Philadelphia Experiment

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cagliari79
00sabato 12 dicembre 2009 13:06
Notiziario Ufo N° 18 – Giugno 2008



Philadelphia Experiment

Ottenuta da Philip J. Corso, l’unica testimonianza diretta dei fatti noti come “Philadelphia Experiment”, che coinvolse il dragamine IX97



L’episodio dell’”Esperimento Philadelphia” avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale, ma riguardò una “battaglia sonar” durante la caccia ai sommergibili a largo delle nostre coste. Non fu quindi relativa alla battaglia di rilevamento radar sopra i cieli europei, come riportato nel film “The Philadelphia Story”. Inoltre, il battello interessato era il dragamine IX97, non il Destroyer (cacciatorpediniere) Eldridge della Marina statunitense, come nella versione del romanzo di fantascienza del 1984.
All’inizio del conflitto eravamo in condizioni di inferiorità radar, rispetto ai Tedeschi, per quanto concerneva il confronto aereo nei cieli d’Europa, e di inferiorità sonar contro le mine ed i sottomarini tedeschi al largo delle nostre coste. Ma dovevamo inviare truppe in Inghilterra in tempo. E ci riuscimmo! Dovevamo perfezionare la bomba atomica in tempo? L’abbiamo usata! Se avessimo vinto la guerra radar e sonar in tempo, avremmo evitato le due bombe atomiche? A questo non potremo mai dare risposta.
Nel vero “Esperimento Philadelphia”, il dragamine IX97 subì uno spostamento temporale da una posizione nel porto di Philadelphia a largo del cantiere navale della Marina, ad una posizione nella banchina di Newport News, nel Connecticut, dove l’IX97 aveva attraccato due settimane prima. Nel corso dell’esperimento, non successe nulla fino quando, improvvisamente, wham! Accadde qualcosa che provocò la morte dei marinai a bordo.
Il Colonnello Corso ha confermato l’esperimento in base al lavoro da lui svolto con l’Ammiraglio Burke, durante il suo incarico nello staff consultivo d’Intelligence del Presidente Eisenhower. Burke era all’oscuro dei particolari, salvo il fatto che l’Esperimento era avvenuto. La Marina per 55 anni è stata dunque al corrente della realtà del viaggio spazio-temporale!
L’Esperimento utilizzò e confermò il principio dello Spazio Diviso. Oggi sappiamo che, una volta oltrepassata la soglia dello spazio diviso, la levitazione, il teletrasporto ed il viaggio nel tempo diventano tutti possibili.
La capacità degli esseri umani più dotati di levitare, muoversi per mezzo di energie psicocinetiche e viaggiare nel tempo può essere supportata, duplicata e studiata nei laboratori universitari di Biologia e Psicologia. Allo stesso tempo, l’ostacolo alla levitazione a bassa energia, al teletrasporto ed al viaggio nel tempo può essere superato nei laboratori di Ingegneria e di Fisica. I risultati delle indagini con esseri umani e con le macchine è allora paragonabile al riconoscimento dello stesso principio basilare: Spazio Diviso!
Tuttavia, non possiamo progredire – utilizzando metodologie scientifiche conservatoristiche – nell’ambito della levitazione, del teletrasporto e del viaggio nel tempo, né più e né meno di quanto procedemmo lentamente nella realizzazione della bomba.


