Gorbaciov: "c'e' il pericolo di una nuova scissione Occidente-Russia"

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Jogimi
00martedì 26 agosto 2008 18:00
L'ex numero uno sovietico Mikhail Gorbaciov teme una nuova "frattura" tra Occidente e Russia e un nuovo "cataclisma" nel mondo dopo il riconoscimento da parte di Mosca dell'indipendenza dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud.

In un comunicato inviato all'agenzia russa Itar-Tass, Gorbaciov afferma che "la situazione provocata dagli avvenimenti nel Caucaso ha innescato alcuni meccanismi politici e militari in America, Europa e Russia. C'e' il pericolo di una nuova scissione Occidente-Russia ed e' cresciuta la minaccia di un cataclisma mondiale".
Cosa ne pensate voi,si rimetterà tutto a posto??
robyonekenobi83
00martedì 26 agosto 2008 18:28
Che torni tutto come prima penso sia molto improbabile.Io non la vedo per nulla bene.C'è il rischio che si formino 2 blocchi contrapposti con da una parte (secondo me):Stati Uniti, Europa,Georgia,Israele.Dall'altra Russia,Cina,Iran,Siria,Palestina.Penso che non si scontrerebbero solo Stati Uniti e Russia.
Bush mi pare di aver sentito che prima della fine del mandato attaccherà l'Iran (speriamo di no).Se fosse così Israele si unirebbe agli Stati Uniti.L'Iran replicherebbe attaccando con la Siria e la Palestina Israele.L'Europa non potrebbe in questo caso stare a guardare e invierebbe truppe a favore degli alleati statunitensi.La Russia che se non sbaglio è accusata di vendere materiale per le centrali nucleari iraniane, si unirebbe all'Iran. Magari esagero, ma tutto è possibile...
(richard)
00martedì 26 agosto 2008 20:19
Secondo me non esageri per niente ,la situazione a livello mondiale sta diventando sempre piu' critica senza voler prendere le parti di uno o dell'altro.
Speriamo che l'intelligenza e la coscienza di tutti prevalga sui muscoli altrimenti si va veramente incontro ad un conflitto mondiale.
La vedo brutta brutta.
Legion1
00mercoledì 27 agosto 2008 10:46
I blocchi si sono gia creati, in questi anni la Russia e restata per lo piu a guardare mentre gli USA hanno fatto un po' quello che gli pareva in medio oriente e nell'europa dell'est, annettendo di fatto paesi che un tempo facevano parte del blocco sovietico.
Ma ora che gli USA si sono spinti troppo oltre pretendendo di lasciar fuori la Russia dal commercio delle risorse idrocarburiche del Mar Caspio(perché alla fine è questo il motivo della crisi in Georgia) e pretendendo di impiantare basi missilistiche ai confini con la Russia nei paesi ex sovietici, l'orso russo si è ridestato e ha iniziato la sua controffensiva rafforzando i rapporti con la Cina appoggiando i nuovi governi sudamericani apertamente ostili agli USA e riarmando paesi come l'Iran, e la Siria che sono nelle mira espansionistiche degli USA.
La nuova costituzione di blocchi contrapposti oltre a tutti i problemi e alle tensioni che comporterà, secondo me avra anche un lato positivo: contribuirà a ridimensionare l'atteggiamento prepotente e aggressivo che ha caratterizzato gli USA e i suoi servi (tra cui anche l'Italia) a partire dalla fine del secolo scorso.

robyonekenobi83 penso che Bush non attaccherà l'Iran, perche gli USA attualmente si trovano in difficoltà in Iraq e Afganistan e non possono permettersi di aprire un'altro fronte che di sicuro tirerà in ballo anche la Siria e Israele.
Probabilmente la guerra contro l'Iran sara scatenata tra qualche anno dal suo successore chiunque sia (Obama non è molto diverso da Bush lo ha dimostrato con il suo appoggio incondizionato ad Israele contro i palestinesi).
Jogimi
00mercoledì 27 agosto 2008 15:27
Jogimi
00mercoledì 27 agosto 2008 15:30
Ho risposto troppo velocemente!!Però effettivamente la situazione si stà evolvendo in maniera rapida e non buona!!

