Incubi e Succubi

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Lachaise-L-N-
00lunedì 3 agosto 2009 21:59


L'Incubo.

Secondo i padri della Chiesa, l'incubo era un angelo caduto in disgrazia a causa dellaIncubi sua insaziabile concupiscenza nei confronti delle donne. In veste di demone l'incubo continuò a coltivare i suoi desideri carnali, piombando su donne vulnerabili, stuprandole nel sonno o provocando loro desideri sessuali che soltanto l'incubo (talvolta noto come il demone amante) poteva soddisfare.

Dato che i diavoli, secondo la saggezza tradizionale, erano soltanto spiriti e non avevano forma corporea, si supponeva che l'incubo assumesse la propria forma fisica in due modi possibili: o rianimando un cadavere, oppure usava la carne umana per creare il porprio corpo, che poi dotava di una vita artificiale. Incubi particolarmente maliziosi e intelligenti erano spesso in grado di fare in modo di apparire assumendo le sembianze di individui autentici, come un marito, un vicino, il giovane e attraente garzone di stalla. In un caso, una suora medievale sostenne di essere stata aggredita sessualmente dal prelato locale, il vescovo Sylvanus, il quale si difese adducendo il pretesto che un incubo aveva assunto la sua immagine. Il convento gli credette sulla parola.

Come poteva quindi una donna sapere per certo se il suo amante fosse o meno un demonio? Esistevano alcuni indizi. Se le consentiva liberamente l'accesso dell'incubo al suo letto, questo avrebbe avuto il potere di far addormentare profondamente tutti gli altri presenti in casa, anche il marito che magari le giaceva proprio accanto. Altri indizi erano ancora più evidenti, perché l'incubo si rivelava spesso un amante malvagio, con un organo sessuale dolorosamente grosso, gelido, di ferro, o anche dotato di due sporgenze.

Di tanto in tanto si riteneva che queste unioni empie creassero prole. Qualunque bambino nascesse con una deformità risultava automaticamente sospetto. Anche i gemelli venivano guardati con diffidenza. Si credeva che il mago Merlino fosse frutto di un rapporto sessuale demoniaco. E i resoconti medievali sono pieni di storie pittoresce di creature per metà umane e per metà animali, che secondo l'opinione comune erano state generate da incubi. Ma, nonostante l'attenzione che veniva loro tributata, sembrava non esistere un metodo davvero infallibile per tenere lontani questi demoni amanti. Talvolta funzionava la preghiera, talvolta l'esorcizzazione e la benedizione, ma in molti casi anche questi sistemi si rivelavano vani. Secondo Ludovico Maria Sinistrari, il frate francescano del diciassettesimo secolo autore di De Daemonialitate, gli incubi "non ubbidiscono agli esorcisti, non hanno paura degli esorcismi, non dimostrano alcun rispetto per gli oggetti sacri, e se questi vengono loro avvicinati, essi non ne sono minimamente intimiditi... talvolta ridono perfino degli esorcismi, colpiscono gli esorcisti stessi e lacerano i paramenti sacri". Nel caso fossero sufficientemente irritati da tali attacchi, gli incubi potevano reagire con violenza occasionale e provocare danni. Quando lo stesso Sinistrari cercò di liberare una matrona virtuosa da un incubo ostinato, il demonio raccolse centinaia di pietre destinate alla copertura dei tetti e con queste eresse una parete intorno al letto della donna. Quando fu terminato, il muro era così elevato, riferisce Sinistrari, che "la coppia non fu più in grado di lasciare il proprio letto se non usando una scala".

Il Succubo.

L'incubo non era l'unico demone che utilizzava il sesso come arma; aveva un equivalente femminile, il succubo. Secondo il parere della maggior parte dei teologi medievali, gli incubi superavano numericamente i succubi in rapporto di nove a uno, ma le signore supplivano con la pericolosità alla loro inferiorità numerica. Seducenti e persuasive, usavano le loro notevoli attrattive per sedurre gli uomini e portarle alla dannazione eterna.

