Studio italiano: così le staminali "alimentano" il tumore

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_Thomas88_
00lunedì 22 novembre 2010 15:07
Uno studio italiano pubblicato su Nature dimostra che queste cellule nel glioblastoma, che colpisce il cervello, sono in grado di costruire la rete di vasi sanguigni necessari per farlo crescere. Si aprono scenari terapeutici innovativi.

Sono le cellule staminali l'arma segreta del glioblastoma, uno dei tumori più aggressivi che colpisce il cervello. Trasformandosi in cellule endoteliali, deputate normalmente alla formazione dei vasi sanguigni, sono infatti in grado di contribuire direttamente alla vascolarizzazione necessaria ad alimentare e far cresce il tumore. La scoperta, descritta su Nature, si deve a un gruppo di ricercatori italiani coordinati da Ruggero De Maria, direttore del dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina molecolare dell'Istituto superiore di sanità, insieme a Giulio Maira e Roberto Pallini del dipartimento di Neurochirurgia dell'Università Cattolica di Roma e in collaborazione con centri di ricerca a Milano e Palermo.
"Per la prima volta - ha spiegato De Maria - ci siamo accorti che un tumore invece di reclutare vasi sanguigni sani per nutrirsi, si crea da solo la propria rete di vasi usando cellule staminali tumorali". Già studi precedenti avevano ipotizzato che una popolazione di cellule staminali aberranti fosse responsabile di questo tipo di tumore, molto diffuso e temibile: lascia ben poche speranze ai pazienti perché non esistono terapie efficaci per contrastarlo. Ora questo studio - finanziato dall'Associazione italiana per la ricerca sul cancro - dimostra che sono proprio le staminali a far crescere il tumore, generando direttamente nuovi vasi sanguigni: un nuovo meccanismo di angiogenesi, che potrebbe portare ad un approccio terapeutico importante anche per tipi di tumore diversi.
Il meccanismo d'azione delle staminali tumorali è stato scoperto grazie all'analisi dei tessuti di circa quaranta pazienti affetti da glioblastoma multiforme, operati dall'équipe del professor Giulio Maira. I campioni sono stati confrontati con quelli normali per comprenderne caratteristiche e possibili bersagli terapeutici. E le prospettive aperte sono incoraggianti: i ricercatori hanno già in mente alcuni farmaci innovativi che potrebbero impedire la trasformazione di staminali malate in vasi sanguigni, e "già in meno di due anni si potrebbe passare agli studi clinici, quindi all'applicazione di queste nuove terapie ai pazienti", dice Enrico Garaci, presidente dell'Iss. "Allo studio delle alterazioni delle cellule staminali lavoriamo da anni - continua Garaci - e questa pubblicazione ci conferma l'esistenza delle cellule staminali tumorali su cui da tempo la comunità scientifica discute".
E non è la sola buona notizia: secondo gli studiosi, infatti, ci sono già elementi che inducono a pensare che sia possibile applicare la scoperta ad altre neoplasie molto aggressive come alcuni casi di melanoma e neuroblastoma, che potrebbero adottare lo stesso meccanismo del glioblastoma.

Fonte: La Repubblica.It
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