EST - Georgia, Mosca tira dritto: sì alla pace ma non aiutate Tblisi

Roma, 27 ago (Velino) - È il Mar Nero l’area in cui si concentrano le tensioni tra Russia e Occidente nelle ultime ore. È arrivata questa mattina nel porto georgiano di Batumi la prima nave statunitense che trasporta aiuti umanitari per la popolazione del Paese caucasico. Si tratta della lancia "Dallas" della Guardia costiera, che in origine doveva attraccare a Poti ma che poi, per motivi precauzionali (il porto è ancora controllato dai militari russi), ha preferito muovere verso Batumi. Non si è fatta attendere la risposta di Mosca al provvedimento. “L’incremento di attività navali della Nato nel Mar Nero – ha affermato all’Associated Press il colonnello Anatoly Nogovitsyn -, ci preoccupa”. La Russia ha accusato Washington di usare l’invio di aiuti come una scusa e che in realtà le imbarcazioni americane trasportano armi per Tbilisi. Nelle stesse ore l’incrociatore russo "Moskva", nave ammiraglia della flotta di Mosca nel Mar nero, si è avvicinata alla coste di Soukhumi, la capitale della repubblica georgiana separatista di Abkhazia, alla testa di una serie di navi militari. Secondo il vice ammiraglio russo Sergheij Menialo le navi russe sono impegnate in “missioni di controllo della acque territoriali, contro il traffico di armi ma anche in attività umanitarie”.

Sotto il profilo diplomatico, Mosca è intanto isolata anche in seno al G8. “Il Giappone ha costantemente supportato una risoluzione pacifica della crisi sulla base dell’integrità territoriale della Georgia. È quindi ‘deplorevole’ il gesto unilaterale deciso ieri dalla Russia”. Così il ministro degli Esteri del Sol Levante, Masahiko Koumura, in un comunicato di questa mattina, in cui afferma anche che “il Giappone spera fortemente che la Russia si comporti in maniera responsabile quale membro del G8”. Con la presa di distanza di Tokyo dalla scelta di Mosca di riconoscere l’indipendenza di Abkhazia e Sud Ossezia, si è chiuso il cerchio delle nazioni del G7 contrarie allo smembramento di fatto della Georgia. Ieri sera era stato il turno del Canada che per bocca del suo ministro degli Esteri, David Emerson, si era detto “estremamente preoccupato della decisione della Russia. (…) Un gesto che costituisce una violazione dell’integrità territoriale e della sovranità della Georgia, contrario alle risoluzioni delle Nazioni Unite e al piano di pace presentato dal presidente Nicolas Sarkozy a nome dell’Ue”. Le critiche di Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna erano giunte a Mosca pochi attimi dopo il riconoscimento delle due repubbliche separatiste firmato dal capo del Cremlino, Dmitrij Medvedev. Critiche che oggi si sono ripetute.

Il ministro degli Esteri francese e presidente di turno dei suoi pari grado europei, Bernard Kouchner, è tornato sulla questione in una intervista all’emittente radiofonica Europe 1. Il capo del Quai d’Orsay ha detto a chiare lettere che “la Russia è fuori dalla legalità internazionale”, che la decisione del presidente Medvedev è “inaccettabile” così come è “inaccettabile” per la Francia e per tutta l’Ue che un paese conquisti parte del territorio di un suo vicino. Allargando lo sguardo a tutta la regione, Kouchner ha poi aggiunto che la situazione rischia di diventare “pericolosa” anche per la Crimea, l’Ucraina e la Repubblica moldava, che rischiano “di finire nel mirino” di Mosca.