L’Esperimento di Tesla

La storia ha inizio con Nikola Tesla nel 1907. Secondo alcuni resoconti, egli condusse un esperimento che fu immediatamente classificato. Alla sua morte nel 1943, ci fu una vera e propria lotta per la proprietà delle sue numerose annotazioni. Alcune furono portate al N.T. Museum di Belgrado, mentre pare che altre venissero raccolte ed occultate dal nostro Governo. Si son fatte varie ipotesi circa la natura di questo suo esperimento. Perché non aggiungere quindi anche le nostre?
E’ possibile che Tesla abbia posto un oggetto in un punto A di un tavolo, spostandolo al punto B. Applicando dell’energia ad un circuito immaginario, egli sarebbe stato in grado di riportarlo al punto A, ed eliminando la corrente, di spostarlo nuovamente al punto B. Fin qui è abbastanza comprensibile. La nostra ipotesi è che il geniale scienziato mise delle bobine elettriche sotto il tavolo, creando un campo magnetico trifasico intorno all’oggetto che funzionava su una frequenza di circa 7.5 Hertz. Dando corrente alle bobine, l’oggetto si spostò visibilmente dal punto B al punto A e, togliendo la corrente, ritornò al punto B. Quello che Tesla in effetti realizzò fu utilizzare i campi per muovere l’oggetto nel tempo per poi riportarlo al punto A, dove si trovava prima, e quindi togliere la corrente per farlo ritornare nel tempo presente, al punto B.
Il principio dello spazio diviso deve espandersi all’interno di teorie che separino i fenomeni della levitazione, del teletrasporto e del viaggio nel tempo. Privi di tali teorie, sarebbero possibili esperimenti sicuri solo su scala ridotta e senza poterne prevedere il risultato. Si potrebbero ottenere informazioni da generatori di corrente elettrica sincrona, del tipo non del tutto ricoperto, laddove i rotori siano visibili almeno in una estremità. Così si presentano solitamente gli idrogeneratori. In realtà siamo venuti a conoscenza di storie concernenti roto-generatori che diventano difficilmente visibili nel momento in cui i generatori vengono accelerati mediante l’applicazione dei loro campi magnetici. Forse tale fenomeno è talmente frequente che gli operatori non vi prestano attenzione.
E’ verosimile che Tesla non stesse sfruttando i principi di Einstein, ma che li stesse mettendo in discussione. Il Governo forse lo convinse a mantenere segreto il viaggio nel tempo ed egli visse il resto della sua vita frustrato, nella percezione che la gente non lo ascoltava, e non fu mai in grado di parlare dei suoi esperimenti. O, forse, se lo fece, si rivolse in realtà a chi non gli credette, e che lo considerava un pò svitato. Le risposte si trovano forse nei suoi appunti, se saranno mai declassificati. L’esperimento di Tesla potrebbe aver rappresentato il punto di partenza segreto del Philadelphia Experiment.


