1991: La Roswell Russa

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Lachaise-L-N-
00giovedì 16 aprile 2009 21:49
(grazie mille al coltissimo Panzergt6 per il suggerimento)

L'UFO-crash di Shaitan Mazar, la Roswell russa.

28 agosto 1991,
poco prima delle 16:45, un enorme oggetto lungo quasi 600 metri e largo 110, apparve sul Mar Caspio sugli schermi radar della stazione della penisola di Mangyshlak. Mentre volava ad una velocità di 9.600 km/h, a 6.600 metri di quota, l'oggetto non mandava un segnale radar di ritorno. Spaventati, gli operatori radar chiesero via radio all'UFO se fosse amico o nemico. Nessuna risposta. Allora chiamarono il cosmodromo di Kapustin Yar e chiesero se ci fossero esperimenti o satelliti in volo, e questi risposero di no e che vedevano un oggetto non identificato anche loro. Senza perdere altro tempo, scattò l'allarme militare.

Furono mandati due MIG 29 ad intercettare l'intruso ed altri due dall'aerodromo K per costringere i piloti del misterioso UFO ad atterrare là.. Poco prima delle 17:15, sopra la costa occidentale del mare Aral, i caccia russi rilevarono l'oggetto sui loro radars di bordo. Man mano che s'avvicinavano, videro che era un enorme sigaro grigio con le estremità arrotondate e due oblò laterali vicino all'estremità frontale. Iniziarono i messaggi standard chiedendo ai suoi piloti di identificarsi. Niente. Ordinarono di rallentare. Nessuna risposta.
Comunque l'oggetto non cercò di fuggire. Si decise di non sparare, ma di tentare di farlo atterrare forzosamente. Intanto i MIG si erano posizionati al suo fianco, parallelamente. Avvicinandosi, i piloti notarono dei simboli o caratteri strani attorno alla coda, indecifrabili, ma l'impianto elettrico dei loro caccia iniziò a disinnescarsi; non funzionava nulla a bordo, così i jets dovettero rallentare perdendo di vista l'UFO, che intanto, secondo le segnalazioni radar di terra, stava intraprendendo un volo a zig-zag di nuovo verso il Mar Aral ed aveva aumentato la velocità straordinariamente a 68.000 km/h verticalmente, per poi discendere a 4.500 km di quota. Intanto allontanandosi dall'oggetto, l'impianto elettrico a bordo dei MIG ritornò in
funzione, e questi continuarono l'inseguimento, mentre tutti gli aeroporti furono avvisati che c'era un UFO in possibile rotta di collisione con altri aerei civili e militari. Poco prima delle 17:30, l'oggetto sparì dai radars così com'era apparso, velocemente, e si pensò che tutto fosse finito! E si sbagliavano di grosso. Verso la fine del settembre 1991, cominciarono a girare voci tra i villici di Karakol a proposito del crash di un oggetto artificiale enorme caduto tra le montagne orientali, in una regione remota chiamata Shaitan Mazar, sulla cosiddetta Fossa del Diavolo, dove si era spaccato a pezzi sbattendo contro un ripido pendio vicino il fiume Sary Dzhaz. In dieci giorni fu organizzata una squadra di ricerca e soccorso, inclusi scalatori ed ufologi guidati da Anton Bogatov, consigliere del gruppo ufologico russo Sakkufon. S'incamminarono dunque tra le nevi ed il gelo delle Tien Shan mountains, così alte da essere perennemente coperte da una cappa di nubi, per due settimane, seguendo le voci e le indicazioni dei villici, ma non trovarono il luogo del crash. Capirono che doveva trovarsi nell'altra estremità di uno stretto passo montuoso che li avrebbe guidati nella valle del fiume Sary Dzhaz fino all'isolata fonte del fiume. Il tempo non permise di proseguire oltre ed il gruppo tornò indietro, mezzo assiderato e sfiancato. Le voci del crash nella zona si diffusero a macchia d'olio, soprattutto tra i circoli ufologici ufficiali, con l'aggiunta di altre notizie allarmanti: la gente del posto insisteva che si trattava di un oggetto non terrestre che emanava un calore tale da ustionare gravemente chiunque s'avvicinava, anche a distanza, e che distruggeva completamente gli orologi da polso. Intanto il Sakkufon aveva ricevuto informazioni che l'Aeronautica militare russa era riuscita a localizzare il luogo esatto del crash nel novembre 1991 ed aveva tentato per lo meno una volta di raccogliere l'oggetto con elicotteri, ma con l'inverno russo, il tentativo di recupero fallì e l'elicottero si fracassò sulla valle sottostante. Non ci furono sopravvissuti e l'aeronautica aveva rinunciato definitivamente. Così il Sakkufon ebbe tempo per organizzarsi ancora in una corsa col tempo con l'Aviazione. Così furono reclutati volontari, espertissimi scienziati,