Il Cremlino, tuttavia, non sembra particolarmente impressionato dalle prese di posizione delle diverse capitali occidentali e del Giappone. Dopo aver “posposto” a data da destinarsi la visita a Mosca del segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jaap de Hoop Scheffer, e aver minacciato di chiudere gli spazi aerei russi agli apparecchi della Nato diretti verso l’Afghanistan, è arrivato dalla Russia un nuovo avvertimento. Eventuali azioni militari dell'Alleanza atlantica in Abkhazia e Ossezia del sud verranno considerate una “dichiarazione di guerra alla Russia”. Lo ha affermato l’inviato di Mosca presso l’Alleanza atlantica a Bruxelles, Dmitry Rogozin. Lo stesso diplomatico che aveva indetto ieri una conferenza stampa per comunicare lo slittamento della visita di Scheffer. “Se la Nato lancerà azioni contro l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud agendo unicamente a sostegno di Tbilisi – ha annunciato al quotidiano Vremya Novostei -, ciò significherà una dichiarazione di guerra alla Russia”. E di fronte alle rinnovate critiche del capo del Foreign Office David Miliband che dall’Ucraina ha lamentato “questa nuova offensiva diplomatica russa che non tiene conto del punto di vista di centinaia di migliaia di georgiani e di coloro che forzatamente hanno dovuto abbandonare le loro case nei due territori”, Medvedev ha affermato che il riconoscimento è perfettamente in linea con le leggi internazionali. “È internazionalmente riconosciuto che se un popolo esprime la volontà di essere indipendente – ha affermato il presidente russo -, ogni altro Paese nel mondo ha il diritto di riconoscerlo, che piaccia o no”. D’altro canto, in un colloquio telefonico con la cancelliera tedesca Angela Merkel, Medvedev ha assicurato che Mosca rispetterà gli impegni assunti con la firma del piano di pace di sei punti per risolvere la crisi nel Caucaso.
Questi pensano di giocare a Risiko??Non capiscono quanto possono essre pericolosi questi atteggiamenti.
[SM=g27812]
Legion1
00mercoledì 27 agosto 2008 16:07
L'Occidente è riuscito a presentare come assurda e incomprensibile la posizione russa a favore dell'indipendenza dichiarata dalle due regioni ribelli della Georgia. Ma, dopo l'umiliazione della Russia in Kossovo, c'è ancora qualcuno che possa dubitare di questa reazione logica del Cremlino? Regnano l'unanimismo di facciata e la smemoratezza. Certo, la rottura tra Russia, USA e Unione Europea non è un bene, ma ognuno si prenda le proprie responsabilità: a partire da Bush che ha sostenuto, incoraggiato e armato quel pazzo e irresponsabile presidente della Georgia.

La decisione della Russia di interrompere la cooperazione con la Nato è un evento gravissimo. Stati Uniti e Nato sono riusciti a convincere l'Occidente che la Russia ha aggredito la Georgia, che la sua azione militare è stata sproporzionata e che la Georgia deve mantenere la sua integrità territoriale nonostante le spinte separatiste dell'Ossezia del Sud e dell'Abkazia. Tutti sembrano aver dimenticato i fatti dell'8 agosto, i canoneggiamenti georgiani di edifici civili, le loro colonne di corazzati addestrati da americani, ucraini e israeliani, le migliaia di vittime e gli attacchi alle forze russe che comunque presidiavano legalmente l'Ossezia del Sud. La Georgia ora passa per aver condotto un'azione legittima su una parte del suo territorio. Quando Milosevic fece la stessa cosa in Kosovo fu identificato come criminale di guerra.
(richard)
00giovedì 28 agosto 2008 15:34
ultime sulla tensione internazionale Russia -Georgia
Mosca libera 12 soldati georgiani prigionieri.

(ANSA) - MOSCA, 28 AGO - La Russia ha sperimentato oggi un missile 'Topol' in grado di perforare una difesa antimissile. E intanto le forze russe in Georgia hanno liberato 12 soldati georgiani fatti prigionieri a Poti.

