Russia anno 1989: IR3 coinvolse due camionisti

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cla73@
00domenica 16 maggio 2010 22:14
La notte tra l’1 e il 2 Novembre del 1989, due camionisti, Oleg Kirzhakov e Nikolay Baranchikov, stavano tornando a Mosca da Arkhanghelsk con il loro camion. Quando giunsero nei pressi delle cittadina di Jemtza, nei pressi di Plesetzk, all’improvviso i fari del camion illuminarono un grande oggetto rotondo posato accanto alla strada. Dopodiché il camion si fermò e il suo impianto elettrico si bloccò. Oleg decise di uscire a vedere. Nell’intervista alla Tv sovietica, Oleg raccontò nei dettagli che cosa vide e che cosa successe in seguito. Il secondo camionista, invece, rimase seduto in cabina e notò che il suo cane, prima tranquillamente accucciato sulle sue ginocchia, balzò dietro come in preda al terrore e andò a nascondersi sotto la brandina. Oleg, uscito dal camion, si trovò davanti a un disco metallico di una cinquantina di metri di diametro, che non presentava alcuna giuntura né apertura, ad eccezione di alcune file di “oblò” disposte a scacchiera. Oleg, però, non riuscì ad avvicinarsi al disco: pareva bloccato e respinto da una barriera invisibile. Rimase immobile a guardare la scena, ma non poteva avanzare a causa della barriera invisibile. In quel momento comparve davanti ai suoi occhi una scritta in russo, come inquadrata in uno schermo che sembrava proiettato a circa un metro di distanza da lui. Sullo schermo era scritto: ”Occorre accendere un fuoco”. Oleg allungò una mano verso la scritta, ma nell’aria non sentì niente.

Anche il secondo camionista, Nikolay, che stava osservando la scena dalla cabina, confermò di aver visto Oleg protendere la mano in avanti come per toccare qualcosa; però confermò a sua volta di non vedere nulla. Oleg comprese che la scritta non era nell’aria, ma era proiettata direttamente nella sua mente. Era un messaggio telepatico, cui ne seguirono altri. Oleg, pensando che occorresse veramente accendere un piccolo falò, tornò al camion, prese dell’alcool e dei fiammiferi tornò sul posto e accese il fuoco. In quel momento la ”barriera invisibile” scomparve e sul fianco del disco comparve un portello di circa 2 metri di altezza per uno e mezzo di larghezza. Oleg vide una luce provenire dall’ interno e una figura indistinta avanzare ed uscire dal disco. Oleg la descrisse come una ”silhouette” senza un contorno preciso, come se fosse avvolta da una cortina di fumo. La “silhouette” si avvicinò al fuoco e Oleg retrocesse inciampando. Quando si rialzò la ”silhouette” era rientrata nel disco. L’oggetto posava su tre appoggi simmetrici ed era inclinato verso la strada. Oleg si domandò se fosse pericoloso entrarci. Nella sua mente comparve il solito schermo con la risposta: ”No, non è pericoloso; entra pure, se vuoi”. Oleg si avvicinò al disco, ma non sapeva come entrare, visto che il portello non era accessibile al suo livello. In quel momento spuntò un mancorrente, prima in orizzontale e poi in verticale, che arrivò fino a terra. Come Oleg toccò il mancorrente, si trovò automaticamente dentro il corridoio d’ingresso. Era lungo circa 7/8 metri e ci passava comodamente una persona di statura medio-alta. Percorso tutto il corridoio, Oleg si trovò in una grande sala rotonda, larga circa una ventina di metri e sovrastata dalla cupola. Oleg notò altri cinque passaggi simmetricamente disposti a raggio attorno alla sala. Vicino ad uno di questi vide tre ”esseri” uguali a quello che era uscito dal disco. Sulle pareti c’erano grandi pannelli con simboli colorati di forma geometrica; di fronte ad uno di questi pannelli stava una consolle con un lungo divano retrostante. La consolle poteva spostarsi di fronte a ciascuno di tali pannelli, perché poteva ruotare col pavimento stesso. Su una parete vi era infine un grande schermo. Non mancavano pure degli oblò rotondi, disposti simmetricamente tra di loro e corrispondenti a quelli che comparivano sulla parte esterna del disco. Seguì uno scambio di domande e risposte telepatiche tra Oleg e le entità venute dalle stelle. ”Venite dalla nostra galassia?” ”Sì, la nostra stella si trova nella tua galassia”. In quel momento la luce interna si affievolì e sulla cupola comparve la volta stellata. Una stella si illuminò più delle altre. ”Venite da lì?”; ”Sì, proprio da quella stella”. ”Venite da un unico pianeta?”; ”No, da diversi pianeti”. ”Le vostre missioni sono pacifiche?”; ”Sì, hanno carattere scientifico”. ”Come funziona la vostra astronave?”; ”Mediante campi elettromagnetici”.

