L'intelligibilità dell’universo

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Buzzmoon
00giovedì 10 marzo 2016 13:45
«Se l’intero universo materiale può essere descritto dalla matematica, deve esistere una logica immateriale più vasta dell’universo materiale […]. Convinzioni di questo tipo sembrano implicare che Dio sia un matematico». Queste le parole che si leggono nel libro “Perché il mondo è matematico?” (Laterza 1992, pag. 69), scritto da uno dei principali matematici e cosmologi inglesi, John David Barrow, docente di Matematica all’Università di Cambridge.

La citazione contiene la risposta del perché molti scienziati aderiscano esistenzialmente al deismo, cioè l’affermazione positiva all’esistenza di un dio, di un creatore, deducibile dallo studio scientifico dell’universo. Posizione lontana dal cristianesimo, al quale si approda sempre tramite un incontro personale e mai per un ragionamento o uno studio scientifico, ma sulla quale vale comunque la pena riflettere poiché offre notevoli spunti anche a chi ha avuto il dono della fede. Argomenti a favore, i deisti ne hanno tanti, dal fine-tuning alla teleologia (teleonomia) dell’evoluzione biologica e cosmologica.

Un altro argomento è proprio quello dell‘intelligibilità dell’universo. Cosa vuol dire? Lasciamolo spiegare al filosofo Roger Trigg, professore emerito di Filosofia presso l’Università di Warwick: «Quando si prende parte alla ricerca scientifica, si studia un mondo che si assume ordinato. Si dà per scontato che esistano delle regolarità da osservare. Di certo, se non fosse possibile scoprire l’ordine, non potremmo fare della scienza. E’ solo questione di caso? Secondo me no, l’ordine che la scienza scopre nella natura riflette in qualche modo la mente del creatore dietro le cose. In altre parole, l’ordine ha una base religiosa. In qualche modo, Dio, ha creato un mondo che ci mostra qualcosa della sua mente e della sua razionalità». La cosa più affascinante, è che tale ordine naturale si esprime in forma matematica, un linguaggio che l’uomo è capace di leggere e codificare e che rende l’universo, per l’appunto, comprensibile, intelligibile alla ragione umana. «Una risposta potrebbe essere che noi», ha concluso il filosofo inglese, «in quanto creature fatte a immagine di Dio, riflettiamo, seppur in modo assolutamente attenuato, la razionalità del Dio che creò il mondo; la razionalità che noi possediamo rifletterebbe quindi in qualche modo la ragione incorporata nello schema stesso delle cose» (R. Trigg, in R. Stannard, La scienza e i miracoli, Tea 1998, p. 230,231).

Questa corrispondenza tra l’uomo e il linguaggio con cui è scritta la natura è un’altra incredibile e fortuita coincidenza? C’è chi risponde di sì, chiudendo preventivamente l’uso della ragione, come ha fatto il matematico Bertrand Russell o il suo collega John Allen Paulos. C’è chi invece risponde di no, lasciandosi provocare dalla sfida all’intelligenza che la realtà fisica offre all’uomo: «Per quanto mi riguarda», ha riflettuto ad esempio Owen Gingerich, professore emerito di Astronomia e Storia della scienza presso l’Università di Harvard. «piuttosto che credere che tutto ciò che ci circonda sia semplicemente un non senso, o una sorta di macabro scherzo, preferisco pensare che l’universo sia stato creato intenzionalmente e per un determinato scopo da un Dio amorevole» (O. Gingerich, Cercando Dio nell’Universo, Lindau 2007, p. 101).

La ricerca scientifica è possibile perché noi comprendiamo la realtà naturale, dalle particelle subatomiche ai processi avvenuti nell’universo appena nato. E’ un regalo all’uomo, «qualcosa di “non dovuto”, una circostanza che sembra gratuitamente offrirsi a noi come una eccedenza, quasi un “lusso” concesso all’essere umano», ha commentato Marco Bersanelli, ordinario di Astrofisica all’Università statale di Milano. «E’ tutt’altro che scontato che la natura sia così ben descritta da un particolare linguaggio, quello della matematica, il quale si dimostra straordinariamente efficace per la formulazione delle leggi fisiche. E’ un fatto sorprendente che la realtà si lasci conoscere, cioè che l’impresa scientifica nel suo complesso sia possibile» (M. Bersanelli, Solo lo stupore conosce, Bur 2003, p. 212).

