Fantasma a Villa Verdi?

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Sheenky Oo
00lunedì 1 ottobre 2012 19:06
Articolo di Stefano Panizza
Fonte: falsimisteri.myblog.it/archive/2012/09/25/c-e-un-fantasma-a-villa-ve...

Quanto segue è il racconto più dettagliato che sia mai stato scritto su di uno strano avvenimento accaduto nella campagna padana.
Ciò è stato possibile grazie alla visione, in esclusiva per l’Italia, di approfondite analisi fotografiche.
Ma veniamo ai fatti.
È una piovosa giornata del 31 ottobre 2000.
Il giornalista spagnolo José Manuel Alonso Ibarrola (San Sebastian, 1934) e la fotografa Blanca Berlín sono da ore nella residenza che fu di Giuseppe Verdi.

Chi sono costoro?
Il primo, molto conosciuto negli ambienti musicali, è stato redattore di vari giornali e vicedirettore della rivista di programmi tv Teleprograma. Ha scritto, inoltre, guide di viaggio e antologie di racconti. Ha vinto, pure, tre volte il Tourism Award Francia ed una Medaille d’Argent du Tourisme, per il suo contributo alla diffusione della cultura francese.



La seconda, da oltre vent’anni nel settore, ha realizzato reportage fotografici per El Pais, El Mundo, Le Figaro Magazine, Liberation, Elle, Marie Claire e Woman.



Insomma, siamo di fronte a due riconosciuti professionisti nei rispettivi ambiti.
Ma ritorniamo alla casa di Verdi.
Si trova a Sant’Agata, nei pressi di Busseto. Anche se dal punto vista amministrativo è situata nel comune di Villanova sull’Arda, provincia di Piacenza, la figura di Verdi è strettamente legata alle vicende di Parma.
Il Maestro, come si usa identificarlo, nasce nella bassa parmense, a Roncole (oggi Roncole Verdi, comune di Busseto) nel lontano 1813.



L’8 maggio 1848 compra il terreno e gli edifici che tre anni più tardi diverranno la sua abitazione fino alla morte.
Fra le sue mura compone alcune delle opere più famose, dilettandosi, però, anche nell’agricoltura e giardinaggio.
Oggi il complesso è parzialmente abitato dagli eredi, che ne hanno curato la valorizzazione.
Non per nulla i sei ettari di parco raccolgono più di cento tipi di piante diverse, molte delle quali esotiche. Fra esse un banano, un giungko biloba e varie specie di magnolie.
Ma il giardino ha anche una valenza esoterica, essendo stato concepito e realizzato dallo stesso Verdi sulla base di un progetto che paragona il cammino della vita umana al corso del sole, che attraversa le costellazioni dello zodiaco, simbolicamente rappresentate.
E vi è pure un piccolo lago.
Nell’anno 2000, grazie all’amicizia che lo lega al tenore Carlo Bergonzi, Alonso Ibarrola riesce ad ottenere il permesso per accedere alla villa al di fuori dei tradizionali canali turistici (e soprattutto a scattare fotografie, cosa normalmente vietata). Lo scopo del sopralluogo è realizzare un servizio, dal nome La ruta de Verdi, per conto del prestigioso giornale spagnolo Expansión.
In fondo, l’anno successivo sarebbe caduto il centenario della morte del musicista (Milano, 27 gennaio 1901).
Fra le tante immagini realizzate in forma di diapositive, ve ne sono sei scattate nella stanza dove è posizionato il pianoforte del Maestro.
Si tratta della sua camera da letto, dove non solo dormiva ma anche lavorava, come dimostra lo scrittoio al centro della stanza.
Dal giorno della sua morte sembra non sia stato toccato nulla al suo interno.
Si notano i libri, il comodino, i quartetti ed un suo busto sopra il pianoforte, realizzato da Vincenzo Gemito nel 1872 (sotto un autoritratto dello scultore).



