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Afterville: gli UFO dentro Torino

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2008 23:00
25/05/2008 23:00


Gli UFO ormai sono in mezzo a noi. Pare che appaiano un po’ meno nei nostri cieli, ma si insidiano sempre più capillarmente nella nostra vita quotidiana.

Mercoledì sera, 16 aprile, a Torino hanno presentato in prima nazionale il mediometraggio "Afterville The Movie". Il film (tre proiezioni successive con code a mezzanotte per circa 1000-1500 persone!) è davvero interessante e fatto molto bene: fantascienza classica con buona dose di tecnica e originalità. La pellicola è solo uno di una serie di eventi correlati al XXIII congresso mondiale degli architetti, in programma il prossimo giugno a Torino, espressamente costruiti attorno dall'idea di "edifici calati nello spazio urbano come UFO".
L’amico Fabrizio Dividi è stato uno dei 1500 fortunati spettatori e pertanto lascio volentieri a lui la parola.



“Afterville The Movie” è un mediometraggio (27 min.) ambientato a Torino nel 2058, un futuro dominato da gadget modernissimi, caratterizzato da una cultura decadente e da un dignitoso fatalismo tipicamente sabaudo.
Racconta gli ultimi (?) giorni del capoluogo subalpino che conserva il suo fascino architettonico pur avendo subito qualche decennio prima una invasione di astronavi aliene incastonatesi nello skyline cittadino e perfettamente metabolizzate dal tessuto urbano e sociale. Quello che nei primi tempi era stato vissuto con paura, ora diventa normalità e il consumismo si impadronisce di queste “Rocce-Ufo” costruendo loro attorno supermercati, loghi e prodotti griffati.
Uno scienziato (interpretato dal guru del cyberpunk Bruce Sterling) crede di aver decifrato i messaggi che queste enormi macchine esobiologiche trasmettono in codice e fissa con precisione la data in cui “qualcosa” accadrà. Il periodo che resta diventa per ognuno un lasso di tempo da vivere a modo proprio. I torinesi, intervistati da un’onnipresente canale satellitare, accettano il loro destino, chi con ironia (il segno distintivo degli ottimisti sono due dita incrociate), chi con pacata rassegnazione, passando il tempo a casa o in locali a luce rossa con tanto di lap-dance in ologramma in una futuribile caffetteria della Mole Antonelliana. C’è anche spazio per ritrovare un amore o per rinsaldare un’amicizia, ma ogni storia viene subordinata alla maestosa presenza delle grandi Rocce.
Girato con l’ironia tipica di un Verhoeven, soprattutto per i graffianti stacchi pubblicitari che imperversano, “Afterville” (un po’ “Alphaville” e un po’ “The Day After”) richiama pellicole come “Last night” e “L’ultima spiaggia” ma non manca di stupire con un finale a sorpresa che rovescia gli stilemi del genere ufologico.
L’oggetto non identificato questa volta non invade e non distrugge, ma cambia intimamente i protagonisti come l’astronave spielberghiana di “Incontri ravvicinati del terzo tipo” e, naturalmente, il monolito di “2001: odissea nello spazio”. Il cambiamento architettonico del paesaggio, sembrano dire gli autori, non cambia solo la città ma i cittadini stessi, anche se solo pochi eletti sembrano rendersene conto. La metafora architettonica è evidente, soprattutto in una città come Torino che vive un momento di passaggio evidentemente simboleggiato dai progetti di Piano e Fuksas (ottimisticamente inseriti nella ricostruzione futura della città) e in considerazione della definizione dei grattacieli vissuti come “oggetti calati dall’alto come Ufo, in grado di sovvertire le regole del tessuto urbano” (Arch. Paolo Martelletti in una lezione magistrale del 1982).
L’opera di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro e’ essenziale nella sua brevità, riesce ad essere originale senza uscire dai rigidi canoni del genere e merita attenzione. Insomma, pur prodotto a margine di un ampio progetto dedicato all’architettura contemporanea, "Afterville” ha tutto ciò che un amante della fantascienza possa desiderare e che sempre più raramente ritrova nel cinema fantastico contemporaneo, così impregnato di effetti speciali e nello stesso tempo poco innovativo nelle sue tematiche.


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