«Il fatto che il mondo sia comprensibile è davvero un miracolo», ha scritto il celebre fisico Albert Einstein. «E’ questione di convinzione che la natura, quale risulta percepibile dai nostri cinque sensi, abbia il carattere di un cruciverba ben congegnato. I successi ottenuti finora dalla scienza danno, in verità, un certo sostegno a questa convinzione. La cosa più incomprensibile dell’universo è il fatto che esso sia comprensibile» (A. Einstein, Pensieri degli anni difficili, Boringhieri 1974, p.36-42).

Ma i “miracoli”, in realtà, sono due: non solo l’affascinante ordine e la razionalità della realtà, elemento impossibile se all’origine vi fosse solamente il caso o il caos, ma che tale ordine sia scritto con lo stesso linguaggio scientifico usato dall’uomo, che con un tale ordine può in qualche modo stabilire un rapporto. Proprio di questo “doppio mriacolo” parla infatti anche il premio Nobel per la fisica, Eugene Paul Wigner: «E’ difficile evitare l’impressione di trovarci qui di fronte a un miracolo, o al doppio miracolo dell’esistenza delle leggi di natura e della capacità della mente umana di divinarle. Il fatto miracoloso che il linguaggio della matematica sia appropriato per la formulazione delle leggi della fisica è un regalo meraviglioso che noi non comprendiamo né meritiamo» (E.P. Wigner, The Unreasonable Effectiveness of Mathematics in the Natural Science, in “Communications in Pure and Applied Mathematics”, vol.13, 1960, pp.1-14).

E’ dalla riflessione sul perché la scienza è in grado di essere efficace che si può giungere all’ipotesi di Dio, come ricordato anche da Benedetto XVI. Lo afferma ad esempio Antonio Marino, ordinario di Analisi matema­tica all’Università di Pisa: «La matematica ci costringe ad alzare lo sguardo […]. Perché è possibile organizzare parti della nostra conoscenza in formule logiche senza le quali gli oggetti stessi non sono nemmeno concepibili? Direi che in questo universo logico sembra di scorgere un aspetto del Logos che pervade il creato, qualcosa dell’intelligenza del linguaggio, del Verbo: quell’ar­monia logica che si scopre nello studio di un problema e conduce poi essa stessa a fare nuove congetture e nuove scoperte». Molto sintetico è stato Alexander Markovich Polyakov, docente presso l’Università di Princeton e forse il principale fisico russo vivente: «Noi sappiamo che la natura è descritta nel migliore dei modi matematici perché è Dio che l’ha creata» (A.M. Polyakov, Probing the Forces of the Universe Fortune, vol.114, number 8, 1986, p.57).

Anche agli uomini più profondamente impegnati e noti nel campo scientifico non è risparmiata la scelta se limitarsi a descrivere i particolari del mondo che la scienza aiuta a decifrare o andare oltre, aprire la ragione lasciandosi stupire dal fatto che possiamo decifrare la realtà fisica e che questo è un “miracolo”, ovvero un segno che rimanda inevitabilmente ad Altro, ad un oggetto ultimo. A Colui che è l’autore. Come ben sintetizzato dall’astrofisico Marco Bersanelli: «D’altra parte la realtà fisica ci appare anche irraggiungibile nella sua consistenza ultima. Si ha l’impressione che il livello ultimo del reale sia sempre oltre ciò che la ragione può definire e comprendere. C’è sempre una “terra incognita”, un livello inarrivabile. La realtà è allo stesso tempo accessibile e inarrivabile. In questo senso la ricerca scientifica mette in luce la natura della realtà come “mistero”. Come se ogni nostra conoscenza o conquista rimandasse inesorabilmente a un oggetto ultimo e nascosto» (M. Bersanelli, Solo lo stupore conosce, Bur 2003, p. 7).

fonte
BosonedHiggs
00giovedì 10 marzo 2016 17:44
Il disegno intelligente di Dio ha una valenza teologica ma scientificamente vale zero, con tutto il rispetto per ogni fede.