Il Sonar e i codici cifrati

Dobbiamo ora entrare nell’ordine di idee degli Americani durante la Seconda Guerra Mondiale. Intorno al mese di luglio del 1939, l’inserto domenicale “Hearst” del Cleveland Plain Dealer riportava un articolo riguardante il lavoro teorico di Fermi sulla fissione nucleare. Ricordo di avervi letto di una tanica d’acqua da porre negli scantinati, contenente dell’uranio, che avrebbe riscaldato le case per anni a bassissimo costo. Furono progettati treni nucleari, aeroplani, automobili e tutto il resto come anche la bomba. Se fosse possibile ritrovare una copia di questo articolo sarebbe di grande interesse storico!
Dopo aver conseguito una laure in ingegneria al Case School of Applied Science, fui assunto alla General Electric. Nel 1942, sviluppai con successo un’attrezzatura per realizzare un trasferimento di frequenza (FSK – Frequency Shift Keyed). L’FSK eliminava l’interruttore di un circuito ad alto voltaggio ad ogni sottostazione, dove il generatore elettrico si trasformava in alta tensione per trasmettere a distanza. Il lavoro aveva una priorità massima, come parte di un programma di rifornimento elettrico, coordinato su base nazionale, per mettere in comunicazione la generazione esistente allora e rifornire di energia le zone di Oak Ridge e di Hanford.
Il nostro impiego dell’FSK era avanzato di cinque anni rispetto ad un secondo utilizzo della telemetria FSK (da sempre chiamata telemisura), usata dopo la guerra nelle esercitazioni di tiro dei missili tedeschi V2 catturati, a White Sands. La telemetria FSK fu riprodotta da Walt Hausz e da scienziati del laboratorio della General Electric ad Ithaca, New York, che avevano un contratto per l’esercitazione di tiro. Da allora, la telemetria FSK ha trovato ampie applicazioni in tutto il mondo.
Memore dell’articolo su Hearst, non dubitai mai che il nostro lavoro fosse in qualche maniera collegato agli sviluppi del progetto Manhattan. Rimasi in silenzio, tuttavia, giacché mi sembrò che nessuno avesse letto, o minimamente considerato, l’articolo. Oppure, forse, alcuni stavano giocando al mio stesso gioco del silenzio…
Nell’aprile del 1945, il Presidente Roosvelt morì. Truman divenne Presidente e decise quasi subito di lanciare la bomba.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, furono tre i principali problemi degli ingegneri elettronici. Uno era la guerra radar. Lo sviluppo del radar fu attribuito all’inglese Sir Watson Watt, ma anche altri vi stavano lavorando. Me ne parlò del tutto confidenzialmente nel 1941, prima della mia laurea, il professor Jack Martin, all’Università di Case. Ricordo di aver incontrato Sir Watson Watt in inverno ad una riunione dell’AIEE a New York City, subito dopo la fine della guerra.
Un secondo problema era la realizzazione e la decifrazione dei codici criptati, soggetti sempre alla massima segretezza. Ormai però, per la maggior parte dei principi di decifrazione dei criptogrammi sussistono pochi segreti, come riscontrabile nella documentazione tecnica, accessibili a tutte le persone intelligenti in grado di comprenderli. Anche il codice più segreto può essere facilmente decifrato, a condizione che il ricevente porti un messaggio di decriptaggio. Il codice più elementare è un 1 o uno 0, che significano “si” o “no” – ma qual è la domanda? Oppure la domanda è sconosciuta, ma qual è il “si”, l’1 o lo 0?
Un terzo problema, anch’esso ben celato, era la caccia, con l’utilizzo del sonar, alle mine e ai sommergibili tedeschi. Il nostro sonar era stato fabbricato dalla Società Submarine Signal Co. Di Groton, Connecticut. Ricordo di aver lavorato con gli ingegneri di quella società, i quali si vantavano di aver rifornito tutti gli strumenti sonar alle navi tedesche e giapponesi. Quindi, sia i Giapponesi che i Tedeschi erano in possesso di una versione acustica precedente, su una frequenza più bassa rispetto a quella da noi usata. Nella Seconda Guerra Mondiale, nessun paese nemico aveva sviluppato una tecnologia sonar e non poteva mettersi al passo con la nostra. Il sistema meno progredito utilizzava essenzialmente la tecnologia elettromagnetica (EM), dotata di un “grosso altoparlante”, mentre le nostre testate sonar più avanzate erano dotate di trasduttore magnetico al bario titanato, un dispositivo molto segreto.
Tali sonar potevano estendersi al di sotto delle navi in superficie, proprio come un periscopio da sottomarino capovolto. Le testate EM operavano al massimo della frequenza di circa 15 chilohertz. Noi, invece, utilizzavamo degli amplificatori al bario titanato che operavano su enormi distanze, oltre alla banda di frequenza udibile, a circa 26 KHz. Noi, quindi, riuscivamo a sentirli e loro no!
Alla fine del 1942, il successo dell’attrezzatura dell’elemento portante della linea ad alta tensione dell’FSK attirò l’attenzione degli scienziati dei Murray Hill Laboratories, della Società Bell Telephone, nei pressi di Morristown, nel New Jersey. Durante una visita alla Bell Lab, con Ed Kenefake, mio supervisore alla General Electric, venimmo a conoscenza del problema delle mine tedesche ancora al fondo marino e dotate di un rilevatore magnetico. Se ricordo bene, ad una riunione era presente un insigne scienziato che prese in carico il problema delle mine, visto che avremmo potuto perdere la guerra, qualora non fossimo stati in grado di inviare delle truppe in Inghilterra, prima della realizzazione della bomba atomica.
Verso la fine della Prima Guerra Mondiale, i Tedeschi fabbricarono una mina che venne detonata senza contatto, tramite il rilevamento magneti dello scafo d’acciaio delle navi. Ci furono mostrati i magneto-detector, dotati di un solenoide caricato a molla, con un magnete permanente opposto alla molla. Tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale avevamo costruito dei dragamine che le facevano esplodere, usando dei cavi appesi lungo le loro fiancate mentre erano in superficie, operativi. I cavi trasmettevano una corrente alternata a bassa frequenza, alla frequenza sonora del solenoide e della molla, su frequenze comprese fra 5 e 8 Hertz. Di conseguenza, le mine esplodevano lontano dal dragamine, in genere senza causare danni. In seguito, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, i Tedeschi ci sorpresero con una mina da fondale che non esplodeva quando il detector veniva attivato dal dragamine, ma che risaliva in superficie giusto in tempo per colpirlo. Un’azione spesso fatale per le nostre unità, tanto che divenne molto difficile riuscire a mantenere libere le nostre tratte di navigazione. Non ricordo come i Tedeschi dislocassero tali mine, ma molto probabilmente impiegavano dei sottomarini proprio fuori la linea costiera statunitense, trasferiti lontano dalla guerra radar in Europa.
Disponevano di un fusibile altamente perfezionato, in grado di contare le navi prima di lanciare la mina in superficie, con l’intento sia di colpire il dragamine o le navi adibite al trasporto di truppe, un obiettivo ben più importante delle navi rifornimento.


