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Gli scheletri di Castenedolo

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2009 12:30
16/01/2009 15:56

tratto da: ARCHEOLOGIA PROIBITA

Secondo Michael A. Cremo e Richard L. Thompson, a dispetto delle piu' consolidate teorie scientifiche a riguardo, le origini dell'uomo moderno non risalirebbero a 100.000 anni fa, ma a ben 3 milioni di anni fa.

Reperti paleontologici e manufatti, trovati nei siti archeologici che producono tali evidenze, sono stati ignorati e occultati con l'obiettivo di mantenere saldo lo "status quo della teoria evolutiva".

Cio' che emerge è che con ogni probabilità non è esistita un'evoluzione del genere umano dall'Australopiteco all'Homo sapiens, ma che al contrario uomini e ominidi abbiano da sempre coesistito sulla terra e che quindi la teoria evoluzionistica della vita sul nostro pianeta, su cui si basano le odierne scienze naturali, non abbia alcun fondamento certo.

GLI SCHELETRI DI CASTENEDOLO (ITALIA)

Milioni di anni fa, durante il periodo del Pliocene, un mare caldo bagnava i pendii meridionali delle Alpi, depositando sul fondo strati di corallo e molluschi.

Nella tarda estate del 1860, il professor Giuseppe Ragazzoni, geologo all'istituto tecnico di Brescia, si recò a Castenedolo, circa dieci chilometri a sudest di questa città, per raccogliere conchiglie negli strati del Pliocene portati alla luce in una cava ai piedi di una bassa collina. Il colle del Vento.

Ragazzoni riferisce: Mentre cercavo conchiglie lungo un banco di corallo, mi trovai tra le mani la sommità di un cranio, completamente riempita di pezzetti di corallo cementati con l'argilla del caratteristico colore blu verdastro di questa formazione. Stupefatto, continuai nella ricerca e oltre al frammento di calotta cranica rinvenni altre ossa del torace e delle gambe, che avevano tutta l'aria di appartenere a un essere della specie umana.

Ragazzoni portò le ossa ai geologi A. Stoppani e G. Curioni. Stando a Ragazzoni, la loro reazione fu negativa: Senza dare troppo credito alle circostanze della scoperta, espressero l'opinione che le ossa, invece di essere quelle di un individuo vissuto in tempi antichissimi, venivano da una sepoltura molto recente in quel terreno. Mi sbarazzai dei reperti, dichiara Ragazzoni, non senza rammarico, perchè li avevo trovati in mezzo ai coralli e alle conchiglie marine, e avevano tutta l'aria, nonostante l'opinione di due studiosi competenti, di essere stati trasportati li dalle onde dell'oceano e poi coperti dal corallo, dalle conchiglie e dall'argilla.

Ma non fu questa la fine della storia. Ragazzoni non riusciva a togliersi dalla mente l'idea che le ossa da lui rinvenute appartenessero a un essere umano vissuto nel Plioceen. Perciò, scrisse, tornai non molto tempo dopo nello stesso sito, e riuscii a trovare qualche altro frammento d'osso nelle stesse condizioni di quelle del primo ritrovamento.

Nel 1875, Carlo Germani, su consiglio di Ragazzoni, acquistò un terreno a Castenedolo, con lo scopo di vendere come fertilizzante agli agricoltori del posto l'argilla marina arricchita di fosforo dalle conchiglie. Ragazzoni dichiara: Parlai a Germani delle ossa che avevo trovato, e lo pregai vivamente di fare attenzione mentre eseguiva gli scavi e di mostrarmi qualsiasi nuovo reperto di resti umani.

Nel dicembre 1879, Germani notò delle ossa nel terreno di scavo, a circa 15 metri di distanza dal luogo dove erano state trovate le prime ossa umane. Il 2 gennaio 1880 Germani inviò un messaggio a Ragazzoni per dirgli delle sue scoperte. Ragazzoni ricorda: Il giorno dopo, mi recai là con il mio assistente, Vincenzo Fracassi, per ricuperare le ossa con le mie stesse mani. Tra esse erano compresi frammenti di crani, qualche dente e parti della colonna vertebrale, costole, e resti ossei di braccia, gambe e piedi.

A queste dovevano seguire altre scoperte. Il 25 gennaio, Germani portò a Ragazzoni alcuni frammenti di mandibola e dei denti. Erano stati trovati a circa due metri dalle ossa scoperte in precedenza a gennaio. Ragazzoni tornò a Castenedolo e rinvenne altri frammenti di crani, mandibole, colonne vertebrali e costole cosi' come qualche dente sparso. Tutti questi reperti, dice Ragazzoni, erano interamente coperti e colmati di argilla e minuscoli frammenti di corallo e di conchiglie, il chè spazzò via ogni dubbio che si potesse trovare di fronte a resti di persone sotterrate in una sepoltura, mentre, al contrario, confermò l'ipotesi che i resti stessi fossero arrivati li' dalle onde del mare.

Il 16 febbraio, Germani avverti' Ragazzoni della scoperta di un intero scheletro. Ragazzoni raggiunse il sito e fece da supervisore per gli scavi. Lo scheletro avvolto in una massa di argilla di un azzurro verdastro, risultò essere quello di una donna con caratteristiche anatomiche del tutto attuali.

Lo scheletro completo, dice Ragazzoni, venne trovato nel mezzo di uno strato di argilla blu'...Tale strato di argilla blu' è spesso piu' di un metro, ha conservato la propria stratificazione uniforme e non mostra alcuna traccia di sommovimenti.

lo scheletro, continua il professore, aveva tutta l'aria di essersi depositato in una specie di fango marino, e non è stato sepolto in un periodo successivo, poichè in questo caso si sarebbero notate tracce della sabbia gialla sovrastante e dell'argilla rosso mattone chiamata ferretto.

I geologi del giorno d'oggi situano l'argilla blu di Castenedolo nella fase astiana del medio Pliocene, cosa che attribuirebbe alle scoperte di questo sito un'età compresa tra i 3 e 4 milioni di anni.
fonte: www.setiufo.org/origini_uomo/origini_uomo.htm
[Modificato da Lachaise-L-N- 16/01/2009 15:58]
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