Anche se lo chiamano creazionismo scientifico, di scientifico non ha quasi nulla :)

Citami una sola prova empirica che dimostri che Dio ha creato l'universo. Va molto di moda in america dove sono riusciti ad introdurlo anche nelle scuole evangeliche. Per fortuna da noi una cosa del genere non è successa. Le frasi dell'articolo sono prese arbitrariamente da discorsi più ampi, così riusciresti a far diventare sostenitrice del disegno intelligente anche la Hack! ;)
Hybrid1973
00venerdì 11 marzo 2016 00:54
Mmm che dire?
La realtà non è un programma per computer, il quale se si verificano eccezioni non gestite, crasha. Quindi qualsiasi cosa accade nell'universo, in qualche modo evolve sempre; non c'è da meravigliarsi dell'ordine. E poi l'ordine è relativo.
Guardate la terra dallo spazio: praticamente un'opera d'arte. Poi guardatela da vicino e ditemi se nelle metropoli c'è ordine. Oppure ditemi se c'era ordine nell'intricata rete di fitte foreste prima che l'uomo comparisse.

La matematica, è logica; la legge fisica è logica.
La logica insegna che se i presupposti di base sono gli stessi, attraverso l'applicazione di logica si arriva a soluzioni identiche.
Se i presupposti sono sbagliati, allora il risultato anche se logico, è errato.
Quante volte nella storia della scienza nei tempi passati, con i mezzi a disposizione dei pionieri di allora, si è arrivati a conclusioni errate?
Erano ragionamenti logici, funzionavano ma erano errati.
Potrebbe succedere anche allo scienziato odierno ed egli potrebbe non accorgersene.

Come dicevo prima la matematica e la fisica sono logiche quindi è normale che le leggi fisiche siano matematicamente descrivibili.
E' normale anche in virtù del fatto che le forze in gioco anche se immense, sono sempre grandezze finite e destinate a terminare secondo dei decadimenti a tempo ben precisi e quindi prevedibili, in linea TEORICA ma nessuno saprebbe dire per esempio che numero si presenterà dopo il lancio di un dado, poichè le variabili che entrano in gioco sono troppe.

Tornando alla prevedibilità: p
er esempio se un magnete esercita un'attrazione su un pezzo di ferro, lo fa in proporzione inversa alla distanza che li separa e finquando la sua carica magnetica regge.
Del resto se gli scienziati sono alla ricerca della legge universale che unisce tutte le forze fondamentali significa che si ritiene possibile che tutte le forze fondamentali discendano da un'unica. Per cui se tutte le forze discendono da una sola, allora ereditano qualcosa che di base è la stessa e quindi per quanto si osservi l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande, si trovano somiglianze nei comportamenti delle componenti in gioco.

Le leggi della fisica sono intuibili e si imparano con l'esperienza prima ancora di riuscire ad enunciarle.
Se lanciamo un frisbee a un cane, lui correrà verso il punto in cui secondo i suoi calcoli il frisbee cadrà, senza sapere nulla di fisica.

Non vorrei tirare poi in ballo l'argomento spinoso relativo al fatto che essere umani, non significa per forza nascere intelligenti, perchè purtroppo al mondo nascono anche persone meno fortunate; e questo è un gran duro colpo alla teoria che vorrebbe un genio amorevole e ordinato dietro tutto...

