In occasione dell'operazione "piombo fuso", l'intervento militare israeliano nella striscia di Gaza, avviato da Tel Aviv lo scorso 28 dicembre, tutt'ora in corso, si assiste al tragico dispiegamento di prodotti e armi che attingono alle più sofisticate tecnologie da guerra.
Aerei droni e palloni aerostatici dotati di attenti sensori in grado di mappare ogni centimetro di territorio nemico, per meglio guidare le operazioni di terra; cacciabombardieri dell'ultima generazione, guidati di piloti che indossano caschi come in un sci-fi manga; robot telecomandati in grado di pattugliare i vicoli più inaccessibili; fanteria dotata di fucili che sparano proiettili con un angolo di 90° gradi; raggi infrarossi e strumentazione per la rivelazione termica destinati alla visione notturna; fibre ottiche in grado di rilevare lo spostamento di terra provocato da uno scavo.
Poi ci sono veterani dei cieli, come i cacciabombardieri F-16, ai quali Israele può apportare modifiche segrete (unico paese al mondo cui è concesso dagli Usa un tale 'privilegio' - come recentemente segnalato da Ugo Tramballi su Il Sole 24 Ore), mentre è di recente acquisizione la notizia dell'acquisto di 25 F-35 Joint Strike Fighter, il caccia di quinta generazione, supersonico, dotato di tecnologia stealth.
Intanto il numero delle vittime continua a salire. L'ultimo bilancio dei palestinesi rimasti uccisi nell'offensiva israeliana - secondo il capo dei servizi di emergenza della Striscia, Mouawiya Hassanein - ha superato quota 900, tra cui 277 bambini, 95 donne e 92 anziani. L'organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere denuncia che le condizioni di sicurezza continuano a impedire alle proprie equipe e agli aiuti umanitari di venire in soccorso a una popolazione che non può fuggire e si ritrova intrappolata.
Difficile credere che il risultato di questa 'operazione', del dispiegamento di tanta potenza militare, riesca davvero a portare la sicurezza a Israele, a sedare le ostilità tra due popoli, vittime entrambi di una storia terribilmente dolorosa. A fronte di tanto potenziale bellico messo in campo da Tel Aviv, basta davvero poco perché vi sia un Qassam, una sassata, un invasato della Jihad a minacciare Israele.Virgilio.it