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Martin-Marietta X-24
Il Martin-Marietta X-24 era un aereo sperimentale sviluppato nel corso del programma PILOT portato avanti dalla NASA e dall’USAF. Il suo scopo era quello di sperimentare il rientro e l’atterraggio di un velivolo senza motore, caratteristiche che verranno poi utilizzate nello Shuttle.
L’aereo era lungo 7.47m ed aveva un’apertura alare di 3.51m. L’equipaggio era composto dal solo pilota e la velocità massima era di circa 1667km/h.
I concetti studiati con questo velivolo erano quelli che affermavano che un pilota avrebbe potuto manovrare in sicurezza un aereo senza motore durante la fase di rientro dallo spazio alla Terra e di atterrare come un normale aeroplano su una pista di atterraggio.
Fu costruito un solo esemplare di X-24, portato alla base di Edwards, che volò la prima volta senza l’ausilio dei motori nell’aprile del 1969 con il Maggiore dell’USAF J.R.Gentry ai comandi. Quasi un anno dopo ci fu il primo volo con i motori che vennero utilizzati per portare il velivolo alla quota e alla velocità prestabilite (prima di lasciarsi cadere), dopo che questo si era sganciato da un B-52 (infatti l’X-24 non poteva decollare da una normale pista ma doveva essere portato in quota da un “velivolo madre”).
In totale, l’X-24 completò 28 voli, di cui quello più veloce toccò Mach 1.6; l’altitudine massima raggiunta fu invece di 21.8km. Nel 1972 il prototipo fu convertito nella versione B, con una forma completamente diversa (la versione B aveva una forma a ferro da stiro mentre la versione A a bulbo), che fu poi la base per il Martin SV-5J.
L’SV-5J era identico per dimensioni all’X-24A ma da esso differiva per il motore che era un Pratt & Whitney J60-PW-1 (un turboreattore). Ne furono costruiti due esemplari.

Nella prima foto vediamo l'X-24 sulla pista; nella seconda foto lo vediamo subito dopo essersi staccato da un B-52.