ROMA - Il buco dell'ozono dovrebbe richiudersi nel giro dei prossimi 50-60 anni. Una previsione che arriva utilizzando modelli matematici negli anni sempre più precisi, anche grazie a potenti pc, ma che soprattutto deve molto alle campagna di misurazione condotte da progetti internazionali ai quali ha partecipato in prima fila l'Italia.
A fare il punto su dieci anni di lavoro in questo campo sarà la presentazione del Cnr al quarto Simposio internazionale Sparc (Stratospheric Processes and their Role in Climate), un progetto internazionale del Wcrp (World Climate Research Programme), che vedrà 400 scienziati ed esperti da tutto il mondo confrontarsi dal 31 agosto al 5 settembre presso l'area della ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna. Al centro dei lavori lo studio della stratosfera, la regione atmosferica compresa fra 12 e 60 km di altezza.
"Negli ultimi dieci anni abbiamo utilizzato un ex aereo spia russo, l'M55, per volare fra i 15 e i 20 km di quota, sopra gli aerei di linea - spiega Federico Fierli, dell'Isac Cnr - in Artide e Antartide dedicandoci ai meccanismi alla base del buco dell'ozono, come la composizione chimica dell'atmosfera e gli aerosol". Altre misurazioni sono state condotte nella fascia equatoriale dei tropici "su Brasile, Africa, Australia e Seychelles - aggiunge l'esperto - per lo studio dei sistemi convettivi, cioé grossi sistemi nuvolosi importanti per definire lo scambio di inquinanti prodotti dal suolo e poi trasportati in parti più alte della troposfera (sotto 12 km)". In particolare "si è misurato quanto queste grosse nubi - afferma Fierli - abbiano un impatto sulla composizione atmosferica, trasportando materiale fino a 16 km di altezza e aumentando il contenuto di vapore acqueo, uno dei gas serra più potenti. La loro variazione cambia l'equilibrio del clima". Dove possono arrivare queste nubi? "Possono essere molto alte e raggiungere i 19 km di altezza, cioé la stratosfera (sopra 16 km ai tropici e sopra i 12 km alle nostre latitudini) - aggiunge l'esperto - alterandone il clima. Fino ad oggi non si pensava potessero superare i 16 km: la nuova ipotesi è che quanto avviene sopra i 12 km possa avere un impatto sui regimi meteorologici al suolo, anche nel meteo delle medie latitudini, un fattore importante per le previsioni su scala stagionale".
Fonte (ANSA).