Vannevar Bush: il grande Capo

Ed Kenefake ed io visitammo la Bell Laboratory alla fine del 1942. Analizzammo il nuovo problema delle mine tedesche ancorate al fondo, augurandoci che il sonar FSK le rilevasse ad una distanza sufficiente per distruggerle. Dopotutto, eravamo entusiasti degli ottimi risultati ottenuti con la nuova tecnologia FSK, applicata all’attrezzatura dei catalizzatori di linea ad alta tensione.
All’inizio del 1943 fu condotto un esperimento in un lago segreto, ma sfortunatamente si scoprì che il sonar FSK non funzionava perché la testata tracciò una traiettoria nel lago, rincorrendo e toccando una finta mina-bersaglio senza vederla!
Il lago fu scovato seguendo un percorso attraverso il bosco, oltre una strana cassetta delle poste lungo una stradina rurale nei pressi di Boonton, nel New Jersey. Un postino molto disponibile ci aiutò a trovare il lago dove si trovava la cassetta, recapito della posta indirizzata al laboratorio. Non c’era traccia di una qualunque strada. Seguimmo semplicemente l’unico possibile sentiero tra gli alberi dopo vaghe istruzioni del percorso.
Il laboratorio nel lago era della Bell Laboratories, sotto la conduzione del dottor Horton, nostro direttore tecnico. Ricordo che si parlava del dottor Vannevar Bush come del “grande capo”, e venivano fatti anche i nomi di Einstein e Tesla coinvolti nell’esperimento. La “bomba” non era pronta e si temeva che il problema delle mine dei sommergibili tedeschi potesse farci perdere la guerra prima che fossimo in grado di lanciare l’ordigno nucleare.
Nel corso della prima visita, si parlò del progetto di allontanare una dragamine al rilevamento sonar di una mina, mentre questa risaliva in superficie. Dopo il fallimento del sonar FSK, ricevemmo un contratto a tempo indeterminato per sviluppare un sonar su frequenza modulata a 26 KHz per comunicazioni superficie-superficie o superficie-sottomarino, un potenziale mezzo segreto di comunicazione, visto che i Tedeschi non riuscivano ad udire a 26 KHz e avrebbero potuto non sapere della sua esistenza. Comunque, non esisteva un’attrezzatura a 26KHz sui sommergibili tedeschi. Le comunicazioni in media frequenza dovevano essere testate in un laboratorio di una base della Marina statunitense a New London, nel Connecticut.
Per i nostri esperimenti di comunicaizone ci srvimmo del Sardonix, uno yatch di lusso convertito per il rilevamento sonar e del dragamine IX97.
Fra i documenti in mio possesso, una data di riferimento del 26 giugno , per una comunicazione fino a 15.000 yards tra la Sardonix e la IX97, usando la modulazione di frequenza, nonché note spese di viaggio e vitto sulla Sardonix in rada. Il dottor Horton ed io eravamo ospiti degli ufficiali della Sardonix. Il cibo a bordo era il massimo, i toast erano perfettamente imburrati. Non vidi altro burro durante tutta la Seconda Guerra Mondiale!
Il 27 giugno, Horton si presentò con un trasmettitore/ricevitore a banda laterale singola della Bell Lab, convertito sulla frequenza a 26 KHz che stavamo usando, dicendo: “oggi testeremo l’SSB (Single Sideband Transmitter)!”. L’esperimento funzionò meglio della modulazione di frequenza per un motivo incredibile. Su un oscilloscopio, la distorsione della FM e dell’SSB era lineare. Persino quando la voce si modulava tra “lo scroscio di pioggia” al “lamento del delfino” il significato dei messaggi era riconoscibile. Con la FM, la distorsione non era lineare e la qualità della voce si riduceva fino a diventare incomprensibile. Con fare accondiscendente, ammisi che il dottor Horton aveva avuto ragione ad optare per una banda laterale singola.
Discussi a lungo con il dottor Horton sui pregi tecnici della FM e dell’SSB per il lavoro assegnato.


