Perche' i nostri cugini scomparvero?

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(richard)
00giovedì 27 marzo 2008 18:26

Fino a circa 30.000 anni fa, un'altra specie di uomo coabitava con il moderno Homo Sapiens, prosperando sopratutto in Europa: l'Uomo di Neanderthal (Homo Neanderthalensis).

Questa specie di uomini, geneticamente ed esteriormente molto simile a noi, non riuscì però ad avere il nostro stesso successo e si estinse, lasciandoci "campo libero" nella colonizzazione del pianeta. Le ragioni della loro scomparsa rimangono tuttora misteriose.

Tre antropologi dell'Università della California, Timothy Weawer, Charles Roseman e Chris Stringer, hanno recentemente pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences i risultati di una ricerca che sembra escludere la selezione naturale come spiegazione dell'estinzione dell'uomo di Neanderthal.

Gli scienziati hanno confrontato i crani di oltre 2500 uomini moderni con 20 campioni di uomo di Neanderthal, utilizzando poi questi dati per stimare quando queste due specie di uomini si sono diversificate da un progenitore comune.

Nell'elaborazione del loro modello teorico, Weawer e i suoi colleghi hanno assunto che le differenze scheletriche tra Homo Sapiens e Homo Neanderthalensis non si fossero prodotte per selezione naturale ma, più semplicemente, esse fossero il risultato di una deriva genetica, cioè di mutazioni casuali.

Il modello ha fornito una stima di circa 370.000 anni come periodo nel quale le due specie di uomini si sono differenziante dal comune progenitore, e questo risultato è in linea con precedenti ricerche condotte analizzando le differenze genetiche tra i DNA delle due specie.

Nonostante ricerche indipendenti sembrino concordare nell'escludere fattori evolutivi alla base della "vittoria" dell'uomo moderno su quello di Neanderthal, molti scienziati rimangono comunque ancora cauti nell'escludere completamente la selezione naturale.

Altri antropologi, invece, sostengono che i "neanderthaliani" si siano estinti perché non avevano una struttura sociale e culturale in grado di competere con quella dell'Homo Sapiens, ma anche questa ipotesi deve fare i conti con recenti scoperte archeologiche che sembrano indicare che gli uomini di Neanderthal avessero sviluppato proprie arti figurative e musicali.

Al di là del dibattito scientifico, comunque, viene spontaneo pensare che i nostri cugini non abbiano avuto il nostro stesso successo semplicemente perché si sono trovati "nel posto sbagliato, al momento sbagliato".



da :tifeo web [SM=g27811]


cla73@
00giovedì 27 marzo 2008 18:51
veramente molto interessante e molto suggestiva l'idea di una coabutazione di due specie di uomo di cui una ha preso spravvento sull'altra...
panzergt6
00sabato 5 aprile 2008 15:01
Mah... Ne sappiamo troppo poco ancora per poter stabilire il perchè i neanderthaliani si estinsero! Ambiente ostile, selezione naturale, oppure soppiantati inesorabilmente dai ben più "competitivi" homo sapiens???
(richard)
00sabato 5 aprile 2008 15:29
La terza ipotesi è quella piu' accreditata.L'uomo sapiens e poi il sapiens-sapiens li surclassarono in tutto dall'adattabilita' all'ambiente alla ricerca di condizioni sempre migliori e piu' consone al loro sviluppo.
Anche la capacita' cranica superiore nel sapiens è sicuro segno di superiorita' intellettiva e di sviluppo tecnologico adattabile all'ambiente .
(richard)
00sabato 5 aprile 2008 18:51
Antenati illustri dei neanderthaliani
Sulle rive del lago Turkana in Kenia viene ritrovato lo scheletro di un ragazzo di 11/12 anni morto 1.600.000 anni fa. Sono i primi resti completi di un Homo erectus particolarmente importante secondo il suo scopritore Richard Leakey. Secondo il paleontologo inglese infatti l’erectus fu il primo ad avere “qualità umane”, perché con lui sarebbe cominciato l’uso del fuoco, la lavorazione della selce e una primordiale organizzazione della vita. La teoria di Leakey è oggi messa in dubbio da ricerche più recenti che non affermano più la discendenza cronologica homo abilis, erectus e poi sapiens ma ritengono che le tre specie siano convissute per un certo periodo e nessuna abbia segnato una demarcazione netta nei confronti delle altre.
focus.it