addestrati sia psicologicamente che fisicamente. Il capo era il maggiore German G. Svechkov, in pensione, che divise il gruppo in tre sottogruppi separati che sarebbero stati aiutati da scalatori professionisti. A metà del giugno 1992, la squadra raggiunse l'UFO. Era davvero un oggetto di un altro mondo ed ancora generava un campo di energia potentissimo che faceva rizzare i capelli dei ricercatori sulle loro teste, anche se vestiti imbottitissimi. Difatti, avvicinandosi, i membri della squadra furono sopraffatti da paura, depressione cronica, ansia, spossatezza improvvisa, che li scoraggiò ad avvicinarsi più di 1.000 metri. C'era elettricità statica nell'aria che mise tutta l'apparecchiatura elettrica fuori uso e rese gli strumenti di precisione completamente inutili. Nonostante ciò, gli oggetti che giacevano fuori dal campo energetico dell'UFO non erano magnetizzati, come se l'energia che circondava l'UFO fosse stata demagnetizzata perché assorbita dal suo stesso campo energetico. Gli orologi ed i cronometri erano tutti sfasati o non funzionavano più, e la cosa intrigò talmente tanto i ricercatori, che alcuni si chiesero se il tempo stesso non fosse stato distorto, rallentato completamente dal campo energetico dell'UFO, anomalie frequenti nella vicinanza di UFO o di luoghi dove essi si sono schiantati.
Quindi, senza più strumenti, la squadra dovette avvalersi solo
dell'osservazione visuale dell'oggetto. Specularono quindi che quando precipitò doveva andare a velocità elevata, riuscendo a seminare i MIG, quando la base aveva urtato contro lo spigolo di un monte, e l'UFO era precipitato, rotolando per qualche chilomentro ed infine spaccandosi nel mezzo dopo essere esploso dall'interno. Il muso del cilindro era dentellato,
e presentava delle ammaccature, quali conseguenze della caduta. Ce n'erano altre, soprattutto sul lato sx del cilindro come se avesse rimbalzato e si fosse trascinato a terra o forse a causa dell'esplosione. La cosa più strana erano i simboli verdi sulla fusoliera che non poterono essere tradotti. Non erano cirillico né arabico, né dei geroglifici. Forse erano marchi di riconoscimento. E poi c'erano strani anelli attorno alla poppa, che, secondo gli scienziati, erano parte di un qualche motore propulsivo, e dal quale si poteva vedere l'interno dell'UFO, formato da travi interne e pavimenti orizzontali come se fosse diviso in più piani, come quello di un sottomarino, e forse conteneva anche un equipaggio. Comunque non c'erano segni di vita, né furono scoperti cadaveri. Non si capì nemmeno se mai qualcuno lo guidasse o se procedesse telecomandato. Prima di lasciare il campo, gli scienziati riuscirono a copiare i simboli sullo scafo ed a gettare un occhio nei livelli dell'interno dell'UFO. Furono scattate molte foto, ma, stando ad Emil Bachurin, le radiazioni sovresposero la pellicola, e provocarono ustioni al personale, incluso lui stesso, che scrisse un resoconto che pubblicò insieme ai suoi disegni dell'UFO sulla rivista 'UFO Magazine'. L'intenso campo magnetico ed elettrico non fece funzionare nemmeno le video-camere. A distanza erano visibili i resti dell'elicottero della prima missione schiantatosi, del quale non fu ritrovato l'equipaggio.
Chissà, magari gli strumenti di bordo erano andati fuori uso mentre tentava di entrare in quel campo magnetico. Se davvero le cose erano andate così, per i militari sarebbero stati grossi problemi rimuovere l'oggetto. Il 20 agosto 1998 l'ufologo Subbotin ed il suo gruppo ufologico, il Rufors, organizzò una terza spedizione piena di problemi fin dall'inizio. Ci furono problemi con gli ufficiali del Kazakhstan, con le milizie ed il KGB, che non volevano rilasciare loro il permesso, così decisero di partire senza.
Noleggiarono un elicottero, e, dal campo che avevano piantato vicino a Shaitan Mazar, raggiunsero il sito del crash. Ma dell'UFO nessuna traccia.
Il luogo era stato completamente ripulito, scavato con strumenti di scavo, probabilmente dei militari. Nessuna anomalia elettromagnetica fu rilevata, che probabilmente era sparita con l'oggetto, e così, senza rilevazioni strumentali, senza foto, non rimaneva nulla a prova del crash, tranne le
testimonianze del gruppo di Bachurin. Tornato a Mosca, Subbotin cercò di intervistare i membri della prima spedizione del 1991 e quelli che erano assieme ad Emil Bachurin nell'agosto 1992. Confrontando le testimonianze delle prime due spedizioni, Subbotin si convinse che quella del 1992 fu un
vero evento, nel quale furono rilevate veramente le prove del crash. Ma cos'era l'oggetto in effetti? Tutto quello che aveva erano i disegni di Bachurin, le foto di alcune ustioni sul di lui corpo, e la storia del campo gravitazionale. Perché era stato portato via l'UFO, ed erano state rimosse tutte le tracce del crash? Questo è uno dei più grandi casi di mistero UFO
irrisolto.
(richard)
00venerdì 17 aprile 2009 13:12
Un oggetto della lunghezza di 600 metri ed una larghezza di 110 credo sia l'OVNI piu' grande mai intercettato nel corso della storia ufologica,praticamente le dimensioni di un superpetroliera ma "volante".Venni a conoscenza del fatto attraverso le riviste ufologiche che compravo agli inizi degli anni novanta e ne rimasi veramente impressionato.
Certo che se è andato in mani russe ne hanno avuto di materiale per studiarci sopra in questi anni!! [SM=x708804]
Lachaise-L-N-
00venerdì 17 aprile 2009 14:05
Re:
è veramente un caso spettacolare e ricco di dati


