ed ecco l'articolo dal quale ho tratto l'immagine:
UN'ASTRONAVE SIGARIFORME PRECIPITA AL CONFINE CON LA CINA NEL '91. UNA VICENDA RESA NOTA SOLO NEL 1998
Roswell oltre cortina
L'esclusivo resoconto di un presunto UFO crash avvenuto in Russia e delle indagini comdotte dal RUFORS. Con pochi mezzi e nessun sostegno da parte delle autorità, diversi gruppi di ricerca hanno portato alla luce questo stupefacente caso
Secondo alcuni ricercatori russi ci troveremmo di fronte ad un nuovo caso Roswell: Nikolay Subbotin ed Emil Bachurin, della Stazione Russa di Ricerca UFO (RUFORS), hanno reso noto, attraverso internet, il crash di un UFO avvenuto nel '91 nell'impervia area dei monti di Tien Shan (trad. monti Celestiali), ad est del Kirghizistan, presso il confine cinese. Bachurin sostiene di essere stato sul luogo dell'impatto, ma di non aver potuto riportare alcuna foto dell'oggetto precipitato: tutte le pellicole sono risultate sovraesposte, cosa che delizierà gli scettici! Il ricercatore, comunque, ha eseguito un disegno dell'insolito veicolo spaziale e dei simboli presenti su una delle sezioni spezzate.
Ricostruzione dell'UFO sigariforme che sarebbe precipitato in Russia nel 1991
In base al resoconto fornito da Subbotin, il 28 Agosto 1991, alle 16.42 (ora locale), la stazione di puntamento radar della penisola di Mangyshlak rilevò la presenza di un enorme oggetto, apparso improvvisamente nel centro degli schermi radar, lungo circa 600 metri e con un diametro di 110 metri. L'oggetto viaggiava in una zona a nord ovest, rispetto alla stazione radar, sopra il Mar Caspio, dirigendosi da ovest verso est, a 6.600 metri di altitudine e ad una velocità di crociera di circa 9.600 km/h.
Non rispondendo alle richieste di identificazione del centro di controllo, gli operatori sospettarono immediatamente di trovarsi di fronte ad un probabile UFO. Trascorsi quattro minuti, alle 16.46, i militari chiamarono lo spazioporto di Kapustin Yar, chiedendo se fosse in atto un lancio fuori programma di qualche velivolo speciale. La risposta immediata da Kasputin Yar fu: "No, ma anche il nostro radar sta seguendo l'oggetto". L'informazione venne subito inoltrata alla Squadra Antiaerea della zona e due caccia MiG-29 in volo di pattuglia vennero inviati a sud di Shevchenko mentre altri due vennero fatti decollare dall'aerodromo di Kasputin Yar. La missione affidata ai piloti era inizialmente di identificare l'oggetto e in seguito - nel caso fosse risultato di evidente tecnologia sotto controllo intelligente - costringerlo ad atterrare nell'aerodromo di Kasputin, oppure, in caso di rifiuto, aprire il fuoco ed abbatterlo. L'intercettamento, avvenuto alle 17:12, venne effettuato al di sopra della costa ovest del Lago d'Aral. I piloti individuarono l'oggetto sia visivamente che sui loro radar di bordo. Venne trasmessa una nuova serie di richieste d'identificazione IFF (Friend or Foe - amico o nemico) e l'ordine di accodarsi al primo caccia della formazione. L'oggetto non reagì in alcun modo.
Impossibile intercettarlo
Secondo i rapporti e le informazioni raccolti, l'oggetto assomigliava ad un enorme dirigibile, che risplendeva debolmente alla luce solare.