(richard)
00sabato 5 aprile 2008 19:01
L'uomo preistorico di Flores ( Indonesia )
Scoperto un lontano - e molto basso - cugino dell'uomo, vissuto 18 mila anni fa. È una nuova specie del genere homo.

Il cranio di un uomo di Flores (sinistra) è circa un terzo di quello di un uomo moderno. Foto:© Peter Brown



Un metro di altezza, un cranio decisamente piccolo, quanto un pompelmo, e una forte somiglianza con l'uomo.
Se i suoi resti fossero stati trovati nei pressi di Hobbiville, la fantastica terra descritta da Tolkien ne Il Signore degli Anelli, ci troveremmo di fronte al primo ritrovamento dello scheletro di un Hobbit. Ma i resti sono stati scoperti sull'isola di Flores, in Indonesia e appartengono a una specie di uomo finora sconosciuta vissuta probabilmente 18 mila anni fa ed erede dell'Homo erectus.
Come racconta una ricerca pubblicata su Nature, si tratta di una scoperta eccezionale, forse la più importante degli ultimi 50 anni, perché ha radicalmente cambiato l'idea dell'evoluzione del genere Homo che i precedenti ritrovamenti avevano dipinto. I resti dell'antico scheletro sono stati trovati nelle profondità di una grotta a Liang Bua e si sono conservati in uno strano stato di non completa fossilizzazione. Appartengono a una donna di più di 20 anni, alta meno di un metro e con un cranio circa un terzo di quello dell'Homo sapiens. Battezzato uomo di Flores (Homo - Homo floresiensis), la nuova specie discende direttamente dall'Homo erectus, un antenato dell'uomo che dall'Africa si diffuse in Asia circa 2 milioni di anni fa.
Piccoli per condizionamento. Secondo gli esperti, l'erectus, rimasto isolato per centinaia di migliaia di anni nell'isola, si sarebbe evoluto nella nuova specie, con caratteristiche decisamente peculiari: le sue dimensioni lillipuziane, per esempio, sarebbero un adattamento alle condizioni dell'isola, dove una dieta con poche calorie e la mancanza di grossi predatori avrebbe avvantaggiato le caratteristiche fisiche piccole. Il ritrovamento ha eccitato i paleontologi per le sue implicazioni. Innanzitutto il fatto che i primi ominidi si sono evoluti in molte più specie di quanto finora ritenuto e molte di queste sono sopravissute fino a poco tempo fa. E questo potrebbe far sperare in ulteriori ritrovamenti. Poi, la statura molto bassa, indica che anche gli uomini sono soggetti alle stesse forze evolutive di altri mammiferi che si rimpiccioliscono (fino a raggiungere dimensioni nane) quando rimangono isolati o sotto la pressione dell'ambiente. Infine, Ebu - questo è il soprannome dello scheletro di Flores - dimostrerebbe che ominidi con un cervello piccolo possono evolvere senza perdere buona parte della loro intelligenza. Accanto ai resti sono stati trovati anche utensili in pietra e ossa e denti di numerosi animali nani del genere Stegodon, antenati dell'elefante moderno e di draghi di Komodo, una lucertola gigante. Probabilmente finiti nel menu di questo nostro nuovo cugino lontano.
focus.it