Finito il sopralluogo, José Manuel Alonso Ibarrola e la fotografa Blanca Berlín tornano in Spagna.
Siamo nella notte del 14 novembre 2000.
La donna sta facendo scorrere le immagini per scegliere le migliori.
La prima, la seconda e la terza sembrano ben realizzate, ma non presentano motivi di particolarmente attenzione.
Nella quarta … non crede ai propri occhi …
Vede una mano … isolata, cioè senza il braccio che la precede. È appoggiata alla tastiera.
È nitida, troppo nitida per essere un semplice inganno ottico.
Guardando la diapositiva ancor più attentamente, si accorge che in realtà non è … sola.
Seppur in modo più diafano, nota alla sinistra della mano, ed idealmente divisa in metà nel senso longitudinale, una figura maschile (ringrazio Blanca Berlín per la concessione dell'uso delle fotografie).



Torna, quasi sconvolta, all’immagine precedente, e poi alla seconda e alla prima.
Niente.
Passa così alla quinta e alla sesta.
Ancora niente.
Si fa forza e decide di osservarla meglio.
La trasparente figura, che sembra quasi fondersi col muro, è di un uomo sorridente e di apparente mezza età.
È ammantata di un vestito scuro, i capelli, di media lunghezza, appaiono castani e regolati da una riga di lato. Sotto un'immagine che evidenzia i contrasti.



Ho avuto modo, recentemente, di visitare la stanza dove è stata scattata la diapositiva, passo indispensabile per ragionare con cognizione di causa sulla faccenda.
Ebbene, l’immagine, con il confronto dell’ambiente, sembrerebbe alta più di due metri.
Il dubbio è se sia effettivamente tale, e quindi vicino alla parete che da alle sue spalle, o piuttosto un effetto di prospettiva, essendo, cioè più piccola e vicina all’obiettivo della macchina fotografica.
Forse sono visibili anche i piedi, ma credo che, in questo caso, siamo ai limiti della percettibilità.
Ad inquietare, però, credo siano soprattutto tre cose: il braccio sinistro sproporzionatamente lungo, la mano eccezionalmente nitida e gli occhi.
Osserviamo quest’ultimi.



Sono estremamente luminosi (è il riflesso di occhiali?) ed asimmetrici (il suo occhio sinistro è più vicino al naso rispetto all’occhio destro).
Sulla reale presenza di occhi qualcuno storce il naso, vedendoci, al loro posto, delle orbite vuote.
Secondo l’oftamologo di Madrid Angel Cardenas, mancano gli occhi e la parte ossea dell’incavo sporge in fuori in modo anomalo. L’informazione è contenuta in uno scambio di mail con Alonso Ibarrola che ho potuto visionare.
Torniamo a Blanca che abbiamo lasciato colta da profondo timore.
Si fa forza per razionalizzare il tutto, ma non si sente tranquilla e decide di chiamare l’amico Alonso Ibarrola, come se il condividere la scoperta potesse alleggerirne il peso emotivo.
I giorni cominciano a passare.
Attilio Carrini, responsabile e guardiano di Villa Verdi, si reca a Madrid per conto degli eredi a visionare la diapositiva.
La notizia, intanto, si diffonde in un battibaleno e tutti vogliono vedere l’immagine misteriosa.
Il grande tenore Carlo Bergonzi, quando la osserva, sembra spaventarsi molto e questo sembra un po’ il leit motiv di tutti coloro che vi si approcciano.
Ma, delle semplici impressioni personali non possono soddisfare la legittima curiosità dei due spagnoli.
Sottopongono, allora, la diapositiva a vari professionisti del settore.
Si rivolgono ai laboratori Ascolor, Fotosíntesis e Dinasa di Madrid, affinchè analizzino i negativi per stabilire che non presentino sofisticazioni. A tal fine, è oppurtuno evidenziare che non si tratta di foto digitali.
Non forniscono, però, risposte definitive.
Contattano anche la casa produttrice della pellicola per avere la certezza che non vi siano state manipolazioni prima della messa in vendita.
L’esisto è negativo.
Decidono, a questo punto, di chiedere le analisi al gesuita padre Pilón e a Lorenzo Plaza, fisico del CSIC (istituto madrileno di ottica) ed esperto di fotografia, entrambi dell’associazione di studi sul paranormale Grupo Hepta.