Quando il mondo apparteneva ai dinosauri, essi erano gli esseri più evoluti presenti sul pianeta.
Nessuno di loro sapeva dell'esistenza del Sole anche se inconsapevolmente ne traevano benefici vitali. Analogamente c'era Marte, Giove con (forse) la sua macchia rossa, c'era la via lattea, le altre galassie generate del big bang (?) miliardi di anni prima, c'erano le leggi fisiche, ecc... ecc...
Eppure mancava quel quid intellettivo che avrebbe potuto permettergli di porsi delle domande e di indagare la realtà.
Che vuol dire questo? Vuol dire che il fatto di essere la creatura più evoluta di un pianeta non significa automaticamente che si è in grado di analizzare tutti gli aspetti della realtà e questo potrebbe valere anche per noi esseri umani.
Anzi molto probabilmente è così. Noi analizziamo il mondo basandoci sui sensi a nostra disposizione.
E' difficile immaginare cosa significherebbe avere un senso in più e come cambierebbe la nostra percezione del Mondo.
Allora facciamo una prova immaginando di toglierci un senso: la vista.
Se l'umanità fosse cieca, potrebbe tastare la consistenza, la ruvidità, il calore, il sapore e il rumore degli oggetti e delle loro interazioni, ma le sarebbe del tutto preclusa la possibilità di percepire i colori poichè solo la vista è l'organo preposto a tale compito.
Nessuno riuscirebbe mai a ipotizzare la loro esistenza, nemmeno attraverso prove indirette.
Analogamente a colui che come si dice viene illuminato spiritualmente e vede dio, colui che per un attimo ricevesse il dono della vista, osserverebbe i colori e parlandone con gli altri nell'intenzione di condividere una cosa meravigliosa, si troverebbe nell'impossibilità di rendere consapevoli dei colori gli altri, che non potranno mai vederli.
Non solo: il nostro miracolato vedrà anche che gli oggetti che tutti possono toccare ma non vedere, sono già lì al loro posto e sa che camminando in una certa direzione, si sontrerà contro un muro. Gli altri non vedendolo, se ne accorgeranno solo quando lo incontreranno sui loro passi e ci sbatteranno contro. Ecco il nostro illuminato per un attimo è chiaroveggente e sa cosa accadrà, percorrendo un certo cammino.
Scusate la piccola parentesi; è un tormentone che ho spammato in tutti i forum nei quali ho partecipato, non vedevo il perchè non turbare anche quì.

Tornando più nel topic,per quanto ne sappiamo, questo universo potrebbe essere l'unico finora in una molteplice catena di espansioni e riassorbimenti, nel quale la combinazione di costanti, ha permesso la stabilità. Magari 10000000000 volte è nato un universo ed è morto poco dopo a causa di proporzioni sbagliate tra le forze.
Quindi la nostra mente analizza un universo vincente, l'unico tra miriadi di fallimenti CASUALI.

Inoltre, noi potremmo essere gli unici abitanti dell'universo e se la vita sulla terra finisse, allora ecco che tutta questa fisica matematica, logica, ordinata e amorevole, sarebbe lì a pavoneggiarsi da sola senza nessuno in grado di decifrarla.


Se proprio volessimo credere a un creatore dietro tutto ciò, dovremmo solo chiederci se è stato lui a mettere lì l'uovo cosmico e ad accendere la miccia del big bang.
Lau2emme
00venerdì 11 marzo 2016 10:32
Bell'argomento^^ Io ho pochi dubbi che dietro la nostra esistenza ci sia uno scopo più grande. Se analizziamo l'evoluzione della nostra esistenza scopriamo una seria di incredibili coincidenza che ci hanno portato fino a qui. Se una sola variabile su un miliardo fosse andata diversamente... noi non saremmo come siamo.

Secondo me non è un caso, c'è un progetto. Potete chiamarlo Dio, o come vi pare, resta il fatto che noi siamo programmati per non scoprirlo mai. Per me il big bang è frutto proprio di questo, noi possiamo arrivare fino a quel punto, ma non potremmo mai scoprire cosa c'è prima. Siamo condannati a vivere nel dubbio! e questo alimenta la nostra voglia di conoscenza che è un bene ^_^


Noi analizziamo il mondo basandoci sui sensi a nostra disposizione.



Ti posso correggere, secondo guardiamo il mondo basandoci sulle leggi fisiche che conosciamo, che valgono solo per l'universo che conosciamo, questo è il punto ^^
.YALE
00venerdì 11 marzo 2016 17:12
Ma perche per ogni cosa bisogna mettere in mezzo dio e rovinarla ? Che noia [SM=g2201354]
Buzzmoon
00sabato 12 marzo 2016 12:00
Re:
.YALE, 11/03/2016 17.12:

Ma perche per ogni cosa bisogna mettere in mezzo dio e rovinarla ? Che noia [SM=g2201354]




L'articolo dice ben altro, forse non te lo sei letto
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