Siria, Mosca avverte Washington: le prove Usa sull'utilizzo di gas sarin non convincono
ROMA - Il segretario di Stato Usa John Kerry è convinto che il Congresso degli Stati Uniti «farà ciò che è giusto», approverà la decisione del presidente Barack Obama di usare la forza contro il regime di Assad, un uomo che usando armi chimiche «si è unito ad Adolf Hitler e Saddam Hussein» nella galleria degli orrori della storia.
Mosca dubita però delle prove fornite dagli Usa sull'uso di armi chimiche da parte di Damasco: «Ci hanno mostrato alcuni materiali che non contengono nulla di concreto e che non ci convincono. Non ci sono né mappe geografiche né nomi. Inoltre ci sono molte incongruenze, restano moltissimi dubbi», ha detto il ministro degli Esteri Lavrov.
«Non ci sono fatti, ci sono semplicemente dichiarazioni che loro sanno per certo», ha sottolineato Lavrov. «E quando voi chiedete delle conferme più dettagliate - ha proseguito - loro dicono che è tutto segreto e che per questo non possono farci vedere: vuol dire che non vi sono elementi per la cooperazione internazionale». «Anche quello che ci hanno fatto vedere in precedenza e ultimamente i nostri partner americani, come pure quelli britannici e francesi, non ci convince assolutamente», ha aggiunto.
Il ministro della Difesa Mario Mauro accoglie intanto con favore la pausa di riflessione che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia si sono presi per un eventuale intervento armato in Siria: «Speriamo tutti in una soluzione politica», afferma. Da Londra il governo precisa che, nonostante fosse stata autorizzata nel gennaio 2012, la licenza per la vendita di sostanze chimiche alla Siria, l'invio non fu mai effettuato per via dell'embargo.
La portaerei nucleare USS Nimitz nel frattempo è in navigazione verso Ovest in direzione del Mar Rosso. Anche la Russia ha inviato una nave militare da ricognizione nel Mediterraneo orientale, con il compito di raccogliere informazioni sull'escalation in Siria. La Pryazovia ha lasciato ieri sera la base navale russa di Sebastopoli in Ucraina, riferiscono i media russi citando fonti militari.
A quanto riferisce l'agenzia stampa Itar Tass, citando una fonte dello stato maggiore russo, la nave dovrà raccogliere informazioni sul conflitto. «È una pratica normale per ogni marina», ha commentato la fonte. La Pryazovia non fa parte del contingente della marina russa stazionato in permanenza nella regione. Mosca dispone di una base nel porto siriano di Tartus.
Per rafforzare gli argomenti dell'amministrazione americana a favore dell'attacco, anche davanti all'opinione pubblica, Kerry domenica aveva calato pubblicamente una nuova carta dal dossier messo insieme dagli 007 americani: nell'attacco del 21 agosto contro i ribelli, che ha causato oltre 1.400 morti, le forze di Bashar al Assad hanno usato gas sarin, gli Usa ne hanno le prove. Nuove prove: campioni di sangue e capelli risultati positivi e arrivati nelle ultime 24 ore in possesso degli Stati Uniti.
Ma l'approvazione da parte di Senato e Camera dei Rappresentanti Usa, che molti definiscono «una scommessa», è al momento tutt'altro che certa. Peter King, deputato repubblicano di lungo corso, ha affermato in un'intervista tv che se la richiesta di Obama fosse posta al voto oggi, con ogni probabilità verrebbe respinta, a causa «dell'ala isolazionista».
Il dibattito a Capitol Hill non comincerà però prima del 9 settembre, e il tempo potrebbe giocare a favore del
presidente. Anche perchè nei prossimi giorni ci sarà il vertice del G20 a San Pietroburgo, dove l'argomento Siria sarà di certo affrontato tra i primi punti in agenda, e gli Stati Uniti potrebbero ottenere un più ampio sostegno internazionale, quantomeno diplomatico. In un paio di settimane potrebbe anche arrivare il rapporto degli ispettori delle Nazioni Unite, a cui il segretario generale Ban Ki-moon ha messo fretta affermando di volerlo sul tavolo «il più presto possibile». E soprattutto, nel frattempo andrà avanti l'offensiva politica della Casa Bianca, che ha già messo in calendario una lunga serie di riunioni con i parlamentari per presentare elementi e prove di intelligence più o meno classificate.
Subito dopo l'annuncio a sorpresa di Obama, la Casa Bianca ha inviato al Congresso una bozza di risoluzione, scritta evidentemente con lo scopo di rassicurare i parlamentari sull'obiettivo dell'intervento militare. Vi si chiede di autorizzare il presidente ad usare la forza militare «per quanto lui ritenga necessario e appropriato in rapporto all'uso di armi chimiche o altre armi di distruzione di massa nel conflitto in Siria», per prevenirne la proliferazione o che cadano in mano a terroristi, e per proteggere gli Stati Uniti e i suoi alleati.
E sottolineando proprio quest'ultimo aspetto, Kerry ha affermato di non poter neanche contemplare la possibilità che «il Congresso volti le spalle ad Israele, alla Giordania e agli altri alleati degli Usa nella
regione». Il segretario di Stato, che nei giorni scorsi è apparso come uno dei più determinati esponenti dell'amministrazione sulla necessità di intervenire senza esitazione contro Assad, che ha esplicitamente definito «un assassino», è ora in prima linea per difendere la decisione «coraggiosa» di Obama di chiedere l'ok del Congresso e cercare di ottenere il più vasto consenso possibile non solo da parte dei parlamentari, ma anche da parte degli americani. Non a caso, oggi si è lanciato in una impressionante maratona tv, concedendo interviste
ai cinque maggiori network del Paese.
E non è detto che a dargli una mano, a lui e all'amministrazione non sia paradossalmente proprio il regime siriano, che oggi ha prontamente alzato il tono della retorica e degli sberleffi, parlando di «ritirata storica» e sostenendo che gli Stati Uniti sono stati «ridicolizzati» davanti alla determinazione siriana.
Sberleffi a cui non ha risposto, mentre ha invece lanciato un monito: Assad «non sia così sciocco» da provare a sfruttare il ritardo per il voto al Congresso e riprovare a usare armi chimiche. «Il presidente Barack Obama sa che ha il potere di attaccare e io credo che si muoverebbe molto, molto rapidamente».
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