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[Rubrica] [In corso] Guerra: armi e tecnologie.

Ultimo Aggiornamento: 25/11/2015 19:46
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Utente Veterano
26/11/2009 19:44

Oggi giorno sono poche la nazioni che hanno ICBM Intercontinental Ballistic Missile per intenderci quelli con le testate nuclearei.
Usa, Russia, Cina, Francia, Israele India e Regno Unito.
Come sempre gli italiani sfigati non hanno niente.

Se fosse per me farei ripartire tutta la filiera nucleare in italia sia per uso civile che militare. Non dobbiamo essere inferiori a nessuno [SM=x708817]
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Utente Master
26/11/2009 19:47

Re:
AlienoGrigio, 26/11/2009 19.44:

Oggi giorno sono poche la nazioni che hanno ICBM Intercontinental Ballistic Missile per intenderci quelli con le testate nuclearei.
Usa, Russia, Cina, Francia, Israele India e Regno Unito.
Come sempre gli italiani sfigati non hanno niente.

Se fosse per me farei ripartire tutta la filiera nucleare in italia sia per uso civile che militare. Non dobbiamo essere inferiori a nessuno [SM=x708817]




Hai ragione...ma comunque siamo il braccio destro degli USA...Abbiamo una buona protezione...eheh
[Modificato da _Thomas88_ 26/11/2009 19:48]
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Utente Master
26/11/2009 19:47

I 400
Anche il Giappone aveva la sua arma segreta.

Era la classe I 400, Sen Toku. Si trattava del più grande sommergibile della Seconda Guerra Mondiale ed il primo in assoluto ad essere anche portaerei.
Proprio così, l'I 400 poteva trasportare 3 idrovolanti in un hangar costruito sul dorso. Inizialmente ne furono ordinati molti esemplari ma solo tre ne vennero costruiti.
In origine erano stati studiati per trasportare gli aerei fino nelle vicinanze delle coste americane sul Pacifico, lanciare gli aerei ed allontanarsi indisturbatamente. Poi venne scelto come obiettivo il Canale di Panama, controlalto dall'US Navy.
Alla fine, nessuna unità riuscì a compiere missioni di attacco. Una rimase in cantiere, la seconda fu affondata dai giapponesi per non farla finire in mano agli USA. Invanamente, perchè la terza fu intercettata dagli americani e portata fino ad un porto statunitense.
[Modificato da _Thomas88_ 26/11/2009 20:02]
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26/11/2009 19:50

Ma io mi riferisco a una dignità nostra come nazione, mi sono sempre chiesto perchè francia e gran bretagna possano avere testate nucleari e noi no, siamo sempre i provincialotti di turno.
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26/11/2009 19:57

Da quando la dignità di una Nazione di giudica dall'arsenale nucleare? I giapponesi non hanno neanche esercito e sono un popolo molto più degno degli americani [SM=g27815]
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Utente Master
26/11/2009 19:59

Eccolo in una foto il sommergibile classe I 400; doveva far vincere la guerra al Giappone...ma tutti sappiamo come andò a finire.
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26/11/2009 20:01

E lo credo bene sembra una di quelle barchette che usavano gli albanesi [SM=g27820]
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26/11/2009 20:04

Re:
UniversalMan, 26/11/2009 20.01:

E lo credo bene sembra una di quelle barchette che usavano gli albanesi [SM=g27820]




Uni, non dire cosi..eheh. Era il sottomarino più grande dell'epoca, era anche pesantemente armato...Ma gli americani usarono prima la loro arma segreta.
E pensare che i giapponesi avevano pensato di caricare i 3 idrovolanti sui sommergibili I 400 con armi batteriologiche...La proposta fu bocciata dagli alti ufficiali giapponesi che la definirono "non umana".
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Utente Illuminato
26/11/2009 20:31

L’I-401, insieme alle sorelle I-400 e I-402, faceva parte di una classe di sommergibili, chiamata “Sen-Toku” , ideata, verso la fine del secondo conflitto mondiale, con l’intenzione, secondo i progetti nipponici, di rovesciare l’esito della Guerra del Pacifico. Le dimensioni di questi sommergibili erano impressionanti, se rapportate a quelle medie dei sottomarini in attività in quegli anni.

