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[Rubrica] [In corso] Guerra: armi e tecnologie.

Ultimo Aggiornamento: 25/11/2015 19:46
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13/10/2013 16:31

Somalia: l'inizio dell'inferno.


Parte 2.



UNOSOM II.

La missione UNITAF doveva essere una missione di transizione per permettere alla missione UNOSOM di riprendere. Poiché non raggiunse l’obiettivo di creare un ambiente sicuro, la missione UNOSOM II aveva l’obiettivo ci continuare l’attività iniziata da UNITAF e allo stesso tempo di assistere la popolazione somala a ricostruire la sua vita economica, politica e sociale attraverso la riunificazione della Somalia e la creazione di uno stato democratico.
UNOSOM II assunse ufficialmente il comando il 3 maggio e il giorno seguente assunse il controllo delle operazioni.
Aveva una forza di 28000 persone, costituita da 22000 soldati ed 8000 tra civili e personale logistico. Ad UNOSOM II partecipavano Australia, Austria, Bangladesh, Belgio, Botswana, Canada, Egitto, Fiji, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, India, Indonesia, Irlanda, Italia, Kuwait, Giordania, Malesia, Marocco, Nepal, Nuova Zelanda, Nigeria, Norvegia, Pakistan, Spagna, Corea del Sud, Romania, Arabia Saudita, Svezia, Tunisia, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti e Zimbabwe.
Inoltre gli USA fornirono una forza di reazione rapida di 1160 uomini sotto il loro controllo operativo stanziata sulle navi del Carrier Strike Group 6 al largo delle coste somale. Questa forza sarebbe dovuta intervenire in una situazione di emergenza per UNOSOM II ma solo con l’approvazione dell’ US Central Command in Florida.
Il 5 giugno una forza pakistana cadde in un’imboscata organizzata dagli uomini di Mohamed Farrah Aidid, uno dei più potenti signori della droga e leader dell’SNC. 25 soldati pakistani persero la vita mentre i superstiti, che si erano riparati in un edificio, vennero tratti in salvo grazie ad un intervento congiunto delle forze italiane e francesi.
Il giorno dopo l’imboscata l’ONU rispose con la Risoluzione 837 con la quale il segretario generale era autorizzato a prendere tutte le misure necessarie contro i responsabili dell’attacco armato.
In pratica le Nazioni Unite dichiararono guerra ad Aidid e al suo esercito.
Dal 12 al 16 giugno le truppe americane iniziarono a colpire vari bersagli nella capitale nella speranza di trovare Aidid.

La Battaglia del pastificio.
Il 2 luglio, durante l’Operazione Canguro 11, forze italiane, divise in due colonne meccanizzate Alpha e Bravo, effettuarono un rastrellamento alla ricerca di armi nel quartiere Haliwaa, a nord di Mogadiscio.
Durante il viaggio di ritorno, in seguito ai gravi disordini scoppiati nella zona, la colonna Bravo fu costretta ad intervenire nei pressi del pastificio, vicino al checkpoint Pasta.
Alcuni mezzi blindati VCC-1 furono obbligati a fermarsi di fronte a delle barricate erette dai miliziani e vennero colpiti da razzi anticarro. In uno di questi veicoli rimase ucciso il parà Pasquale Baccaro mentre altri due membri dell’equipaggio rimasero feriti.
La colonna Alfa, dotata di carri armati M60, blindo 6614 e autoblindo pesanti B1 Centauro con cannoni da 105mm, venne chiamata in soccorso, appoggiata da elicotteri AW129 Mangusta e AB-205. Gli equipaggi dei blindati, non potendo utilizzare i cannoni per il rischio di colpire i civili, cercarono di proteggere gli altri veicoli e i compagni con le mitragliatrici. In questa fase venne colpito a morte il sergente incursore Stefano Paolicchi.
Solo in due occasioni i soldati italiani ebbero il permesso di utilizzare l’armamento pesante. La prima quando alcuni M60 aprirono il fuoco contro dei container che servivano da scudo ai miliziani e la seconda quando un Mangusta colpì con un missile TOW un Iveco VM90 italiano catturato dai somali, distruggendo il mezzo ed uccidendo tutti i ribelli a bordo.
Tra gli uomini della colonna di soccorso il sottotenente Andrea Millevoi venne ucciso da un cecchino mentre si sporgeva dal suo mezzo per dirigere il fuoco della mitragliera da 12.7mm.
L’arrivo dei nuovi mezzi corazzati e degli elicotteri permise ai soldati italiani della colonna Bravo bloccati sotto il fuoco nemico di allontanarsi e di mettersi in salvo.
Al termine di questa giornata di combattimenti le forze italiane contarono tre morti e 36 feriti. Le perdite somale, secondo fonti ufficiali, furono di 67 morti e 103 feriti anche se fonti ufficiose parlano di cifre ben più alte.