Il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza Lomaia ha detto che i soldati sono stati consegnati in cambio di un soldato russo e del gen. georgiano Roman Dumbadze', condannato in Georgia per tradimento per aver sostenuto il regime separatista. Virgilio.it

Jogimi
00lunedì 1 settembre 2008 16:37
Ne/ Russia cerca dialogo con Ue e accusa Usa - punto
Roma, 1 set. (Apcom) - Mentre i leader dell'Unione europea sono pronti a sedersi al tavolo per elaborare a Bruxelles una strategia comune di fronte alla Russia e al conflitto georgiano, da Mosca arriva un messaggio chiaro: l'Europa eviti sanzioni, perché sarebbero contro il suo stesso interesse. A chiarire l'antifona è stato questa mattina il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il portavoce del suo dicastero, Andrei Nesterenko, dal canto suo, ha auspicato da parte Ue "un'analisi equilibrata e giusta" della situazione. Un linguaggio notevolmente meno duro rispetto a quello usato nei confronti degli Stati uniti, che il portavoce russo ha apertamente accusato di aver mischiato aiuti militari a quelli umanitari.

"La risposta di certi paesi occidentali alla crisi in Ossezia del sud illustra in maniera straordinaria un deficit di moralità che sconfina in un'esposizione indecente di una vena geopolitica e ideologica al di fuori del contesto dei fatti attuali", ha sostenuto il ministro russo parlando all'Istituto per le relazioni internazionali di Mosca. "Il vertice Ue di oggi - ha aggiunto - dovrebbe chiarire molte cose. Noi ci attendiamo che la scelta venga fatta partendo dagli interessi vitali dell'Europa".

Messaggio poi chiarito da Nesterenko. "Non penso che il linguaggio delle sanzioni debba essere utilizzato nelle nostre relazioni (con l'Unione europea, ndr)", ha detto il diplomatico, che ha aggiunto "ci aspettiamo un'analisi equilibrata e giusta da parte dell'Ue sulla situazione in Georgia". Nesterenko ha poi sottolineato l'importanza di un dialogo "costruttivo" tra Mosca e Bruxelles. "Dobbiamo guardare al futuro, evitando isterismi e reazioni emozionali. Bisogna tracciare le conclusioni dall'evidenza dei fatti".

Mosca, ha chiarito Nesterenko, non ha intenzione di mantenere per sempre le sue forze di peacekeeping. "Noi insisteremo su un affidabile controllo internazionale nelle aree georgiane che confinano con i territori (di Abkhazia e Ossezia del sud, ndr,) per prevenire i preparativi georgiani di nuove avventure militari", ha detto Nesterenko. Avventure militari assai probabili, visto che a detta di Mosca la Georgia di starebbe riarmando e non avrebbe rispettato il piano di pace in sei punti proposto dal presidente francese e capo di turno dell'Ue Nicolas Sarkozy, non riportando nelle caserme le sue truppe. "Sarebbe utile nelle zone di sicurezza avere una presenza di una polizia internazionale", ha detto Nesterenko. "Una tale presenza - ha aggiunto - potrebbe essere dispiegata nel quadro d'un mandato dell'Osce con un appoggio sia dell'Unione europea, tenuto conto dell'interesse espresso dai membri dell'Ue su questa materia".

Dialogo possibile, insomma, con gli europei, se non adotteranno una linea dura. Difficile, invece, con gli Usa, che Mosca accusa in maniera molto diretta di essersi compromessi con la Georgia. E di aver mischiato aiuti militari a quelli umanitari. "La Russia non può escludere che insieme agli aiuti umanitari trasportati da navi Usa ci siano anche armi", ha detto Nesterenko, facendo riferimento al carico della nave guardiacoste Dallas che, nei giorni scorsi, ha sbarcato nel porto georgiano di Batumi 38 tonnellate di materiali, classificati dagli statunitensi come aiuti umanitari.
(richard)
00lunedì 1 settembre 2008 18:11
Mi sembra che da parte della Russia ci sia buona volonta' di dialogo ed apertura verso l'Occidente anche nell'ipotesi di permettere l'impiego di forze internazionali a guardia delle frontiere di Abkhazia ed Ossezia,naturalmente sempre che queste vengano riconosciute come indipendenti dall'ONU.
Legion1
00lunedì 1 settembre 2008 18:56
Il riconoscimento esplicito della sovranità dell'Ossetia del Sud e dell'Abkhazia da parte della Russia ha sollevato ondate di indignazione in quasi tutte le cancellerie occidentali. Che sembrano essere state colte di sorpresa. In realtà Dmitrij Medvedev non ha fatto altro che dare corso a ciò che aveva già detto esplicitamente a combattimenti ancora in corso.

