Braccialetti elettronici, è boom per l'Italia

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(richard)
00lunedì 8 settembre 2008 19:10
I gestori mobili e i produttori italiani sono pronti a entrare nel business dei braccialetti elettronici.

[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-09-2008]

Si tratta di un giro d'affari per almeno 200 milioni di euro, quello rappresentato dai braccialetti elettronici, che il ministro della Giustizia Angelino Alfano vorrebbe allacciare ai polsi e alle caviglie di circa 4.000 detenuti italiani che affollano le carceri e che potrebbero scontare la propria pena a casa.

I maggiori gestori telefonici del nostro Paese (e in particolare Telecom Italia, Vodafone e Wind) sono pronti a gettarsi in questo lucroso affare, ma decisive per la concessione saranno la copertura, l'efficienza del servizio di manutenzione, i livelli di sicurezza per evitare disattivazioni fraudolente o improvvise schermature e cadute del segnale causate da "evasioni tecnologiche".

Anche i maggiori produttori di apparati per telecomunicazioni come la Urmet e la Aethra sono molto interessate al braccialetto elettronico e alla sale di controllo che dovranno essere allestite presso la polizia penitenziaria.

In pratica una gran parte delle risorse recuperate grazie ai tagli dei fondi per le intercettazioni telefoniche ritornerebbe agli stessi gestori telefonici che le gestivano.




Legion1
00martedì 9 settembre 2008 16:43
tratto da "passaparola" del 08/09/2008 di Marco Travaglio

......le nostre carceri a dir tanto posso contenere 40-45.000 detenuti, e siamo già quasi a 60.000 e si calcola che entro un paio d’anni si arriverà addirittura a 70-75.000, quasi il doppio rispetto alla capienza, rispetto ai posti cella. [] mettiamo il bracciale al polso o alla caviglia del detenuto e lo controlliamo anche in libertà vita natural durante. Possiamo, dice Angelino, liberarci di ben 7.400 detenuti. Pensate, presto avremo 75.000 detenuti, lui ne tira fuori col braccialetto 7.000 e pensa di aver risolto il problema. Ne avremo 68.000 cioè 23.000 in più della capienza stabilita. Pensate che idea geniale. Ma è meglio seguirlo, l'avete anche visto a reti unificate ieri sera in TV che annunciava - dietro una siepe, forse si nasconde perché non lo sentano - questa geniale trovata.
Io ricordo che il braccialetto era un'invenzione del ministro Bianco che nel 2000 l'aveva già sperimentata, poi non se ne è più saputo niente. Poi arrivò il governo Berlusconi II. Avevamo quell'altro gigante del pensiero, il ministro Castelli, anche allora iniziarono una geniale sperimentazione del braccialetto, nel 2003. Nel 2005, alla vigilia di andarsene, avevano già finito la sperimentazione, già naufragata. Sulla Stampa e su Repubblica si spiega il perché: avevano testato 400 braccialetti, convenzionati con un'azienda a caso. Indovinate quale: la Telecom. Sapete quanto era costata allo Stato italiano questa convenzione per i test dei braccialetti? Undici milioni di euro, 22 miliardi di lire. Quattrocento braccialetti. Li hanno provati - tenetevi forte perché i numeri sono spettacolari - su tre detenuti: uno al polso, due alle caviglie. Il primo è subito evaso, non si è più saputo dov'è andato. Eppure è evaso col suo bel braccialettino. Sapete perché? I braccialetti applicati fin'ora non hanno nemmeno il collegamento satellitare, scrive la Stampa. L'apparecchio è controllato da una centralina collegata al telefono in casa della persona agli arresti domiciliari. Lo metti agli arresti col suo bel braccialetto, c'è una centralina presso gli uffici di Polizia e tieni il collegamento. Ma se il detenuto si allontana oltre il raggio di captazione dell'antenna - come quando uno con il cordless si allontana di qualche decina di metri dall'appartamento - in questura scatta l'allarme perché non si sa dove sia finito. Tutto qui, da quel momento il bracciale non rivela alcuno spostamento dell'evaso. In altri termini le forze dell'ordine sanno che è scappato ma non hanno la minima idea di dove si nasconda. Questo è il braccialetto che hanno testato. Ci vorrebbe il collegamento via satellite ma ci costerebbe ancora di più di quello che già costano queste cialtronate già testate per undici milioni di euro. In più c'è una normativa europea che impone alle case produttrici di braccialetti di fabbricarli con materiali che non danneggino il soggetto: non possono mettertelo in ghisa o in acciaio. Il materiale deve essere morbido a cominciare dalla fibbia perché lo devi portare per anni. Ciò significa che un detenuto intenzionato a evadere può tagliare il braccialetto senza alcun problema con un colpo di forbice nella fettuccia e andarsene. L'allarme scatta, ma non si sa più dove sia finito, magari ad ammazzare, rapinare o violentare qualcuno. Bene, il braccialetto ha fatto una brutta fine, nel 2005 l'uso di questi dispositivi è stato interrotto. Repubblica, con un'altra statistica, parla di 15 milioni all'anno di spesa. La centralina che conferma la presenza del detenuto in casa salta anche quando viene spolverata o sfiorata da un bambino. Il meccanismo diventa muto se il detenuto si immerge in una vasca da bagno o scende in cantina, con un fiorire di falsi allarmi che mobilitano senza costrutto le forze dell'ordine. Eh già, è sceso in cantina, non si sente più, sarà sparito, arriva la Polizia, dov'è il detenuto? In cantina che prende una bottiglia di vino. Le forze di Polizia giustamente non ne vogliono più sapere di quell'aggeggio infernale.
Se poi il ministro invece di sperimentarlo su 400 volesse mettere in atto questo geniale provvedimento per 8.000, come ha promesso ieri dietro la siepe, la spesa salirebbe a tre miliardi di euro, sei mila miliardi di lire per mandare in giro 8.000 persone col braccialetto. Una cosa dell'altro mondo.
Macchiavella85
00martedì 9 settembre 2008 18:06
E' un'idiozia. Solo un ministro scemo come Alfano, leccapiedi di mister B. poteva concepire una simile proposta di legge.
(richard)
00martedì 9 settembre 2008 18:48
Tanto quel mucchio di soldi li tira fuori come al solito "Pantalone"!
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