Sarà tentata per la prima volta entro un mese la sperimentazione nello spazio di una vela solare come unico mezzo di controllo di assetto e di cambiamento di orbita per un veicolo spaziale.
Lo rende noto la NASA, precisando che la vela solare, battezzata NanoSail-D per le sue piccole dimensioni (circa 10m2), sarà installata su un piccolo satellite (alcuni chili di peso) e portata in orbita dal vettore Falcon 1 della SpaceX, che sarà lanciato dall’isola di Omelek (Oceano Pacifico) entro il 6 agosto.
Il concetto di vela solare non è nuovo: da anni gli scienziati pensano di sfruttare, per ottenere movimento, la cosiddetta pressione di radiazione, cioè la pressione prodotta su una superficie dalla luce e dal vento solare, esattamente come un tempo le navi sfruttavano il vento atmosferico.
Un primo esperimento, messo a punto dalla Planetary Society, fallì qualche anno fa per un problema al vettore che doveva portare la vela in orbita.
La messa a punto di un simile sistema di propulsione potrebbe rappresentare un passo avanti significativo nell’esplorazione del sistema solare, consentendo di spingersi ai confini del sistema con tempi molto più rapidi di quelli consentiti dagli attuali propulsori chimici, a ioni, o sfruttando la cosiddetta fionda gravitazionale.
Ad esempio le sonde Voyager, ora fuori del sistema solare dopo circa 40 anni di viaggio, potrebbero essere raggiunte in appena un decennio da un veicolo dotato di vela solare, grazie all’accelerazione lenta, ma costante, che questa può garantire, al contrario dei motori chimici.
La NanoSail sarà anche usata per dimostrare la fattibilità del deorbiting dei satelliti in orbita terrestre mediante attrito aerodinamico. Anche questa idea non è nuova e il primo tentativo del genere è stato fatto – cosa sconosciuta ai più – da un gruppo di studenti e dottorandi della Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell’Università La Sapienza di Roma.
Imbarcò due anni fa sul micro satellite Unisat 4, da loro realizzato, un ingegnoso sistema a bassissimo costo, basato sull’uso di bacchette a molla e una doppia vela di materiale per aquiloni, che sarebbe stata dispiegata in orbita al termine della vita utile del satellite per rallentarne la velocità orbitale fino a provocarne il rientro atmosferico e la relativa distruzione.
Il tutto, con l’obiettivo di metter a punto un sistema a basso costo ed alta efficienza per ridurre il problema dei detriti spaziali, causato dalla lunga permanenza in orbita dei satelliti anche dopo la fine della loro vita operativa.
Purtroppo, anche in questo caso un fallimento del vettore impedì la realizzazione dell’esperimento. Speriamo che questa sia la volta buona, visto che anche il vettore Falcon 1 ha al suo attivo già un fallimento, nel suo lancio inaugurale fatto nel 2006.Dedalonews