alexander28
00venerdì 17 aprile 2009 16:24
bellissimo molto bello come caso
panzergt6
00venerdì 17 aprile 2009 22:42
Porca di quella vacca direi!
bambino_69
00sabato 18 aprile 2009 14:52
bello questo resoconto

mi piacerebbe vedere i simboli che bachurin e il suo gruppo trascrisse dalla fusoliera del sigaro

provo a cercare, si sa mai che da qualche angolo remoto di internet, ancora non oscurato, salti fuori qualcosa hehehehheeee

Lachaise-L-N-
00sabato 18 aprile 2009 16:04
Simboli
Il disegno di Bachurin con i simboli presenti sull'UFO e i danni da questo riportati:
ContactUfo
00sabato 18 aprile 2009 16:16
Conoscevo per sommi capi il caso ed è davvero misterioso e affascinante, tra l'altro ne parlano numerosi esperti e scienziati.
All'inizio degli anni novanti ci fu un altro caso che fece scalpore in Russia ne parla l'ufologo russo Nickolay Subbotin. Il 16 settembre 1989, nei cieli sopra la città portuale di Zaostrovka: 6 UFO grigi discoidali che parevano volare in moto rotatorio, tutti in formazione, attaccarono un 7° UFO dorato, che cercava di scappare. La battaglia, come quella di ‘Guerre stellari’, fu vista da centinaia di persone che rimasero a guardare di stucco, allibite. I 6 UFO allora fecero una brusca virata, salirono veloci in cielo, poi scesero sotto i 5.000 piedi di quota, sparando lampi di luce al 7° UFO , che rispondeva all’attacco, mentre cercava di fuggire.
Questi come altri avvistamenti non hanno purtroppo elementi fotografici o video a supporto ma restano le testimonianze di moltissime persone che sono un patrimonio straordinario di conoscenza e di verità.
Lachaise-L-N-
00sabato 18 aprile 2009 16:30
ed ecco l'articolo dal quale ho tratto l'immagine:

UN'ASTRONAVE SIGARIFORME PRECIPITA AL CONFINE CON LA CINA NEL '91. UNA VICENDA RESA NOTA SOLO NEL 1998

Roswell oltre cortina

L'esclusivo resoconto di un presunto UFO crash avvenuto in Russia e delle indagini comdotte dal RUFORS. Con pochi mezzi e nessun sostegno da parte delle autorità, diversi gruppi di ricerca hanno portato alla luce questo stupefacente caso

Secondo alcuni ricercatori russi ci troveremmo di fronte ad un nuovo caso Roswell: Nikolay Subbotin ed Emil Bachurin, della Stazione Russa di Ricerca UFO (RUFORS), hanno reso noto, attraverso internet, il crash di un UFO avvenuto nel '91 nell'impervia area dei monti di Tien Shan (trad. monti Celestiali), ad est del Kirghizistan, presso il confine cinese. Bachurin sostiene di essere stato sul luogo dell'impatto, ma di non aver potuto riportare alcuna foto dell'oggetto precipitato: tutte le pellicole sono risultate sovraesposte, cosa che delizierà gli scettici! Il ricercatore, comunque, ha eseguito un disegno dell'insolito veicolo spaziale e dei simboli presenti su una delle sezioni spezzate.


Ricostruzione dell'UFO sigariforme che sarebbe precipitato in Russia nel 1991

In base al resoconto fornito da Subbotin, il 28 Agosto 1991, alle 16.42 (ora locale), la stazione di puntamento radar della penisola di Mangyshlak rilevò la presenza di un enorme oggetto, apparso improvvisamente nel centro degli schermi radar, lungo circa 600 metri e con un diametro di 110 metri. L'oggetto viaggiava in una zona a nord ovest, rispetto alla stazione radar, sopra il Mar Caspio, dirigendosi da ovest verso est, a 6.600 metri di altitudine e ad una velocità di crociera di circa 9.600 km/h.
Non rispondendo alle richieste di identificazione del centro di controllo, gli operatori sospettarono immediatamente di trovarsi di fronte ad un probabile UFO. Trascorsi quattro minuti, alle 16.46, i militari chiamarono lo spazioporto di Kapustin Yar, chiedendo se fosse in atto un lancio fuori programma di qualche velivolo speciale. La risposta immediata da Kasputin Yar fu: "No, ma anche il nostro radar sta seguendo l'oggetto". L'informazione venne subito inoltrata alla Squadra Antiaerea della zona e due caccia MiG-29 in volo di pattuglia vennero inviati a sud di Shevchenko mentre altri due vennero fatti decollare dall'aerodromo di Kasputin Yar. La missione affidata ai piloti era inizialmente di identificare l'oggetto e in seguito - nel caso fosse risultato di evidente tecnologia sotto controllo intelligente - costringerlo ad atterrare nell'aerodromo di Kasputin, oppure, in caso di rifiuto, aprire il fuoco ed abbatterlo. L'intercettamento, avvenuto alle 17:12, venne effettuato al di sopra della costa ovest del Lago d'Aral. I piloti individuarono l'oggetto sia visivamente che sui loro radar di bordo. Venne trasmessa una nuova serie di richieste d'identificazione IFF (Friend or Foe - amico o nemico) e l'ordine di accodarsi al primo caccia della formazione. L'oggetto non reagì in alcun modo.

