articolo online del 1 novembre 2011 tratto dalla rivista Technology Review del MIT
Le grandi città della Terra sono visibili di notte dallo spazio, grazie all'illuminazione stradale. Probabilmente lo stesso avviene per le città extraterrestri, sostengono gli astronomi.
Le varie fotografie notturne della Terra sono diventate immagini iconiche dell'impatto della razza umana sul pianeta. La gigantesca metropoli di Tokyo, le coste statunitensi a gran parte del Nord d'Europa illuminano il nostro pianeta come una palla di Natale.
Oggi,
Abraham Loeb dall'Università di Harvard a Cambridge e
Edwin Turner dall'Università di Princeton in New Jersey, hanno fatto notare come sia del tutto ragionevole per una civiltà aliena aver illuminato le proprie città allo stesso modo. Qualunque forma di vita intelligente, evolutasi grazie alla luce emanata dalla stella più vicina, probabilmente dispone di illuminazione artificiale attivata durante le ore di buio.
Tale illuminazione sarà diversa dall'illuminazione naturale. Sulla Terra, l'illuminazione artificiale si divide in due categorie: luce termica, sotto forma di lampadine incandescenti, e luce quantistica, sotto forma di LED (diodo ad emissione luminosa) e luce fluorescente. «Gli spettri della luce artificiale su oggetti distanti probabilmente si distinguono da fonti di illuminazione naturale», dichiarano Loeb e Turner. «
L'illuminazione artificiale potrebbe essere un lampione che indica l'esistenza di tecnologia e civiltà extraterrestri».
Ma quanto sarebbe facile localizzare una città su un'altro pianeta? Chiaramente, le luci dovranno essere distinte dai bagliori della stella locale. Leob e Turner hanno suggerito un modo per farlo: la loro idea è
osservare le variazioni di luce di un esopianeta mentre ruota attorno al suo astro.
Supponendo che l'orbita sia ellittica, la quantità di luce riflessa cambierà secondo la distanza dalla sua stella. Ma la quantità di luce artificiale rimarrà costante. In questo modo, il flusso totale di luce da un pianeta, sul quale è presente illuminazione stradale, varierà in maniera tale da poter essere misurato diversamente rispetto a un pianeta che non presenta illuminazione artificiale.
C'è una complicazione, tuttavia. «Affinché questa caratteristica sia rilevabile, il lato notturno di un pianeta ha bisogno di avere una luminosità artificiale paragonabile all'illuminazione naturale del lato diurno», dicono Leob e Turner. Ciò sembra piuttosto improbabile, dato che l'illuminazione notturna della Terra è circa 100.000 volte inferiore all'illuminazione durante le ore di luce. Ma siamo agli antipodi di questa nuova forma dei ricerca extraterrestre. Sicuramente emergeranno altre tecniche per individuare le lampeggianti città nei cieli notturni alieni.
C'è un altro tipo di ricerca che potrebbe essere condotto nei dintorni di casa nostra. Con l'aiuto di calcoli approssimativi, Leob e Turner sostengono che i nostri migliori telescopi odierni sono in grado di osservare la luce generata da una metropoli della stessa grandezza di Tokyo, a una distanza di circa 50 AU, ossia più o meno la distanza della Fascia di Kuiper.
Se ci sono delle città lì fuori, potremmo osservarle adesso. «Oggetti artificialmente illuminati nella Fascia di Kuiper potrebbero originare da civiltà di altre stelle vicine», dichiarano Loeb e Turner. I due scienziati sostengono che tali oggetti potrebbero essere stati lanciati dai loro sistemi planetari per poi finire dalle nostre parti. Potrebbero addirittura aver transitato vicino alla Terra, durante il loro corso attraverso il Sistema Solare, prima dell'età dei telescopi. Per questo motivo, Lobe e Turner incoraggiano a studiare lo spettro luminoso degli oggetti nella Fascia di Kuiper.
Forse, in ogni caso, Leob e Turner hanno ideato una nuova ed eccitante ipotesi sulla ricerca di vita intelligente extraterrestre. E alla buon ora, considerando che al SETI c'è bisogno di un'iniezione di nuove idee. I segnali radio terrestri sono in netto declino, poiché le comunicazioni stanno passando dalle onde radio alle fibre ottiche. Ciò mette in dubbio la ricerca di radiosegnali extraterrestri condotta dal SETI.
Grazie ala pletora di esopianeti scoperti,
sta diventando sempre più chiaro che la presenza di civiltà aliene potrebbe essere rilevata sfruttando altre teorie. E come Leob e Turner hanno fatto notare, l'inquinamento luminoso è un passo incoraggiante verso la scoperta di nuove idee.
Fonte:
http://www.technologyreview.com/blog/arxiv/27302/
La tesi in formato PDF di Abraham Loeb ed Edwin Turner:
http://arxiv.org/PS_cache/arxiv/pdf/1110/1110.6181v1.pdf