Yoko Dark
00domenica 6 aprile 2008 12:12
dovrebbe essere interessante il libro che qualcuno di voi ha citato mesi fa...La genesi della Specie...che parla di un ipotetico futuro in cui due mondi paralleli vengono a contatto, e in uno di essi gli homo di neandertal hanno vinto la gara evolutiva (perciò dominano il mondo)mentre l'altro sarebbe il nostro...solo che costa 15€ T_T
(richard)
00domenica 6 aprile 2008 15:23
Se il prezzo della verita' si riducesse a soli 15 Euro avremmo risolto tanti interrogativi sull'evoluzione della specie umana.
Sicuramente rappresenta una delle tante ipotesi adattabili alla genesi dell'uomo e non puo' quindi che non essere importante.Grazie
della segnalazione.
Yoko Dark
00lunedì 7 aprile 2008 01:22
Re:
(richard), 06/04/2008 15.23:

Se il prezzo della verita' si riducesse a soli 15 Euro avremmo risolto tanti interrogativi sull'evoluzione della specie umana.
Sicuramente rappresenta una delle tante ipotesi adattabili alla genesi dell'uomo e non puo' quindi che non essere importante.Grazie
della segnalazione.


è solo un romanzo di fantascienza [SM=g27820]

(richard)
00lunedì 7 aprile 2008 13:16
Ho fatto un errore di valutazione,puo' succedere,comunque grazie per la precisazione. [SM=g27822]
panzergt6
00lunedì 7 aprile 2008 14:43
[SM=g27823] Cara Yoko Dark, quel libro (La genesi della specie) ti garantisco che li vale tutti i 15 euro che costa. A me l'anno regalato (fortunato eh?) ma se ti dico che l'ho letto già due volte ci credi? Una pizza sacrificata dài!
(richard)
00lunedì 7 aprile 2008 22:05
L'uomo di Neanderthal era un innovatore?
Un antenato comune, due linee evolutive diverse: neandertal e sapiens. I primi sono "scomparsi": hanno lasciato resti fossili in tre continenti, ma nulla che abbia permesso di dare una spiegazione definitiva al perché della scomparsa. I secondi siamo noi: più intelligenti, più creativi... o almeno così abbiamo sempre pensato. Ma oggi nuove teorie mettono in dubbio la presunta inferiorità del neandertal.

Stereolitografia del cranio e della mandibola di un neandertal adulto



Terry Hopkinson, archeologo dell'Università del Leichester, propone un nuovo punto di vista sull'Homo neanderthalensis, che appartiene a una linea evolutiva diversa da quella del Sapiens, da cui invece noi discendiamo, e la cui scomparsa (25-30.000 anni fa) è ancora un enigma con ipotesi diverse e non conclusive. Secondo Hopkins dobbiamo rivedere l'immagine che abbiamo dei neandertal: nuovi studi su reperti e siti archeologici sembrano infatti suggerire che fosse capace di migliorare in modo significativo i suoi strumenti (la sua "tecnologia") e, soprattutto,che ha saputo adattarsi superando i forti mutamenti ambientali e climatici del paleolitico medio (da 200.000 a 40.000 anni fa).

Quanto è "umano"?
Se la comunità scientifica confermerà le ipotesi di Hopkins sulla specie che ha popolato l'Africa, l'Asia e l'Europa prima di noi, forse dovremo rivedere il concetto stesso di umanità. «L'idea più diffusa è che il "pensiero moderno" sia nato solo 50.000 anni fa», dichiara l'archeologo, «ma molti di quei tratti che noi definiamo moderni, come l'uso di strumenti in pietra e di tecniche di caccia elaborate, hanno iniziato a svilupparsi almeno 300.000 anni fa in Africa, quando era abitata dai neandertal». Il nostro predecessore avrebbe perciò il merito di aver saputo trasformare pietre in strumenti efficaci e di aver conquistato nuovi territori. «Si è soliti credere che l'innovazione è stata una prerogativa dell'Homo sapiens. Adesso sarà difficile continuare a escludere i neandertal dal nostro concetto di umanità», conclude Hopkinson.
focus.it [SM=g27811]
(richard)
00lunedì 7 aprile 2008 22:15
Sequenziato il DNA dell'uomo di Neanderthal
Il genoma umano è stato messo a confronto con quello dell’uomo di Neanderthal, di cui è stato codificato parte del DNA. Fornendo le prime informazioni sul nostro antico cugino.

