235 a.C.)."
Se in generale un senso di pura predestinazione, non di rado sconfinante in entusiasmo, aveva accompagnato le apparizioni dei "Prodigi" in epoca romana (si pensi solo alla croce con la scritta "In Hoc Signo Vinces" comparsa a Costantino alla vigilia del confronto con le milizie di Massenzio), gli stessi fenomeni sarebbero stati vissuti nel Medioevo, talvolta in una luce estatico-fatalistica, ma nella maggior parte dei casi carichi di una connotazione radicalmente negativa ed apocalittica, che infondeva sgomento nelle genti. Tale era del resto lo stato d'animo che caratterizzava l'epoca intorno all'anno Mille, durante la quale in un crescendo di paura collettiva per quella che si riteneva l'imminente nascita dell'Anticristo, andavano diffondendosi le omelie di fanatici predicatori, che coglievano ovunque segnali dell'imminente catastrofe: nelle aberrazioni della condotta umana, come nelle sciagure naturali; nella fame e nella carestia e così pure nelle guerre e nelle epidemie, con il conseguente vaticinio dello scontro finale fra le forze del Bene e del Male il cui teatro naturale era ravvisato nei cieli, come descrive un'incisione del noto artista rinascimentale Albrecht Duerer relativa al duello fra l'arcangelo Michele e Lucifero.

Il Medioevo ci sommerge di cronache di eventi prodigiosi, che si coniugano perfettamente con questa tensione escatologica, e dei quali fanno menzione non poche opere storiche e letterarie, esplicitamente descriventi manifestazioni reali che sfidano ogni spiegazione convenzionale e che lasciano desumere la costante presenza sul teatro delle vicende umane di "qualcuno venuto da altrove". San Beda, il benedettino di Wearmouth detto il padre della storia inglese, vissuto fra il 672 ed il 735, riferisce nella sua "Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum" di uno stranissimo fatto occorso nel 664. Una notte, mentre alcune monache stavano pregando sulle tombe del cimitero annesso al convento di Barkong, presso il Tamigi, una gran luce scese dal cielo e le investì; puntò quindi sull'altro lato del monastero, per tornare infine a perdersi nelle profondità dello spazio. La mattina, alcuni giovani della chiesa dichiararono che i suoi raggi erano talmente abbaglianti da penetrare attraverso le fessure di porte e finestre. Altrettanto significativo è quanto riportato sugli "Annales Laurissenses", versione latina dei "Loerscher Annalen", o "Annali di Loersch", documenti risalenti all'epoca carolingia stesi dall'erudito monaco Laurenzio e contenuti in una vasta raccolta di cronache del settimo ed ottavo secolo ("Le Patrologie Latine"), si narra che durante l'assedio di Sigisburgo, del 776, con il quale i sassoni cingevano le truppe di Carlo Magno, apparve all'improvviso sopra la fortezza un "segno meraviglioso", formato da due scudi di fuoco, che gettò nel più completo panico i pagani, costringendoli ad una rovinosa fuga.

Ancora nelle "Patrologie" troviamo l'opera "Vita Karoli", redatta da Eginardo, segretario e biografo di Carlo Magno, ove, al XXXII capitolo, si riferisce come il grande condottiero, nel corso di una spedizione contro Godofridum, re dei sassoni, vedesse un gran globo discendere da oriente ad occidente con un bagliore tale da fare imbizzarrire il cavallo del monarca, il quale cadde e si ferì gravemente. La dinamica di tale evento ricalca esattamente quanto parecchi secoli prima era occorso a Saulo di Tarso, il futuro Paolo, sulla via di Damasco...

Ed è ancora riferita al periodo carolingio una strana storia che coinvolse S. Agobardo rielaborata dall'abate Montfaucon de Villars, vissuto nel XVII secolo, dal titolo "Il Conte di Gabalis ovvero Conversazioni sulle Scienze Segrete", ove muovendo da fonti paracelsiane a loro volta in gran parte attingenti al biografo Eginardo si parla di strani esseri dominatori dell'elemento aria, i "silfi", che erano soliti scendere da "Magonia" fra gli uomini a bordo di fantastiche navi trasportate dalle nubi: "...rendendosi conto dell'allarme gettato fra la popolazione e dell'ostilità suscitata, gli esseri aerei rimasero tanto sconvolti che atterrarono con il loro vascello più grande, presero a bordo alcune donne ed alcuni uomini... per istruirli... quando tuttavia quelle donne e quegli uomini tornarono a terra, furono considerati esseri demoniaci, venuti per spargere veleno sulle coltivazioni, quindi prontamente catturati e giustiziati dopo le orribili torture previste per coloro i quali praticavano arti diaboliche... il numero degli infelici messi a morte... fu altissimo... inutilmente questi innocenti cercarono di salvare se stessi dicendo di appartenere alla stessa nazione e d'essere stati rapiti per breve tempo da uomini straordinari, i quali avevano loro mostrato cose grandi e meravigliose."

Indubbiamente quest'ultimo brano non necessita di particolari commenti, per quanti siano minimamente addentro alle tematiche ufologiche in generale e a quelle riferite alle moderne "abductions" in particolare. Spostiamoci ora in terra d'Irlanda, ove antichi manoscritti, redatti verso la fine del millennio, contengono strani riferimenti a navi viste nel cielo, definite "navi del diavolo".
In uno di questi, lo "Speculum Regali", si narra che nell'anno 956 accadde un evento prodigioso: una "nave diabolica" fu osservata per un tempo abbastanza lungo al di sopra della chiesa di San Kinarus, nel borgo di Cloera, da numerosi fedeli e dal loro sovrano, re Congalach, i quali ad un certo punto videro, al colmo dello stupore, un essere antropomorfo uscire dal misterioso velivolo, ed eseguire strane manovre sospeso in aria... Quasi per sfuggire allo sconcerto ed all'incredulità che agitava la folla sotto stante, questo umanoide volante antelitteram, rientrò velocemente a bordo del proprio vascello, che in breve si eclissò.

Secondo un altro testo irlandese, gli "Annali dei Quattro Maestri", altre navi del demonio, definite "loinger demnacda", apparvero nell'anno 1161 sopra la Baia di Galway.

Altri eventi inesplicabili sono riportati negli "Annales Erphesfurdenses", che citano un fenomeno apparso nel 1136 nel cielo della Sassonia, descrivendolo come segue: "Non pochi possono testimoniare di aver visto in quell'anno una cosa simile ad una croce scintillante e di colore rossastro discendere verso terra e restare sospesa per poco nell'aria, per poi risalire verso il cielo con tale splendore, che nessuno di coloro che la osservava poté sopportarne la vista, come succede quando si tenta di guardare il sole."

Passando ad altre testimonianze, ecco un brano del XIII secolo proveniente dalla "Cronaca" di Rolandino da Padova, personaggio di fama e prestigio della propria epoca, che ebbe modo di assistere ad alcuni accadimenti prodigiosi ed eccezionali che interessarono la sua città e l'intera marca trevigiana nell'anno 1252. Egli descrive: "una grande stella, come fosse cometa, ma che cometa non era perché non aveva la coda, ed era cosa portentosa perché la si vedeva grande quasi come la luna e che procedeva più veloce della luna, ma non così veloce come lo sono le stelle cadenti e in verità non si trattava della luna. Fu osservata per un'ora e poi svanì."

Altre manifestazioni straordinarie continuarono a verificarsi nei decenni e nei secoli successivi su tutta Europa. Nel 1301 una grande croce luminosa fu avvistata su Firenze, sopra il Palazzo dei Priori. Dino Compagni così descrive l'evento nel volume "Cronaca delle cose occorrenti né tempi suoi": "...ampia più che palmi uno e mezzo (45 cm. circa)... durò per tanto tempo quanto penasse un cavallo a correre due arringhi (15-20 metri). Onde la gente che la vide e che io chiaramente la vidi, potemmo comprendere che Iddio era fortemente contro alla nostra città corrucciato."

Nel gennaio del 1388, ancora un centro ecclesiastico, questa volta sito nell'attuale Bosnia, venne interessato da un'altra spettacolare apparizione, la cui descrizione è riportata su di una pagina di un antico Codice appartenente alla Biblioteca dei Frati Minori di Dubrovnik: "grandi segni luminosi volanti per l'aria ed allineati come una schiera di soldati", compaiono per oltre un'ora nel cielo della costa dalmata.

Ancora in Italia, lo storico Matteo Palmieri riferisce nel suo "Liber de Temporibus" che nel 1453 un "segno meraviglioso" apparve su Capo d'Istria, e fu dato da un cerchio di colori d'arco celeste e nel mezzo una croce gialla, al cui centro era visibile una luna rossa; ancora: un globo di fiamma parve esplodere sulla Turingia nel 1548 lasciando cadere una sostanza simile a sangue coagulato, nel più totale sgomento della gente; nel 1557 Vienna venne sorvolata da strani ordigni luminosi, e nello stesso anno comparvero sulla Polonia oggetti chiamati "Soli Verdi" e "Soli Rossi". Infine, nel 1566, una vera e propria parata di sfere scure e rosse, si verificò nel cielo di Basilea, a ricordo della quale un "volantino" stampato per l'occasione descrive graficamente l'evento di fronte all'attonita popolazione.

Il Medioevo fu soprattutto l'epoca delle "Trabes ardentes" (Travi di Fuoco) e di simboli celesti ad esse correlati: segni funesti per antonomasia, il cui manifestarsi era associato a sventure o ad incombenti tragedie. Nel 1222, secondo quanto raccolto dallo storico Lodovico Cavitelli nei suoi "Annali Cremonesi" del 1588, "in Italia apparve una stella crinita, ossia con la criniera; forse una stella cometa. A causa delle frequenti piogge i fiumi erano accresciuti oltre misura e dalle acque di questi fu portato grave danno ai raccolti, A causa di ciò si verificò una grave carestia". E, riferendosi al 1239: "il 3 giugno fu vista una stella crinita procedere velocemente verso occidente con un astro simile ad una fiaccola, a causa di ciò si manifestò una grave carestia per la quale morirono moltissime persone". Rapporti relativi in particolare al periodo della famosa "Peste Nera", scatenatasi fra il 1347 ed il 1350, parlano soprattutto di strani oggetti sigariformi visti attraversare lentamente il cielo, talvolta a bassissima quota, disperdendo alloro .passaggio inquietanti scie nebbiose. Subito dopo la comparsa di queste sconvolgenti manifestazioni, l'epidemia esplodeva nell'area in questione.

Altri scritti includono la pressoché concomitante segnalazione di misteriosi "mietitori", brandenti la falce, e completamente vestiti di mantello e di cappuccio neri, alla stregua degli odierni MIB (Men In Black), otre a descrivere mucche ed altri animali da pascolo incomprensibilmente uccisi. (1)

L'anno precedente l'esplosione della peste, una "colonna di fuoco" fu vista sopra il palazzo del Papa ad Avignone. Una mostruosa "balena", o meglio, presunta tale, fu rinvenuta sulla costa di Egemont poco prima che colà esplodesse un'altra fatale epidemia, mentre in numerose occasioni si udirono durante questo periodo dei fortissimi rombi nel cielo, senza che si avesse alcuna tempesta...
Un avvistamento clamoroso di una trave di fuoco, ancora una volta accompagnato da sconvolgenti e funeste conseguenze, si ebbe su Bologna il 20 ed il 21 luglio del 1399, come riporta questa cronaca seicentesca, l'"Historia" del Ghirardacci:
"Alli vinti et il dì seguente di Luglio (quindi il giorno 20 ed il 21 di Luglio, N.d.R.) alle cinque hora di notte in Bologna, fu un grandissimo terremoto, che parea che il mondo tutto volesse ruinare. La Torre del Comune crollò, la campana grande, senza essere toccata, suonò tre o quattro colpi gagliardi, e nell'aria apparve una trave di fuoco ardente, che con grandissimo spavento ne andava al ciel volando, e le mura dell'Orto del Palazzo per dieci pertiche si risentì (cioè "si crepò" per una lunghezza di circa trenta metri! Si consideri che una pertica equivaleva infatti a tre metri, N.d.R.) ed in molti luochi si aperse, e cascarono molti merli del detto palazzo, con la ruina di molte case."