La superficie non esposta al Sole era simile all'acciaio inossidabile di color grigio. Nella parte superiore di ciascun lato dell'oggetto erano visibili due "oblò" rotondi del diametro di circa 1/6 dell'altezza del velivolo, che tra l'altro non intraprese alcuna azione ostile nei confronti dei caccia intercettori. Due apparecchi ricevettero l'ordine di avvicinarsi lateralmente all'oggetto in modo da sparare una raffica di colpi d'avvertimento e costringerlo ad atterrare. Alle 17:14 gli equipaggi dei caccia eseguirono la manovra d'avvicinamento posizionandosi ad una distanza di 800 metri dalle fiancate dell'oggetto e scorsero dei simboli di colore verde sulla parte posteriore. L'operazione di intercettazione terminò molto in fretta. Difatti, appena i piloti cecarono di sparare, tutti i velivoli riportarono un guasto nel pannello di controllo delle armi e il tentativo di avvicinarsi ad una distanza di 600-500 metri dall'oggetto provocò l'arresto dei motori e della strumentazione di bordo. L'oggetto compì una serie di brevi manovre a zigzag, sia orizzontalmente che verticalmente, ed aumentò progressivamente la sua velocità a 32.000, 54.000 e 68.000 Km/h, nel giro di due o tre minuti. Tali e sbalorditivi dati furono riportati da diverse stazioni di puntamento radar (Bajkonur, Alma-Ata, Bishkek, ecc.) e coincidevano fra di loro. L'inseguimento terminò e l'oggetto proseguì in direzione est, scendendo di quota fino ad un'altitudine di 4.500 metri, attraverso lo spazio aereo della città di Alma-Ata. L'Aeronautica a quel punto decise di trasmettere un allarme di rischio collisione con un enorme UFO a tutta l'aviazione civile ed alle autorità delle Forze Aeree, fortunatamente, non vi furono incidenti. Alle 17.27 l'oggetto scomparve da tutti i radar, ad un'altitudine di 4.400 metri, nell'area del lago di Issyk-Kul. Ma la storia non si concluse in questo modo.
Alla fine di Settembre del 1991 trapelò la notizia della caduta di un grosso UFO sulle montagne ad est della città di Przhevalsk (oggi chiamata Karakol). I colleghi di Bachurin decisero di organizzare un gruppo di ricerca e si diressero verso la zona dell'incidente, alle sorgenti del fiume Sary Dzhaz, nello Shaitan Mazar o "Tomba del Diavolo" (luogo sacro alla popolazione locale nel quale, secondo una leggenda, si troverebbe una miniera d'oro dove la gente scompare misteriosamente).
Il primo gruppo di ricerca passò 15 giorni sui monti, senza riuscire a raggiungere il luogo dell'impatto. Sebbene vi fossero nel gruppo anche degli alpinisti esperti, le abbondanti nevicate impedirono di superare l'ultimo valico che li separava dalla zona delle ricerche, attraverso la Valle di Sary Dzhaz, dove il rischio di valanghe era molto alto. Il 21 Ottobre la spedizione ritornò alla città di Bishkek: alcuni membri del gruppo avevano riportato lesioni e principi di congelamento. M.S. Eltsin, direttore del locale gruppo di ricerca UFO, il SAKKUFON, era a capo della spedizione. Informazioni ufficiali segrete, ricevute simultaneamente sia dal SAKKUFON che dalla sezione del gruppo nel Kazakistan, rivelavano che un elicottero da trasporto dell'Aeronautica Militare aveva cercato di rimuovere l'oggetto dal luogo dell'incidente ma era precipitato, provocando vittime tra l'equipaggio.
Il ricercatore Emil Bachurin
Sopraffatti da una sensazione di paura
Per nulla scoraggiati, i membri del SAKKUFON iniziarono a preparare accuratamente un'altra spedizione, su vasta scala, che partì nel mese di Giugno 1992, costituita da tre gruppi che si sarebbero alternati ogni due settimane di lavoro tra i monti. Tutti i partecipanti erano consci del pericolo derivante dal trovarsi nelle immediate vicinanze dell'oggetto, ma acconsentirono a partecipare alla spedizione e ricevettero uno speciale addestramento insieme ad istruzioni adeguate. Gli uomini erano in buone condizioni fisiche e psichiche, avevano esperienza di arrampicata in montagna, erano esperti in vari campi del sapere ed avevano superato dei test psicologici di compatibilità e di adeguatezza nella reazione a situazioni estreme. La spedizione era equipaggiata con svariati strumenti, attrezzature fotografiche e videografiche, ed aveva anche una buona dotazione per la montagna. G.G. Svechkov, Maggiore dell'Esercito in pensione e direttore della sezione SAKKUFON del Kazakistan, guidò la spedizione. Il primo gruppo giunse sul luogo il 12 Giugno del 1992. Stabilirono il campo base a 2,5 Km nord/nord ovest dal luogo dell'impatto, in una zona pianeggiante sul versante nord della cresta rocciosa che si frapponeva tra loro e l'oggetto, in modo da proteggere il campo dall'influenza dell'UFO.