L'uomo di Neanderthal nei panni di
quello moderno.



Cosa abbiamo in comune con l’uomo di Neanderthal? Forse un ancestrale antenato. Ma poi, circa mezzo milione di anni fa, l’Homo sapiens (da cui discendiamo) e il neanderthaliano si sarebbero distinti. Le due specie, inoltre, una volta separate probabilmente non si sono mai più incrociate, nonostante un periodo di coabitazione in alcune zone d’Europa. È quello che rivelano le nuove analisi del DNA, estratto da alcune ossa fossilizzate, compiute da due team di scienziati differenti, uno statunitense e l’altro tedesco.

Cugino dove sei?
Ma parentele a parte, chi era veramente l’uomo di Neanderthal, di che colore erano i suoi capelli, i suoi occhi e la sua pelle? Era forse capace usare un linguaggio “umanoide”, come funzionava il suo cervello? E soprattutto come mai si è estinto 30.000 anni fa?
Sono tutte domande a cui le future analisi dell’antico DNA, nei prossimi anni, potrebbero dare una risposta. Soprattutto se, come promette Svante Paabo del Max Planck Institute in Germania, si arriverà alla codifica dell’intero genoma dell'ominide. Usando il nuovo metodo chiamato “direct sequencing approach”, che ha permesso allo scienziato tedesco e al suo team di scoprire un milione di paia di basi di DNA, da un osso di un uomo vissuto 38.000 anni fa.

Metodi innovativi
Il nuovo approccio diretto, infatti, permette il sequenziamento anche quando il materiale genetico risulta molto rovinato e frammentato. Un sistema che potrebbe essere utilizzato anche per l’analisi genetica di molte altre specie estinte. Il team Edward Rubin del Berkeley National Laboratory in California, invece ha usato il metodo tradizionale indiretto, che utilizza copie di Dna prodotte da batteri, arrivando comunque a buoni risultati: la codifica di 65.000 paia di basi.
focus.it

Yoko Dark
00martedì 8 aprile 2008 00:16
bè, questo dualismo mi ha sempre affascinato...cmq preciso che io sono un RAGAZZO non una ragazza...:D(ho l'avatar di scarlett johanson proprio perchè mi piace moltissimo)
(richard)
00martedì 8 aprile 2008 12:38
Condivido i tuoi gusti,personalmente ho sempre avuto un debole per tutte le sexy simbols piu' o meno famose, ma uno in particolare per le bionde, possibilmente vere!In fin dei conti anche loro ,pur se molto ma molto lontanamente, discendono od hanno nel loro DNA qualcosa delle donne neanderthaliane e sapienses. [SM=x708800]
panzergt6
00martedì 8 aprile 2008 14:52
Ooooops... Scusa tanto Yoko! La bionda in avatar è fuorviante. Chiedo le attenuanti generiche... :)
+maranatha+
00martedì 8 aprile 2008 19:51
Non andiamo troppo OFF-Topic ragazzi...
Lord Karandras
00mercoledì 9 aprile 2008 14:36
Secondo me, ci troviamo sempre più palesemente al fatto che la nostra evoluzione non sia poi così naturale ma che qualcuno ci abbia messo "lo zampino"......
[SM=x708821]
panzergt6
00mercoledì 9 aprile 2008 14:56
Esatto! Sembrerebbe esserci stati una sorta di esperimenti con protagonisti esseri umani comparsi dal nulla e altrettanto misteriosamente scomparsi o estinti chr dir si voglia. Anche l'uomo di Cro-Magnon meriterebbe maggior trattazione...
(richard)
00mercoledì 9 aprile 2008 15:14
Alcune informazioni sul Cro-magnon
L'Uomo di Cromagnon è una antica varietà dell'essere umano moderno (Homo sapiens sapiens), largamente diffuso nel paleolitico in Europa, Asia, Nordafrica, Nord America. È rappresentato da 4 scheletri provenienti dal riparo sotto la roccia di Cromagnon, presso Les Eyzies in Dordogna e da 7 scheletri raccolti nelle Grotte dei Balzi Rossi (Liguria), definiti a suo tempo come cromagnonoidi.


