00 08/09/2014 15:40
A 6 mesi dalla tragedia un articolo del corriere sui misteri del volo malese

www.corriere.it/esteri/14_settembre_08/volo-mh370-sei-mesi-ancora-mistero-fitto-sorte-dell-aereo-f7804b88-3741-11e4-bcc9-7c497bbfce...

Si sono riuniti in una trentina questa mattina allo Yonghe Gong, il Tempio dei Lama a Pechino. Indossavano magliette con la scritta «Pregate per l’MH370». Il numero maledetto, quello che identificava il Boeing 777 della Malaysa Airlines decollato da Kuala Lumpur alla mezzanotte tra il 7 e l’8 marzo, diretto a Pechino con 239 persone a bordo, più della metà cinesi. L’aereo non è mai arrivato, è scomparso e da allora, in sei mesi, nemmeno un frammento di rottame è stato avvistato.

Parenti perseguitati

I trenta parenti dei dispersi hanno ascoltato uno di loro che leggeva una poesia, hanno acceso bastoncini d’incenso, candele, si sono inginocchiati e hanno pianto. È arrivata anche la polizia che ha cercato di sciogliere l’assembramento (qualsiasi riunione pubblica non autorizzata in Cina rischia di essere affrontata con le maniere forti). Nei giorni scorsi l’associazione dei parenti ha denunciato alla stampa internazionale che la polizia di Pechino ha cominciato a perseguitarli, un paio almeno sono stati picchiati, qualcuno è stato fermato e detenuto, altri dicono di essere sorvegliati anche dentro casa. Molti hanno lasciato il lavoro, per dedicarsi alle ricerche: «Perché se non si trovano i corpi noi non vogliamo credere che i nostri cari siano morti». I parenti accusano anche le autorità malesiane che non hanno nemmeno reso pubblici i filmati delle telecamere dell’aeroporto che avrebbero potuto dare loro un’ultima immagine dei loro cari all’imbarco quella notte.

L’area delle ricerche

Dopo calcoli complicati fatti incrociando segnali captati dai satelliti e rivelazioni tardive sui tracciati radar, l’area «prioritaria» delle ricerche è stata circoscritta a circa 60 mila chilometri quadrati di Oceano Indiano, 1.800 km a Ovest della città australiana di Perth. Dopo la pausa estiva, a metà settembre saranno calati di nuovo in mare strumenti dotati di sonar e videocamere. Le operazioni saranno condotte da una flottiglia composta da una mezza dozzina di navi. Importante sarà la missione di un paio di unità, Fugro Discovery e Fugro Survey. Appartengono ad una compagnia olandese ingaggiata dalle autorità: a bordo hanno apparati sofisticati che dovrebbero aiutare, si spera, gli investigatori.

Un’ultima telefonata

Il campo di ricerche è stato «raffinato», dicono le autorità australiane: a quanto risulta, il Boeing virò verso Sud prima di quanto inizialmente calcolato. Tra i dati nuovi una telefonata con un satellitare dalla torre di controllo di Kuala Lumpur quando il volo MH370 era scomparso dal loro radar e si cercava disperatamente di entrare in contatto con i due piloti a bordo.

Strani oggetti

Sul fondo del mare in una delle zone delle ricerche sono stati rilevati degli «oggetti» non compatibili con quelli presenti sul fondo del mare. Sono reperti del jet? Gli esperti sono cauti, troppi falsi allarmi in passato. Sembra che siano arrivati all’individuazione incrociando dati ricavati da simulazioni con quelli satellitari. È chiaro che in mancanza di tracce sicure vengono esplorate tutte le segnalazioni ritenute «valide».

Gli hackers

Uno strano episodio ha coinvolto gli investigatori malesi. Trenta computer appartenenti alla Divisione dei Trasporti sono infettati da un virus che ha permesso agli hackers di sottrarre dati sensibili sulle indagini. Gli ispettori hanno ricevuto una email con un link ad un articolo che annunciava il ritrovamento del relitto. In realtà era una trappola cibernetica. Secondo fonti interne la fonte dell’attacco sarebbe partita dalla Cina: si è trattato di un’operazione di spionaggio? E ispirata da chi?