00 27/02/2017 13:56
Denoto in Hybrid (ma potrei sbagliare...) un sapore di "perplessa amarezza", un bisogno, come del resto in moltissimi altri, atavico di cercare di dare un senso alla propria esistenza in un mondo che gli appare fondamentalmente ostile, di trovare una ragione AL PERCHE, ai vari perchè'. Ci affidiamo spesso alla scienza nella speranza che, se non oggi, un domani essa possa spiegare ciò che ignoriamo. E/o alla fede (Hybrid ne ha più di quanto voglia far credere...), perchè ci sostenga nei momenti bui e ci dia forza per sopportare amarezze, delusioni, dolori, per confidare insomma in un domani migliore. L'errore di fondo è quello di affidarci alla ragione che, da sola, non è in grado di placare le nostre ansie, perchè rimane sempre un "QUID" che sfugge a qualsiasi indagine.

La fede risulta del tutto insufficiente quando è coltivata seguendo ciecamente dei riti e ripetendo cantilenando delle formule senza cercare di intenderne e penetrarne il senso più profondo, nell'illusione di poter riuscire a trovare prima o poi, la serenità interiore, sperando che un domani tutto ci sarà finalmente più chiaro. Invece di guardare profondamente dentro di noi seguitiamo a vivere fingendo che quelle sole formule e quei soli riti "magicamente" possano darci la conoscenza. La nostra è un'epoca in cui si eleva a dignità ciò che è tangibile e corruttibile, ovvero la materia, a sfavore di qualcosa di intangibile: lo spirito, l'anima. Sforzandoci così di dimenticare che l'uomo NON è un essere interamente materiale, pur considerando che sì, il corpo è una "prigione" secondo antichi insegnamenti, ma è soprattutto necessario perchè è attraverso il corpo che facciamo esperienza del mondo.

Esprimere il concetto di anima è sempre stato difficile, anche per i grandi maestri. C'è chi ne nega l'esistenza, essendo strutturalmente intangibile, i terra-terra la spiegano con la mente. Chi ha potuto sperimentare certi stati dell'essere sa che questo qualcosa di indefinibile e impalpabile c'è, ed è altrettanto reale del corpo. Un "qualcosa" però che può essere percepito soltanto nella propria interiorità, in esperienze che, come ciò che è percepito, sfugge ad ogni definizione. Si cerca sempre meno l'esperienza diretta "per sapere", e non serve a nulla imporre (si fa per dire...) ad un individuo a fare o a non fare, specialmente nel trascendente i divieti, gli obblighi, non trasformeranno mai necessariamente la coscienza di una persona.