Caccia ad Aidid.
La caccia ad Aidid caratterizzò gran parte della missione UNOSOM II. Con il passare dei giorni le operazioni militari nella capitale per riuscire a trovarlo divennero sempre più diffuse ed iniziarono a causare vittime tra i civili. Il rapporto tra la popolazione somala e le truppe delle Nazioni Unite iniziò ad incrinarsi.
Il 12 luglio elicotteri AH-1 Cobra americani attaccarono un edificio all’interno del quale erano riunite alcune personalità influenti dell’esercito di Aidid. Diversi edifici vennero distrutti e molti civili rimasero uccisi.
Molti somali, delusi dal fallimento della missione UNOSOM II, iniziarono a sostenere quei signori della guerra in precedenza tanto odiati con una mentalità “noi contro loro”. I leader delle milizie iniziarono ad utilizzare anche la religione islamica per rafforzare il sentimento anti-ONU.
In questa situazione i signori della guerra riuscirono a riprendere il controllo di molte zone della capitale.
L’8 agosto le milizie di Aidid fecero esplodere un IED contro un veicolo militare americano uccidendo quattro soldati e due settimane dopo ne ferirono sette in un secondo attentato.
Il Presidente Bill Clinton decise di rispondere approvando il dispiegamento di una speciale task force composta da elementi del 75th Ranger Regiment e della Delta Force.
Questa unità, denominata Task Force Ranger, era composta da circa 400 soldati ed era al comando del Maggiore Generale William F. Garrison, all’epoca comandante del Joint Special Operations Command.
Arrivata a Mogadiscio verso la fine di agosto la Task Force Ranger iniziò una caccia all’uomo che prese il nome di Operazione Gothic Serpent.

Operazione Gothic Serpent.

[IMG]http://i40.tinypic.com/2cgbsz8.jpg[/IMG]
Il Super 6-4 di Michale Durant il volo sopra Mogadiscio il 3 ottobre 1993.

