Universi paralleli: potrebbero esistere davvero

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papero16
00giovedì 19 luglio 2012 12:43


Uomini inviati come fax nel passato grazie agli ‘Universi paralleli’: era la tematica di Timeline – Ai confini del tempo, romanzo di Michael Crichton. Resta per ora solo fantascienza, ma la sua trama riecheggia la questione scientifica delle particelle specchio, che, secondo Zurab Berezhiani e Fabrizio Nesti dell’Università dell’Aquila non sono solo una curiosa teoria, ma una realtà. La scoperta, annunciata dal Science Daily, potrebbe realmente ammettere l’esistenza dei mondi paralleli.



I due fisici teorici hanno rianalizzato i dati ottenuti dal gruppo di ricerca di Anatoly Serebrov presso l’Istituto Laue-Langevin (Francia) i quali avevano studiato il comportamento dei neutroni ultra freddi (Ucn) intrappolati in alcuni materiali: la loro uscita dalla matrice dipendeva dall’intensità e dalla direzione del campo magnetico applicato dall’esterno. Questo effetto non poteva essere spiegato con le attuali conoscenze della fisica.

I ricercatori ritengono che tale anomalia possa essere interpretata alla luce di un ipotetico mondo parallelo costituito da particelle specchio. Ogni neutrone avrebbe la capacità di trasformarsi nel suo gemello specchio invisibile, e poi di ritornare come prima, oscillando da un mondo all’altro. Calcoli teorici hanno dimostrato che la probabilità di transizione risulta sensibile alla presenza di campi magnetici, e potrebbe quindi giustificare il comportamento osservato da Serebrov. Secondo gli autori questa oscillazione potrebbe verificarsi entro un lasso di tempo di alcuni secondi.

Tuttavia tale interpretazione può essere vera a condizione che la Terra possieda un campo magnetico specchio dell’ordine di 0,1 Gauss, che può essere indotto da particelle specchio fluttuanti nella galassia come materia oscura, quella parte dell’Universo che fa sentire la sua presenza tramite gli effetti gravitazionali ma non è osservabile direttamente. Quindi questa ipotesi, se confermata, potrebbe costituire un’altra via per rilevare questa imponente parte del nostro Universo (circa il 90 per cento) che potrebbe a sua volta nascondere i segreti dell’origine del cosmo.

Il lavoro è stato pubblicato su European Physical Journal ( EPJ) C.
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