L’uomo che tentò di uccidere Giovanni Paolo II è da oggi libero, inseguito da una lunga scia di misteri, contraddizioni, timori. Ali Agca è uscito stamattina dalla prigione di Sincan, nei pressi di Ankara, dopo aver fatto distribuire una dichiarazione in cui annuncia l’imminente fine del mondo e si descrive come «Cristo l’eterno».
Cinquantadue anni, oltre 29 trascorsi in prigione, il primo giorno da uomo libero Agca lo dovrebbe trascorrere in buona parte in un ospedale militare, dove sarà verificata la necessità di esentarlo dal servizio di leva, mai effettuato. L’attentatore turco di Giovanni Paolo II è uscito dal carcere a bordo di un’automobile scortata da altri veicoli. Indossava una maglia blu e teneva il pugno alzato. «Proclamo la fine del mondo - si legge nella dichiarazione diffusa dal suo avvocato, Gokay Gultekin - tutto il mondo verrà distrutto in questo secolo. Tutti gli uomini moriranno in questo secolo. Io sono Cristo, l’eterno».
L’avvocato ha poi riferito della visita presso una struttura militare, per confermare o meno la perizia che nel 2006 - quando fu brevemente scarcerato per un errore nel calcolo di uno sconto di pena concessa da un’amnistia - lo giudicò «non atto» alla leva a causa di «gravi turbe antisociali della personalità». Senza quell’amnistia probabilmente Agca avrebbe finito i suoi giorni in carcere in Turchia, dove, dopo l’estradizione dall’Italia nel 2001, ha scontato pene per crimini commessi prima dell’attentato al papa nel 1981. Le ragioni che lo portarono a sparare a Giovanni Paolo II quel 13 maggio in Piazza San Pietro sono rimaste oscure. Lui, Ali Mehmet Agca, ha parlato di motivazioni divine, ha dato varie versioni, contraddittorie, che hanno portato all’apertura di decine di inchieste, tutte senza chiaro esito.
Non è stata mai verificata neppure la cosiddetta "pista bulgara", l’ipotesi di un complotto tra servizi sovietici e della Bulgaria comunista. Personaggio di estrema ambiguità, l’ex militante di estrema destra ha promesso rivelazioni e ha espresso il desiderio di recarsi in Vaticano a rendere omaggio alla tomba del papa che tentò di uccidere e che poi gli fece visita nel carcere di Rebibbia nel 1983. Secondo la stampa turca, non si sa ancora se Agca vivrà nel Paese della Mezzaluna o meno. Il quotidiano Hurriyet sostiene che avrebbe chiesto asilo politico sia a Polonia che a Portogallo, persino in Vaticano, ma tutti avrebbero già rifiutato. E ha destato particolare interesse la notizia, riportata dalla stampa scandalistica turca, che l’ex terrorista starebbe cercando moglie, meglio se cattolica e italiana.
Agca ha espresso anche la volontà di andare a pregare sulla tomba di Giovanni Paolo II». «Io sono d’accordissimo», afferma il card. Peter Kdowo Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace della Città del Vaticano, intervistato da Studio Aperto. «Non dimentichiamoci - dice il neo ministro della Giustizia vaticano - che se il Governo turco lo ha perdonato, il primo a perdonarlo era stato Giovanni Paolo II, quindi sono favorevole al perdono di Alì. Certo - scherza il porporato - per la sua visita in San Pietro sarebbe accompagnato da un gran numero di agenti di sicurezza, questo e chiaro! Dobbiamo solo aspettare - conclude Turkson - di sentire il contenuto di questa nuova evangelizzazione di cui lui parla».