Francis Barret, che nel 1801 scrisse The Magus, or Celestial Intelligencer, credeva che i succubi corrispondessero alle classiche ninfe dei boschi, opure discendessero da queste: "E vedendo che i fauni e le ninfe dei boschi erano preferibili agli altri [spiriti], in seguito generarono tra loro la propria prole, e alla fine intrapresero vincoli coniugali con gli uomini, immaginando che, tramite tali accoppiamenti, dovessero ottenere un'anima immortale, per sé e per la propria discendenza". In altri termini, le ninfe cercavano di diventare un po' più umane accoppiandosi con i mortali.

Quel che accadde invece fu che quegli umani misero a repentaglio o sacrificarono le proprie anime immortali indulgendo in tali rapporti sacrileghi. I santi, in particolare, venivano presi di mira dei succubi: Sant'Antonio d'Egitto, il primo monaco cristiano, fu tormentato di notte da un succubo che "lanciava pensieri immondi a suo modo" e "imitava tutti i gesti di una donna"; il suo discepolo, sant'Ilario, riferisce di essere stato "circondato da donne nude". Quando sant'Ippolito, che morì nel 236 d.C., fu avvinicinato da una donna nuda, le gettò addosso la propria pianeta, e lei si trasformò istantaneamente in un cadavere (ciò che era fin dal principio, prima che Satana la facesse camminare di nuovo). E in un triste esempio, riferito dal vescovo Ermoalus di Verona, un eremita fu talmente consumato dalla lussuria nei confronti di una bella succube, che fornicò con lei più e più volte, e morì di sfinimento nel giro di un mese.

Un altro incubo

Nel sonno è abbastanza comune avere il respiro affannoso, oppure avvertire un congestionamento al petto. Tali sensazioni di soffocamento erano spesso attribuite ad un demone conosciuto come incubo (mare in inglese); poiché abitualmente tali creature effettuavano le proprie visite di notte, nei paesi anglosassoni finirono per essere chiamate, insieme ai sogni che ispiravano, nightmares (incubi notturni). Durante la notte, si supponeva che l'incubo si appollaiasse sul petto della vittima, comprimendolo fino a lasciarlo senza fiato. In The Philosophy of Sleep, scritto nel 1830 da Robert Macnish, l'incubo all'opera veniva descritto in tal modo: "Una mostruosa megera che gli si acquatta sul petto, muta, immobile e malevola; un'incarnazione dello spirito maligno, il cui peso intollerabile gli comprime il fiato facendolo uscire dal corpo e il cui sguardo fisso e letale, incessante, lo pietrifica d'orrore e gli rende insopportabile l'esistenza stessa".

Anche le belle fanciulle giovani erano estremamente vulnerabili all'aggressione. Come scrisse Erasmus Darwin (1731-1802):

"Nell'incubo svolazza, tra la bruma serale,
Su palude, lago e acquitrino, tozzo demone del male;
Fanciulla d'amore smarrita, nel sonno va cercando
Sul petto le si posa, lì si acquatta ghignando...

Riverso sul cuscino il capo avvampato affonda,
Esanimi dal letto pendon candide membra;
Con ansiti repentini già cessa di fluttuare
Nel soffocato afflato il palpito di quel cuore".

Infine, si riteneva che anche i cavalli corressero pericolo da parte dell'incubo, ma per qualche motivo sembra che una pietra appesa in alto nelle scuderie li proteggesse.