Deve senz'altro essersi trattato di una manifestazione spettacolare e terrificante al tempo stesso, alla "Independence Day": un oggetto volante sconosciuto che passa ad una quota talmente bassa da determinare un terremoto! (2)

Se consideriamo gli odierni effetti ravvicinati sull'ambiente provocati dagli UFO, questo evento supera ogni possibile paragone, soprattutto se ci si vuole mettere nei panni di coloro ai cui occhi esso si dispiegò. Il testo poi prosegue:
"A questo seguì un altro prodigio. Che alli 6 di Agosto il fuoco si accese sulla torre degli Asinelli (la torre più alta della città, 110 metri, N.d.R.) ed arse li corridoi e la torricella della campana, e se il custode non ne scendea restava nel mezzo delle fiamme... la campana che in basso cadde, in buona parte si liquefece..."
Quello che qui si descrive è un incendio atipico: scaturisce con estrema virulenza e genera una temperatura tale da liquefare una campana di bronzo!

Tuttavia, in un'altra cronaca, redatta oltre cent'anni prima, non si riferisce l'evento dell'incendio della torre, ma analogamente al terremoto lo si colloca in simultanea con il passaggio della trave di fuoco. Così scrive Matteo Palmieri, storico vissuto nel XVI secolo: "Venne il terremoto; fece di maniera crollare la torre del Comune... le mura del Palazzo si spaccarono e caddero molti merli. Si vide ancora una trave di foco per l'aria e si accese il foco sulla torre Asinella, il quale arse tutto il disopra. Crollò la campana, ed il custode ebbe gran pena a fuggire."

Esisterebbe un'ulteriore attestazione di questo avvenimento, che però allo scrivente non è stato possibile rintracciare, secondo la quale, la "Trave" rimase dapprima sospesa in prossimità della Torre degli Asinelli, a quota così bassa che il custode poté scorgere, all'interno, "esseri simili ai diavoli".

Verrebbe allora quasi da pensare a creature simili a quelle associate all'UFO-crash brasiliano di Varginha...

Rimessosi in moto, lo spaventoso oggetto sfiorò la sommità della torre, incendiandola con un tipico effetto termico da incontro ravvicinato.
Qualcosa di molto simile si ebbe circa un secolo più tardi, precisamente nel 1520, a Hereford, in Inghilterra, come riporta il noto umanista rinascimentale Corrado Licostene, nome latinizzato di Konrad Wolffhart: una trave di fuoco di incredibile grandezza, apparsa in cielo, si abbassò verso il suolo sino a rasentarlo e bruciando un'infinità di cose; mutata quindi direzione, essa assunse in aria una forma circolare: "Erdfordiae trabs ardens horrendae magnitudinis in coelo conspecta est, quae desuper in terram sese demittens, consumpsit plurima. Inde riversa in aerem formam circularem induit..."

Coerentemente con la connotazione apocalittica che le genti del medioevali associavano alle "Travi Infuocate", messaggere di sciagure e flagelli, anche alla paurosa manifestazione del misterioso oggetto sui cieli della città di Bologna fece seguito un mese dopo il dilagare di una mortifera epidemia di peste che falcidiò migliaia di vittime nella sola Bologna: "molte migliaia di uomini, in Bologna particolarmente, morirono... dell'atrocissima pestilenza."
Inoltre l'"Historia" del Ghirardacci cita un altro inspiegabile evento, che era occorso sempre a Bologna quattro anni prima, nel 1395. Riporto quanto il testo recita a tal riguardo: "alli quattro che fu la vigilia del gran patriarca San Domenico, si levò così gran vento e con tanta fortuna sopra il Monte della Guardia, che gittò a terra la torre e la campana di quella chiesa e potente... dove spirò rovinò molte case e spiantò alberi di inusitata grossezza. A Ceredole levò in aria un carro carico di sassi e lo portò lontano di mezzo miglio."

Diverse altre manifestazioni di Travi di Fuoco si ebbero un po' ovunque in Italia ed in Europa nel corso del secolo successivo:
Paolo Diacono nella sua "Storia dei Longobardi", riferisce nel libro IV; che "parve che anche allora fosse apparso in cielo un segno di sangue, come delle aste rosse di sangue, ed una luce chiarissima per tutta la notte"; mentre nel libro V afferma: "nel mese di agosto apparve a oriente una stella cometa di luce fulgidissima, che poi fatto un giro su se stessa, scomparve."

Benvenuto Cellini, nel LXXXIV capitolo della sua autobiografia, descrive minuziosamente la comparsa di un simile oggetto su Firenze:
"Arrivati che fummo in un certo punto di rialto, era già di fatto notte, guardammo in verso Firenze, tutti e due d'accordo movemmo gran voce di meraviglia, dicendo: O Dio del cielo, che gran cosa è quella che si vede sopra Firenze? Questo si era come un gran trave di fuoco, il quale scintillava e rendeva un grandissimo splendore..."
Un ordigno pressoché identico venne scorto in Spagna il 19, 20 e 21 febbraio 1465, durante il regno di Enrico IV; come è documentato e illustrato nel "Notabilia Temporum" di Angelo de Tummulillis:
"Apparvero molti segni nell'aria nello stesso mese (febbraio) sempre al sorgere del sole. Alla prima ora del giorno 19 apparve una specie di grande nave infuocata corrente per l'aria verso settentrione e apparve ancora nei giorni 20 e 21 predetti, ma non alla medesima ora".
Difficile si sia trattato di meteore comparse in successione a più di 24 ore di distanza l'una dall'altra nella medesima zona del cielo...
Nel 1479 una "cometa a forma di trave acutissima", evidenziante sulla sua superficie una serie di "punti" simili a moderni oblò, e tre apocalittiche "falci" sulla prua, venne avvistata sui cieli dell'Arabia. Esiste una stampa che ricostruisce tale avvistamento, segnalato anche in Turchia ed in Carinzia.

Ma veniamo a quello che è a tutti gli effetti una delle più spettacolari attestazioni di un fenomeno aereo anomalo occorso in epoca medioevale, la storica "Gazzetta di Norimberga", fatta conoscere per la prima volta al mondo dal prof. Carl Gustav Jung, fondatore della scuola della psicologia analitica, ed espressamente interessato al tema ufologico tanto da tratteggiarne, come dall'esame del documento in questione si evince, la sua ricorrenza nel corso della storia umana. Il testo del "Volantino", o "Flugblatt", come si chiamavano all'epoca i bollettini riportanti fatti di cronaca, cita, analogamente a quanto visto con il documento di Basilea, un episodio realmente verificatosi un giorno dell'anno 1561, quando corpi volanti di diversa forma e colore oscurarono letteralmente il cielo della cittadina bavarese, sotto gli occhi atterriti della popolazione.
L'immagine, al centro della didascalia, ritrae oggetti di sagoma tonda, cilindrica, a semiluna e cruciformi, ponendo in primo piano una sinistra struttura scura, a forma di punta di lancia, forse data dalla sovrapposizione di due triangoli. Colpisce anche il particolare della espulsione dai corpi cilindrici di oggetti sferici o discoidali, immagine familiare per coloro che conoscono le cronache ufologiche contemporanee...

Ed è altrettanto eloquente il dettaglio inquadrato in basso a destra, che mostra alcune sfere, staccate si dalla formazione, che passano a volo radente sopra una chiesetta, alla periferia della città, disperdendo dietro di sé una strana scia... Si ricordi a questo proposito quanto detto circa le scie nebbiose che le "Travi" lasciavano al loro passaggio. Ma vediamo direttamente, nella misura del possibile, che cosa è contenuto in questo testo redatto ovviamente nel tedesco di cinque secoli fa.

Si parla esplicitamente di una visione terrificante, "ein sehr erschroecklich gesicht", manifestatasi sulla cittadina bavarese, all'alba del 14 aprile 1561, alla quale assistettero numerose persone: "von vielen manns und weybs personen gesehen". Dapprima comparvero sul sole due grandi semilune color sangue; letteralmente: "Erstlich ist die Sonne mit zweyen blut farben halb runden striehe gleichfoermig Monn im abnehmen, mitten durch die Sonne erschienen... und der Sonne oben", vale a dire, due strisce ricurve color sangue, della stessa forma di lune in fase calante, delle quali una postasi al centro del sole, l'altra, al sopra di esso; "und auf beyden seytten, blut farbe und eines theils blauliche farbe und auch schwarz farb runde kugel gestanden": su entrambi lati si notavano sfere rosso sangue, blu e nere; "Ringscheiben um die Sonne herum in grosser Anzahl": dischi attorno al sole, in grande quantità; "etwa drei inn die lenge unterweylen vier inn einem Quadrangel, auch etliche einzig gestanden und zwischen solchen Kugeln sein auch etliche blutfarbe Creuz gesehen": taluni allineati a tre, altri a quadrangolo, altri ancora, isolati; fra queste sfere si notavano anche delle croci color rosso sangue; inoltre si notavano "zwei grossen rorn eines zur rechten und das ander zur linken in welchen zu dreyen auch vier und mehr kugel gewesen": due grandi tubi, uno a destra, l'altro a sinistra, nei quali stavano tre, a volte quattro e più sfere; più avanti si cita ovviamente l'oggetto scuro in primo piano, "gleich foermig einem grossen Speer" simile ad una grande lancia; "dies alles hat mit einander anfahen zu streiten": da tutto questo, prese a scaturirne come una "battaglia" in cielo.

Si afferma inoltre che l'inaudito spettacolo durò un'ora, per dissolversi di colpo di fronte al sole in una grande nube di vapore che ricadde rovente sulla terra. Inevitabilmente la cittadinanza recepì la manifestazione come un severo monito divino.
Nel corso del XV e XVI secolo una buona parte dei fenomeni luminosi venivano attribuiti a streghe che attraversavano il cielo. È noto come nelle streghe la Chiesa ravvisasse donne divenute strumento del demonio, rendendole per questo oggetto di una spietata persecuzione da parte dei propri tribunali ecclesiastici, che spesso terminava sui roghi delle pubbliche piazze. Meno noti sono gli interessanti addentellati con le tematiche ufologiche moderne che anche da questo tema emergono: coloro che asserivano di avere spiato da vicino il "sabba delle streghe", riferivano spesso della presenza di uno strano "Uomo Nero" (così definito non per il colore della pelle, ma per via dell'"abito completamente scuro") apparentemente al centro del "party delle indemoniate", con le quali egli si congiungeva sessualmente. Molte persone, infine, ritenevano che le streghe, malgrado fisicamente non si spostassero da nessuna parte, fossero in grado di portare la propria anima in località sconosciute, in un fantastico "rendez-vous" con altre misteriose entità... E reale o meno che fosse la loro esperienza, queste reiette e temute donne realizzavano successivamente, al loro risveglio (curiosamente così come capita oggigiorno a certe vittime dei rapimenti alieni) la inspiegabile presenza di strane cicatrici sul corpo, che ovviamente attribuivano al loro incontro con il Diavolo...

