Titano: la vita che non ti aspetti

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kinaido
00martedì 3 marzo 2015 13:27
Un team di ricercatori della Cornell University ha modellizzato una nuova forma di vita basata sul metano, priva di ossigeno, ma con metabolismo e riproduzione simile a quelle di un organismo terrestre: perfetta per le lande ghiacciate e gli oceani di idrocarburi di Titano, la luna di Saturno

www.media.inaf.it/2015/03/02/titano-la-vita-che-non-ti-...

Una chiara dimostrazione di come l'abitabilità di un pianeta non sia prerogativa esclusiva della Terra e delle condizioni biochimiche che ne hanno determinato lo sviluppo [SM=g8320]

Se dunque la vita può nascere (e magari progredire anche) con composti chimici diversi da quelli che siamo abituati a conoscere, non serve più cercare pianeti simili alla Terra per andarla a scovare. Di conseguenza aumenterebbero notevolmente le probabilità di trovare la vita intorno a noi. Ipotesi ancora lontane, certo, ma da oggi un po meno [SM=g6794]
_X-721_
00martedì 3 marzo 2015 14:47
Notevole questa ricerca e questi ricercatori dichiarano di non essere nemmeno dei biologi:

Ma forse è stata propria questa nostra ambiguità a permetterci di immaginare quali fossero gli ingredienti giusti per fabbricare una membrana cellulare aliena.


Ticino.
00martedì 3 marzo 2015 14:54
La vita basata sul metano, adesso devono modificare la fascia abitabile e praticamente ricominciano da zero [SM=g1950693]
La vita per vivere ha bisogno di una una sostanza allo stato liquido, e loro ci mettono metano.

Non voglio apparire autoreferenziale ma nel portale del ticino è apparsa proprio oggi questa notizia.

www.tio.ch/PDF/Ticino/Attualita/1021048/Metano-e-batteri-importante-scoperta-nel-Lago-di-Cad...

kinaido
00martedì 3 marzo 2015 15:30
Re:
_X-721_, 03/03/2015 14:47:

Notevole questa ricerca e questi ricercatori dichiarano di non essere nemmeno dei biologi




sono infatti chimici e fisici:

Fra i firmatari dell’articolo: una chimica esperta di dinamica molecolare come Paulette Clancy, l’ingegnere chimico James Stevenson e il direttore del Cornell’s Center for Radiophysics and Space Research, Jonathan Lunine, fino a pochi anni fa associato INAF allo Iaps di Roma.


un bellissimo esempio che spiega come ci possa essere una collaborazione costruttiva tra discipline diverse per spiegare un argomento in comune.
Trisavalon
00martedì 3 marzo 2015 16:17
"modellizzato" badate bene...

Conoscete il caso dei batteri estremofili del MonoLake ? Dissero (publicazioni alla mano) che vivevano nell'arsenico senza bisogno di altro. Titoloni nei giornali, inerenti le ripercussioni sulla vita aliena, poi tutto falso. Per vivere necessitavano anche di fosforo.
E' un modello, però sappiamo se sia affidabile?
kinaido
00martedì 3 marzo 2015 17:27
Re:
Trisavalon, 03/03/2015 16:17:

poi tutto falso. Per vivere necessitavano anche di fosforo



tutto falso in che senso?

quella ricerca ha dimostrato che alcuni batteri sono in grado di distinguere l'arsenico dal fosforo anche se quest'ultimo è presente in minima quantità rispetto al primo, e quindi di sopravvivere ad un ambiente con queste caratteristiche

è come quando 2 miliardi di anni fa sulla Terra c'è stata la cosiddetta "grande crisi dell'ossigeno", quando nessun essere vivente all'epoca riuscí a sopravvivere a questo gas (che cominció ad essere emesso in quantità massicce dalle prime alghe) tranne pochissime specie, che riuscirono a sfruttarlo a proprio vantaggio. In praticase due miliardi di anni fa l'ossigeno era letale, oggi invece è indispensabile.

Questi due esempi (quello del lago monolake e della crisi dell'ossigeno) dimostrano quanto è elevata la capacitá di un organismo di adattarsi all'ambiente in cui si trova, anche se è estremamente ostile.

Ora, anche ammesso che questo modello non sia affidabile come dici tu, è pur vero che la composizione chimica dell'atmosfera, superficie e acqua su Titano è del tutto simile a quella terrestre, tant'è che è principalmente lí (più che su Marte) che si concentrano le attenzioni degli esobiologi. Quindi, anche se non è possibile immaginare la vita con una composizione chimica diversa da come la conosciamo, è cmq possibile teorizzare una elevatissima capacitá di sopravvivenza degli organismi anche agli ambient più ostili. Non è tutto ma è giá qualcosa

Infatti la ricerca sul Monolake dimostra proprio questo, e cioè che un organismo può adattarsi anche in ambienti ultraostili. Se poi questa ricerca venisse confermata da altre ricerche, avremmo un'altra certezza ancora più sensazionale: e cioè che non solo la vita si può sviluppare in condizioni estreme, ma addirittura con basi organiche del tutto differenti da quelle conosciute.

