Felisianos
00lunedì 6 gennaio 2014 01:16
Non ho letto il libro ma sono possibilità della tesi parafisica dell'ufologia e anche della forza psichica umana.
Posso integrare con un articolo tratto dal libro: Archetipi la danza della vita di Francesca Salvador
Noi esistiamo in questo corpo, questa mente, siamo questa persona perché, quando siamo venuti al mondo, ci siamo dati l'identità attraverso un pensiero che si è concretizzato attorno ad un serie di impulsi, energie e dinamiche. L'universo è l'insieme di tutte le energie e dinamiche, le vibrazioni e tutto il sentire, di tutti i sensi e significati che, esso stesso, si dà manifestandosi come realtà concreta che è questa, della Terra in cui viviamo e di chissà quante altre forme di realtà che ancora non conosciamo.
Molte altre forme di realtà già siamo, anche se non ne siamo consapevoli.
Sono le nostre dimensioni che esistono e sono in modo altro, oltre, dalla realtà materiale e fisica che sappiamo di essere.
Per cogliere le altre dimensioni che già siamo e viviamo, ma che ancora non conosciamo, abbiamo bisogno di attivare e riconoscere in noi chiavi, catalizzatori, porte che ci permettono di sapere che stiamo già sperimentando altro, già viviamo in altro, a livelli diversi dell'esistenza, del sentire, del pensare. E, in altri livelli di noi stessi, stiamo sempre bene, sappiamo sempre tutto, siamo innanzitutto ciò che ci serve per vivere pienamente questa vita sulla Terra.
Il quotidiano spesso, ancora non coincide con il nostro benessere, con la risposta ai nostri desideri.
Due sono le istanze da considerare: innanzitutto che il nostro avvertire dolore, avvertire la mancanza di persone – cose – eventi nella nostra vita, è un'illusione della mente e, solo quando riusciamo a collocarci, almeno per qualche istante, oltre l'illusorietà del reale, cogliamo che abbiamo sempre tutto ecco che, da questa certezza, pian piano, anche il soffrire, la mancanza, si aprono su un nuovo e più fecondo sentire di sé. Poi, spesso viaggiamo sul pensiero e, ancor più spesso, su pensieri e schemi trasparenti, siamo ciò che non vorremmo essere e lo sappiano, o non lo sappiamo. Come fare a renderci conto che siamo in uno schema che non corrisponde a ciò che oggi vorremmo vivere? Spesso pensiamo che è l'altro, sono gli altri a non darci ciò che pensiamo giusto per noi.
La verifica è questa: dentro e fuori corrispondono.
L'esterno è ciò che io mi sono creato per me, in tutto, non c'è niente e nessuno che interferisce su come creo la mia realtà.
Quando questo è chiaro e assodato in tutta la sua pregnanza, possiamo cominciare a lavorare.
Così, ascolto la realtà, la leggo, l'osservo e mi dico:
Ciò che ho davanti o il vuoto che mi sembra di avvertire è ciò che io mi sto dando o non mi sto dando nell'esistenza.
Solo questo c'è.
Comincio ad elencare, non ciò che vorrei e non ho, e presumo qualcuno, fosse anche Dio o il mio compagno/a di vita mi dovrebbe dare, ma ciò che ho davanti e lo faccio corrispondere al dentro di me:
Questo è quanto di me ho sentito e ho pensato. Quanto per me ho accolto e benedetto. Questo è quanto sono, abbondanza o riduttività.
Altro non c'è, nella dinamica e situazione di creazione, se non il mio essere creatore della mia realtà e le risorse che io so andarmi a cercare per renderla concreta davanti a me.
Questa è la strada per rendersi conto che solo in me devo guardare, solo in me devo andare a contattare e fare esperienza delle potenzialità e modalità del creare.
Abbiamo bisogno di imparare a cogliere le chiavi universali che abbiamo in noi, con esse ci siamo dati corpo ed identità, con esse ogni momento interagiamo con tutto l'universo.
Abbiamo bisogno di ritrovare la nostra storia di creazione, come ci siamo dati corpo e psiche, come ritrovare in noi questa dimensione dell'essere con-creatore di noi stessi. L'ebraismo chiama be-rē-'šīt, "in Principio", l'Istante in cui l'essere viene all'esistenza. Ciò che noi stessi siamo e partecipiamo nel nostro essere con-creatori di noi stessi e del mondo.