Legenda:
1. Pare addirittura che l'iconografia classica della "Morte" sia riconducibile a questi personaggi: un'ulteriore spunto di riflessione di come, se così effettivamente stanno le cose, i temi collegati al mistero UFO presentino risvolti prettamente archetipici.
2. Un effetto terremoto simultaneamente alla comparsa di inaudite visioni celesti, occorse nell'anno '70 dopo Cristo, come ricorda lo storico Giuseppe Flavio nel suo "La Guerra Giudaica" VI, V: "Prima del calar del sole si videro in tutta la regione, sospesi in aria, carri e falangi armate che irrompevano fra le nubi... l sacerdoti del tempio affermarono che prima avevano avvertito una scossa"...
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01/03/2010 09:56

Il mondo Alieno degli intraterrestri

Il mondo alieno degli intraterrestri

Da secoli, nel folklore amerindo, vi è traccia di misteriosi indios dalla pelle bianca a custodia di perdute città sotterranee e di gotte inviolabili quanto inaccessibili. Tra verità e leggenda, ecco la cronaca documentale dei "figli degli dei"



di Alfredo Lissoni

La leggenda di certe misteriose gallerie fra Centro e Sudamerica, che ospiterebbero civiltà perdute, gira da oltre mezzo secolo anni sia negli ambienti esoterici che nei più paludati circoli archeologici, oltreché che fra gli esploratori; in tempi più recenti, con l'aumentato interesse per le storie di UFO e alieni, esse hanno avuto gli onori della ribalta grazie ad un libro del saggista svizzero Erich Von Daeniken, "Il seme dell'universo" (Ferro edizioni, 1972), in cui si raccontava la storia, completamente inventata, dell'esistenza di caverne scavate millenni or sono dagli alieni in Ecuador. Von Daeniken sosteneva di essere stato portato nelle grotte della Cueva de los Tajos dall'archeologo Juan Moricz, e di avervi trovato tesori, gioielli raffiguranti astronavi ed un tavolo e sette scranni in pietra, istoriati nella notte dei tempi. A seguito di queste rivelazioni, si mossero oltre duecento spedizioni archeologiche da tutto il mondo, ma si scoprirono solo delle grotte levigate da un fiume, senza traccia alcuna di E.T.

Tuttavia, nel 1978, un libro dei documentaristi Marie-Th�r�se Guinchard e Pierre Paolantoni ("Les intraterrestres", gli intraterrestri; Lefeuvre edizioni) rilanciava la leggenda. Questa volta a parlare era "Yan", pseudonimo di un archeologo ungherese che avrebbe trovato, nella zona peruviana di Madre de Dios l'accesso al mondo sotterraneo degli "intraterrestri".
"Esistono, io li ho visti", sottotitolava il libro, che mostrava una serie di foto sfuocate delle caverne ed i disegni di due grotte sotterranee, contenente la prima una colonna di quarzo brillante in grado di rischiarare l'ambiente (e realizzata dagli intraterrestri); la seconda, il tavolo ed i sette troni citati da Von Daeniken nel suo libro del 1972. In realtà, osservando la foto di "Yan", pur se sfuocata, si notava una straordinaria rassomiglianza con l'archeologo Juan Moricz!
Facile dunque pensare che fosse quest'ultimo (che ha sempre negato il suo coinvolgimento con lo scrittore svizzero) ad inventare ed a spacciare ai vari turisti per caso improvvisati la storia (peraltro identica) dei sette scranni del mondo sotterraneo!


Indios dalla pelle bianca

Tutte leggende, dunque? Forse. E forse no. Già nel 1941 due americani, David e Patricia Lamb, dopo un viaggio in Chiapas (Messico), sostenevano di avere scoperto una tribù di indios molto agguerriti, di bassa statura, di pelle chiara, che erano i guardiani di una vasta rete di gallerie sotterranee; vennero ricevuti dal presidente Roosevelt, che volle sapere ogni dettaglio.
Tali indios, secondo alcuni ufologi, sarebbero i discendenti degli alieni scesi nel Continente America nella notte dei tempi, ed incrociatisi con i locali. Un celebre esploratore d'inizio secolo, il colonnello inglese Percy Fawcett, sparito nel Mato Grosso alla ricerca del "mondo sotterraneo", confermò nel suo diario l'esistenza di indios amazzonici dalla pelle bianca. "A Jequie, un centro piuttosto grande che esportava cacao a Bahia, un vecchio negro di nome Elias José do Santo, ex ispettore della polizia imperiale, mi raccontò di indiani dalla pelle chiara e dai capelli rossi che vivevano nel bacino del Gongugy, e di una città incantata che trascinava sempre più avanti l'esploratore, finché svaniva come un miraggio. Seppi poi dei Molopaques, una tribù scoperta a Minas Gerais in Brasile nel secolo XVII; avevano la pelle chiara e portavano la barba; le loro donne avevano capelli biondo oro, bianchi o castani, piedi e mani piccoli, occhi azzurri".

La vicenda degli indios bianchi è confermata anche da un altro esploratore, il professor Marcel Homet, archeologo, paleontologo, antropologo ed etnologo francese. Quest'ultimo, durante l'esplorazione dell'Amazzonia brasiliana, nella zona dell'Urari-Coera, si era imbattuto in due indios sbucati dalla foresta. "Senza alcun preavviso", scrisse Homet nel libro "I figli del sole" (MEB edizioni), "la cortina di foglie della giungla si aperse e ci apparvero due indios bellissimi. Ci studiavano con attenzione, infastiditi dal fatto che puntassimo loro contro i nostri fucili. Ebbi agio di osservarli attentamente. Erano esseri umani di forme bellissime. Dove avevo visto degli esseri simili? Ma certo, in Arabia! I nasi aquilini, le fronti spaziose, gli occhi grandi, spalancati, ed il colore chiaro della pelle...Erano uomini di razza bianca, veri mediterranei, progenitori, contemporanei o parenti di questa razza".

I due indios vennero in seguito identificati da una delle guide del professor Homet come Waika, membri di una tribù assai poco conosciuta, "pericolosi e crudeli combattenti" che avevano la curiosa usanza di rapire donne dalla pelle bianca con cui accoppiarsi, forse per preservare il colore della loro pelle, oltremodo insolito in quelle regioni selvagge.
Homet citava anche un cercatore d'oro a nome Francisco Raposo, che nel 1743 si sarebbe imbattuto, ad oriente del fiume amazzonico Xing in due indios di una tribù sconosciuta, che alla sua vista se la diedero a gambe. Quegli indios avevano la pelle bianca.
La presunta tribù che vivrebbe nell'Amazzonia peruviana sarebbe stata oltremodo feroce.

Nell'estate del 1979 il Radio Club Peruviano di Cuzco segnalava di avere perso i contatti con una spedizione francese avventuratasi nel dipartimento di Madre de Dios; sfortunatamente, non era questo il primo caso. Tutte le spedizioni che si erano avventurate in quella zona, alla ricerca di una sperduta città precolombiana, erano scomparse misteriosamente. Nel caso dei francesi, l'ultimo messaggio da questi inviato diceva: "Siamo attaccati da una tribù sconosciuta di indios bianchi, alti almeno due metri", gli stessi da secoli presenti nel folklore sudamerindio.


Il regno del Gran Paititì

"Ero proprio in Venezuela, ai confini dell'Amazzonia colombiana, l'anno in cui la notizia rimbalzò su tutti i giornali brasiliani. Si trattava di questo: erano state avvistate, da due passeggeri di un bimotore che stava sorvolando la zona, tre piramidi di più di cento metri d'altezza, disposte in forma triangolare e situate sull'estesissima frontiera del Brasile. Su questa bomba giornalistica si erano buttati anche Erich Von Daeniken e Jacques Cousteau". A parlare è la linguista ed archeologa dilettante basca Mireille Rostaing Casini che, nel suo libro "Archeologia misteriosa" (Salani) racconta: "La storia non finiva qui. Ai primi del 1979 erano state fotografate da un aereo dodici piramidi, grandissime, nella foresta del dipartimento peruviano di Madre de Dios, anch'esso confinante con il Brasile. Queste fotografie le mostrano in collocazione simmetrica, le une vicine alle altre, in due file di sei.

Le piramidi si trovano in una regione dove si pensa sia esistito un grandissimo e potente impero, detto del Gran Paititì, e di cui non si sa praticamente nulla se non che nel suo territorio si trovavano enormi ricchezze in oro ed una grande quantità di tesori nascosti. Un indio mi disse che in questa zona esiste un passaggio nella collina denominata Tampu-Tocco, attraverso il quale si passa ad altri mondi situati nelle viscere della terra".

La storia delle dodici piramidi del Gran Paititì scatena da anni polemiche infuocate. La prudenza è dunque necessaria. Diversi esponenti dell'archeologia e della scienza ufficiale, in testa lo stimatissimo geologo brasiliano Aziz Nacib Ab'Saber, e che hanno sorvolato la zona in elicottero, ritengono trattarsi soltanto di curiose formazioni rocciose, coperte di vegetazione. Costoro disconoscono quanto fotografato nel 1975 dai satelliti meteo Landsat: un'area piana, ellittica, al cui interno sembra proprio di vedere dodici strutture piramidali in duplice fila; fra i sostenitori, i membri della spedizione francese di Thierry Jamin, che il 21 luglio 1998 sarebbe dovuta partire per la zona conosciuta come Pantiacolla, l'antica Paititì. All'ultimo minuto la spedizione saltò, per l'improvviso dietro front degli sponsor.


La cronaca di Akakor

Esiste dunque, nel cuore dell'Amazzonia, una civiltà perduta, forse nemmeno umana, legata al culto delle piramidi? Piramidi, come sottolinea la Rostaing Casini viste le foto, non di tipo azteco ma egizio? E’ difficile sostenerlo, ma da un mio collaboratore, il fisico salvadoregno Luis Lopez spesso a spasso per le Americhe, ho ottenuto ulteriori elementi. "Durante alcune mie ricerche in Salvador", mi ha raccontato Lopez nel maggio del 1993 " ho incontrato un archeologo italiano, Mario P., che da anni lavora in Perù. Quest'uomo, appartenendo all'establishment scientifico ufficiale e temendo il ridicolo, ha preteso il riserbo; mi ha raccontato di avere visto degli UFO nella zona e di avere scattato delle foto a certe bruciature circolari; Mario ha aggiunto che questi fenomeni sono ricorrenti nella foresta amazzonica al punto che gli indios, affatto spaventati, hanno ribattezzato i visitatori spaziali gli incas, intesi come appartenenti ad una razza superiore, di signori, come sono considerati gli antichi incas".
"Non solo", prosegue Lopez. "L'archeologo ha anche scoperto una serie di scheletri umani lunghi due metri, appartenenti ad una razza sconosciuta.
Questa scoperta è per ora mantenuta top secret e non so se e quando essa verrà divulgata".