La sparizione dell’IX97

Nel film Philadelphia Experiment si mostrava un esperimento mirante a rendere una nave invisibile ai radar. In realtà, il radar non costituiva un problema rilevante per la Marina, lo erano invece i sottomarini ed il nuovo modello di mina tedesca. Sembra che il vero “esperimento Philadelphia” sia stato programmato almeno in parte dal dottor Horton, da altri ricercatori della Bell Lab e dai tecnici del laboratorio di rilevazione sottomarina con mezzi acustici, nostri colleghi nell’esperimento di comunicazioni.
L’IX97 deve essere stato il dragamine coinvolto nell’operazione, infatti era un’unità dotata delle attrezzature prima descritte.
I fatti accaddero solo alcuni mesi prima del nostro esperimento: ne parlavamo durante le pause di lavoro mentre le nostre navi si muovevano nella rada di New London. La storia riguardava la sparizione e lo spostamento dello IX97 e i risultati negativi che ne derivarono, tant’è che sia il comandante che gli ingegneri decisero di terminare rapidamente la sperimentazione quando si accorsero improvvisamente di trovarsi nel porto di Newport News.
Gli operatori navali ed almeno un civile responsabile dell’esperimento dovrebbero essersi completamente rinchiusi nello spazio della cabine della nave e “essere partiti per il viaggio” senza riportare danni fisici. L’IX97 dovrebbe essere rimasto a Norfolk abbastanza a lungo, per gli atterriti sperimentatori, “chiusi nello spazio”, da renderli coscienti di dove si trovavano ed improvvisamente, al distacco dell’energia, di vedere la nave riportata nel bacino di Philadelphia. Gli sfortunati marinai che si trovavano sul ponte della nave o sulla banchina devono essere sati parzialmente trasportati nel tempo, subendo una separazione spazio-mentale molto grave. Uno dei più sfortunati cadde dal ponte in una posizione nella quale fu ritrovato pressoché fuso nelle infrastrutture d’acciaio della nave. Parte del suo corpo era all’interno e parte all’esterno del rivestimento di una cabina che dava sul porto. Il rivestimento, all’interno ed all’esterno della cabina, era stato riverniciato di fresco. La cabina principale formava la stanza di ricerca ed ospitava il principale congegno di sperimentazione. Il ponte si trovava sopra di noi. Un’altra piccola stanza verso la poppa ospitava tre generatori mossi dal motore stesso della nave. I controlli di questi generatori si trovavano sul retro della cabina principale. La struttura dello IX97 era piuttosto limitata mentre la Sardonix era di lusso, fornita di un salone, una cucina, una mensa ufficiali e camere per ospiti.
Probabilmente, fu usata un’attrezzatura più sofisticata di quella descritta nell’allestimento del dragamine. Ebbi la sensazione che si trattasse di un esperimento preparato rapidamente, nello spazio di pochi mesi e basato su una semplice modifica al dragamine standard. Dal momento che avevamo bisogno di tutti i dragamine operativi, sicuramente fu l’IX97 a fare il viaggio spazio-temporale e fu tenuto fuori servizio per alcuni mesi per il nostro esperimento con i mezzi di comunicazione FM/SSB.