Il governo russo – aveva dichiarato il capo del Cremlino – si regolerà in base alla volontà espressa dai popoli dell'Ossetia del Sud e dell'Abkhazia. E uniformerà la propria politica estera in base a quella volontà.

Un minimo di realismo ci vorrebbe: la Russia non tornerà indietro, quindi chiederle di farlo è senza senso. Purtroppo per la Georgia e la sua gente questa è la conseguenza tanto inevitabile quando logica del tremendo errore di calcolo di Saakashvili e dei suoi consiglieri americani, chiunque siano stati.

Non si dovrebbe dimenticare – a coloro che continuano a descrivere le “prepotenze” dell'orso russo e le sue “crudeli astuzie” - che Mosca, prima dell'aggressione georgiana all'Ossetia del Sud, non aveva riconosciuto la sovranità di nessuna delle due regioni proclamatesi indipendenti da Tbilisi. E che questa situazione durava da ben 16 anni. Quali che ne fossero le ragioni, resta il dato che Mosca non ha voluto forzare la situazione né creare scelte irreversibili fino agli eventi di questo agosto.

Ora la frittata è stata fatta. A farla è stato Saakashvili, non Putin o Medvedev. Chiedere alla Russia di ritornare alle uova originarie è senza senso. Ora ci vorrà molto sangue freddo e un riesame di tutti i panorami. Invece il nervosismo americano trasuda in Europa attraverso Tallin, Riga, Vilnius, Varsavia e – più di ogni altro luogo – da Kiev.

E' stato evidente fin dai primi minuti dopo la devastante sconfitta militare georgiana che l'Europa reagiva in ordine sparso. Due percezioni diverse e, in qualche misura opposte, si sono viste quando i presidenti delle Repubbliche baltiche europee, più Kascinski e Jushenko, si sono radunati a Tbilisi a sostegno dell'aggressore, mentre il resto dell'Europa prendeva tempo e fiato. Da quel momento, sostenuti dai venti di Washington, si sono moltiplicati i solleciti alla linea dura contro Mosca e, sebbene Sarkozy abbia tenuto la testa a posto a Mosca, contribuendo a fissare i lineamenti della tregua, la situazione politico diplomatico militare si è seriamente deteriorata, fino all'agghiacciante danza delle navi Nato nel Mar Nero, di fronte a quelle russe.

Ora bisognerebbe evitare che qualcuno cerchi di fare buchi nel fragilissimo tessuto della tregua.

Anche perchè i punti in cui quel tessuto è molto esile sono visibili da subito. La Russia basa ora la sua posizione sul documento prodotto nel 1999 dalla Commissione Congiunta di Controllo (JCC) sotto la mediazione dell'OSCE, Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa. Quel documento fu firmato dai quattro membri della JCC: i governi di Russia e Georgia e i rappresentanti dell'Ossetia del Nord (Repubblica autonoma e soggetto federativo della Russia) e dell'Ossetia del Sud, entità senza definizione giuridica precisa, proclamatasi indipendente.

Quel documento non solo riconosceva alla Russia il compito di peacekeeping , ma autorizzava le sue forze d'interposizione a controllare un “corridoio di sicurezza” largo circa 8 chilometri , a partire dalla linea di frontiera definita dall'accordo di Dagomys del 1992, con cui si era conclusa – in quel caso con la mediazione della Comunità di Stati Indipendenti (CSI) – la prima guerra tra Georgia e Ossetia del Sud.

