00 08/11/2011 16:03
Libia, annuncio shock di Jibril: "Abbiamo trovato armi nucleari"
In Libia sono state trovate armi nucleari. L’annuncio è del premier (ormai dimissionario) Mahmud Jibril, il quale ha precisato che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica confermerà nei prossimi giorni il ritrovamento. Jibril non ha specificato di quali armi si tratti, né se siano ancora funzionanti.
Probabilmente, si tratta di parte di quelle armi di distruzione di massa che il regime di Gheddafi aveva annunciato anni fa di avere distrutto (in particolare si era a conoscenza di ingenti arsenali di armi chimiche, soprattutto gas nervino). Il regime aveva ammesso di avere avviato un programma nucleare, con l’aiuto di tecnici nordcoreani, e anche chimico. E aveva detto di avere predisposto ogni cosa per la sua distruzione, in linea con la politica di normalizzazione dei rapporti con l’Occidente. Ma evidentemente, se sono vere le parole di Jibril, non tutte le testate sono state eliminate. Probabilmente, Gheddafi ha lasciato intatti alcuni depositi.
Gli analisti militari della Nato, durante i giorni della presa di Tripoli, avevano espresso il timore che il raìs facesse ricorso ad armi del genere, nel tentativo di soffocare la rivolta. Queste paure si sono rivelate infondate; ma a più riprese, nelle ultime settimane, si sono rincorse le voci, a Tripoli, di ritrovamenti di armi chimiche. Alcune foto di testate, apparentemente non convenzionali, sono anche circolate nei circuiti internazionali. Ma nulla lasciava supporre che fossero rimasti anche degli ordigni atomici, negli arsenali del regime. Gli esperti di intelligence, infatti, ipotizzavano che Gheddafi non fosse mai arrivato a costruire armi nucleari, sebbene si fosse dotato di impianti per l’arricchimento dell’uranio. Gli unici ritrovamenti sinora effettuati riguardavano soltanto del materiale radioattivo, ma non armi funzionanti.
Oggi termina anche la missione della Nato, e si profila una nuova missione internazionale per la ricostruzione del Paese, ancora tutta da definire. I nuovi dirigenti della Libia sembrano gradire l’ipotesi di una presenza militare straniera, se non altro per addestrare le forze militari e di polizia. Il Qatar, Paese in prima fila nei mesi della guerra, che ha di recente ammesso di avere schierato centinaia di propri uomini sul terreno, si dice disposto a guidare una simile missione. Alla mezzanotte di oggi, dopo 215 giorni, scade dunque Unified Protector, l’operazione guidata dall’Alleanza atlantica che ha permesso ai ribelli di conquistare il Paese. Cosa succederà adesso?
In questi giorni a Doha, capitale del Qatar, si è parlato lungamente, tra i capi di stato maggiore dei paesi coinvolti nei raid aerei, delle prossime mosse. Gran Bretagna, Marocco, Svezia e Giordania sono solo alcuni dei Paesi disposti a partecipare a una futura missione. La stessa Italia, come hanno ammesso i ministri Frattini e La Russa, stanno valutando le modalità di intervento.
La presenza straniera potrebbe avere anche una duplice finalità, finora inespressa dalle forze in campo. Da una parte, evitare una proliferazione (e soprattutto una esportazione) di eventuali armi di distruzione di massa ancora presenti sul territorio. E, dall’altra, evitare che le forze ribelli si macchino di atrocità, come sembra si stia già verificando, se sono vere le accuse di Human Rights Watch.

Fonte: Corriere adriatico.It
www.corriereadriatico.it/articolo.php?id=168334
[Modificato da _Thomas88_ 08/11/2011 16:04]