Impossibile intercettarlo
Secondo i rapporti e le informazioni raccolti, l'oggetto assomigliava ad un enorme dirigibile, che risplendeva debolmente alla luce solare.
La superficie non esposta al Sole era simile all'acciaio inossidabile di color grigio. Nella parte superiore di ciascun lato dell'oggetto erano visibili due "oblò" rotondi del diametro di circa 1/6 dell'altezza del velivolo, che tra l'altro non intraprese alcuna azione ostile nei confronti dei caccia intercettori. Due apparecchi ricevettero l'ordine di avvicinarsi lateralmente all'oggetto in modo da sparare una raffica di colpi d'avvertimento e costringerlo ad atterrare. Alle 17:14 gli equipaggi dei caccia eseguirono la manovra d'avvicinamento posizionandosi ad una distanza di 800 metri dalle fiancate dell'oggetto e scorsero dei simboli di colore verde sulla parte posteriore. L'operazione di intercettazione terminò molto in fretta. Difatti, appena i piloti cecarono di sparare, tutti i velivoli riportarono un guasto nel pannello di controllo delle armi e il tentativo di avvicinarsi ad una distanza di 600-500 metri dall'oggetto provocò l'arresto dei motori e della strumentazione di bordo. L'oggetto compì una serie di brevi manovre a zigzag, sia orizzontalmente che verticalmente, ed aumentò progressivamente la sua velocità a 32.000, 54.000 e 68.000 Km/h, nel giro di due o tre minuti. Tali e sbalorditivi dati furono riportati da diverse stazioni di puntamento radar (Bajkonur, Alma-Ata, Bishkek, ecc.) e coincidevano fra di loro. L'inseguimento terminò e l'oggetto proseguì in direzione est, scendendo di quota fino ad un'altitudine di 4.500 metri, attraverso lo spazio aereo della città di Alma-Ata. L'Aeronautica a quel punto decise di trasmettere un allarme di rischio collisione con un enorme UFO a tutta l'aviazione civile ed alle autorità delle Forze Aeree, fortunatamente, non vi furono incidenti. Alle 17.27 l'oggetto scomparve da tutti i radar, ad un'altitudine di 4.400 metri, nell'area del lago di Issyk-Kul. Ma la storia non si concluse in questo modo.
Alla fine di Settembre del 1991 trapelò la notizia della caduta di un grosso UFO sulle montagne ad est della città di Przhevalsk (oggi chiamata Karakol). I colleghi di Bachurin decisero di organizzare un gruppo di ricerca e si diressero verso la zona dell'incidente, alle sorgenti del fiume Sary Dzhaz, nello Shaitan Mazar o "Tomba del Diavolo" (luogo sacro alla popolazione locale nel quale, secondo una leggenda, si troverebbe una miniera d'oro dove la gente scompare misteriosamente).
Il primo gruppo di ricerca passò 15 giorni sui monti, senza riuscire a raggiungere il luogo dell'impatto. Sebbene vi fossero nel gruppo anche degli alpinisti esperti, le abbondanti nevicate impedirono di superare l'ultimo valico che li separava dalla zona delle ricerche, attraverso la Valle di Sary Dzhaz, dove il rischio di valanghe era molto alto. Il 21 Ottobre la spedizione ritornò alla città di Bishkek: alcuni membri del gruppo avevano riportato lesioni e principi di congelamento. M.S. Eltsin, direttore del locale gruppo di ricerca UFO, il SAKKUFON, era a capo della spedizione. Informazioni ufficiali segrete, ricevute simultaneamente sia dal SAKKUFON che dalla sezione del gruppo nel Kazakistan, rivelavano che un elicottero da trasporto dell'Aeronautica Militare aveva cercato di rimuovere l'oggetto dal luogo dell'incidente ma era precipitato, provocando vittime tra l'equipaggio.