Da sinistra destra: (in basso) Sol Blanco Soler, Paloma Navarrete,
Piedad Cavero, (in alto) José Luis Ramos, padre José Maria Pilone
e Lorenzo Plaza

Sottopongono l’immagine per ben tre ore all’esame di uno scanner ad altissima risoluzione.
L’ingrandimento rivela interessanti particolari: esclude l’uso di occhiali e mette in evidenza pieghe nei pantaloni.
Anche in questo caso, però, le conclusioni non sono definitive, anche se vengono escluse sovrastampe, difetti di pellicola o nella fase di sviluppo.
Secondo José María Mellado Martinez, che è stato presidente della Real Sociedad Fotográfica per cinque anni, si può escludere il trucco della doppia esposizione.
Il 3 febbraio 2002 appare sulla rivista ByN Dominical un’analisi fatta da Pedro Amoros, presidente della Sociedad Espanola de Investigaciones Parapsicologicas (S.E.I.P.) e per conto del gruppo editoriale Grupo M&G.



Lo studio è però fatto su una copia del fotogramma dove appare il presunto fantasma.
Secondo questo si tratterebbe di un fotomontaggio. In pratica sarebbe il risultato della sovrapposizione di due positivi (lo sfondo e la figura), scattati senza l’utilizzo del flash e grazie ad una lunga esposizione alla luce di una lampada.
Blanca conferma di non aver usato il flash.
Lo studio di tale José Rodríguez afferma il contrario, avendo notato, a suo dire, un riflesso sulle lenti degli occhiali e un dente della figura.
Il fatto, però, che entrambe le indagini non siano state fatte sull’originale toglie molto valore alle loro conclusioni.
Proviamo, allora, a riguardare l’immagine con più attenzione, per vedere se è possibile scoprire dettagli interessanti.
La mano, coperta, getta un’ombra sulla tastiera e sembra coerente con le luci della stanza.
Qualcuno ha parlato di un mezzo guanto femminile, la cosiddetta mitena.
Io credo, piuttosto, che si tratti della semplice ombra della giacca.
Questa “mano”, però, pone un interessante quesito.
Come mai essa è estremamente nitida mentre il resto del corpo no?
Ho avuto modo di parlare della cosa con l’attuale guida della Villa (siamo nel 2012), tale signora Giovanna.
Lei assicura che quella è la sua mano, appoggiata alla tastiera per poterne sollevare il coperchio.



La sua affermazione, in realtà, non risolve la questione, anzi la complica.
La postura dell’arto non sembra giustificare l’operazione dichiarata ed il coperchio è già sollevato.
Cosa ci fa, poi, la sua mano nella diapositiva fotografia senza il resto del corpo?
È solo una coincidenza, inoltre, che essa si “incastri” perfettamente nel braccio della strana figura?
Il mistero rimane.
Proseguiamo, ora, nella nostra analisi.
La mancanza di trascinamento dell’immagine, in una diapositiva scattata con un tempo non inferiore a 1/8 di secondo, esclude, poi, che qualcuno possa aver attraversato il campo visivo della macchina fotografica.
D’altra parte se la figura fosse rimasta ferma avrebbe avuto la stessa risoluzione del pianoforte.
Nella stanza, stando alle testimonianze, non è mai stata vista una persona con tale fattezze. Inoltre la villa era in quel momento chiusa al pubblico.

Assomiglia a qualcuno già visto in quadri, fotografie o altro?
C’è chi parla del conducente di Verdi, chi di Ferdinando Provesi, il primo insegnante del Maestro, oppure di Francesco Tamagno, tenore non proprio suo amico, e di cui sotto vediamo un'immagine.



Ma non si esclude neppure possa trattarsi di un vicino di casa, con il quale il rapporto era stato burrascoso. E, non potendo mancare neppure il gossip, c'è chi allude al presunto amante della seconda moglie Giuseppina Strepponi.