I resti più antichi sono datati intorno al 30000 a.C. in Francia, di poco posteriori all'Uomo di Combe-Capelle di cui a volte è considerato una variante. Antropologicamente si osserva una certa stabilità delle caratteristiche cromagnonoidi che sono essenzialmente di tipo europoide:





alta statura (media 1.80 m per gli uomini, con punte oltre 1.90 m) con gambe lunghe e braccia corte;
faccia larga e bassa con cranio lungo dalla fronte all'occipite (dolicocefalia e cameprosopia), spesso denotata come disarmonica;
orbite basse e rettangolari;
naso prominente e spesso aquilino;
grande capacità cranica (1.650 cm3).
È stato proposto che fosse essenzialmente Rh negativo (come i Baschi odierni), ma questa ipotesi non è provata.
Il massimo della diffusione si ha intorno al 20000 a.C.

Tra le varianti di Cro-Magnon si possono menzionare:

le popolazioni di Mechta-Afalou in Nord-Africa (Berberi),
la popolazione maglemosiana (proto-nordici della varietà dalo-falica) in Scandinavia,
le popolazioni neolitiche delle culture del Dneper-Donets e di Sredny-Stog (forse i proto-Indoeuropei) nella Russia meridionale,
i Guanci delle isole Canarie, ormai estinti, probabilmente discendenti dei Berberi,
i pellerossa Dakota in nord-America.

Poiché la depigmentazione compare (o compariva) con una certa frequenza in tutte le popolazioni menzionate eccetto, per quanto è noto, i Dakota, è stato anche suggerito che questa fosse una caratteristica piuttosto diffusa tra i cromagnonoidi.

Invece non è chiaro come i cromagnonoidi abbiano contribuito alla genetica delle popolazioni odierne in Asia, ma è stato rilevato che in Asia i portatori delle culture siberiane Afanasevo e Tagar erano essenzialmente cromagnonoidi.

Dalle moderne indagini genetiche sembra potersi affermare che i cromagnonoidi entrarono in Europa dall' Asia centrale verso il 30.000 AC, portando il particolare marcatore genetico M173, derivato da M45, che pare fosse diffuso in popolazioni asiatiche del paleolitico da cui sarebbero derivate anche alcune popolazioni siberiane e amerinde (marcatore M242 e discendenti)

I Cromagnon avevano una dieta di carne, grano, carote, cipolle, rape ed altri alimenti - nel complesso, una dieta molto bilanciata.

Tra gli artefatti Cromagnon giunti fino a noi vi sono capanne, pitture murali, incisioni; sembra inoltre che fossero in grado di intrecciare vesti. Le capanne erano costruite in roccia, argilla, ossa, rami e pelo di animali.

I Cromagnon utilizzavano manganese e ossido di ferro per le loro pitture murali, e potrebbero aver creato, circa 15.000 anni fa, il primo calendario. [1]

I Cromagnon devono essere entrati in contatto con gli uomini di Neanderthal e sono spesso indicati come la causa dell'estinzione di questi ultimi; in realtà, sembra che umani moderni dal punto di vista morfologico abbiano convissuto con i Neanderthal per circa 60.000 anni nel Levante, e per più di 10.000 anni in Francia.