Il ricercatore Emil Bachurin

Sopraffatti da una sensazione di paura
Per nulla scoraggiati, i membri del SAKKUFON iniziarono a preparare accuratamente un'altra spedizione, su vasta scala, che partì nel mese di Giugno 1992, costituita da tre gruppi che si sarebbero alternati ogni due settimane di lavoro tra i monti. Tutti i partecipanti erano consci del pericolo derivante dal trovarsi nelle immediate vicinanze dell'oggetto, ma acconsentirono a partecipare alla spedizione e ricevettero uno speciale addestramento insieme ad istruzioni adeguate. Gli uomini erano in buone condizioni fisiche e psichiche, avevano esperienza di arrampicata in montagna, erano esperti in vari campi del sapere ed avevano superato dei test psicologici di compatibilità e di adeguatezza nella reazione a situazioni estreme. La spedizione era equipaggiata con svariati strumenti, attrezzature fotografiche e videografiche, ed aveva anche una buona dotazione per la montagna. G.G. Svechkov, Maggiore dell'Esercito in pensione e direttore della sezione SAKKUFON del Kazakistan, guidò la spedizione. Il primo gruppo giunse sul luogo il 12 Giugno del 1992. Stabilirono il campo base a 2,5 Km nord/nord ovest dal luogo dell'impatto, in una zona pianeggiante sul versante nord della cresta rocciosa che si frapponeva tra loro e l'oggetto, in modo da proteggere il campo dall'influenza dell'UFO.


Visibili qui le ustioni evidenziatesi sulla mano destra di Bachurin durante la prima spedizione

L'oggetto si trovava al suolo, ovviamente in condizioni critiche, ed era spezzato a metà. A quanto pare la squadra provò una potente reazione traumatica alla vista dell'UFO: ad una distanza inferiore a 800 metri, tutti i membri della spedizione si sentirono sopraffatti da una sensazione di paura e riferirono sintomi quali depressione, letargia e stanchezza; la peluria corporea divenne irta e gli elettrometri registrarono un lieve sovraccarico di elettricità statica. Un sentiero che partiva dal campo base sovrastava la zona a 1.500 metri circa dall'oggetto, pienamente visibile, e persino da questa distanza il velivolo provocava strane reazioni. Infatti i primi tentativi di misurare l'azimut magnetico diedero risultati contraddittori: l'oggetto generava una varietà di valori diversi a seconda delle differenti bussole utilizzate. Due teodoliti di precisione vennero usati nel tentativo di stabilire le dimensioni esatte dell'oggetto, ma risultarono inutilizzabili. Così, gli strumenti furono impiegati solo quando i membri della squadra si trovarono in diretto contatto visivo con l'oggetto, dalla sommità della cresta rocciosa o presso il lato sud di essa, ad una distanza decrescente di 1.500, 1.200 ed 800 metri.Subbotin e i membri della spedizione del RUFORS partita il 19 agosto 1998 Gli indicatori magnetici delle bussole assunsero istantaneamente una posizione parallela all'oggetto, segnalando la direzione nord-sud, sebbene la reale posizione dell'astronave fosse ovest-est. Tutti i vari tipi di bussole davano gli stessi valori alla medesima distanza; gli aghi magnetici puntavano dritti in quelle direzioni, senza oscillare minimamente.


Subbotin e i membri della spedizione del RUFORS partita il 19 agosto 1998

I magnetometri si comportavano in maniera ancora più insolita. A partire da un determinato punto del sentiero iniziavano a mostrare una quasi totale assenza di intensità magnetica. L'analisi graduale delle registrazioni magnetometriche rivelava la forma ed il carattere dell'anomalia provocata dall'oggetto. Da una distanza di circa 800 metri, il campo magnetico era completamente assente. Persino i campioni di roccia prelevati a 800, 600 e 400 metri di distanza dall'oggetto, risultavano totalmente demagnetizzati.
L'oggetto, per provocare un tale fenomeno, doveva emettere un'enorme quantità di energia.

Anomalie temporali
Durante la prima giornata di rilevamenti venne registrata un'intensa anomalia temporale, maggiore di quella magnetica, oltrepassava persino la cima montuosa al di là del luogo dove risultava visibile l'oggetto. Tutti gli orologi elettronici posti ad una distanza di 1.500-1.200 metri dall'UFO, si erano guastati (segnalavano zero sul display) e non ripresero a funzionare neanche posti fuori dalla zona d'influenza.Le differenze dei valori riportati da diversi cronometri, collocati in contenitori termostaticamente controllati, variavano da un ritardo minimo di 34 minuti e 20 secondi fino ad un massimo di 41 minuti e 44 secondi, nell'arco della giornata. Un gruppo di sei orologi meccanici, racchiusi in un contenitore simile, dava un divario temporale che andava da 20 ore, 13 minuti e 45 secondi di ritardo a 21 ore, 1 minuto e 20 secondi di ritardo, nell'arco della giornata. I termostati con orologi e cronometri erano stati posti ad una distanza di circa 450 metri dall'UFO.


Nikolay Subbotin, ufologo ed inquirente del RUFORS

Il secondo gruppo di ricercatori, dopo una settimana, ripeté l'esperimento con un altro set di orologi e cronometri (delle stesse marche e nella stessa posizione), prolungando il tempo d'esposizione fino a cinque giorni, con rilevamenti giornalieri. Si registrarono risultati simili durante il primo giorno, poi si osservò una diminuzione nella misurazione del tempo in tutti gli orologi e cronometri, ma anche una sorta di effetto "cumulativo" espresso in un aumento del ritardo temporale di circa il 10-15% al giorno, rispetto al primo giorno di sperimentazione. I tentativi di ottenere delle misurazioni tramite "generatori al quarzo e misuratori di frequenze", ad una distanza di 800-850 metri ed in contatto visivo con l'UFO, fallirono. La squadra aveva posizionato un generatore di corrente oltre la cresta rocciosa, tutti i cavi erano stati accuratamente controllati e le installazioni calibrate e termostaticizzate, come da istruzioni. Ma non appena premuto l'interruttore, il generatore si bruciò istantaneamente ed il misuratore di frequenze scese al di sotto del punto minimo misurabile nella scala delle oscillazioni e si guastò anch'esso.