Viaggiare nel tempo

Ritengo che furono poste delle correnti trifasiche attraverso i cavi elettrici a bassa frequenza. Questa frequenza potrebbe essere stata ad una delle risonanze terrestri, come sperimentato da Tesla e precedentemente misurato da Schulman. Le frequenze erano comprese fra 7.5, 14 e 21 Hz. Credo che i generatori operassero su queste bande di frequenza.
E’ ipotizzabile che sia nelle astronavi che nell’esperimento, questo campo magnetico rotante doveva essere necessario per spezzare il campo delle forti linee di forza energetiche e creare uno spazio interno, separato dallo spazio universale. Una volta separati, lo spazio interno contenente la nave – a quanto pare – ritornò indietro di due settimane, al momento in cui la nave era ormeggiata a Norfolk, in Virginia. Nell’aumentare gradualmente il livello di energia, gli sperimentatori scoprirono che i livelli energetici inferiori non avevano alcun effetto. Improvvisamente si oltrepassò un confine e – d’improvviso – viaggiarono indietro nel tempo di due settimane invece dei desiderati quindici minuti o giù di lì, necessari per allontanarsi da una mina. Probabilmente speravano solo di levitare o muoversi per mezzo di energie psicocinetiche e non si accorsero della possibilità di viaggiare nel tempo.
L’idea di una discontinuità del livello energetico, opposto alla funzione del viaggio, contribuisce perfettamente ad avallare l’ipotesi dello spazio diviso… Quanto si aumenta il livello d’energia corrente nei tre cavi, le linee di forza cominciano ad interrompersi tra la nave e lo spazio universale. Solo quando il livello raggiunse il punto di rottura di tutte le linee energetiche, l’IX97 si liberò dall’attrazione della terra e dal tempo. Una volta liberato, il battello poteva improvvisamente andare dovunque, all’interno di uno spazio diviso. Nel caso dell’IX97, quel luogo corrispose a Newport News, dove era all’ancora due settimane prima. Eliminando la corrente, quando lo skipper capì cosa era avvenuto, ricongiunse lo spazio diviso ad uno spazio universale, riportando la barca al porto del cantiere navale di Philadelphia. Il ritorno dell’IX97 avvenne nell’arco di secondi, rispetto al tempo in cui era partito, e non nel 1984, come nella versione del racconto di fantascienza divulgato alle case produttrici cinematografiche lo stesso anno. E’ probabile che il punto di balzo nel tempo utilizzi meno energia se la frequenza del campo magnetico rotante è in sincronia con la frequenza di risonanza terrestre di Schulman. Tesla forse conosceva il rapporto di risonanza terrestre, ma non così approfonditamente da predire i risultati dell’esperimento. Inoltre, Tesla morì nel 1943 e potrebbe non essere stato coinvolto personalmente nell’esperimento. La frequenza può essere stata modificata insieme al livello energetico. Con la corrente inserita e niente altro in funzione, un piccolo cambiamento di frequenza potrebbe aver portato ad una sorgente di elevata sensibilità, equivalente ad un’energia dieci volte superiore. Forse alcuni lettori sanno che il “Q” delle risonanze terrestri si può trovare tra 10 e 100.
I tre generatori dellIX97 disponevano di una potenza pari ad un motore da 60 Hz di circa 50 cavalli vapore. Scalando l’intensità fino a 7.5 Hz, l’energia utilizzata potrebbe essere stata di 15Kw. Presupponendo che il peso dell’IX97 fosse di 1500 tonnellate e che 1 Kw equivalesse ad un cavallo vapore, ne sarebbe conseguito un voltaggio di 15x10³x10 libbre = 5 milliwatts per libbra. Questo è esattamente l’ordine di grandezza necessario ad un essere umano per levitare ed essere teletrasportato senza “friggersi il cervello”! Un altro tassello del puzzle delle IPOTESI combacia!