Uomo di Oberkassel
Nella località di Oberkassel, presso Bonn in Germania, sono stati ritrovati nel 1914 due scheletri in un doppia sepoltura, datati al 10.000 a.C. - 15.000 a.C. e riferibili al Maddaleniano. Si tratta di uno scheletro maschile e di uno femminile assai diversi tra loro. Caratteristico appare specialmente il cranio maschile molto capace (1.600 cc) leggermente dolicocefalo, con faccia fortemente cameprosopa e orbite molto basse, in qualche modo accentuando la disarmonia di Cromagnon.

Il cranio della donna è più alto e più stretto e non è evidentemente cromagnonoide, ma ricorda invece il tipo di Brünn. La statura è di 166 cm nell'uomo e 147 cm nella donna.

da Wikipedia
(richard)
00mercoledì 9 aprile 2008 16:37
Ipotesi dell'avvicendamento dal neanderthaliano al sapiens-sapiens
I libri di scuola spiegano che a determinare la comparsa dell'uomo moderno e l'estinzione dei neanderthal fu lo sviluppo, nel primo, di una struttura scheletrica più adatta all'ambiente. Ora, forse, occorrerà riscrivere una parte di questa storia. I risultati di uno studio condotto recentemente da Tim Weaver (Università della California, Usa) su ossa del cranio di esemplari di neanderthal mostrano infatti che i vantaggi evolutivi degli uomini moderni non sembrano avere a che fare con una forma e una dimensione del cranio capaci di assicurare una vista migliore, un udito più fine e un olfatto più sviluppato rispetto ai neanderthal. Che cosa allora determinò l'evoluzione? La risposta non è ancora certa, ma secondo Weaver va ricercata nel comportamento: «Gli uomini moderni acquisirono abilità culturali che permisero loro un miglior adattamento», spiega il ricercatore. Del resto è noto da tempo che le prime forme di espressione culturale, come le incisioni rupestri, risalgono a 50 mila anni fa, quando cioè l'uomo moderno ebbe la meglio sui neanderthal.focus.it

Yoko Dark
00giovedì 10 aprile 2008 11:18
chissà se potevano accoppiarsi e riprodursi i sapiens e i neandertal tra di loro, cosi su due piedi mi verrebbe da dire di no...però boh...
(richard)
00giovedì 10 aprile 2008 16:33
Non credo che ci fossero problemi di incompatibilita' sessuale e di accoppiamento e riproduzione fra Neanderthaliani e sapienses,in fin dei conti erano entrambi umani con DNA umano.Tutto normale.


Una antenata signora

La "signora di Caissargues": così gli archeologi hanno chiamato la giovane donna i cui resti sono stati scoperti in occasione degli scavi eseguiti per la realizzazione di una nuova strada in territorio francese. Agghindata con piccoli gioielli attorno al collo per la cerimonia di sepoltura, la donna è verosimilmente vissuta almeno 5.000 anni fa, nell'ultimo periodo della preistoria europea, vale a dire durante il neolitico.
Solo la scoperta e l'analisi di nuovi fossili consente agli studiosi di risalire ad una quanto più precisa datazione della storia del genere umano.
focus.it



Un altro tassello della preistoria italiana di 300000 anni fa

Le "impronte del diavolo" si sono rivelate orme umane. Con un'età di più di 300.000 anni.

Un Homo heidelbergensis si aggira sulle ceneri calde del vulcano di Roccamonfina.