Analisi dell'accaduto
La seguente descrizione dell'oggetto e le ipotesi sulle presunte cause dell'incidente sono frutto dei dati raccolti da Subbotin e Bachurin (ipotesi che coincidono con quelle della spedizione del 1992).
L'UFO si muoveva ad alta velocità quando ha urtato con la parte inferiore della propria fusoliera una cresta rocciosa, a 1.700 metri dal luogo del ritrovamento. È poi scivolato su di un pianoro quasi orizzontale e piuttosto liscio, disseminato di grossi massi. Il velivolo è quindi esploso dividendosi in due parti quasi uguali, dopo essersi fermato, o al momento dell'atterraggio. L'esplosione è avvenuta all'interno del velivolo, come dimostrano le caratteristiche dei danni. Il rivestimento dello scafo e gli elementi longitudinali della struttura sono infatti letteralmente rivoltati in fuori e nel disegno di Bachurin si nota che tra le due parti del velivolo è chiaramente visibile un cratere, sul cui bordo si trovano grossi pezzi di detriti rocciosi gettati fuori dalla forza d'urto, che indicano l'esplosione di una carica al di sopra di esso. Le ammaccature e le fessure nella parte anteriore della navicella sembrerebbero essere state provocate dall'impatto. Il particolare più anomalo sono i simboli di colore verde, riscontrati sulla parte posteriore del velivolo, e gli anelli di colore scuro che circondano la poppa. Forse gli anelli costituivano parte del sistema propulsore. All'interno del velivolo sono distintamente visibili dei ponti e delle strutture di supporto. Non si sa se vi fosse un equipaggio e se esso fosse in controllo del velivolo o se l'oggetto fosse programmato automaticamente da un computer di navigazione.


I misteriosi simboli e gli anelli riscontrati sulla parte posteriore dell'oggetto - © RUFORS 1998

Per circa tre mesi Bachurin e gli altri raccolsero ulteriori informazioni, cercarono di procurarsi i fondi per altre spedizioni e richiesero persino delle foto satellitari della zona di Shaitan Mazar. Si suggerirono le ipotesi più incredibili: dall'incidente di un dirigibile a propulsione nucleare all'insuccesso del lancio del modulo di una nuova stazione orbitale internazionale. Si stabilì che le coordinate geografiche dell'area interessata erano: a est del lago di Issyk-Kul, 100 Km. a est della città di Przevalsk, di fronte al "Picco della Vittoria". Si stimò inoltre che le dimensioni dell'oggetto erano di 620 metri di lunghezza per 120 metri di larghezza e che esso si trovava ad un'altitudine di 4.210 metri. Il primo gruppo di ricerca riportò delle forti ustioni, non riuscì a fotografare l'oggetto senza sovraesporre le pellicole e riferì di malfunzionamenti delle videocamere. Presso l'oggetto vennero ritrovati i resti di un elicottero militare MI-8. Bachurin subì delle ustioni sul corpo e sugli occhi, che vennero fotografate. Bachurin è un famoso ricercatore, uno degli scopritori di una regione dove avvengono strane anomalie, chiamata zona M.

Simile ad un pozzo magnetico
Fino a poco tempo fa né la stampa, né le televisioni russe avevano riportato la notizia della caduta dell'UFO. Anatoly Kutovoy, ricercatore lituano, ammette di non avere delle prove tangibili a sostegno di questo evento, tantomeno del presunto recupero dei corpi dell'equipaggio alieno sul luogo dell'incidente. L'elicottero militare sarebbe precipitato nel 1995, ma non si conosce, ancora oggi, quale sia stata la fine del suo equipaggio, se sia stato dichiarato deceduto o disperso. Le anomalie magnetiche dell'ellissoide riscontrate durante la prima spedizione risultarono molto interessanti. Se si potesse delineare il campo situato tra l'asse magnetico del velivolo ed il perimetro antimagnetico o diamagnetico rappresentato dal raggio degli 800 metri (dove iniziavano le anomalie), esso probabilmente somiglierebbe ad una sorta di "pozzo" magnetico. Il ritardo negli orologi potrebbe essere un effetto associato al flusso residuo di energia intorno all'oggetto.