Visibili qui le ustioni evidenziatesi sulla mano destra di Bachurin durante la prima spedizione
L'oggetto si trovava al suolo, ovviamente in condizioni critiche, ed era spezzato a metà. A quanto pare la squadra provò una potente reazione traumatica alla vista dell'UFO: ad una distanza inferiore a 800 metri, tutti i membri della spedizione si sentirono sopraffatti da una sensazione di paura e riferirono sintomi quali depressione, letargia e stanchezza; la peluria corporea divenne irta e gli elettrometri registrarono un lieve sovraccarico di elettricità statica. Un sentiero che partiva dal campo base sovrastava la zona a 1.500 metri circa dall'oggetto, pienamente visibile, e persino da questa distanza il velivolo provocava strane reazioni. Infatti i primi tentativi di misurare l'azimut magnetico diedero risultati contraddittori: l'oggetto generava una varietà di valori diversi a seconda delle differenti bussole utilizzate. Due teodoliti di precisione vennero usati nel tentativo di stabilire le dimensioni esatte dell'oggetto, ma risultarono inutilizzabili. Così, gli strumenti furono impiegati solo quando i membri della squadra si trovarono in diretto contatto visivo con l'oggetto, dalla sommità della cresta rocciosa o presso il lato sud di essa, ad una distanza decrescente di 1.500, 1.200 ed 800 metri.Subbotin e i membri della spedizione del RUFORS partita il 19 agosto 1998 Gli indicatori magnetici delle bussole assunsero istantaneamente una posizione parallela all'oggetto, segnalando la direzione nord-sud, sebbene la reale posizione dell'astronave fosse ovest-est. Tutti i vari tipi di bussole davano gli stessi valori alla medesima distanza; gli aghi magnetici puntavano dritti in quelle direzioni, senza oscillare minimamente.
Subbotin e i membri della spedizione del RUFORS partita il 19 agosto 1998
I magnetometri si comportavano in maniera ancora più insolita. A partire da un determinato punto del sentiero iniziavano a mostrare una quasi totale assenza di intensità magnetica. L'analisi graduale delle registrazioni magnetometriche rivelava la forma ed il carattere dell'anomalia provocata dall'oggetto. Da una distanza di circa 800 metri, il campo magnetico era completamente assente. Persino i campioni di roccia prelevati a 800, 600 e 400 metri di distanza dall'oggetto, risultavano totalmente demagnetizzati.
L'oggetto, per provocare un tale fenomeno, doveva emettere un'enorme quantità di energia.
Anomalie temporali
Durante la prima giornata di rilevamenti venne registrata un'intensa anomalia temporale, maggiore di quella magnetica, oltrepassava persino la cima montuosa al di là del luogo dove risultava visibile l'oggetto. Tutti gli orologi elettronici posti ad una distanza di 1.500-1.200 metri dall'UFO, si erano guastati (segnalavano zero sul display) e non ripresero a funzionare neanche posti fuori dalla zona d'influenza.Le differenze dei valori riportati da diversi cronometri, collocati in contenitori termostaticamente controllati, variavano da un ritardo minimo di 34 minuti e 20 secondi fino ad un massimo di 41 minuti e 44 secondi, nell'arco della giornata. Un gruppo di sei orologi meccanici, racchiusi in un contenitore simile, dava un divario temporale che andava da 20 ore, 13 minuti e 45 secondi di ritardo a 21 ore, 1 minuto e 20 secondi di ritardo, nell'arco della giornata. I termostati con orologi e cronometri erano stati posti ad una distanza di circa 450 metri dall'UFO.
Nikolay Subbotin, ufologo ed inquirente del RUFORS
Il secondo gruppo di ricercatori, dopo una settimana, ripeté l'esperimento con un altro set di orologi e cronometri (delle stesse marche e nella stessa posizione), prolungando il tempo d'esposizione fino a cinque giorni, con rilevamenti giornalieri. Si registrarono risultati simili durante il primo giorno, poi si osservò una diminuzione nella misurazione del tempo in tutti gli orologi e cronometri, ma anche una sorta di effetto "cumulativo" espresso in un aumento del ritardo temporale di circa il 10-15% al giorno, rispetto al primo giorno di sperimentazione. I tentativi di ottenere delle misurazioni tramite "generatori al quarzo e misuratori di frequenze", ad una distanza di 800-850 metri ed in contatto visivo con l'UFO, fallirono. La squadra aveva posizionato un generatore di corrente oltre la cresta rocciosa, tutti i cavi erano stati accuratamente controllati e le installazioni calibrate e termostaticizzate, come da istruzioni. Ma non appena premuto l'interruttore, il generatore si bruciò istantaneamente ed il misuratore di frequenze scese al di sotto del punto minimo misurabile nella scala delle oscillazioni e si guastò anch'esso.
Analisi dell'accaduto
La seguente descrizione dell'oggetto e le ipotesi sulle presunte cause dell'incidente sono frutto dei dati raccolti da Subbotin e Bachurin (ipotesi che coincidono con quelle della spedizione del 1992).