Fu un errore di valutazione

Sembra chiaro che l’energia utilizzata fu di gran lunga superiore al necessario, al di là di quanto si capisse del fenomeno. L’intenzione era solo di spostare il dragamine, allontanandolo di circa un miglio da una mina, corrispondente ad uno spostamento temporale di pochi minuti, lasciandolo li fino all’affioramento e all’esplosione della mina. Naturalmente non avvenne così, visto che si doveva prima scoprire se era davvero possibile spostare la nave. E’ bene ricordare che, in quel momento, stavamo perdendo la guerra e soprattutto stavamo trasferendo tantissimo materiale e truppe in Inghilterra. Sulla base di tecnologia preesistente, e dato il prevedibile tasso di mortalità, c’era solo tempo per un veloce esperimento, visto che i dragamine erano di vitale necessità. Secondo i resoconti dell’”esperimento”, i marinai sulla banchina potrebbero essere stati evacuati dalla nave o fatti rientrare prima di togliere la corrente a Newport News. Ma non lo sappiamo. I marinai feriti nell’esperimento ebbero poca scelta per garantirsi maggiori probabilità di sopravvivenza.
Il Philadelphia Experiment fu molto simile alla bomba atomica: poteva sia esplodere con un’enorme detonazione o poteva concludersi con un nulla di fatto. Alcuni scienziati molto avanzati, a cominciare da Fermi, lo capirono. Di conseguenza, il progetto Manhattan fu organizzato su vasta scala sin dall’inizio. Il programma della bomba atomica non poteva procedere lentamente a livello di metodologia, usata ancora dalla scienza convenzionale, cominciando da una piccola detonazione in una conduttura sperimentale fino a crescere gradualmente al grado di detonazione desiderato. Verosimilmente, neanche il salto nello spazio diviso sarebbe stato possibile con un approccio scientifico conservatore.
L’”Esperimento Philadelphia” deve trasmettere un messaggio al mondo scientifico libero, convinto di come tutto il progresso proceda lentamente lungo un sentiero, un passo alla volta, con un’attenta approvazione dei colleghi ad ogni passo. Così non raggiungeranno mai il mondo della levitazione, del teletrasporto e del viaggio nel tempo!


