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Il caso Hickson - Parker

Ultimo Aggiornamento: 05/01/2010 14:54
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Utente Senior
05/01/2010 14:54

Il caso Hickson - Parker



11 ottobre 1973: presso la base aerea di Keesler, Mississipi, due operai del cantiere navale di Pascagoula, Charles Hickson di 42 anni e Calvin Parker di 19, stavano tranquillamente pescando nel fiume omonimo quando, tutto d'un tratto, si verificò l'incredibile. "Erano le sette di sera -racconterà in seguito Hickson- quando in alto apparve qualcosa. Uno strano oggetto blu stava scendendo sull'acqua, lentamente. Nel cielo, tutt'intorno, si diffondeva una luce rossastra. Senza rumore, quell'oggetto planava sopra di noi. Stavamo lì con la canna in mano senza far niente. Bisogna pensare che l'avvicinamento di quell'oggetto ovale molto allungato fu questione di pochi secondi. A un certo punto il disco si fermò proprio sulle nostre teste, e tre strani esseri uscirono da una specie di oblò. Galleggiavano come pagliuzze nell'aria. Noi guardavamo in alto verso il disco volante pieni di paura, di stupore, incapaci di fare qualsiasi cosa. La canna che tenevo in mano tremava; comunque, li vedevo, quei mostri, mentre scendevano veloci. Erano alti circa un metro; avevano due occhi come i nostri, ma molto più grandi. Le orecchie e il naso erano appuntiti. La loro pelle era grinzosa e rossastra. Sotto il naso, invece della bocca, avevano un buco informe e sgangherato. Venivano verso di noi rapidi. Uno di loro si avvicinò a Calvin, gli mise le braccia intorno alle ascelle, lo sollevò, apparentemente senza fatica, e lo portò via. Gli altri due fecero lo stesso con me. Le loro mani erano grandissime. I due che presero me, mi sollevarono di peso e mi portarono sulla loro astronave. Calvin, quando io entrai, stava già disteso sopra un pavimento lucido, nero. Misero anche me accanto a lui. Mentre i tre extraterrestri se ne stavano in disparte, un grosso apparecchio fluorescente si abbassava su di noi, fermandosi un attimo; poi si ritirò verso l'alto. Gli strani esseri ci fecero girare su un fianco, poi sulla schiena e poi sull'altro fianco. E per ogni posizione l'aggeggio fluorescente si abbassava su di noi, come quando si fa una schermografia. Finita l'operazione, ci ripresero e ci riportarono nello stesso punto dove prima stavamo tranquillamente pescando. Se ne andarono rapidi e silenziosi nella stessa direzione dalla quale erano venuti. Gli extraterrestri non dissero nulla e non facevano alcun rumore; non avevano addosso niente, cioé sentivamo che la loro pelle era pelle vera, non indossavano tute. Dell'astronave vidi solo la stanza dove stava quell'apparecchio fluorescente. Doveva emanare una radiazione, che permetteva di studiarci, di fotografarci come animali per loro sconosciuti...". Ripresisi dal trauma, i due operai corsero alla base aerea di Keesler per chiedere aiuto. Ma, sentita la loro storia, i militari si rifiutarono di creder loro. Comunque, cedendo alle insistenze, li sottoposero ad un esame per verificare se fossero stati contaminati da radiazioni. Il responso fu negativo. A questo punto, per toglierseli di torno, gli avieri li indirizzarono allo sceriffo Barney Mothis. Quest'ultimo racconterà:"Erano cosi' spaventati che temevo morissero dalla paura. Diedi loro qualcosa da bere, per tirarli su. Ascoltai la loro storia, prima da uno poi dall'altro; non ci furono contraddizioni. Non erano ubriachi, non erano drogati. Chiesi informazioni a Pascagoula. Tutti dicevano di loro: "Sono bravi ragazzi, gente a posto". Li misi alla prova con la macchina della verità. Risultò che non dicevano bugie. Ma non riuscivo a credere alla loro storia. Nelle condizioni in cui si trovavano, pensai che fosse meglio se avessero passato la notte da me. Accettarono. Li chiusi in una stanza dove avevo nascosto un registratore acceso. Durante la notte conversarono tra loro. L'indomani mattina, quando sentii il nastro, non ebbi più dubbi: quei due avevano avuto un'esperienza traumatizzante, il loro racconto era veritiero. Li portai subito all'ospedale perché malgrado fossero passate più di dodici ore dal rapimento stavano ancora in uno stato di semi-choc. All'ospedale li curarono, diedero loro dei sedativi, dei calmanti. Nel frattempo da tutta la zona di Pascagoula e anche da tutto il Mississipi continuavano ad arrivare telefonate di gente che segnalava dischi volanti, come quelli descritti da Hickson e Parker...". A questo punto lo sceriffo, ricredutosi, si affrettò ad avvisare tutte le autorità competenti.
E così, pochi giorni dopo, Pascagoula si riempì di scienziati e professori. Dall'università di Berkeley giunse l'ingegnere e psicologo James Harder, mentre dalla Northwestern University arrivò il preside della facoltà di astronomia, il professor Joseph Allen Hynek, il maggior ufologo del mondo, già consulente dell'Aeronautica Militare per il problema UFO.
Hynek, dopo aver lungamente interrogato i due operai, ebbe a dichiarare: "Non ho alcun dubbio: creature di altri mondi sono scese sul nostro pianeta. Da dove vengano e cosa vogliono non lo so; tutte le ipotesi, a questo punto, possono essere attendibili. Charles Hickson e Calvin Parker non sono matti né soffrono di allucinazioni né mentono, La loro storia è veritiera...". E James Harder, che fece rivivere ai due l'esperienza sotto ipnosi affermò: "La paura ed il terrore che hanno provato sotto ipnosi sono la prova che non mentono, che non erano allucinati e neppure ora lo sono. La loro reazione costituisce per me una prova inconfutabile che essi stavano riattraversando con la memoria una vicenda fuori dal comune. Certe emozioni non si possono simulare in uno stato ipnotico. Del resto, non c'è da stupirsi: numerosi casi di avvistamento di dischi volanti sono stati segnalati in questi mesi...". Hickson, in seguito, si sottopose ad altri esami, compreso un altro test alla macchina della verità, effettuato da Scott Glascow, della Pendleton Detective Agency di New Orleans.
Anche questo esame ebbe esito negativo: il testimone non simulava.
Fisicamente entrambi i rapiti risentirono dell'esperienza vissuta: Hickson ebbe per alcuni giorni una forte irritazione agli occhi, dovuta, secondo lui, alla luce interna che illuminava l'UFO; alcuni giorni dopo ebbe inoltre una forte emorragia alla spalla. Parker invece rimase psichicamente disturbato, e dovette essere ricoverato per alcuni giorni in una clinica. I due non seppero dire con precisione quanto fosse durata tutta l'avventura. Hickson, ad esempio, dopo esser stato radiografato venne lasciato da solo, per "dieci minuti, o forse un'ora", sino a che i suoi rapitori non decisero di riportarlo sul pontile della pesca, ove giaceva a terra, svenuto, l'amico Calvin. La loro esperienza venne infine proposta in televisione, ed un disegnatore, Tony Accurso, stese un identikit degli extraterrestri. Il caso suscitò così un notevole scalpore, scalpore che durò alcuni anni e che ispirò, in Italia, uno sceneggiato, "Extra", diretto da Daniele Danza per la rete nazionale.




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