Se così fosse, ed ammesso che la leggenda degli indios bianchi tale non sia, quale è la loro misteriosa origine? La risposta la troviamo in un altro libro, la "Cronaca di Akakor" (Edizioni Mediterranee) del giornalista e sociologo bavarese Karl Brugger (assassinato in circostanze misteriose nel 1984). Brugger conobbe bel 1972 a Manaus, in Brasile, il capo indio - bianco di pelle - Tatunca Nara, a suo dire discendente di una mitica tribù "spaziale", gli Ugha Mongulala. Secondo il racconto di Tatunca Nara, i Mongulala vivevano nel cuore dell'Amazzonia, sin dalla notte dei tempi, "in piccoli gruppi, in caverne e grotte, camminando carponi". Poi, nell'anno 13500 a.C. del nostro calendario, "erano giunti gli Dei. Essi portarono la luce". "Gli stranieri", ha raccontato il capo indio a Karl Brugger, "apparvero all'improvviso nel cielo su brillanti navi d'oro. Segnali di fuoco illuminarono la pianura; la terra tremava ed il tuono risuonava sulle colline. Gli uomini si prostrarono con stupore e profondo rispetto davanti ai potenti stranieri, che vennero ad impossessarsi della terra".

"Gli stranieri dissero che la loro patria si chiamava Schwerta, un mondo lontano nella profondità del cosmo. A Schwerta viveva la loro gente, ed essi erano partiti di là per visitare altri mondi, e portarvi la loro scienza. Schwerta era un immenso impero, formato da mondi numerosi come i granelli di polvere di una strada. I visitatori ci dissero che ogni seimila anni i due mondi, quello dei nostri Primi Maestri e la nostra terra, s'incontreranno. E che allora gli Dei torneranno. Dovunque sia e qualsiasi forma abbia Schwerta, con l'arrivo di questi visitatori dal cielo cominciò sulla terra l'Età dell'Oro".

I Maestri, come vennero prontamente ribattezzati dagli indios, "vennero sulla terra con 130 famiglie, per liberare gli uomini dall'oscurità. E loro accettarono e riconobbero gli uomini come fratelli. I Maestri fecero stabilire le tribù nomadi e divisero lealmente ogni frutto della terra. Pazientemente e senza stancarsi, ci insegnarono le loro leggi, anche se gli uomini facevano resistenza, come bambini ostinati. Per questo loro amore verso gli uomini, per tutto quello che diedero ed insegnarono noi li veneriamo come i nostri portatori di luce. I nostri migliori artigiani riprodussero le loro immagini per testimoniare in eterno la loro grandezza. Così sappiamo come erano fatti i nostri Signori Anteriori".
"I Signori di Schwerta", racconta Tatunca Nara, "erano simili agli uomini. Il loro corpo esile ed i tratti del volto erano molto delicati. Avevano la pelle bianca ed i capelli neri con riflessi blu. Portavano una folta barba e come gli umani erano vulnerabili, perché fatti di carne. C'era però un particolare segno fisico che li distingueva dagli abitanti della Terra: essi avevano alle mani e ai piedi sei dita. Questo era il segno dell'origine divina".

I Maestri, prosegue il capo indio, non erano terrestri. Tatunca Nara, nel ricostruire per Karl Brugger l'intera storia del suo popolo, divideva decisamente il periodo dei visitatori spaziali (peraltro corrispondente, secondo alcune fonti, alla reale nascita della civiltà egizia) dal successivo arrivo di esploratori bianchi: i goti, nel 570 d.C., gli spagnoli, nel 1532, i nazisti, nel 1941. I Maestri "tracciarono canali e strade, seminarono piante nuove, sconosciute a noi uomini. Insegnarono ai nostri primitivi antenati che un animale non è solo una preda da cacciare, ma anche una preziosa proprietà, che allontana la fame. pazientemente trasmisero loro il sapere necessario per comprendere i segreti della natura. Sorretti da questi principi, gli Ugha Mongulala sono sopravvissuti per millenni a gigantesche catastrofi e guerre sanguinose".


Visitatori dal cosmo

Grazie agli Schwerta, gli Ugha Mongulala costruirono un impero che si estendeva dal Perù al Brasile al Mato Grosso (la regione ove scomparve Fawcett). I Maestri, secondo Nara, conoscevano le leggi dell'intero cosmo. Unendosi carnalmente con gli indios, generarono la tribù degli Ugha Mongulala, gli "alleati eletti". Costoro, eccezion fatta per le sei dita, nei tratti somatici ricordavano molto i visitatori. Ecco dunque spiegata la presenza di indios bianchi, più o meno alti, nel cuore della foresta amazzonica?

Gli alieni costruirono diverse città, e molte piramidi, "un mezzo per raggiungere la seconda vita". Un "brutto giorno" gli dei dovettero ripartire. Erano in lotta con un altro popolo dello spazio. "Nel 10481 a.C. gli Dei lasciarono la Terra", disse Nara. "Le navi dorate dei nostri Primi Maestri si spegnevano nel cielo come le stelle. La fuga degli Dei gettò il mio popolo nell'oscurità. Fummo attaccati da esseri estranei simili agli uomini, con cinque dita ma con sulle spalle teste di serpenti, tigri, falchi e altri animali. Disponevano di una scienza avanzatissima che li rendeva uguali ai primi Maestri. Tra queste due razze di Dei scoppiò una guerra. Bruciarono il mondo con armi potenti come il sole. Ma la previdenza degli Dei salvò gli Ugha Mongulala dalla distruzione". I visitatori di Schwerta costruirono nel sottosuolo amazzonico tredici dimore sotterranee, disposte secondo la costellazione da cui provenivano. E convinsero gli indios a rifugiarsi dentro caverne scavate nella roccia, e murate dall'interno. Con questo espediente gli indios sarebbero scampati alle devastazioni planetarie scatenate dalle lotte fra dei, come pure a successivi cataclismi e perfino all'avanzata dei conquistadores.
Questo elemento mi è stato in parte confermato da un'esploratrice italiana che ha condotto diverse spedizioni in Perù, la milanese Elena Bordogni. "Durante una spedizione", mi ha raccontato, "incappammo in un camminamento che costeggiava una montagna e che fiancheggiava un burrone. Sul sentiero si vedevano, pietrificate, le orme dei piedi dei sacerdoti che anticamente percorrevano quella via. Con grande sorpresa ci accorgemmo che ad un certo punto il sentiero si interrompeva dinanzi ad una parete liscia della montagna. Solo in seguito, scoprendo che le grotte erano state murate dall'interno, capimmo dove finissero quelle impronte di pietra". Si trattava delle grotte Mongulala?

Anche la Rostaing Casini ha scoperto, nelle tradizioni orali peruviane, testimonianze dell'improvvisa fuga e scomparsa degli Ugha: "Secondo le tradizioni dei mistici, circa 6000 anni or sono si sarebbe verificato un terribile cataclisma che avrebbe indotto una parte dei Mongulala a rinchiudersi nel fitto della foresta; altri avrebbero invaso i territori costieri dell'oceano Pacifico, sedi di civiltà preincaiche, per poi imbarcarsi verso ignoti lidi. Alcuni si sarebbero stanziati nell'Isola di Pasqua".

La storia degli Ugha Mongulala è una miniera per gli appassionati di archeologia misteriosa. I Maestri di Schwerta vengono descritti da Tatunca Nara come esseri "dal volto splendente" . La stessa definizione viene fornita dal patriarca ebraico Enoch, allorché racconta di essere stato rapito in cielo dagli angeli. Sia gli angeli di Enoch che gli Schwerta dei Mongulala si accoppiarono con le donne della Terra. Gli Schwerta avrebbero poi colonizzato "il grande fiume Nilo" ed avrebbero nascosto nella foresta amazzonica un disco volante! "La macchina volante", racconta Tatunca Nara, "brilla come l'oro ed è fatta di un metallo a noi sconosciuto. E’ un grosso cilindro e può ospitare due persone. Non ha vele né remi ma vola più veloce dell'aquila, attraverso le nubi".

Ancora, gli Schwerta costruirono le piramidi sudamericane ed egizie "con certe macchine che potevano sollevare il masso più pesante, tenendolo sospeso come per magia; lanciavano fulmini accecanti e fondevano le rocce".
Gli Schwerta erano portatori di pace. La loro fuga rappresentò la fine per gli Ugha Mongulala, distrutti dalle guerre civili prima, dai terremoti poi ed infine costretti dall'arrivo dei conquistadores all'esilio perenne, nelle caverne sotterranee scavate dagli Dei. "Ma gli Dei torneranno", dichiarò Tatunca Nara a Brugger, prima di tornarsene nella sua patria misteriosa. "Torneranno per aiutare i loro fratelli, gli Ugha Mongulala. L'alleanza tra questi due popoli sarà rinnovata, e i nostri discendenti si incontreranno di nuovo. Allora ritorneranno i primi maestri...".

Sarà così davvero?



isole.ecn.org/cunfi/Caverne_Aliene.htm
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01/03/2010 09:58