Ipotesi: vortice nel campo neutrino

Il movimento di uno spazio, all’interno di un spazio diviso, si può ottenere creando un campo magnetico rotante nello spazio. La separazione dello spazio diviso avverrà improvvisamente, sopra una linea che è una funzione della forza e della frequenza del campo. La forma della linea sarà quella di una semplice risonanza di una cavità che – in questo caso – è la risonanza dell’atmosfera terrestre. Una volta che lo spazio è diviso, gli oggetti all’interno dello spazio possono levitare, essere teletrasportati o muoversi nel tempo. I parametri che controllano la miscela di questi effetti ci sono al momento ignoti.
Qui si suggerisce che l’effetto del campo magnetico rotante sia quello di creare un vortice nel campo neutrino. Prospettiamo la possibilità che gli esseri umani intelligenti producano il vortice, facendo si che le molecole del DNA nelle cellule del corpo formino una configurazione a spirale. I neutrini seguono questa configurazione, talmente numerosi da creare lo spazio separato.
Usando la nanotecnologia, è possibile creare una superficie ricurva di piccole superfici pesanti mobili in modo da generare uno spazio diviso, al quale si può trasmettere o interrompere la corrente, tramite il controllo delle superfici mobili.
Come ulteriore ipotesi, se due campi magnetici rotanti sono attivati sincronicamente, con un campo che si muove in senso orario e l’altro in senso anti-orario, gli oggetti all’interno di un certo spazio possono essere spostati altrove applicando energia elettrica.
Questo sarebbe il principio fondamentale dell’operazione delle stazioni di teletrasporto che – a quanto sembra – devono essere operative nella base aerea statunitense di Eglin e in una base in Australia.
Probabilmente i corpi dei marinai in coperta della IX97 si smaterializzarono in una quantità di spazi isolati come nella Figura. Le aree segnalate con % sono in una prima parte, quelle delimitate con il simbolo $ in una seconda, con # in una terza, con + in una quarta, con @ nella quinta e con * in una sesta. Se fosse stato così, il calore ed i segnalatori nervini non potevano riversarsi attraverso i confini di divisione. E’ facile visualizzare la scissione del funzionamento di un corpo così diviso.
Domanda: il drastico effetto subito dai marinai coinvolti nell’Esperimento Philadelphia si riferisce in genere alle condizioni mentali dei pazienti? Si potrebbe desumere qualcosa dai rapporti eventualmente declassificati dell’esperimento? Di certo questa informazione, risalente a 54 anni orsono, si potrebbe ora rendere disponibile, a richiesta, per le industrie impegnate nella farmacologia mentale e per un possibile impiego nella frangia indipendente della nostra comunità scientifica.


Non poté trattarsi di uno scherzo

Se un effetto simile a quello della figura può essere prodotto magneticamente, alcuni fisici possono sicuramente scoprire come riaccoppiare tutte le forti linee di forza all’interno del corpo umano. Intuitivamente non sembra più arduo di una tomografia assiale computerizzata. Se si scopre che si tratta di un elemento tipico di malattia mentale, la procedura sarebbe sicuramente benefica. Un procedimento dovrebbe essere possibile purché sia essenzialmente privo di rischi: e lo è senz’altro, se paragonato alla terapia dell’elettroshock. Ricordo chiaramente quanto si diceva fra noi, in servizio a New London, circa gli esperimenti e non avevo alcun motivo di non credere ai racconti su quegli uomini intrappolati nelle infrastrutture d’acciaio, e agli altri con seri squilibri mentali. Credo anche che il dottor Horton abbia partecipato alle conversazioni durante le pause pranzo e nel tempo libero. Per quanto riguarda la veridicità della diceria relativa all’esperimento di spostamento della nave, posso solo dire che non si facevano scherzi del genere durante la guerra. Inoltre, come si potrebbe scherzare su una storia coinvolgendo così tanta gente? L’Esperimento potrebbe essere stato programmato ed espletato da scienziati civili con un relativo interessamento della Marina, come con il lavoro da me svolto. Non sembrano correre voci della tecnica sviluppata ed utilizzata nel corso della Seconda Guerra Mondiale; tuttavia, il Philadelphia Experiment non fu di certo dimenticato.
Dove ha portato questa nozione nei cinquant’anni successivi alla guerra? La mina magnetica è ormai obsoleta da tempo, oppure molto perfezionata. L’effetto evidente sulle menti dei marinai del dragamine, nel corso dell’esperimento, non può aver portato ad un’arma anti-uomo letale e che non lascia alcuna traccia del suo impiego.
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