Chiamata in causa, dice la sua anche la veggente Paloma Navarrete. Per lei si tratta di un personaggio prima amico e poi nemico del Maestro. Infatti un bel giorno litigarono per bene e i due non si parlarono più. .
Una tal Fatima, altra veggente (della quale però non sono riuscito a trovare riferimenti), parla, invece, di un uomo di quarantadue anni morto in un incidente e la cui energia, per niente benevola, sarebbe rimasta imbrigliata nella casa.
Troppe risposte, nessuna risposta, verrebbe da dire.
Gli stessi eredi non riconoscono il volto dell’uomo in nessuna delle foto d’epoca a loro disposizione, ritraenti parenti, amici e collaboratori del Maestro. E non riescono nell'intento neppure Gustavo Marchesi e Corrado Mingardi, accreditati biografi di Verdi.
La notizia, comunque, si diffonde sempre più nel circondario, e non solo. Cominciano, infatti, a saltar fuori le storie più misteriose.
Una donne delle pulizie di Villa Verdi avrebbe visto allo specchio il riflesso di un’ombra.
Nel Teatro Verdi di Busseto, poi, il famoso direttore d’orchestra Carlo Maria Giulini avrebbe vissuto nel 1999 un’esperienza inquietante.
Lo racconta la signora C.A., tour operator di Busseto, a Alonso Ibarrola.
Il direttore cercò di aprire la porta di un soppalco. Vi riuscì, ma solo forzandola, come se qualcuno la tenesse bloccata dall’altra parte. E a quel punto un vento gelido lo investì. Controllarono, ma non vi era nessuno.
Ho chiesto conferma dell'episodio, tramite email, all'interessata ma non ho ricevuto risposta.
A mettere ancor più inquietudine nella già intricata faccenda, è un romanzo storico ambientato nel 1800, Quel delitto in casa Verdi, dove una cameriera (che si scoprì, poi, essere incinta) venne accidentalmente uccisa dal fucile di un nipote di Verdi, un tal Angiolo Carrara.
Opera di fantasia, come detto, ma dalla quale traspare un’immagine del maestro non proprio cristallina, contrastante il clichè a cui la tradizione ci ha abituati. Comportamenti, i suoi, dai toni chiaroscuri, inseriti nel contesto di un’Italia, quella di fine secolo, tormentata dalla miseria e dalle lotte sociali.
La vicenda del supposto fantasma, comunque, ottiene in Spagna molto successo.
Ne parlano, negli anni a seguire, Telecinco, Cuatro, Telemadrid, Radio Nacional de Espana, la Cadena Sur ed altre emittenti, oltre alla rivista Más allá.
Recentemente Alonso Ibarrola ne ha ripreso la storia pubblicandola in un capitolo del suo libro Viajes para mitómanos.
Questa è una raccolta di storie di viaggi, con predilezione per mete al di fuori dai consueti circuiti turistici.
In Italia, al contrario, cade velocemente nell’oblio.
Forse anche perché la famiglia Verdi ha sempre ritenuto trattarsi di una contraffazione (con ovvio disappunto dei due professionisti spagnoli), e di conseguenza ha bloccato qualsiasi ulteriore verifica in loco, ad esempio tramite la realizzazione di nuove fotografie.
Questo, secondo Alonso Ibarrola, perché non desiderano associare la figura del Maestro a storie di improbabili fantasmi.
In ogni caso, il fatto che le diapositive fotografiche siano rigorosamente coperte da copyright e che sia tassativamente vietato scattare qualunque tipo di immagine all’interno della Villa, non invoglia sicuramente i ricercatori a “buttarsi” sul caso per approfondirlo.
Quali spiegazioni, a questo punto, si possono cercare di dare?
Vediamole, con i relativi pro ed i contro.

Riflesso o gioco di luci
Stando alle testimonianze, nella stanza, al momento dello scatto, non vi era nessuna persona con le fattezze dell’apparizione.
Come detto, ho voluto visitare personalmente l’ambiente.
Non vi sono oggetti o immagini che richiamino la figura ripresa e l’unica superficie riflettente è il vetro di un piccolo mobile posto al lato sinistro di chi ha scattato la particolare fotografia.
Direi che ipotizzare strani rilessi significa manipolare a piacimento le leggi dell’ottica e della geometria.
E l’immagine è inequivocabilmente con caratteristiche umane, a screditare l’idea di soggettive interpretazioni di chiaroscuri.