Sono state trovate in Italia, in particolare nei pressi del vulcano di Roccamonfina, in Campania, le prime impronte lasciate da una specie di Homo, il genere cui apparteniamo noi stessi. Secondo gli autori, che hanno pubblicato una breve comunicazione sulla rivista Nature, Paolo Mietto, Marco Avanzini e Giuseppe Rolandi (rispettivamente dell'università di Padova, del Museo tridentino di scienze naturali e dell'università di Napoli) le impronte sono state impresse su un terreno con un'età che va dai 385.000 ai 325.000 anni, e l'uomo (o gli uomini) ha camminato su una colata lavica che, secondo Giuseppe Rolandi dell'università di Napoli, era calda (circa 50-70 °C) quando le impronte sono state lasciate. Dopo il passaggio, l'intero tracciato è stato ricoperto di cenere vulcanica che il tempo ha eroso per lasciare, ai nostri giorni le tracce allo scoperto. Solo il caso ha permesso poi di segnalare il fatto agli esperti, perché in zona la camminata preistorica era conosciuta semplicemente come “impronte del diavolo”.
Chi era? Secondo Marco Avanzini, e in attesa di datazioni più precise, le impronte dovrebbero essere di Homo heidelbergensis, una specie che visse in Europa e Africa da 500.000 a 125.000 anni fa e dalla quale potrebbe essere derivato l'uomo di Neanderthal. Non era quindi un nostro antenato diretto, ma uno dei primi uomini veri e propri che hanno colonizzato l'Europa. A giudicare dalla distanza tra le singole orme, gli individui che hanno lasciato le impronte dovevano essere alti non più di un metro e mezzo. Accanto alle impronte umane si sono trovate anche altre orme di animali, anche se non è stato possibile definire se si trattasse di erbivori o carnivori.
focus.it



Tracce dal passato per l'Europa

I primi agricoltori, che portarono l'agricoltura in Europa centrale circa 7.500 anni fa, non hanno contribuito granché al bagaglio genetico degli odierni mitteleuropei. Lo hanno scoperto alcuni scienziati, compiendo la prima dettagliata analisi di DNA antico, ricavato dalle ossa e dai denti di alcuni scheletri ritrovati perfettamente conservati in alcune tombe presso Halberstadt, in Germania (nella foto).
Questo lavoro - pubblicato sulla rivista scientifica Science - è una conferma del fatto che la linea di discendenza dei centroeuropei è più legata ai cacciatori e agli uomini che raccoglievano ciò che trovavano in giro, che si spinsero in Centro Europa 40 mila anni fa, nel Paleolitico, che non la più recente generazione di contadini.
focus.it
(richard)
00venerdì 25 aprile 2008 18:12
L'umanita' rischio' di scomparire per le condizioni climatiche
Ai primi Homo sapiens mancò poco, davvero molto poco, per estinguersi per sempre e per noi, loro discendenti, non ci sarebbe stata storia. E' quanto risulta da una ricerca genetica condotta da un'equipe di scienziati internazionali e pubblicata sulla rivista scientifica American Journal of Human Genetics.

La storia andò così: l'umanità iniziò a distinguersi dalle altre specie 200.000 anni fa. Circa 150.000 anni or sono, però, si divise in due gruppi distinti che iniziarono a evolvere in due specie differenti e tali rimasero per circa 100.000 anni, prima di riunirsi appena in tempo e dare vita di nuovo all'unica specie di Homo sapiens oggi esistente. Questo fu il più lungo periodo della storia dell'uomo durante il quale due gruppi di popolazione rimasero separate tra di loro.
Quando, circa 60.000 anni fa, l'Homo sapiens iniziò a lasciare l'Africa, nella sua prima grande migrazione, le tracce di questa divisione erano ancora ben presenti.
"La fusione che permise l'umanità di fondersi di nuovo in un'unica specie avvenne circa 40.000 anni fa", ha spiegato Doron Behar del Rambam Medical Center di Haifa (Israele), che ha partecipato alla ricerca.

La divisione della popolazione in due gruppi si verificò in seguito alle aride condizioni climatiche cui furono interessati i nostri più antichi antenati dell'Africa meridionale e orientale, che costrinse la società primitiva a cercare nuove aree per la loro sopravvivenza. Sono numerose infatti, le testimonianze geologiche dell'epoca, che dimostrerebbero tale violento e veloce cambiamento climatico.