I “Sen-Toku” erano dei sottomarini portaerei in quanto ogni unità poteva trasportare tre – e a volte quattro – idrovolanti Aichi M6-A1 “Seiran”. Questi aerei venivano trasportati in hangar per poi essere assemblati, armati, riforniti e lanciati, mediante catapulta, nel giro di 45 minuti.

La lunghezza di questi mostri era di 120 metri – il doppio dei sottomarini tipici del periodo -, avevano una stazza di 6500 tonnellate e la velocità poteva raggiungere i 19 nodi in emersione e i 6.5 nodi in immersione. L’armamento comprendeva, oltre agli aerei “Seiran”, otto tubi per siluri e cannoni antiaereo. L’equipaggio poteva variare dai 140 ai 220 marinai.




Sia l’I-401 che le sue sorelle, avevano una grandissima autonomia che permetteva di raggiungere qualsiasi destinazione, e tornare alla base, senza dover far scalo per rifornimento. Per dare un’idea delle dimensioni, solo nel 1965, con l’entrata in scena dei primi sommergibili nucleari, si raggiunsero quei numeri. Gli americani, fino alla fine della guerra, ignorarono l’esistenza di questi sommergibili, così come quella degli idrovolanti “Seiran”; il loro stupore fu grande quando, dopo la resa nipponica, poterono salire a bordo dell’I-401 e dell’I-400.



Nel Novembre del 1942 le cose cominciarono a mettersi male per il Giappone e molti, tra i capi militari, cominciarono a nutrire dubbi sull’esito finale del conflitto. Il Giappone vantava ancora una superiorità tecnologica nel campo dei sottomarini e così nacque l’idea di costruire una nuova classe di sommergibili capaci di sferrare un colpo tremendo agli Stati Uniti capovolgendo così l’andamento della Guerra del Pacifico.

Il Ministero della Guerra commissionò ventuno di questi nuovi sottomarini che costituirono la nuova classe “Sen-Toku”. I lavori cominciarono nel Gennaio del 1943 all’arsenale Kure di Hiroshima. Nel giorno di un anno la richiesta di questi sottomarini scese a cinque e alla fino solo tre vennero completati: l’I-400. l’I-401 e l’I-402.

Durante la loro costruzione, le gerarchie militari misero allo studio la cosiddetta “Operazione PX” e cioè l’attacco alla costa orientale degli Stati Uniti. Secondo questo piano quattro sommergibili avrebbero raggiunto la costa orientale degli Stati Uniti procedendo verso ovest, dopo aver navigato per l’Oceano Indiano e doppiato Capo di Buona Speranza. La costa orientale degli Stati Uniti sarebbe stata sguarnita in quanto nessuno si sarebbe aspettato un attacco proveniente dall’Oceano Atlantico. Gli obbiettivi erano due: bombardare il Canale di Panama, e renderlo così inagibile per il passaggio delle navi, e attuare un bombardamento, con armi batteriologiche, su grandi città come New York.

Per i primi mesi del 1945 tre unità della classe “Sen-Toku” erano pronte per entrare in servizio. La I-402 venne poi convertita in unità adibito al trasporto. L’I-400 e l’I-401 cominciarono quindi la preparazione per la missione. Nell’Aprile del 1945 l’I-401, che era diretta in Manciuria per fare il pieno di diesel, urtò una mina e dovette tornare a Kure per le riparazioni. In Giugno le due unità cominciarono le esercitazioni in vista dell’ormai imminente “Operazione PX”. Ma la situazione generale stava precipitando a tal punto che lo stesso Giappone era in pericolo di invasione. L’”Operazione PX” venne annullata e alle due unità venne ordinato di dirigersi verso Ulithi (Isole Caroline) dove si pensava che si sarebbero concentrare le forse americane in vista dell’invasione.



Siamo ormai nel Luglio del 1945.

Il 15 Agosto i sottomarini I-400 e I-401 si trovavano ancora in viaggio quando furono raggiunti dalla notizia che l’Imperatore Hirohito, in un discorso radiofonico, aveva annunciato la resa del Giappone. Gli ufficiali di bordo non diedero credito alla notizia e le operazioni proseguirono.

Solo il 18 Agosto, il vice Ammiraglio Daigo ordinò al Capitano Ariizumi, che si trovava a bordo dell’I-401, di annullare l’operazione e di fare marcia indietro. Il 26 Agosto arrivò l’ordine di alzare la bandiera nera di resa: gli idrovolanti vennero catapultati in mare, i siluri sparati e i codici, i tabulati e i documenti distrutti.

