La vita di John Dee

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Sheenky Oo
00mercoledì 21 novembre 2012 16:44
Fonte: www.spaziofatato.net/johndee.htm

John Dee è personaggio assai misterioso, vissuto nel XVI secolo e noto presso i suoi contemporanei come sopraffino filosofo, matematico, maestro e ricercatore d’arti occulte, astrologo e consigliere della regina Elisabetta I di Inghilterra.
Nacque nel 1527 a Londra, da una famiglia benestante e da padre commerciante che collaborò alla corte di Enrico VIII. La sua formazione avvenne prima alla Chantry School di Chelmsford, nel Sussex, e in seguito presso il John’s College di Cambridge.



La sua vita fu contraddistinta, a causa delle sue passioni, da continue accuse di congiura e di stregoneria. Nonostante tutto, John Dee ebbe modo di viaggiare moltissimo, soprattutto in Europa, e di ottenere presto la laurea in discipline umanistiche. Le cose per lui si fecero particolarmente difficili quando salì al trono Maria Tudor detta “la Sanguinaria” (1553-1558), che lo accusò di usare le arti occulte a fini malefici. La regina temeva, in particolare, che John Dee avesse potuto attentare alla sua vita via avvelenamento e leggenda vuole che Elisabetta I si fosse effettivamente rivolta a lui per indagare sul futuro destino della sua parente. Dopo essere stato imprigionato a Hampton Court, Dee divenne però figura prediletta di Elisabetta I e anche le sue risorse finanziarie dovettero risentirne in positivo. In questo modo, e in seguito ad alcuni incarichi di corte, John Dee poté dedicarsi allo studio dell’astrologia, dell’esoterismo, della magia, mettendo su casa e creando una biblioteca immensa, nota per racchiudere migliaia di volumi inerenti il mondo dell’occulto e delle arti esoteriche.
Nonostante l’amicizia importante che legava Dee alla regina, però, la sua esistenza iniziò presto a essere contraddistinta da inevitabili alti e bassi. A peggiorare la situazione ci furono i rapporti con due personaggi che certo non gli giovarono: un vecchio marpione di nome Edward Kelley – noto per fare esperimenti di negromanzia – e il filosofo Francesco Pucci, che Dee era solito definire come una persona “tutto fumo e niente arrosto”. In quello stesso periodo, a Praga, Dee ricevette dall’esoterista ebreo Jacob Eliezer un testo di magia nera denominato Necronomicon. Ne rimase particolarmente colpito e fu esterrefatto dalla lettura del testo, che tradusse senza che però il libro venisse mai dato alla stampa. L’amicizia con Kelley – che fece davvero una brutta fine cercando di evadere dalla prigione nella quale era stato rinchiuso dopo aver fatto circolare la voce che avesse scoperto la pietra filosofale – finì a causa di motivi personali e Dee tornò a Mortlake nel 1589.
A casa l’aspettava una pessima sorpresa: alcuni farabutti avevano rubato moltissimi degli antichi oggetti e testi della sua biblioteca. Questo causò un vero e proprio tracollo finanziario di Dee, che fu nuovamente aiutato dalla regina Elisabetta I. Fu, infatti, nominato prima cancelliere della cattedrale di San Paolo a Londra, e poi sovrintendente al Christ College di Manchester. Purtroppo Dee ebbe la pessima idea di trasferirsi in quest’ultima città assieme alla famiglia: l’epidemia che vi scoppiò nel giro di poco tempo uccise infatti la moglie e i figli. Dee fu nuovamente accusato di stregoneria, ma non fu giustiziato. Morì, versando in condizioni miserrime, a Mortlake nel 1609.