Spiega Spencer Wells, responsabile del Genographic Project a cui fa capo la ricerca: "Da sempre si è ipotizzato che l'originale popolazione dell'Homo sapiens che abitava nell'Africa sub-Sahariana, fosse composta da un gruppo di persone molto piccolo, ma che si era sempre mosso più o meno tutto assieme. In realtà la ricerca ci dice che le cose andarono diversamente".

Ma perché i ricercatori ipotizzano che l'umanità si avvicinò addirittura all'estinzione? "Perché - dice Wells - i due gruppi di persone erano ridotti a poche centinaia di individui, un numero che può facilmente portare alla scomparsa di una specie. Si diedero davvero molto da fare per riuscire a sopravvivere".

Le conclusioni della ricerca sono giunte dopo che Wells e colleghi hanno analizzato 624 genomi completi del DNA mitocondriale, che passa da madre in figlia, di numerose popolazioni che oggi abitano l'Africa sub-Sahariana e questo ha permesso di capire come l'umanità si è evoluta nel passato.

La ricerca ha trovato consensi e opposizioni: Peter Foster dell'università Anglia Ruskin (Gran Bretagna) ha detto che le conclusioni di questo studio non gli sono particolarmente nuove, perché già nel 1977 era arrivato alle medesime conclusioni, ma allora non venne creduto fino in fondo. Altri ricercatori invece, sostengono che lo scenario primordiale dell'umanità potrebbe avere avuto una storia diversa e che al momento le prove mitocondriali non sarebbero sufficienti a sostenere al 100% la validità della teoria. Sta di fatto, che se fosse vera, ci siamo davvero solo per un soffio.la Repubblica.it



(richard)
00venerdì 9 maggio 2008 18:59
Gli uomini di Neanderthal gia' adulti a 15 anni
Studiando i denti dei cugini dei nostri antenati si è scoperto che a 15 anni erano già formati completamente e pronti alla vita adulta.



A sinistra il cranio di un bambino moderno confrontato con quello di un bambino di Neanderthal (a destra). © Christoph Zollikofer e Marcia Ponce de Leon.

Gli uomini di Neanderthal sono spariti 30 mila anni fa dopo aver convissuto per qualche tempo con l'Homo sapiens. Non sono i nostri progenitori, come ritenuto un tempo, ma conservano il fascino di un parente lontano, scomparso nella notte dei tempi. E hanno acceso il dibattito tra i paleontologi: qual è la relazione con i nostri diretti antenati? Una nuova ricerca pubblicata dalla rivista Nature ha aggiunto un importante tassello in questo complesso puzzle. Ricercatori francesi e spagnoli hanno analizzato un centinaio di denti (canini e incisivi) provenienti da crani di uomini di Neanderthal, sapiens e altre due specie di ominidi, studiandone la crescita. In base all'analisi dei depositi di smalto nella corona dei denti hanno stabilito che la crescita dentale degli uomini di Neanderthal era molto più rapida e si fermava presto. Da qui la conclusione che raggiungevano l'età adulta già attorno ai 15 anni, tre anni prima dei nostri antenati diretti.
Vita breve e grama. Per gli esperti è l'ennesima conferma che sapiens e neanderthalensis appartenessero a due specie diverse e che molto probabilmente non fossero in grado di accoppiarsi.
Inoltre i risultati sembrano suggerire che i neanderthaliani avrebbero avuto una dieta ipercalorica e un metabolismo molto veloce per supportare una crescita così rapida.
Come mai dunque l'uomo di Neanderthal è stato "soppiantato" dai nostri antenati che avevano una scatola cranica e un cervello più piccolo? Una tesi, confermata dalla ricerca, pone in relazione l'intelligenza umana con il lungo periodo che nella nostra specie trascorre tra la nascita e l'età adulta. Un tempo che si pensa viene speso nello sviluppo superiore di capacità cognitive, e che nei Neanderthal potrebbe essere stato troppo poco. focus.it
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