Il caso Hickson - Parker


Il caso Hickson - Parker



11 ottobre 1973: presso la base aerea di Keesler, Mississipi, due operai del cantiere navale di Pascagoula, Charles Hickson di 42 anni e Calvin Parker di 19, stavano tranquillamente pescando nel fiume omonimo quando, tutto d'un tratto, si verificò l'incredibile. "Erano le sette di sera -racconterà in seguito Hickson- quando in alto apparve qualcosa. Uno strano oggetto blu stava scendendo sull'acqua, lentamente. Nel cielo, tutt'intorno, si diffondeva una luce rossastra. Senza rumore, quell'oggetto planava sopra di noi. Stavamo lì con la canna in mano senza far niente. Bisogna pensare che l'avvicinamento di quell'oggetto ovale molto allungato fu questione di pochi secondi. A un certo punto il disco si fermò proprio sulle nostre teste, e tre strani esseri uscirono da una specie di oblò. Galleggiavano come pagliuzze nell'aria. Noi guardavamo in alto verso il disco volante pieni di paura, di stupore, incapaci di fare qualsiasi cosa. La canna che tenevo in mano tremava; comunque, li vedevo, quei mostri, mentre scendevano veloci. Erano alti circa un metro; avevano due occhi come i nostri, ma molto più grandi. Le orecchie e il naso erano appuntiti. La loro pelle era grinzosa e rossastra. Sotto il naso, invece della bocca, avevano un buco informe e sgangherato. Venivano verso di noi rapidi. Uno di loro si avvicinò a Calvin, gli mise le braccia intorno alle ascelle, lo sollevò, apparentemente senza fatica, e lo portò via. Gli altri due fecero lo stesso con me. Le loro mani erano grandissime. I due che presero me, mi sollevarono di peso e mi portarono sulla loro astronave. Calvin, quando io entrai, stava già disteso sopra un pavimento lucido, nero. Misero anche me accanto a lui. Mentre i tre extraterrestri se ne stavano in disparte, un grosso apparecchio fluorescente si abbassava su di noi, fermandosi un attimo; poi si ritirò verso l'alto. Gli strani esseri ci fecero girare su un fianco, poi sulla schiena e poi sull'altro fianco. E per ogni posizione l'aggeggio fluorescente si abbassava su di noi, come quando si fa una schermografia. Finita l'operazione, ci ripresero e ci riportarono nello stesso punto dove prima stavamo tranquillamente pescando. Se ne andarono rapidi e silenziosi nella stessa direzione dalla quale erano venuti. Gli extraterrestri non dissero nulla e non facevano alcun rumore; non avevano addosso niente, cioé sentivamo che la loro pelle era pelle vera, non indossavano tute. Dell'astronave vidi solo la stanza dove stava quell'apparecchio fluorescente. Doveva emanare una radiazione, che permetteva di studiarci, di fotografarci come animali per loro sconosciuti...". Ripresisi dal trauma, i due operai corsero alla base aerea di Keesler per chiedere aiuto. Ma, sentita la loro storia, i militari si rifiutarono di creder loro. Comunque, cedendo alle insistenze, li sottoposero ad un esame per verificare se fossero stati contaminati da radiazioni. Il responso fu negativo. A questo punto, per toglierseli di torno, gli avieri li indirizzarono allo sceriffo Barney Mothis. Quest'ultimo racconterà:"Erano cosi' spaventati che temevo morissero dalla paura. Diedi loro qualcosa da bere, per tirarli su. Ascoltai la loro storia, prima da uno poi dall'altro; non ci furono contraddizioni. Non erano ubriachi, non erano drogati. Chiesi informazioni a Pascagoula. Tutti dicevano di loro: "Sono bravi ragazzi, gente a posto". Li misi alla prova con la macchina della verità. Risultò che non dicevano bugie. Ma non riuscivo a credere alla loro storia. Nelle condizioni in cui si trovavano, pensai che fosse meglio se avessero passato la notte da me. Accettarono. Li chiusi in una stanza dove avevo nascosto un registratore acceso. Durante la notte conversarono tra loro. L'indomani mattina, quando sentii il nastro, non ebbi più dubbi: quei due avevano avuto un'esperienza traumatizzante, il loro racconto era veritiero. Li portai subito all'ospedale perché malgrado fossero passate più di dodici ore dal rapimento stavano ancora in uno stato di semi-choc. All'ospedale li curarono, diedero loro dei sedativi, dei calmanti. Nel frattempo da tutta la zona di Pascagoula e anche da tutto il Mississipi continuavano ad arrivare telefonate di gente che segnalava dischi volanti, come quelli descritti da Hickson e Parker...". A questo punto lo sceriffo, ricredutosi, si affrettò ad avvisare tutte le autorità competenti.
E così, pochi giorni dopo, Pascagoula si riempì di scienziati e professori. Dall'università di Berkeley giunse l'ingegnere e psicologo James Harder, mentre dalla Northwestern University arrivò il preside della facoltà di astronomia, il professor Joseph Allen Hynek, il maggior ufologo del mondo, già consulente dell'Aeronautica Militare per il problema UFO.
Hynek, dopo aver lungamente interrogato i due operai, ebbe a dichiarare: "Non ho alcun dubbio: creature di altri mondi sono scese sul nostro pianeta. Da dove vengano e cosa vogliono non lo so; tutte le ipotesi, a questo punto, possono essere attendibili. Charles Hickson e Calvin Parker non sono matti né soffrono di allucinazioni né mentono, La loro storia è veritiera...". E James Harder, che fece rivivere ai due l'esperienza sotto ipnosi affermò: "La paura ed il terrore che hanno provato sotto ipnosi sono la prova che non mentono, che non erano allucinati e neppure ora lo sono. La loro reazione costituisce per me una prova inconfutabile che essi stavano riattraversando con la memoria una vicenda fuori dal comune. Certe emozioni non si possono simulare in uno stato ipnotico. Del resto, non c'è da stupirsi: numerosi casi di avvistamento di dischi volanti sono stati segnalati in questi mesi...". Hickson, in seguito, si sottopose ad altri esami, compreso un altro test alla macchina della verità, effettuato da Scott Glascow, della Pendleton Detective Agency di New Orleans.
Anche questo esame ebbe esito negativo: il testimone non simulava.
Fisicamente entrambi i rapiti risentirono dell'esperienza vissuta: Hickson ebbe per alcuni giorni una forte irritazione agli occhi, dovuta, secondo lui, alla luce interna che illuminava l'UFO; alcuni giorni dopo ebbe inoltre una forte emorragia alla spalla. Parker invece rimase psichicamente disturbato, e dovette essere ricoverato per alcuni giorni in una clinica. I due non seppero dire con precisione quanto fosse durata tutta l'avventura. Hickson, ad esempio, dopo esser stato radiografato venne lasciato da solo, per "dieci minuti, o forse un'ora", sino a che i suoi rapitori non decisero di riportarlo sul pontile della pesca, ove giaceva a terra, svenuto, l'amico Calvin. La loro esperienza venne infine proposta in televisione, ed un disegnatore, Tony Accurso, stese un identikit degli extraterrestri. Il caso suscitò così un notevole scalpore, scalpore che durò alcuni anni e che ispirò, in Italia, uno sceneggiato, "Extra", diretto da Daniele Danza per la rete nazionale.


www.alfredolissoni.net/parker.htm
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01/03/2010 10:02

Il caso Kenneth


Il caso Kenneth



Martedì 24 giugno 1947, Kenneth Arnold ebbe un avvistamento di un oggetto volante non identificato sopra il Monte Rainier, Washington. Arnold era un uomo d'affari di Boise (nell'Idaho) e quel giorno stava effettuando un volo con il suo aereo privato dalla cittadina di Chehalis a Yakima, 175 Km a est dello stato di Washington. Verso le ore 15, nel bel mezzo del volo, mentre sorvolava il Monte Rainier (Cascade Mountains), Kenneth vide un gruppo di nove oggetti a forma di disco che emanavano una forte luce riflessa dal sole. Il testimone riporta che avevano direzione Nord-Sud e che procedevano a velocità elevatissima serpeggiando tra i picchi delle montagne della zona: il Monte Rainier e il Monte Adams. L'avvistamento avvenne a circa 30-40 Km di distanza ma Arnold calcolò che la formazione UFO percorse circa 75 Km; l'avvistamento durò 120 secondi, il che significa che, approssimativamente, gli OVNI avevano una velocità di 2.700 Km/h.




Questo avvistamento è rimasto famoso nella storia dell'ufologia in quanto è stato il primo a destare un forte interesse da parte dell'opinione pubblica, della stampa e, di conseguenza, delle autorità militari (in particolare, l'USAF, Areonautica Militare degli Stati Uniti). È in un certo senso la data di inizio dell'"era dei dischi volanti". Sempre da questa testimonianza deriva inoltre il famoso termine spesso utilizzato in riferimento agli UFO: flying saucers (letteralmente piatti volanti); infatti K. Arnold descrisse il movimento degli oggetti volanti non identificati come "piatti saltellanti su una superficie d'acqua".


www.arcadiaclub.com/alien/kenneth_arnold_rainier_avvistamento_flying_sau...
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01/03/2010 10:08

Quando l'Abduction è al femminile
UFO Notiziario n°14 - Luglio-Agosto 2000



Quando l'Abduction è al femminile

Uteri presi a prestito, maternità imposte, gravidanze monitorate: essere rapite e fecondate dagli alieni. Troppe ormai le testimonianze agli atti. Sarà vero? E se è vero, perché?



La compianta Dott.ssa Karla Turner ha scritto un libro eccezionale, "Taken", apparso in traduzione italiana (Edizioni Mediterranee, Roma) con il titolo "Rapite dagli UFO". In tale lavoro l'autrice analizza vari casi di donne coinvolte nel controverso e sconvolgente trauma dei "sequestri da UFO" (abductions).
Le "rapite", da lei intervistate e seguite, ci danno scorci inquietanti sulla natura e finalità delle loro esperienze, che indubbiamente escono dalla sfera del soggettivo e che sottintendono l'intervento di intelligenze non umane tese a svolgere sui soggetti prelevati un vero e proprio "programma" personalizzato tutt'altro che lasciato al caso.
Molti degli episodi si collegano così ad eventi dimenticati e verificatisi nella giovinezza, o addirittura nell'infanzia, con i misteriosi "rapitori" impegnati ad orientare la stessa esistenza delle protagoniste. E lo scenario potrebbe anche essere ritenuto da incubo: rapimento dei soggetti, analisi anatomo-biologica dei loro corpi, prelievo di campioni organici, inserimento di corpi estranei (impianti) presumibilmente utili per monitorare l'organismo, vari tipi di manipolazioni di carattere genetico, ivi incluso l'uso dell'apparato genitale per fini di "procreazione assistita".
In altri termini, inseminazione artificiale e gestazione di feti che, prematuramente, vengono poi prelevati nel corso di successive "abductions" dai "rapitori". Questi sono fin troppo spesso inquadrabili nella tipologia umanoide dei cosiddetti "grigi", esseri esili e macrocefali, glabri, calvi, con grandi occhi, con assenza di padiglioni auricolari e di bassa statura. Ma i feti in questione non sono del tutto umani e rappresenterebbero un qualche tipo di incrocio tra l'"Homo Sapiens" e i fantomatici rapitori alieni.

Non c'è bisogno di dire che tutto ciò apre prospettive allucinanti. Ma se è vero che eminenti autori come David Jacobs gettano un grido di allarme ed evocano prospettive apocalittiche di controllo e conquista aliena del nostro pianeta, altri la vedono diversamente.
Lo psichiatra John Mack e lo scrittore Whitley Strieber, ad esempio, considerano questa "comunione" umano-aliena un'occasione di crescita epocale per la nostra specie e le intenzioni dei "rapitori" tutt'altro che cattivi. Analogamente l'operato di un veterinario su animali, ignari ma bisognosi di cure, non è affatto negativo, nonostante la paura di questi ultimi nel corso dei necessari interventi.

Infatti, se alieni malintenzionati avessero voluto intervenire in termini sgradevoli per noi, lo avrebbero certo fatto ben prima e senza tanti scrupoli. Di qui l'atteggiamento cosciente e talvolta sereno - al di là dello shock dell'abduction - dimostrato da alcuni soggetti. E, curiosamente, fra i tanti "addotti" appaiono più spaventati i soggetti maschili. Le "rapite", invece, hanno un atteggiamento di maggiore apertura e responsabilità verso le rispettive esperienze. Considerate, in fondo, anche come qualcosa in grado di dilatare la visione della realtà e della vita.


Loro l'hanno "prescelta", per noi è Angela C.

1999, 29 maggio. È in corso il 7° Simposio Mondiale di Ufologia a San Marino e chi scrive, in qualità di organizzatore della manifestazione, va e viene fra la sala congressuale e l'atrio del Teatro Titano. Ad un certo punto mi ferma una sorridente donna bruna, occhi penetranti, che mi dice: "Dottor Pinotti, io sono una rapita e devo dirle una cosa importante!". "Cosa?" le chiedo. "Gli extraterrestri mi hanno detto che ci sarà un tremendo terremoto in Turchia, con tanti morti...". "Ah, interessante..." - taglio corto io - "Però deve scusarmi, ora non posso occuparmene, c'è un congresso in corso. Magari ne riparliamo...". E la lasciai. Poi non la vidi più, e la dimenticai. Fino a che, per una serie di impensate circostanze, un bel giorno mi capita a casa con il marito e il particolare mi torna alla mente: era passato un anno e, poco dopo da quando la donna mi aveva parlato, quel terremoto in Turchia c'era stato davvero. Niente di strano, dunque, che quando me la ritrovai davanti la guardassi con in minimo di sconcerto. "Mi chiamo Angela" si presentò.
Oggi Angela ha 46 anni. Lavora in proprio col marito e ha un'istruzione media. Vive in una località del Grossetano, la provincia più estesa d'Italia.