L'UFO si muoveva ad alta velocità quando ha urtato con la parte inferiore della propria fusoliera una cresta rocciosa, a 1.700 metri dal luogo del ritrovamento. È poi scivolato su di un pianoro quasi orizzontale e piuttosto liscio, disseminato di grossi massi. Il velivolo è quindi esploso dividendosi in due parti quasi uguali, dopo essersi fermato, o al momento dell'atterraggio. L'esplosione è avvenuta all'interno del velivolo, come dimostrano le caratteristiche dei danni. Il rivestimento dello scafo e gli elementi longitudinali della struttura sono infatti letteralmente rivoltati in fuori e nel disegno di Bachurin si nota che tra le due parti del velivolo è chiaramente visibile un cratere, sul cui bordo si trovano grossi pezzi di detriti rocciosi gettati fuori dalla forza d'urto, che indicano l'esplosione di una carica al di sopra di esso. Le ammaccature e le fessure nella parte anteriore della navicella sembrerebbero essere state provocate dall'impatto. Il particolare più anomalo sono i simboli di colore verde, riscontrati sulla parte posteriore del velivolo, e gli anelli di colore scuro che circondano la poppa. Forse gli anelli costituivano parte del sistema propulsore. All'interno del velivolo sono distintamente visibili dei ponti e delle strutture di supporto. Non si sa se vi fosse un equipaggio e se esso fosse in controllo del velivolo o se l'oggetto fosse programmato automaticamente da un computer di navigazione.
I misteriosi simboli e gli anelli riscontrati sulla parte posteriore dell'oggetto - © RUFORS 1998
Per circa tre mesi Bachurin e gli altri raccolsero ulteriori informazioni, cercarono di procurarsi i fondi per altre spedizioni e richiesero persino delle foto satellitari della zona di Shaitan Mazar. Si suggerirono le ipotesi più incredibili: dall'incidente di un dirigibile a propulsione nucleare all'insuccesso del lancio del modulo di una nuova stazione orbitale internazionale. Si stabilì che le coordinate geografiche dell'area interessata erano: a est del lago di Issyk-Kul, 100 Km. a est della città di Przevalsk, di fronte al "Picco della Vittoria". Si stimò inoltre che le dimensioni dell'oggetto erano di 620 metri di lunghezza per 120 metri di larghezza e che esso si trovava ad un'altitudine di 4.210 metri. Il primo gruppo di ricerca riportò delle forti ustioni, non riuscì a fotografare l'oggetto senza sovraesporre le pellicole e riferì di malfunzionamenti delle videocamere. Presso l'oggetto vennero ritrovati i resti di un elicottero militare MI-8. Bachurin subì delle ustioni sul corpo e sugli occhi, che vennero fotografate. Bachurin è un famoso ricercatore, uno degli scopritori di una regione dove avvengono strane anomalie, chiamata zona M.
Simile ad un pozzo magnetico
Fino a poco tempo fa né la stampa, né le televisioni russe avevano riportato la notizia della caduta dell'UFO. Anatoly Kutovoy, ricercatore lituano, ammette di non avere delle prove tangibili a sostegno di questo evento, tantomeno del presunto recupero dei corpi dell'equipaggio alieno sul luogo dell'incidente. L'elicottero militare sarebbe precipitato nel 1995, ma non si conosce, ancora oggi, quale sia stata la fine del suo equipaggio, se sia stato dichiarato deceduto o disperso. Le anomalie magnetiche dell'ellissoide riscontrate durante la prima spedizione risultarono molto interessanti. Se si potesse delineare il campo situato tra l'asse magnetico del velivolo ed il perimetro antimagnetico o diamagnetico rappresentato dal raggio degli 800 metri (dove iniziavano le anomalie), esso probabilmente somiglierebbe ad una sorta di "pozzo" magnetico. Il ritardo negli orologi potrebbe essere un effetto associato al flusso residuo di energia intorno all'oggetto.
Sappiamo infatti che zone d'intensa gravità nello spazio, come l'orizzonte degli eventi intorno ad un buco nero, rallentano l'intervallo di tempo misurato. Forse esisteva un "pozzo" gravitazionale anche intorno all'oggetto, oppure le anomalie temporali erano connesse a qualche fenomeno fisico sconosciuto. La necessità di analizzare scientificamente questo oggetto è talmente grande da garantire l'interesse dei ricercatori statunitensi, nonostante non vi siano prove fotografiche o video di tale ritrovamento. Subbotin, d'altra parte, ha riferito che, poco tempo dopo aver divulgato il caso via Internet, si ritrovò sepolto da una valanga di informazioni contraddittorie e spesso completamente false. Subbotin ed il suo gruppo di ricerca, il RUFOR, decisero quindi di controllare personalmente la veridicità della storia dell'UFO precipitato. Organizzarono così un'ulteriore spedizione, partita il 19 Agosto 1998 con il preciso intento di fotografare il luogo dell'impatto e di raccogliere parti del relitto. Contattarono alcuni dei membri delle precedenti spedizioni, compreso Anton Bogatov, che aveva diretto la spedizione del 1992, e che contribuì a sostenere le spese della nuova missione. Ma, da parte degli altri, trovarono una scarsa propensione a collaborare ed un certo ostracismo.