Il 29 Agosto l’I-401 si consegnò al sottomarino americano Segundo e le cronache riportano che gli americani arrivarono a bordo dell’I-401 con una bottiglia di whiskey Suntory. L’indomani della consegna agli americani, il Capitano Ariizumi si suicidò con un colpo di pistola. Anche l’I-400 dovette consegnarsi nelle mani dei cacciatorpedinere Blue e Mansfield.

I giganti del mare quindi passarono nella mani dell’esercito USA che, insieme ad altri sottomarini, li trasportò nella base di Sasebo Bay per poterli esaminare. La richiesta da parte Sovietica di poter visionare le unità portò gli USA a decidere di affondare quasi tutte i sottomarini nipponici in suo possesso. L’I-400, l’I-401, l’I-201 e l’I-203 vennero risparmiati e furono trasferiti a Pearl Harbour dove suscitarono non poche curiosità. Qui, forse a seguito di un’altra richiesta Sovietica, vennero affondati dopo essere stati il bersaglio di una esercitazione di tiro eseguita da sottomarini della Marina degli Stati Uniti d’America.


Grazie agli esperimenti condotti dalla famigerata Unità 731 a Herbin in Manciuria, il Giappone si trovava all’avanguardia nelle ricerche sulle armi batteriologice. Se le unità “Sen-Toku” fossero state costruite prima, o se la guerra fosse durata ancora qualche mese, il Giappone sarebbe riuscito veramente a bombardare New York, o qualche altra grande città americana, con bombe contenenti batteri della peste, della febbre dengue, del tifo e del colera, come era nei progetti ?

La Storia non ci ha permesso, probabilmente per fortuna, di rispondere con certezza a questa domanda. Forse non sarebbe mai successo in quanto gli stessi giapponesi affermarono che una “Guerra batteriologica contro gli Stati Uniti avrebbe trasformato il conflitto in una guerra contro l’umanità”.

Comunque, nonostante tutto, i sommergibili della serie “Sen-Toku” rappresentarono un capolavoro dell’ingegneria militare giapponese.


Un Modellino [SM=g27822]
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26/11/2009 20:34

E bravo Taken... Hai ampliato di molto il discorso riguardo l'I 400 inserendo molte informazioni...Complimenti per il tuo lavoro.
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Utente Illuminato
26/11/2009 20:36

Figurati mi piace la tua rubrica :)
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Utente Master
26/11/2009 21:54

Veramente spettacolare l'idrovolante sul sommergibile, non l'avrei mai pensato!
Noi siamo senza atomiche perchè abbiamo perso la seconda guerra mondiale, e nei patti di pace c'era scritto che noi non avremmo avuto la bomba...meglio così!!!

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26/11/2009 22:05

Giusto! Insieme alla germania e al giappone mi sembra.
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Utente Veterano
26/11/2009 22:09

Quando abbiamo perso la II Guerra Mondiale, i nostri trattati di pace impedivano molti tipi di armamenti, fra cui la costruzione di porta-aerei per un certo periodo, o la costruzione di bombe atomiche.

Ciò non toglie che all’indomani della firma , in Italia si sia iniziato a studiare la possibilità di dotarsi di questo tipo di ordigni.

Avevamo una buona conoscenza nel campo missilistico, che ci portò a produrre un missile, molto simile al Polaris, chiamato Astra ed in grado di avere una portata sui 3.000Km.Furono pure effettuati alcuni lanci di prova, e tutto funzionò.
Per quanto riguarda la Bomba, non avevamo la più pallida idea di come costruirne una, ma l’idea, piuttosto precisa, l’avevano i Tedeschi.

Quando gli altarini furono scoperti, la NATO non prese molto positivamente la situazione intrapresa, e ci consigliò di rispettare i patti stabiliti.

Noi ed i Tedeschi obbiettammo che eravamo gli Stati in contatto con il Nemico (noi a Gorizia, la Germania su tutto il fronte Est), e che avevamo il diritto di difenderci, se fossimo stati attaccati dai Russi.
La soluzione adottata fu che gli USA installarono alcune postazioni dotate di bombe atomiche in Italia, con un meccanismo detto “della doppia chiave”.