Si narra che John Dee abbia creato la più potente Mano di Gloria mai esistita, dal nome Sigillum Emeth. La Mano di Gloria non sarebbe altro che un artefatto magico, costruito con la mano di un malfattore impiccato o col dito di un bambino nato morto. L’oggetto sarebbe in grado di paralizzare chiunque lo guardi: per questo sembra che in passato ladri e criminali utilizzassero il fantomatico utensile per commettere furti e rapine. Sembra che anche Kelley fosse in possesso di una Mano di Gloria, ottenuta direttamente dall’angelo Uriel per poter accedere alle comunicazioni col mondo dell’aldilà. Vorrei ricordare che, secondo quanto deciso dalla Chiesa, Uriel è sì il nome di un angelo, ma anche di un cattivissimo demone.
John Dee visse in un’epoca davvero contrastante: da un lato, quella elisabettiana fu particolarmente fertile per la diffusione di conoscenze e pratiche magiche/occulte (anche in virtù dell’interesse che la regina stessa nutriva verso questo settore della conoscenza), dall’altro lato le accuse di stregoneria e la lotta contro coloro sospettati di praticare arti non proprio innocenti proliferavano. L’amicizia di John Dee con Edward Kelley gli permise di accedere a mondi straordinari, di fare prove su prove volte a contattare il mondo delle entità sottili. I risultati che entrambi conseguirono pare fossero davvero unici. La differenza tra i due maghi era però l’approccio allo studio di tali cose: Kelley era maggiormente interessato a trarne un guadagno, sembra invece che Dee fosse un ricercatore del campo occulto a tutti gli effetti.
Tra i vari esperimenti che Kelley e Dee portarono avanti ci furono quelli finalizzati a comunicare col mondo degli angeli e degli spiriti disincarnati. Durante uno di questi esperimenti, sembra che un angelo avesse donato a Dee un cristallo particolarissimo, di colore scuro e convesso, in grado, lì dove guardato attentamente, di creare visioni molto intense, provenienti dal mondo ultraterreno. Se Dee era caratterizzato da un’attitudine allo studio e alla ricerca, Kelley lo colpiva per le sue presunte capacità extrasensoriali. Prima di Kelley, infatti, Dee aveva provato a rivolgersi ad altri sensitivi e studiosi di cabala e alchimia, ma non ne era mai rimasto soddisfatto. Kelley, invece, lo colpì proprio per la sua abilità di avere visioni di angeli. Dee credeva profondamente nella possibilità di comunicare con le entità angeliche e la capacità di Kelley di parlare un linguaggio complesso, che facesse pensare a un fenomeno di glossolalia, lo convinse ad affidarsi a lui. Per questo Kelley fu per lungo tempo il suo assistente, facendo da tramite per Dee tra il mondo degli umani e quello degli spiriti.
Gli esperimenti con il cristallo si tennero, comunque, in grande segreto. La dinamica era più o meno la seguente: la pietra veniva posta su una tavola adornata con simboli fortemente evocativi; nella pietra Kelley sembra fosse in grado di vedere un angelo, Uriel, e questi gli diede istruzioni per creare un potente talismano, capace di metterli in comunicazione direttamente con la dimensione degli spiriti. Tra le altre cose sembra che Uriel avesse svelato a Kelley l’esistenza di 4 torri di guardia nel mondo a ognuna delle quali corrisponderebbero 12 cancelli, per aprire i quali sarebbe necessario utilizzare un linguaggio specifico e molto potente: il linguaggio enochiano. Gli angeli rivelarono che questo era il linguaggio utilizzato da Dio per nominare le cose durante la fase della creazione, da loro stessi nell’Eden e da Adamo prima della sua cacciata dal Paradiso. Kelley vide le lettere di tale linguaggio comparire in un colore dorato e intenso e Dee le ricopiò accuratamente.
L’alfabeto è costituito da 21 caratteri, divisi in 3 gruppi, che rappresentano le tre lettere madri dell’alfabeto ebraico. I caratteri sono provvisti di un nome e di una pronuncia propri e sono: Pa (B), Veh (C/K), Ged (G/J), Gal (D), Or (F), Un (A), Graph (E), Tal (M), Gon (I/Y), Na (H), Ur (L), Mals (P), Ger (Q), Drux (N), Pal (X), Med (O), Don (R), Ceph (Z), Van (U/V), Fam (S), Gisg (T).