Un possibile coinvolgimento dei militari
La grave crisi economica in cui si era venuta a trovare la Russia non facilitava certo la ricerca dei mezzi e dei fondi necessari alla spedizione e Subbotin e compagni dovettero affrontare problemi di ogni sorta. La loro intenzione di noleggiare un elicottero che da Karakol li trasportasse sul luogo dell'incidente fallì perché non vi erano più elicotteri disponibili nell'aeroporto di quella città (l'ultimo si era guastato più di due mesi prima e non era più stato riparato). Cercarono quindi di raggiungere un campo di alpinisti a 50 Km. di distanza per noleggiare il loro elicottero, ma a condizione di procurarsi dei permessi speciali per inoltrarsi in una zona così vicina al confine con la Cina. Per ottenere tali permessi le guardie di confine li indirizzarono alle autorità militari locali, che li spedirono dai rappresentanti locali del KGB, che a loro volta li rimandarono alle autorità militari. La spedizione decise di fare a meno dei permessi, sperando che le loro tessere di giornalisti avrebbero rappresentato un valido lasciapassare.
Ma il rischio di farsi arrestare per aver oltrepassato il confine era davvero alto. Finalmente, dopo tanti ritardi e contrattempi, il 23 Agosto la spedizione raggiunse il campo degli alpinisti, affittò l'elicottero e quindi rintracciò il luogo dell'incidente nel giro di 20 minuti, ma l'UFO era scomparso! Trovarono il punto dell'impatto, un'apertura nella cresta rocciosa di circa 20 metri di diametro, ma ogni altra traccia era svanita. Il terreno sembrava essere stato smosso come se qualcuno avesse realizzato una sorta di pista con delle pietre raccolte appositamente: erano tutte rotte e levigate. Il pendio appariva artificiale e Subbotin suppose che qualcuno avesse cancellato tutte le tracce dell'incidente. Gli strumenti non rilevarono alcuna delle anomalie magnetiche e temporali segnalate nel 1992. Dall'elicottero Subbotin e gli altri videro sul terreno una lunga striscia e la traccia di una specie di piattaforma rotonda, di circa 20-25 metri di diametro, simile ad una pista di atterraggio per elicotteri. Tutti sospettarono che l'esercito avesse rimosso i resti dell'UFO.
Risultati conclusivi
Non è stato possibile confermare la presenza dell'oggetto nel luogo segnalato da Bachurin come autentico e tantomeno trovare segni visibili come tracce di slittamento o esplosione. Non sono state riscontrate anomalie magnetiche, avendo gli strumenti dell'elicottero ed una bussola funzionato correttamente. Le condizioni psicologiche di Bachurin sembravano rivelare chiaramente che egli avesse visto effettivamente qualcosa di inusuale e che fosse sotto shock per non aver ritrovato l'oggetto nella zona indicata. La presenza di una località chiamata Shaitan Mazar è stata confermata: si tratta di un insediamento di pastori ubicato a circa 10 Km dal presunto luogo dell'impatto. La questione principale emersa dal caso di Shaitan Mazar è che per la prima volta si è presentata l'occasione di poter raccogliere prove di qualcosa di straordinario, ossia dell'esistenza di un oggetto extraterrestre da parte di un gruppo di ricerca UFO civile.
Come si evince dal resoconto di Subbotin e della sua spedizione purtroppo non resta altro che il fascino dell'intera storia. Risulta evidente che una varietà di circostanze avverse hanno contribuito a rallentare la spedizione e ad impedire che si raccogliessero delle prove definitive. Si sono incontrate inoltre molte resistenze soprattutto da parte delle autorità locali. Alcuni la considereranno solo un'altra storia alla Roswell, ma le domande, destinate per ora a restare senza risposta, sono sempre le stesse: sono veramente precipitati dei velivoli extraterrestri sul nostro pianeta? E, sono stati trafugati da mani misteriose, forse militari?
di William Hamilton in collaborazione con Nikolay Subbotin e Anatoly Kutovoy