Le forze d'interposizione russe erano autorizzate a presidiare alcune zone del territorio georgiano, tra cui una parte dell'arteria principale autostradale che attraversa la Georgia orizzontalmente da est a ovest. In realtà i russi non avevano fatto uso di questa autorizzazione, si erano stanziati all'interno dell'enclave sud ossetina e prendevano parte alle guarnigioni quadripartite e disarmate che controllavano la linea di confine. Il tutto monitorato da un gruppo di osservatori europei che avevano possibilità limitate di movimento in territorio ossetino ed erano acquartierati a Tzkhinvali.

Si noti infine che la linea di demarcazione di Dagomys concedeva all'Ossetia del Sud circa la metà del territorio che ai tempi sovietici era stato assegnato al Distretto Autonomo dell'Ossetia del Sud all'interno della Repubblica Socialista Sovietica di Georgia.

Da qui nascono ora le polemiche sul “ritiro” russo. Tutto dipende da cosa s'intende. Mosca dichiara di averlo effettuato, e intende che sta presidiando adesso l'intero corridoio previsto dall'accordo JCC. La Georgia , e molti giornalisti occidentali che vedono le truppe russe presidiare la strada georgiana, affermano che i russi sono fuori dal territorio dell'Ossetia del Sud. Il che è vero, ma non implica alcuna violazione degli accordi precedenti. E, dopo quello che è accaduto, sembra difficile pretendere ora che i russi non sorveglino i movimenti eventuali delle truppe georgiane troppo a ridosso della frontiera.

Tanto più che Saakashvili aveva fatto una mossa molto chiara, nel marzo scorso, uscendo unilateralmente dai colloqui quadripartiti del 1999, comunque paralizzati da circa quattro anni. Ovvio che quella mossa aveva messo in allarme il Cremlino. E questo spiega perfettamente – oltre a molte altre cose su cui qui non c'è spazio per approfondire - perchè Mosca non è stata colta di sorpresa dall'attacco georgiano del 7 agosto.

Ma ora non solo la JCC non esiste più. La Georgia è uscita anche dalla CSI, quella comunità di Stati Indipendenti che Eltsin aveva creato come foglia di fico per nascondere il collasso sovietico e tenere insieme in qualche modo le restanti 12 repubbliche ex sovietiche (tutte meno le tre baltiche).

Dunque formalmente la Georgia di oggi non riconosce più né gli accordi di Dagomys, né la JCC del 1999, né il ruolo delle forze d'interposizione russe. E, ultima rottura, ha chiuso ogni relazione diplomatica con Mosca. Basta ora un cerino per far scoppiare un incendio.

Il riconoscimento della sovranità delle due repubbliche – e gli accordi di cooperazione, anche militare, che immediatamente seguiranno - è ora la motivazione giuridica che autorizzerà la presenza delle truppe russe. E' una giurisprudenza assai debole. Si tratta ora di vedere se l'Europa sarà capace di convincere la Georgia a tornare allo status precedente, magari chiedendo alla Russia di consentire in quel corridoio la presenza di un contingente europeo di osservazione. Ma, in ogni caso, la “integrità territoriale” che poteva essere diplomaticamente rivendicata, almeno teoricamente, da Tbilisi, non ha più alcuna possibilità di essere ripristinata. In questa nuova situazione la Georgia ha perduto definitivamente perfino la possibilità – del tutto comunque teorica (che rimane invece a Moldova, e Azerbajgian, di ritornare in possesso, chissà quando, dell'Oltre Dnestr e del Nagorno-Karabakh) - di poter riprendere il controllo dei territori che rivendica.

Un suo ingresso nella Nato trasformerebbe ora la crisi in un confronto militare diretto con la Russia. Un suo ingresso in Europa porterebbe la guerra in Euro
(richard)
00lunedì 1 settembre 2008 19:07
Bella disamina davvero Legion1, mi sei piaciuto,complimenti!
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