La Task Force Ranger era così composta:
Compagnia B, 3rd Battalion, 75th Ranger Regiment;
Squadrone C, 1st Special Forces Operational Detachment-Delta (Delta Force);
16 elicotteri, tra MH-60 Black Hawk e AH/MH-6 Little Bird, e personale del 160th Special Operations Aviation Regiment (160th SOAR);
Navy SEAL del Naval Special Warfare Development Group;
Elementi del 24th Special Tactics Squadron.
Il 21 settembre la task force catturò il finanziere di Aidid, Osma Ali Atto.
Alle 2:00 del mattino del 25 settembre miliziani del SNA riuscirono ad abbattere con un RPG un Black Hawk del 101st Airborne Division nei pressi del Nuovo Porto, provocando la morte dei tre membri dell’equipaggio.
In pochi giorni vennero localizzati Omar Salad Elmi e Mohamed Hassan Awale, altre due personalità molto influenti del clan Habr Gidr, il cui leader era lo stesso Aidid.
Si decise quindi di procedere alla loro cattura. Il piano venne così elaborato:
40 uomini della Delta Force avrebbero assaltato l’edificio principale con quattro elicotteri MH-6 Little Bird e due MH-60 Black Hawk e, una volta dentro, avrebbero messo in sicurezza gli obiettivi mentre i Ranger, calandosi da altri MH-60 Black Hawk, avrebbero creato un perimetro difensivo a quattro angoli intorno alla costruzione. Su uno degli otto Black Hawk impegnati nell’operazione avrebbe trovato posto una squadra CSAR, Combat Search And Rescue, per l’eventuale recupero di piloti abbattuti. Subito dopo un convoglio di nove Humvee e tre camion M939, con a bordo altri membri dei Ranger e della Delta Force, più quattro operatori del SEAL Team 6, sarebbe arrivato nei pressi dell’edificio per prelevare l’intera squadra d’assalto e i loro prigionieri.
L’intera operazione avrebbe coinvolto circa 160 soldati e sarebbe dovuta durare non più di 30 minuti.
Il 3 ottobre ebbe inizio l’operazione. Questa che segue è la cronologia dei fatti:
3 ottobre.
14:50 – vengono localizzati gli obiettivi in un albergo nel centro di Mogadiscio;
15:32 – ha inizio l’operazione. Il convoglio di terra, che avrebbe dovuto raggiungere l’edificio pochi minuti dopo l’assalto, inizia ad accumulare ritardo perché i miliziani e i civili innalzano barricate lungo le strade;
15:42 – ha inizio l’assalto. I soldati della Delta Force assaltano l’edificio ed i Ranger, calandosi dai Black Hawk, iniziano a formare il perimetro di sicurezza. Uno di loro, il soldato di prima classe Todd Blackburn, manca la fune e cade da un’altezza di circa 70 piedi;
15:47 – gruppi di civili somali iniziano a convergere nei pressi dell’albergo;
15:58 – uno dei camion M939 viene colpito da un RPG, 27 soldati americani rimangono feriti;
16:00 – gruppi di miliziani armati iniziano a dirigersi verso l’albergo da tutte le parti della città;
16:02 – la Task Force riferisce di aver catturato i due obiettivi e altri 21 miliziani. Mentre il convoglio è in attesa di recuperare la squadra d’assalto e i prigionieri, tre veicoli si staccano dalla colonna per portare il soldato Blackburn alla base il prima possibile;
16:15 – il convoglio è pronto a partire ma a causa di problemi di comunicazione e malintesi tra le diverse unità tutti i veicoli sono ancora fermi;
16:20 – il Black Hawk Super 6-1 pilotato da Cliff “Elvis” Walcott” e Donovan Briley viene colpito da un RPG e precipita ad alcuni isolati a nord-est da dove si trova il convoglio. I due piloti muoiono sul colpo mentre due membri dell’equipaggio sono gravemente feriti. I due cecchini Delta, Daniel Busch e Jim Smith, sopravvivono e iniziano a difendere il Super 6-1. I due verranno poi recuperati dall’ MH-6 pilotato da Karl Maier e Keith Jones;
16:22 – i miliziani raggiungono l’aerea dove è precipitato il Super 6-1;
16:26 – il convoglio si mette in moto, dirigendosi verso il sito del crash. Il Black Hawk Super 6-4 pilotato da Micheal Durant prende il posto del Super 6-1 in volo sopra il convoglio.
16:28 – la squadra CSAR, guidata da Scott Fales, raggiunge il Super 6-1 ma trova pilota e co-pilota morti e i due feriti ancora all’interno dell’elicottero. Sotto un intenso fuoco nemico, la squadra trasferisce i feriti al vicino punto di raccolta;
16:35 – il convoglio perde l’orientamento nelle strette strade della capitale mentre è bersagliato dal fuoco dei miliziani ed inizia a subire perdite;
16:40 – il Black Hawk Super 6-4 pilotato da Michael Durant viene colpito da un RPG e precipita. In poco tempo il velivolo viene raggiunto dai miliziani;
16:42 – due tiratori scelti della Delta Force, il sergente di prima classe Randy Shughart e il sergente capo Gary Gordon chiedono al comando il permesso di raggiungere il sito dove è precipitato il Super 6-4 per fornire protezione all’equipaggio dell’elicottero. Per due volte il permesso gli viene negato ma alla terza richiesta ricevono l’autorizzazione. I due scendono dal Super 6-2 ed iniziano a difendere il relitto dell’elicottero in attesa di rinforzi. Questa risulterà essere l’azione più eroica dell’intera battaglia;
16:54 – il convoglio decide di interrompere l’operazione di soccorso al Super 6-1 dopo aver perso completamente l’orientamento nei vicoli di Mogadiscio e di fare rientro alla base per riorganizzare le operazioni di salvataggio e scaricare morti e feriti;