Sappiamo infatti che zone d'intensa gravità nello spazio, come l'orizzonte degli eventi intorno ad un buco nero, rallentano l'intervallo di tempo misurato. Forse esisteva un "pozzo" gravitazionale anche intorno all'oggetto, oppure le anomalie temporali erano connesse a qualche fenomeno fisico sconosciuto. La necessità di analizzare scientificamente questo oggetto è talmente grande da garantire l'interesse dei ricercatori statunitensi, nonostante non vi siano prove fotografiche o video di tale ritrovamento. Subbotin, d'altra parte, ha riferito che, poco tempo dopo aver divulgato il caso via Internet, si ritrovò sepolto da una valanga di informazioni contraddittorie e spesso completamente false. Subbotin ed il suo gruppo di ricerca, il RUFOR, decisero quindi di controllare personalmente la veridicità della storia dell'UFO precipitato. Organizzarono così un'ulteriore spedizione, partita il 19 Agosto 1998 con il preciso intento di fotografare il luogo dell'impatto e di raccogliere parti del relitto. Contattarono alcuni dei membri delle precedenti spedizioni, compreso Anton Bogatov, che aveva diretto la spedizione del 1992, e che contribuì a sostenere le spese della nuova missione. Ma, da parte degli altri, trovarono una scarsa propensione a collaborare ed un certo ostracismo.

Un possibile coinvolgimento dei militari
La grave crisi economica in cui si era venuta a trovare la Russia non facilitava certo la ricerca dei mezzi e dei fondi necessari alla spedizione e Subbotin e compagni dovettero affrontare problemi di ogni sorta. La loro intenzione di noleggiare un elicottero che da Karakol li trasportasse sul luogo dell'incidente fallì perché non vi erano più elicotteri disponibili nell'aeroporto di quella città (l'ultimo si era guastato più di due mesi prima e non era più stato riparato). Cercarono quindi di raggiungere un campo di alpinisti a 50 Km. di distanza per noleggiare il loro elicottero, ma a condizione di procurarsi dei permessi speciali per inoltrarsi in una zona così vicina al confine con la Cina. Per ottenere tali permessi le guardie di confine li indirizzarono alle autorità militari locali, che li spedirono dai rappresentanti locali del KGB, che a loro volta li rimandarono alle autorità militari. La spedizione decise di fare a meno dei permessi, sperando che le loro tessere di giornalisti avrebbero rappresentato un valido lasciapassare.

Ma il rischio di farsi arrestare per aver oltrepassato il confine era davvero alto. Finalmente, dopo tanti ritardi e contrattempi, il 23 Agosto la spedizione raggiunse il campo degli alpinisti, affittò l'elicottero e quindi rintracciò il luogo dell'incidente nel giro di 20 minuti, ma l'UFO era scomparso! Trovarono il punto dell'impatto, un'apertura nella cresta rocciosa di circa 20 metri di diametro, ma ogni altra traccia era svanita. Il terreno sembrava essere stato smosso come se qualcuno avesse realizzato una sorta di pista con delle pietre raccolte appositamente: erano tutte rotte e levigate. Il pendio appariva artificiale e Subbotin suppose che qualcuno avesse cancellato tutte le tracce dell'incidente. Gli strumenti non rilevarono alcuna delle anomalie magnetiche e temporali segnalate nel 1992. Dall'elicottero Subbotin e gli altri videro sul terreno una lunga striscia e la traccia di una specie di piattaforma rotonda, di circa 20-25 metri di diametro, simile ad una pista di atterraggio per elicotteri. Tutti sospettarono che l'esercito avesse rimosso i resti dell'UFO.

Risultati conclusivi
Non è stato possibile confermare la presenza dell'oggetto nel luogo segnalato da Bachurin come autentico e tantomeno trovare segni visibili come tracce di slittamento o esplosione. Non sono state riscontrate anomalie magnetiche, avendo gli strumenti dell'elicottero ed una bussola funzionato correttamente. Le condizioni psicologiche di Bachurin sembravano rivelare chiaramente che egli avesse visto effettivamente qualcosa di inusuale e che fosse sotto shock per non aver ritrovato l'oggetto nella zona indicata. La presenza di una località chiamata Shaitan Mazar è stata confermata: si tratta di un insediamento di pastori ubicato a circa 10 Km dal presunto luogo dell'impatto. La questione principale emersa dal caso di Shaitan Mazar è che per la prima volta si è presentata l'occasione di poter raccogliere prove di qualcosa di straordinario, ossia dell'esistenza di un oggetto extraterrestre da parte di un gruppo di ricerca UFO civile.

Come si evince dal resoconto di Subbotin e della sua spedizione purtroppo non resta altro che il fascino dell'intera storia. Risulta evidente che una varietà di circostanze avverse hanno contribuito a rallentare la spedizione e ad impedire che si raccogliessero delle prove definitive. Si sono incontrate inoltre molte resistenze soprattutto da parte delle autorità locali. Alcuni la considereranno solo un'altra storia alla Roswell, ma le domande, destinate per ora a restare senza risposta, sono sempre le stesse: sono veramente precipitati dei velivoli extraterrestri sul nostro pianeta? E, sono stati trafugati da mani misteriose, forse militari?

di William Hamilton in collaborazione con Nikolay Subbotin e Anatoly Kutovoy

(richard)
00sabato 18 aprile 2009 17:32
E se siano stati gli stessi alieni a riprendersi il loro relitto ripulendo tutto il sito del disastro?
Sicuramente gli abitanti del luogo sanno molto di piu' di quello che si è saputo fino ad ora,probabilmente tengono la bocca chiusa per pressioni da parte dei militari e per non essere invischiati in fatti pericolosi troppo grandi.
Lachaise-L-N-
00sabato 18 aprile 2009 17:59
Re:
a me stupisce che il veivolo sia rimasto incustodito per tutto quel tempo.
..vabbè che la zona è molto particolare e poco "trafficata" [SM=g27828]
..vabbè che emetteva una sorta di radiazione, impedendo a qualunque povero mortale di avvicinarsi.

bisogna anche considerare la mole dell oggetto: 600 metri di lunghezza x 110 di diametro...mica una bicicletta [SM=g27825]

potrebbe anche essere plausibile l'ipotesi secondo cui gli alieni siano andati in soccorso dell'equipaggio, lasciando lì l'asstronave.


