00 01/12/2009 14:17
L'evoluzione umana continua!!

Ricercatori dell"Università del Wisconsin a Madison, tra i quali John Hawks, hanno pubblicato, sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), uno studio che descrive gli intensi cambiamenti evolutivi occorsi alla specie umana negli ultimi 40.000 anni, favoriti dalla crescita esponenziale della popolazione umana e dai cambiamenti culturali. Ciò si pone in contrasto con la teoria secondo cui l"evoluzione dell"uomo moderno avrebbe subito un rallentamento o perfino un arresto. Nell"articolo Hawks sostiene che negli ultimi 5000 anni (a partire cioè dall"Età della pietra) la selezione positiva avrebbe operato ad un alto tasso, indirizzando le variazioni genetiche in favore dell"adattamento ai cambiamenti nella dieta collegati all"avvento dell"agricoltura e della resistenza a malattie di carattere epidemico. Hawks spiega "In termini evolutivi le culture che crescono lentamente sono svantaggiate, ma la massiccia crescita delle popolazioni umane ha condotto a molte più mutazioni genetiche. E ogni mutazione che sia vantaggiosa per le persone ha la possibilità di essere selezionata e quindi fissata". La correlazione esistente tra dimensione di una popolazione e selezione naturale è nota fin dai tempi di Darwin, ma solo grazie al recente successo del Progetto genoma umano si è potuta fornire una quantificazione dimostrabile del principio. Proprio grazie alle banche dati genomiche, quale l"International HapMap Project, che cataloga le somiglianze e le differenze genetiche negli esseri umani studiando i geni di distinti campioni di popolazioni in tutto il pianeta, Hawks e colleghi son potuti giungere alle conclusioni del loro studio. Concentrandosi sul fenomeno chiamato disequilibrio di linkage, grazie a una serie di test, i ricercatori sono riusciti a raccogliere prove che la selezione ha operato attivamente su circa 1800 geni, pari a circa il sette per cento del patrimonio genetico. Il progetto HapMap cataloga le differenze individuali nel DNA date dai polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs) e finora ne ha classificati circa 4 milioni sui 10 milioni che si ritiene interessino il genoma umano. Il progetto ha anche identificato diverse regioni del DNA, gli aplotipi, che contengono un gran numero di SNPs e che sono condivisi da molti individui. Hawks conclude "Noi siamo geneticamente più differenti dalle persone che vivevano 5000 anni fa di quanto non lo fossero esse dai Neanderthal". Fonte: Molecularlab.it