17:03 – una forza di reazione rapida viene inviata dal comando nell’intento di raggiungere il Super 6-4 ma si imbatte in un’ostinata resistenza dei miliziani;
17:34 – la forza di reazione rapida decide di rientrare alla base, dopo aver subito anch’essa perdite e feriti. La forza di Ranger e altri elementi della Task Force rimasta nella zona del primo crash tenta di raggiungere il Super 6-4 ma incontra molteplici difficoltà;
17:40 – Shughart e Gordon vengono uccisi nel tentativo di proteggere il Super 6-4. Michael Durant viene picchiato e poi fatto prigioniero dagli uomini di Aidid;
17:45 – sia la forza di reazione rapida che il convoglio fanno rientro alla base. Nel frattempo circa 90 soldati sono ancora intrappolati in alcuni edifici nei pressi del sito dove è precipitato il Super 6-1. Tra questi c’è il caporale Jamie Smith, gravemente ferito. Viene richiesta un’evacuazione medica d’emergenza;
19:08 – il Black Hawk Super 6-6 raggiunge i soldati e li rifornisce con acqua, munizioni e beni di prima necessità. Durante l’operazione viene colpito dal fuoco nemico e non riesce ad atterrare ed evacuare il caporale Smith. Gravemente danneggiato è costretto a fare rientro alla base;
20:27 – il caporale Jamie Smith muore;
21:00 – il Joint Task Force Command richiede assistenza agli altri comandi. Viene formata una Task Force composta da due compagnie della 10th Mountain Division, da elementi della Task Force Ranger, dai 15th FF Battalion e 7th Battalion del Frontier Force Regiment dell’Esercito Pakistano e dal 19th Battalion del Royal Malay Regiment dell’Esercito Malaysiano. Questa Task Force fa affidamento sui carri armati pakistani e sui veicoli corazzati malaysiani, nonché sul numero dei soldati. Si inizia ad elaborare una strategia per portare in salvo gli uomini sul campo;
23:23 – la Task Force si mette in movimento;
4 ottobre.
00:00 – i Ranger sono ancora intrappolati nei pressi del luogo dello schianto del Super 6-1 sotto il fuoco nemico. Riescono a respingere i ripetuti assalti dei miliziani grazie anche al supporto aereo ravvicinato degli elicotteri AH-6 Little Bird, gli unici attrezzati per il combattimento notturno;
01:55 – una parte del convoglio di soccorso raggiunge i Ranger mentre l’altra arriva al Super 6-4 ma non trova nessuno dei membri dell’equipaggio dell’elicottero;
03:00 – nonostante i continui sforzi e tentativi i Ranger non sono ancora riusciti a liberare dai rottami dell’elicottero il corpo di Elvis Wolcott, pilota del Super 6-1;
05:30 – il corpo di Wolcott viene recuperato. Il convoglio lascia finalmente i siti dove sono precipitati gli elicotteri diretto allo stadio, base del contingente pakistano. Alcuni dei Ranger che non hanno trovato posto sui veicoli sono costretti a percorrere il tragitto fino alla base a piedi. La strada che percorrono prenderà il nome di “Mogadishu Mile”, il miglio di Mogadiscio;
06:30 – il convoglio ritorna alla base. Il bilancio tra le file americane è di 13 morti, 73 feriti e 6 dispersi in azioni. Uno di loro è Michael Durant, che si scoprirà che è stato fatto prigionieri. Più tardi gli altri 5 verranno confermati morti, facendo salire il totale delle vittime a 18.
Durante l’operazione di soccorso il diciottenne Mal Aznan Awang dell’esercito malaysiano rimase ucciso a causa dell’esplosione di un RPG e due soldati pakistani vennero feriti.
Dopo la battaglia i cadaveri dei cinque americani vennero mutilati e trasportarti lungo le strade di Mogadiscio dai civili e dai miliziani dell’SNA come fossero trofei. Le immagini fecero il giro del mondo, causando l’indignazione soprattutto del popolo americano. Dopo lunghe trattative condotte dall’ambasciatore Robert B. Oakley, i corpi vennero restituiti in orribili condizioni.
Michael Durant venne rilasciato dopo 11 giorni di prigionia.
Ecco la lista delle vittime americane, divise per corpo d’appartenenza:
- 1st Special Forces Operational Detachment-Delta
MSG (Sergente capo) Gary Gordon;
SFC (Sergente di prima classe) Randy Shughart;
SSG (Sergente staff) Daniel Busch;
SFC (Sergente di prima classe) Earl Fillmore;
MSG (Sergente capo) Timothy “Griz” Martin;
- 3rd Ranger Battalion, 75th Ranger Regiment
CPL (Caporale) Jamie Smith;
SPC (Specialista) James Cavaco;
SGT (Sergente) Casey Joyce;
PFC (Soldato di prima classe) Richard “Alphabet” Kowalewski;
SGT (Sergente) Dominick Pilla;
SGT (Sergente) Lorenzo Ruiz.
- 160th Special Operations Aviation Regiment
SSG (Sergente staff) William Cleveland;
SSG (Sergente staff) Thomas Field;
CW4 (Maresciallo 4° grado) Raymond Frank;
CW3 (Maresciallo 3° grado) Clifton “Elvis” Wolcott;
CW2 (Maresciallo 2° grado) Donovan “Bull” Briley.
- 2nd Battalion, 14th Infantry Regiment, 2nd Brigade, 10th Mountain Division
SGT (Sergente) Cornell Houston;
PFC (Soldato di prima classe) James Martin Jr.
L’ambasciatore Oakley stimò che la cifra delle vittime somale potesse essere compresa tra i 1500 e i 2000 sommando morti e feriti. Una stima più reale disse che i morti tra le file somale furono circa 800/1000 mentre i feriti diverse migliaia.
Le milizie somale contestarono queste cifre e lo stesso Aidid disse che quel giorno vennero uccise 315 persone tra miliziani e civili e ne vennero ferite poco più di 800.
Il Generale Garrison si assunse la piena responsabilità dell’accaduto. Nonostante le perdite americane, la missione aveva raggiunto gli obiettivi prefissati.