La notte fra il 6 e il 7 settembre 1997 si alzò dal letto e vide una grande luce che la spinse a salire fino alla terrazza che dominava la sua abitazione di allora. Quando fu all'aperto scorse in cielo un corpo luminoso ovoidale, di colore giallo-verde-azzurro e che non emetteva alcun rumore. Al termine dell'avvistamento, la donna ebbe l'impressione di avere osservato l'oggetto per un periodo di tempo lunghissimo. "Una cosa irreale - dice - come se fossero trascorse ore...". Il corpo ruotava su se stesso ed emetteva un fascio luminoso ondeggiante, che si proiettava sul suolo. Poi tale fascio di luce si ritirò e l'UFO si allontanò velocissimo. Angela non fu però la sola a vedere quello spettacolo. Le segnalazioni di luci celesti anomale furono infatti molteplici quella notte in tutta la provincia, l'intera Toscana e anche altrove. Fatto è che i da allora la donna iniziò una serie di esperienze più che degne dell'attenzione dell'ufologo.

Tutto cominciò con la constatazione di insolite "presenze" all'interno della sua stessa abitazione: da alcune sferette luminose evoluenti a mezz'aria all'apparizione di entità umanoidi del tipo "grigio" nella sua camera da letto. E tali "bedroom invaders" non mancarono di rassicurarla, facendole capire che sarebbero ritornati.
All'inizio le creature presero a manifestarsi solo ad Angela, successivamente anche il marito Francesco vide i fantomatici intrusi.
Via via i visitatori le rivelarono che l'avevano seguita passo passo dall'infanzia, assistendola nel suo sviluppo. Sì, perché Angela sarebbe un "ibrido", e la madre biologica (la donna ha una madre adottiva) l'avrebbe concepita con l'intervento dei "Grigi". La sua graduale presa di coscienza aveva infine consentito loro di manifestarsi senza effetti negativi per lei. Nel corso degli ultimi tre anni "Loro" hanno anticipato ad Angela vari eventi futuri successivamente verificatisi: "Per loro lo spazio e il tempo hanno valori diversi".

Lo scenario che si delinea è tanto complesso quanto chiaro. Ci troveremmo di fronte all'intrusione sulla Terra di più razze extraterrestri umanoidi, generalmente tutte interagenti fra loro, a parte poche eccezioni. Si tratterebbe di un "bestiario" estremamente vasto: dai classici "Grigi" e dagli angelici "Nordici" a piccoli umanoidi pelosi, a nanerottoli di aspetto vagamente asiatico dai grossi zigomi alla mongola, fino a entità di taglia quasi lillipuziana dalla pelle verde-olivastra e, al contrario, a creature longilinee di altissima statura e ad esseri che ricordano gli insetti, dal volto simile a quello di una mantide...
Originari di diversi pianeti extra-solari, questi alieni seguirebbero da tempo l'evoluzione dell'uomo, evoluzione in cui oggi sarebbero coinvolti in modo più deciso e diretto. Così come un tempo essi avrebbero agevolato lo sviluppo della vita sulla Terra, oggi il loro piano - il "Programma" - prevederebbe infatti la creazione di "individui-ponte" fra noi e loro, nell'intento di elevare la razza umana ad una dimensione cosmica. Di qui le manipolazioni genetiche di cui sarebbero variamente responsabili, tese a salvaguardare e rafforzare, con una serie di "selezioni mirate" di soggetti idonei, i lati migliori del DNA umano in grado di produrre individui psicologicamente ed eticamente "positivi". E gli altri? Meno saranno, meglio le cose andranno per l'umanità. L'uomo, infatti, sarebbe da loro visto come una specie giovane e imperfetta, ma anche in grado di sviluppare, accanto a facoltà negative, notevoli potenzialità che, unite al loro bagaglio biologico e genetico, potrebbero contribuire ad originare soggetti migliori.

In questo contesto rientrano le esperienze di tante "rapite" in tutto il mondo, quali strumenti consenzienti di questo "Grande Esperimento" di perfezionamento della razza umana. Tale esperimento sarebbe guidato da questi esseri, in quanto essi avrebbero una maggior esperienza e coscienza, frutto di milioni di anni di evoluzione. Ma Angela sarebbe anche una "impiantata": sostiene di avere ben tre "impianti" alieni (un quarto sarebbe stato espulso dal suo organismo un anno fa circa) nel cranio. Tali strumenti la monitorerebbero costantemente. In particolare, avrebbero lo scopo di consentire l'individuazione della sua persona, la possibilità di ricevere e trasmettere messaggi telepatici, e di tutelarla da rischi o pericoli per la propria incolumità fisica.

In conseguenza di una serie di interventi periodici di ingegneria genetica sul suo organismo, Angela avrebbe portato avanti varie gestazioni indotte dai suoi "amici" alieni, che le avrebbero anche mostrato le creature successivamente nate al di fuori del suo utero in seguito al sistematico prelievo dei feti. La donna accetta con serenità la sua condizione di "tramite" bio-genetico fra uomini e alieni, e non ha mai fatto resistenza al "Programma". Il "padre biologico" alieno delle creature ibride che ha portato in grembo è stato sempre lo stesso, in quanto evidentemente compatibile con lei. Come lo sarebbe stato, nel 1956, Akon, il "partner" extraterrestre della "contattista" sud-africana Elisabeth Klarer, sedicente madre di un "ibrido" umano-alieno. Colpisce, comunque, l'atteggiamento positivo, equilibrato e affettuoso del marito di Angela, Francesco. "È consapevole della situazione e, da compagno cosciente e responsabile, sa essermi vicino" - dice Angela.

E gli alieni? Nonostante l'uso che hanno fatto di lei - pur con il suo consenso - la donna guarda a loro in termini sostanzialmente positivi, anche se conferma che le varie razze extraterrestri, pur in genere caratterizzate da unità di intenti nei nostri confronti, hanno in parte delle finalità non del tutto coincidenti col "Programma". Naturalmente si riferisce in positivo ai suoi interlocutori diretti, e non già ad altri con cui non ha avuto relazioni.

Curiosamente, Angela è senza figli e, come abbiamo detto, il marito ne condivide in toto il ruolo di "individuo-ponte". La donna - che pure vuole evitare ogni forma di pubblicità e tutelare la propria privacy - ritiene che sia giusto parlare della sua esperienza per "preparare la gente a capire". Bisogna anche essere pronti all'incontro con "Loro", che ci sarà comunque e forse a non lunga scadenza.

"Ditelo - ci ha detto - lo non voglio essere studiata, ipnotizzata e brutalizzata dalla curiosità dei giornalisti. È per questo, proprio perché ho visto come opera gente di pochi scrupoli che si accosta all'argomento UFO, che mi sono rivolta al CUN. Non ho nulla da chiedere e nulla da dare, al di là della mia testimonianza e del mio desiderio che la gente sappia...".
Si potrà dubitare o dissentire, e sostenere che si tratta tutt'al più di un soggetto "paranormale" magari dotato di facoltà precognitive (il che spiegherebbe la faccenda della "predizione" del terremoto in Turchia). Ma non crediamo sia possibile, o tanto meno onesto, ignorare o sottovalutare la sua storia. Una replica italiana di tante altre.


Angela e Karen

San Marino, 1999: 7° Simposio Mondiale di Ufologia. Angela avvicina privatamente la giovane "rapita" statunitense Karen Austin della Florida, che il Prof. John Mack, il famoso psichiatra dell'Università di Harvard, ha portato con sé e che ha colpito l'auditorio per la sincera commozione con cui ha rivissuto le sue scioccanti esperienze di "abduction".
"Mi ha detto tante cose che sostanzialmente confermano quanto mi hanno rivelato 'Loro'- dice Angela - E io le ho detto cose che mi ha detto di avere saputo dai suoi rapitori..."


Dai diari di Angela

Angela ha tenuto diligentemente dei diari delle sue esperienze con "Loro". Ne riportiamo qui solo un piccolo esempio, a carattere indicativo.
Era la notte del 24 marzo 1998. Due di loro dinanzi a me, tutti e tre in piedi... Tante foto sparse su un tavolo, le mie, e uno di loro aveva in mano i miei scritti... Leggeva e mi guardava.
- Sai leggere? - chiedo.
- Sì, capisco la tua scrittura.
Io aspettavo paziente.
- Tutto giusto quello che hai annotato, ma non potrai dire queste verità che a persone giuste. Altrimenti ti mancherà la parola...
E così è stato.


Da dove vengono e dove sono installati

"I loro mondi di origine sono molteplici in varie costellazioni. Mi hanno, fra l'altro, parlato di quella di Orione, dell'Orsa Maggiore e del Reticolo..."
"Dispongono di basi sia sulla Terra che nel cosmo per le loro navi spaziali - dice Angela - Sul nostro pianeta ne abbiamo sotto terra e nelle profondità oceaniche, e non hanno nulla a che fare con una cosa come l'Area 51, dove avvengono incontri e confronti fra loro esponenti e tecnici militari USA in virtù di una forma di accordo: tecnologia in cambio del diritto di utilizzazione senza problemi dei cieli del nostro pianeta controllati dagli americani e dell'impegno a non rivelarsi ufficialmente al mondo. Almeno per ora..."
"Hanno basi sulla Luna, su Marte e nel sistema di Giove..."


Una "Repeater" che non necessita di ipnosi regressive

I limiti dell'ipnosi regressiva sono dati dal fatto che, seppur caratterizzati dalla sincerità del soggetto, i "ricordi" dell'ipnotizzato non possono essere nettamente distinti da aspettative, tendenze, opinioni o fantasie - sempre, beninteso, in perfetta buona fede - del protagonista posto in esame. Solo nel corso di un "doppio rapimento" (caso Hill, 1961 e caso Hickson-Parker, 1973 {[url]http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=4992}) si possono accettare senza riserve eccessive i dati desunti da esperienze di ipnosi regressiva.
Nel caso di Angela non c'è problema. Nessuno - sebbene qualcuno vi abbia tentato - è riuscito a ipnotizzarla. I suoi ricordi sono diretti e consapevoli, e propri di un "repeater" classico (con tale termine in USA si indicano i "rapiti" caratterizzati da esperienze continuate e periodiche).


Una "previsione extraterrestre": 2001, l'anno del Polo

Angela ci ha anche confidato alcuni elementi che i suoi pretesi interlocutori alieni le avrebbero fornito in rapporto al prossimo futuro. "Sono esseri che si spostano nello spazio-tempo - dice - ecco perché visualizzano a breve il nostro futuro. Circa l'Italia, mi è stato detto che nel 2001 le elezioni politiche vedranno il crollo del Centro-Sinistra e la vittoria del Polo. E ciò già un anno fa. Da allora D'Alema è già uscito di scena..."
Beh! questo, e in molti, l'avevamo previsto anche noi terrestri!


Antonio Villas Boas: il primo esperimento di "esogamia"

È il primo caso - maschile - di esperimento genetico indotto dai piloti degli UFO.
Nel 1957 il giovane agricoltore brasiliano fu prelevato e portato di peso a bordo di un veicolo alieno da "esseri" scafandrati, che lo sottoposero ad una serie di test clinico-biologici finalizzati all'accoppiamento con un essere femminile umanoide della stessa specie dei misteriosi rapitori. Eseguito quanto necessario, l'uomo fu rivestito ed estromesso dal velivolo che decollò scomparendo nel cielo. Da allora Antonio Villas Boas vive nel timore di vedere tornare i suoi sequestratori e forse anche suo figlio: un sangue misto umano-alieno.
Non c'è bisogno di dire che il modus operandi di chi avesse voluto verificare concretamente le possibilità di un connubio fecondo fra due specie diverse non avrebbe potuto essere stato più idoneo: in primis, il prelievo di un maschio ad hoc; in secundis, vistane l'idoneità biologica, il suo più o meno forzato accoppiamento con una femmina dell'altra specie; infine, il suo rilascio e la possibilità di controllare e seguire lo sviluppo dell'esperimento nell'utero della donna-cavia.


