00 17/01/2012 13:49
Il video della notte del terrore
Come formiche in fila per la fuga. Le urla dagli oblò e il fumo.


È un documento video ai raggi infrarossi, girato da un elicottero della Guardia Costiera subito dopo il naufragio, a consegnarci le immagini più apparentemente asettiche dei primi soccorsi. Bianco e nero e solo silenzio sotto un leggero fruscio di eliche. Immaginate un gigantesco palazzo rovesciato su un fianco, la cui facciata esterna diventa un enorme pavimento lucido da cui escono file di formichine nere. La proporzione tra quell'edificio abbattuto e le persone che ne fuoriescono è impressionante. Dagli oblò, dalle finestre e dai terrazzi, un'invasione di minuscoli insetti, mentre l'imponente comignolo in orizzontale lascia ancora uscire un fumo denso. Frantumi, frammenti, rottami galleggiano già sul mare calmo.
Le voci possiamo solo immaginarle, la calca di formichine si scioglie in una fila ordinata che taglia in verticale lo scafo, dal bordo alla carena ormai nuda fino allo strapiombo del mare, dove le scialuppe di salvataggio aspettano di accoglierle. Visto dall'alto, sembra un lavorio lento e paziente. Invece no, a ben guardare c'è un agitarsi di braccia, un fermento, una foga, qualcuno corre di qua e di là, qualcuno, appena uscito da un oblò, sembra invocare soccorso, è rimasto isolato e probabilmente ha paura di non essere avvistato.
È notte, nonostante l'effetto abbagliante del video. Ci sono bave di folla, verso poppa, che oltrepassano la linea di galleggiamento e si allungano coraggiosamente verso la carena, code sfilacciate che si sbracciano per richiamare una motovedetta che si accorga della loro esistenza. Nubi di fumo escono stavolta dalla murata diventata pavimento, appena sotto la scritta monumentale della Costa Concordia, distesa in lungo. Ciò che normalmente dovrebbe essere verticale ora è in orizzontale, e viceversa, bisogna resettare lo sguardo per capire dov'era la chiglia, dove il fasciame, dove i ponti, dove il cassero. La logica capovolta della fisica: una delle murate è diventata carena e la carena è diventata un'autostrada completamente all'asciutto, su cui si può camminare aggirando quelli che fino a poche ore prima erano gli oblò e ora sono diventati pozzi pericolosi in cui si può precipitare. Lo squarcio è già affiorato all'aperto e ingoia acqua. Ripresa da lontano, la nave sembra molto più grande degli scogli che l'hanno abbattuta.
Le immagini del mattino rivelano i colori: un mare azzurro cupo che a tratti si trasforma in una fanghiglia bruna, e la ferita arrossata sembra la carne molle di un bovino macellato. Le file di formichine sono terminate, chi è in salvo è in salvo, gli altri bisognerà andare a cercarli uno per uno. La scogliera ha preso un colore rosato. L'alba tragica sembra un bellissimo tramonto.

Fonte: Corriere della sera.It
www.corriere.it/cronache/12_gennaio_17/formiche-fuga-terrore_02ecd9c4-40d1-11e1-b71c-2a80ccba98...