Falso
Siamo nel giorno che precede la notte di Halloween. Quale miglior momento per fare uno scherzo?
In realtà, come vedremo in un punto successivo, il fatto si può prestare anche ad un’interpretazione esattamente opposta.
Abbiamo, poi, a che fare con una famosa fotografa professionista, quindi una persona con tutte le carte in regole per fare una manipolazione ad opera d’arte.
Anche in questo caso, però, la decodifica delle informazioni può essere diversa.
Perché mai, infatti, una stimata fotografa ed un apprezzato giornalista dovrebbero aver impiantato questa messa in scena?
I vari laboratori fotografici non hanno, poi, trovato tracce di manipolazione.
Il fatto stesso, inoltre, che la fotocamera non fosse digitale ma analogica (ricordo che si tratta di diapositive) rende più difficile l’alterazione delle immagini.
In altre parole, non vi sono prove di artefatto ma non vi è neppure la certezza che non lo sia.

Fantasma di defunto
Ricordando il punto precedente, che si sia aperta una “porta” con l’Aldilà nella notte di Halloween?
E, poi, figura sorridente perché è di uno spirito positivo o, piuttosto, si tratta di una sorta di sorriso beffardo, a mo’ di presa in giro?
A scanso di equivoci è bene premettere che non vi sono prove dell’esistenza dei fantasmi, né le varie e dubbie fotografie che circolano possono aggiungere credibilità all’ipotesi.
A proposito di queste, mi è sembrato cogliere un particolare interessante.
La “nostra” figura è estremamente trasparente ma, al contempo, nitida. Si notano, cioè, diversi particolari antropometrici (naso, capelli, orbite oculari etc).
Nelle molteplici immagini fotografiche che si trovano su internet di presunti fantasmi, le misteriose apparenze sono, invece, alquanto diverse.
O sono estremamente visibili, quasi “normali, o sono macchie lattiginose vagamente antropomorfe.
Per la prima categoria segnaliamo la fotografia scattata nella foresta del Sundarbans (siamo nel delta del Gange) nel 2006 da un ragazzo ventenne.



Nel secondo caso, ricordiamo quella della cosiddetta Brown Lady prodotta nel 1936 dal capitano Hubert C. Provand e pubblicata sulla rivista Contrylife nello stesso anno.



Ciò cosa può suggerire?
Il fatto che la stragrande maggioranza delle fotografie siano dei falsi e che i presunti fantasmi appaiano diversi rispetto alla figura di Villa Verdi, può, forse, essere interpretato in senso positivo.
In ogni caso, la presenza di tanti conclamati artefatti non toglie che essi non possano esistere per davvero, solamente che non se ne ha alcuna certezza.
Consultando la letteratura spiritica scopriamo che si presenterebbero per vari motivi, o perché sono ancora troppo legati alla vita terrena, o perché devono comunicare qualcosa o per “finire” cose solo iniziate durante la propria vita.
In ogni caso, sembra che Villa Verdi abbia vissuto momenti di intensa emozione, figli anche di una personalità non di sole luci del Maestro.

Fantasma di vivente
In pratica, una persona, in grave pericolo di vita, immaginerebbe un ambiente che gli dia sicurezza, come la propria casa. Il forte stress emotivo provocherebbe, allora, lo "sdoppiamento" della propria persona, allo scopo di “scappare” in un qualche modo dal luogo pericoloso in cui si trova. Teoria mai dimostrata, in ogni caso il sorriso dell’apparizione sembra togliere questa possibilità.

Impronta energetica
Un soggetto medianico, cioè dotato di una particolare sensibilità, attiverebbe, involontariamente, immagini di cui si è impregnato l’ambiente nel corso del tempo.
Questa, almeno, è l’idea della veggente Navarrete e di altri studiosi. Sarebbe interessante sapere se alle persone presenti quel giorno fosse mai capitato qualcosa di strano.
Al di là della scarsa consistenza della teoria di per sé, rimane il fatto che l’immagine guarda la macchina fotografica, quasi si fosse messa in posa. Ciò indicherebbe una sorta di consapevolezza che stride con l’idea di informazioni semplicemente registrate.

Buchi spazio-temporali
Teoria curiosa, priva anch’essa di qualunque verifica. Essa prevede che, in determinate circostanze, si aprano degli squarci nel tessuto spazio-tempo e, di conseguenza, sia possibile vedere immagini del passato. Questo spiegherebbe perché a volte i fantasmi attraversino i muri (non presenti nella loro epoca) o camminino con le gambe nascoste dal terreno ( rialzato rispetto al passato).
La “nostra” immagine, comunque, è a corpo intero e sembra priva di movimento. Inoltre, non giustifica la diversa consistenza visiva delle mani rispetto al resto della figura.