Quindi, alla domanda se la ricerca sui batteri del lago monolake ha apportato significativi sviluppi all'esobiologia (in direzione favorevole), la risposta è si.


Trisavalon
00martedì 3 marzo 2015 17:53
Re: Re:
kinaido, 03/03/2015 17:27:



tutto falso in che senso?

quella ricerca ha dimostrato che alcuni batteri sono in grado di distinguere l'arsenico dal fosforo anche se quest'ultimo è presente in minima quantità rispetto al primo, e quindi di sopravvivere ad un ambiente con queste caratteristiche

è come quando 2 miliardi di anni fa sulla Terra c'è stata la cosiddetta "grande crisi dell'ossigeno", quando nessun essere vivente all'epoca riuscí a sopravvivere a questo gas (che cominció ad essere emesso in quantità massicce dalle prime alghe) tranne pochissime specie, che riuscirono a sfruttarlo a proprio vantaggio. In praticase due miliardi di anni fa l'ossigeno era letale, oggi invece è indispensabile.

Questi due esempi (quello del lago monolake e della crisi dell'ossigeno) dimostrano quanto è elevata la capacitá di un organismo di adattarsi all'ambiente in cui si trova, anche se è estremamente ostile.

Ora, anche ammesso che questo modello non sia affidabile come dici tu, è pur vero che la composizione chimica dell'atmosfera, superficie e acqua su Titano è del tutto simile a quella terrestre, tant'è che è principalmente lí (più che su Marte) che si concentrano le attenzioni degli esobiologi. Quindi, anche se non è possibile immaginare la vita con una composizione chimica diversa da come la conosciamo, è cmq possibile teorizzare una elevatissima capacitá di sopravvivenza degli organismi anche agli ambient più ostili. Non è tutto ma è giá qualcosa

Infatti la ricerca sul Monolake dimostra proprio questo, e cioè che un organismo può adattarsi anche in ambienti ultraostili. Se poi questa ricerca venisse confermata da altre ricerche, avremmo un'altra certezza ancora più sensazionale: e cioè che non solo la vita si può sviluppare in condizioni estreme, ma addirittura con basi organiche del tutto differenti da quelle conosciute.

Quindi, alla domanda se la ricerca sui batteri del lago monolake ha apportato significativi sviluppi all'esobiologia (in direzione favorevole), la risposta è si.





Non ho detto che non è affidabile, ho detto che è un modello. Se è affidabile lo vedremo, io credo che lo sia. [SM=g8320]
La storia di Monolake non è come la racconti tu. In parte lo studio su Science è stato smentito: il DNA era a base di fosfato, non di arseniato. E giù titoloni tipo scoperti gli alieni sulla Terra e altri che non mi ricordo.
La ricerca non diceva nulla di nuovo ed è stato ridimensionata da due altre ricerche più dettagliate.
Adesso non ho tempo di cercare il materiale e i link ma posso dimostrartelo.
Quello che voglio dire è che non è stato dimostrato da nessuna parte che esistano forme di vita non basate sul carbonio. Magari..!
Sul resto della ricerca questa e quella di allora non voglio certo negare che siano importanti, volevo precisare.

Quasar9621
00martedì 3 marzo 2015 18:21
In questo video orsobyanco spiega, chiaramente, di cosa stiamo parlando [SM=g3943211]


kinaido
00martedì 3 marzo 2015 19:51
Re: Re: Re:
Trisavalon, 03/03/2015 17:53:

La storia di Monolake non è come la racconti tu.



non vorrei insistere Trisavalon, ma credo di non aver scritto cose false [SM=g8320]

la differenza tra la ricerca pubblicata nel dicembre 2010 e quelle che l'hanno successivamente confutata é questa: mentre all'inizio si credeva che quel tipo di batterio riuscisse a nutrirsi di arsenico, le successive osservazioni hanno totalmente ribaltato queste conclusioni e hanno stabilito che in quel batterio non c'é traccia di arsenico ma di fosfato.

Ció che inizialmente aveva confuso i ricercatori era la consapevolezza che l'arsenico può sostituire chimicamente il fosforo perché appartengono entrambi allo stesso gruppo della tavola periodica degli elementi (gruppo dell'azoto, 15° gruppo o quinto gruppo A, nella nuova nomenclatura). Questo comporta che entrambi hanno comportamenti chimici paragonabili. Appartenere allo stesso gruppo significa infatti avere configurazione elettronica dello strato di valenza (quello più esterno) uguale: ne segue che questi elementi hanno una chimica di base simile. Queste sono ad esempio le stesse considerazioni che si fanno quando si ipotizza un'esobiologia basata sul silicio al posto del carbonio, entrambi appartenenti al quarto gruppo A

chiarito questo, usciamo da queste considerazioni di natura chimica e torniamo alla "realtà": per quanto riguarda queste ricerche, io e te stiamo dicendo la stessa cosa. La cosa sorprendente che peró tu non dici, è che quel batterio riesce a nutrirsi in un ambiente fin troppo ostile (come ce ne sono tanti nell'universo), in cui c'é pochissimo fosfato e un'elevatissima quantità di arsenico. Non é una cosa banale...


