Di fronte alla crisi si sceglie di ridurre i costi del personale. E tra chi ha annunciato i tagli ci sono anche aziende che fanno utili
Due imprese su tre hanno deciso di ridurre il personale per fronteggiare la recessione. E’ questo il dato che emerge dal rapporto “Opportunità nelle avversità” di Ernst & Young, il network globale della consulenza. Si tratta di una vera e propria emergenza occupazionale, che testimonia la gravità della crisi in corso.
La parola d’ordine è diventata “risparmiare”. E per le aziende, colpite dal calo dei consumi e dalle difficoltà di accedere ai crediti bancari, l’unica soluzione possibile è il contenimento dei costi. L'80% delle 350 aziende globali intervistate dall'indagine di Ernst&Young ha già fatto un'analisi per favorire i risparmi, il 66%, come visto, ha avviato un piano di riduzione del personale mentre circa la metà ha scelto di razionalizzare la spesa nell'information technology.
Purtroppo tra chi ha annunciato tagli ci sono non solo chi è in crisi, ma pure aziende sane, senza alcun problema di bilancio. Il rischio è quello di innescare un circolo vizioso senza soluzione di continuità. Se sempre più persone rimangono senza lavoro, il rilancio dei consumi potrebbe diventare un obiettivo di difficile realizzazione. Per fortuna come sottolinea Donato Iacovone, presidente di Ernst & Young Financial Business Advisor, molte aziende si stanno preoccupando di “investire per essere pronte nel momento della ripartenza del mercato”.
Quali settori resisteranno meglio all'impatto della Grande crisi? Secondo la società di consulenza sarà soprattutto il settore farmaceutico e delle biotecnologie. Nel 2008, a livello mondiale, il comparto non ha avvertito alcuna contrazione degli utili e nel 2009 le perdite potranno raggiungere al massimo il 10%.
Per le banche sarà un altro annus horribilis. Il settore, in tutto il mondo, rischia svalutazioni ulteriori intorno al 50% (nel 2008 hanno visto ridurre la propira capitalizzazione del 65%). Stesse percentuali per il comparto minerario e per l'immobiliare. Molto colpito anche il settore automotive (si stimano perdite tra il 40 e il 50%).
Virgilio.it