In pratica le bombe USA in Italia e Germania hanno l’innesco che deve essere attivato con due chiavi: una l’ha il capo della guarnigione italiana della base (in Italia, sembra siano Aviano e Ghedi), l’altra il capo della guarnigione americana.
Le bombe sono caricate su Tornado italiani o tedeschi, i cui piloti sono addestrati negli USA, ed anche l’accesso ai bunker in cui questi sono posteggiati è regolato con la doppia chiave.


Il Capitolo 5 (Chapter 5) dell’accordo NATO prevede che, in caso di attacco ad uno Stato membro, tutta la NATO debba immediatamente rispondere.
E’ possibile che, in caso di attacco nucleare, ci sia un obbligo automatico degli USA a “sbloccare” le bombe agganciate sotto i nostri aerei.
Tuttavia l’accordo è segreto, e quindi i dettagli non sono conosciuti.
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Utente Esperto
26/11/2009 22:29

Re: Re:
_Thomas88_, 26/11/2009 20.04:



.
E pensare che i giapponesi avevano pensato di caricare i 3 idrovolanti sui sommergibili I 400 con armi batteriologiche...La proposta fu bocciata dagli alti ufficiali giapponesi che la definirono "non umana".




Questa non la sapevo...hai altre informazioni a riguardo? mi incuriosisce molto questo aspetto! [SM=x708811]
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Utente Master
27/11/2009 13:34

Re: Re: Re:
NeKo89, 26/11/2009 22.29:




Questa non la sapevo...hai altre informazioni a riguardo? mi incuriosisce molto questo aspetto! [SM=x708811]




Le ultime righe dell'approfodimento di TakenSpace ti dicono quello che c'è da sapere su quel piano.
Io ti posso dire che il ragionamento dei giapponesi era semplice.
I tre idrovolanti caricati sui sommergibili I 400 dovevano portare il minor peso bellico possibile per facilitare l emanovre del sommergibile.
Scagliando due o tre unità I 400 contro le coste occidentali statunitensi, gli aerei sarebbero stati 9, ognuno con una sola bomba come carico. 9 bombe non sarebbero mai riuscite a mettere in ginocchio gli Stati Uniti.
Così optarono per le bombe batteriologiche, che invece avrebbero potuto causare migliaia e migliaia di morti mettendo in ginocchio una buona parte dello stato.
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27/11/2009 14:14

U-Boot
Wiston Churchill disse:
« I sottomarini nemici devono essere chiamati "U-Boot". Il termine "sottomarino" deve essere riservato solo ai vascelli subacquei alleati. Gli U-Boot sono quei codardi furfanti che affondano le nostre navi, mentre i sottomarini sono quegli apparecchi nobili e coraggiosi che affondano le loro. »

U-Boot è il termine tedesco per indicare i sommergibili nazisti.
Il termine U-Boot è l'abbreviazione di Underseeboot, battello sottomarino. Gli obiettivi degli U-Boot furono, in entrambi i conflitti mondiali, i convogli che portavano i rifornimenti dagli Stati Uniti e dal Canada in Europa.
Il termine U-Boot seguito da un numero, ad esempio U-Boot 47, indica uno specifico vascello, mentre U-Boot Tipo II indica una determinata classe.

Durante la seconda guerra mondiale, gli attacchi degli U-Boot furono la componente principale della Battaglia dell'Atlantico, che durò fino al termine della guerra. Nelle prime fasi della guerra e subito dopo l'ingresso degli Stati Uniti, gli U-Boot furono estremamente efficaci nella distruzione dei mercantili alleati. Le migliorie nella tattica dei convogli, l'invenzione del sonar, le bombe di profondità, la decifrazione del Codice Enigma usato dai tedeschi e il raggio d'azione degli aerei di scorta servirono a segnare la sorte degli U-Boot. Alla fine, la flotta degli U-Boot soffrì di perdite estremamente pesanti, perdendo 789 unità (più 3 sommergibili inglesi che i tedeschi avevano conquistato) su 1157 (più 25 sommergibili alleati che i tedeschi avevano catturato) e circa 30.000 marinai su un totale di 50.000.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, vennero costruiti diversi tipi di U-Boot, via via sempre migliorati in base allo sviluppo delle tecnologie.

