Oltre l'Ufologia: dall'anima alla creatura del Dottor Frankestein

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Lachaise-L-N-
00domenica 17 maggio 2009 19:32
Oltre l'Ufologia: dall'anima alla creatura del Dottor Frankestein

L'Ufologia è relegata tra le pseudo-scienze. Gli ufologi attirano la derisione dello "scienziato" e dell'uomo medio-basso. "E' un'accozzaglia di sciocchezze", si sente ripetere. Eppure, sfidando il dileggio e la sicumera degli accademici, alcuni ricercatori hanno imboccato strade che, dallo studio degli oggetti volanti non identificati, li hanno via via portati verso direzioni inattese. In genere si sono scoperte oscure trame , il coinvolgimento dei militari nei rapimenti. Si sono sfiorati altri temi spinosi come i black projects, le basi sotterranee segrete, esperimenti di ibridazione etc. Qualcuno, partendo da premesse ufologiche del tipo "viti e bulloni", si è avventurato ai confini della cosmologia e della filosofia.

Qui è d'obbligo il riferimento al chimico Corrado Malanga che, dopo anni di ricerche empiriche, si è inoltrato nell'insidioso territorio della fisica quantistica ed in quello ancora più insidioso della speculazione filosofica. Va rilevato che quasi tutte i capisaldi attuali del Malanga-pensiero sono desunti dalle dichiarazioni di presunti rapiti sottoposti a sedute di ipnosi regressiva. Non so fino a che punto tali dichiarazioni siano attendibili. Prescindendo dal loro grado di plausibilità, si deve comunque rilevare come il ricercatore toscano abbia introdotto idee nuove all'interno dell'esobiologia, soprattutto con la sua riflessione sull'anima. Che cosa Malanga intenda per anima non è a chi scrive molto perspicuo: un principio incorporeo ed eterno? Un sistema computazionale o che cos'altro? L'autore è altresì convinto, in una convergenza con la tradizione gnostica (credo di concordare anch'io), che non tutti gli uomini hanno un'anima.

La questione è complessa: esiste l'anima? In caso affermativo, come dobbiamo concepirla? Secondo la Bibbia, (almeno se ci limitiamo ad una lettura exoterica del Testo), l'anima è 'nèfesh': non è nulla di immortale e di spirituale. [1] Per Aristotele, l'anima è la forma del corpo: quando il corpo si disgrega, anche l'anima muore. Il filosofo rinascimentale Pietro Pomponazzi, suscitando le ire del clero, riaffermò la mortalità dell'anima sulla base dello Stagirita. Nel Cristianesimo paolino è esposta la dottrina della resurrezione dei corpi, forse mutuata da credenze persiane, non la sopravvivenza dell'anima dopo la morte, concetto della tradizione filosofica classica e non solo. Pertanto si può sempre pensare che l'immortalità sia garantita da una trasformazione della materia, liberata del suo carattere corruttibile.

Si può, invece, ritenere che la materia alla fine sia un non essere, rispetto all'essere vero, svincolato sia dallo spazio-tempo sia dai processi di degradazione che connotano il mondo ilico. In tal caso, il tentativo di predazione dell'anima per opera di esseri interdimensionali, come è descritto da Malanga avrebbe un suo senso, per quanto, a mio parere, paradossale. Infatti a questi “alieni” non interesserebbe soltanto controllare i corpi e le energie (delle energie anzi dimostrano uno sbalorditivo dominio), ma qualcos'altro. "Voi avete quella cosa che vi permette di andare di là, quella cosa che noi, invece, non abbiamo, quella cosa che permette all'uomo di andare di là, da Lui. Noi non possiamo andare da Lui. Alcuni di voi possono andare da Lui." In questo modo puerile e stentato, si esprime(rebbe) un'entità che si è incapricciata di un giocattolo, l'anima. Siamo al cospetto di una mitologia che non mi convince del tutto: tra l’altro, ritengo che il vero fine di presunti esseri interdimensionali sia la distruzione dei pianeti. Essi, simili a boa, causano la morte delle loro prede per soffocamento. Guardiamoci un attimo attorno: il pianeta è bruciato, sterile, desertificato. Gli Arconti hanno conseguito il loro scopo principale: devastare la terra ed inaridire le coscienze. Il loro sogno di immortalità è l’incubo della ripetizione: l’eterno ritorno dell’uguale.