Un universo fatto di "corridoi"

Gli extraterrestri di Angela si spostano con le loro navi spaziali by-passando il limite costituito dalla velocità della luce, di 300.000 km. al secondo.
"Escono dalla nostra realtà lungo “corridoi spaziali” in cui tempo e spazio non hanno più i valori che dovrebbero avere". Ma dispongono anche di altre tecnologie. "Per spostamenti meno impegnativi alcuni di loro utilizzano la propulsione ionica...".


Betty Hill

È stata la prima "rapita" di cui il mondo abbia saputo, attraverso il "best-seller" di John Fuller negli anni Sessanta. Vittima della prima "abduction" documentata, con il marito Barney, Betty fu sottoposta a bordo dell'UFO ad una visita anatomica e ginecologica, ivi incluso un test di fertilità, per quello che se ne può dedurre. Gli alieni si esprimevano telepaticamente, manifestavano una profonda difficoltà a concepire concetti quali il tempo come noi lo vediamo e la morte e fecero capire alla donna che lei e il marito sarebbero da allora stati costantemente seguiti da loro. Parecchi anni dopo, in effetti, Betty vide e fotografò un UFO.
L'uso dell'ipnosi regressiva nel caso Hill, introdotto dallo psicologo Benjamin Simon, vide i due coniugi, in sedute distinte e separate, riferire la stessa incredibile esperienza: che non può, a questo punto, che avere valenze sostanzialmente oggettive.


Betty Andreasson

Nel 1977, nel corso di una seduta di ipnosi, l'americana Betty Andreasson ricordò nei dettagli la propria esperienza di "abduction". La donna aveva letto, due anni prima, un appello rivolto dal Prof. Joseph Allen Hynek del "Center for UFO Studies" a chi avesse avuto esperienze ufologiche e si era sentita spinta a rispondere.
L'ipnosi rivelò così un mondo insospettato. Betty era stata ripetutamente sequestrata da alieni macrocefali dai grandi occhi e l'intrusione degli esseri aveva interessato anche gli altri componenti della sua famiglia. La sua esperienza aveva finito con l'assumere valenze spirituali, con tanto di "messaggi" per l'umanità. L'esame psichiatrico cui Betty si sottopose escluse "sintomi di disordine mentale o problemi psichiatrici".


Pat

Nome convenzionale attribuito da Karla Turner ad una donna di Floyd's Knob (Indiana) che, nel 1954, avrebbe vissuto il trauma dell'"abduction" unitamente alla famiglia (madre, patrigno, nonna, fratello e sorella).
Alla comparsa di entità rispondenti alla classica anatomia dei "grigi" si alternarono, all'interno dell'UFO, esseri luminosi e un biondo personaggio di apparenza "angelica" che la protagonista associò all'immagine di Gesù Cristo. Nel corso dei ripetuti incontri con gli alieni, e in conseguenza del prelievo di campioni biologici dal suo corpo, a Pat fu detto: "Stiamo facendo una nuova te stessa" con implicito riferimento alla clonazione.
"Sei un angelo?" chiese poi Pat ad uno degli alieni.
E la risposta fu: "Sì, ma non come ti è stato insegnato".


Ansie

È anche questo un nome convenzionale assegnato da Karla Turner ad un'altra "rapita", residente in Tennessee. Nata nel 1966, l'esperienza di "abduction" ebbe inizio nel 1988. Angie fu "risuccchiata in un lungo tunnel di luce" e teletrasportata all'interno degli UFO. A bordo, con i "Grigi", un uomo biondo che la "visitò" più volte. Le dissero di essere fra i prescelti per "conquistare il mondo mediante il dominio del potere di infiltrazione". In un'altra occasione, ad Angie furono mostrati un "clone" di bambino e nove bimbi "ibridi" che sarebbero stati usati per "preparare gli umani ai cambiamenti".
Quali?
"La trasformazione spirituale degli umani", fu la risposta.
In seguito Angie scoprì che l'interesse degli alieni per lei risaliva alla sua vita intra-uterina.
[Modificato da cagliari79 01/03/2010 10:09]
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01/03/2010 10:15

Il progetto EMBLA a Hessdalen
UFO Notiziario n° 27 - Dicembre 2001



Il progetto EMBLA a Hessdalen

Nel 2000 ebbe luogo la prima spedizione italiana a Hessdalen, denominata "EMBLA 2000"



di Massimo Teodorani

1. Globi di luce in una valle desolata
La valle di Hessdalen è teatro di fenomeni luminosi anomali fin dal 1981.
In base alla testimonianza diretta di scienziati, ingegneri e osservatori a questi direttamente correlati, impegnati nelle osservazioni sul campo, viene descritto un fenomeno luminoso il cui comportamento è del tutto multiforme, in termini di forma, dimensioni, colore e regime di moto.
La forma più frequente è quella dello sferoide, ma appaiono anche forme lenticolari, forme allungate, forme approssimativamente triangolari od ogivali, molto spesso anche forme asimmetriche.
Le dimensioni intrinseche vengono stimate tra 1 e 30 metri. Il colore è spesso bianco, ma altre volte anche giallo, rosso, verde o blu.
Molto spesso si tratta di plasmoidi luminosi multipli caratterizzati da differenti colori; più frequentemente è presente l'accoppiata bianco-rosso. Le luci appaiono talora come improvvisi "flash" nel cielo.
Il regime di moto è di rado rettilineo, più spesso del tutto casuale, a volte pendolare, oscillante o elicoidale.
Oggetti di questo genere, che quasi mai emettono rumore, possono muoversi a velocità elevatissime (fino a 30.000 km/h) e fermarsi all'improvviso. Possono scindersi in più parti e poi fondersi di nuovo in un'unica struttura. Possono rimanere in cielo per pochi secondi, così come anche per alcune ore, sia in movimento che rimanendo immobili.

Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di oggetti caratterizzati da un'apparenza del tutto evanescente senza contorni precisi. La loro luminosità può essere elevatissima, superando spesso 100Kw di potenza, e rimanere tale per tempi prolungati fino a 1-2 ore, fino a spegnersi di colpo. Altrettanto spesso tali oggetti sono stati visti pulsare in modo regolare o semi-regolare, e talora aumentare la frequenza di pulsazione in seguito al puntamento di torce elettriche o fasci Laser nella loro direzione. La loro direzione di percorrenza è spesso lungo l'asse nord-sud. Le quote sono di solito molto basse, da 1000 metri fino ad un metro da terra.
Il fenomeno sembra manifestarsi molto spesso in stretta vicinanza col terreno, spesso caratterizzato da valli e da montagne: l'apparizione dei globi luminosi appena sopra la cima delle montagne è una caratteristica molto diffusa.

2. Dal Progetto Hessdalen al Progetto Embla
Il fenomeno luminoso di Hessdalen viene studiato scientificamente fin dal 1984, quando una commissione di ricercatori professionisti guidati dall'ingegnere elettronico Erling Strand, ora professore assistente all'Østfold College di Sarpsborg, portò alla creazione del "Project Hessdalen".
Nel 1984 ebbe luogo una campagna strumentale di misurazione con la quale si dimostrò che il fenomeno luminoso è correlato con perturbazioni magnetiche, produce marcatissime tracce radar e determina talora balzi improvvisi dell'emissione radio (HF).
Subito dopo il 1994, anno in cui si svolse a Hessdalen un importante convegno internazionale di fisica per discutere del fenomeno, nacque una collaborazione tra il Project Hessdalen e il sottoscritto. Ciò portò alla messa a punto di svariati progetti di ricerca strumentale mirati a testare le varie teorie sul tappeto, e ad un'ulteriore analisi dei dati acquisiti nel 1984. Questa analisi, che poté confermare tutto quanto effettuato a suo tempo dal Project Hessdalen, fornì anche un nuovo risultato: alcune componenti del fenomeno mostrano una significativa correlazione con l'attività solare. Questa correlazione, pur restando tale dal punto di vista della statistica, non ebbe un seguito dal momento che, nel corso della stessa indagine, si osservò che il fenomeno mostrava anche caratteristiche completamente autonome senza alcuna correlazione con la ionizzazione solare.

Il 1995 segna una svolta importante: è l'anno in cui il sottoscritto coinvolge in questa ricerca anche il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), in particolare il Prof. Stelio Montebugnoli, dirigente tecnologo della Stazione Radioastronomica di Medicina (BO). In quell'anno ebbe così luogo il primo di quattro workshop italo-norvegesi dove al Prof. Strand si aggiunse anche il Prof. Bjorn Gitle Hauge. Nascono così le basi del "Progetto Embla", che porterà in seguito anche all'effettuazione di missioni scientifiche italiane a Hessdalen.

Nel 1998 il Prof. Strand dà vita alla AMS (Automatic Measurement Station), un vero e proprio osservatorio computerizzato, provvisto di videocamere automatiche, magnetometro, analizzatore di spettro radio e radar. In particolare le videocamere in uso (di diverso tipo) hanno consentito, e consentono tuttora, di monitorare in tempo reale il fenomeno luminoso a Hessdalen. Ciò ha permesso al sottoscritto di costruire una statistica obiettiva dalla quale emerge che il fenomeno luminoso si verifica maggiormente nei periodi invernali e nelle ore che vanno dalle 22,00 alle 01,00 e che esso presenta una distribuzione assolutamente uniforme nel cielo (e talora sulla terra) senza mostrare aerovie preferenziali.

Nel 2000 ebbe luogo la prima spedizione italiana a Hessdalen, denominata "EMBLA 2000". Questa missione era soprattutto dedicata al monitoraggio del fenomeno nel campo radio, in particolare nella finestra delle onde lunghe (VLF), progetto che fu suggerito da Flavio Gori di NASA Inspire. Gli analizzatori di spettro approntati da Montebugnoli e dai tecnici suoi collaboratori, vennero installati per un mese all'interno dell'osservatorio norvegese. Ciò portò all'acquisizione di un'enorme quantità di dati, dai quali emersero caratteristiche altamente peculiari, in primo luogo la rilevazione degli stessi identici segnali rilevati 16 anni prima dai norvegesi nelle onde corte: balzi improvvisi dell'emissione radio con elevata caratteristica di periodicità. Ma soprattutto la rilevazione di segnali mai registrati prima: segnali marcatamente "doppler" che permettevano di misurare velocità fino a 100.000 km/sec. Un'analisi del sottoscritto ha portato all'elaborazione di un modello fisico dal quale emerge che i "plasmoidi" luminosi di Hessdalen sembrano essere oggetti rapidamente rotanti in grado di espellere particelle a velocità quasi-relativistica e collimate da un fortissimo campo magnetico. Nel corso della stessa missione fu anche possibile documentare e riprendere con videocamera e camera fotografica l'apparizione di fenomeni di luce, alcuni dei quali dalle caratteristiche altamente peculiari.