Il più avanzato tecnologicamente dei sottomarini durante il secondo conflitto mondiale era l'U-Boot tipo XXI. Doveva fornire eccezionali prestazioni di immersione e fu la base dei sottomarini del dopoguerra.
La sua velocità di immersione era di 17 nodi e il suo raggio d'azione senza pari.
Solo pochi esemplari vennero ultimati e solo uno entrò effettivamente in combattimento nell'aprile del 1945.
Cinque giorni dopo venne ordinato di cessare le operazioni e di alzare bandiera bianca.

Nella foto, lo U-Boot 2540 preservato come nave-museo a Bremerhaven.



[Modificato da _Thomas88_ 27/11/2009 14:20]
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27/11/2009 14:44

I sommergibili tascabili
Un sommergibile tascabile, o minisommergibile, è un sommergibile di piccole dimensioni adatto a contenere un equipaggio estremamente ridotto (2-3 persone). I sommergibili tascabili furono una delle armi più efficaci del XX secolo; però, i primi esempi di imbarcazioni di questo genere possono essere fatti risalire addirittura al 1776.

All'inizio del 1900, tutti i sommergibili avevano dimensioni ridotte, ma via via che il loro dislocamento aumentava, emerse la necessità di realizzare anche unità piccole, in grado di penetrare le difese del porto e attaccare le navi al suo interno. Questa prima necessità si è poi ampliata in una serie di altri ruoli possibili e l'esperienza con i sommergibili tascabili o minisommergibili ha dimostrato che unità di questo tipo potevano svolgere operazioni di considerevole importanza strategica e dare risultati notevoli, nonostante le loro dimensioni ridotte e il loro costo contenuto.

L'italia, la Gran Bretagna, il Giappone e la Germania utilizzarono questo tipo di sommergibili, mentre USA e URSS non se ne dotarono.
Il Giappone ne utilizzò di tre classi:
Ko-Hyoteki, Kaiten, Kairyu.

La classe Ko-Hyoteki di sommergibili tascabili fu l'unica utilizzata dai giapponesi in un'azione di guerra molto famosa, a Pearl Harbor, dove ne vennero impiegate 6 unità ma senza successo.
Questi sommergibili erano molto veloci e piccoli e in totale erano 50.
Erano lunghi 24 metri, larghi 1,8 metri e alti 3 metri.
A 4km/h ( 2 nodi ) la loro autonomia era di 190 chilometri ma in superficie potevano arrivare anche a 23 nodi di velocità.
L'equipaggio era formato da due uomini e le uniche armi di cui erano dotati erano due siluri.




[Modificato da _Thomas88_ 27/11/2009 14:46]
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27/11/2009 20:50

SLC...il maiale
Come detto, anche l'Italia utilizzò i sommergibili tascabili durante la Seconda Guerra Mondiale.
Uno era il siluro a lenta corsa, LSC, conosciuto anche come maiale. Era un sommergibile a forma di siluro adatto a trasportare a bassa velocità due sommozzatori autonomi ed una carica esplosiva da applicare alla carena della nave nemica ormeggiata al porto.
Veniva usato quindi per operazioni di sabotaggio.
Gli inglesi ne copiarono le caratteristiche creando i chariots.
I maiali erano lunghi quasi 7 metri e potevano operare a profondità di 15/30 metri, con velocità massiam di 3 nodi.
Operavano in questo modo:
i siluri a lenta corsa erano chiusi in appositi cilindri a tenuta stagna, disposti sulla coperta del sommergibile avvicinatore, all'interno del quale si trovano gli assaltatori. Per mettere in mare i siluri a lenta corsa, il sommergibile doveva avvicinarsi il più possibile al porto nemico.
Usciti dal sommergibile gli uomini tiravano fuori i siluri a lenta corsa dai cilindri e si accertano che non avevano subito danni durante la navigazione. Quindi procedevano a tutta velocità verso l'imboccatura del porto seguendo le indicazioni della bussola luminosa.
Durante l'avvicinamento, l'equipaggio teneva la testa fuor d'acqua per orientarsi e per respirare l'aria naturale; intanto la velocità veniva ridotta all'avvicinarsi del raggio di sorveglianza delle sentinelle nemiche. In caso di pericolo, il siluro a lenta corsa compieva un rapida immersione sparendo sott'acqua.
All'imboccatura del porto si trovava solitamente una rete di protezione, per oltrepassare la quale il "maiale" cercava un varco sottostante oppure se lo creava con l'alza-rete o il taglia-rete. Una volta all'interno del porto, a bassa velocità e con mezza testa fuor d'acqua ("quota occhiali") l'SLC si dirigeva verso il bersaglio assegnato (una nave) fino ad avvicinarsi ad una trentina di metri, dopo di che si immergeva fin sotto la nave. A quel punto, emergeva lentamente fino a toccare la carena della nave bersaglio.
Mentre il pilota controlla il "maiale", il secondo uomo procedeva a fissare una cima fra le due alette di rollio che stavano su ciascun fianco della carena. Una volta fissata la cima, il secondo staccava la testa del "maiale", dove si trova la carica con 300 kg di esplosivo, e la collegava alla cima, sotto la carena della nave bersaglio, regolando la spoletta ad orologeria per le seguenti due ore e mezzo.
Infine, l'equipaggio si allontanava.