Oleg realizzò che la conversazione telepatica avveniva ormai senza bisogno dello ”schermo con le lettere”, semplicemente le domande e le risposte si alternavano susseguendosi sotto forma di pensieri. Oleg, da buon russo generoso, pensò di regalare loro il suo orologio… ”Non ti disturbare, noi possiamo sapere tutto e abbiamo informazioni capillari anche su ognuno di voi, se vogliamo”. Gli dissero la sua temperatura interna corporea e altre sue caratteristiche personali. Fu allora che Oleg intuì che il ”mancorrente” esterno non era solo servito come mezzo di teletrasporto, ma anche come ”sonda” che lo aveva completamente scannerizzato. A quel punto lo schermo centrale si illuminò e Oleg vide, come in uno specchio, una sala rotonda simile a quella in cui stava lui. Gli venne spiegato che in quello schermo ora si vedeva la sala di un’altra nave e poi ancora quella di un’altra. Dopodiché, a conferma di quanto gli esseri avevano detto a Oleg (“Abbiamo informazioni capillari su di voi”), comparve una scena del telegiornale Russo ”Vremja”. A quel punto da uno dei corridoi fuoriuscì una quarta entità. Oleg avvertì una certa ”attività” tra gli esseri alieni e gli venne istintivamente da chiedere: ”Dovete andare?”. ”Sì, dobbiamo partire”, fu la risposta. ”Posso raccontare ciò che ho visto?”, aggiunse Oleg. ”Sì, racconta pure tutto. Se ti sentirai in pericolo, noi possiamo venire da te in meno di 15 minuti”. Oleg si diresse verso l’uscita e scese a terra. Quando si trovò a qualche metro dal disco, si voltò e non vide più il portello, come se si fosse completamente fuso col resto della superficie. Pensò: ”Sarà pericoloso stare qui?”. In un attimo ebbe la risposta: ”No, rimani pure, ci vedrai partire”. Al che Oleg vide il disco illuminarsi e come descrisse successivamente in una sequenza disegnata, dapprima una flangia anulare esterna ruotò in senso antiorario, poi la cupola si mise a girare in senso orario. Il colore da rosa tenuo divenne giallo intenso e il disco assunse l’aspetto di una sfera infuocata che dapprima si staccò dal terreno e poi si alzò di qualche metro; infine, in un baleno scomparve verso l’alto e si fuse con le stelle del cielo. Oleg tornò verso il camion e notò che dietro di esso vi erano un altro mezzo pesante e una vettura. I relativi occupanti confermarono di aver visto tutto e aggiunsero di non essersi potuto avvicinare a causa di una barriera invisibile, che evidentemente si era spostata più in là rispetto all’inizio. Gli occupanti chiesero ad Oleg: “Era un Ufo?”. ”Forse…” rispose laconico il camionista…

Fonte: misterobufo.corriere.it/2010/05/ufo_xfiles_avvistamenti_alieni_extraterrestri_abducti...
_Thomas88_
00lunedì 17 maggio 2010 10:56
Bellissimo incotro del 3° tipo...Non la conoscevo.
Dal racconto del camionista, si direbbe proprio che l'astronave era di natura aliena visto che gli occupanti gli hanno mostrato anche il loro luogo di provenienza.
Il fatto è che non sembra neanche un abduction...l'uomo è stato invitato a salire a bordo dopo che lui si era posto la domanda se fosse pericoloso entrarci. E' stata la sua curiosità a dargli l'imput iniziale.
Poi, i testimoni all'esterno che hanno confermato l'Ufo e la presenza di una specie di barriera invisibile rende la storia ancora più credibile e speciale... [SM=g27823]
giammyufo93
00giovedì 1 luglio 2010 16:47
davvero un bellissimo incontro,uno di quelli che vorrei fare anch'io un giorno.... ma nn di notte che mi viene n'infarto senno'
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