Di storie da raccontare ai nipoti ne avrà anche troppe. Dopo aver lavorato dietro la cinepresa per anni confezionando capolavori ( Avatar, Terminator, The Abyss, Titanic), il regista James Cameron ha deciso di passare all'azione. Quella vera. Così lunedì scorso si è immerso a 11mila metri di profondità, raggiungendo il fondale oceanico della Fossa delle Marianne. Nessuno prima di oggi aveva toccato in solitaria l'abisso più profondo del pianeta. Ma dietro la sua missione Deepsea Challenge (organizzata da National Geographic e Rolex) c'è molto di più che una semplice impresa da guinness dei primati.
Come spiega Wired.com, la Fossa delle Marianne è un ecosistema praticamente sconosciuto agli esseri umani. In passato sono state solo 3 le missioni oceanografiche che si sono spinte negli abissi: una con equipaggio e le altre due robotiche. Nel primo caso, Jacques Piccard e Don Walsh hanno passato 20 minuti a meno 11mila metri fissando l'oscurità melmosa dall'oblò incrinato del batiscafo Trieste. Era il 1960 e, tutto sommato, ai due esploratori andò anche fin troppo bene.
Nel 1995 fu la volta del robot giapponese Kaiko, che raccolse le prime immagini della fauna abissale. Si trattava di vermi, gamberi e oloturie. Inoltre, la missione riportò in superficie alcuni campioni di fondale da cui gli scienziati riuscirono a isolare microrganismi mai visti prima. Dopo tutto, a 11mila metri di profondità la vita non è affatto facile. Eppure, esistono batteri in grado di resistere alla pressione dell'immensa colonna d'acqua (70 megapascal) e sopravvivere sfruttando i cicli biologici innescati dalle sorgenti geotermiche sul fondo dell'abisso.
Insomma, nonostante le condizioni estreme la Fossa delle Marianne ospita una varietà di forme di vita impressionante. Infatti, il robot Nereus nel 2009 ha fornito le prime immagini di meduse e amebe giganti di cui si ignorava l'esistenza. Ora, spiega National Geographic, la missione di Cameron avrà il compito di recuperare nuovi campioni biologici e gettare un po' di luce sulle ombre dell'abisso.
Il batiscafo Deepsea Challenge è dotato infatti di un braccio meccanico in grado di asportare sedimenti rocciosi dal fondale. Inoltre, dispone di due veicoli robotici in grado di vagare per l'abisso e catturare campioni d'acqua e animali. La missione di Cameron si è svolta senza intoppi, fa sapere il Washington Post. Non è un caso che il veicolo subacqueo fosse dotato di tutti i sistemi di sicurezza immaginabili per garantire al regista un ritorno in superficie senza brutte sorprese.
La sfera d'acciaio pressurizzata dentro cui era alloggiato Cameron aveva una riserva d'ossigeno che gli avrebbe permesso di sopravvivere per 56 ore. Per non parlare della connessione internet – sfruttata dal regista per lanciare il primo twitt abissale della storia – e del sistema di emergenza automatico che avrebbe liberato le zavorre del Deepsea Challenge anche senza l'intervento umano.
Tutto il resto l'ha fatto il set di telecamere 3D piazzate sotto i potenti fari Led del batiscafo: la discesa negli abissi (circa 2 ore e mezza) è stata filmata per intero e verrà trasmessa in Tv. Un'occasione d'oro in fondo all'abisso che Cameron non si è certo lasciato sfuggire. E ha anche trovato il tempo per il twit più profondo della storia.
Fonti:
daily.wired.it/news/scienza/2012/03/26/james-cameron-fossa-marianne-21...