La missione "EMBLA 2000" deve la sua realizzazione anche al neonato Comitato Italiano per il Progetto Hessdalen (CIPH), un istituto privato di ricerca diretto dallo studioso Renzo Cabassi, da lui creato per promuovere uno studio scientifico dei fenomeni luminosi anomali in atmosfera. Il CIPH finanziò il sottoscritto per partecipare a questa missione come supervisore scientifico in appoggio ai tecnologi del CNR. Il CIPH ha invece completamente gestito sulla base dei fondi e della strumentazione messi a disposizione, la spedizione "EMBLA 2001", missione questa completamente dedicata allo studio eminentemente ottico del fenomeno luminoso.

Per un mese intero (agosto 2001), sono state effettuate osservazioni sul campo usando un telescopio riflettore, una camera CCD, una sofisticata videocamera CCD, uno spettrografo a bassa dispersione, varie macchine fotografiche e tutta una serie di detector portatili messi a disposizione dal CNR (presente anche quest'anno assieme a Flavio Gori, ma per un periodo limitato di tempo). Questa missione, di cui il sottoscritto è stato direttore scientifico, ha consentito di portare ad una maggiore comprensione del profilo fenomenologico dei globi luminosi, dal quale è emerso che:

1. il fenomeno è costituito da molti sferoidi secondari che sembrano vibrare attorno ad un comune baricentro, alcuni dei quali vengono palesemente espulsi dal corpo centrale,
2. il fenomeno è in grado di cambiare forma e colore in tempi rapidissimi, manifestando in continuazione delle pulsazioni irregolari. Da un punto di vista fisico, si è potuto dimostrare sia spettroscopicamente che fotometricamente che il fenomeno luminoso si comporta nel 95% dei casi come un plasma termico con una temperatura paragonabile a quella della fotosfera solare. Pur tuttavia si è dovuto prendere atto di due fattori peculiari:
* la luminosità aumenta solo per via dell'aumento della superficie irradiante e non per via dell'aumento della temperatura che resta pressoché costante senza alcun effetto di raffreddamento: ciò porta a ritenere che si tratti di un plasma confinato all'interno di un fortissimo campo magnetico e che la struttura approssimativamente globulare dei plasmoidi sia dovuta ad un tipo di "forza centrale" che simula la gravità - si pensa in questo caso a mini buchi-neri o a monopoli magnetici - e che fa assumere ai plasmoidi un aspetto simile a quello di una "stella in miniatura",
* così come rilevato nella missione dello scorso anno, una esigua ma significativa parte degli oggetti rilevati non mostra alcuna caratteristica di plasma bensì quella di oggetti solidi illuminati uniformemente, facendo ritenere che la fenomenologia di Hessdalen sia dovuta alla sovrapposizione di due fenomeni dalle caratteristiche differenti oppure da due comportamenti differenti di uno stesso fenomeno.

Nel corso di "EMBLA 2001" si è potuto anche rilevare l'altissimo livello di elettrificazione dell'intera valle di Hessdalen, in forma di specie di lampi globulari che vengono rilevati ovunque, così in cielo come in terra.
Nel corso delle prossime missioni programmate a Hessdalen si sta tuttora progettando di utilizzare uno spettrografo ad alta risoluzione e un "imaging radar".

3. Le peculiarità di Hessdalen
Gli abitanti di Hessdalen e della zona limitrofa, come ad esempio il lago Oyongen, riportano fin dal 1981 testimonianze dal carattere eminentemente ufologico che non si limitano solamente alla descrizione di sfere di luce evanescenti ma anche di oggetti nettamente strutturati di varie forme: dischi, triangoli, ovoidi e sigari volanti tra i più citati.
Prima che le missioni EMBLA venissero intraprese, gli scienziati, incluso il sottoscritto, hanno ritenuto che queste testimonianze null'altro fossero che una interpretazione fantasiosa degli abitanti di un fenomeno di sicura origine naturale, mediata da un immaginario collettivo ben radicato nel mondo: il mito delle astronavi o aeronavi aliene.

La prima osservazione sul campo (EMBLA 2000) ha permesso di rilevare, assieme ad una stragrande preponderanza di luci non strutturate, anche la presenza di oggetti che presentano una struttura ben netta: un triangolo di luci prima, un piccolo ovoide a debole luminosità poco dopo. Durante la seconda osservazione (EMBLA 2001) si è potuto rilevare qualcosa di simile ad un ellissoide schiacciato.
Si prende serenamente atto anche di questi "dati discrepanti", nella piena consapevolezza che fare scienza significhi analizzare tutti i dati a disposizione, e non selezionarli in funzione di convenienze accademiche preconcette guidate da una presa di posizione, di per sé ideologica, che ben poco ha a che fare con un sano e obiettivo positivismo di fronte ai fatti osservati. Il positivismo resta, anzi avanza proprio quando la scienza ha il coraggio di procedere anche nei sentieri più impervi. Ciò non significa affatto che la presenza di "eventi strutturati" a Hessdalen propenda a favore di visite ET, anzi è molto ragionevole ritenere che i governi che tuttora eventualmente esperimentino congegni volanti a tecnologia esotica sceglierebbero proprio località come Hessdalen per operare indisturbati nel migliore dei camuffamenti: la coesistenza di luci anomale legate al territorio e di macchine volanti nate da qualche mente degli "Skunk Works" permetterebbe a qualche governo di operare segretamente facendo credere all'opinione pubblica che Hessdalen è una base aliena.

Dunque il fatto di aver rilevato anche "eventi strutturati" a Hessdalen non è una prova che la Terra sia visitata da ET. Pur tuttavia questa possibilità in sé non è affatto esclusa dalla scienza ufficiale: la Terra può essere raggiunta in vari modi canonicamente accettati e se ne discute all'interno dell'establishment ufficiale da almeno 20 anni, sulla base della pubblicazione di articoli su riviste del prestigio del Journal of the British Interplanetary Society, e da qualche anno nell'ambito del progetto SETV (Search for Extraterrestrial Visitation) nato all'interno della NASA.
Non esistono allo stato attuale prove scientifiche che la Terra sia visitata da intelligenze allogene, ma esistono tutte le procedure per cercare queste prove, che devono passare attraverso un rigorosissimo screening. Restano per ora accertati due fatti:

* che a Hessdalen sussiste una sovrapposizione di fenomeni apparentemente molto diversi tra loro, quelli attribuibili ad un plasma (in preponderante maggioranza) e quelli tipici di solidi uniformemente illuminati,
* gli stessi fenomeni di plasma offrono caratteristiche in tutto anomale dal punto di vista termodinamico.

A prescindere dalla soluzione ultima della fenomenologia di Hessdalen nella sua globalità, ciò che spinge i ricercatori a effettuare investigazioni in quella vallata è la necessità di comprendere il meccanismo fisico con cui si manifesta l'energia dei globi luminosi o di qualunque cosa ad essi eventualmente correlata, ora abbastanza ben conosciuta dal punto di vista fenomenologico.
Si tratta di un patrimonio di inestimabile importanza per l'umanità: la pressoché costante apparizione di globi di luce in grado di restare accesi per oltre un'ora emettendo a volte un megawatt di potenza non può lasciare indifferente la comunità dei ricercatori che operano nella fisica fondamentale. Ancor più, queste apparizioni sembrano venire incontro al bisogno urgente dell'umanità di dotarsi di una fonte di energia non inquinante ma potentissima e durevole.
Di natura ET o non-ET poco importa. Ciò che importa è che la scienza che sta nascendo ad Hessdalen è rivolta ad un'umanità in crisi, e all'unico paradiso all'interno del sistema solare, meritevole di essere salvato.


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01/03/2010 11:48

Il caso Chiles - Whitted
"Eco del mondo, luglio 1950, anno IV, n°47"



Il caso Chiles - Whitted



Alle 2,45 di un mattino del luglio 1948 un DC.3 della Eastern Airlines, pilotato dal Comandante Clarence Shipe Chiles e dal secondo J.B. Whitted si trovava alla quota di 1500 metri, circa 30 chilometri a Sud-Ovest di Montgomery, Alabama, in rotta da Houston a New York. C’erano un notevole chiaro di luna e piccole nubi sparse sulla rotta. Erano stati preannunciati temporali, di cui i due piloti già sentivano le prime scariche nella cuffia. “Noi stavamo osservando proprio da quella parte”, dice il Comandante Chiles, "quando vedemmo sulla nostra destra e poco più in alto di noi, un chiarore; poco dopo esso prese l’aspetto di un lungo razzo, abbastanza lontano da noi. Poi diventò più grande e salì. Lo giudicammo lungo una trentina di metri, con una enorme fusoliera, grande circa tre volte quella di un B.29". "E' troppo grande per essere un razzo", disse Whitted" che razza di ordigno sarà?". "Aveva due file di finestrini ed aveva tutto l’aspetto di una fusoliera a doppia parete. Le luci che vedevamo erano terribilmente bianche, come quelle di una fiamma a gas; erano le luci più bianche che avessi mai visto. La sua prua si prolungava in una lunga e sottile antenna che gli dava l'aspetto di un ordigno radar comandato; ed anche il suo comportamento fece pensare ad un radar comandato in quanto, quando fu più vicino a noi, si impennò rapidamente e scomparve in una rapida cabrata". Entrambi i velivoli accostarono sulla propria sinistra. Quello misterioso passò circa 200 metri alla destra e sopra del velivolo di linea. "Poi, come se il pilota ci avesse visto e manovrasse per evitarci, dalla sua parte posteriore apparvero enormi vampate ed esso cabrò nelle nubi, mentre la sua scia scuoteva il nostro DC.3". L'apparecchio, senza ali, sembrava avesse una cabina di pilotaggio nella parte anteriore della sua affusolata fusoliera. La cabina era illuminata molto intensamente, mentre la fusoliera aveva la luminosità di una fiamma al magnesio. "Non scorgemmo persone a bordo", dice Chiles, "i fianchi della cabina apparivano luminescenti, di un bagliore intenso, violetto, che si estendeva da prua a poppa, ed aveva l’aspetto di una luce fluorescente. Gli scarichi avevano un color rosso-arancio, più chiaro vicino ai bordi esterni". Tanto Chiles che Whitted erano concordi nell'affermare che le fiamme degli scarichi si prolungavano per dieci-quindici metri dietro il velivolo e divennero più intense quando esso salì nelle nubi. La velocità stimata era di 1200/1500 Km/h. Subito dopo la scomparsa del velivolo misterioso Chiles lasciò i comandi a Whitted ed andò nella cabina dei passeggeri, per chiedere se nessuno avesse notato qualcosa. L'unico passeggero che non dormiva disse di aver osservato una luce intensissima, che dapprima gli aveva fatto pensare ad un fulmine. Si rese conto che doveva trattarsi d'altro quando la vide procedere in linea retta e scomparire senza alcun tuono; notò anche che tale luce era molto più rossa di quella dei fulmini. Egli però non vide alcuna sagoma o contorno di aeroplano o di altro oggetto. L'intensità della luce era tale che provocò un temporaneo abbagliamento ai due piloti, i quali dovettero accendere le luci in cabina per poter leggere gli strumenti.

Fin qui l’articolo del mensile “Eco del Mondo” del luglio 1950. Per completezza di articolo si può aggiungere che l’avvistamento è avvenuto il giorno 24 luglio 1948 e che la spiegazione dell’epoca fu che i piloti videro "una straordinaria meteora". Tesi fornita dall'allora consulente scientifico del "Project Sign", professor Joseph Allen Hynek. Ecco sotto per concludere alcuni documenti declassificati sul caso, due con i disegni dell’oggetto e una scheda sommaria dell’avvistamento. I documenti fanno parte dell’archivio del “Project Bluebook”


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