Siamo seri: se l'anima esiste, essa è una scintilla divina e non credo che qualcuno la possa rubare, come fosse un diamante, un oggetto prezioso. Se, al contrario, l'anima è materiale (cervello o alcunché di simile), bastano delle onde elettromagnetiche per neutralizzarla ed ipotetici scienziati alieni possono, se vogliono, con le loro tecnologie, creare tutti i cervelli artificiali che desiderano, senza bisogno di trafugare niente a chicchessia. Forse chi è irretito in una concezione materialista può ritenere che sia possibile, con strumenti tecnologici, appropriarsi di un principio che collega alcuni esseri viventi alla Fonte. Che cosa, però, potranno ottenere? Una specie di creatura del Dottor Frankestein la cui larvale vita è data dall'energia elettrica. Non manca - è vero - chi incredibilmente ritiene che Dio coincida con il campo di Planck o con un campo magnetico, ma sono stravaganze e, come tali, le riporto senza commentarle.

Possiamo immaginare che anche l'anima sia un'energia elettromagnetica, ma allora dovremmo rallegrarci delle antenne che vengono da per tutto installate, perché ciò significherebbe che le anime si moltiplicano.

Non intendo affermare che la materia-energia sia priva di aspetti enigmatici e che sia del tutto inerte, ma credo essa sia comunque il segno di uno slittamento rispetto ad una perfezione originaria. Se la materia fosse perfetta, dovremmo immaginare che essa combaci con Dio: ciò mi pare una forma di panteismo, con tutti i limiti del panteismo. Nel sistema dualistico tanto connaturato al pensiero umano, siamo inclini a distinguere tra maschile e femminile, tra corpo e anima, tra bene e male… dimenticando che la realtà è molto più complessa e sfaccettata. E’ possibile che esistano enti di gradi diversi situati lungo una scala dal più denso al più etereo. Mente, coscienza, anima… non sono sinonimi, ma non si comprende bene quali differenze intercorrano tra questi enti. Alla sommità si trova lo Spirito puro di cui alcuni partecipano, anche se in minima misura? Ricondurre tutto alle dimensioni fisiche, per quanto sottili, mi sembra riduttivo.

Infine o l'anima, come ente immortale, non esiste ed ha ragione Epicuro, di cui non occorre ricordare le rassicuranti conclusioni, oppure esiste ed è immateriale. In quest'ultimo caso, non saranno le tecnologie più sofisticate a minacciarla, ad imprigionarla o a trasferirla in altri corpi.


[1] Nefesh è molto più che il nostro concetto di anima, non è una qualità che l’uomo ha, ma è quello che l’uomo è, così come l’uomo è soma e non ha soma. Si tratta di due modi di vedere la stessa cosa e non di due cose diverse. Per capire meglio il concetto, anche il corpo di un morto può essere nefesh, ma solo finché si trova nella socialità, dentro i confini fisici e della società, solo finché è ancora identificabile, ma quando ci si dìsfa del corpo, non è più nefesh. Nefesh è anche l’istinto, volontà e desiderio sessuale e potrebbe sorprenderci che la stessa parola viene usata per descrivere l’anelito del devoto a Dio. Dire che nefesh è la persona non è dire che l’anima è la persona, perché nefesh include e presuppone basar, il corpo. Gli antichi ebrei non potevano nemmeno concepire il pensiero dell’uno senza l’altro. Il corpo tiene l’uomo in terra e, grazie all’anima, l’uomo è capace di trascendere il corpo ed elevarsi sopra ed oltre il proprio ambiente. Quasi unanimemente gli studiosi biblici dicono che l’uso della parola psyche pre-platonica come traduzione di nefesh è insufficiente, se non addirittura ingannevole... Una breve parola sull’idea della risurrezione dei morti: secondo Paolo, il nefesh risorgerebbe con la Seconda Venuta di Cristo. Questo significherebbe che la persona si riunirebbe con il proprio corpo. Per Paolo, l’uomo è nefesh: anima e corpo sono inseparabili. (V. Evola)

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