La Vita, l'Essere, Dio, il Tutto, nella sua manifestazione, nel suo darsi all'esistenza si è proiettata fuori di sé dandosi, ad ogni manifestazione, un'espressione di se stessa.
Ogni espressione di sé che Dio, il Tutto s'è dato, è un archetipo....
chip65C02
00lunedì 6 gennaio 2014 21:45
a me questo petrus sembra un pazzo scatenato,
forse dovrebbe essere incatenato in un manicomio criminale o simili.
Se non e’ in un manicomio, allora forse questo petrus potrebbe essere scappato?.
E se non e’ scappato...
il punto diventa: chi lo ha sciolto?!
Le ultime scoperte tecnologiche aprono le possibilita’ tecnologiche a dei protocolli telepatici e potenzialmente all’insieme dei contattisti, come ipotetico luogo in cui potrebbero esistere casi con un contenuto paleoufologico.
Confrontando con quanto stimato (con strumenti di paleoufologia razionale) sullo stato di natura della tematica UFO & Alieni, con quanto narrato dai numerosi contattisti, quello che si rileva e’ che non c’e’ nemmeno un contattista
che la racconti esatta. A dire il vero... non ce n’e’ nemmeno uno
che anche solo la racconti “ragionevolmente giusta”.
Ergo nell’insieme dei contattisti c’e’ solo (f)uffologia.
Torniamo con i piedi per terra e guardiamo i numeri dei modelli ufologici quantitativi e la stima sulla capacita’ tecnologica aliena. I fabbisogni energetici per viaggiare nello spazio sono siderali, una cultura aliena
che e’ capace di viaggiare nello spazio profondo:
1-ha tecnologia molto piu’ avanzata di noi mammiferi terrestri.
2-C’e’ sempre una correlazione positiva tra fabbisogni energetici e grado di civilta’ e conoscenza, per cui e’ ragionevole ritenere che gli alieni oltre che super-tecnologici, siano anche moralmente superiori a noi.
E’ logico ritenere che provengano da una civilta’ meno guerraffondaia e meno ammazzasette di quanto non sia la violenta, spietata e caotica cultura umana. Prendiamo ad esempio un astronauta moderno tipo, raffrontiamolo moralmente con un uomo del neolitico (circa 6000 anni gli separano e tale cifra non e’ nemmeno in scala, in quanto gli astronauti bordeggiano attorno alla terra e non sono capaci di viaggiare da stella a stella). Il primo (l’astronauta terrestre) oltre che piu’ colto e’ certamente piu’ civile e meno violento di quanto lo sia un uomo del neolitico.
Alla fine della fiera, io mi chiedo:
Perche’ i fuffologi antropocentrici, disegnano gli alieni cattivi e senz’anima, quanto tutte le evidenze paleoufologiche e logiche ci indicano che sono probabilmente gli umani i piu’ violenti e guerraffondai?!
chip65C02
00martedì 7 gennaio 2014 00:43
Re:
F.Pernigotti, 07/01/2014 00:30:
Siamo sicuri che l'evoluzione porta necessariamente alla pace. Noi siamo più evoluti ma anche più violenti rispetto al passato eppure dovremmo essere più civili. Forse dobbiamo chiamarlo progresso
Io vedo un decadimento e un regresso dell'umanità e forse in altre civiltà successo il contrario.
immaginiano che nel 5000ac un astronauta moderno atterri e faccia 4 passi nella savana. Supponiamo che incontri degli uomini del neolitico (come noi homo sapiens) probabilmente se l'astronauta fosse solo, a piedi e disarmato, i nostri progenitori prima gli sfonderebbero la testa con sassi, bastoni, archi e frecce di selce e coltelli di selce, il nostro astronauta non riuscirebbe a spiccicare parola con i nostro progenitori (lingue antiche, praticamente sconosciute). Per scamparla il nostro astronauta dovrebbe essere armato, volante con mezzi tecnologici vtol o jeep protette, e dovrebbe dimostrare la sua magia e farsi passare per deo, per non temere ulteriori attacchi futuri (avendo per altro la liberazione di non dover ammazzare nessun uomo della pietra). Controesempio,
manda un astronauta a piedi, in visita ai sud americani nel rio delle amazzoni (che non hanno conosciuto l'uomo bianco) e senza essere invitato, e poi vedrai che fine fara' il nostro astronauta
Se invece te, uomo moderno vai come ospite sulla ISS non e' che gli astronauti della ISS appena aprono il portello, prima di laserizzano e poi ti chiedono chi sei
dove vai e cosa porti?