Osservando l’aspetto grafico di questi simboli ci accorgiamo di come essi non coincidano con nessuna lettera di alcun alfabeto pervenuto a nostra conoscenza. Però condividono, per esempio, una caratteristica in comune col latino. Alcuni caratteri raddoppiano il loro valore fonetico: esattamente come nel latino il suono della I e della Y si trascrivono con la stessa lettera, così nel linguaggio enochiano Ged, per esempio, serve come trascrizione sia della G che della J. Inoltre, la serie di suoni di questi caratteri sembrerebbe rappresentare la base su cui si sono successivamente sviluppati i suoni dell’alfabeto inglese. Il linguaggio si legge da destra a sinistra ed è potentemente evocativo e va, quindi, utilizzato con massima cautela. La traduzione stessa del linguaggio fu dettata a Kelley e Dee dall’angelo. Le lettere venivano indicate, durante le visioni, su una tavola che appariva come una sorta di cruciverba, con le celle occupate dalle lettere stesse. La traduzione, invece, non compariva sulla tavola, ma Kelley e Dee affermarono che fosse uscita direttamente dalla bocca degli angeli.
Il linguaggio enochiano, ricevuto durante uno dei contatti spiritici il 26 marzo 1583, fece da base per il sistema enochiano, utilizzato per rituali di altissima magia. Anch’esso fu comunicato a Dee e a Kelley dagli angeli, che diedero loro i consigli e le informazioni adatte per creare sigilli e tavole, dietro alle quali si trovava racchiuso il sistema enochiano. Si trattava di tavole contenenti 2401 caratteri rappresentati sia da lettere che da numeri. Da qui sono nate le preghiere e le chiamate enochiane, per la cui lettura rimando al seguente link: www.magia-rituale.com e a cui si ispirò Aleister Crowley quando le utilizzò nell’ambito della Golden Dawn.
Molti studiosi considerano il linguaggio enochiano, e tutto ciò che ne consegue, semplicemente una “bella pensata” di Kelley, verso il quale Dee, in buona fede, nutrì per lungo tempo molta fiducia. La questione resta in realtà ancor oggi irrisolta, dato che l’alfabeto e il sistema enochiani risultano davvero molto complessi, con una loro fisionomia di base, una loro grammatica, e tutte le caratteristiche tipiche di una vera e propria lingua. Le rivelazioni che gli angeli feceero a Dee e a Kelley nel corso delle loro sedute furono, comunque, talvolta davvero scioccanti. Si pensi a quando l’angelo Uriel profetizzò a Kelley che nel 1583 la regina Maria Stuarda sarebbe morta e che di lì a poco ci sarebbe stato un tentativo di invadere l’Inghilterra: nel 1587, infatti, Maria fu decapitata e l’anno successivo l’Armata Spagnola tentò di invadere l’Inghilterra.
Dee e Kelley interpellarono gli angeli anche quando furono invitati da un nobile appassionato di alchimia, tal Albert Laski, a trasferirsi in Polonia. Almeno per i primi anni il trasferimento portò loro fortuna: lì, infatti, la coppia di maghi/astrologi divenne famosa e visse una vita di agi. Tranne, a distanza di tempo, a essere accusati di stregoneria. Mentre le vicende si complicavano sempre più nella vita di Dee e Kelley, Kelley confessò all’amico che Madimi, un’entità con cui era in contatto, gli aveva comunicato che volontà divina desiderava che i due amici condividessero tutto in vita: moglie compresa. La cosa non sconfinferò particolarmente a Dee, che decise di tornare in Inghilterra da solo e lasciò il compagno d’avventura alla sua totale rovina.
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