Demirel81
00sabato 18 aprile 2009 18:18
Ho letto con molto piacere era un caso che ignoravo, davvero pazzesco.
bambino_69
00sabato 18 aprile 2009 21:22
missione di recupero
gli alieni sono quasi sicuramente in grado di fare una missione di recupero almeno dei membri dell'equipaggio,

per il velivolo la cosa si presenta più difficile: secondo le testimoninanze di bachurin il sigaro era quasi spezzato a metà, o comunque aveva una grossa falla nello scafo. perciò è più facile distruggerlo che portarselo via per gli alieni.

per noi umani invece, dopo il primo tentativo dei militari, fallito, di portarselo via e nasconderlo per poi studiarselo con calma facendo magari un po' di retroingegneria aliena, non è da escludere che
"se non si può portarlo via, almeno nascondiamolo alla vista"

e l'abbiano sotterrato in attesa di avere mezzi adatti per spostarlo [SM=g27837]
panzergt6
00sabato 18 aprile 2009 22:26
Grazie a Nicole, una vera propria "mastina" della notizia!!!
Lachaise-L-N-
00sabato 18 aprile 2009 23:23
Re:
mi paragoni ad un mastino? ..fammici un po' pensare [SM=g27818] ... [SM=g27818] .. [SM=g27818]

grazie [SM=g27814] [SM=g27828]



Lachaise-L-N-
00lunedì 20 aprile 2009 17:26
Guardate un po' qua...
Non notate nulla di familiare?



..si tratta dell'alfabeto proto–cananeo, denominato anche "Prima lingua" e "Old Negev". Alquanto singolare,non trovate?


immagine prelevata da questo articolo: www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=233


(richard)
00lunedì 20 aprile 2009 19:31
Chissa' se ci sono delle somiglianze con i simboli trovati sulle barre di metallo del crash di Roswell?
bambino_69
00martedì 21 aprile 2009 22:15
somiglianze
ci sono si dei simboli in comune tra i simboli del disegno che ha fatto bachurin copiando i simboli che c'erano sul sigaro, con quelli della barra di roswell e la tabella dell'alfabeto proto cananeo:

ad esempio

sulla barra di roswell il 3 simbolo da sinistra nella prima e seconda riga di simboli

nella tabella dell'alfabeto proto-cananeo, nella casella del simbolo MEM

fantastico heheheee

Lachaise-L-N-
00mercoledì 22 aprile 2009 22:08
Re: somiglianze
secondo me non è semplice coincidenza... oltretutto ci sono studi che confermano che la lingua usata per le comunicazioni tra la maggior parte delle varie razze coinvolte nelle abductions ha al suo interno una forte percentuale di fonemi di origine semitica.
(richard)
00mercoledì 22 aprile 2009 22:40
....mi piacerebbe leggerne uno di questi studi....credo pero' che siano piu' dicerie che si mandano in giro che dati di un certo fondamento.
Lachaise-L-N-
00mercoledì 22 aprile 2009 23:01
Re:
no no... sono studi effettuati da studiosi di lingue , in base all audio delle ipnosi di alcuni addotti, che spesso e volentieri iniziano a parlare lingue "aliene".
se lo trovo lo posto.

Lachaise-L-N-
00mercoledì 22 aprile 2009 23:09
Re: Re:
eccolo:

>>La Lingua Dell'Alieno<<
(richard)
00mercoledì 22 aprile 2009 23:35
Incredibile non me lo sarei mai aspettato,un ricco retroscena sulle abductions con il linguaggio dei rapiti che pronunciano fonemi all'apparenza incomprensibili.
Grazie Nichole sei stata preziosissima,come sempre!!! [SM=x708804]
panzergt6
00venerdì 24 aprile 2009 21:38
E' talmente incredibile che faccio fatica a farmi un'opinione!
bambino_69
00sabato 25 aprile 2009 11:00
lingue aliene e lingue antiche
ancora una volta

c'è una evidenza che, per lo meno alcune, delle nostre lingue del passato remoto, quelle arcaiche per intenderci, sarebbero di matrice aliena [SM=x708816]

chissà se, anche fra le varie razze aliene, c'è una lingua "dominante"
come l'inglese sul nostro pianeta [SM=g27829]

Lachaise-L-N-
00sabato 25 aprile 2009 12:17
Re: lingue aliene e lingue antiche
sembra proprio di si', bambino.
..e probabilmente questa lingua di comodo la utilizzano anche per parlare con i terrestri implicati nelle abductions.
è una teoria che non si puo' escludere alla luce dei fatti.

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