[tratto da: Robert Masello, Creature delle Tenebre, Armenia, Milano 1997, pp. 54-58, 61,62]
aprilfruit
00mercoledì 26 agosto 2009 10:57
Scusami ma questo è uno dei miei dipinti preferiti...devo cvelebrarlo!!! =)
E' l'opera che ha reso celebre Johann Heinrich Fussli, ne esistono altre due versioni.
La scena è ambientata in una stanza da letto, vista come uno spazio buio e indefinito. In primo piano una figura femminile rovesciata sul letto in una posa inverosimile, e con un'espressione stremata e sofferente. Sullo stomaco appare un mostro grottesco, personificazione dell'incubo. In secondo piano si apre una tenda come un sipario e spunta una cavalla spettrale, che rappresenta la portatrice dei sogni. Quest'ultimo personaggio deriva dall'interpretazione della parola inglese "night-mare" (night=notte e mare=cavallina), che significa incubo.
Anche i colori volutamente assurdi, dalle tinte irreali e i forti contrasti, amplificano l'immagine visionaria dell'incubo.
La luce è completamente innaturale, è usata per amplificare l'effetto emozionale e con una tecnica teatrale: il pittore opera come un regista, illumina a getti e crea delle apparizioni fantastice che emergono dall'oscurità. La donna è l'oggetto più illuminato, poi seguono le fosforescenze e i bagliori sinistri dei mostri.
La composizione è una piramide con un verice molto acuto, che rifuita de proporzioni armoniche della concezione classica e rinvia al verticalismo gotico. Ma su questa s'innesta l'allungamento orizzontale della figura femminile che accresce l'effetto di deformazione dell'immagine.
Le forme invece sono essenziali e chiare, chiuse nei contorni e basate su un disegno ben delineato, come nello spirito neoclassico, a cui si riferisce anche il viso della fanciulla, ripreso da esempi ellenistici.
Ma le linee, basate su curve, sinuosità e ritmi ripetuti, si rifanno piuttosto al gotico, così come la deformazione anatomica, e il generale effetto di dinamismo.

La pittura di Fussli manifesta un forte conflitto tra impulsi irrazionalistici già romantici e aspirazioni illuministe-razionali, di cui è consapevole, anzi sfrutta in chiave espressiva questa doppia natura.
In quest'opera si trovano elementi di stile neoclassico e romantico insieme:

Elementi di stile neoclassico
essenzialità,
ordine compositivo,
forme tornite, chiuse e chiare
contorni lineari, disegno preciso,
chiaroscuro
riferimento all'ellenismo
Nitidezza dell'immagine

Elementi di stile romantico
verticalismo
abbandono della figura esagerato, chiome sparse,
deformazioni
espressività e colori crudi, stridenti, irreali
ritmo musicale delle linee ripetute a "onde" (figura, drappo...),
luce concentrata ed "effetti speciali" (bagliori, luminescenze...) oscurità piena di mistero
impatto fortemente emozionale


Esposto alla Royal Academy, L'Incubo riscosse un grande successo.

Ma soprattutto Fussli attraverso la pittura fa un'esplorazione delle regioni del sogno e del mistero. È come un viaggio nell'inconscio per arrivare a un mondo onirico, ironico e fiabesco, fatto di visioni popolate di mostri e di personaggi fantastici.
I suoi mostri sono figure sataniche, concretizzazioni delle paure e dei desideri di violenza e crudeltà che fanno parte dell'inconscio. Insieme a Goya, anticipa di oltre un secolo il cinema fantastico e dell'orrore (che spesso si è ispirato alle loro opere) ed è uno dei protagonisti del cosiddetto ''Romanticismo nero''.
Questa scelta parte da una sorta di critica alla società del suo tempo e all'infondatezza della fede assoluta nella ragione dell'illuminismo.



aprilfruit
00mercoledì 26 agosto 2009 10:58


aprilfruit
00mercoledì 26 agosto 2009 11:03


Lachaise-L-N-
00mercoledì 26 agosto 2009 17:37
Re:
è un dipinto che piace molto anche a me.
l'articolo riguardo incubi e succubi l'ho postato,pero',perchè secondo me si tratta di "una faccenda" meno astratta di quello che si potrebbe pensare.
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