Il fatto che la vita si possa sviluppare in ambienti ostili è quindi una certezza, mentre il fatto che la vita possa essere composta da elementi chimici totalmente diversi da come li immaginiamo non è ancora una certezza ma poco ci manca. Li differenzia la fase della ricerca in cui si trovano entrambi le teorie: la prima è sperimentata e osservata (perché il fatto che il batterio vive in quell'ambiente deriva da una osservazione, quindi è un dato certo e inconfutabile), mentre la prima è ancora una teoria, manca quindi la sperimentazione, l'osservazione diretta.

A proposito di questo vorrei cmq far presente che costruire una teoria a partire da una ipotesi non è cosa di tutti i giorni. Affermare che la vita possa originarsi anche con composti quali il metano non é l'affermazione del matto di turno che si alza la mattina e dice ció. Elaborare una teoria è una cosa seria, è il passo immediatamente precedente all'osservazione finale, e il passo successivo ad una numerosa serie di passaggi che dall'ipotesi passa alla formulazione di un assunto. Il passaggio dall'ipotesi all'assunto finale ha validità scientifica, perché è sostenuto dal metodo scientifico. Infatti sono dei ricercatori che stanno facendo queste affermazioni, non é Fratini o Maussan o Pinotti...

Quindi penso che questa ricerca rappresenta un bel passo in avanti in materia di esobiologia e di ricerca di vita extraterrestre, e di questo bisognerebbe essere felici [SM=g8320]

Altrimenti si può cominciare a ragionare su quante e quali siano le teorie non ancora corroborate che gli scettici sfruttano per negare l'esistenza di esseri extraterrestri [SM=g1420769]
Dis.Pater
00martedì 3 marzo 2015 20:32
Qui si parla sempre e solo di vita elementare. Ma su titano potrebbero esistere veri e propri animali, magari acquatici? Cosa ne sanno gli scienziati se sotto la superficie esista una flora o una fauna.
_X-721_
00martedì 3 marzo 2015 20:41
Re:
Dis.Pater, 03/03/2015 20:32:

Ma su titano potrebbero esistere veri e propri animali, magari acquatici? Cosa ne sanno gli scienziati se sotto la superficie esista una flora o una fauna.


Beh certamente è un'ipotesi che non può essere del tutto esclusa, difatti la missione Cassini Huygens ha aperto questa strada.

Riporto da Wikipedia:

Sull'eventualità di presenza di vita su Titano, la sesta luna di Saturno, è in corso da anni un ampio dibattito scientifico.

Sebbene su Titano non sia possibile la presenza, sulla sua superficie, di acqua allo stato liquido (elemento indispensabile, secondo molti scienziati, per i procedimenti biochimici che permettono la vita), essendo la sua temperatura superficiale estremamente bassa ( -179 °C), le scoperte fatte dalla missione spaziale Cassini-Huygens hanno aperto plausibili possibilità che molecole organiche, e quindi forme di vita, possano essersi sviluppate su Titano.


Su Titano sembra essere presente, come confermato anche dalle scoperte della Missione spaziale Cassini-Huygens, un processo idrologico basato sugli idrocarburi (metano ed etano), che si troverebbero in forma gassosa, liquida e solida, caratterizzato da evaporazione, condensazione, precipitazione ed infiltrazione, imitando il ciclo dell'acqua presente sulla Terra. Secondo la teoria delle biochimiche ipotetiche, la vita potrebbe essersi sviluppata anche in assenza di acqua, utilizzando al suo posto gli idrocarburi presenti su Titano, assorbendo idrogeno, facendolo reagire con l'acetilene e producendo metano

Fonte: Vita su Titano - Wikipedia



Das1o
00martedì 3 marzo 2015 22:07
Affascinante, bisognerebbe esplorare bene il "mare" di titano, purtroppo bisognerà aspettare almeno vent'anni:

nasa progetta sottomarini per eplorare titano
_Thomas88_
00mercoledì 4 marzo 2015 15:25
Qui stiamo parlando di un modello ipotetico. Niente di concreto.
Però assolutamente interessante.

Titano resta uno dei corpi celesti più interessanti della nostra galassia!

E non solo io la penso così...eheh
Quasar9621
00mercoledì 4 marzo 2015 17:28
Re:
_Thomas88_, 04/03/2015 15:25:

Qui stiamo parlando di un modello ipotetico. Niente di concreto.
Però assolutamente interessante.

Titano resta uno dei corpi celesti più interessanti della nostra galassia!

E non solo io la penso così...eheh




Pienamente d'accordo [SM=g3943211]


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