Forma ideoplastica
La presenza di una persona sensitiva potrebbe, in alcuni casi, interagire psichicamente con la materia, spesso inconsciamente, strutturandola in forme riconoscibili. In altre parole, l’energia dovuta all’intensa aspettativa di vedere qualcosa di strano finirebbe per creare il medesimo.
Anche in questo caso, è inutile ricordare, non c’è il ben che minimo indizio che questo sia possibile.
Inoltre, è tutto da dimostrare che fosse presenti quel giorno testimoni “sensibili” e con determinate aspettative.
Le teorie pseudoscientifiche sopra citate presentano, poi, un ulteriore problema.
Non giustificano, infatti, come mai la strana figura appaia solo nella diapositiva fotografica e non fosse, invece, visibile ad occhio nudo.
In realtà, una spiegazione ci sarebbe.
Ricordiamo, infatti, che la macchina fotografica registra non solo la luce visibile ma anche le frequenze elettromagnetiche nei pressi dell’infrarosso (il cosiddetto “vicino-infrarosso”).
Per rendersi conto di questo, basta compiere un piccolo esperimento: puntare il telecomando del televisore verso l’otturatore di una macchina fotografica accesa,e poi premere un suo tasto qualsiasi.
Si noterà immediatamente l’accendersi di un bagliore biancastro. Si tratta dell’energia infrarossa (di cui sono fatti gli impulsi del telecomando) “letta” dalla macchina fotografica.



Quindi, a livello meramente speculativo, quel lontano giorno potrebbe essere stato presente un “qualcosa” e non essere stato percepito visivamente.

Conclusioni
È possibile, a questo punto, tirare qualche conclusione?
Di tipo definitivo direi di no.
Le analisi, gli unici dati oggettivi sui quali ragionare, non hanno scoperto dolo.
Ciò, naturalmente, non può dare nessun tipo di certezza, ma solo una certa “probabilità”, perché la Berlín, nella sua ipotetica mistificazione, potrebbe essere stata più in gamba di chi ha fatto i controlli (mi viene in mente la storia del doping).
La documentata professionalità e serietà dei personaggi coinvolti non può, però, che aumentare il citato tasso di “probabilità” di una “non” sofisticazione.
Ma se non è un falso, come mi sento di sottoscrivere, che cosa ha visto, allora, la fotocamera?
Io mi fermo, oltre credo che non sia lecito andare… o forse si.

Colpo di scena?
Il presunto fantasma sarebbe stato identificato recentemente nel tale X.Y. (iniziali di fantasia). A farlo, un conoscente del padre di quest’ultimo. Contattato prontamente da Alonso Ibarrola (attualmente il “fantasma” non abita più in Italia), ha ammesso di aver lavorato all’epoca della fotografia a Villa Verdi. Ha però escluso di aver potuto accompagnare giornalisti e fotografi nel giro museale, in quanto mansione di competenza della guida, né si ricorda nulla al proposito (come Alonso Ibarrola e la Berlín). Al contempo si è riconosciuto nell’immagine.
Ho avuto modo di confrontare una sua fotografia con quella scattata al "fantasma". Pur conscio che il paragone è ben lontano da una qualunque regola scientifica, che prevede una comparazione matematica dei dati antropometrici, i due soggetti mi sembrano per nulla somiglianti.
Inoltre, come evidenziato in precedenza, il "fantasma" pare presentare incongruenze fisiche, come suggeriscono l'asimmetria delle orbite oculari e delle braccia.
Così come l'abbigliamento, per quanto si possa intuire, risulta un po' fuori dal tempo.
Appare, poi, curioso che la figura eterica sembri mettersi “in posa”. Ciò suggerisce, allora, che non si tratti un'apparenza colta casualmente, come nell'ipotesi "riflesso".
Ma, se così fosse, come si è formata, allora, l'immagine, visto che la stessa persona coinvolta ammette di non essere stata presente al momento dello scatto fotografico?
Insomma, il caso rimane aperto ad una qualunque soluzione.
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