Nella foto, un maiale in navigazione subaquea con i due sommozzatori a bordo.


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28/11/2009 11:21

Le armi chimiche
Si tratta di armi che utilizzano le proprietà tossiche di alcune sostanze chimiche per uccidere, ferire o comunque mettere fuori gioco il nemico.
Le armi chimiche sono diverse da quelle convenzionali o da quelle nucleari perché i loro effetti distruttivi non sono strettamente dovuti ad una esplosione. L'uso di microorganismi nocivi (come l'antrace) non rientra nelle armi chimiche ma in quelle biologiche, ma l'uso di sostanze nocive prodotte da organismi (per esempio la tossina botulinica, la ricina o la saxitossina) rientra sotto il controllo della Convenzione sulle armi chimiche. In base a questa convenzione, ogni agente chimico di qualunque origine è considerato arma chimica a meno che non sia usato per scopi non vietati.
Le armi chimiche sono classificate dalle Nazioni Unite come armi di distruzione di massa, e la loro produzione e stoccaggio sono stati messi al bando dalla Convenzione sulle armi chimiche del 1993, in base alla quale gli agenti chimici in grado di poter essere usati come armi chimiche o da essere usati per fabbricare tali agenti chimici, vengono divisi in tre gruppi a seconda del loro scopo e del loro trattamento:

Lista 1: hanno pochi, quando ne hanno, usi legittimi. Possono essere prodotti o usati solo per scopi di ricerca: medici, farmaceutici o protettivi. Comprende iprite, lewisite, gas nervino, ricina.
Lista 2: non hanno usi industriali su larga scala, ma possono averne su piccola scala, come il dimetil metilfosfonato, un precursore del sarin usato come sostanza ritardante negli incendi, e il tiodiglicole, che è un precursore chimico dell'iprite, ma è anche un solvente per inchiostri.
Lista 3: hanno legittimi usi industriali su vasta scala, come il fosgene e la cloropicrina; il fosgene è un importante precursore per molte materie plastiche, la cloropicrina è utilizzata come fumigante.

Le armi chimiche possono essere raggruppate per tipo e categoria così:
nervini: insetticidi, sarin ( problemi visivi, emicrania, nausea, convulsioni );
asfissianti: acido cianidrico( confusione, convulsioni, senso di soffocamento ) ;
vescicanti: iprite ( gravi irritazioni alla pelle, lacrimazioni, danni alla cornea, danni alle vie respiratorie );
polmonari: acido cloridrico, cloro ( secchezza, fastidio agli occhi, irritazione );
lacrimogeni: spray al pepe e gas lacrimogeno ( forte irritazione oculare );
inibienti: agente 15 ( sintomi influenzali, tosse, emorragie, problemi renali );
cotossici: ricina ( sintomi influenzali, problemi renali, tosse, emorragie).

La mia lista comprende solo pochi dei sintomi effettivi di tali armi, secondo me le peggiori. Alcune, come i lacrimogeni, hanno trovato sbocco nella polizia.
Le altre, fortunatamente, non possone essere più usate, almeno ufficialmente, in battaglia.

Nella foto, un soldato svedese con indosso la tuta per la protezione chimica e la maschera antigas.
[Modificato da _Thomas88_ 28/11/2009 11:23]
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