Fine di UNOSOM II.
Due settimane dopo la disastrosa Operazione Gothic Serpent il Presidente Bill Clinton ritirò i Ranger e la Delta Force e chiese il ritiro di tutte le altre forze americane dalla Somalia. Le truppe statunitensi avrebbero dovuto lasciare il territorio somalo entro e non oltre il 31 marzo 1994.
Con la Risoluzione 954, approvata il 4 novembre 1993, le Nazioni Unite prorogarono il mandato UNOSOM II fino al 31 marzo 1995.
Il 16 dicembre il Presidente Clinton approvò la Joint Task Force United Shield per evacuare in sicurezza le truppe dell’ONU. United Shield arrivò in Somalia il 7 febbraio 1994.
I soldati americani lasciarono la Somalia il 3 marzo 1994, 28 giorni prima del previsto. Anche altre nazioni, come Belgio, Francia e Svezia, ritirarono le loro truppe in questo periodo.
Alcune centinaia di Marine rimasero sulle navi al largo della costa somala per assistere la possibile evacuazione dei più di 1000 civili e consiglieri militari statunitensi rimasti come parte della missione di collegamento degli USA con UNOSOM II.
Il 24 aprile 1994 il segretario generale delle Nazioni Unite Boutros-Ghali ammise la sconfitta ed il fallimento di UNOSOM II, dichiarando che la missione dell’ONU in Somalia era finita.
Nel mese di novembre il Consiglio di Sicurezza votò all’unanimità il ritiro di tutto il personale di UNOSOM II, che si concluse ufficialmente nel marzo 1995 quando le ultime navi americane lasciarono le coste della Somalia.


Situazione odierna.

Ad oggi, anno 2013, in Somalia c’è ancora una situazione di caos ed instabilità.
Il Governo Federale di Transizione, nato nel 2004, dopo aver sconfitto l’Unione delle Corti Islamiche (che aveva preso il controllo di Mogadiscio scacciando i signori della guerra) continua la lotta per la stabilità del paese combattendo l’organizzazione terroristica islamica Al-Shabaab con l’aiuto dell’ANISOM, African Union Mission to Somalia.


Fonti: Wikipedia / Wikipedia - the free encyclopedia / Corpi d'elite.net / www.un.org
[Modificato da _Thomas88_ 13/10/2013 16:32]
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